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Minime. 536
- Subject: Minime. 536
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 3 Aug 2008 00:36:24 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 536 del 3 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Goffredo Fofi ricorda Fabrizia Ramondino 2. Giuliana Misserville: Simone de Beauvoir, la liberta' di pensare 3. Enzo Bianchi presenta "Le Chiese e gli altri" a cura di Andrea Riccardi 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. GOFFREDO FOFI RICORDA FABRIZIA RAMONDINO [Dalla rivista mensile "Lo straniero", 98/99, agosto-settembre 2008 (www.lostraniero.net) col titolo "Sorella di tanti. Ricordo di Fabrizia Ramondino". Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, ha lavorato in campo pedagogico e sociale collaborando a rilevanti esperienze. Si e' occupato anche di critica letteraria e cinematografica. Tra le sue intraprese anche riviste come "Linea d'ombra", "La terra vista dalla luna" e "Lo straniero". Per sua iniziativa o ispirazione le Edizioni Linea d'ombra, la collana Piccola Biblioteca Morale delle Edizioni e/o, L'ancora del Mediterraneo, hanno rimesso in circolazione testi fondamentali della riflessione morale e della ricerca e testimonianza nonviolenta purtroppo sepolti dall'editoria - diciamo cosi' - maggiore. Opere di Goffredo Fofi: tra i molti suoi volumi segnaliamo particolarmente almeno L'immigrazione meridionale a Torino (1964), e Pasqua di maggio (1989). Tra le pubblicazioni degli ultimi decenni segnaliamo ad esempio: con Tony Thomas, Marlon Brando, Gremese, 1982; con Franca Faldini, Toto', Pironti, Napoli 1987; Pasqua di maggio. Un diario pessimista, Marietti, Casale Monferrato 1988; con P. Polito, L'utopia concreta di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1988; Prima il pane, e/o, Roma 1990; Storie di treno, L'Obliquo, 1990; Benche' giovani. Crescere alla fine del secolo, e/o, Roma 1993; Strana gente. 1960: un diario tra Sud e Nord, Donzelli, Roma 1993; La vera storia di Peter Pan e altre storie per film (1968-1977), e/o, Roma 1994; Piu' stelle che in cielo. Il libro degli attori e delle attrici, e/o, Roma 1995; Come in uno specchio. I grandi registi del cinema, Donzelli, Roma 1995; Strade maestre. Ritratti di scrittori italiani, Donzelli, Roma 1996; con Gad Lerner e Michele Serra, Maledetti giornalisti, e/o, Roma 1997; Sotto l'Ulivo. Politica e cultura negli anni '90, Minimum Fax, 1998; Un secolo con Toto', Dante & Descartes, Napoli 1998; Le nozze coi fichi secchi, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 1999; con Gianni Volpi, Vittorio De Seta. Il mondo perduto, Lindau, 1999; con Stefano Benni, Leggere, scrivere, disobbedire. Conversazione, Minimum Fax, 1999; con Franca Faldini, Toto'. L'uomo e la maschera, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2000; con Stefano Cardone, Intoccabili, Silvana, 2003; Paolo Benvenuti, Falsopiano, 2003; con Ferruccio Giromini, Santosuosso, Cooper e Castelvecchi, 2003; Alberto Sordi, Mondadori, Milano 2004; con Giovanni Da Campo e Claudio G. Fava, Simenon, l'uomo nudo, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2004; con Franca Faldini, Toto'. Storia di un buffone serissimo, Mondadori, Milano 2004; Circo equestre za-bum. Dizionario di stranezze, Cargo, 2005. Opere su Goffredo Fofi: non conosciamo volumi a lui dedicati, ma si veda almeno il ritratto che ne ha fatto Grazia Cherchi, ora alle pp. 252-255 di Eadem, Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrinelli). Fabrizia Ramondino (Napoli 1936 - Itri 2008) e' stata una una granda scrittrice e intellettuale di forte impegno civile partecipe di molte esperienze di lotta per i diritti e di solidarieta' concreta. Tra le opere di Fabrizia Ramondino: Storie di patio, Einaudi, Torino 1983; Un giorno e mezzo, Einaudi, Torino 1988; (con Andreas Friedrich Mueller), Dadapolis. Napoli al caleidoscopio, Einaudi, Torino 1992; (con mario Martone), Morte di un matematico napoletano, Ubulibri, 1992; Terremoto con madre e figlia, Nuovo Melangolo, 1994; Althenopis, Einaudi, Torino 1995; In viaggio, Einaudi, Torino 1995; L'isola riflessa, Einaudi, Torino 1998; Ci dicevano analfabeti. Il movimento dei disoccupati napoletani degli anni '70, Argo, 1998; L'isola dei bambini, Edizioni e/o, Roma 1998; Polisario, Gamberetti, Roma 2000; Passaggio a Trieste, Einaudi, Torino 2000; Guerra d'infanzia e di Spagna, Einaudi, Torino 2001; (con Rossana Rossanda), Bagnoli. Lo smantellamento dell'Italsider, Mazzotta, Milano 2001; Il libro dei sogni, L'Ancora del Mediterraneo, Napoli 2002; Il calore, Nottetempo, 2004; Per un sentiero chiaro, Einaudi, Torino 2004; Arcangelo e altri racconti, Einaudi, Torino 2005, La via, Einaudi, Torino 2008] Il 26 giugno scorso e' morta nel mare di Formia, colpita improvvisamente da ictus, all'eta' di 72 anni la nostra amica e collaboratrice Fabrizia Ramondino. A giudicare la sua opera letteraria, composta di romanzi e preferibilmente di racconti e divagazioni ai limiti dell'autobiografia e dell'inchiesta, o piu' semplicemente del resoconto fortemente poetico di "cose viste" e ragionate nel corso di una vita ben spesa, saranno in futuro molti, perche' nel quadro della letteratura italiana degli ultimi decenni il nome di Fabrizia e' centrale, per originalita' e per profondita'. Ma, come sappiamo tutti molto bene, il chiasso mediatico premia anzitutto chi vuol farsene premiare ed esclude anzitutto chi vuol farsene escludere... e certamente Fabrizia non amava il chiasso mediatico. Cio' nonostante, aveva molti affezionatissimi lettori e lettrici, e nessuno che abbia mai letto una sua pagina potrebbe mettere in discussione l'originalita' e la bellezza della sua prosa. Fabrizia era un'irregolare, ma nel modo in cui lo sono state le piu' grandi delle nostre scrittrici, Elsa Morante e Anna Maria Ortese, entrambe frequentate e amate da Fabrizia. Fui proprio io, se ben ricordo, a introdurla alla conoscenza personale di Elsa, ma fu lei a insistere con me, al tempo di "Linea d'ombra", perche' si rileggesse e prendesse in considerazione l'opera di Anna Maria, con la quale era in corrispondenza da tempo. Erano loro le sue principali maestre in fatto di letteratura, anche se la sua cultura era vastissima e aveva saputo approfittare dei suoi vagabondaggi biografici, tra la Spagna dell'infanzia (in tempo di guerra: il padre era un diplomatico) e la Germania della prima gioventu' (tra Machado e Rilke, potremmo dire), ed era anche una profonda conoscitrice di cultura francese e anglo-americana. Ma Morante e Ortese erano ben vive e con loro si poteva discutere e confrontarsi direttamente, non solo con la loro opera. Ognuno ha molti maestri, ma alcuni sono piu' importanti di altri. Senza considerare che una scrittrice, in Italia, puo' trovare numericamente meno modelli tra le scrittrici di quanti non possa trovarne tra gli scrittori. Fabrizia non era peraltro semplicemente "una scrittrice", e una grande scrittrice, e' stata anche un'educatrice (e noi de "Lo straniero" ci gloriamo di aver ripubblicato ancora recentemente il suo bellissimo testo sulla storia dell'Associazione risveglio Napoli o Arn, "L'isola dei bambini", esemplare per la fusione, in lei naturale e immediata, tra testimonianza e letteratura, anzi poesia). Ed e' stata una militante che, per esempio nel '68, ha fondato e animato a Napoli uno dei gruppi piu' intellettuali e aperti, e quindi meno leninisti e piu' perdenti, il Centro di coordinamento campano, con il torinese Giovanni Mottura, venuto da Danilo Dolci e dai "Quaderni Rossi", e con il calabrese Enrico Pugliese, venuto dall'Universita' di Portici e dall'insegnamento di Manlio Rossi-Doria. Diversamente da loro o molto piu' di loro, Fabrizia era anche una "populista", una parola che non sempre e' stata un insulto, quando un popolo con cui e per cui operare esisteva, ed era pieno di vitalita' e di speranza. La sua matrice politica era in definitiva quella del socialismo piu' anarchico, e dell'anarchismo ella fu sempre attentissima studiosa e cultrice, tanto dei classici che delle figure contemporanee piu' rappresentative, che conobbe e frequento' da vicino, da Borghi a Capitini, da Cesare Zaccaria (che succedette a Errico Malatesta nella direzione di "Volonta'" e che di Malatesta curo' le opere, e fu pero' anche vicino ai gruppi dei Cemea e al Movimento di cooperazione educativa) a Carlo Doglio. Sul versante socialista, una sua importante maestra fu certamente Vera Lombardi, che e' stata tra le piu' instancabili organizzatrici di gruppi di iniziativa politica e pedagogica nei quartieri di Napoli e che fu l'anima dell'Arn. Si sara' capito che Fabrizia non era un personaggio facilmente classificabile, ne' sul versante politico ne' sul versante letterario, e che nel suo anarchismo confluivano tantissime acquisizioni dirette, di esperienza vissuta, e tantissime letture. Ma era proprio questo il suo fascino, in una diversita' spesso sofferta e nevrotica quasi per obbligo - non nascondeva la sua "malattia", l'alcol, dalla quale sapeva rapidissimamente risollevarsi ma nella quale altrettanto rapidamente poteva ricadere - e in una capacita' straordinaria di mai arrendersi, di sempre ricominciare, e di essere estremamente attenta, pur nel suo disordine, ai grandi e ai piccoli mutamenti del mondo e delle persone, dalla parte degli oppressi. Ha scritto libri bellissimi su Napoli, il piu' incerto, ma non il meno affascinante dei quali e' il romanzo sulla generazione del '68 Un giorno e mezzo. Fui io a portare alla Feltrinelli la sua inchiesta sui disoccupati, che venne molto prima, e che e' il suo primo libro, e quando Laura Gonsalez, sua e mia grande amica, mi mostro' i primi capitoli di Althenopis, la sua prima opera narrativa (una Napoli vecchia e anzi antica e non "neapolis" citta' nuova) le mie reazioni furono complicate: da un lato, di irritazione perche' si era messa a far letteratura invece che dedicarsi all'inchiesta e alla politica; e dall'altro di entusiasmo perche' scoprivo in Fabrizia una grande scrittrice, una vera scrittrice, in un'epoca in cui il movimento aveva decretato il disinteresse per la letteratura e l'arte, e lasciava loro le energie piu' fiacche, o ideologiche o secondarie. Ha scritto molti libri assai belli, da allora, come L'isola riflessa, o Passaggio a Trieste, che e' opera di gruppo, e altre opere composite, mai di rigida struttura, sempre nuove e "disponibili". Eccelleva nel racconto - come in Storie di patio o in In viaggio. E a parer mio Il calore (Nottetempo) e Arcangelo (Einaudi) contengono alcuni tra i racconti piu' belli della nostra letteratura recente, e sono un ritratto formidabile e vario delle mutazioni meridionali del dopo '68 - antropologiche ed economiche: dalla vecchia "questione meridionale" a una brutta modernita' o post-modernita' di nuove mafie e nuovi denari, ma su antichi scenari di malgoverno. La Via, il suo ultimo libro, uscito in libreria nel giorno stesso della sua morte, vuole essere un romanzo, ma e' in realta' un arazzo formato da tante storie che, come nella letteratura piu' lontana o nelle narrazioni orali orientali, molti personaggi raccontano a un narratore o si raccontano tra di loro. Riguarda il paese di Acraia, cioe' Itri, dove Fabrizia si era trasferita a vivere da molti anni, e la Via e' l'Appia, quella di un tempo e quella di oggi. Personaggi che sembrano favolosi e sono perlopiu' ben veri, o hanno veri riferimenti, vengono al proscenio per riferire di vitali speranze e conflitti, di esperienze picare e variegate, di rispetto delle memorie e dei morti e di attenzione a un nuovo che sconcerta, in cui i vecchi vizi si sommano a nuovi, e piu' gravi, perche' estranei ormai a un contesto di comunita' e di verita'. Fino all'ultimo, Fabrizia Ramondino e' stata al centro di una vasta rete di amici, di ogni ceto e di ogni paese. E' stata sorella a tanti, e sara' molto difficile per tutti accettare di non averla piu' tra noi. 2. PROFILI. GIULIANA MISSERVILLE: SIMONE DE BEAUVOIR, LA LIBERTA' DI PENSARE [Dalla rivista "Leggendaria", n. 67, febbraio 2008 (www.leggendaria.it), col titolo "La liberta' di pensare" e il sommario "Nel centenario della nascita, polemiche e riflessioni sull'attualita' del pensiero dell'autrice del Secondo sesso". Giuliana Misserville, intellettuale femminista, fa parte della "Simone de Beauvoir Society" ed e' tra le socie fondatrici della Societa' italiana delle letterate; ha lavorato presso la Biblioteca della Camera dei Deputati; si occupa di scritture femminili e femminismo, con particolare attenzione al pensiero e alla letteratura francese. Tra le opere di Giuliana Misserville: (a cura di, con Monica Luongo), Isole, Iacobelli, 2008. Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)] Che la stampa non fosse tenera nei riguardi di Simone de Beauvoir era storia nota. Troppo allettante rispolverarne appena possibile tutti gli aspetti discutibili e discussi a non finire, a partire dalla coppia aperta formata con Sartre per finire ad una presunta misoginia nei confronti delle donne; a questo approccio non e' sfuggita neanche Elisabetta Rasy che sul domenicale del "Sole - 24 ore" dei primi di gennaio (1) ha dedicato alla scrittrice francese un bell'articolo nel quale sostiene che proprio la spietatezza dell'autrice verso le donne rende Le deuxieme sexe una lezione formativa e imprevedibilmente attuale. Era cominciato bene il 2008 in Francia per chi si occupa di femminismo. La grande manifestazione, in onore del centenario della nascita di SdB, aveva raccolto a Parigi nelle giornate del 9-11 gennaio un nutrito gruppo di intellettuali (2) che, richiamate/i dalla maitre a' penser Julia Kristeva, prometteva interessanti sviluppi di riflessione critica. Ma la festa e' stata guastata anzitempo da "Le Nouvel Observateur" che ha pensato bene di salutare la manifestazione sbattendo in prima pagina la foto di spalle di una Simone de Beauvoir ripresa nella sua sala da bagno, nuda. Inutile la scusa di volere con tale gesto sottolineare il carattere scandaloso dal punto di vista della morale borghese della vita di SdB e soprattutto delle sue idee di liberta' e indipendenza. Le femministe francesi hanno gridato, loro si', allo scandalo: Penelopes (3), titolando "Honte sur Le Nouvel Observateur", ha chiesto in maniera retorica se il pensiero di SdB e' dunque tanto attuale da meritare di essere desacralizzato in tal modo, non attraverso argomentazioni e ragionamenti, ma attraverso le immagini delle sue natiche. Di tutto questo polverone e' proprio la domanda espressa da Penelopes e in qualche modo ripresa da Rasy che resta all'ordine del giorno, fondamentale, sull'attualita' di SdB e sulle possibili connessioni delle sue elaborazioni con le questioni oggi dibattute dalle femministe delle due sponde dell'Atlantico. Ci si e' provata Kristeva a delineare le possibili direttrici del dibattito nel suo discorso di apertura del convegno, dopo avere sottolineato che proprio le asperita' dell'opera di Beauvoir, le sue ambiguita' e le sue impasses hanno suscitato e continuano a suscitare fermenti tali che le donne restano comunque debitrici nei suoi confronti della liberta' di pensare - con lei o contro di lei. E' un'espressione forte quella che Kristeva adopera quando afferma che tutte noi siamo come "scritte" da Beauvoir che, per prima, e' riuscita a coagulare e rappresentare attraverso se stessa quello che "covava dalla notte dei tempi" e, nel corso degli ultimi tre secoli, attraverso scrittrici, intellettuali e suffragette, andava delineandosi come la questione femminile. Certo, l'uguaglianza dei sessi reclamata da Beauvoir e' iscritta filosoficamente sotto il regime dell'universale ma - precisa Kristeva - "nel cuore del suo universalismo, Beauvoir, la romanziera divenuta hegeliana (ciascuna coscienza vuole la morte dell'altro), rivela a partire da L'Invitee (1943) la guerra tra i due sessi". Tuttavia - aggiunge Kristeva - "coltivando il mito della coppia, con Sartre Beauvoir ha dimostrato la divergenza tra il desiderio maschile e quello femminile e, allo stesso tempo, la possibilita' di mantenere un legame di riconoscenza e stima tra individui autonomi". Che era un po' il senso del suggestivo ritratto dedicato a SdB dalla studiosa francese Mona Ozouf nel 1995. Ne Le mots des femmes, Ozouf articolava attraverso alcune figure (tra cui Madame de Charriere, Madame Roland, Madame de Stael, George Sand, Colette, Simone Weil, e appunto Simone de Beauvoir) quella che lei identificava come la singolarita' delle intellettuali francesi poco inclini ad assumere posizioni estremistiche in materia di rapporti tra i sessi. * In ogni caso, la parte piu' interessante delle uscite editoriali su SdB che hanno segnato gli ultimi anni (perlomeno a partire dalla celebrazione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione de Le Deuxieme sexe) (4) e' costituita proprio forse dalle interpretazioni dell'universalismo di SdB e dal tentativo di collocare le sue opere nel canone filosofico. Eva Gothlin (2001) dimostra come Beauvoir abbia cercato, attraverso una particolare rilettura di Kant, Hegel, Kierkegaard e Husserl, differente rispetto a quella effettuata da Sartre, di elaborare concetti ed una filosofia originale arrivando ad una sintesi di esistenzialismo, hegelismo e marxismo applicata all'analisi dell'oppressione delle donne. Soprattutto Toril Moi (1995) ha messo in luce la fecondita', per l'opera della scrittrice francese, delle contraddizioni che marcarono la sua vita e il suo pensiero e sottolineato, sulla scia di Le Doeuff, come le modifiche apportate da Beauvoir all'esistenzialismo le avessero consentito di dare conto di come l'esercizio della liberta' da parte delle donne potesse essere modificato dalle situazioni sociali, politiche e storiche. Ancora Moi, in Sex, Gender and the Body del 2005, associa l'esistenzialismo beauvoiriano e la filosofia del linguaggio per scoprire un terreno comune tra il determinismo biologico e l'essenzialismo endemico al femminismo post-strutturalista. Per l'autrice de Le Deuxieme sexe, ogni donna e' un essere umano in situazione e se noi le guardiamo con uno sguardo filosofico - scrive Moi - e' perche' cerchiamo per loro la giustizia e l'uguaglianza: lo scopo del femminismo e' di rendere il mondo piu' accogliente per le donne, come per tutti gli altri esseri umani. Moi cerca di spostare l'asse del dibattito del femminismo americano, come impuntato nell'ultimo decennio del XX secolo sulla distinzione tra sesso e genere, sottolineando alcune particolarita' del lavoro di Donna Haraway e di Judith Butler (5) che, a suo parere, rischierebbero di ridurre "il trattamento filosofico delle donne alla differenza sessuale". Moi suggerisce piuttosto di vedere la maniera con la quale Beauvoir tratta i corpi: considerati come una situazione particolare che costringe e forma la vita delle donne senza determinarla. Come si vede i tentativi di riabilitare Beauvoir sul piano filosofico vengono soprattutto dagli Usa (Moril Toi ma anche Margaret A. Simons): gli Stati Uniti restano infatti fondamentali sia per la concezione dell'opera di SdB che per la sua consacrazione. Michele Perrot riconosce che "E' il femminismo americano che ci ha restituito Le deuxieme sexe come un gran libro, precursore e fondamentale per il pensiero femminista". Sono note le vicissitudini della traduzione americana de Le deuxieme sexe; tuttavia - sottolinea Ingrid Galster - femministe come Betty Friedan e Kate Millet assimilarono Beauvoir e la utilizzarono; molti per esempio considerano Kate Millet come fondatrice della critica letteraria femminista, ma e' stata Beauvoir ad aprire il cammino mostrando come gli uomini creano il mito della donna per i loro bisogni ed in funzione delle loro ideologie rispettive e teorizzando la donna come costruzione culturale. Per quanto riguarda invece la questione delle fonti dell'opera di SdB ed in particolare de Le deuxieme sexe, sui cui il dibattito e' ancora aperto (6), va sottolineata la funzione che i viaggi e le esperienze americane ebbero sul pensiero di Beauvoir. Le considerazioni sulla indipendenza vera o fasulla della donna americana suscitate dal primo viaggio nel 1947 e quella sul razzismo degli americani saranno registrate da Beauvoir ne L'Amerique au jour le jour e da qui confluiranno poi nella scrittura de Le deuxieme sexe. Un aiuto a comprendere la societa' americana ed i motivi storici e sociali della situazione dei neri, che Beauvoir soffre sulla sua pelle attraverso i suoi amici di colore, le viene dall'opera di un economista svedese, The American Dilemma di Gunnar Myrdal, pubblicata nel 1946 su "Le Temps Moderns" in ampi stralci. Le tesi di Myrdal sono lette attentamente da Beauvoir e lungamente riportate ne L'Amerique au jour le jour. Nel suo soggiorno americano la situazione dei neri si collega alla situazione della donna americana. E' Myrdal che riporta all'universale (la riflessione di Sartre sulla questione ebraica arrivera' anch'essa nel 1946) la soluzione del problema dei neri e che forse influenza e spinge l'universalismo col quale Beauvoir auspica la soluzione della questione femminile (7) ne Le deuxieme sexe. In ogni caso, come consigliava giustamente Naomi Schor della Yale University in uno dei suoi ultimi saggi prima della morte, piu' che perseguire un aggiornamento dell'universalismo di Beauvoir, occorre piuttosto salutare il modo con il quale lei ha aperto il dibattito; e proseguirlo. Dal mondo anglosassone sono arrivati anche i tentativi volti ad affermare l'autonomia di Beauvoir rispetto a Sartre per quel che riguarda l'elaborazione dell'esistenzialismo. Margaret A. Simons (8) ha sottolineato come a suo avviso la riflessione filosofica di Beauvoir preceda quella di Sartre e da questo punto di vista i rapporti tra L'invitee scritto tra il 1938 e il 1941 e L'etre et le neant del 1943 sarebbero illuminanti. A questo proposito risultera' estremamente interessante, ma non solo su un piano puramente filologico, la lettura dei Cahiers de jeunesse di Simone de Beauvoir, depositati presso la Bibliotheque Nationale di Parigi, inediti finora, e che finalmente Gallimard pubblichera' il prossimo marzo grazie a Sylvie Le Bon de Beauvoir, figlia adottiva di SdB. E' soprattutto il diario del 1927 che suscita le maggiori aspettative perche' in quegli appunti, Simone dovrebbe avere esposto le idee che Sartre sviluppera' solo qualche anno dopo. * In Italia negli ultimi anni assistiamo ad un ritorno di interesse nei confronti di SdB. Sicuramente a questo hanno contribuito i due convegni che la Simone de Beauvoir' Society ha organizzato nel nostro paese (nel 2002 e nel 2006) e il successo di vendite che la ristampa in una collana di "Repubblica" di Una donna spezzata ha fatto registrare pochi anni fa (9). Il Saggiatore invece e' in procinto di ripubblicare Il secondo sesso con una accurata postfazione firmata da Liliana Rampello nella quale viene dato conto della vicenda editoriale che in casa Mondadori porto' alla pubblicazione nel 1961 della traduzione italiana. Piu' interessante ancora, per quel che ci riguarda, e' la ricostruzione che Rampello effettua della ricezione italiana dell'opera di Beauvoir, corroborata da alcune brevi testimonianze (Luciana Castellina, Marisa Rodano, Paola Gaiotti de Biase, Letizia Polozzi, Laura Lepetit, Carla Mosca, Miriam Mafai, Letizia Bianchi, Lia Cigarini, Mariella Gramaglia, Carla Pasquinelli, Luisa Boccia, Federica Giardini e Rossana Rossanda). Molto rapidamente ma non per questo con minore efficacia, utilizzando Beauvoir come punto di riferimento, Rampello segue la traiettoria del femminismo italiano dagli anni '60 in qua. Passando dal VII congresso dell'Udi (1964) nelle cui tesi confluisce l'eco del Secondo sesso, da poco disponibile alle lettrici italiane, a sottolineare le ragioni delle donne li' riunite. Proseguendo con Lia Cigarini che, riferendosi agli ultimi anni '60 e pur riconoscendo che Beauvoir "aveva capito giusto, quando aveva constatato che nel patriarcato le donne erano legate all'ordine delle cose", sottolinea gia' la distanza che inizia a separare dalla scrittrice francese che "non capiva il tra donne", non aveva capito Beauvoir che le donne assieme, chiedendosi chi sono e cosa vogliono, avevano formato un campo simbolico autonomo. Carla Lonzi pochi anni dopo annotera' che "il femminismo non e' un'idea, e' una pratica" e proprio la pratica del gruppo di autocoscienza sara' indicativa della forbice che si stava allargando negli anni '70 tra il testo di Simone de Beauvoir e le femministe italiane, piu' attratte invece dall'esempio offerto dal femminismo americano e dal gruppo francese Politique et psychanalyse. Da li' - aggiunge Cigarini - venne l'indicazione che era indispensabile un lavoro politico a livello simbolico e la messa a fuoco che il nodo fondamentale era la relazione materna. Poi nel 1975 Luisa Muraro traduce Speculum. L'altra donna di Irigaray e inizia cosi' la storia italiana del femminismo della differenza e della Libreria delle donne di Milano. La ricostruzione effettuata da Rampello, di cui qui si e' data una sintesi estremamente sommaria, merita assolutamente di essere letta e approfondita e non manchera' a ragione di suscitare discussioni sulle varie posizioni espresse dalle femministe italiane e sulle loro collocazioni rispetto al panorama internazionale. * Note 1. Il 6 gennaio 2008. 2. Tra gli intervenuti al convegno si segnalano Deirdre Bair, Sylvie Le Bon de Beauvoir, Claude Lanzmann, Barbara Klaw, Daniele Sallenave, Yolanda Astarita Patterson, Philippe Sollers, Nancy Bauer, Margaret Simons, Enza Biagini, e Michelle Perrot. 3. Sito femminista francese sull'attualita' sociale e culturale: www.penelopes.org 4. Nel 1999 il cinquantesimo anniversario de Le deuxieme sexe e' stato segnato a Parigi da un grande convegno internazionale organizzato da Sylvie Chaperon e Christine Delphy che ha fatto il punto sulle traduzioni, studi, interpretazioni e direzioni di ricerca indicate dall'opera di SdB. 5. Del resto che tra le studiose di Beauvoir e Butler non corresse buon sangue e' stato a sufficienza sottolineato: Christine Delphy, di "Nouvelles Questions feministes", interrogata circa la mancata partecipazione di Butler alla manifestazione del cinquantenario (1999) in cui la maggior parte delle comunicazioni la citavano, risponde piccata: "Butler, non ci piace"; (...) lei auspica la moltiplicazione dei generi, noi vogliamo la loro sparizione!". Butler, dal canto suo, ha riconosciuto che concependo i corpi come situazione Beauvoir non era lontana dal de-costruire l'opposizione tra sesso e genere, tra natura e cultura ("Yale French Studies", n. 72, 1986). 6. Si vedano gli atti del convegno organizzato da Ingrid Galster: Galster (2004), SdB: Le deuxieme sexe. Le livre fondateur du feminisme moderne en situation, Champion. 7. Su questo vedi: Giuliana Misserville, Simone de Beauvoir e l'America, relazione inedita al convegno organizzato a Torino dalla SdB' Society nel 2002; Giuliana Misserville, L'Amerique au jour le jour: SdB tra Tocqueville e Myrdal, in "Tempo Presente", n. 253-256, 2002. 8. Margaret A. Simons, Beauvoir and Sartre: the philosophical relationship, in "Yale French Studies", n. 72, 1986. 9. Sui convegni della SdB' Society, si veda Giulina Misserville, "Un pensiero da reinterpretare", "Leggendaria", n. 36, dic. 2002, pp. 10-12. * Bibliografia - Dossier su "Simone de Beauvoir, la passion de la liberte'", "Le Magazine Litteraire", n. 471/2008. - Michele LeDoeuff (1989), L'Etude et le Rouet, Seuil. - Toril Moi (1995), Simone de Beauvoir, Conflits d'une intellectuelle, Diderot. - Toril Moi (2005), Sex, Gender and the Body, Oxford University Press. - Mona Ozouf (1995), Les mots des femmes, Fayard. - Ingrid Galster (2004), SdB: Le deuxieme sexe. Le livre fondateur du feminisme moderne en situation, Champion. - Eva Gothlin (2001), Sexe et existence, la philosophie de SdB, Michalon (la prima edizione svedese e' del 1991). - Christine Delphy e Sylvie Chaperon (2002), Cinquantenaire du Deuxieme Sexe. Colloque international SdB, Syllepse. - Daniele Sallenave (2008), Castor de guerre, Gallimard. - Simone de Beauvoir (2008), Cahier de jeunesse, Gallimard (a cura di Sylvie Le Bon de Beauvoir). - Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, il Saggiatore, Milano 2002, introduzione di Renate Siebert. - Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, il Saggiatore, Milano 2008, introduzione di Julia Kristeva, postfazione di Liliana Rampello. 3. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "LE CHIESE E GLI ALTRI" A CURA DI ANDREA RICCARDI [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 2 agosto 2008 con il titolo "Il dialogo serve a gestire i conflitti" e il sommario "Come il cattolicesimo si e' confrontato nel '900 con l'ebraismo, le altre confessioni cristiane, il mondo musulmano, la laicita'...". Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. Andrea Riccardi (Roma, 1950), docente di Storia contemporanea alla Terza Universita' di Roma, e' stato tra i fondatori della Comunita' di Sant'Egidio (per contatti: www.santegidio.org). Tra le opere di Andrea Riccardi: Roma, "citta' sacra"? Dalla Conciliazione all'operazione Sturzo, Vita e Pensiero, Milano 1979; Il "partito romano" nel secondo dopoguerra (1945-1954), Morcelliana, Brescia 1983; Il potere del papa. Da Pio XII a Paolo VI, Laterza, Roma-Bari, 1988; Il Vaticano e Mosca. 1940-1990, Laterza, Roma-Bari 1993; Il potere del papa. a Pio XII a Giovanni Paolo II, Bari 1993; Il Mediterraneo nel Novecento. Religioni e Stati, 1994; Intransigenza e modernita'. La Chiesa cattolica verso il terzo millennio, Laterza, Roma-Bari 1996; Sant'Egidio, Roma e il mondo. Colloquio con Jean-Dominique Durand e Regis Ladous, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Mi) 1997; Mediterraneo. Cristianesimo e Islam tra coabitazione e conflitto, Guerini e associati, Milano 1997; Le politiche della Chiesa, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Mi) 1997; Le parole della croce. Lettura spirituale dei quattro vangeli della passione, Morcelliana, Brescia 1999; Il secolo del martirio, Mondadori, Milano 2000; Vescovi d'Italia. Storie e profili del Novecento, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; Pio XII e Alcide De Gasperi. Una storia segreta, Laterza, Roma-Bari 2003; Dio non ha paura. La forza del vangelo in un mondo che cambia, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Mi) 2003; Governo carismatico. 25 anni di pontificato, Mondadori, Milano 2003; La pace preventiva. Speranze e ragioni in un mondo di conflitti, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Mi) 2004; Convivere, Laterza, Roma-Bari 2006; Il "partito romano". Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI, Morcelliana, 2007; (a cura di), Le Chiese e gli altri. Culture, religioni, ideologie e Chiese cristiane nel Novecento, Guerini e associati, Milano 2008] "La Chiesa deve venire a dialogo con il mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa dialogo". Queste parole di impressionante sapienza profetica si trovano nell'enciclica Ecclesiam suam che Paolo VI pubblico' nel 1964 quasi a programma del suo intero pontificato, terminato al tramonto della Trasfigurazione il 6 agosto di trenta anni fa. E la portata profetica di queste parole, insieme alla loro efficacia nel dare continuita' dinamica alle indicazioni del Vaticano II, e' testimoniata dal cammino percorso in questi quarant'anni non solo dalla chiesa cattolica, ma dall'insieme della cristianita' nel suo confronto con la modernita'. Se ne puo' avere un'attenta e approfondita analisi nel volume curato, prefato e introdotto da Andrea Riccardi per Guerini e Associati (Le Chiese e gli altri. Culture, religioni, ideologie e Chiese cristiane nel Novecento, pp. 448, euro 25). I migliori studiosi della materia affrontano, ciascuno con un proprio saggio monografico, i diversi ambiti in cui questa capacita' di ascolto e dialogo si e' manifestata nella seconda meta' del secolo scorso: come il cattolicesimo si e' confrontato con l'ebraismo, le altre confessioni cristiane, le civilta' orientali, il mondo musulmano, la laicita'... Com'e' facilmente intuibile, non in tutti gli ambiti le premesse teologiche, la dinamica del confronto, le modalita' dell'incontro possono essere le medesime, ma comune e' l'approccio dialogico, proprio come auspicato da Paolo VI. Pregio e peculiarita' del volume e' che questa poliedrica analisi affronta il concetto di alterita' "non dal punto di vista piu' abituale della sociologia o dell'antropologia, ma dal punto di vista piu' difficile della storia". In una stagione in cui sembra che ogni problema sollevato dalle dinamiche demografiche, migratorie e sociologiche debba essere ignorato o rimosso oppure affrontato come guerra di schieramento - e troppo sovente come guerra vera e propria - ripercorrere le strade del dialogo intraprese dalle Chiese e dai loro interlocutori significa coglierne il valore di mediazione e, quindi, la capacita' di generare "una cultura della gestione dei conflitti". Come osserva Jean-Dominique Durand nella sua conclusione, "la storia si interessa piu' facilmente agli scontri che agli incontri. Gli studi sulle guerre non mancano, mentre la storia della pace resta quasi tutta da scrivere". Il volume ideato da Riccardi e' un ottimo contributo a colmare questa lacuna. 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 536 del 3 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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