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Minime. 506
- Subject: Minime. 506
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 4 Jul 2008 00:35:00 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 506 del 4 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Umberto Eco: E' in pericolo la democrazia 2. "Azione nonviolenta" di luglio 2008 3. Enrico Piovesana: La strage di Chora 4. Luigi Cancrini: Dalla parte dei bambini 5. Mao Valpiana: Notizie vere, ma false 6. Ferdinando Fasce ricorda Rudolph J. Vecoli 7. Elena Loewenthal presenta "Storia del pregiudizio contro gli ebrei" di Riccardo Calimani 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. UMBERTO ECO: E' IN PERICOLO LA DEMOCRAZIA [Da molte persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo la seguente lettera indirizzata da Umberto Eco a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais e Pancho Pardi, promotori della manifestazione in dfesa della democrazia che si terra' l'8 luglio in piazza Navona a Roma. Umberto Eco e' nato ad Alessandria nel 1932, docente universitario, saggista, romanziere, e' probabilmente il piu' noto intellettuale italiano a livello internazionale. Tra le opere di Umberto Eco segnaliamo particolarmente Opera aperta, Diario Minimo (Mondadori), Apocalittici e integrati, La struttura assente, Trattato di semiotica generale, Il superuomo di massa (Cooperativa scrittori, poi Bompiani), Lector in fabula, Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi), I limiti dell'interpretazione, Il secondo diario minimo, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza), Sei passeggiate nei boschi narrativi, Cinque scritti morali, Kant e l'ornitorinco, La bustina di Minerva, Sulla letteratura, Dire quasi la stessa cosa, A passo di gambero, tutti editi presso Bompiani (ad eccezione di quelli diversamente segnalati). Opere su Umberto Eco: Teresa De Lauretis, Umberto Eco, La Nuova Italia, Firenze 1981; Renato Giovannoli (a cura di), Saggi su "Il nome della rosa", Bompiani, Milano 1985, 1999; AA. VV., Semiotica: storia, teoria, interpretazione. Saggi intorno a Umberto Eco, Bompiani, Milano 1992 (con una utile bibliografia di e su Eco); Roberto Cotroneo, Eco: due o tre cose che so di lui, Bompiani, Milano 2001] Cari amici, mentre esprimo la mia solidarieta' per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si e' sovente tentati di dimenticare: 1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare. 2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perche' questo e' il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora e' in pericolo la democrazia. Umberto Eco 2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI LUGLIO 2008 [Dal Movimento Nonviolento (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di luglio 2008 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. In questo numero: Energia nucleare? No e neanche grazie, di Mao Valpiana; Rinunciare ai manicomi come passo verso la liberazione nonviolenta. Trent'anni fa la legge Basaglia, intervista a Daniele Lugli di Elena Buccoliero; La storia di Antonio nella stagione dei diritti civili in psichiatria, di Alberto Trevisan; Tutto e' di tutti e tutto spetta a tutti (l'attenzione anche per i pazzi, nelle parole di Capitini), a cura di Daniele Lugli; Lanza del Vasto, profeta e testimone della nonviolenza come verita' divina, di Elisabetta Pavani; Una nuova prospettiva delle societa' civili mediterranee, di Caterina del Torto; L'alternativa mediterranea nel pensiero di Alexander Langer, di Daniele Lugli; La guerra non ti lascia piu'. I suicidi dei reduci americani, di Caterina del Torto; Il vero spirito del '68 nel movimento per la decrescita, di Giannozzo Pucci; La delicatezza della parola, di Sergio Albesano. Le rubriche: Educazione. Dal riconoscimento del conflitto all'esperienza della nonviolenza, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. Benzina. Sale il prezzo del litro, diminuisce il consumo. Ottimo, a cura di Paolo Macina; Servizio civile. Donare il proprio tempo per formarsi alla gratuita', a cura di Claudia Pallottino; Giovani. Dormire in pace su una panchina, a cura di Elisabetta Albesano; Per esempio. Le donne di Greenham Common che si opponevano al nucleare, a cura di Maria G. Di Rienzo; Servizio civile. Cresce il percorso culturale degli enti di servizio civile, a cura di Claudia Pallottino; Cinema. Siamo uomini o precari? Storie di ordinaria flessibilita', a cura di Enrico Pompeo; Musica. Voci per la liberta', premio Amnesty, a cura di Paolo Predieri; Libri. Sociologia di pace e rivoluzione nonviolenta, a cura di Sergio Albesano. Movimento. Esplorare il conflitto, un percorso nonviolento, a cura della redazione; Lettere. La festa degli Alpini, occasione di riflessione. In copertina: Tutto e' di tutti. Tutto spetta a tutti. In seconda: Diffusione di "Azione nonviolenta". In terza di copertina: Materiale disponibile. In ultima: L'ultima di Biani, Una piccola scoria radioattiva. * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo: an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 3. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: LA STRAGE DI CHORA [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del primo luglio 2008 dal titolo "Afghanistan, la strage di Chora" e il sommari "Il governo olandese assolve i propri ufficiali responsabili del massacro di 65 civili afgani". Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in qualita' di inviato] Dopo un anno di indagini, questa mattina il governo olandese ha reso noto che non ci sara' nessun procedimento per uso eccessivo della forza a carico degli ufficiali responsabili dell'uccisione di sessantacinque civili afgani nel corso della battaglia di Chora, in quanto "hanno agito nel rispetto delle regole d'ingaggio e delle Convenzioni di Ginevra". * Cannonate sparate alla cieca Tra il 15 e il 19 giugno del 2007, le truppe olandesi furono impegnate nella piu' grande offensiva militare mai sostenuta dalle forze armate di questo Paese dai tempi della guerra di Corea. Centinaia di soldati con il supporto dell'artiglieria pesante e dell'aviazione combatterono per tre giorni per espugnare la roccaforte talebana di Chora, nella provincia centrale di Uruzgan. Alla fine dei combattimenti, sul campo rimasero due soldati olandesi, sedici soldati dell'esercito afgano, una settantina di talebani e sessantacinque civili morti sotto i bombardamenti degli F-16 e degli elicotteri Apache olandesi, ma soprattutto sotto le cannonate a lungo raggio sparate alla cieca dai Panzer 2000. * Dure critiche ai comandi olandesi Il presidente afgano Hamid Karzai critico' le forze Nato olandesi parlando di un'operazione "inaccurata e male organizzata". Lo stesso comandante Isaf dell'epoca, il generale Usa Dan McNeill, critico' i comandi olandesi per aver usato l'artiglieria di lungo raggio senza truppe avanzate che dirigessero il tiro. I generali sotto accusa risposero che i Panzer 2000 non hanno bisogno di questo ausilio in quanto dotati di sofisticati sistemi satellitari di puntamento. Peccato che gli stessi siti militari olandesi riportino che il margine di errore sia comunque di 50 metri sul corto raggio e sul lungo raggio - come nel caso della battaglia di Chora - questa informazione sia addirittura "classificata". 4. RIFLESSIONE. LUIGI CANCRINI: DALLA PARTE DEI BAMBINI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 3 luglio 2008 col titolo "Dalla parte dei bambini. Anche rom" e il sommario "Difficile pensare a degli esperti che abbiano suggerito a Maroni di dire pubblicamente che il suo provvedimento e' rivolto alla tutela dei bambini rom". Luigi Cancrini, nato a Roma nel 1938, psichiatra, docente universitario, fondatore nel 1970 del Centro studi di terapia familiare e relazionale di Roma, gia' pubblico amministratore con rilevanti incarichi e parlamentare, protagonista delle esperienze maggiori del rinnovamento dei servizi sociali e sanitari e della cultura medica, psichiatrica, del servizio sociale. Dal sito www.luigicancrini.it riprendiamo la seguente scheda: "Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e sistemica, ha fondato negli anni Settanta una fra le piu' importanti scuole di psicoterapia del nostro paese: il Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale del quale e' presidente. La sua attivita' si e' sviluppata inizialmente nel clima delle battaglie culturali contro l'emarginazione del diverso nelle scuole (le classi differenziali e speciali), nella psichiatria (gli ospedali psichiatrici), nel campo delle dipendenze patologiche e dei comportamenti antisociali (il carcere). Di queste condizioni egli ha continuato ad occuparsi collegando le manifestazioni della diversita' al disagio della persona e tentando soprattutto di allargare i confini tradizionali della pratica psicoterapeutica: sul piano culturale contrastando una corsa pericolosa alla psichiatrizzazione farmaceutica e/o drogata del disagio; sul piano legislativo affermando il diritto di tutti alle cure psicoterapeutiche. L'attivita' politica si e' sviluppata dal 1968 in poi all'interno del Pci. Fra le responsabilita' piu' importanti ci sono state quelle di consigliere e di assessore regionale del Lazio, di responsabile nazionale per le tossicodipendenze e per la psichiatria, di ministro del "governo ombra" di Achille Occhetto. E' stato rappresentante del Parlamento Europeo nell'Osservatorio europeo per le tossicodipendenze di Lisbona dal 1994 al 1999 e direttore dell'Osservatorio nazionale sulle tossicodipendenze dal 1998 al 2001. Dal 1995 e' direttore scientifico delle Comunita' Terapeutiche di Saman e dal 1998, del Centro di Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia. Negli ultimi due anni ha pazientemente lavorato per trasferire nella preparazione e nella discussione dei provvedimenti legislativi in esame presso la Commissione Affari Sociali della Camera e nella Commissione Bicamerale per l'Infanzia, di cui e' stato vicepresidente, l'esperienza legata all'incontro con la passione e la capacita' dei gruppi di professionisti che operano fra mille difficolta' nei servizi per la salute mentale e per la tossicodipendenza, nei servizi sociali dei Comuni e nelle scuole, nelle carceri e negli Ospedali psichiatrici giudiziari. Difendendo in particolare il ruolo del personale sanitario non medico (psicologi, educatori, assistenti sociali) nello sviluppo di attivita' che sono per loro natura multidisciplinari. E' autore di lavori scientifici fra i quali Bambini diversi a scuola (1974), Quei temerari sulle macchine volanti (1982), Date parole al dolore, con Stefania Rossini (1996), Lezioni di psicopatologia (1997), La luna nel pozzo (1999), La psicoterapia: grammatica e sintassi (2002), Il vaso di Pandora, con C. La Rosa (2002), Schiavo delle mie brame (2003), L'oceano borderline. Racconti di viaggio (2006). E' inoltre direttore responsabile di due pubblicazioni scientifiche quali: 'Ecologia della mente' e 'I quaderni di Saman'". Tra le opere principali di Luigi Cancrini: (con N. Ciani), Schizofrenia dalla personalita' alla malattia, Il Pensiero Scientifico Editore, 1969, 1984; (con M. Malagoli Togliatti e G.P. Meucci), Droga. Chi come perche' e soprattutto che fare?, Sansoni, Firenze 1973; (a cura di), Esperienze di una ricerca sulle tossicomanie giovanili in Italia, Mondadori, Milano 1974, 1984; Bambini diversi a scuola, Boringhieri, Torino 1974, 1989; Verso una teoria della schizofrenia, Boringhieri, Torino 1975; (con M. Malagoli Togliatti), Psichiatria e rapporti sociali, Editori Riuniti, Roma 1976; Tossicomanie, Editori Riuniti, Roma 1980; Quei temerari sulle macchine volanti, La nuova Italia scientifica, Roma 1982; (con F. Mazzoni, D. Costantini), La guarigione nelle tossicomanie giovanili, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 1984; Quattro prove per l'insegnamento della psicoterapia, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1984; (con E. Guida), L'intervento psicologico nella scuola, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1986; Dialoghi col figlio, Editori Riuniti, Roma 1987; Psicoterapia: grammatica e sintassi, La nuova Italia scientifica, Roma 1987; (con C. La Rosa), Il vaso di Pandora. Manuale di psicoterapia e psichiatria Nuova Italia Scientifica, Roma 1992; La casa del guardamacchine e altre storie, Bollati Boringhieri, Torino 1993; W Palermo viva, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993; Date parole al dolore, Frassinelli, Milano 1996; Lezioni di psicopatologia, Boringhieri, Torino 1997; L'amore nevrotico. Saggio su "una vita" di Guy de Maupassant, EduP, Roma 1998; La luna nel pozzo, Cortina, Milano 1999; Schiavo delle mie brame, Frassinelli, Milano 2003; Guida alla psicoterapia, Editori Riuniti, Roma 2004; L'oceano borderline. Racconti di viaggio, Cortina, Milano 2006] I bambini nomadi di cui ricordo di piu' le storie sono quelli che abbiamo accolto e curato al Centro aiuto al bambino maltrattato e famiglia. Avevano subito abusi sessuali documentati purtroppo dalle malattie veneree che avevano contratto. Vivono oggi in famiglie che li hanno adottati al termine di processi di cura lunghi e pazienti. Hanno vite sane e normali perche' un numero importante di persone competenti si sono occupate di loro. Delle loro vicende e del loro recupero. Come dovrebbe accadere per tutti i bambini che vivono situazioni di difficolta'. Ho pensato piu' volte in questi giorni a questi bambini mentre ascoltavo la freddezza ostile di un ministro della Repubblica deciso a "tutelare" l'infanzia che vive nei campi dei nomadi con il piu' classico dei procedimenti di polizia, la schedatura attraverso le impronte digitali. Chiedendomi che rapporto ci sia fra la rilevazione delle impronte e la tutela dei bambini. Chiedendomi se il ministro sa di cosa parla quando usa parole piu' grandi di lui come "tutela dei bambini". Immaginiamo, per rispondere alla prima di queste domande, l'ufficio di polizia che custodisce le impronte dei minori rom. Le usera', consultando uno schedario, di fronte ad un furto avvenuto in casa del ministro o di un amico del ministro o di una persona comunque di cui il nostro ministro vuole tutelare i beni. Collegare le impronte lasciate nella casa del derubato ad un nome, ad un bambino fornira' forse un aiuto alle indagini anche se e' facile pensare che il mandante o i mandanti dei furti non incontreranno difficolta' particolari nell'addestrare i bambini all'uso dei guanti. A nulla serviranno le impronte, invece, nel caso di cui tanto si parla dei bambini che mendicano o che soffrono altri tipi di violenze. Perche'? L'esperienza del Centro antimendicita' del Comune di Roma, quella degli enti che si occupano quotidianamente dell'inserimento scolastico e della salute dei bambini Rom, quella piu' specifica dei centri che si occupano dei bambini (rom e non rom, italiani ed extracomunitari) che subiscono altri tipi di violenze o di abuso, e quella complessiva dei Tribunali per i minorenni dimostra con chiarezza, su migliaia di casi, che identificare il bambino che si vuole tutelare non e' mai difficile. Lui/lei sa bene chi e' e lo dice, e i suoi famigliari, pur negando o minimizzando le violenze, vengono sempre a cercarlo ed a rivendicare il loro diritto ad averlo/a con loro. Nei rari casi in cui la situazione e' cosi' grave da metter loro paura semplicemente fuggono. Aprendo le strade all'apertura di una procedura di abbandono e di adottabilita'. Difficile, per chi ha esperienza diretta di questo tipo di situazioni, pensare a degli esperti che abbiano suggerito a Maroni di dire pubblicamente che il suo provvedimento e' rivolto alla tutela dei bambini rom. La sua sembra la battuta difensiva di chi, avendo urlato contro persone oggetto di pregiudizio da parte dei suoi elettori piu' ottusi, cerca di difendersi dalle critiche che inevitabilmente gli piovono addosso. L'unico precedente che so trovare e' quello del nazismo che giustificava l'uccisione dei pazienti psichiatrici e degli handicappati gravi dicendo, ai famigliari che protestavano, che lo si faceva per il loro bene, per evitare loro "inutili" sofferenze. Il cinismo che traspare da questo tipo di giustificazione, del resto, e' il correlato naturale del razzismo che ispiro' allora Hitler ed i suoi e che ispira oggi l'iniziativa politica di un movimento che non e' eversivo solo quando parla di scendere in piazza con i fucili. La convinzione di essere figlio di una razza superiore (ariana o padana) e di poter, per questo motivo, giudicare, insultare, sottoporre a procedure umilianti coloro che a questa razza superiore non appartengono, si trasforma in una forma pericolosa (e spregevole) di terrorismo ideologico nel momento in cui non e' oggetto solo dei discorsi da osteria delle persone con la camicia verde ma anche, che lui lo sappia o no, delle azioni di un uomo di governo. Quelle che andrebbero chieste a gran voce in questa situazione in un Paese civile sono le dimissioni di un ministro che tradisce in modo indecente la Costituzione cui ha giurato fedelta': con le dita incrociate dietro la schiena, magari, come pare abbiano fatto spesso i ministri padani. Quello di cui poi parleremo ancora un giorno, se un giorno ancora di politica si riuscira' a parlare, e' l'insieme dei provvedimenti necessari per tutelare sul serio quelli fra i bambini rom (e non rom) che vivono situazioni in cui quella che a loro e' negata e' soprattutto l'infanzia. Permettendomi io di ricordare, a chi dice che nessuno lo aveva mai fatto, che per due volte ho proposto insieme ad altri parlamentari della Commissione Infanzia, in sede di discussione sulla Finanziaria per il 2007 e per il 2008, emendamenti centrati sul finanziamento di progetti specifici di intervento per l'integrazione dei bambini che vivono in contesti (come i campi nomadi) di particolare difficolta' e che la piccola cifra stanziata per questo scopo dal Governo di Prodi e' stata subito cancellata da quello di Berlusconi: con il provvedimento che aboliva l'Ici. Quali che siano le nostre opinioni politiche, quello che non andrebbe dimenticato mai e' il principio di realta': ed e' il principio di realta' a dirci che tutelare i bambini che vivono in situazioni di grande difficolta' economica, culturale e sociale e' possibile solo se si finanziano dei progetti per farlo. Mettendo in campo gli uomini e i mezzi, le competenze professionali e le generosita' necessarie per aiutarli a vivere. L'estate e' arrivata e i bambini senza problemi stanno gia' in vacanza. Il fatto che i piu' poveri ed i piu' sfortunati se ne stiano li' nei campi aspettando che i rappresentanti di un paese democratico si occupino di loro solo per identificarli rilevando le loro impronte fa male a me ed a molti altri, ma dovrebbe far male soprattutto a chi, godendosi le sue ville ed i suoi paradisi privati, pensava e pensa di poter porre riparo ai problemi del paese con dei provvedimenti che sono semplicemente indecenti. Dall'alto, evidentemente, di un orgoglio mal riposto e di una stupidita' che non teme confronti. 5. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: NOTIZIE VERE, MA FALSE [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] Ancora una volta Verona e' balzata agli onori (si fa per dire) della cronaca. Questa volta con due notizie pressoche' in contemporanea: bambini rom schiavizzati per essere utilizzati nei furti in appartamento, e l'assoluzione da parte della Cassazione del sindaco Tosi dall'accusa di razzismo. Due notizie, date dal Tg1, in coda alle polemiche sulla proposta di schedatura anche dei minori presenti nei campi rom. Ma guarda che coincidenza... Qui gatta ci cova. Partiamo dalla notizia dell'assoluzione del sindaco Tosi. Il lancio avviene domenica 29 giugno con una nota di agenzia delle 18,26. E subito nella mente di chi ha seguito questa complessa vicenda sorge spontanea la domanda: perche' in una calda domenica di fine giugno torna fuori un tema che la Cassazione aveva gia' messo nero su bianco il 13 dicembre del 2007, depositando poi le 15 pagine dell'atto il successivo 28 marzo 2008? Proprio cosi'. Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sono state depositate e rese pubbliche il 28 marzo 2008 ma il Tg1 le comunica agli ascoltatori la sera del 29 giugno e da' subito la parola al sindaco, che commenta: "Fu un atto di democrazia per ripristinare attraverso una raccolta di firme la legalita' in citta'". Ma in verita' le cose non stanno cosi'. La Corte di cassazione non ha assolto Tosi (e anche uno studente del primo anno di giurisprudenza sa che la Cassazione non assolve e non condanna, ma valuta solo la correttezza del procedimento). Ed infatti ha annullato solo in parte le motivazioni della condanna, rinviando ad un nuovo esame. La Corte di cassazione, al contrario, ha affermato che se si esamina il contenuto del manifesto leghista incriminato - "No ai campi nomadi. Firma anche tu per mandare via gli zingari" - appare palese la discriminazione degli zingari per il solo fatto di essere tali. La Corte si e' limitata a disporre l'annullamento con rinvio a sezione diversa della Corte d'appello che ha gia' fissato ad ottobre la prosecuzione del processo. Quindi non c'e' alcun proscioglimento e Tosi e' ancora un imputato e dovra' essere nuovamente processato dalla Corte d'appello veneziana "per propaganda di idee fondate sulla superiorita' e sull'odio razziale". E' evidente che quello del Tg1 e' un giornalismo ideologico che utilizza notizie vecchie e distorte per influire sull'opinione degli ascoltatori, che devono essere portati a dare un giudizio benevolo sull'iniziativa governativa di schedatura dei bambini rom. E veniamo alla seconda notizia, sempre - guarda caso - proveniente da Verona. Si tratta della conclusione di un'indagine di polizia che smaschera l'utilizzo di bambini per furti negli appartamenti. L'indagine e' stata illustrata in una conferenza stampa dal dirigente della Squadra mobile di Verona. Si chiama "Catene spezzate" e c'e' da augurarsi che davvero la polizia abbia definitivamente spezzato il legame di quei ragazzini con i loro aguzzini e con la vita passata scappando da una casa di accoglienza all'altra (e Verona e' coinvolta perche' qui ha sede il Cerris, il miglior centro regionale di tutela e accoglienza dei minori). Ma la notizia giornalistica della escalation di furti in ville e appartamenti del nord-est risale a gennaio 2008. Il Tg1 (seguito poi da tutti i notiziari e dalle varie testate) la da' sei mesi dopo, e sempre in coda alle dichiarazioni di Maroni sulla necessita' di prendere le impronte digitali ai minori. Come possiamo difenderci e salvare il vero giornalismo da questi pennivendoli al servizio dei potenti di turno? 6. LUTTI. FERDINANDO FASCE RICORDA RUDOLPH J. VECOLI [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo luglio 2008 col titolo "Rudolph J. Vecoli, lo storico radicale degli italoamericani". Ferdinando Fasce e' docente di Storia e istituzioni dell'America del nord all'Universita' di Bologna. Opere di Ferdinando Fasce: Una famiglia a stelle e strisce. Grande guerra e cultura d'impresa in America, Il Mulino, 1993; Wall Street 1929. Dagli anni ruggenti al grande crollo, Giunti, 1997; La democrazia degli affari. Comunicazione aziendale e discorso pubblico negli Stati Uniti 1900-1940, Carocci, 2000; Da George Washington a Bill Clinton. Due secoli di presidenti Usa, Carocci, 2000. Rudolph J. Vecoli (1927-2008), storico, docente universitario, saggista. Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche riprendiamo la seguente scheda di qualche anno fa. "Rudolph J. Vecoli e' nato nel 1927 a Wallingford, da genitori italiani immigrati negli Stati Uniti. Ha studiato alla University of Connecticut, alla University of Pennsylvania e alla University of Wisconsin, dove ha conseguito il Ph. D. in storia. Dal 1967 e' all'University of Minnesota, dove e' professore di storia e direttore dell'Immigration History Research Center. Ricordiamo di Vecoli: The People of New Jersey, Van Nostrand, Princeton, 1965; The Italian Diaspora, 1876-1976, in R. Cohen (ed.), The Cambridge Survey of World Migrations, Cambridge U.P., Cambridge-New York 1995; The Significance of Immigration in the Formation of an American Identity, "The History Teacher", 1996; Primo Maggio: May Day Observances among Italian Immigrant Workers: 1890-1920, "Labor's Heritage", 1996; Ethnicity and Immigration, in S. I. Kutler (ed.), Encyclopedia of the United States in the Twentieth Century, Scribner, New York 1996; The Italian American Press and the Construction of Social Reality, 1850-1920, in J. P. Danky, W. A. Wiegand (eds.), Print culture in a Diverse America, University of Illinois Press, Urbana 1998; Dalle Marche e dall'Umbria alle miniere del Lago Superiore, in E. Sori (a cura di), Le Marche fuori dalle Marche, Proposte e ricerche, Ancona 1998; Fare la Merica: sogno o incubo?, in S. Martelli (a cura di), Il sogno italo-americano: realta' e immaginario dell'emigrazione negli Stati Uniti, Cuen, Napoli 1998. Ha curato: Italian American radicalism, Old World origins and New World Developments, American Italian Historical Association, Staten Island (NY) 1973; (con K. P. Dyrud e M. Novak), The Other Catholics, Arno Press, New York 1978; Italian Immigrants in Rural and Small Town America, American Italian Historical Association, Staten Island (NY) 1987; (con S. M. Sinke), A Century of European Migrations: 1830-1930, University of Illinois Press, Urbana 1991. Storico della societa' e della cultura, Rudolph J. Vecoli si e' occupato della storia dell'immigrazione negli Stati Uniti. In particolare, si e' interessato dell'immigrazione italiana e della formazione della comunita' italo-americana negli Stati Uniti, concentrandosi soprattutto sulla storia dei movimenti radicali e delle organizzazioni dei lavoratori fra gli immigrati italiani. Nelle sue ricerche Vecoli ha portato in primo piano le esperienze personali degli immigrati nei loro contesti lavorativi e familiari"] Con la morte di Rudolph J. Vecoli, scomparso qualche giorno fa a Minneapolis, nel Minnesota, abbiamo perduto il padre delle ricerche di storia degli italoamericani negli Stati Uniti e un formidabile studioso delle minoranze radicali interne a tale gruppo. Difficile ricordarlo oggi senza cominciare da un articolo di oltre quarant'anni fa nel quale l'allora trentasettenne studioso, nato in Connecticut da genitori livornesi e poi formatosi all'universita' del Wisconsin, lanciava un attacco vibrante e puntuale, dalle colonne di un'importante rivista accademica, contro un monumento della storiografia d'oltre Atlantico. Il monumento era Gli sradicati, il libro col quale all'inizio degli anni Cinquanta il grande storico harvardiano Oscar Handlin aveva portato la vicenda migratoria al cuore di una storiografia statunitense sostanzialmente refrattaria a questi temi, ma ne aveva poi rinserrato i protagonisti in un'immagine, passiva e involontariamente vittimista, di "sradicati". Sradicati che "attendevano pazienti nell'aria quieta e silente, reprimevano la rabbia coscienti della propria impotenza, e si ripromettevano di tornare docilmente nelle buie cuccette che ospitavano la loro abiezione". L'attacco lanciato dal giovane Vecoli comparve sotto l'esplicito titolo di "Contadini in Chicago: A Critique of The Uprooted". Sulla base di un lungo e paziente lavoro di ricerca, culminato nella tesi di dottorato, Vecoli sottoponeva Handlin a una critica spietata, sottolineando come "parlare di alienazione come l'essenza dello spirito migrante significa ignorare la persistenza delle forme tradizionali di vita di gruppo". Esplorate con una felice combinazione di finezza analitica ed esperienza di vita quotidiana, quelle forme venivano gettate dallo storico di origine italiana tra le ruote della macchina assimilazionista di Handlin, mettendola apertamente in discussione sotto il peso di una corposa evidenza di pratiche e manifestazioni culturali attive e vitali. Di li', su un terreno non lontano, anche se piu' prosaico e con minori ambizioni teoriche di quello del quasi coetaneo e anch'egli figlio di immigrati e studente wisconsiniano Herbert G. Gutman, Vecoli partiva per un'indagine che lo avrebbe portato a esplorare gli aspetti piu' riposti della quotidianita' di vita etnica italoamericana (celebri, fra l'altro, gli studi sulla religiosita' immigrata), i residui delle culture originarie, la complessa opera di trasferimento e adattamento da esse conosciute nell'ambiente di arrivo. Quest'ultimo veniva spogliato degli ingenui e riduttivi schemi del melting pot, ancora in auge nell'ormai esangue vulgata progressista dei primi anni Sessanta e destinato a ritornare, secondo Vecoli, ma in chiave conservatrice, di irrigidimento della dimensione duale razziale bianco-nero e di chiusura della prospettiva etnica, nel decennio Ottanta. Costante e sempre piu' metodologicamente avvertita sarebbe stata da allora, nello studioso nel frattempo approdato all'Universita' del Minnesota, la tematizzazione, in tutta la loro complessita', del duplice nodo del rapporto migrazioni-etnia-societa' piu' ampia, da un lato, e del nesso etnia-classe, dall'altro. L'uno rivelava, a un'analisi ravvicinata, chiaroscuri e opacita' che non potevano essere sottovalutati o passati sotto silenzio. L'altro si costituiva come asse portante, che, se nelle ricerche degli anni Sessanta e Settanta sostanziava la plasticita' della agency immigrata italoamericana di contro al vecchio modello assimilazionista, in seguito, dal decennio Novanta in poi, salvaguardava il quadrante analitico dall'appiattimento su un multiculturalismo autoreferenziale e sull'astratta ossessione della whiteness, del costrutto identitario, egemone e oppressivo, "bianco" come categoria onnicomprensiva. Vecoli gridava la sua opposizione a "una formulazione del multiculturalismo che relega gli euro-americani alla categoria di 'bianchi' (o persone di non-colore) privi di etnicita' e che sottovaluta la rilevanza della classe nella societa' umana". E si affermava nel tempo come un innovativo studioso, specie dei radicals italoamericani; uno straordinario suscitatore di risorse di ricerca, attorno all'Immigration History Research Center dell'Universita' del Minnesota, da lui fondato e diretto a Minneapolis; e un intellettuale pubblico impegnato, capace di svolgere un ruolo pionieristico nella promozione di un salutare dialogo transoceanico tra le comunita' scientifiche e le sfere pubbliche dei due paesi fra i quali si e' divisa e ricomposta la sua intensa attivita' scientifica e culturale. 7. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "STORIA DEL PREGIUDIZIO CONTRO GLI EBREI" DI RICCARDO CALIMANI [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 18 agosto 2007, col titolo "L'ebreo oltre i pregiudizi". Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; Scrivere di se'. Identita' ebraiche allo specchio, Einaudi, Torino 2007; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Riccardo Calimani (Venezia, 1946) e' un illustre storico dell'ebraismo italiano ed europeo; saggista e narratore; laureato in ingegneria all'universita' di Padova e in filosofia all'universita' di Venezia; presidente del primo Museo ebraico in Italia con sede a Ferrara. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del consiglio dei ministri, nel 1997 il Premio europeo per la cultura. Tra le opere principali di Riccardo Calimani: Storia dei marrani a Venezia, Rusconi, 1991; Storia del ghetto di Venezia, Mondadori, 1995, 2000; Destini e avventure dell'intellettuale ebreo, Mondadori, 1996; Alle origini della modernita'. Capitali europee dell'ebraismo tra '800 e '900, Mondadori, 1997; Gesu' ebreo, Mondadori, 1998; Paolo, Mondadori, 1999; Ebrei e pregiudizio, Mondadori, 2000; Storia dell'ebreo errante, Mondadori, 2002; L'Inquisizione a Venezia, Mondadori, 2002; L'Europa degli ebrei, Mondadori, 2002; Non e' facile essere ebreo, Mondadori, 2004; Passione e tragedia, Mondadori, 2006; Ebrei eterni inquieti, Mondadori, 2007; Storia del pregiudizio contro gli ebrei, Mondadori, 2007; Il mercante di Venezia, Mondadori, 2008] Estate e' tempo di viaggi, magari nel passato oltre che fra una spiaggia e l'altra, insieme a una storia molto lunga e da sempre con una sua misura di indecifrabilita'. Fors'anche per questa sua natura la vicenda del popolo ebraico e' cosi' vulnerabile alle "idee preconcette", come le definisce Riccardo Calimani nella prefazione alla sua ultima fatica, Storia del pregiudizio contro gli ebrei. Antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo (Oscar Storia, pp. 494, euro 11,40). Come per alcuni, anzi per molti, "ebreo" e' sinonimo di "avaro", cosi' per altri significa "intelligente": sono entrambi pregiudizi, entrambi perniciosi. Gli ebrei non sono ne' piu' ne' meno intelligenti degli altri popoli, per fortuna. Ma la storia d'Israele e' continuamente in bilico fra realta' e deformazione: gli ebrei sono stati e sono ancora spesso lo specchio degli incubi e delle speranze, delle bassezze e dei sogni altrui. Ha ragione Calimani, nel mettere in risalto come l'esperienza ebraica nella realta' sia sempre il frutto di "dinamiche religiose, sociali, economiche e politiche": non e' una storia statica, malgrado la tenacia del pregiudizio. La sua dose di mistero sta proprio nella inverosimile sopravvivenza del popolo ebraico: "Sono scomparsi grandi imperi, eppure quel piccolo popolo e' sopravvissuto". Dopo queste premesse fondamentali, che in qualche modo tracciano i confini della storia ebraica, Calimani offre un dettagliato excursus dentro il pregiudizio, attraverso i nomi e le vicende con cui esso si articola: dal popolo presunto deicida al subumano degno di essere cancellato dalla faccia della terra, all'ebreo che "funziona" fintanto che erra in balia delle storie altrui ma che non ha diritto all'autodeterminazione della propria. A proposito di quest'ultima, e per continuare un viaggio nel passato fino a sfiorare il presente, ecco ancora un utile viatico: si tratta de Il sionismo di Ilan Greisammer, docente all'universita' Bar Ilan di Tel Aviv (Il Mulino, pp. 114, euro 9,50). Una breve guida che aiuta a capire perche' "sionista!" non e' un insulto. A tracciare le linee di quel processo risorgimentale ebraico che portera' alla rinascita dello stato d'Israele, quasi sessant'anni fa. Dal sogno alla realta' e' infatti non a caso il sottotitolo di Israele. Storia dello Stato di Claudio Vercelli, ricercatore di storia contemporanea presso l'istituto Salvemini di Torino (La Giuntina, pp. 481, euro 18). Un volume importante perche' affronta la vicenda d'Israele partendo da una constatazione tanto "nostrana" quanto vera, e cioe' che nel nostro paese si sa ben poco di questa storia. Tutti hanno una soluzione bell'e pronta sul conflitto fra Israele e il mondo arabo, ma "nessuno sa con chi cio' deve essere fatto". Ecco quindi una presentazione di quel passato concepita apposta per il lettore italiano desideroso di scavalcare pregiudizi e supponenze. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 506 del 4 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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