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Minime. 540
- Subject: Minime. 540
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 7 Aug 2008 00:55:02 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 540 del 7 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Se 2. "Il manifesto" ricorda Rocco Carbone 3. Vittorio Strada intervista Irina Alberti su Aleksandr Solzenicyn (1994) 4. Giannina Mura intervista Martha Rosler 5. Riletture: Jean Bonamour, Il romanzo russo 6. Riletture: Ettore Lo Gatto, Storia della letteratura russa 7. Riletture: Ettore Lo Gatto, Profilo della letteratura russa 8. Riletture: Dmitrij P. Mirskij, Storia della letteratura russa 9. Riletture: Giovanna Spendel, Storia della letteratura russa 10. Riedizioni: Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. SE Se una persona lascia la sua casa, il suo paese, la sua famiglia, e si affida a passatori assassini, e fa un lungo viaggio per terra e per mare, e senza piu' possedere nulla di nulla di tutto essendo stato spogliato, e rischiando la sua stessa vita che e' l'unico bene che gli resta, giunge infine qui, proprio qui, proprio adesso: dobbiamo aiutarlo o no, dobbiamo accoglierlo o no, dobbiamo salvarlo o no? * Vi e' una sola umanita', mi dico, ricordalo. 2. LUTTI. "IL MANIFESTO" RICORDA ROCCO CARBONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 luglio 2008 col titolo "La scomparsa del romanziere e critico Rocco Carbone". Rocco Carbone, scrittore e insegnante nel carcere romano di Rebibbia, nato nel 1962 a Reggio Calabria, vissuto a Roma; collaboratore di varie riviste letterarie ("Linea d'ombra", "Paragone", "Nuovi Argomenti"), e' deceduto nel luglio 2008. Tra le opere di Rocco Carbone: Agosto, Theoria, 1993; Il comando, Feltrinelli, 1996; L'assedio, Feltrinelli, 1998; L'apparizione, Mondadori, 2002; Libera i miei nemici, Mondadori, 2005] Scrittore, critico, gia' redattore di "Nuovi Argomenti" e della rivista "Lo Sciacallo", Rocco Carbone e' scomparso ieri in un incidente stradale, all'eta' di quarantasei anni. Il suo esordio risaliva al 1993, con il romanzo Agosto edito da Theoria cui avevano fatto seguito, rispettivamente nel '96 e nel '98, Il comandª e L'assedio, pubblicati da Feltrinelli. Nel 2002, il suo passaggio alla Mondadori, casa editrice con la quale avrebbe pubblicato L'apparizione e il suo ultimo libro, Libera i miei nemici. Un romanzo, quest'ultimo, dedicato alle ferite e alle contraddizioni del terrorismo, contraddizioni e ferite impresse sul corpo e nell'immaginario di un'intera generazione. Rocco Carbone trascorreva la propria giornata riservando il mattino alla scrittura e il pomeriggio a un'altra delle sue passioni, il lavoro come insegnante di italiano e storia nella sezione femminile del carcere di Rebibbia. 3. MEMORIA. VITTORIO STRADA INTERVISTA IRINA ALBERTI SU ALEKSANDR SOLZENICYN (1994) [Dal "Corriere della sera" del 23 maggio 1994 col titolo "Solgenitsin, esule in patria" e il sommario "Il grande ritorno. Venerdi' 27 maggio lo scrittore Aleksandr Solgenitsin tornera' in Russia dopo 20 anni: sbarchera' in Siberia e compira' un lungo viaggio attraverso il Paese. ma per la sua ex segretaria Irina Alberti la sua battaglia comincia ora. 'E' minacciato. in Russia vogliono solo sfruttarlo'... Gli hanno detto che avra' guai terribili se entra in politica La destra e la sinistra estreme guidate dal Kgb sono contro di lui". Vittorio Strada (Milano 1929), illustre slavista, docente di lingua e letteratura russa all'Universita' Ca' Foscari di Venezia, ha diretto per anni l'Istituto italiano di cultura a Mosca; ha ideato la Storia della letteratura russa in sette volumi edita parzialmente da Einaudi e integralmente, in Francia, da Fayard e fondato la rivista di studi storico-culturali "Rossija/Russia", ora pubblicata a Mosca; ha curato l'edizione delle opere narrative di Michail Bulgakov (Einaudi) e Boris Pasternak (Mondadori) e presentato testi fondamentali del pensiero filosofico e politico russo moderno. Tra le opere di Vittorio Strada: Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa, Einaudi, Torino 1969, 1980; Le veglie della ragione. Miti e figure della letteratura russa da Dostoevskij a Pasternak, Einaudi, Torino 1986; Simbolo e storia. Aspetti e problemi del Novecento russo, Venezia 1988; (con Jutta Scherrer, Georgij Gloveli), L'altra rivoluzione. Gor'kij, Lunacarskij, Bogdanov. La "Scuola di Capri" e la "Costruzione di Dio", La Conchiglia, 1994; (con Sergej Kulesov) Il fascismo russo, Marsilio, Venezia 1998; Autoritratto autocritico. Archeologia della rivoluzione d'Ottobre, Fondazione Liberal, Roma 2004; EuroRussia. Letteratura e cultura da Pietro il Grande alla rivoluzione, Laterza, Roma-Bari 2005; Russia e rivoluzione. Ottobre 1917: un'"altra" prospettiva, Fondazione Liberal, Roma 2007; L'etica del terrore. Da Fedor Dostoevskij a Thomas Mann, Fondazione Liberal, Roma 2008. Su Irina Alberti dal sito www.irinaalberti.it riprendiamo ampi stralci della breve notizia biografica: "Irina Ilovajskaja Alberti era nata il 5 dicembre 1924 a Belgrado da una famiglia di emigrati russi sfuggiti alla rivoluzione del 1917. Trascorse la prima giovinezza tra la cattolica Dubrovnik e l'ortodossa Belgrado vivendo fin da adolescente l'esperienza del rapporto tra la Chiesa occidentale ed orientale. Dopo una serie di incredibili peripezie, tra una minaccia di deportazione ad Auschwitz e quella di un rimpatrio forzato in Unione Sovietica, Irina Alberti alla fine della seconda guerra mondiale divenne italiana sposando il diplomatico Edgardo Giorgi Alberti. Segui' il marito a Praga dove era stato nominato addetto culturale dell'ambasciata, successivamente espulso in quanto aveva preso le difese dell'indipendenza del popolo cecoslovacco. Successivamente collaboro' a Radio Liberty. Nel 1975 preparo' e organizzo' l'arrivo in Occidente di Alexander Solzenicyn, espulso dal regime sovietico. Divenne la portavoce di Solzenicyn e rimase tre anni con lui negli Stati Uniti incominciando a organizzare il mondo dei dissidenti che si trovavano in Occidente. Negli anni '80 viene chiamata a Parigi a dirigere la rivista "Ruskaja Misl" ("La Pensee Russe") punto di riferimento dell'emigrazione russa da sempre. Dirigera' il giornale fino al momento della morte... Tramite il giornale aiuta e organizza l'assistenza alle famiglie di prigionieri nei Gulag, aiuta e accoglie a Parigi i fuoriusciti dell'Est. "La Pensee Russe" ha rappresentato la fucina dei dissidenti: Heller, Pliutch, Bukovskij, Maximov, Sinjasvkij, Ginzburg, Natalia Gorbaneskja; fondamentale il rapporto con Andrej Sakarov e con sua moglie Elena Bonner. Dura per anni la lotta per strappare Sakarov all'esilio. "La Pensee Russe" era diffuso clandestinamente in Unione Sovietica e i suoi lettori affrontavano grandi rischi pur di procurarsene una copia... Con la caduta del comunismo Irina Alberti pote' entrare in Russia... partecipando, attivamente alla creazione di una societa' civile e di una opinione pubblica democratica nella realta' di quel paese. Nata e cresciuta nella fede russo-ortodossa, Irina Alberti si era convertita al cattolicesimo in eta' adulta. Con l'ascesa al pontificato di Giovanni Paolo II, che divenne un punto di riferimento imprescindibile sotto il profilo esistenziale e politico per chiunque si dedicava alle battaglie per l'Est Europa, Irina Alberti profuse ogni energia nel dialogo tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, e dopo la caduta dell'Unione Sovietica comincio' a dirigere una radio di Mosca a cui collaborano cattolici e ortodossi. Mise al servizio di Giovanni Paolo II la sua esperienza per quanto riguardava tutto il rapporto con la Chiesa Orientale e la cultura russa. Ha collaborato in tutto il mondo ad alcuni tra i piu' autorevoli quotidiani, settimanali, mensili. La sua vita ha avuto al centro il peso opprimente dei totalitarismi nazifascista e comunista. Anche dopo la caduta del comunismo nel ribadire la condanna assoluta del nazifascismo ha tentato di condurre l'esame del comunismo fino a rivelarne definitivamente tutta la valenza negativa, a determinare una ricerca storica che conducesse nei confronti del comunismo un'analisi di accertamento delle responsabilita', come era avvenuto per l'altro totalitarismo. Il tentativo di Irina Alberti e' stato quello di favorire inoltre il superamento dell'ingiustizia sociale e la trasformazione delle societa' pur nell'ottica di stimolare la riscoperta dei valori fondamentali di stabilita' e conservazione. Irina Alberti ha affrontato concretamente lo strano miscuglio che la fine del secolo e l'inizio del nuovo comporta tra l'accresciuto sviluppo della tecnologia (che vede moltiplicato il suo ruolo dal processo di globalizzazione) e il risveglio del sentimento religioso e la sua capacita' di attrazione senza limiti, indubbiamente determinata da una parte dalla persistenza di un'ingiustizia sempre piu' dura e dall'altra dall'esigenza della ricerca di una nuova dimensione spirituale dopo il travaglio delle ideologie degli ultimi secoli... Irina Alberti e' morta il 4 aprile 2000 a Francoforte nel pieno della sua attivita' a seguito di un attacco cardiaco". Aleksandr Solzenicyn, nato nel 1918, laureatosi in fisica e matematica, accusato di propaganda antisovietica fu deportato nel Gulag nel 1945, rilasciato nel 1956, divenuto scrittore, nel 1970 ebbe il Premio Nobel per la letteratura, e fu costretto a lasciare l'Urss. Solo in anni recenti era tornato in Russia. E' deceduto il 3 agosto 2008. E' stato uno dei testimoni piu' grandi del XX secolo e uno dei maggiori protagonisti della lotta contro il totalitarismo e per la dignita' umana. Tra le opere di Aleksandr Solzenicyn: fondamentali sono Arcipelago Gulag (ora disponibile in tre volumi in edizione economica Oscar Mondadori), e Una giornata di Ivan Denisovic (ora disponibile anche in edizione ultraeconomica presso Newton Compton); cfr. inoltre almeno Il primo cerchio; Divisione cancro (tradotto anche col titolo Reparto C, e come Padiglione cancro); Una candela al vento; Il cervo e la bella del campo; Per il bene della causa (raccolta dei racconti); riportiamo un elenco delle principali opere tradotte in italiano: Divisione cancro (1967); Il primo cerchio (1969); Reparto C (1969); Una candela al vento (1970); Agosto 1914 (1971); Arcipelago Gulag (1973-1978); Lettera ai leaders sovietici (1974); Vivere senza menzogna (1974); La quercia e il vitello: saggi di vita letteraria (1975); Discorsi americani (1976); Lenin a Zurigo (1976); Tutto il teatro (1976); Tre storie (1986); Come ricostruire la nostra Russia? (1990); La questione russa alla fine del secolo XX (1995); Ego (1995); Duecento anni insieme (2003-2007); Miniature (2006). Opere su Aleksandr Solzenicyn: un punto di partenza puo' ancora essere Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia, Milano 1975; cfr. anche Olivier Clement, Solzenicyn in Russia, Jaca Book, Milano 1976, Claude Lefort, L'uomo al bando, Vallecchi, Firenze 1980. Notevole la lunga intervista filmata da Aleksandr Sokurov. Cfr. anche i materiali nei fascicoli di "Voci e volti della nonviolenza" n. 209 e 210] L'ormai prossimo ritorno di Aleksandr Solzenicyn in Russia dopo vent'anni di esilio, oltre ad essere di per se' un avvenimento di grande rilievo, portera' un nuovo elemento di complessita' nella gia' difficilmente decifrabile vita culturale e politica russa. Gia' si avvertono i primi segni della polemica che si accendera' attorno al piu' grande "dissidente" di un tempo, centro di ammirazione e di avversione, di aspettative e di perplessita', di attenzione e di risentimento. In questi giorni, ad esempio, un quotidiano russo che ha pretese di raffinatezza intellettuale, la "Nezavisimaja gazeta" (Giornale indipendente), ha pubblicato contro l'autore dell'Arcipelago Gulag un articoletto che, per il suo tono, ricorda quelli che un tempo la stampa comunista lanciava contro il suo maggiore avversario. Non che Solzenicyn debba essere sottratto alla critica: la sua figura, come la sua opera, e' troppo complessa, anzi anomala e, al tempo stesso, essenziale, per non suscitare divergenze e obiezioni. Il fatto e', pero', che una riflessione critica intelligente su Solzenicyn e' rara, poiche' piu' facile e' l'elogio banale o la denigrazione velenosa. In attesa di osservare la nuova imminente fase della vita di Aleksandr Solzenicyn, parliamo di lui con Irina Ilovajskaja Alberti, che dello scrittore e' stata stretta collaboratrice nella prima meta' degli anni Ottanta, durante il primo periodo "americano" dello scrittore. Irina Ilovajskaja non puo' essere considerata soltanto come ex segretaria di Solzenicyn: russa di origine, vedova di un diplomatico italiano, direttrice del maggior organo di stampa dell'emigrazione russa, la "Russkaja mysl" (Il pensiero russo), ora venduto liberamente anche a Mosca, essa e', nel senso piu' completo della parola, una donna europea, ricca di umanita' e cultura, sensibile ai valori religiosi e alla realta' politica, conoscitrice del nostro Paese non meno che della sua patria spirituale, la Russia. A Parigi, nella redazione del suo giornale, parliamo, prima di tutto, del rientro di Solzenicyn a Mosca. "E' un ritorno estremamente difficile. Del resto in una intervista rilasciata dai coniugi Solzenicyn a una rete televisiva americana ho colto una frase di Natascia (la moglie dello scrittore) che mi sembra davvero rivelatrice: 'Questo sara' il periodo piu' difficile di tutta la nostra vita. E speriamo di riuscire a farcela'. Natascia e' una donna molto coraggiosa e molto dignitosa. Il fatto che abbia detto una frase cosi' vuol dire che si aspettano anche loro delle enormi difficolta'. Io so che hanno gia' avuto delle minacce. Gli e' stato fatto sapere che mal lo incogliera', se si immischiera' nella politica: questo non gli sara' perdonato e gli succederanno guai terribili. Lui, e' vero, ha sempre dichiarato di non avere alcuna intenzione di occuparsi di politica in senso diretto. E ci credo". * - Vittorio Strada: Ma lei sa benissimo quale e' il ruolo che lo scrittore ha avuto e tuttora ha nella societa' russa, soprattutto se si tratta di uno scrittore come Solzenicyn. Che cosa ha in mente chi lo minaccia, quando vuole tenerlo fuori dalla politica? - Irina Alberti: Un altro pericolo, che prevediamo, e' che tutti cercheranno di sfruttarlo: gli ambienti piu' svariati con gli scopi piu' diversi, che non coincideranno pero' con i suoi. Detto questo, Dio mio, e' sempre un momento importante della storia questo suo ritorno dopo vent'anni di esilio, e' vero, ma anche di vita tranquilla. Per cui io non posso non pensare che egli compie un'altra volta un gesto di grandissimo coraggio e di fedelta' alle sue idee e convinzioni. Un altro al suo posto avrebbe fatto quello che fa la maggior parte degli scrittori o non scrittori russi che hanno lasciato il Paese e che, pur non rischiando minimamente come Solzenicyn, non pensano di ritornarvi e al piu' vi fanno qualche viaggio in condizioni sempre assai privilegiate. Lui abbandona una vita che si era costruito, una vita sobria e operosa, in cui insomma aveva una pace; e questa pace la abbandona perche', come ha ribadito nella conferenza televisiva, sente il dovere di fare qualcosa per il suo Paese, se potra' fare qualcosa, naturalmente. * - Vittorio Strada: Lei, Irina Alekseevna, ha parlato di minacce fatte a Solzenicyn. Anche senza precisare gli autori di queste minacce, ammesso che lo si possa, da quali ambienti esse provengono? A chi e' particolarmente ostico il ritorno di Solzenicyn? Inoltre, secondo lei, quale presenza potra' avere Solzenicyn nella Russia d'oggi, cosi' diversa da quella di ieri? - Irina Alberti: Non so da chi provenissero quelle minacce ed ho avuto l'impressione che neppure loro lo sapessero, trattandosi di minacce, credo, anonime. Ma e' facile immaginare che venissero sia dall'estrema destra che dall'estrema sinistra, per continuare a usare questa distinzione anacronistica, poiche' in Russia oggi queste due 'estreme' sono la stessa cosa, riunite sotto la protezione dell'instancabile e immortale, si direbbe, Kgb, che, da quello che sentiamo e vediamo, continua ad esistere, anzi invece di diminuire, s'ingrandisce. Io penso che sempre di li' venga tutto cio' che di minaccioso e di negativo c'e' in Russia. Quanto alla sua domanda circa il posto di Solzenicyn in Russia, io credo che sara' una battaglia, ed e' questo che forse Natascia ha in mente quando dice che adesso comincia il periodo piu' difficile della loro vita. Di battaglie ce ne sono state tante nella loro vita, ma, insomma, loro erano piu' giovani, soprattutto lui. Natascia e' ancora nel fiore degli anni, ma lui ha gia' la sua eta', con alle spalle una vita difficile. Quello che io temo piu' di tutto e' questa terribile confusione che regna in Russia, a giudicare da quello che riesco a vedere e a capire, e il fatto che non c'e' veramente una societa' civile: ci sono gruppi che vivono ciascuno per conto proprio, senza molti contatti l'uno con l' altro, e senza una vera opinione pubblica che permetta di dire che c'e' una opinione predominante. Questa confusione e' la cosa piu' pericolosa. C'e', e' vero, un certo ambiente che lo aspetta e che stara' a sentire con estrema attenzione quello che avra' da dire, data la sua autorita' morale e il suo valore di scrittore. E anche oggi in Russia, nonostante tutto, lo scrittore occupa un posto particolare nella societa'. * - Vittorio Strada: E i rapporti di Solzenicyn con la Chiesa ortodossa quali sono oggi? - Irina Alberti: Anche qui ci saranno certamente delle difficolta' per via di quello che e' la Chiesa, la Chiesa della Russia. Lui e' certamente, in primo luogo e soprattutto, un cristiano. Non e' mai stato un uomo di Chiesa nel vero senso della parola. E' un cristiano molto rispettoso della Chiesa, ma non attivamente impegnato, salvo nel momento della sua lettera al Patriarca, che, tutto sommato, dimostrava la sua indipendenza nei riguardi delle istituzioni. Adesso in Russia questa istituzione (la Chiesa) e' in uno stato abbastanza drammatico: non riesce a liberarsi del proprio passato e non riesce a capire quale e' la strada che deve seguire. Credo che di conseguenza, per forza di cose, ci saranno delle difficolta'. C'e' tutto l'ambiente ortodosso che, diciamo, identifica l'ortodossia con il nazionalismo, che sicuramente cerchera' di impadronirsi di lui. Ma io penso che questa operazione non riuscira' perche' lui e' troppo indipendente come pensiero, come mentalita' e come coscienza per sottostare a una manovra di questo genere. E quindi anche qui ci saranno difficolta'. * - Vittorio Strada: La Russia di oggi, in cui fara' ritorno Solzenicyn, non solo e' radicalmente diversa da quella di ieri, ma lo e' anche da quella che quasi tutti si aspettavano nell'euforia del crollo del regime comunista. Come vede Lei, Irina Alekseevna, questa nuova situazione russa, cosi' ardua e dura, nonostante certi successi conseguenti alla liberazione dal vecchio regime? - Irina Alberti: Prima di tutto devo dire che anch'io, pensando al passato, devo fare ammenda per aver condiviso un ottimismo troppo radicale, di cui lei parla giustamente. C'e' stato un periodo in cui mi ero cullata nell'illusione che le cose andassero molto meglio di quanto in realta' non potessero andare, attribuendo la mia convinzione a una sorta di miracolo, quasi dicendo: questo e' un Paese che ha sofferto tanto da meritare forse la grazia di uscire finalmente da questi settanta e piu' anni di dominio comunista senza troppi traumi. Ma era pura ingenuita' perche' questi settant'anni hanno lasciato tracce difficilmente cancellabili. Solzenicyn, tanto per tornare a lui, ha sempre detto che ci vorranno due o tre generazioni. Certe volte io ho pensato che era troppo pessimista. Ma oggi arrivo a pensare che forse lui effettivamente aveva ragione. Speriamo che non siano necessarie due o tre generazioni e ne basti una, ma non ne sono sicura. I famosi quarant'anni, parlo dei quarant'anni nel deserto prima che Mose' considerasse che il suo popolo era arrivato a un grado di maturita' sufficiente per potere avere la Terra promessa. Quarant'anni, certo, sono tanti. D'altra parte, i settantacinque anni che ci sono stati, sono stati terribili, e anche quelli che sono riusciti a capire tutto quello che di non vitale, di morto e di mortifero c'era nel comunismo, anche loro sono sotto l'influenza di questo sistema, di questo modo di pensare, di questo modo di vedere il mondo e la vita che e' cosi' profondamente distruttivo. Allora disperazione totale? No, penso che la speranza sia possibile, so che c'e' gente - e la conosco - che ha una grande aspirazione, una grande volonta' di uscire, di cambiare la situazione. Ma vedo due pericoli molto gravi. Uno e' la passivita', che e' stata costruita dal sistema comunista con uno scopo ben preciso, perche' era molto utile alla sua stessa esistenza. Questa passivita' e' una cosa che mi spaventa molto, la tendenza a credere che ormai non si possa cambiare nulla. D'altra parte, e qui sta l'altro pericolo, questa rassegnazione, anziche' essere combattuta per trarre la gente dall'apatia e dal fatalismo, mi sembra sia addirittura favorita dai mezzi di comunicazione di massa che inculcano tutto cio' che di negativo e di pericoloso c'e' stato nel passato recente, un passato che, come sappiamo, non e' poi un passato, ma purtroppo un presente. E' un'influenza fortissima che corrompe, che corrode, che impedisce una liberazione e porta effettivamente alla disperazione. * - Vittorio Strada: Un altro pericolo da sottolineare e' uno sciovinismo nostalgico e aggressivo, non le pare? - Irina Alberti: Lei ha ragione: c'e' la reazione che si manifesta in una specie di sogno, nel fantasticare che si' noi siamo una grande nazione, una grande potenza, un impero speciale. Ci si rifa' al grande passato della Russia, del quale pero' non sanno niente come reale conoscenza storica e critica, ma che viene preso a brandelli e mitizzato. Si cade cosi' in un vicolo cieco. Credo, dunque, che il Paese sia effettivamente a un bivio e non si sa assolutamente da che parte andra'. * La conversazione con Irina Ilovajskaja Alberti continua ancora a lungo, toccando temi di vivo interesse, dal "mito" di Gorbaciov, sopravvissuto in Occidente e mai esistito in Russia, alla situazione politica italiana caratterizzata dalla fine dell'egemonia comunista: l'"europea" Irina Alekseevna ha il privilegio di appartenere a un'Europa completa, nella cui geografia politica e culturale essa si trova ovunque a suo agio, senza barriere tra Oriente e Occidente. Ma per il lettore il nostro colloquio deve chiudersi qui, con un ringraziamento alla nostra gentile interlocutrice. 4. ARTE CONTRO LA GUERRA. GIANNINA MURA INTERVISTA MARTHA ROSLER [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 luglio 2008 col titolo "Guerre simulate alza il sipario sulla bugia" e il sommario "Interviste. Un incontro con Martha Rosler. L'artista Usa, lucida coscienza critica della condizione della donna fin dagli anni '60, ha raccontato l'inferno nelle zone di conflitto. I suoi fotomontaggi? Attaccano le falsita' della storia". Giannina Mura, operatrice culturale, scrive di arte, femminismo, diritti. Martha Rosler (new York, 1943), artista, attivista contro la guerra e per i diritti, docente, saggista. Cfr. il suo sito: www.martharosler.net] Pioniera dell'arte femminista, la newyorkese Martha Rosler (1943) ha coniugato pratica artistica e impegno politico sin dagli anni '60. In assoluta indipendenza, non curandosi delle etichette, ne' dei linguaggi codificati, ne' tantomeno delle regole del mercato dell'arte (solo dal 1993 ha una galleria di riferimento). Ha usato fotomontaggi, performances, video, fotografia, mail-art, internet e installazioni multiformi, mettendo in opera un "realismo sovversivo" senza concessioni, ma non privo di ironia. Ha esplorato temi che vanno dalla condizione femminile alla guerra, passando per i mass media, il lavoro, l'ambiente urbano e i trasporti, cui ha affiancato un'intensa attivita' di docente (Rutgers University) e saggista. La sua prima serie di fotomontaggi Beauty Knows No Pain or Body beautiful (1966-1972), critica caustica della rappresentazione della donna nella societa' dei consumi, e' esposta nella mostra Ambition d'Art all'Institut d'Art Contemporain di Villeurbanne (Lione, fino al 21 settembre), insieme a un esemplare della nuova serie di Bringing the War Home, piu' due video: la nota performance Semiotics of the Kitchen e il recente God Bless America. Oggi come ieri, Martha Rosler mira giusto, cortocircuitando in una sola immagine due punti di vista che non dovrebbero incontrarsi mai. Nel primo, il corpo femminile con il "corpus" del pensiero femminista, nel secondo la guerra del Vietnam (e dell'Iraq oggi), con interni borghesi patinati. Un'arte di liberazione e resistenza. Abbiamo incontrato l'artista a Villeurbanne per la rassegna Ambition d'Art. * - Giannina Mura: Com'e' nata la sua pratica dell'arte come strumento di cambiamento? - Martha Rosler: Credo che l'arte possa contribuire a cambiare il mondo, ma solo se unita all'azione della gente. Ero una pittrice astratta e ho sentito il bisogno di lavorare su qualcosa che parlasse direttamente al pubblico. Un'arte piu' vicina alla vita. D'altra parte, giovanissima conobbi i poeti Jerome Rothenberg e David Antin e le loro mogli Diane Rothenberg e Eleanor Antin, ne nacque una grande amicizia; passavamo molto tempo insieme, divennero una sorta di genitori sostitutivi per me. Loro mi introdussero nell'universo artistico contemporaneo, da John Cage a Marcel Duchamp, dalla Judson Dance a Carolee Schneemann, da Claes Oldenburg a Allan Kaprow, pasasndo per una lunga serie di poeti... * - Giannina Mura: "Wack!", il piu' grande evento espositivo sull'arte femminista negli Usa l'anno scorso, ha mostrato l'impatto sull'arte del movimento femminista degli anni '70. Eravate consapevoli della vostra forza innovatrice? - Martha Rosler: Si'. Chiedevamo essenzialmente che l'arte mantenesse attivo un flusso di possibilita' in continua espansione. Era un'epoca di cambiamento e di sperimentazione. E in tutti i campi condividevamo, con i giovani del tempo, il desiderio di dar corpo all'utopia e la volonta' di concorrere ai mutamenti sociali. Il femminismo e' stata una forza primordiale capace di rovesciare tutti i presupposti sull'arte. E anche se dopo gli anni '70 sono passata a esplorare altri temi, al di la' della condizione della donna, le mie idee non sono cambiate e rimangono alla base di tutto cio' che faccio. * - Giannina Mura: Ha detto di sapere sin da bambina che sarebbe diventata un'artista o una criminale. Perche'? - Martha Rosler: Sentivo che non mi sarei potuta adeguare al modello femminile imposto e che in un modo o in un altro avrei trasgredito. Sono cresciuta in una famiglia religiosa, dove era impensabile immaginare di voler essere artista. Non solo, invece, io mi sentivo tale, ma ero mossa da un impulso di ribellione irrefrenabile: avevo idee inamissibili, facevo sempre le domande sbagliate o le cose vietate... In piu', leggevo molti fumetti e mi identificavo sempre col cattivo! Ho associato presto l'essere artista al trasgredire, anche perche' spesso avevo problemi a scuola, visto che in classe disegnavo sempre... * - Giannina Mura: Cosa disegnava? - Martha Rosler: Soprattutto missili: adoro la fantascienza. Non mi e' mai venuto in mente di disegnare vestiti come facevano le altre bambine. Preferivo guardare fuori dalla finestra e disegnare cio' che vedevo. * - Giannina Mura: All'epoca qualcuno commento' il suo talento artistico? - Martha Rosler: Mia zia dipingeva. Non avendo figli, era felice che lo facessi anch'io, le sembrava fosse un suo dono. Mia madre pero' non pensava che potessi guadagnarmi da vivere con il disegno: l'unica cosa che le interessava era che mi sposassi e, in caso non lo avessi fatto subito, voleva che diventassi segretaria... * - Giannina Mura: Qual e' la sua idea dell'arte? - Martha Rosler: L'arte deve aprire le porte della mente e dell'immaginazione ma, come ogni segno e scambio umano, non ha nessun significato senza l'intelligenza di chi la guarda, che la interpreta e le da' senso. Deve interagire con la visione del mondo, con l'idea che si ha di se' e degli altri. * - Giannina Mura: Le hanno mai detto che il suo lavoro ha influito sulle opinioni di chi l'ha visto? - Martha Rosler: Si', spesso. E' accaduto soprattutto con i fotomontaggi. Ma anche con i video. Specialmente con A Simple Case for Torture del 1983, dove metto in luce le responsabilita' del governo e del mondo degli affari statunitensi nel sostegno ai regimi basati sulla tortura, rivelando al tempo stesso l'attivita' di disinformazione dei mass media, che hanno sempre contribuito a legittimare quella pratica. Moltissime persone hanno reagito a questo lavoro, anche perche' ignoravano il modo di operare del nostro governo. Chi vede il mio lavoro finisce per formarsi un'opinione diversa da quella dominante. Ma questo e' forse piu' vero negli Stati Uniti, soprattutto in quelli dell'epoca... * - Giannina Mura: Con che metodo procede dall'idea alla realizzazione? - Martha Rosler: Come dico sempre ai miei studenti: l'importante e' essere flessibili. Per questo non lavoro con un'unica forma, uso tutto quello che mi sembra adatto a cio' che sto sviluppando. L'idea dei fotomontaggi della serie Bringing the War Home e' scaturita dal mio lavoro con Beauty knows no pain, la serie che stavo realizzando allora. Durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam, mi venne in mente che potevo realizzare lavori che avrebbero riunito il "qui" e il "li'", saldando il mondo patinato delle riviste e degli schermi televisivi con la realta' infernale delle zone di guerra. L'installazione Fascination with the (Game of the Exploding)(Historical) Hollow Leg e i video If It's Too Bad to be True, it Could be Disinformation, A Simple Case for Torture, o How to Sleep at Night sono tutte risposte alle politiche reaganiane dei primi anni '80. Fascination nacque dall'invito a esporre nella galleria dell'Universita' del Colorado, a Boulder, vicina alla Cheyenne Mountain, dove si trovava il commando militare strategico per le bombe nucleari, come mostra War Games, e non lontano dal grande impianto nucleare militare di Rocky Flats. Il mio lavoro era soprattutto site specific, cosi' il risultato fu questa gigantesca installazione, composta da elementi emblematici del militarismo statunitense: mappe, video, paracadute, ingrandimenti di articoli e cartoons, cui erano associati dibattiti e una performance. Il video Disinformation prese forma dall'invito a partecipare a una mostra a New York dal titolo omonimo. Avevo avuto tre idee: la falsa spiegazione dell'attentato al papa, di cui gli Usa tentavano di accusare i bulgari, l'abbattimento di un aereo coreano in Unione Sovietica che gli americani cercarono di far passare come un'aggressione sovietica e la falsa affermazione di Reagan, alla vigilia della sua rielezione, sulla presenza di Mig sovietici in Nicaragua. Stavo lavorando sulle tre ipotesi, ma poi trovai in un bidone della spazzatura, vicino a uno studio televisivo, degli spezzoni parzialmente cancellati proprio sul caso dei Mig, e cosi' ho realizzato il video sulle informazioni televisive fuorvianti. L'arte deve essere sempre una comunicazione aperta, altrimenti e' solo propaganda. Pure, credo nella necessita' dell'agit prop in determinati contesti. Per esempio, da cinque anni appartengo a un gruppo di artisti contro la guerra in Iraq. Insieme, facciamo interventi in pubblico. * - Giannina Mura: Alla vigilia della guerra in Iraq, il movimento pacifista era stato definito la seconda superpotenza mondiale, ma ora sembra uscito di scena... - Martha Rosler: Penso che quella che Negri e Hardt chiamano "moltitudine" sia un fenomeno del nostro tempo niente affatto esaurito... Siamo solo agli inizi di una serie di battaglie all'interno di una lunghissima guerra. Vista la loro pluridecennale esperienza nel rovesciare i governi, credo che gli Usa pensassero davvero di vincere nel giro di poche settimane. Ma non hanno vinto. Stanno ancora combattendo e in realta' stanno perdendo. E' importantissimo che la gente del pianeta sia unita contro la guerra... * - Giannina Mura: Eppure il senso d'impotenza dilaga... Con la sua arte lei ha sempre mirato a favorire una comprensione critica della realta'. Ma oggi la sfida non e' piuttosto motivare le persone ad agire efficacemente per il cambiamento, oltre che a pensare criticamente? - Martha Rosler: Tutte e due sono necessarie. Le persone che hanno piu' bisogno di essere motivate sono i giovani. Sono nati in un sistema d'informazione frammentata e privatizzata, avulsa in apparenza dalle loro vite. Bisogna riportarli a considerarsi come agenti del cambiamento all'interno di un sistema sociale che e' anche sistema politico. E ricordare loro che veniamo al mondo in una societa' civile e che e' nostro dovere e nostro diritto parteciparvi. Per questo, affianco al mio lavoro artistico l'attivita' d'insegnamento. Qualche mese fa, a New York, ho tenuto una serie di conferenze sulle origini della videoarte. Oggi il video e' molto diffuso, ma molti ignorano che all'inizio era usato a fini critici, utopistici e politici. Spingo quindi i giovani artisti a riappropriarsi di un uso attivo e collettivo del video: non per realizzare prodotti di consumo finiti, ma per attivare un sistema che crei comunita'. Gia' molti usano siti come Facebook per creare comunita' d'azione. Cosi' come una parte poco nota del mondo dell'arte e' attivamente impegnata in interventi sociali reali, non simbolici, in molte aree degli Stati Uniti. * - Giannina Mura: E lei a cosa lavora attualmente? - Martha Rosler: Ho appena finito un progetto online, The dust of the office, sul confinamento negli uffici, negli aerei, e nelle prigioni, soprattutto quelle segrete degli Usa. Oltre alla nuova serie di fotomontaggi Bringing the War Home, lavoro a diversi progetti di sculture e installazioni. 5. RILETTURE. JEAN BONAMOUR: IL ROMANZO RUSSO Jean Bonamour, Il romanzo russo, Sansoni, Firenze 1983, pp. VIII + 214. Un saggio non solo descrittivo e panoramico, ma soprattutto di riflessione e dibattito; un libro che ancora consigliamo. Con una presentazione di Bianca Maria Luporini. 6. RILETTURE. ETTORE LO GATTO: STORIA DELLA LETTERATURA RUSSA Ettore Lo Gatto, Storia della letteratura russa, 1942, Sansoni, Firenze 1992, pp. XVIII + 950. Un'opera di cui tutti ci siamo nutriti. 7. RILETTURE. ETTORE LO GATTO: PROFILO DELLA LETTERATURA RUSSA Ettore Lo Gatto, Profilo della letteratura russa dalle origini a Solzenicyn. Momenti, figure, opere, Mondadori, Milano 1975, pp. 528. Una raccolta di brevi - e talora folgoranti - saggi, ordinati a comporre una dispiegata storia. 8. RILETTURE. DMITRIJ P. MIRSKIJ: STORIA DELLA LETTERATURA RUSSA Dmitrij P. Mirskij, Storia della letteratura russa, Garzanti, Milano 1965, 1998, pp. 508, lire 24.000. Un libro di straordinaria finezza e belta' (e quasi mai accade nelle storie letterarie: ma qui scorre una civilta', e vigile e forte una coscienza morale). 9. RILETTURE. GIOVANNA SPENDEL: STORIA DELLA LETTERATURA RUSSA Giovanna Spendel, Storia della letteratura russa, Newton Compton, Roma 1996, pp. 98, lire 1.000. Un'agilissima sinossi lungo tutto il corso della letteratura russa, utile sia per un primo approccio che per una rapida rammemorazione (ed e' quel genere di libri che ad un tempo ti attrae e ti respinge: ogni pagina gremita di rinvii ad autori ed opere che tu sobbalzi e ti dici che dovresti rileggere, rileggere ancora, e sono passati cosi' tanti anni... 10. RIEDIZIONI. MAURIZIO FERRARIS: DOVE SEI? ONTOLOGIA DEL TELEFONINO Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino, Bompiani, Milano 2005, Il sole 24 ore, Milano 2007, pp. 352, euro 7,90 (in suppl. al quotidiano "Il sole 24 ore"). Su questo libro questa l'opinione del nostro vecchio compagno di bevute Asdrubale Barcaccia: Dal titolo e dall'incipit sembrerebbe la solita frivola speculazione editoriale travestita da libro, ma l'autore non e' uno di quelli, e basta entrare nel corpo del testo - nella selva del testo, nella vigna del testo - per rendersi conto che e' invece un libro di pregio e di piglio, e che puo' essere a taluni un libro prezioso, e forse finanche un possibile viatico a cogliere quale complessa trama si celi e si denudi e si disnodi e si aggrovigli negli atti e nelle situazioni cosiddette meccaniche e irriflesse della vita che diciamo quotidiana (e nelle interazioni sue, che chiamiamo linguaggio e relazione, intersoggettivita' - e di cui la metafisica e' una delle maschere), e che e' poi l'unica che ci e' data ed in cui siamo presi. Con un'introduzione-interlocuzione di Umberto Eco. Che poi a me il libro non piaccia, che molte cose mi lascino perplesso, che io non apprezzi ne' i toni sbarazzini ne' quelli accademici ne' un'atmosfera per cosi' dire di ceto intellettuale (forse meglio: pedagogico, nel senso in cui ne scriveva Edoarda Masi, e credo pensasse a qualcosa che equivaleva a mandarino) e narcisista, e che mi sembri che si potesse racchiudere l'essenziale in un pugno di pagine e che il resto sia superfetante "macchina" (per dirla con Alexander Pope), questo conta meno in una breve segnalazione come questa. Del resto, chi non lo sa, io sono di quelli che si sono fermati alla stazione di Quintiliano. Su questo libro questa l'opinione del nostro vecchio compagno di barricate Asdrubale Barcaccia. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 540 del 7 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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