Voci e volti della nonviolenza. 189



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 189 del 14 giugno 2008

In questo numero:
1. Se giovasse ripetere le cose (3)
2. Un comunicato del 23 giugno 1999
3. Dal notiziario della campagna contro la schiavitu' del 24 giugno 1999
4. Dal notiziario della campagna contro la schiavitu' del 25 giugno 1999
(parte prima)

1. NOTA. SE GIOVASSE RIPETERE LE COSE (3)
Riproponiamo alcuni materiali gia' pubblicati e ripubblicati nel notiziario
della Campagna contro la schiavitu' nel 1999.

2. DOCUMENTAZIONE. UN COMUNICATO DEL 23 GIUGNO 1999

Proseguire ed estendere la campagna contro la schiavitu' in Italia
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, struttura pacifista attiva
dagli anni Settanta, ha promosso nel 1998 una campagna per l'abolizione
della schiavitu' in Italia.
L'abominevole pratica della schiavitu' e' ovviamente illegale in Italia
(cfr. gli articoli 600, 601, 602 del Codice Penale) ma, come dimostrano le
cronache, e' evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e
di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati.
La struttura pacifista viterbese propone un piano globale di lotta contro la
schiavitu' e chiede un preciso impegno del governo, del Parlamento e degli
enti locali.
Fulcro dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che
legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative gia' in
vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98
sull'immigrazione) e la loro eventuale integrazione in uno specifico
indirizzo di intervento che potrebbe altresi' concretizzarsi in una legge ad
hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle
persone attualmente in condizioni di schiavitu' in Italia, garantendo loro -
a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese - il
diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino,
un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle
organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti
civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e
protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale.
Il "Centro di ricerca per la pace" sottolinea che particolarmente nel caso
delle persone in condizioni di schiavitu' oggetto di sfruttamento sessuale,
una iniziativa da parte delle istituzioni democratiche sarebbe
immediatamente praticabile ed efficace.
Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con programmi
di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando
ed estendendo esperienze gia' in corso da parte sia di esperienze di
volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici.
Alla campagna hanno gia' espresso sostegno alcuni parlamentari, ed operatori
sociali impegnati in esperienze di volontariato e di solidarieta'.
*
Notizia sul "Centro di ricerca per la pace", promotore della campagna
Ha coordinato per l'Italia negli anni Ottanta la campagna di solidarieta'
con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista
sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi su
Primo Levi, allora da poco scomparso.
*
Viterbo, 23 giugno 1999

3. DOCUMENTAZIONE. DAL NOTIZIARIO DELLA CAMPAGNA CONTRO LA SCHIAVITU' DEL 24
GIUGNO 1999

Campagna contro la schiavitu' in Italia. Materiali di lavoro, anno II, n. 1
del 24/6/1999
*
Lettera aperta ai Sindaci dei Comuni italiani con allegata bozza di
deliberazione
La schiavitu' sessuale in Italia puo' essere sconfitta da un forte impegno
degli enti locali che liberi le vittime e combatta il racket schiavista
Egregio Sindaco,
le scriviamo in merito alla strategia degli enti locali rispetto al fenomeno
della prostituzione.
Come certamente sapra', il dato statistico e sociologico di gran lunga piu'
rilevante e' il seguente: che la grandissima maggioranza delle persone che
si prostituiscono lungo le strade e' costituita da giovani e giovanissime
donne, perlopiu' immigrate, tenute in condizioni di schiavitu' da efferati
poteri criminali; queste giovani donne sono vittima di schiavitu' e di
inenarrabili violenze: il racket che le asservisce e sfrutta le sottopone a
brutalita', le priva di documenti, le riduce all'illegalita' e le priva di
speranza di trovare assistenza e liberazione.
Stando cosi' le cose, il primo compito delle istituzioni democratiche tutte
e' di combattere la schiavitu', punire gli schiavisti, liberare le vittime.
Orbene, tale compito richiede un impegno prolungato, tenace e rigoroso.
Finche' non si interviene su questo punto nevralgico, altri interventi
rischiano di essere nella migliore delle ipotesi dei meri palliativi, nella
peggiore degli atti demagogici che reduplicano la violenza sulle vittime di
schiavitu'.
C'e' un intervento che puo' essere decisivo, e che a nostro giudizio
costituisce il vero banco di prova per le amministrazioni comunali
interessate dal fenomeno della prostituzione schiavista: attuare programmi
di liberazione delle vittime, intervenendo affinche' cessino di subire
violenza, ricevano aiuto e siano difese da parte dei pubblici poteri, siano
sottratte al dominio dei poteri criminali.
Questo implica che gli enti locali intervengano non per scacciare le schiave
da una ad altra strada, da un quartiere all'altro, dal centro alla
periferia, da una ad altra citta', lasciando che restino schiave: no; questo
implica che gli enti locali intervengano per liberare davvero le vittime di
schiavitu': ed a tal fine occorre che ad esse sia riconosciuto, anche a
titolo di risarcimento per le violenze da esse subite in Italia, il diritto
di una permanenza legale nel nostro paese, difesa ed assistenza da parte
delle istituzioni pubbliche, sostegno e rispetto, aiuto concreto e
prolungato in termini di assistenza sociale ed economica, di alloggio
sicuro, di tutela dalle violenze, di aiuto a trovare un lavoro legale e
degno.
Pertanto con la presente lettera proponiamo a lei e alla sua amministrazione
comunale un impegno in tal senso, con tre forme di intervento:
a) istituire “unita' di strada” che offrano assistenza, ascolto e
possibilita' di una via d'uscita, di una alternativa degna e sicura, alle
persone che si prostituiscono;
b) realizzare programmi di intervento che offrano difesa, diritti civili,
assistenza sociale ed economica, alloggio ed aiuto alle persone da liberare
dalla schiavitu';
c) chiedere al governo ed al Parlamento di procedere lungo la direzione
indicata dalla Costituzione, dagli articoli 600-602 del Codice Penale
(contro il delitto di riduzione in schiavit'), e dall'articolo 16 della
recente legge 40/98, assumendo impegni precisi (non solo normativi ma anche
in termini di disponibilita' di spesa) per combattere la schiavitu' e
liberare le vittime: decisivo e' che si garantisca alle persone che si
riesce a liberare dalla schiavitu' una permanenza in Italia (se desiderata)
in condizioni di legalita', sicurezza ed assistenza.
Ribadiamo ancora una volta che garantire diritti civili, sicurezza ed
assistenza alle persone che in Italia hanno subito schiavitu', costituisce
da parte delle istituzioni un dovere, anche come risarcimento per le
violenze da queste persone subite nel nostro paese.
Confidiamo nella sua sensibilita' democratica e nel suo impegno per la
promozione dei diritti umani e della legalita'; ritenendo che tutti i
pubblici ufficiale devono essere uniti nella promozione del diritto e nella
lotta contro il crimine; ritenendo che la schiavitu' in Italia, e
particolarmente quella sessuale, possa essere sconfitta solo se vi sara' un
impegno convinto e concreto delle istituzioni e dei cittadini di volonta'
buona.
Si allega una bozza di proposta di deliberazione.
*
Allegato: bozza di proposta di deliberazione
Il Consiglio Comunale di...
rilevato che decine di migliaia di giovani donne sono vittima in Italia di
schiavitu' sessuale, costrette a prostituirsi con la violenza da parte di
racket criminali;
considerato che e' inammissibile che in Italia si tolleri che delle persone
siano ridotte in schiavitu' (reato ovviamente previsto e punito dal Codice
Penale); e' inammissibile che in Italia delle persone subiscano abominevoli
violenze che configurano reati gravissimi;
considerato altresi' che e' dovere delle istituzioni democratiche applicare
i principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana; e' dovere
delle istituzioni democratiche promuovere la dignita' umana;
delibera
1. di promuovere un programma di politica sociale per la liberazione delle
persone in condizioni di schiavitu' ed a tal fine di istituire presso il
proprio assessorato ai servizi sociali uno specifico servizio;
2. di promuovere un intervento centrato sui seguenti punti:
a) intervento con unita' mobile di riduzione del danno: con autovettura
attrezzata, vigile urbano, assistente sociale ed operatori, che rechino
assistenza, ascolto ed ogni forma di aiuto possibile alle persone che si
trovano lungo le strade in condizioni di schiavitu':
b) intervento di assistenza sociale e di orientamento ai servizi pubblici;
c) intervento di sostegno alla fuoriuscita dalla condizione di schiavitu', a
tal fine mettendo a disposizione: casa-alloggio, difesa da ulteriori
violenze (in collaborazione con le autorita' di Pubblica sicurezza),
assistenza sociale, assistenza economica adeguatamente protratta, diritto
allo studio e alla formazione professionale, corsie preferenziali di
avviamento al lavoro;
d) il programma di intervento ovviamente deve prevedere che il Comune
garantisca alla persona assistita la residenza legale in Italia e la
certezza dei diritti che ad ogni persona devono essere assicurati (come
peraltro gia' indica l'art. 16 della legge 40/98).
3. di promuovere la costituizione di strumenti informativi adeguati ed una
adeguata formazione degli operatori, anche in collaborazione con il
volontariato e la consulenza di operatori di comunita' e di movimenti per i
diritti civili gia' attivi e qualificati;
4. di finanziare adeguatamente tale intervento e di richiedere altresi'
l'intervento della Provincia e della Regione;
5. di chiedere a governo e Parlamento un impegno per la definizione di un
coerente ed univoco quadro normativo di lotta contro la schiavitu' e per la
liberazione delle vittime.
[Viterbo, 30 novembre 1998]

4. DOCUMENTAZIONE. DAL NOTIZIARIO DELLA CAMPAGNA CONTRO LA SCHIAVITU' DEL 25
GIUGNO 1999 (PARTE PRIMA)

Campagna contro la schiavitu' in Italia. Materiali di lavoro, anno II, n.  2
del 25/6/1999
*
Una proposta di lotta contro la schiavitu' in Italia del collettivo di lotta
nonviolenta contro la schiavitu' "Liberare le stive" c/o centro sociale
occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo
Anche in Italia molte persone sono tuttora vittime di schiavitu'.
Noi siamo contro la schiavitu'. Ogni tipo di schiavitu'. Qualsiasi forma di
schiavitu'.
Combattere la schiavitu' significa innanzitutto liberare e aiutare le
vittime.
Combattere la schiavitu' significa anche lottare contro il razzismo,
l'oppressione e lo sfruttamento; contro l'indifferenza, l'ignoranza e
l'egoismo; contro la discriminazione sessuale; contro la violenza.
La schiavitu' in Italia e in Europa
In Italia, ed in Europa, vittime di schiavitu' sono soprattutto persone
immigrate, ed in particolare donne e bambini. Sono vittime di schiavitu' ad
esempio i bambini cinesi impiegati in Italia in industrie nelle mani del
racket; sono vittime di schiavitu' tutti i bambini che subiscono abusi
sessuali; sono vittime di schiavitu' tutti gli uomini e le donne costretti
alla prostituzione.
Perche' vogliamo lottare contro la schiavitu'?
Per difendere e realizzare la dignita' e la liberta' di ogni persona umana;
per difendere e costruire un'autentica democrazia fondata sul diritto, la
liberta', l'uguaglianza, la solidarieta'; per lottare contro l'ingiusto
rapporto Nord/Sud (anche la migrazione coatta e' conseguenza della rapina
coloniale e neocoloniale delle risorse del Sud del mondo da parte delle
transnazionali del Nord del mondo); per lottare contro il razzismo che in
Europa si sta istituzionalizzando seguendo l'infame modello dell’apartheid;
per lottare contro il sessismo (l'oppressione dell'uomo sulla donna, che
ancora continua); per lottare contro i poteri criminali (e contrastare certe
azioni razziste delle istituzioni che di fatto danneggiano ancor piu' le
vittime e favoreggiano i poteri criminali); per lottare contro la violenza
sessuale (e sui bambini); per lottare contro lo sfruttamento disumano, per
lottare contro la violenza.
Che fare?
In primo luogo bisogna liberare le vittime, aiutare le vittime a liberarsi,
restituire ad esse pieni diritti civili.
Quali interventi servono?
Occorre quindi chiedere ed ottenere interventi sia legislativi che
amministrativi contro la schiavitu' e per liberare le vittime; cio'
significa chiedere un intervento delle istituzioni pubbliche (quindi uscire
dalla logica della filantropia ed affermare quella del diritto).
Occorrono interventi che risarciscano le vittime per le violenze da esse
subite in Italia; interventi che configurino una strategia coerente di aiuto
e liberazione delle vittime:
1) riconoscimento dei diritti civili (ed in primo luogo diritto di
permanenza in Italia - se desiderata -);
2) assistenza sociale ed economica;
3) difesa da parte dei pubblici poteri rispetto ad ulteriori violenze e
rappresaglie da parte dei poteri criminali;
4) diritto allo studio e al lavoro;
5) valorizzare esperienze (sia di soggetti pubblici che del volontariato)
gia' in corso (sia di riduzione del danno, sia di costruzione di
alternative);
6) lotta contro il racket schiavista ed i suoi complici (applicando
finalmente le norme di legge esistenti contro la schiavitu').
Il nostro metodo di lavoro
Il nostro metodo di lavoro e' quello della lotta nonviolenta, per
l'uguaglianza e la dignita' di ogni essere umano.
Ci siamo impegnati a studiare l'argomento della schavitu' e delle violazioni
dei diritti umani in Italia nei loro vari aspetti (culturali, sociali,
politici, economici, legislativi, amministrativi); ci siamo impegnati a
studiare e conoscere i valori e le tecniche della nonviolenza; stiamo
prendendo contatti con altre esperienze impegnate su questi temi.
Nelle nostre assemblee usiamo il metodo del consenso, la scrittura
collettiva, ci sforziamo di mettere in pratica l'uguaglianza e il rispetto
della dignita' di ogni persona anche nei rapporti interpersonali.
Per dirla in breve
Nessuno e' libero in una societa' che ammette la schiavitu'.
Nessuno deve poter comprare una persona; nessuno deve essere messo in
condizione di doversi vendere.
A nessuno puo' essere negata ospitalita' e solidarieta'.
Attraverso questo nostro impegno di verita' e di giustizia vogliamo anche
contribuire a costruire la pace: pace e' piu' che semplice assenza di
guerra, e' invece una condizione nella quale nessuna persona o gruppo di
persone vive nella paura o nel bisogno.
Solo se sono liberi tutti, sono libero anch'io.
Combattere la schiavitu' vuol dire liberare ed aiutare le vittime succubi di
terribili tormenti. Tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla
liberta'. Lottare contro la schiavitu' vuol dire anche dare sicurezza,
affetto, autonomia: una via libera e sicura da percorrere. La pace e' di
tutti.
La nostra esperienza
Il Collettivo di lotta nonviolenta contro la schiavitu' "Liberare le stive"
nasce all’interno dell'esperienza del centro sociale occupato autogestito
"Valle Faul" di Viterbo, in corso da cinque anni.
Attraverso una serie di riunioni di un gruppo di studio che si sono svolte
tra agosto e settembre siamo arrivati alla nascita del nostro collettivo.
Il primo documento che abbiamo diffuso e' il comunicato-stampa del 27
settembre 1998 (allegato 1).
Nel corso della nostra riflessione e discussione abbiamo ritenuto utile e
condivisibile la "carta programmatica" del Movimento Nonviolento fondato da
Aldo Capitini (allegato 2).
Adesioni a documenti e proposte
Aderiamo alla campagna contro la schiavitu' promossa dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo (allegato 3).
Aderiamo al documento contro la prostituzione forzata promosso dal Gruppo
Abele di Torino (allegato 4).
Aderiamo all'appello per i diritti umani degli immigrati, contro i campi di
concentramento, contro la violazione del diritto d'asilo, contro i rimpatri
forzati e le espulsioni di massa (allegato 5).
Aderiamo alla proposta dei centri sociali del nord-est e della rete
antirazzista per una manifestazione nazionale ed un preciso impegno per i
diritti umani di tutti gli immigrati.
Chiediamo che siano valorizzati, attuati e rispettati subito i diritti
sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nei principi
fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, nell'art. 16
della legge 6 marzo 1998 n. 40.
Ovviamente...
Ovviamente nello spingerci a questo impegno contro la schiavitu' hanno
contribuito sia alcuni fatti specifici: come alcuni omicidi e tentati
omicidi avvenuti nel viterbese collegati al racket della schiavitu', e come
la morte di Semira Adamu in Belgio; sia alcune nostre convinzioni
fondamentali: l'amore per la liberta' e l'uguaglianza; il rispetto delle
diversita'; la lotta contro l'ingiustizia e lo sfruttamento; il desiderio
che sia riconosciuta a tutti, e rispettata in tutti, la piena dignita'
umana; il nostro sentimento di responsabilita' rispetto all'umanita', alla
civilta' umana, all'ambiente di vita; la lotta contro la violenza che
opprime persone e popoli.
Per non concludere
Nel corso della nostra riflessione e discussione sono emerse molte questioni
che dobbiamo ancora approfondire e sulle quali dovremo impegnarci; ne
segnaliamo alcune:
1. smascherare le menzogne di governo e mass-media rispetto alla cosidddetta
"invasione" di immigrati clandestini nell'estate 1998: questa invasione non
c'e' mai stata. Sono giunte in Italia solo poche migliaia di persone, in un
paese la cui economia - anche secondo lo stesso governo, e per
l'arricchimento dell'Italia, non per fare beneficenza - richiede la presenza
ed il lavoro di altre decine di migliaia di immigrati; sono giunte in Italia
persone che fuggivano da paesi in cui predominano la fame, la violenza, la
negazione dei diritti umani: queste persone hanno diritto ad essere ospitate
ed assistite, hanno diritto all'asilo;
2. informare sui grandi vantaggi che l'Italia sta ricavando dalla presenza
dei lavoratori stranieri in termini di prodotto interno lordo ed in termini
di sostegno al sistema pensionistico;
3. informare sui dati reali dell'immigrazione in Italia;
4. chiedere una regolarizzazione generalizzata per tutti gli immigrati
presenti;
5. denunciare gli accordi dell'Italia con alcuni paesi che violano
sistematicamente i diritti umani;
6. denunciare il tendenziale regime di apartheid che attraverso gli accordi
di Schengen e le legislazioni nazionali i governi dei paesi dell'Europa
cosiddetta "comunitaria" stanno cercando di costruire;
7. denunciare l'infame strategia delle multe alle vittime di schiavitu'
attuata da alcuni Comuni italiani: in questo modo si opprimono di nuovo le
vittime, e si favoreggiano gli schiavisti, gli sfruttatori, i profittatori
della schiavitu' (su questo punto, come su quelli precedenti, cfr. anche i
dati riportati nell'allegato 6);
8. studiare i meccanismi della globalizzazione, dell'imperialismo, del
neocolonialismo; dello sfruttamento e della rapina delle risorse da parte
dei poteri economici dominanti del Nord del mondo ai danni dei popoli del
Sud del mondo; e lottare per i diritti umani e dei popoli;
9. impegnarsi per i diritti delle donne, analizzando dal punto di vista del
pensiero femminista e della 'differenza di genere' tutti i problemi e le
contraddizioni sociali;
10. impegnarsi per i diritti dei bambini;
11. impegnarsi contro la violenza sessuale;
12. analizzare come meccanismi di oppressione, di discriminazione, di
sfruttamento tendenzialmente schiavista agiscano nella nostra stessa vita,
all'interno di noi stessi e nei nostri rapporti interpersonali: tra i
materiali di riflessione alla base di questo documento vi e' anche un testo
che invita a portare l'analisi su noi stessi: "Io schiavo delle mie paure,
dei miei compromessi taciti, del mio orgoglio, delle mie manifestazioni
esasperate. Schiavo e giullare con i miei sentimenti, dimenticando o
accantonando la razionalita' a volte con presunzione e disonesta' con me
stesso. Realmente razionalmente schiavo con la presunzione di non aver
bisogno di provare nessun sentimento. Io libero o cosciente, consapevole
idiota e servo delle mie paure. Io schiavo ipocrita che non combatto per la
mia liberta', giustificandomi per non affrontarmi, posso parlare di liberta'
quando sono schiavo di me stesso?";
13. analizzare il rapporto tra armi e fame, e tra sfruttamento, inquinamento
e guerra (e cfr. allegato 7);
14. analizzare il tema dell'uguaglianza e della diversita' (utilizzando
anche la riflessione filosofica di Emmanuel Levinas);
15. impegnarsi contro il razzismo (valorizzando in particolare la
testimonianza di Primo Levi);
16. impegnarsi contro la devastazione ambientale, contro una gestione delle
conoscenze scientifiche e del potere tecnologico che sta producendo
mostruosita', violenze, devastazioni forse gia' irreversibili (e valorizzare
in particolare la riflessione di Vandana Shiva, di Hans Jonas, di Giuliano
Pontara);
17. impegnarsi sulle proposte di lotta per il  diritto al lavoro e la
riduzione dell'orario di lavoro; per l'economia non profit, equa e solidale;
per il reddito minimo garantito (cosiddetto "di cittadinanza"); per un
modello di sviluppo ecosostenibile (valorizzando la riflessione di Marco
Revelli nei suoi due libri su Le due destre e su La sinistra sociale);
18. sostenere progetti di cooperazione internazionale dal basso e la lotta
per i diritti umani, contro la tortura e contro la pena di morte in tutto il
mondo;
19. approfondire e sperimentare la nonviolenza come strategia di lotta e
come progetto politico-sociale "per un'umanita' di uguali" (cfr. l'allegato
2, ed anche l'allegato 8);
20. lottare contro i poteri criminali (cfr. anche gli allegati 9 e 10);
21. impegnarsi per i diritti umani degli immigrati detenuti;
22. impegnarsi perche' sia riconosciuto agli immigrati il diritto di voto.
Come e' stato scritto questo documento
Questo documento e' veramente frutto di una elaborazione collettiva, esso
cerca di raccogliere le molte intuizioni, i molti ragionamenti, le molte
proposte su cui si e' in vario modo discusso per circa due mesi. Alcune
parti di esso sono state scritte con il metodo della scrittura collettiva
(come sperimentato nella scuola di Barbiana di don Milani), altre sono
frutto del confronto e dell'"assemblaggio" di proposte scritte da varie
persone che fanno parte del collettivo; altre derivano da appunti presi da
varie persone durante le riunioni e qui riversati. Naturalmente c'e' ancora
molto da fare, ma bisogna pur cominciare...
Cosa chiediamo ai nostri interlocutori
A coloro che leggeranno questo documento chiediamo consigli, proposte,
critiche; chiediamo di poterci impegnare insieme contro la schiavitu', per
la liberazione di tutti e di ognuno...
Collettivo di lotta nonviolenta contro la schiavitu' "Liberare le stive"
c/o centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo
Viterbo, 30 settembre 1998
*
Allegato 1. Comunicato stampa del 27 settembre 1998
Nessuno e' libero in una societa' che ammette la schiavitu'
Il Collettivo di lotta nonviolenta contro la schiavitu' "Liberare le stive",
presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo,
promuove una mobilitazione contro la schiavitu' tuttora esistente in Italia,
di cui sono vittime soprattutto persone immigrate.
Il Collettivo "Liberare le stive" propone una campagna di solidarieta' con
le vittime di schiavitu', per la loro liberazione, contro il racket che le
schiavizza e contro la complicita' diffusa.
Propone inoltre un impegno sociale, legislativo ed amministrativo in tal
senso, che assicuri in primo luogo la restituzione dei diritti civili alle
vittime: innanzitutto un reale diritto di residenza in Italia, la difesa da
ulteriori violenze, assistenza sociale ed economica...
Collettivo di lotta nonviolenta contro la schiavitu' "Liberare le stive" c/o
csoa "Valle Faul", Viterbo
Viterbo, 27 settembre 1998
Notizia integrativa: Il comunicato stampa sopra riportato e' stato elaborato
nella riunione del 27 settembre 1998 del Collettivo "Liberare le stive", un
gruppo di lavoro che si riunisce presso il csoa di Viterbo dal mese di
agosto e che ha svolto un ampio studio sui diritti umani e la loro
protezione legislativa, sulla condizione degli immigrati in Italia e in
Europa, sulla riduzione in schiavitu' di cui sono vittima tante persone,
soprattutto immigrate, costrette a subire disumane condizioni di violenza e
sfruttamento.
Il Collettivo "Liberare le stive" ha anche effettuato, e sta proseguendo, un
approfondito lavoro di studio ed accostamento alla nonviolenza ed un
prolungato training di addestramento alle tecniche della lotta nonviolenta;
ed ha deciso di utilizzare come suo unico metodo di intervento la
nonviolenza, per questo si e' denominato "Collettivo di lotta nonviolenta
contro la schiavitu'".
*
Allegato 2. La carta programmatica del Movimento Nonviolento
Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
*
(parte prima - segue)

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 189 del 14 giugno 2008

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