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Nonviolenza. Femminile plurale. 195
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 195
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 19 Jul 2008 11:41:15 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 195 del 19 luglio 2008 In questo numero: 1. Nawal El Saadawi: Perseguitate 2. Leonetta Bentivoglio intervista Rita Levi Montalcini (2006) 3. Maurizio Schoepflin: Edith Stein, Hannah Arendt e Simone Weil nel cuore del Novecento (2002) 1. RIFLESSIONE. NAWAL EL SAADAWI: PERSEGUITATE [Dal "Corriere della sera" del 19 dicembre 2007 col titolo "Noi, perseguitate nel nome di Dio" e il sommario "Testimonianze. Scrittrice, psichiatra e femminista: parla l'intellettuale egiziana che rischia la condanna per avere contestato l'ortodossia. Oggi mi accusano di eresia per aver denunciato le discriminazioni patriarcali dei libri sacri. Le donne nell'Islam sono oppresse da maschilismo, verginita' obbligatoria, mutilazioni, velo. La speranza: serve un'autentica democrazia per contrastare tutte le forme di violenza e sfruttamento che colpiscono i soggetti deboli". Nawal El Saadawi (traslitterata anche in Nawal Al Saadawi o Nawal al Sa'dawi), intellettuale femminista egiziana, scrittrice e psichiatra, nata nel 1932 in un villaggio sul Nilo non lontano dal Cairo, laureata in medicina e specializzata in psichiatria, autrice di rilevanti saggi e romanzi, soprannominata "la Simone de Beauvoir egiziana", e' una delle figure piu' rilevanti della lotta per i diritti delle donne e per il suo impegno ha subito gravissime persecuzioni. Tra le opere di Nawal el Saadawi: in italiano: Firdaus, storia di una donna egiziana, Giunti, 2001; Una figlia di Iside, Nutrimenti, 2002; in inglese: The Hidden Face of Eve: Women in the Arab World, Zed Books, 1980; God Dies by the Nile, Zed Books, 1985; Memoirs of a Woman Doctor, City Lights Books, 1989; Innocence of the Devil, University of California Press, 1998; A Daughter of Isis: The Autobiography of Nawal El Saadawi, Zed Books, 1999; Walking Through Fire: A Life of Nawal El Saadawi, Zed Books, 2002; Woman at Point Zero, Zed Books, 2007. Una recensione di Daniela Padoan a Una figlia di Iside (l'autobiografia di Nawal El Saadawi) e' ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 412. Il sito di Nawal el Saadawi e' www.nawalsaadawi.net] L'opposizione ai diritti delle donne e dei poveri e' universale, non esclusiva delle nostre regioni arabe o dei paesi islamici. Negli Stati Uniti l'amministrazione Bush e' sostenuta dalla coalizione cristiana, che non solo e' contraria ai diritti delle donne, ma da' la colpa delle rotture familiari ai movimenti di liberazione delle donne. Promuove i cosiddetti "valori della famiglia" e la "verginita'" delle ragazze prima del matrimonio. Organizza i purity balls (balli della purezza), in cui viene applicato un doppio standard morale. I padri portano a questi balli le figlie per proteggere la loro verginita' o conservarle pure per il matrimonio. Ma non ci sono balli simili per le madri e i figli maschi. I delitti d'onore sono collegati alla verginita' e non sono circoscritti alla cultura araba o islamica. Il concetto di verginita' e' radicato nell'ebraismo e nel cristianesimo. Per esempio, la Vergine Maria e' la madre ideale e le monache sono velate. In Europa l'usanza di mettere il velo alle donne era limitata ai gruppi tradizionali ebraici e islamici. Oggi e' sempre piu' comune nelle comunita' di immigrati islamici in Olanda, Francia, Gran Bretagna, Belgio e in altri paesi europei. A volte e' accompagnata dalla mutilazione genitale femminile. Sia il velo che quest'ultima sono considerati dai capi politici e religiosi di queste comunita' come appartenenti all'identita' islamica, nell'ambito del cosiddetto "relativismo culturale". Questo fa parte dell'inganno e del lavaggio del cervello inflitti alle donne, in Egitto e in molti altri paesi. La mistificazione del relativismo culturale va avanti da tre decenni, ed e' una forma di violenza psicologica. La mutilazione della mente non e' meno criminale di quella genitale femminile o maschile, anzi, e' forse ancor piu' pericolosa. E' usata per mutilare corpo e anima, per giustificare la violenza contro donne e poveri. Una mentalita' arretrata considera i diritti delle donne un attacco diretto alla legge divina, ai valori morali e alle tradizioni sacre. La tradizioni, sacre e non, rispecchiano sistemi di potere nello Stato e nella famiglia. Esse cambiano con il tempo e il luogo. Non sono fisse, immutabili o eterne. Sono scelte selettivamente da gruppi politici per conservare le strutture capitaliste patriarcali sia globalmente che localmente. Quando le donne lottano per i diritti umani in un sistema capitalistico patriarcale, vengono etichettate come traditrici della religione, del paese, della cultura, della loro identita' autentica, della morale, della castita', eccetera. Ma dobbiamo continuare a lottare, non dobbiamo farci intimorire. Dobbiamo organizzarci globalmente e localmente. La soluzione e' una lotta globale. La liberta' costa cara, ma il prezzo della schiavitu' e' ancora piu' alto, percio' e' meglio pagare un prezzo per essere libere piuttosto che per essere schiave. Dobbiamo unirci per mobilitare uomini, donne, giovani e bambini e organizzare e instaurare un potere politico e sociale in grado di cambiare i valori e le leggi patriarcali e classisti esistenti. Per questo serve una vera democrazia. E la liberta' di organizzazione e di critica. E' necessaria una lotta collettiva contro la dittatura dello Stato e della famiglia, e contro la falsa coscienza creata dai mass-media governativi e dal sistema scolastico. Se lo Stato stesso e' fondato su patriarcato, classe e religione, come puo' combattere l'oppressione che e' il prodotto di patriarcato, classe e religione? L'opposizione ai diritti delle donne e dei poveri si sta diffondendo. In Egitto si sentono sempre di piu' gli effetti della globalizzazione e del neocolonialismo americano, che causano una crescente poverta' (il 40% degli egiziani vive sotto il livello di poverta'), l'aumento del tasso di disoccupazione, il deterioramento dei servizi sanitari, scolastici e dei mass-media, e il dominio di gruppi fondamentalisti retrogradi religiosi e politici. Il 28 gennaio 2007 sono stata interrogata in tribunale dal pubblico ministero. Io e mia figlia, Mona Helmy, scrittrice e poetessa, siamo state processate con l'accusa di apostasia. Perche'? Perche' lei ha scritto un articolo in un settimanale, chiedendo che il cognome della madre sia rispettato e non ignorato, e ha detto che avrebbe firmato i suoi articoli e i suoi libri con entrambi i cognomi, quello della madre e quello del padre. Il mio crimine sono i miei scritti, e anche la mia battaglia contro l'uso patriarcale della lingua nella religione e nella politica, quando affermo che Dio non e' ne' maschio ne' femmina, che Dio e' simbolo di giustizia, liberta' e amore, come mi diceva la mia nonna contadina piu' di 65 anni fa. Dio e' simbolo di giustizia e non un libro sfornato da una tipografia. Non c'e' pace nel mondo, nelle nazioni o nelle famiglie senza giustizia. Non c'e' liberta' o vera democrazia senza giustizia. Il 27 febbraio scorso Al Azhar (la piu' importante istituzione islamica in Egitto e in tutto il mondo islamico) mi ha accusata di apostasia ed eresia per un mio lavoro teatrale dal titolo "Al summit dei potenti Dio si dimette", pubblicato in arabo al Cairo in gennaio. In quest'opera espongo le contraddizioni e le discriminazioni patriarcali, di classe e razziste radicate nei tre libri monoteisti: l'Antico e il Nuovo Testamento e il Corano. Mostro che questi testi sono politici, che parlano di potere, denaro e sesso. Che in essi prevale il doppio standard morale: l'inferiorita' delle donne rispetto agli uomini, la dittatura, il razzismo, le guerre e l'uccisione di eretici o infedeli. La maggior parte dei governi del mondo usa questi testi sacri per opprimere la popolazione. La religione e' asservita al sistema politico. E' usata da gruppi di potere che giustificano l'ingiustizia dicendo che e' un volere divino. Nell'opera teatrale il Dio dei libri si dimette quando deve confrontarsi con le sue contraddizioni e ingiustizie. Il revival dei movimenti religiosi fondamentalisti in tutto il mondo ha aumentato l'oppressione delle donne e dei poveri. Il pensiero creativo e' condannato, perche' toglie il velo alla mente ed espone i paradossi di politica, religione e sesso. In febbraio, camminando per le strade del Cairo e di Bruxelles ho incontrato giovani donne che si coprivano il capo con un velo, ma i cui jeans aderenti lasciavano scoperta la parte superiore dell'addome. Le donne sono le vittime piu' evidenti delle contraddizioni religiose e politiche: sono velate perche' viene imposto dalla religione, e nude perche' cosi' vuole il consumismo della globalizzazione e del cosiddetto libero mercato, che e' liberta' per i potenti di sfruttare i deboli. 2. RIFLESSIONE. LEONETTA BENTIVOGLIO INTERVISTA RITA LEVI MONTALCINI (2006) [Dal quotidiano "La Repubblica" del 16 aprile 2006 col titolo "Rita Levi Montalcini, vita da Nobel. 'Il pensiero, se lo coltivi, funziona'" e il sommario "L'incontro. Tra una settimana la scienziata compira' 97 anni ma a eta' e anniversari non ha mai dato alcun peso. Ha appena pubblicato un libro sui 'nuovi magellani' di Internet. 'Non ho mai sperimentato cosa volesse dire solitudine'". Leonetta Bentivoglio, giornalista, e' inviata speciale per la sezione Cultura e spettacolo del quotidiano "La Repubblica". Tra le opere di Leonetta Bentivoglio: La danza moderna, Longanesi, Milano 1977; Tanztheater. Dalla danza espressionista a Pina Bausch, Di Giacomo, Roma 1982; La danza contemporanea, Longanesi, Milano 1985; Il teatro di Pina Bausch, Ubulibri, 1985, 1991; Il mio Verdi, Socrates, Roma 2000; (con Francesco Carbone), Vieni, balla con me in Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, Barbes, 2008. Rita Levi Montalcini, illustre scienziata italiana, premio Nobel per la medicina nel 1986, senatrice a vita. Opere di Rita Levi Montalcini: Il messaggio nervoso, Rizzoli, Milano 1975; Elogio dell'imperfezione, Garzanti, Milano 1987; Sclerosi multipla in Italia: aspetti e problemi, Aism, 1989; Ngf: apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia, Roma-Napoli, 1989; Il tuo futuro, Garzanti, Milano 1993; Per i settanta anni della Enciclopedia italiana, 1925-1995, Istituto della Enciclopedia italiana, 1995; Senz'olio contro vento, Baldini & Castoldi, Milano 1996; L'asso nella manica a brandelli, Baldini & Castoldi, Milano 1998; La galassia mente, Baldini & Castoldi, Milano 1999; Cantico di una vita, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; Un universo inquieto. Vita e opere di Paola Levi-Montlcini, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2001; Tempo di mutamenti, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2002; Abbi il coraggio di conoscere, Rizzoli, Milano 2004; Tempo di azione, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004; Eva era africana, Gallucci, 2005; I nuovi Magellani nell'era digitale, Rizzoli, Milano 2006; Tempo di revisione, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Rita Levi-Montalcini racconta la scuola ai ragazzi, Fabbri, Milano 2007. Cfr. anche il sito www.ritalevimontalcini.org] Pochi sanno essere vecchi, sentenzio' La Rochefoucauld. Di quei pochi la sovrana e' Rita Levi Montalcini, che tra una settimana - il 22 del mese - compie 97 anni, "pero' che importa, io non ho mai dato alcun peso agli anniversari e ai festeggiamenti", avverte lei quieta e splendente nella sala riunioni della sede della fondazione che porta il suo nome. Il luogo ferve di attivita' e colori: computer accesi, donne al lavoro gentili e sorridenti, pareti tappezzate dai quadri di Paola Levi Montalcini, gemella adorata di Rita, tanto che "quando, il 29 settembre del 2000, il suo polso cesso' di battere sotto la mia mano", confessa lei, "ho pensato che anche la mia vita fosse giunta al termine". La gloriosa scienziata, premio Nobel per la medicina nell'86, appare come una signora minuta e decisa. Il piglio e' principesco, l'eleganza e' molto piemontese: asciutta, senza sfarzo; ma curatissima nei dettagli. Capigliatura bianca modellata con morbidezza e amore, piccoli e raffinati gioielli al collo e ai polsi, scarpe molto femminili, con il tacco alto. Il portamento e' eretto, la pelle e' diafana. Ha la luce di un antico cammeo. L'abito e' un Capucci nero e setoso, tagliato d'incanto, con sottili bordi verdi che sottolineano il collo all'orientale. Da sempre le piace essere vestita bene: "Che vuole, non potendo cambiare me stessa cambio il vestito". La voce e' limpida, la conversazione e' lucidissima. "Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quand'ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non e' cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarita', ma da quell'organo magnifico che e' il cervello. Se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticita' e' formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare". E infatti Rita lavora sempre, instancabilmente, occupandosi di Ebri, l'istituto europeo di ricerche sul cervello di cui e' stata ispiratrice ed e' presidente, e della fondazione a lei intitolata che reperisce finanziamenti da destinare all'istruzione delle donne che vivono nell'emisfero Sud del mondo. "Certo, con l'eta' qualche limitazione ce l'ho anch'io. Da qualche tempo ho gravi problemi di vista. Pero' col video ingranditore riesco ancora a leggere, anche se con piu' lentezza di prima. In passato mi alzavo alle quattro del mattino (ho sempre dormito poco) e alle nove avevo gia' letto cento pagine. Ora, nello stesso arco di tempo, riesco a leggerne una decina. Il che non m'impedisce di scrivere libri". L'ultimo, I nuovi magellani nell'era digitale, firmato con la "la mia carissima collaboratrice Giuseppina Tripodi" e appena pubblicato da Rizzoli, e' dedicato a uno dei temi che piu' le stanno a cuore: le potenzialita' offerte dalla rivoluzione digitale a coloro che definisce, appunto, "i nuovi magellani". Navigatori sulle vie della conoscenza, paladini della cooperazione globale. "Oggi i giovani", dice, "devono affrontare realta' drammatiche come la poverta', il razzismo, l'analfabetismo, la negazione dei diritti civili in molti paesi. Lo sviluppo tecnico e scientifico ha aperto spazi sterminati all'esplorazione, e le nuove generazioni potranno utilizzarli al meglio. Non bisogna aver paura dell'informatica, perche' da sempre il progresso e' portatore di cultura e di democrazia. Occorre sfruttare le potenzialita' di Internet per metterle al servizio dei popoli piu' svantaggiati". E' anche grazie a discorsi come questi che Rita Levi Montalcini e' diventata una sorta di icona giovanile. Ogni sua apparizione nelle universita' e' accolta da festosi applausi. La sua presenza e' simbolo d'impegno umanitario, rivendicazione di valori condivisi, specchio di sapere profondamente laico, apertura di nuovi orizzonti, bandiera del cammino di emancipazione delle donne. Sensibile alle tragedie del Terzo Mondo, e battagliera nel promuovere la consapevolezza degli immensi benefici dell'istruzione, Rita si adopera soprattutto per la parte di umanita' che si dimostra ancora come piu' fragile, quella femminile. "E' impressionante che nel mondo ci siano 880 milioni di analfabeti. Bisogna dare alle donne la possibilita' di usare il cervello, insegnare loro a utilizzare gli strumenti dell'informatica. Adoperarsi in questa direzione e' un obbligo. La mia fondazione, di recente, ha attribuito 800 borse di studio alle donne africane nelle varie fasce di eta': prescolare, scolare, universitaria e post-universitaria. Per la componente femminile del genere umano e' giunto il tempo di assumere un ruolo determinante nella gestione del pianeta. La rotta imboccata dal genere umano sembra averci portato in un vicolo cieco di autodistruzione. Le donne possono dare un forte contributo in questo momento critico". E' cosi' ottimista sul genere femminile? Cosa risponde a chi sostiene che le donne occidentali, in ambito lavorativo, rischiano di assumere i peggiori vizi maschili? "Rispondo che quando si e' affamati da troppo tempo, e si ha la possibilita' di accedere a un cibo, lo si utilizza piu' di quando si e' sazi. Alla donna e' mancato tutto. Io ne so qualcosa. Mio padre aveva deciso che mio fratello doveva andare all'Universita', mentre le sue tre figlie erano destinate alle scuole femminili per affrontare il ruolo che spettava loro di future mogli e madri. Alla donna, da bambina, nell'era vittoriana, si insegnava ad essere graziosa e gentile. Che ingiustizia. Ne ho sofferto moltissimo". La propria infanzia, eta' ingenerosa, segnata dal rapporto col padre troppo autoritario, Rita se la ricorda bene. "Mi sentivo inferiore da ogni punto di vista, intellettuale e fisico. Intellettualmente il mio idolo era Gino, il fratello piu' grande, mentre Paola, la mia gemella, era molto portata per l'arte. Tra loro due ero come il brutto anatroccolo, perennemente giudicata e inibita da un padre severo, che mi incuteva timore. Ogni suo desiderio doveva essere esaudito. E' stato questo a farmi decidere di non sposarmi mai. Avevo tre anni quando ho pensato: da grande non faro' la vita che sta facendo mia madre. Mai avuto piu' alcuna esitazione o rimpianto in tal senso. La mia vita e' stata ricca di ottime relazioni umane, lavoro e interessi. Non ho mai sperimentato cosa volesse dire la solitudine". Il fatto di non avere avuto figli non le manca. Chiama "mio figlio" l'Ngf, sigla della proteina che stimola la crescita delle cellule nervose. E' la scoperta che l'ha condotta al Nobel. La storia e' nota: nonostante la sfiducia paterna, Rita studio' brillantemente a Torino, la sua citta', specializzandosi in neurobiologia e diventando l'assistente di Giuseppe Levi, "persona molto simile a mio padre per autoritarismo. Aveva un grande fascino su di me, anche se piu' dal lato umano che scientifico. I suoi metodi erano vecchio stile, ma ne ammiravo il valore morale e culturale". Poi Rita Levi Montalcini, con le leggi razziali, fu costretta a rinunciare al posto di assistente universitaria: non aveva neppure accesso alle biblioteche. Oggi afferma che l'essere ebrea non e' mai stato per lei motivo ne' di orgoglio ne' di umiliazione: "Non sono ortodossa, non vado mai in sinagoga. Sono totalmente laica, non ho ricevuto alcuna educazione religiosa. Mio padre ci diceva: siate liberi pensatori. Per me quello che conta, in una persona, non e' che sia ebrea o cattolica, ma che sia degna di rispetto. E sono convinta che non esistano le razze, ma i razzisti". Anche durante le persecuzioni razziali Rita continuo' a lavorare, allestendo un piccolo laboratorio nella casa in cui viveva, nell'astigiano. E dopo la guerra accetto' l'invito ad andare a proseguire le sue ricerche negli Stati Uniti. Fu nel 1951, alla Washington University di St. Louis, che la ricercatrice osservo' per la prima volta l'effetto esercitato dal trapianto di un tumore di topo sul sistema nervoso dell'embrione di un pulcino. Quel fenomeno, la cui scoperta le avrebbe fatto meritare il massimo riconoscimento per una scienziata, fu chiamato il "Nerve Growth Factor". "Ci arrivai con la fortuna e l'istinto. Conoscevo in tutti i dettagli il sistema nervoso dell'embrione e ho capito che quello che stavo osservando al microscopio non rientrava nelle norme. Una vera rivoluzione: andava, infatti, contro l'ipotesi che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni. Per questo decisi di non mollare". Se le si chiede del suo affetto piu' grande, torna con entusiasmo e commozione il nome di Paola, la sorella artista. La loro corrispondenza, documentata nel bellissimo epistolario di famiglia raccolto nel volume Cantico di una vita (Raffaello Cortina Editore), e' una vicenda emozionante di scambi, affinita', intrecci di affetto e pensiero. Arte e scienza come viaggi paralleli. Su Paola, dopo la sua morte, per rivendicarne la grandezza di artista ed esorcizzare il dolore della perdita, Rita scrisse un libro appassionato, Un universo inquieto (Baldini e Castoldi). L'apprendistato con Felice Casorati, l'isolamento nel dopoguerra, il passaggio al non-figurativo e all'astratto, l'approdo a tecniche non pittoriche e alle opere piu' recenti, strutture cinetico-luminose, di metallo e rame: tutto converge nel ritratto di una donna libera e schiva, che lavoro' svincolata dagli schemi. "Paola non e' stata valorizzata quanto meritava, ma a lei non importava nulla dei mercanti. Ora che e' scomparsa si moltiplicano i riconoscimenti. In giugno, a Roma, ci sara' una mostra delle sue opere. Ne seguiranno una a New York e un'altra a Los Angeles". "L'universo inquieto" di Paola ha conservato a lungo, per la scienziata, una componente misteriosa. "Quando vivevo in America, mi chiedevo se un mio rientro in Italia mi avrebbe dato modo di godere della sua vicinanza e di comunicare con lei. Mi domandavo se saremmo finalmente vissute vicine, godendo del vincolo affettivo che ci ha sempre legate, e se avrei avuto accesso al mondo da cui Paola attingeva la sua straordinaria capacita' creativa". Rita torno' in Italia, e Paola venne a vivere a Roma con lei. In seguito, nei lunghi anni di convivenza, Rita senti' di aver superato quella barriera. Perche', come nel cammino di arte e scienza, "due rette parallele si incontrano all'infinito". 3. MAURIZIO SCHOEPFLIN: EDITH STEIN, HANNAH ARENDT E SIMONE WEIL NEL CUORE DEL NOVECENTO (2002) [Dalla "Gazzetta del sud" del 20 aprile 2002 col titolo "Grandi pensatrici nel cuore del '900. Ricordando la Stein, la Arendt e Simone Weil". Maurizio Schoepflin (Firenze 1954), insegna filosofia nei licei e presso l'Istituto superiore di scienze religiose all'Apollinare di Roma; e' stato docente a contratto nella Facolta' di Scienze politiche della Libera universita' internazionale di studi sociali "Guido Carli" (Luiss) di Roma; ha tenuto cicli di lezioni presso la Facolta' teologica dell'Italia Centrale di Firenze. Collabora con vari periodici, tra cui: "Studi cattolici", "Radici cristiane", "Tracce", "Il Timone", "Jesus", "Letture"; con Radio Rai e col Portale web "Documentazione interdisciplinare di scienza e fede". Scrive sulle pagine culturali dei quotidiani "Avvenire", "Il Giornale", "Il Foglio", "Giornale di Brescia" e del settimanale "Toscana oggi". Tra le opere di Maurizio Schoepflin: Il "De magistro" di Sant'Agostino e il tema dell'educazione nel cristianesimo antico, Paravia, Torino 1994; Il "Fedone" di Platone e il problema dell'anima nel pensiero greco, Paravia, Torino 1995; Filosofi. Vita, opere e pensiero di tutti i grandi pensatori occidentali, Piemme, Casale Monferrato 1995; In itinere. Studi filosofici e altri saggi, Euroma La Goliardica, 1996; Via amoris. Immagini dell'amore nella filosofia occidentale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998; L'amore secondo i filosofi, Citta' Nuova, Roma 1999; (con Linda Seren), San Valentino di Terni. Storia, tradizione, devozione, Ocd, 2000; L'insegnamento della filosofia in Italia oggi, Leonardo da Vinci, 2001; Maurice Blondel. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002; La felicita' secondo i filosofi, Citta' Nuova, Roma 2003; Pensare da credenti. Ritratti di filosofi dell'Europa cristiana, Edizioni dell'Immacolata, Borgonuovo 2005; Piccolo dizionario dei filosofi, Solfanelli, 2006. Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta' Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Una delle novita' piu' importanti che hanno caratterizzato il panorama filosofico del XX secolo e' rappresentata dalla presenza di alcune figure di pensatrici capaci di apportare contributi di grande valore al millenario percorso del pensiero occidentale. Si tratta di contributi di notevole originalita', tra i quali, tuttavia, non sembra arbitrario scorgere alcune affinita' particolarmente suggestive. Se, per esempio, prendiamo in esame la testimonianza esistenziale e il messaggio piu' squisitamente filosofico di Edith Stein (1891-1942), Hannah Arendt (1906-1975) e Simone Weil (1909-1943), tre fra le piu' eminenti filosofe del Novecento, ci accorgiamo facilmente che la loro vita e la loro produzione speculativa presentano tratti comuni che, certo, non annullano quelle peculiarita' che fanno di ciascuna di queste intellettuali un'individualita' autonoma e ben definita, ma che comunque autorizzano una lettura sinottica della loro esistenza e della loro riflessione filosofica. Tali affinita' si sono realizzate intorno a tre grandi nuclei tematici che costituiscono al tempo stesso tre realta' fondamentali dell'esperienza dell'uomo contemporaneo: il primo nucleo e' quello in cui troviamo uniti l'intelligenza, il desiderio di comprendere e l'impegno della ricerca e dello studio; il secondo gravita attorno al valore della liberta'; il terzo riguarda il dramma del male e del dolore. In tempi non particolarmente favorevoli, Stein, Arendt e Weil, con atteggiamento innovativo e profetico, si dedicarono con tutte le forze allo studio: vivissimo e' in loro il desiderio di conoscere e di comprendere e altrettanto viva e' la consapevolezza che la condizione femminile non deve rappresentare un ostacolo alle loro legittime ambizioni intellettuali e - perche' no - accademiche. Molto significativo e', a questo proposito, il coraggioso atteggiamento tenuto da Edith Stein nei confronti del venerato maestro Edmund Husserl - vero e proprio nume della filosofia contemporanea -, che si dimostro' non particolarmente sensibile alle istanze della giovane assistente che aspirava a ottenere la libera docenza: la Stein rifiuto' una posizione universitaria di mera subordinazione, anche se poi accetto' di buon grado di assistere Husserl durante una grave malattia, dimostrando con cio' che l'autentica liberta' non esclude la dedizione. Ed e' proprio la dedizione spinta fino all'eroismo e al martirio a costituire la chiave interpretativa della breve vita di Simone Weil, la quale volle condividere la sofferenza degli ultimi e dei piu' poveri, morendo a soli trentaquattro anni in un sanatorio inglese, consumata dalle privazioni e da un'inestinguibile brama di solidarieta' e di compassione. La Weil, figlia di una famiglia borghese, per qualche anno fu docente di filosofia; a venticinque anni entro' in fabbrica in qualita' di manovale per sperimentare in prima persona la condizione operaia, lei che era rimasta amaramente delusa dagli stessi leader comunisti che, tutti presi dalle loro teorie, le apparivano ben lontani dalla concreta sofferenza dei lavoratori. Anche per l'esistenza della Stein, ebrea fattasi carmelitana col nome di Teresa Benedetta della Croce, il dolore rappresenta l'ultimo suggello: muore ad Auschwitz nel 1942, dopo aver squarciato le tenebre del lager con la luce della sua sovrumana serenita'; Giovanni Paolo II l'ha beatificata nel 1987 e dichiarata santa nel 1998. Sul terribile mistero del male ha indagato anche Hannah Arendt, pure lei ebrea, grande intellettuale capace di ritagliarsi uno spazio coraggiosamente originale all'interno della stessa comunita' ebraica. E una straordinaria autonomia di giudizio verra' mostrata dalla Arendt proprio nel momento in cui sara' chiamata a confrontarsi con l'opaca presenza del male. Ella, osservatrice, a Gerusalemme, al processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann, scrive alcune corrispondenze, poi raccolte in un volume eloquentemente intitolato La banalita' del male, che scatenano furiose polemiche, dal momento che l'autrice vi sostiene la tesi - si badi bene, non assolutoria! - secondo cui per fare il male non e' necessario essere malvagi, bensi' e' sufficiente essere burocrati obbedienti inseriti in un meccanismo che chiede di eseguire senza pensare. Proprio per questo la Arendt dedichera' un notevole impegno speculativo a delucidare le origini del totalitarismo e a indicare la strada per evitare che ci siano uomini che agiscono senza pensare. Dando prova di grande liberta' e profondita' intellettuale e manifestando una sensibilita' concreta per la sofferenza dell'umanita', tre donne hanno arricchito in modo del tutto particolare la filosofia del Novecento, lasciando al XXI secolo un'importante eredita' che chiede di non essere dimenticata o dispersa. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 195 del 19 luglio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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