Minime. 519



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 519 del 17 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Domani a Viterbo
2. "Redattore sociale": Violenze contro i rom
3. Giulio Vittorangeli: Ricordare il 19 luglio 1979
4. Minima un'aggiunta al testo che precede
5. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola
di pace"
6. Edward Said: Umanesimo
7. Ida Dominijanni presenta "D'amore e d'odio" di Maria Rosa Cutrufelli
8. Armando Torno presenta "Ragione" di Emanuele Cafagna
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. DOMANI A VITERBO

A Viterbo, venerdi' 18 luglio, presso le terme Carletti (di fronte al
Bulicame, tra la strada tuscanese e la strada terme) musica, poesia, teatro
e convivialita' dal tramonto all'alba per difendere la salute e l'ambiente,
per dire ancora una volta no al mega-aeroporto che devasterebbe per sempre
l'area termale del Bulicame, bene naturalistico e storico-culturale,
terapeutico e sociale, vera e preziosa risorsa di sviluppo per Viterbo,
citta' termale e citta' d'arte.
*
Inizio alle ore 18 con interventi di apertura, musica, materiali
d'informazione, convivialita'.
Alle ore 22: Antonello Ricci racconta "1932".
Di seguito: concerto per arpa di Andrea Sechi.
A seguire: concerto di Flavio e la sua orchestra - dance hall terme.
Per tutta la durata dell'iniziativa servizio di bioristoro.
*
L'iniziativa e' promossa dal Centro sociale autogestito "Valle Faul" di
Viterbo, in collaborazione con il Comitato che si oppone all'aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti.
*
Per ulteriori informazioni:
- Centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo: tel. 3315063980,
e-mail: csavallefaul at autistici.org, blog: csavallefaul.noblogs.org
- Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org, per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail:
antonella.litta at libero.it

2. ITALIA. "REDATTORE SOCIALE". VIOLENZE CONTRO I ROM
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 16 luglio 2008 - estratto dall'agenzia "Redattore sociale" -
col titolo "Accanimento contro i Rom: cento racconti, da venti campi" e il
sommario "La denuncia di una coalizione internazionale di Ong in un rapporto
presentato all'Osce"]

Violenze fisiche e verbali da parte delle forze dell'ordine, raid notturni,
perquisizioni non autorizzate, sgomberi senza preavviso, discriminazione
nell'accesso ai servizi pubblici. E' un lungo elenco di abusi e violazioni
dei diritti fondamentali quello contenuto nel rapporto "Security a la
italiana: fingerprinting, extreme violence and harassment of Roma in Italia"
risultato di una missione investigativa condotta a fine maggio da una
coalizione internazionale di organizzazioni non governative in una ventina
di campi, regolari e non, di Napoli, Roma, Milano, Torino, Brescia e
Firenze. La coalizione - di cui fanno parte l'organizzazione internazionale
Open Society Institute, il Center on Housing Rights and Evictions, lo
European Roma Rights Center e le ong rumene Romani Criss e Roma Civic
Alliance - con la collaborazione di attivisti indipendenti e ong italiane
(tra cui la Comunita' di Sant'Egidio), ha raccolto testimonianze di prima
mano, attraverso oltre cento interviste ad altrettanti membri della
comunita' rom residente in Italia. Ne emerge un contesto di ripetute
violazioni da parte delle autorita' italiane delle convenzioni
internazionali e delle direttive comunitarie in uno stato di emergenza -
sottolinea il documento presentato all'incontro sulle politiche per
l'integrazione di rom e sinti promosso il 10 luglio dall'Osce a Vienna -
alimentato dal clima politico e dai discorsi razzisti dei politici italiani
e, in particolare, da quelli della maggioranza al governo.
Una situazione in cui l'omicidio Reggiani del novembre scorso viene indicato
dagli stessi cittadini rom intervistati come uno spartiacque. E a cambiare,
secondo le testimonianze, e' stato prima di tutto l'atteggiamento delle
forze dell'ordine. Agli abusi e ai maltrattamenti da parte delle autorita'
di pubblica sicurezza denunciati dagli intervistati e' dedicata un'ampia
sezione del rapporto. "Stavo chiedendo l'elemosina in un quartiere della
periferia di Roma - si legge in una delle testimonianze trascritte - Sono
arrivati i poliziotti e mi hanno portato alla stazione di polizia. Ho
mostrato loro il mio passaporto rumeno ma mi hanno detto che il mio
passaporto era falso e che potevo essere arrivato dal Marocco. Si sono presi
i miei soldi e mi hanno detti di non tornare li' a elemosinare. Poi hanno
cominciato a picchiarmi, a calci e pugni. E sono andato avanti per 15-20
minuti". Non un caso isolato. Un altro giovane rom che viveva con la
famiglia in un accampamento nel quartiere romano della Tiburtina ha
denunciato di essere stato malmenato dagli agenti che lo avevano fermato a
un semaforo e condotto alla stazione di polizia. Dopo l'accaduto il giovane
e i suoi familiari hanno deciso di tornare in Romania. E in Romania, secondo
alcuni testimoni, sono tornate anche alcune delle famiglie sgomberate a
marzo dalla Bovina, a Milano, dove si erano stabilite dopo essere state
sgomberate dagli accampamenti costruiti sotto al ponte Bacula. I testimoni
di un altro sgombero, quello di Piazza Tirana, sempre a Milano, parlano di
attacchi da parte della polizia contro uomini e donne alcuni dei quali sono
stati portati in ospedale per le ferite riportate. Lo sgombero, ordinato dal
prefetto di Milano, prevedeva che i cittadini rom abbandonassero
immediatamente le baracche. Senza avere il tempo di raccogliere i propri
effetti personali che sono stati distrutti dopo lo sgombero. Il rapporto
parla di "eviction", sfratto, esproprio, avvenuto "in presenza di bambini
che sono stati testimoni di brutali attacchi contro i loro genitori (uomini
e donne) e della distruzione delle loro case".
Ma, secondo i racconti riportati nel documento, non ci sono solo le
ispezioni e gli interventi autorizzati. "I rom intervistati sottolineano -
si legge nel rapporto - che ufficiali di polizia conducono spesso raid
arbitrari nei loro campi e nelle loro case. Durante questi raid, gli agenti
fanno irruzione nelle case, senza autorizzazione ne' mandato di
perquisizione, in piena notte, e demoliscono le case e altre costruzioni
senza alcun ordine del tribunale. Spesso rifiutandosi di consentire agli
abitanti di raccogliere i propri averi". Una donna residente nel campo
romano Casilino 900, malata di cuore, ha denunciato che gli agenti le hanno
proibito durante un intervento di prendere i farmaci che si trovavano nella
sua baracca. "Quando la polizia ha distrutto il mio magazzino dove tenevo le
cose che vado a vendere al mercato, le mie condizioni sono peggiorate. Solo
dopo un'ora mi hanno lasciato prendere le medicine a casa. Dopo averle prese
mi sentivo molto debole e volevo sdraiarmi ma la polizia non me lo ha
permesso. Potevo solo stare seduta su una sedia".

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: RICORDARE IL 19 LUGLIO 1979
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Il XX secolo ci ha dato testimonianza del fallimento delle rivoluzioni, ad
iniziare da quella del 1917; del tradimento del socialismo, con il disastro
degli stati "comunisti" dell'Unione Sovietica e del suo blocco trasformati
in stati di polizia. Molti di quegli stati si sono poi disintegrati, e i
loro burocrati oggi riciclati servono il nuovo padrone con entusiasmo
grottesco.
"Quella Mosca convive dentro di me con l'arcipelago Gulag. Non mi conforta
che i libri neri siano una manipolazione, che ad archivi aperti i processi
politici risultino meno di cinque milioni e i fucilati meno d'un milione.
'Soltanto' cinque milioni. Mi si e' formata la convinzione che l'Urss sia
caduta esausta dopo la guerra e con l'ultimo Stalin, mai universalmente
detestato. E appena cominciava a respirare con lo sgangherato Chruscev era
scivolata nella stagnazione brezneviana e si era spenta assieme alle
generazioni che avevano avuto l'infanzia negli anni Trenta e la giovinezza
nella dismisura della guerra. L'Urss e' il requiem di Anna Achmatova, il
paese dove era tornata a morire Marina Cvetaeva. Non un delirio di
paranoici" (Rossana Rossanda, ne La ragazza del secolo scorso, Einaudi).
L'immagine che si e' voluta accreditare su scala mondiale dagli apparati
mass-mediatici delle ideologie dominanti e' che il fallimento dell'Unione
Sovietica, ha significato il fallimento di qualsiasi processo
rivoluzionario, per cui le nuove generazioni hanno sentito parlare di
comunismo solo come fonte di errori e di orrori.
Ma e' stato veramente cosi'? Tutte le rivoluzioni inevitabilmente sono
destinate sempre e comunque a divorare i propri figli?
In realta', se contestualizziamo l'azione delle coordinate reali in cui si
sono svolte, vediamo anche le profonde differenze storiche che le hanno
contraddistinte.
*
Prendiamo la rivoluzione sandinista del Nicaragua, che trionfava
inaspettatamente il 19 luglio del 1979. Quella rivoluzione, e prima ancora
quella cubana, nacque per essere diversa.
Molto si e' sacrificato quel popolo povero, intrepido e generoso, per
continuare a stare in piedi in un mondo di prostrati. Ma alla fine
l'imperialismo nordamericano ha inghiottito il Nicaragua sandinista.
L'ha sottoposto al blocco economico e militare, al controllo economico e
all'eversione organizzata dai suoi servizi segreti, al minamento dei porti,
ad una guerra non dichiarata, sanguinosa, sporca e contraria al diritto inte
rnazionale. Guerra, peraltro, condannata dal Tribunale Internazionale
dellíAia il 27 giugno 1986.
Dinanzi a tutto cio', il governo sandinista si vedeva costretto a prendere
misure limitate di difesa contro l'aggressione esterna e la reazione
interna. Ed ecco l'amministrazione Usa ergersi a difensore dei diritti
democratici conculcati dal "totalitarismo" e scatenare la sua potenza di
fuoco multimediale contro il governo sandinista. La liberta' di manovra del
Nicaragua dinanzi all'aggressione e' stata progressivamente ridotta e
annullata. Mentre strangolamento economico e bombardamento propagandistico
erodevano la base sociale di consenso del governo sandinista, le pressioni
militari e il terrorismo (alimentato da Washington) dei contras fiaccavano
la volonta' e la capacita' di resistenza.
Il risultato: elezioni - nel febbraio 1990 - in cui l'imperialismo ha potuto
far valere sino in fondo il suo strapotere militare, finanziario e
mediatico: gia' dissanguato e stremato, col coltello piu' che mai puntato
alla gola, il popolo nicaraguense ha deciso "liberamente" di cedere ai suoi
aggressori.
E' stato non gia' il trionfo della democrazia e dei diritti umani ma la loro
liquidazione: a livello internazionale si e' imposta la legge del piu' forte
mentre sul piano interno si e' assistito alla cancellazione dei diritti
economici e sociali. Umiliato e privato della sua dignita' nazionale, il
popolo nicaraguense vive oggi in larga maggioranza al di sotto della soglia
della poverta', mentre il Fronte Sandinista (anche se recentemente e'
tornato al governo) ha intrapreso la strada demoralizzante del proprio
harakiri etico.
E' una lezione che non deve essere persa di vista.
*
Non solo, bisogna conservare memoria e saper trasmettere, narrare, la storia
di popoli "dimenticati" che hanno fatto del proprio meglio per creare un
mondo piu' giusto e che continuano a resistere, anche se in forme diverse
dal passato.
Perche' se "un altro mondo e' possibile" qui e ora bisogna prima chiedersi
perche' hanno fallito le rivoluzioni precedenti: porre la domanda giusta,
significa trovare gran parte della risposta.

4. RIFLESSIONE. MINIMA UN'AGGIUNTA AL TESTO CHE PRECEDE

Cio' che ha provocato il fallimento di molte esperienze rivoluzionarie
novecentesche degenerate in totalitarismo e' stata l'incomprensione della
necessita' - assoluta necessita' - della scelta della nonviolenza, della
scelta di inverare tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, della
scelta di contrastare ogni ideologia militarista ed autoritaria e
maschilista che inevitabilmente riproduce oppressione e violenza.
Cio' che ha fatto grande la rivoluzione sandinista in cio' che di grande
essa all'umanita' ha recato e' stata proprio la scelta tendenziale della
nonviolenza. L'unico socialismo possibile e' quello dal volto umano. L'unica
rivoluzione necessaria e' quella che ad ogni essere umano reca non solo
astratta liberta' ma concreto aiuto e comune condivisione nell'inveramento
della dignita' e dei diritti di tutte e tutti e di ciascuna persona. Gli
esseri umani, lo scriveva lapidariamente gia' Aristotele, sono animali
sociali: insieme vivono, e riconoscersi debbono l'un l'altro rispetto e
solidarieta', l'un l'altro debbono recarsi aita.
Che la violenza imperiale (dei molti imperi che nella storia si sono
succeduti) abbia tante volte schiacciato i movimenti reali che hanno lottato
e lottano per affermare la dignita' umana di ogni essere umano non significa
che quella lotta non sia giusta, significa solo che l'umanita' ancora non ha
vinto, che la nostra patria e' ancora da venire: e tu affrettalo questo
avvento. Vi e' una sola umanita'. Vi e' una sola casa comune. La rivoluzione
socialista e libertaria, la rivoluzione dell'eguaglianza e della
solidarieta', della cura reciproca e della responsabilita' per il mondo, e'
ancora il nostro orizzonte.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

5. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009
"A SCUOLA DI PACE"
[Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via
Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure
3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito:
www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo]

E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace".
Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro
insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a
scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a
scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata,
piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice.
Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma
precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa
queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi
fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di
fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi
vivremo sicuramente meglio.
Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace.
Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli,
nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto
l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro
brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie.
I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a
fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa
dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i
colori) e pertanto piu' costosa.
Per ordini del diario scolastico 2008-2009:
- 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione)
- 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione)
- 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione)
- 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione)
- Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto
che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata.
Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2,
67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail:
info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it

6. RIFLESSIONE. EDWARD SAID: UMANESIMO
[Dal "Corriere della sera" del 7 maggio 2007 col titolo "Umanesimo...
Scopriamo le culture delle altre civilta'" e l'occhiello "Nel libro postumo
scritto dopo l'11 settembre, Edward Said critica l'eurocentrismo".
Edward Said, prestigioso intellettuale democratico palestinese, uno dei piu'
grandi umanisti del secondo Novecento, era nato a Gerusalemme nel 1935,
autore di molti libri, tradotti in 26 lingue, docente di letteratura
comparate alla Columbia University di New York, a New York e' deceduto il 25
settembre 2003. Dal sito della casa editrice Fetrinelli rirpendiamo la
seguente scheda: "Edward W. Said e' nato nel 1936 a Gerusalemme. Esiliato da
adolescente in Egitto e poi negli Stati Uniti, e' stato professore di
Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York.
Formatosi a Princeton ed Harvard, Said ha insegnato in piu' di
centocinquanta Universita' e scuole negli Stati Uniti, in Canada ed in
Europa. I suoi scritti sono apparsi regolarmente sul 'Guardian' di Londra,
'Le Monde Diplomatique' ed il quotidiano in lingua araba 'al-Hayat'. Nel suo
libro Orientalismo - pubblicato per la prima volta nel 1978 - ha analizzato
l'insieme di stereotipi in cui l'Occidente ha chiuso l'Oriente, anzi, l'ha
creato. Questo saggio ha conosciuto un successo mondiale ed e' piu' che mai
di attualita' perche' rievoca la storia dei pregiudizi popolari anti-arabi e
anti-islamici e rivela piu' generalmente il modo in cui l'Occidente ha
percepito 'l'altro'. Edward W. Said ha sempre lottato per la dignita' del
suo popolo e contro coloro che hanno demonizzato l'Islam. Ex socio del
Consiglio Nazionale Palestinese, fu un negoziatore 'nell'ombra' del
conflitto arabo-israeliano. A causa della sua pubblica difesa
dell'autodeterminazione palestinese, a Said e' stato impedito l'ingresso in
Palestina per molti anni. Si e' opposto agli accordi di Oslo ed al potere di
Yasser Arafat, che ha fatto vietare i suoi libri nei territori autonomi.
Conosciuto tanto per la sua ricerca nel campo della letteratura comparata
quanto per i suoi interventi politici incisivi, Said e' stato uno degli
intellettuali piu' in vista negli Stati Uniti. La sua opera e' stata
tradotta in quattordici lingue. E' morto a New York il 25 settembre 2003".
Tra le opere di Edward W. Said segnaliamo: Orientalismo, Bollati
Boringhieri, Torino 1991, poi Feltrinelli, Milano 1999; La questione
palestinese. La tragedia di essere vittime delle vittime, Gamberetti, Roma
1995; Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli, Milano 1995; Cultura e
imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente,
Gamberetti, Roma 1998; Tra guerra e pace. Ritorno in Palestina-Israele,
Feltrinelli, Milano 1998; Dire la verita'. La convivenza necessaria, Indice
internazionale, Roma 1999; Sempre nel posto sbagliato, Feltrinelli, Milano
2000; Fine del processo di pace. Palestina/Israele dopo Oslo, Feltrinelli,
Milano 2002; Il vicolo cieco di Israele, Datanews, Roma 2003; (con Daniel
Barenboim), Paralleli e paradossi. Pensieri sulla musica, la politica e la
societa', Il Saggiatore, Milano 2004; La pace possibile, Il Saggiatore,
Milano 2005; Umanesimo e critica democratica. Cinque lezioni, Il Saggiatore,
Milano 2007; Il mio diritto al ritorno. Intervista con Ari Shavit, "Ha'aretz
Magazine", Tel Aviv 2000, Nottetempo, 2007; Nel segno dell'esilio.
Riflessioni, letture e altri saggi, Feltrinelli, Milano 2008]

E' un fatto universalmente accettato che, mentre le discipline umanistiche
un tempo proponevano lo studio dei testi classici permeati di cultura greca,
latina ed ebraica, oggi un pubblico nuovo e piu' variegato, di provenienza
multiculturale, chiede e ottiene che si presti maggiore attenzione a una
galleria di personaggi e culture precedentemente negletti o inascoltati che
hanno invaso gli spazi incontestati precedentemente occupati dalle culture
europee. Persino i privilegi accordati a entita'-modello come l'antica
Grecia o l'Israele biblico sono stati oggetto di una revisione nel complesso
salutare, che ha notevolmente ridotto le loro pretese di originalita'...
Per studiosi e insegnanti della mia generazione, educati in modo
essenzialmente eurocentrico, il paesaggio e la topografia degli studi
umanistici risultano drammaticamente, e, credo, irreversibilmente, alterati.
T. S. Eliot, Lukacs, Blackmur, Frye, Williams, Leavis, Kenneth Burke,
Cleanth Brooks, I. A. Richards e Rene' Wellek vivevano in un universo
mentale ed estetico che era linguisticamente, formalmente ed
epistemologicamente radicato nel mondo dei classici europei e nordatlantici
della Chiesa e dell'impero, con le loro tradizioni, linguaggi e capolavori,
insieme a tutto l'apparato ideologico della canonizzazione, della sintesi,
della centralita' e della consapevolezza. Oggi a tutto questo e' subentrato
un mondo piu' variegato e complesso, pieno di contraddizioni e di correnti
antinomiche e antitetiche.
La visione eurocentrica era gia' stata mobilitata durante la guerra fredda,
e per questo risultava sempre piu' screditata; inoltre, per la mia
generazione di studiosi di formazione umanistica degli anni Cinquanta e
Sessanta, essa sembrava restare sempre, in maniera rassicurante, in secondo
piano, mentre in primo piano, nei corsi, in ambito accademico e nella
discussione pubblica, l'umanesimo veniva raramente sottoposto a uno studio
approfondito, ma sopravviveva nella sua magniloquente e indiscussa forma
arnoldiana. La fine della guerra fredda ha coinciso con una serie di
ulteriori trasformazioni che le guerre culturali degli anni Ottanta e
Novanta hanno in qualche modo rispecchiato: le lotte contro la guerra e la
segregazione all'interno, l'emergere, ovunque nel mondo, di un numero
impressionante di voci di dissenso in campo storico, antropologico, nella
ricerca femminista e delle minoranze e in altri settori marginali rispetto
ai filoni principali delle discipline umanistiche e alle scienze sociali.
Tutto cio' ha contribuito al lento, sismico mutamento della prospettiva
umanistica che ora, all'inizio del XXI secolo, e' sotto i nostri occhi.
Per fare solo un esempio: gli studi afroamericani, in quanto nuovo ambito
degli studi umanistici universitari (scandalosamente ostacolati o messi in
ombra), hanno avuto la capacita' di fare due cose contemporaneamente. In
primo luogo, hanno messo in discussione lo stereotipato e forse ipocrita
universalismo del classico pensiero umanistico eurocentrico, e, in secondo
luogo, hanno ottenuto il riconoscimento della propria rilevanza e urgenza
come componente fondamentale dell'umanesimo americano contemporaneo. Questi
due cambiamenti a loro volta hanno evidenziato come l'intera idea di
umanesimo, che aveva per tanto tempo fatto a meno delle esperienze degli
afroamericani, delle donne e di tutti i gruppi svantaggiati e
marginalizzati, avesse sempre basato il proprio potere su una concezione
dell'identita' nazionale che era, quanto meno, altamente selettiva e
riduttiva, ovvero limitata a un piccolo gruppo ritenuto rappresentativo
dell'intera societa', ma che in realta' non teneva conto di ampi segmenti di
essa, segmenti la cui inclusione avrebbe permesso di riprodurre piu'
fedelmente l'incessante flusso e a volte la spiacevole violenza delle
realta' dell'immigrazione e del multiculturalismo.
Il 1992, anno dei festeggiamenti per i cinquecento anni dello sbarco di
Colombo nelle Americhe, rappresento' l'occasione per un dibattito, sovente
corroborante, sui suoi effetti nonche' sulle atroci devastazioni qui
simboleggiate dal celebre evento storico. So che alcuni umanisti
conservatori hanno accusato questi dibattiti di violare la santita' di un
sedicente ambito spirituale, ma simili argomentazioni dimostrano solo, una
volta di piu', che per loro la teologia, non la storia, detta legge negli
studi umanistici. Non si deve dimenticare la frase di Walter Benjamin: ogni
documento di civilta' e' anche un documento di barbarie. E soprattutto gli
umanisti dovrebbero poter capire cosa significhi questa affermazione. Quindi
gli studi umanistici oggi si trovano a questo punto: viene chiesto loro di
prendere in considerazione tutto quello che, da una prospettiva
tradizionale, e' stato represso o deliberatamente ignorato.
Nuovi storici dell'Umanesimo classico del primo Rinascimento (David Wallace
per esempio) hanno per lo meno iniziato a esaminare le circostanze per cui
figure chiave come quelle di Petrarca e Boccaccio hanno potuto elogiare cio'
che e' "umano" pur senza mai sentire il bisogno di opporsi alla tratta degli
schiavi che aveva luogo nel Mediterraneo. Dopo decenni di celebrazioni dei
"padri fondatori" americani e di altre eroiche figure nazionali si comincia
a prestare attenzione alla loro equivoca relazione con la schiavitu', con
l'eliminazione dei nativi americani e con lo sfruttamento delle donne e
delle popolazioni che non possedevano terre. C'e' un filo che lega
strettamente queste figure un tempo occultate e il commento di Frantz Fanon:
"La statua greco-romana si sta sgretolando nelle colonie".
Oggi piu' che mai e' legittimo affermare che la nuova generazione di
studiosi di discipline umanistiche e' piu' in sintonia di qualsiasi altra
prima di essa con le energie e le correnti non europee, decolonizzate,
decentrate, di genere del nostro tempo. Ma, ci si potrebbe chiedere, che
cosa significa realmente questo? Innanzitutto significa che la critica e' il
cuore pulsante dell'umanesimo, la critica come forma di liberta' democratica
e pratica incessante di interrogazione e accumulazione del sapere, aperta
alle, piuttosto che negazione delle, realta' storiche che rappresentano il
mondo dopo la guerra fredda.

7. LIBRI. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "D'AMORE E D'ODIO" DI MARIA ROSA
CUTRUFELLI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente recensione apparsa sul settimanale "Alias" del 28
giugno 2008 col titolo "D'amore e d'odio, romanzo storico femminista. Il
novecento differente di Maria Rosa Cutrufelli".
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Maria Rosa Cutrufelli e' nata a Messina e vive a Roma, intellettuale
impegnata nel movimento delle donne, ricercatrice, saggista, narratrice,
giornalista, direttrice di "Tuttestorie", rivista di narrativa di donne.
Opere di Maria Rosa Cutrufelli: L'invenzione della donna, Mazzotta, Milano
1974; L'unita' d'Italia: guerra contadina e nascita del sottosviluppo del
Sud, Bertani, 1974; Disoccupata con onore. Lavoro e condizione della donna,
Mazzotta, Milano 1975; Donna perche' piangi, Mazzotta, Milano 1976; Economia
e politica dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980; Il cliente. Inchiesta
sulla domanda di prostituzione, 1981; Mama Africa. Storia di donne e di
utopie, Feltrinelli, Milano 1989; La Briganta, La Luna, Palermo 1990,
Frassinelli, Milano 2007; Il denaro in corpo, Marco Tropea Editore, Milano
1996; (a cura di), Nella citta' proibita, Marco Tropea Editore, Milano 1997,
Net, Milano 2003; Lontano da casa, Rai, 1997; Canto al deserto. Storia di
Tina, soldato di mafia, Longanesi, Milano 1994, Tea, Milano 1997; Il paese
dei figli perduti, Marco Tropea Editore, Milano 1999; Giorni d'acqua
corrente. Quando la vita delle donne diventa racconto, Pratiche Editrice,
Milano 2002; Terrona, Citta' Aperta, Troina (En) 2004; La donna che visse
per un sogno, Frassinelli, Milano 2004; D'amore e d'odio, Frassinelli,
Milano 2008]

C'e' un'estraneita' femminile dalla Storia che la generazione femminista
degli anni Settanta ha sfidato, rileggendola e reinterpretandola. Non
esclusione o marginalita' o minorita', ma presenza differenziale: differente
modo di abitarla, giudicarla, raccontarla. Non sempre abbiamo vinto la
sfida: spesso la Storia torna a sfilarcisi di mano, le parole mancano, il
giudizio recalcitra, la lateralita' ci seduce. Talvolta invece la differenza
gioca e vince.
In D'amore e d'odio, l'ultimo suo romanzo (Frassinelli, pp. 465, euro 18),
Maria Rosa Cutrufelli accetta la sfida piu' alta per una scrittrice, quella
del romanzo storico, gioca e vince. Non e' la prima volta: gia' nel romanzo
precedente, La donna che visse per un sogno, ricostruendo la vita di Olympe
de Gouges l'autrice si era misurata con l'impronta femminile nella Storia.
Stavolta pero' la prova e' piu' ardua, la storia essendo quella che noi e le
nostre madri, nonne, figlie, abbiamo direttamente vissuto, o che
direttamente ci e' stata raccontata: il nostro Novecento, in sette quadri,
sette tempi, sette protagoniste, sette voci narranti. Voci femminili e
maschili, perche' non c'e' separatezza femminile - anche se spesso tocca
alle donne separarsi, dagli amanti, dalle radici, dalle illusioni politiche,
mai per ripiegare pero', bensi' per prendere il largo, quasi a ribaltare il
mito di Ulisse e Penelope, e rilanciare la scommessa con la vita.
Il Novecento, scrisse una volta Angelo Putino, si apri' con una mutazione
della specie: donne dappertutto, nelle strade, nelle fabbriche, nelle
scuole, dove prima non erano; cambia il panorama, comincia, appunto,
un'altra Storia.
Non ci sara' piu' riparo dagli eventi mainstream: le donne li abitano e li
muovono, e il loro sguardo non e' piu' corto ma piu' lungo, penetra la
Storia con le storie, la politica con la quotidianita', le ideologie con i
sentimenti, l'utopia con la trasformazione di se'. Cutrufelli rilegge il
secolo con questo stesso sguardo, si mette sulle tracce di questa mutazione.
Sette tempi: 1917, la Grande guerra; 1922, il fascismo; 1946, la Repubblica
e la ricostruzione; 1972, la rivoluzione senza la Rivoluzione; 1989, il
nuovo ritmo del mondo senza Muro; 1994, le disillusioni del Progresso; 1999,
l'addio al secolo che non smettera' di non passare. Sette protagoniste: Nora
ed Elvira, due sorelle nella Torino operaia e socialista degli anni Dieci e
Venti, e poi le loro figlie, nipoti e pronipoti, Isa, Leni, Carolina, Sara,
Delina. Non si pensi pero' a un romanzo familiare: nulla di piu' lontano.
Non e' il sangue ma la Storia a decidere le continuita' e gli strappi, gli
incontri e le separazioni, i trasferimenti e i ritrovamenti. La guerra
decide il destino di Nora, il fascismo quello di Elvira, il '68 e il '77
quello di Leni e della sua amica Miriam, l'89 quello di Carolina; ma niente
e' automatico, e mai un personaggio scade nel prototipo o nell'idealtipo.
C'e' la Storia infatti, e c'e' il caso, o per meglio dire non c'e' Storia
senza il caso, e non c'e' azione soggettiva se non a questo incrocio fra
Storia e caso. "Tutte le cose - si legge a un certo punto in uno dei brevi
intermezzi tra i sette quadri - sono depositi di infinite possibilita'. Ogni
cosa contiene il fantasma di cio' che non e' e invece poteva essere, la
fantasia di cio' che forse sara' o al contrario non sara' mai e che
nondimeno lascia una traccia luminosa di se'": le eroine del romanzo danno
forma alla loro esistenza muovendosi fra queste eventualita' e prendendosi
il rischio della liberta', negli anni Venti sotto il fascismo come negli
anni Settanta in democrazia.
Sostenuta da una mole evidente di lavoro d'archivio, la narrazione corre non
solo nel tempo ma anche nello spazio: la genealogia di Cutrufelli si
distende lungo tutta la penisola, da Torino a Siracusa e da Roma a Bologna,
non senza qualche incursione in quella America di cui solo chi viene dal
Sud, come l'autrice che e' siciliana, conosce la familiarita' costruita nel
corso del tempo dalla rotta dell'emigrazione transoceanica.
Fatti e luoghi sono narrati con la stessa precisa ed evocativa puntualita':
i corpi massacrati che arrivano dal fronte all'ospedale di Borca di Cadore
come i corpi che si dispongono al consumo nella Roma povera ma bella del
secondo dopoguerra; le mosse circospette della clandestinita' sotto il
regime come l'autoreclusione dei militanti "duri" degli anni Settanta.
Talvolta infatti le stesse cose ritornano, diverse, di generazione in
generazione: il libro e' anche una genealogia politica della sinistra
italiana, della sua grandezza e dei suoi tic, della sua centralita' in un
paese che senza di essa non sarebbe mai diventato un paese e tuttora rischia
di perdere se stesso.
Ritorna anche e si trasforma, di generazione in generazione, l'amicizia fra
donne, che salda ciascuna delle storie raccontate e tesse come un filo
invisibile e tenace la trama della Storia piu' grande. All'origine della
genealogia c'e' una coppia di sorelle, la prima voce narrante e' di un'amica
a un'amica e racconta di un'altra amica; il quarto tempo, Bologna 1972, e'
la storia di un'amicizia fra due donne; il quinto, Berlino 1989, quella di
un amore fra due donne. Le figure maschili sono molte e di rilievo, ma di
decennio in decennio si allenta il legame con loro delle protagoniste,
dall'amore coniugale eternizzato all'amore disilluso di chi scopre che tutto
si e' condiviso "tranne il senso della vita", allo spostamento del desiderio
dall'altro all'altra che avviene senza traumi, come un impercettibile
scivolamento perfino autorizzato dalle madri. Siamo alla fine degli anni
Ottanta, il secolo delle donne ha macinato molta liberta'. Ma di nuovo,
sbaglierebbe chi pensasse a un romanzo agiografico, o a uno spostamento
dalle magnifiche sorti e progressive della sinistra a quelle femministe: la
lezione del Novecento sta nell'averle dichiarate chiuse per tutti e per
tutte, e l'autrice lo sa.
Nella chiusa, magistrale, del romanzo, di nuovo le stesse cose ritornano:
nell'odore del naufragio di una nave di immigrati, Delina rivive l'odore
dell'internamento nel campo di concentramento di Ferramonti (una perla
storica del libro, con pagine di rara pregnanza). "D'un tratto era dentro il
mio naso, acre come allora: sapeva di fatica e di rabbia, di speranza e
umiliazione, di pazzia, di vita che sbatte contro un filo spinato. E adesso
arrivava a folate da ogni angolo del Mediterraneo, dalle coste dell'Africa,
dai Balcani, dalle rotte asiatiche... Non ci lascera' in pace, l'odore del
vecchio secolo". Non ci lascera' in pace, no. Ma ci ha lasciato molti doni.

8. LIBRI. ARMANDO TORNO PRESENTA "RAGIONE" DI EMANUELE CAFAGNA
[Dal "Corriere della sera" del 16 luglio 2008 col titolo "Ragionare sulla
Ragione. Ovvero filosofare" e il sommario "Una monografia di Emanuele
Cafagna inaugura la nuova collana del Mulino".
Armando Torno (Milano, 1953), giornalista culturale, saggista, editorialista
del "Corriere della sera". Tra le opere di Armando Torno: Mirabilia.
Itinerari bibliografici dal XV al XX secolo, Bocca, 1983; La peste di
Milano, Rusconi, 1987, 1998; (con Pierangelo Sequeri), Divertimenti per Dio.
Wolfgang Amadeus Mozart, Piemme, 1991; Pro e contro Dio. Tre millenni di
ragione e di fede, Mondadori, 1993; Senza Dio? Due secoli di riflessioni tra
speranza e negazione, Mondadori, 1995; Mozart a Milano, La Vita Felice,
1996, Mondadori, 2004; La truffa del tempo, Mondadori, 2000; (con Carmelo Di
Gennaro), La Scala nell'eta' di Verdi, Il Polifilo, 2001; Le virtu'
dell'ozio, Mondadori, 2002; La moralita' della violenza. Considerazioni sul
male della storia, Mondadori, 2003; Quel che resta di Dio. Cinque percorsi
alla ricerca della fede, Mondadori, 2005; Il gioco di Dio. Dodici storie
della Bibbia, Mondadori, 2007; Arturo Benedetti Michelangeli. Un incontro,
Morcelliana, 2007.
Emanuele Cafagna insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea
presso l'Universita' "Gabriele d'Annunzio" di Chieti-Pescara. Opere di
Emanuele Cafagna: La liberta' nel mondo. Etica e scienza dello Stato nei
Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel, Il Mulino, 1998; Ragione, Il
Mulino, 2008]

Anche se la ragione occupa una spazio della massima importanza nel dibattito
filosofico di tutti i tempi, non e' semplice definire cosa sia stata e cosa
oggi intendiamo con questa parola. Da Eraclito a Hegel, da Descartes ad
Heidegger, dall'uso che ne fecero Platone o Voltaire a quello dei
positivisti, si puo' dire che ogni pensatore o corrente ha lasciato le sue
definizioni, o quanto meno l'interpretazione che ha ritenuto piu' opportuna.
Emanuele Cafagna, nella nuova collana edita dal Mulino "Lessico della
filosofia", con la monografia intitolata Ragione (pp. 224, euro 13) offre
l'inventario dei concetti e delle sfumature che ne caratterizzarono la
storia. Il saggio, interessante e informato, comincia con un'efficace
espressione: "Quando diciamo 'ragione' il nostro linguaggio si carica di
filosofia". D'altra parte, ricostruirne le avventure equivale a toccare i
punti nevralgici del pensiero dell'uomo. Se agli albori della civilta' greca
la ragione trova lentamente forma nelle prime speculazioni, oggi sembra
quasi che voglia prendersi un congedo da alcuni assunti della tradizione.
In mezzo ci siamo noi, con le eterne domande che assillano le nostre
ricerche e con il continuo bisogno di risposte. Le quali devono essere
verificate, soprattutto nell'era della comunicazione informatizzata, con
strumenti come questo "Lessico della filosofia", collana che ha gia' edito
tre volumi: oltre il testo di Cafagna, e' uscito Mario De Caro con la
monografia dedicata all'Azione, quindi Guido Bonino con
Universali/Particolari.
Sono libri che si affiancano alla serie di Guida "Parole chiave della
filosofia" (dove Giovanni Casertano ha pubblicato Morte) e riprendono il
testimone culturale della compianta editrice Isedi. La quale negli anni
Settanta avvio' la prima collana "laica" (si chiamava "Enciclopedia
filosofica") di questo genere, dove figuravano monografie quali Segno di
Umberto Eco o Arte di Dino Formaggio.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 519 del 17 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it