Minime. 516



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 516 del 14 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Luigi Cancrini: La lezione di Primo Levi
2. Umberto De Giovannangeli: Bambini nell'inferno della guerra afgana
3. Peppe Sini: Agire, cioe' scegliere la pace con mezzi di pace
4. Luigi Gallo ricorda Fausto Concer
5. Paolo Di Stefano ricorda Maria Corti (2002)
6. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola
di pace"
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. LUIGI CANCRINI: LA LEZIONE DI PRIMO LEVI
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 7 luglio 2008 col titolo "La terribile
attualita' di Primo Levi" ed in risposta alla seguent lettera del lettore
Giancarlo Rossi: "Caro Cancrini, per attenuare lo scoramento da sconfitta
elettorale, mi era stata davvero utile la tua severa riflessione su
'Giacobini e sanculotti' ('L'Unita'' del 28 aprile 2008) e mi sono anche
difeso da incursioni di sdegno o ribrezzo, evitando accuratamente ogni
telegiornale. Ma imprudentemente ieri ho ripreso in mano, dopo vent'íanni, I
sommersi ed i salvati di Primo Levi ed alcune considerazioni sulla 'zona
grigia' mi hanno precipitato di nuovo nell'amarezza. Cio' che infatti allora
lessi come una lucidissima narrazione di fatti accaduti, oggi mi appare
pieno di forza profetica e di ammonimenti per il futuro! E ne sono
angosciato. Vorrei proporre quattro brevi stralci ai lettori: i primi due si
attagliano gia' ora al nostro presente; il terzo ad un futuro, di cui
vediamo i prodromi. '... era ben visibile in lui... la sindrome del potere
protratto e incontrastato: la visione distorta del mondo, l'arroganza
dogmatica, il bisogno di adulazione, l'aggrapparsi convulso alle leve del
comando, il disprezzo delle leggi'. '...incredibilmente, e' avvenuto che un
intero popolo civile... seguisse un istrione la cui figura oggi muove al
riso...'. 'La violenza... e' sotto i nostri occhi... Attende solo il nuovo
istrione... che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta
e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una
futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere,
da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti
razziali'. Ma perche' e' cosi' difficile arginare la 'libidine di potere' e
la pulsione a prevaricare il prossimo, che si ripropone sempre nella storia
degli uomini?".
Luigi Cancrini, nato a Roma nel 1938, psichiatra, docente universitario,
fondatore nel 1970 del Centro studi di terapia familiare e relazionale di
Roma, gia' pubblico amministratore con rilevanti incarichi e parlamentare,
protagonista delle esperienze maggiori del rinnovamento dei servizi sociali
e sanitari e della cultura medica, psichiatrica, del servizio sociale. Dal
sito www.luigicancrini.it riprendiamo la seguente scheda: "Luigi Cancrini,
psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e sistemica, ha
fondato negli anni Settanta una fra le piu' importanti scuole di
psicoterapia del nostro paese: il Centro Studi di Terapia Familiare e
Relazionale del quale e' presidente. La sua attivita' si e' sviluppata
inizialmente nel clima delle battaglie culturali contro l'emarginazione del
diverso nelle scuole (le classi differenziali e speciali), nella psichiatria
(gli ospedali psichiatrici), nel campo delle dipendenze patologiche e dei
comportamenti antisociali (il carcere). Di queste condizioni egli ha
continuato ad occuparsi collegando le manifestazioni della diversita' al
disagio della persona e tentando soprattutto di allargare i confini
tradizionali della pratica psicoterapeutica: sul piano culturale
contrastando una corsa pericolosa alla psichiatrizzazione farmaceutica e/o
drogata del disagio; sul piano legislativo affermando il diritto di tutti
alle cure psicoterapeutiche. L'attivita' politica si e' sviluppata dal 1968
in poi all'interno del Pci. Fra le responsabilita' piu' importanti ci sono
state quelle di consigliere e di assessore regionale del Lazio, di
responsabile nazionale per le tossicodipendenze e per la psichiatria, di
ministro del "governo ombra" di Achille Occhetto. E' stato rappresentante
del Parlamento Europeo nell'Osservatorio europeo per le tossicodipendenze di
Lisbona dal 1994 al 1999 e direttore dell'Osservatorio nazionale sulle
tossicodipendenze dal 1998 al 2001. Dal 1995 e' direttore scientifico delle
Comunita' Terapeutiche di Saman e dal 1998, del Centro di Aiuto al Bambino
Maltrattato e alla Famiglia. Negli ultimi due anni ha pazientemente lavorato
per trasferire nella preparazione e nella discussione dei provvedimenti
legislativi in esame presso la Commissione Affari Sociali della Camera e
nella Commissione Bicamerale per l'Infanzia, di cui e' stato vicepresidente,
l'esperienza legata all'incontro con la  passione e la capacita' dei gruppi
di professionisti che operano fra mille difficolta' nei servizi per la
salute mentale e per la tossicodipendenza, nei servizi sociali dei Comuni e
nelle scuole, nelle carceri e negli Ospedali psichiatrici giudiziari.
Difendendo in particolare il ruolo del personale sanitario non medico
(psicologi, educatori, assistenti sociali) nello sviluppo di attivita' che
sono per loro natura multidisciplinari. E' autore di lavori scientifici fra
i quali Bambini diversi a scuola (1974), Quei temerari sulle macchine
volanti (1982), Date parole al dolore, con Stefania Rossini (1996), Lezioni
di psicopatologia (1997), La luna nel pozzo (1999), La psicoterapia:
grammatica e sintassi (2002), Il vaso di Pandora, con C. La Rosa (2002),
Schiavo delle mie brame (2003), L'oceano borderline. Racconti di viaggio
(2006). E' inoltre direttore responsabile di due pubblicazioni scientifiche
quali: 'Ecologia della mente' e 'I quaderni di Saman'". Tra le opere
principali di Luigi Cancrini: (con N. Ciani), Schizofrenia dalla
personalita' alla malattia, Il Pensiero Scientifico Editore, 1969, 1984;
(con M. Malagoli Togliatti e G.P. Meucci), Droga. Chi come perche' e
soprattutto che fare?, Sansoni, Firenze 1973; (a cura di), Esperienze di una
ricerca sulle tossicomanie giovanili in Italia, Mondadori, Milano 1974,
1984; Bambini diversi a scuola, Boringhieri, Torino 1974, 1989; Verso una
teoria della schizofrenia, Boringhieri, Torino 1975; (con M. Malagoli
Togliatti), Psichiatria e rapporti sociali, Editori Riuniti, Roma 1976;
Tossicomanie, Editori Riuniti, Roma 1980; Quei temerari sulle macchine
volanti, La nuova Italia scientifica, Roma 1982; (con F. Mazzoni, D.
Costantini), La guarigione nelle tossicomanie giovanili, Il Pensiero
Scientifico Editore, Roma 1984; Quattro prove per l'insegnamento della
psicoterapia, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1984; (con E. Guida),
L'intervento psicologico nella scuola, La Nuova Italia Scientifica, Roma
1986; Dialoghi col figlio, Editori Riuniti, Roma 1987; Psicoterapia:
grammatica e sintassi, La nuova Italia scientifica, Roma 1987; (con C. La
Rosa), Il vaso di Pandora. Manuale di psicoterapia e psichiatria Nuova
Italia Scientifica, Roma 1992; La casa del guardamacchine e altre storie,
Bollati Boringhieri, Torino 1993; W Palermo viva, La Nuova Italia
Scientifica, Roma, 1993; Date parole al dolore, Frassinelli, Milano 1996;
Lezioni di psicopatologia, Boringhieri, Torino 1997; L'amore nevrotico.
Saggio su "una vita" di Guy de Maupassant, EduP, Roma 1998; La luna nel
pozzo, Cortina, Milano 1999; Schiavo delle mie brame, Frassinelli, Milano
2003; Guida alla psicoterapia, Editori Riuniti, Roma 2004; L'oceano
borderline. Racconti di viaggio, Cortina, Milano 2006.
Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel
1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto,
fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita'
umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di
sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu'
alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi:
fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La
ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti
presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora
incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di
Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La
chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il
fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo
Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due
volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere
su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano
1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994;
Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini,
Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992;
Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica,
Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere,
Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia,
Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta,
Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di
Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di
Primo Levi, Mursia, Milano 1976]

La prima cosa che mi viene da rispondere e' che una responsabilita'
particolarmente importante e' quella di chi, potendolo, non reagisce come
dovrebbe. Dei giornali e dei telegiornali che riferiscono le opinioni di
Maroni sui bambini rom e quelle di Alfano sulla possibilita' di sospendere i
processi come se fossero opinioni rispettabili espresse all'interno di un
dibattito fra persone civili. E' nel momento in cui delle idee eversive o
razziste vengono presentate come delle idee normali, infatti, che il
razzismo e l'eversione trovano diritto di cittadinanza nel quotidiano di chi
le ascolta. Quello che si decide nei talk show televisivi e sulle primi
pagine dei giornali e' in realta', oggi, l'insieme delle cose che si possono
dire o non dire (e dunque insegnare e dunque praticare). Con conseguenze che
a volte sono drammatiche.
Riflettiamo per un attimo ancora sulla schedatura dei bambini rom. Ho gia'
discusso su questo giornale l'assurdita' di un ragionamento che ne parla
come di una misura utile per tutelarli. Quello che vorrei segnalare qui,
tuttavia, e' il modo in cui di questo problema si e' parlato nei
telegiornali: di seguito proponendo, senza che il giornalista prendesse
posizione l'opinione di "Famiglia cristiana" ("il provvedimento e'
indecente") e quella di Maroni ("e' un provvedimento di tutela") oppure
quella di un Commissario Europeo ("il procedimento e' inaccettabile") e
quella di Maroni ("il provvedimento e' in linea con la legislazione
europea"). Raccontato in questo modo, il fatto di cui si parla si perde nel
magma indistinto delle comunicazioni politiche: su cui e' normale che si
esprimano opinioni diverse di cui il giornalista deve dare conto con uguale
rilievo (la par condicio). Liberando se stesso dal dovere di prendere
posizione e lasciando il telespettatore solo con i suoi pregiudizi (della
serie "Maroni e' un leghista" o della serie "i Rom sono cattivi"). Lasciando
ai colleghi della carta stampata (la cui posizione e' chiara fin dal nome
del giornale per cui scrivono) il compito di sottolineare l'importanza di
una delle posizioni e l'incivilta' dell'altra. Con il risultato finale,
pero', di collocare la scelta di Maroni nel novero delle opinioni politiche
rispettabili.
Una copertina come quella di "Panorama", 4 luglio del 2008, in cui la foto
di un ragazzo rom piegato su una panca, il volto nascosto dalle mani
campeggia sul titolo "Nati per rubare" meriterebbe un'azione penale e una
sospensione della pubblicazione per qualche mese se qualcuno si preoccupasse
oggi di tutelare la dignita' delle persone che non hanno avvocati o
parlamentari alle loro dipendenze (e per la dignita', alla fine, della
stampa italiana). Questa copertina vergognosa non da' luogo a reazioni di
nessun tipo invece e potentemente veicola, dai parrucchieri e sulle spiagge,
l'idea stupida di chi continua a pensare che la moralita' dei comportamenti
dipende dall'etnia cui si appartiene.
Insisto su questo punto, caro Giancarlo, perche' credo che questo sia
davvero un elemento cruciale del processo di imbarbarimento per cui quello
che conta non e' il merito delle opinioni ma il "gradimento" di un pubblico
distratto, svogliato e terribilmente poco informato. All'interno di una
situazione in cui quello che sembra essere definitivamente venuto meno e' la
condivisione dei grandi principi cui si ispira la nostra Costituzione.
Nasce proprio da qui, a mio avviso, quella che Primo Levi chiama "la
sindrome del potere protetto e incontrastato" perche' la "visione distorta"
del mondo propria di chi ha responsabilita' di governo viene confermata ogni
giorno dagli adulatori (che mi danno ragione sempre, qualsiasi cosa io dica)
e dai detrattori (che lo sono ugualmente sempre, qualsiasi cosa io dica) e
perche' questo sentirsi immune dalle critiche di chi crede solo in se stesso
e' continuamente rinforzato dalla staticita' delle posizioni di chi informa
stando "con me o contro di me". Rinunciando al ruolo di osservatore
obiettivo e distaccato, quello che veniva definito un tempo "il quarto
potere" rischia di diventare uno strumento in piu' nelle mani di chi ha il
potere vero: politico ed economico. Instaurare una dittatura basata sul
consenso passa attraverso alcuni passaggi obbligati. Il primo di essi e'
quello di far passare l'idea per cui i provvedimenti che portano alla
dittatura sono normali (o legali). L'aiuto dei media e' fondamentale in
questa fase per costruire il mito di un istrione (o di un gruppo di
istrioni) capaci di "organizzare e di legalizzare la violenza dichiarandola
necessaria e dovuta". Sul modo in cui questa "marea di violenza" sia
collegata "all'intolleranza, alla libidine del potere, alle ragioni
economiche, al fanatismo religioso o politico e agli attriti razziali" Primo
Levi ha semplicemente ragione. Descrive in modo efficace quello che oggi
accade sotto i nostri occhi.

2. MONDO. UMBERTO DE GIOVANNANGELI: BAMBINI NELL'INFERNO DELLA GUERRA AFGANA
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 28 ottobre 2007 col titolo "Afghanistan,
storie di bambini all'inferno" e il sommario "Storie di bambini di strada,
di bambini-soldato reclutati a forza, di bambini costretti a trasformarsi in
kamikaze, di bambine costrette a subire abusi ed essere poi ripudiate da
mariti ottantenni. Sono le storie raccolte da 'Child Alert', rapporto
stilato da Martin Bell, ambasciatore Unicef per le emergenze umanitarie. Nel
rapporto un quadro angosciante: i bambini sono le prime vittime degli
attacchi suicidi".
Umberto De Giovannangeli e' giornalista e saggista, esperto conoscitore
della situazione mediorientale. Opere di Umberto De Giovannangeli: (con
Rachele Gonnelli, a cura di), Hamas: pace o guerra?, Nuova iniziativa
editoriale, Roma 2005; Terrorismo. Al Quaeda e dintorni, Nuova iniziativa
editoriale, Roma 2005.
Martin Bell, gia' corrispondente di guerra della Bbc, e' ambasciatore
dell'Unicef per le emergenze umanitarie]

Il primo diritto di un bambino e' il diritto alla vita, un diritto negato in
Afghanistan in misura sempre maggiore. Un grido d'allarme accorato. Una
ricostruzione documentata, con testimonianze angoscianti. Tutto cio' e'
"Child Alert", il rapporto sui bambini coinvolti nella guerra in Afghanistan
redatto da Martin Bell, ex corrispondente di guerra della Bbc, ambasciatore
dell'Unicef (l'agenzia per l'infanzia delle Nazioni Unite) per le emergenze
umanitarie. Durante una guerra, rileva Bell, i bambini possono trovarsi
sotto il fuoco incrociato piu' di qualsiasi altro gruppo, a eccezione degli
stessi combattenti. Sono curiosi e desiderosi di conoscere. Giocano per
strada e si assembrano nei luoghi affollati.
Sono particolarmente vulnerabili a due tecniche usate dai ribelli in Iraq e
poi in Afghanistan: gli attacchi suicidi e i congegni esplosivi
improvvisati, anche noti come "roadside bombs" (bombe collocate sul ciglio
della strade). Durante secoli di conflitti - nota nel rapporto
l'ambasciatore dell'Unicef - gli attacchi suicidi non sono mai stati usati
in Afghanistan, mentre adesso vengono impiegati regolarmente dai talebani e
altri gruppi, soprattutto contro veicoli militari e convogli internazionali.
Una caratteristica tipica degli attacchi ai convogli e' che fanno piu'
vittime tra i civili innocenti, soprattutto i bambini, che tra i bersagli
designati. I soldati sono armati, viaggiano in veicoli corazzati e sono
protetti dall'armatura. I bambini non hanno alcuna protezione. E' quello che
e' avvenuto - ed e' solo uno dei tanti episodi di sangue citati nel
rapporto - il 15 giugno 2007, a Tirin Kot, nella provincia di Urzugan: 12
bambini sono rimasti uccisi quando un kamikaze si e' schiantato con la sua
auto contro un convoglio militare nei pressi del cortile di una scuola.
Ma si puo' essere vittime in diversi modi. Un aspetto particolarmente
allarmante del conflitto in Afghanistan e' l'impiego dei bambini come
combattenti, come bambini soldato o come kamikaze. Il rapporto ricorda la
vicenda di Ahmed, un bambino di sei anni che indosso' un giubbotto esplosivo
convinto con l'inganno che "premendo un bottone avrebbe lanciato dei fiori".
Si e' salvato perche', confuso, chiese aiuto ai militari afghani. O il
tragico episodio, documentato da un video, di un bambino che decapita un
adulto, durante un'esecuzione compiuta dai talebani.
Si stima che in Afghanistan ci siano 60.000 bambini bisognosi e bambini di
strada, mentre le cifre della mortalita' infantile sono impressionanti: nel
2006 ogni giorno sono morti quasi 900 bambini sotto i cinque anni. I
programmi per il ritorno a scuola dei bambini, che avevano accelerato il
passo tra il 2002 e il 2005, si sono bloccati e, in alcune zone si e'
addirittura evidenziata un'inversione di tendenza.
Le bambine sono particolarmente colpite a causa degli attacchi dei ribelli
alle scuole femminili e alle alunne stesse. Nei primi sei mesi dell'anno ci
sono stati 44 attacchi a scuole. Secondo il ministero dell'Istruzione,
almeno un milione di bambine in eta' scolare, pari al 35% di tutte le
bambine, non sono iscritte a scuola.
"Nonostante i piani e le proposte, i progetti e i partenariati - e'
l'inquietante conclusione del rapporto "Child Alert" - i milioni di dollari
versati per gli aiuti allo sviluppo e il sostegno militare, e i molti Paesi
che lavorano e lottano per portare la pace e il progresso in Afghanistan, i
talebani si sono nuovamente rafforzati, la ribellione dilaga e l'insicurezza
si diffonde in tutto il Paese. Aumentano le scuole che chiudono e i bambini
che vengono uccisi. E le famiglie, soprattutto nelle province meridionali
piu' colpite dal conflitto, non possono essere raggiunte dagli aiuti
umanitari". Le ultime parole non vanno lasciate cadere nel vuoto. "E'
veramente il momento di agire o cedere".

3. AFGHANISTAN. PEPPE SINI: AGIRE, CIOE' SCEGLIERE LA PACE CON MEZZI DI PACE

In Afghanistan occorre la pace.
E la pace si realizza solo con mezzi di pace.
La guerra e il totalitarismo, il femminicidio e la mafia, il razzismo e il
terrorismo, sono uno stesso male.
Solo la pace costruisce la pace.
Solo salvando le vite si fermano le stragi.
Cessi la guerra, subito.
Cessi la guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista.
Cessi immediatamente la partecipazione militare italiana criminale e
illegale, che viola la legalita' costituzionale e il diritto internazionale;
e si impegni piuttosto l'Italia contro la guerra e le stragi, per salvare le
vite, per promuovere la convivenza nel rispetto dei diritti umani di ogni
persona, per costruire la pace con mezzi di pace.
La guerra e' nemica dell'intero genere umano.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

4. MEMORIA. LUIGI GALLO RICORDA FAUSTO CONCER
[Dal sito di Luigi Gallo (www.luigigallo.info) riprendiamo il seguente
ricordo di Fausto Concer.
Luigi Gallo (Merano, 1969), laurea in sociologia a Trento, consigliere
comunale a Merano, da anni lavora presso il Servizio Immigrati
dell'Odar/Caritas di Bolzano dove si occupa di problemi dei cittadini
migranti.
Fausto Concer, deceduto un anno fa, e' stato impegnato in varie esperienze,
particolarmente a Bolzano e a Bologna, per la pace, i diritti dei popoli, la
difesa della Costituzione, un'economia di giustizia e di solidarieta'; era ,
una persona preziosa, un amico sincero e un generoso ed acuto compagno di
lotte e di riflessioni; scrivevamo su questo foglio un anno fa: "Aveva molto
sofferto Fausto, e dalla sua sofferenza aveva tratto le conseguenze che ne
aveva tratto Giacomo Leopardi: il ripudio di ogni menzogna, la scelta della
solidarieta' con l'umanita' intera, un impegno morale e politico
appassionato ed insieme profondamente pensato, vigile, eroico: forza della
verita', opposizione alla violenza. Cio' che chiamiamo nonviolenza in
cammino"]

"L'essenza dell'ottimismo non e' soltanto guardare al di la' della
situazione presente, ma e' una forza vitale, la forza di sperare quando gli
altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che
tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non
lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a se'" (Dietrich
Bonhoeffer)
Un anno fa, il 15 luglio 2007,  ci lasciava Fausto Concer. Grande fu
l'emozione in citta' fra coloro che gli erano amici, che gli volevano bene.
Si piangeva il compagno, l'amico, il politico generoso e passionale, lo
studioso di filosofia ma soprattutto la persona che aveva saputo con la sua
vita e il suo corpo dimostrare il proprio coraggio, il proprio ottimismo di
fronte alla malattia che lo aveva colpito fin da ragazzo, l'amore pieno per
la vita.
Farne un ricordo non e' facile, perche' una morte lascia tante cose in
sospeso, dolorosamente  congelate nel nostro inconscio e nei nostri cuori. A
partire da quella consapevolezza, che maledettamente ci prende solo "dopo",
di non aver goduto appieno dei momenti passati insieme, di ogni minuto di
discussione e di confronto, di ogni sorriso; la consapevolezza postuma di
non essere stati presenti di piu' quando potevamo esserlo, quando il nuovo
male lo aveva colpito, mettendo alla prova i legami. Averla data vinta noi,
io, non Fausto, alla malattia che e' sinonimo di separazione e solitudine.
Per vigliaccheria, per paura.
Fausto mi manca. Ci manca. Anche per egoismo. Si', per egoismo. Perche' e'
una perdita per tutti noi non poter piu' godere della sua intelligenza
politica, del suo ottimismo lucido,  soprattutto in tempi come questi che
consideriamo cupi; dove la sconfitta delle nostre idee puo' lasciar vincere
in ogni singolo lo sconforto, la regressione individuale, l'abbandono.
Fausto non aveva attese messianiche, tutt'altro. E la sua passione politica
era mille miglia lontana dalle certezze stolte e disumane; era dialettico
come la filosofia che amava. Ma sapeva sempre guardare avanti. Mi manca,
perche' non posso piu' chiamarlo, sapere il suo parere o rincuorarci a
vicenda.

5. MEMORIA. PAOLO DI STEFANO RICORDA MARIA CORTI (2002)
[Dal "Corriere della sera" del 24 febbraio 2002 col titolo "La gioia di
inventare storie: l'altra sfida di un'accademica" e il sommario "Il progetto
al quale stava lavorando era una serie di racconti ispirati alle grandi
passioni: a partire da Paolo e Francesca".
Paolo Di Stefano, nato ad Avola (Siracusa) nel 1956, inviato del "Corriere
della Sera" e' stato capo delle pagine culturali. Laureato con Cesare Segre
all'Universita' di Pavia, ha debuttato nel giornalismo come responsabile del
"Corriere del Ticino" di Lugano. Ha lavorato per l'Einaudi, e per il
quotidiano "La Repubblica". Attualmente e' giornalista culturale del
"Corriere della sera". Tra le opere di paolo Di Stefano: Minuti contati,
Scheiwiller, 1990; (con Giulio Einaudi), Tutti i nostri mercoledi',
Casagrande, 2001; Tutti contenti, Feltrinelli, 2004.
Maria Corti (1915-2002), studiosa insigne della lingua e della letteratura,
docente universitaria, scrittrice. Dal sito della casa editrice Einaudi
riprendiamo la seguente scheda: "Maria Corti (Milano 1915-2002) filologa,
critica e scrittrice, ha vissuto tra Milano e Pavia dove ha insegnato per
molti anni Storia della lingua italiana e dove ha presieduto il Fondo
manoscritti di autori moderni e contemporanei. Ha ideato riviste culturali
come 'Strumenti critici', 'Alfabeta', 'Autografo'. Tra i suoi libri di
narrativa: L'ora di tutti (Bompiani, Milano 1996), Il ballo dei sapienti
(Mondadori, Milano 1966), Voci dal Nord Est (Bompiani, Milano 1986), Il
canto delle sirene (ivi, 1989), Cantare nel buio (ivi, 1991), Ombre dal
Fondo (Einaudi, Torino 1997), Catasto magico (ivi, 1999) e Le pietre verbali
(ivi, 2001). Le piu' importanti raccolte di studi di Maria Corti sono:
Metodi e fantasmi (Feltrinelli 1969; edizione accresciuta: Nuovi metodi e
fantasmi, 2001); Il viaggio testuale (Einaudi 1978); Dante a un nuovo
crocevia (Nuova Sansoni, 1981); La felicita' mentale. Nuove prospettive per
Cavalcanti e Dante (Einaudi 1984); Storia della lingua e storia dei testi
(Ricciardi 1989); I percorsi dell'invenzione. Il linguaggio poetico e Dante
(Einaudi 1993). Fra i suoi libri teorici: I principi della comunicazione
letteraria (Bompiani 1976; edizione aggiornata e accresciuta: Per
un'enciclopedia della comunicazione letteraria, 1998) e Scritti su
Cavalcanti e Dante (2003), libro che Maria Corti aveva consegnato
all'Einaudi due settimane prima di morire. Da segnalare infine un libro
intervista in cui Maria Corti parla di se' e delle sue passioni
intellettuali: Dialogo in pubblico, a cura di Cristina Nesi (Rizzoli 1995)".
Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente
scheda: "Maria Corti (Milano, 1915-2002) e' stata una filologa, critica
letteraria, scrittrice e semiologa italiana, una delle voci fondamentali
della cultura del Novecento. Morta prematuramente la madre, visse la sua
adolescenza prevalentemente in collegio, mentre il padre ingegnere lavorava
lontano in Puglia. S'iscrisse poi all'Universita' e consegui' due lauree: la
prima in lettere con una tesi sul latino medievale (Studi sulla latinita'
merovingia, relatore Benvenuto Terracini), la seconda in filosofia (relatore
Antonio Banfi). Per impellenti ragioni economiche e anche per la sua
passione all'insegnamento, incomincio' a lavorare come insegnante di scuola
media: prima a Chiari in provincia di Brescia, poi a Como, infine a Milano.
Contemporaneamente, svolgeva all'Universita' di Pavia un incarico di
assistente; il continuo spostarsi tra le varie sedi mise a dura prova il suo
fisico minuto. Nel suo primo romanzo Il trenino della pazienza (pubblicato
molto tardi e rimaneggiato nel 1991 con diverso titolo Cantare nel buio),
descrive i suoi continui viaggi da pendolare in terza classe, con gli
operai. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo una partecipazione
attiva alla Resistenza col gruppo di allievi di Antonio Banfi Maria Corti si
dedico' con entusiasmo alla carriera universitaria, spinta dallo stesso
Terracini a occuparsi di Storia della lingua italiana all'Universita' del
Salento e in seguito all'Universita' di Pavia, destinata a restare per
sempre la sua sede universitaria. Con alcuni colleghi dell'ateneo di Pavia
(Cesare Segre, D'Arco Silvio Avalle, Dante Isella), contribui' a fondare una
scuola di studi letterari particolarmente innovativa, denominata Scuola di
Pavia, legata alla tradizione filologica ma anche ai nuovi studi semiotici e
allo strutturalismo. Maria Corti fondo' fra l'altro il Fondo manoscritti di
autori moderni e contemporanei, nell'incredulita' del corpo docente e dei
collaboratori, sostenuta solo dalla sua grande volonta' e dalla sua sagacia
nel reperire i fondi (racconta queste vicissitudini nel libro Ombre dal
Fondo, 1997): un archivio di scritti, manoscritti e appunti vari, donati da
scrittori e poeti del Novecento, tra i quali all'apertura nel 1968 Eugenio
Montale, seguito da Romano Bilenchi e Carlo Emilio Gadda; attualmente la
Fondazione (che in Europa e' paragonabile solo al Fondo Marbach presso
Stoccarda) e' in possesso di scritti di valore inestimabile: da Mario Luzi a
Guido Morselli, da Alfonso Gatto ad Alberto Arbasino, da Italo Calvino ad
Anna Banti, da Indro Montanelli a Carlo Levi, da Umberto Saba a Amelia
Rosselli, da Giorgio Manganelli a Luigi Meneghello, da Antonio Pizzuto a
Paolo Volponi, da Goffredo Parise a Luigi Malerba. Si dedico' in particolare
allo studio della letteratura italiana contemporanea, proponendo un modello
di studi con l'edizione critica dell'opera di Beppe Fenoglio (1978). Sono
suoi alcuni importanti contributi teorici sulla semiotica letteraria: si
ricordano in particolare Nuovi metodi e fantasmi (Bompiani 2001), Principi
della comunicazione letteraria (Bompiani 1998) e Per una enciclopedia della
comunicazione letteraria (Bompiani 1986). Tra i romanzi viene ricordato in
particolare L'ora di tutti. Contemporaneamente non trascura la sua grande
passione per la storia medievale con i suoi saggi su Cavalcanti, Dante,
l'aristotelismo latino e l'influsso della cultura araba (Dante a un nuovo
crocevia, 1981; Percorsi dell'invenzione, 1993; La felicita' mentale. 1983).
La Corti non solo si dedico' all'insegnamento, ma per la scuola scrisse
diversi libri di testo: fra gli altri l'innovativa grammatica Una lingua per
tutti (1978), che elaboro' con alcuni giovani collaboratori; non va poi
dimenticato che nel suo dinamismo culturale fu in Accademica della Crusca,
fondo' e diresse riviste come 'Strumenti critici', 'Autografo' e 'Alfabeta'
e collaboro' per un periodo al quotidiano "La Repubblica". All'inizio del
2002 ancora attiva e lucida venne ricoverata all'ospedale San Paolo di
Milano in seguito a una crisi respiratoria, e il 22 febbraio mori'; la salma
venne tumulata nella tomba di famiglia a Pellio Intelvi il 25 febbraio.
Opere principali: a) narrativa: L'ora di tutti, Milano 1962; II ballo dei
sapienti, Milano 1966; Cantare nel buio, 1981; Voci del nord-est. Taccuino
americano, Milano 1986 e 2004; II canto delle sirene, Milano 1989; Catasto
magico, 1999; Storie, Lecce 2000; La leggenda di domani, Lecce 2007. b)
Saggistica: Metodi e fantasmi, Milano 1969, nuova edizione ampliata 1997;
(con Cesare Segre), I metodi attuali della critica in Italia, Torino 1970;
PrincÏpi della comunicazione letteraria, Milano 1976; II viaggio testuale,
Torino 1978 e 1991; Beppe Fenoglio. Storia di un 'continuum' narrativo,
Padova 1978; (con E. Manzotti e F. Ravazzoli), Una lingua di tutti, 1979;
Dante a un nuovo crocevia, 1981; La felicita' mentale. Nuove prospettive per
Cavalcanti e Dante, Torino 1993; Percorsi dell'invenzione. Il linguaggio
poetico e Dante, Torino 1993; Ombre dal fondo, 1997; Dialogo in pubblico,
1995 e 2001; Scritti su Cavalcanti e Dante, Torino, 2003; La lingua poetica
avanti lo Stilnovo. Studi sul lessico e sulla sintassi, 2005"]

"Com'e' breve quello che si fa, quando si e' vivi". Chissa' se Maria Corti
avra' pensato, nei suoi ultimi momenti, qualcosa di simile a quel che
penso', morendo, un suo personaggio. Maria Corti ha vissuto 86 anni, eppure
il suo tempo e' stato breve. Non per tutti lo e', ma per lei si'. Perche'
avrebbe potuto stare con noi ancora per molto, a scrivere, a pensare, a
riempire di entusiasmo i suoi amici parlando dei suoi progetti narrativi.
L'ultimo, che non vedra' mai la luce, era una serie di racconti sugli amori
finiti tragicamente, da Paolo e Francesca in poi. Non si stancava mai. Aveva
appena consegnato all'Einaudi un nuovo libro di saggi danteschi, pieni di
correzioni minutissime a margine.
Nel '62, quando usci' la sua prima opera narrativa, L'ora di tutti
(Bompiani), insegnava a Lecce e vedeva quei luoghi incantevoli con uno
stupore che non l'avrebbe mai abbandonata. Amava quel mare e quella gente,
ne parlava spesso. Gia' si rivelava, in quel racconto d'esordio, la voglia
di sperimentare forme sempre nuove. Era un libro coraggioso che utilizzava
il genere romanzo storico per stravolgerne la struttura, lasciando che a
narrare l'assedio turco di Otranto, nel 1480, e il conseguente sterminio di
pescatori fossero cinque voci diverse, quattro delle quali, accomunate da un
analogo afflato lirico, erano voci di vittime che sarebbero state sepolte
nell'ossario della Cattedrale. Ci fu chi parlo' di nuovo realismo. Giacomo
Debenedetti scrisse che quei conquistatori feroci erano anche i nazisti
tedeschi, una lettura che, mutatis mutandis, potrebbe proiettarsi anche
sull'oggi. Forse per questa potenzialita' simbolica, L'ora di tutti ha avuto
una grande fortuna di pubblico, fino a sfiorare le venti edizioni. Dal
profondo Sud al Nord nebbioso e metropolitano; dai luoghi dell'infanzia ai
paesaggi della maturita'.
Con Il ballo dei sapienti (1966) siamo in tutt'altro genere e ambiente: la
realta' scolastica e accademica milanese, in cui si consumano tre storie
parallele di coppia, tra frustrazione e successo, viene narrata in modo
vivace, mettendo in campo anche i nuovi gerghi pre-sessantottini (in parte
simili a quelli del liceo Beccaria, raccontati nell'ultimo libro, Le pietre
verbali, 2001).
Dovra' passare un ventennio per avere un nuovo testo creativo, Voci dal Nord
Est (Bompiani), dove si fa piu' evidente il tema del viaggio, gia' presente
nell'omerico pendolarismo tra centro e periferia del treno che riporta a
casa gli operai di Cantare nel buio (Bompiani, 1991, ma in parte scritto
negli anni Quaranta); motivo ricorrente anche nella produzione critica, in
forma metaforica: viaggio mentale, creativo, testuale. Qui si tratta di un
viaggio americano, con il racconto straordinario dell'antica villa di
Amherst, sul cui giardino la fantasia dell'autrice immagina la bianca veste
di Emily Dickinson e cerca di indovinare quale finestra corrisponda alla
stanza in cui la poetessa americana scriveva i suoi versi. Reportage?
Neanche per sogno. Forse divagazione nella memoria, prima ancora che
resoconto geografico-culturale; viaggio interiore, come quando la
protagonista Marta vola nei cieli dell'Illinois e guardando le nubi scorge
una "figurina di donna in pizzo nero", che somiglia alla delicata matrigna
dell'infanzia. E riflette: "La morte e' anche un amore che cammina
all'indietro".
Tre anni dopo, Il canto delle sirene (Bompiani, 1989), un nuovo viaggio:
epico-allegorico prima, storico poi, cronistico alla fine (questo si',
romanzo) la cui coralita' ricorda L'ora di tutti e anticipa un altro
viaggio, questa volta nell'oltretomba di un archivio o nei cieli della
memoria, che e' Ombre dal fondo (1997), una sorta di Spoon River della
letteratura italiana.
Si cammina ancora e sempre: con Catasto magico (Einaudi, 1999) si sale
sull'Etna e ci si inerpica per i millenari racconti che hanno formato la sua
archeologia stratificata: un intarsio di citazioni e di visioni, di
illuminazioni e di sogni. Anche qui un intreccio sperimentale di trame e di
voci.
E si cammina, in fondo, anche nelle Storie (2000), avanti e indietro, tra
diario e favola, tra documentario e memoria, tra realismo e magia, da Nord a
Sud, dal Medioevo all'oggi. Oggi che Maria Corti ha fatto il suo ultimo
viaggio, chissa' quali altri viaggi riuscira' a inventarsi. Perche' a volte
e' troppo breve quel che si fa da vivi.

6. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009
"A SCUOLA DI PACE"
[Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via
Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure
3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito:
www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo]

E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace".
Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro
insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a
scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a
scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata,
piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice.
Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma
precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa
queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi
fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di
fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi
vivremo sicuramente meglio.
Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace.
Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli,
nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto
l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro
brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie.
I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a
fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa
dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i
colori) e pertanto piu' costosa.
Per ordini del diario scolastico 2008-2009:
- 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione)
- 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione)
- 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione)
- 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione)
- Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto
che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata.
Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2,
67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail:
info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 516 del 14 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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