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Minime. 486
- Subject: Minime. 486
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 14 Jun 2008 02:55:56 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 486 del 14 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Giovanna Providenti: Marguerite Barankitse e la Maison Shalom 2. Peppe Sini: La megatruffa del megaeroporto a Viterbo 3. Marinella Correggia. Buoni esempi 4. Elena Loewenthal presenta "Il venti di luglio" di Alexander Lernet-Holenia e "Mendel dei libri" di Stefan Zweig 5. Nicla Vassallo presenta "Self to Self" di J. David Velleman 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. ESPERIENZE. GIOVANNA PROVIDENTI: MARGUERITE BARANKITSE E LA MAISON SHALOM [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Maggy e la Maison Shalom" e il sommario "Da quindici anni la struttura residenziale, educativa e sanitaria e' finalizzata a sostenere i problemi della popolazione. Il merito e' di una donna di straordinaria energia". Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza. Marguerite Barankitse e' la fondatrice della Maison Shalom. Sulla sua esperienza cfr. il libro di Christel Martin, Madre di diecimila figli, Piemme] Il Burundi e' un piccolissimo stato africano, incastrato tra il Congo, la Tanzania e il Ruanda, al quale solitamente lo si associa per via della guerra fratricida tra hutu e tutsi e del genocidio che nel 1994 ha sconvolto i due paesi, uccidendo, torturando e violentando milioni di donne, uomini e bambini. I sopravvissuti, in maggioranza donne e vedove, hanno faticosamente raccolto i cocci, inventandosi forme creative di autoaiuto, di riconciliazione e di concreto sostegno sanitario ed educativo, costruendo realta' autoctone che meritano di essere scoperte e visitate (vedi Federica Ruggiero, "Pratiche di resistenza delle donne nel genocidio rwandese", in La nonviolenza delle donne, Lef, 2006). Ho avuto la fortuna di incontrare una di queste realta' attraverso la conoscenza personale di Marguerite Barankitse, fondatrice della Maison Shalom. Ma prima di parlare di lei vorrei dare ancora qualche notizia di tipo storico-geografica. Per raccontare questa regione del mondo disastrata dalle guerre civili non potrebbe esserci immagine piu' errata di quella della divisione o dell'alternanza, che lasciasse immaginare ora uno ora l'altro dei gruppi vittime o dominanti. Sarebbe una cieca e impropria semplificazione: perche' cio' che piu' la caratterizza e' invece la comune sofferenza, condivisa da tutti, nessuno escluso. La distinzione tra due gruppi appartenenti ad uno stesso popolo, talvolta persino a una stessa famiglia, ha origine nella storia coloniale: sia il Burundi che il Rwanda erano stati annessi dalla Germania nel XIX secolo e, in seguito alla prima guerra mondiale, affidati dalla Societa' delle nazioni al Belgio, il quale ha portato avanti il processo di stravolgimento culturale gia' iniziato dai tedeschi cancellando le tradizioni, semplificando i rapporti sociali e famigliari e imponendo la suddivisione "etnica" tra hutu e tutsi sulla base del numero delle vacche pro-capite (con piu' di 10 vacche si era tutsi, sotto hutu). Non a caso questi ultimi sono sempre stati la maggioranza, piu' dell'80%. L'accrescersi delle violenze tra i due gruppi, che tra colpi di stato, dittature militari e disordini vari, si sono alternati al potere, non ha avuto tregua fin dal 1962, anno dell'indipendenza dal Belgio, ed ha visto nel 1972 un primo importante massacro di cui vittime sono stati soprattutto i componenti del gruppo hutu, che sono stati sia uccisi sia costretti a fuggire in Zaire e in Tanzania. In seguito, nel 1993-'94, il genocidio piu' noto alla comunita' internazionale e' iniziato contro gli hutu, ma si e' presto capovolto provocando il gigantesco massacro di tutsi ed hutu moderati, compiuto dagli hutu al potere, che in Rwanda ha mietuto un milione di morti e in Burundi e Tanzania l'affluire di migliaia di profughi. Da quattro anni, in entrambi i paesi sconvolti da piu' di dieci anni di guerra, e' iniziato un lento e non facile processo di pace, che prevede una equa ripartizione delle istituzioni fra hutu e tutsi, e ha avuto come prima conseguenza la chiusura dei campi in Tanzania e il rientro di decine di migliaia di profughi e rifugiati, sia dell'uno che dell'altro gruppo, con conseguente aumento di popolazione, carenza alimentare e problemi sanitari. Ascoltando i racconti diretti di Marguerite Barankitse, una donna dallo sguardo intenso, il volto trasparente e le parole chiare e severe di chi ha fatto una scelta forte e non teme ne' critiche ne' minacce, la percezione piu' immediata e' quella di trovarsi di fronte non soltanto ad una donna, ma alla metafora della forza, come la figura femminile del gioco dei tarocchi, che con sguardo sereno domina le fauci aggressive e prepotenti di un leone. Mentre racconta mi accorgo che lei quasi nemmeno si ricorda se i "figli" che ha provato a salvare, quel 24 ottobre del 1993, nascondendoli in casa propria, fossero hutu o tutsi, ma il numero lo ricorda bene: ben 72 uccisi di fronte a lei, altri sette, nascosti dietro l'altare di una cappella, miracolosamente scampati, altri diciotto raccolti dalle braccia dei genitori massacrati. "Questo era il segno che qualcosa poteva essere fatto perche' l'odio non avesse l'ultima parola". Ricorda bene la sua determinazione di quel giorno perche', mi ha detto, da momenti come questi non si ritorna indietro: avrebbe fatto di tutto, proprio di tutto, pur di salvare quanti piu' bambini possibile dalla morte e dalla violenza. E in un mese ai venticinque bambini scampati all'orrore di quel giorno, di cui erano stati responsabili anche membri della famiglia di Marguerite stessa, se ne erano gia' aggiunti piu' di duecento. "Non ho paura della vita. La cosa piu' importante e' smettere di rincorrere le preoccupazioni e fare tutto quello che si puo' fare per migliorare la vita propria e altrui", mi ha detto Maggy, come tutti la chiamano affettuosamente. E lei, ridendo, ha confessato che in molti la conoscono come "Maggy la pazza", nel bene e nel male. "Come avrei potuto mettere su tutto questo senza almeno un po' di lucida follia?". Ha iniziato accogliendo in casa propria quanti piu' bambini poteva, adottandoli tutti come figli suoi e garantendo ad ognuno non soltanto l'esistenza ma anche un futuro lavorativo ed un'abitazione. Ha continuato usando tutte le sue risorse economiche e gli aiuti internazionali che man mano sono sopraggiunti, per acquistare e costruire altre strutture, fondare la Maison Shalom e, in meno di quindici anni, ritrovarsi a coordinare una realta' di dimensioni amplissime: una ong formata da diverse strutture, il cui scopo e' garantire un avvenire migliore a migliaia di bambini, prendendo in carico centinaia di orfani, offrendo servizi di vario genere (sostegno psico-sociale, ricerca di reintegrazione famigliare, servizi sanitari, prevenzione dall'Aids, assistenza a vittime abusate, educazione alla pace, etc.) a migliaia di persone al giorno nelle 130 "maisons" costruite intorno alla citta' di Ruyigi. La Maison Shalom, in cui lavorano quotidianamente un centinaio di infermieri, educatrici e psicologi, ha oggi in cura piu' di ventimila bambini, alcuni adottati interamente altri parzialmente, ed e' ormai una realta' internazionale con sedi amministrative anche in Svizzera e in Francia (Maison des Anges) e sostegni provenienti da tutto il mondo. Anche in Italia, dove Marguerite e' stata lo scorso anno per far conoscere il suo progetto, incontrando anche la sindaca Letizia Moratti, esiste un gruppo di "amici di Maggy" dalla Fondazione Universita' Iulm di Milano, che dal 2006 collabora nel sostenere la realizzazione dell'ospedale "Rema" a Ruyigi e l'intero "projet du developpement durable" della "Maison Shalom" rivolto sia all'educazione che all'assistenza sociale e sanitaria dei bambini del Burundi. L'ampliarsi del suo progetto ha fatto di Marguerite una donna di fama che ha ottenuto anche importanti riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Nobel dei bambini a Stoccolma in presenza della regina di Svezia e il Premio Nansen per i Rifugiati del 2005 promosso dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Inoltre Christel Martin ha scritto nel 2005 un libro, La haine n'aura pas le dernier mot: Maggy, la femme aux 10.000 enfants, che in italiano e' stato tradotto con il titolo Madre di diecimila figli (edizioni Piemme). Ma cio' che piu' mi sembra rilevante dire a proposito di Maggy e del suo progetto, ormai diventato una realta' incisiva in questo piccolo pezzo di Africa, e' che si tratta di una risorsa nata e cresciuta in maniera autoctona, grazie alle energie e alle risorse provenienti innanzitutto dai burundesi stessi. Riconoscimenti e aiuti internazionali sono arrivati dopo, in forma di dono o forse di scambio: ma certo non di imposizione coloniale. 2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA MEGATRUFFA DEL MEGAEROPORTO A VITERBO Due volte sono gia' stati danneggiati i cittadini di Ciampino e quelli di Viterbo dalla megatruffa del folle e impossibile megaeroporto per voli low cost nell'area di immensa rilevanza naturalistica, storica e terapeutica delle terme e del Bulicame; del folle e impossibile megaeroporto per voli low cost che massacrerebbe la salute della popolazione viterbese come quello di Ciampino gia' massacra la salute dei ciampinesi. * Perche' di megatruffa si tratta. Perche' l'opera e' irrealizzabile, come tutti coloro che se ne sono occupati sanno bene, anche coloro che continuano a mentire, costretti a farlo perche' devono coprire con nuove e sempre piu' clamorose e insostenibili mistificazioni le loro precedenti menzogne, i loro precedenti imbrogli, i loro precedenti inganni ed autoinganni, i loro precedenti cedimenti. * Di megatruffa si tratta. Perche' un devastante megaeroporto pressoche' a un tiro di schioppo dal centro della citta' e' un crimine e una follia, nocivo e pericoloso oltre ogni dire. Di megatruffa si tratta. Perche' un devastante megaeroporto nel cuore dell'area termale di Viterbo distruggerebbe i beni ambientali, storico-culturali e terapeutici piu' importanti e peculiari di Viterbo. Di megatruffa si tratta. Perche' un devastante megaeroporto a due passi dall'Orto botanico danneggerebbe irreversibilmente una parte assai significativa della ricerca scientifica e dell'attivita' didattica forse piu' rilevante che si svolge nell'Universita' di Viterbo (qualificata in questo ambito a livello internazionale). Di megatruffa si tratta. Perche' un devastante megaeroporto comporterebbe uno sperpero di fondi pubblici enorme e insensato, scandaloso e criminale. Di megatruffa si tratta. Perche' un devastante megaeroporto come quello proposto a Viterbo da affaristi e amministratori irresponsabili viola palesemente la legislazione vigente in materia di ambiente e salute, ed in particolare non supererebbe mai e poi mai una corretta procedura di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica, di Valutazione dell'impatto sulla salute. Tutti lo sanno, e solo degli insipienti o degli imbroglioni si ostinano a negare questa evidenza. E non c'e' bisogno di aggiungere che un devastante megaeroporto come quello proposto a Viterbo costituirebbe un formidabile attrattore per i traffici, gli interessi e le attivita' dei poteri criminali in un territorio gia' aggredito dai poteri mafiosi. E non c'e' bisogno di aggiungere che un devastante megaeroporto come quello proposto a Viterbo impatterebbe in modo catastrofico su un'area, l'Alto Lazio, che gia' subisce le tremende conseguenze delle molteplici servitu' energetiche, militari e speculative da cui questo territorio e' invaso. * Di megatruffa si tratta. Sono costretti oggi a riconoscerlo anche i complici - ignari o meno - di essa, che ormai devono arrampicarsi sugli specchi per continuare a sostenere l'opportunita' di un'opera scellerata. Di megatruffa si tratta. E bastava leggere la famigerata relazione dell'allora ministro Bianchi del novembre 2007 per cogliere tutti gli elementi di assoluta irricevibilita', de jure e de facto, nel metodo e nel merito, di una scelta a dir poco scandalosa e sotto molteplici punti di vista del tutto inammissibile. * Due volte sono gia' stati danneggiati i cittadini di Ciampino e quelli di Viterbo dalla megatruffa del folle e impossibile megaeroporto per voli low cost a Viterbo. Sono gia' stati danneggiati una prima volta perche' sono stati ingannati da politicanti senza scrupoli, che con la loro condotta hanno sia impedito che si affrontasse subito la drammatica situazione di Ciampino nell'unico modo adeguato: riducendo subito i voli tout court, senza spostarli da altre parti, ma semplicemente riducendone il numero; ed hanno altresi' impedito che si cominciasse a lavorare davvero per migliorare le infrastrutture per la mobilita' nel e del viterbese e tra Viterbo e Civitavecchia, Viterbo e Orte, Viterbo e Roma: con l'inganno del megaeroporto si e' anche cercato di occultare la necessita' e l'urgenza - quindi la priorita' assoluta - di interventi adeguati per la rete ferroviaria, che resta la chiave di volta per un modello di mobilita' sostenibile e compatibile con un modello di sviluppo che difenda e valorizzi, e non devasti e distrugga, le risorse peculiari di Viterbo e dell'Alto Lazio: termalismo, agricoltura di qualita', beni culturali e ambientali, alta ricerca scientifica, turismo responsabile... E sono gia' stati danneggiati una seconda volta perche' la propaganda della lobby della devastazione e della speculazione ha gia' provocato sperpero di risorse pubbliche, cattiva amministrazione, riduzione degli enti locali a luoghi in cui impunemente si sono propalate menzogne e si e' degradata la qualita' delle istituzioni. Ed anche una terza volta, a volerla dir tutta, sono gia' stati danneggiati i cittadini di Ciampino e quelli di Viterbo: perche' l'uso della mistificazione, della menzogna e dell'imbroglio avvilisce i costumi, inquina la convivenza civile, ferisce la democrazia, umilia la dignita' delle persone. * I cittadini di Viterbo e di Ciampino hanno diritto alla verita'. I cittadini di Viterbo e di Ciampino hanno diritto alla salute, alla sicurezza, alla democrazia, a un uso onesto e adeguato delle pubbliche risorse a beneficio di tutti. I cittadini di Viterbo e di Ciampino hanno diritto alla difesa dell'ambiente e della qualita' della vita. I cittadini di Viterbo e di Ciampino, e con essi l'umanita' intera, hanno diritto a un mondo vivibile. * E' tempo di dire basta alla megatruffa del megaeroporto di Viterbo. E' tempo che amministratori irresponsabili ed affaristi sena scrupoli cessino di danneggiare il pubblico bene, il bene comune. E' tempo di dire una volta per tutte che a Viterbo il devastante megaeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma non si puo' e non si deve fare, ne' oggi ne' mai. E' tempo di dire una volta per tutte che a Ciampino i voli vanno ridotti subito e drasticamente, senza "ciampinizzare" altre citta', semplicemente riducendoli, e cosi' restituendo vivibilita' e diritti alla popolazione di Ciampino e dei comuni limitrofi. E' tempo di dire che il trasporto aereo, tra i principali responsabili del surriscaldamento globale del clima, va immediatamente e drasticamente ridotto. E' tempo di dire che prima di tutto vengono i diritti umani di tutti gli esseri umani; la civile convivenza; la legalita' che i diritti di tutti riconosce e invera. E' tempo di dire che le attivita' speculative che danneggiano tutti per il profitto predatorio di pochi, che le attivita' distruttive dell'unica casa comune che abbiamo, non sono ammissibili: ne' per la legge, ne' per la coscienza. 3. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: BUONI ESEMPI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 giugno 2008 col titolo "Buoni esempi da copiare". Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] Buone idee da copiare per garantire a tutti il diritto al cibo - ma le copieranno? - crescono nel quadro dell'Alba, la "Alternativa bolivariana para las Americas" nata per iniziativa di Venezuela, Cuba, con la successiva adesione della Bolivia e piu' di recente del Nicaragua (e di alcune municipalita' progressiste del Salvador). Il progetto Alba e' nato con l'aspirazione di coinvolgere tutti i paesi latinoamericani. E ha al suo centro un consistente capitolo agricolo: programmi di cooperazione paritaria in materia di sicurezza alimentare, sviluppo rurale e sovranita' agroalimentare locale, nazionale, regionale, Sud-Sud. Il "Fondo per la sicurezza alimentare", in cui il Venezuela ha messo circa 100 milioni di dollari, sostiene iniziative nel campo delle sementi, degli input agricoli, l'irrigazione, la trasformazione e l'accesso al credito e alla commercializzazione, per rafforzare le capacita' produttive soprattutto di piccoli e medi produttori. Una "Rete di commercio alimentare" facilita lo scambio di input agricoli e derrate fra i paesi aderenti, permettendo di sottrarsi al monopolio delle grandi imprese multinazionali dell'agroindustria. L'Alba agricola lavora molto con meccanismi di scambio fra competenze e prodotti, derrate e servizi (ad esempio fagioli contro consulenze commerciali e via barattando). Dopo la fine del petrolio sovietico in cambio di zucchero, Cuba ha sviluppato, obtorto collo, sistemi basati su risorse rinnovabili; adesso le competenze dei suoi agronomi sono richieste nella regione, come quelle dei suoi medici. Oltre 1.600 tecnici cubani cosi' stanno aiutando l'agricoltura venezuelana, abbandonata un secolo fa in favore del petrolio (ultimamente la produzione di derrate e' aumentata del 40% grazie a leggi di recupero di terre incolte e sistemi di credito e commercializzazione). Programmi di cooperazione e aiuti di emergenza riguardano inoltre Haiti, fra i paesi in testa alla lista rossa della crisi alimentare; progetti nel campo delle energie rinnovabili e della fornitura di attrezzature sono in corso nelle campagne andine della Bolivia; nel quadro dell'accordo Petrocaribe il Venezuela fornisce carburante agricolo ai piccoli paesi caraibici a prezzi di favore. L'indipendenza dalle multinazionali dell'agrobusiness (semi, fertilizzanti, pesticidi, energia) e' ritenuta fondamentale: per ridurre i costi e massimizzare l'autonomia. Il vertice presidenziale "Alimentos para la vida", che si e' svolto in Nicaragua a maggio, ha deciso di creare una "banca degli input", con questi punti forti: produzione di semi e loro scambio, creazione di imprese statali di fertilizzanti a basso impatto ambientale, sviluppo di una rete di input naturali con la necessaria formazione degli agricoltori al loro uso, potenziamento di istituti di ricerca e divulgazione tecnologica. Per il sostegno alle necessarie infrastrutture rurali anche in altre zone povere del mondo il Venezuela ha proposto agli altri produttori di petrolio una formula petroalimentare: un "Fondo agricolo speciale" alimentato da una percentuale per ogni barile venduto. Questa conversione dall'insostenibile al sostenibile finanzierebbe sistemi di irrigazione, le reti di innovazione scientifica e tecnologica (anche di fronte alla sfida climatica) e le banche di input sostenibili ed economici. Altro denaro al Fondo verrebbe da una tassa sui consumi santuari: di lusso e voluttuari. Chi accettera'? 4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "IL VENTI DI LUGLIO" DI ALEXANDER LERNET-HOLENIA E "MENDEL DEI LIBRI" DI STEFAN ZWEIG [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 31 maggio 2008 col titolo "A Vienna travolti dal destino" e il sommario "Le donne di Lernet-Holenia, sullo sfondo il fallito attentato a Hitler, e l'ebreo errante di Zweig che conosceva tutti i libri". Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Alexander Lernet-Holenia, (Vienna, 1897-1976) scrittori austriaco, autore di una vasta produzione narrativa, poetica, drammaturgica, saggistica. Vari utili materiali sono nel sito: www.lernet-holenia.com Stefan Zweig, scrittore austriaco, nato a Vienna nel 1881, si tolse la vita a Petropolis in Brasile nel 1942. Umanista cosmopolita, intellettuale pacifista, antinazista, fu autore di una vasta e variegata produzione letteraria di sovrana eleganza che spazia dai versi, alla narrativa, alle biografie di personaggi storici. Opere di Stefan Zweig: in modo particolare vorremmo segnalare sia il suo capolavoro, il libro autobiografico che e' anche una straordinaria rievocazione di un'epoca e di una cultura, Il mondo di ieri (1942), Mondadori, Milano 1946, 1979; la biografia di Erasmo da Rotterdam (1935), Rusconi, Milano 1981, 1994, uno spirito cosi' affine al suo che nel libro senti palpitare un'empatia profonda; la folgorante Novella degli scacchi (1941), Garzanti, Milano 1982] E' una citta' fantasma, la Vienna che ambienta due libri appena usciti. Un po' magica e un po' da incubo, certo surreale a dispetto delle nitide circostanze storiche in cui le vicende si svolgono. Il venti di luglio e' il racconto che da' il titolo alla raccolta di Alexander Lernet-Holenia (traduzione di Elisabetta dell'Anna Ciancia per Adeplhi, pp. 112, euro 10). E' il giorno del fallito attentato a Hitler, ma la vicenda che vi si innesta prende le mosse molto prima, e precisamente nel 1936, quando un certo Alberti, studioso di glottologia, sposa la figlia di un tal dottor Joel, con cui condivide la passione per le antiche lingue orientali. Da quel momento in poi e' tutto un intreccio di identita', di equivoci, di atmosfere che si squarciano bruscamente. Al centro della storia non ci sono affatto il Fuehrer e la sua mancata fine, ma l'amicizia fra due donne e le trappole in cui il destino fa cadere entrambe. Anche negli altri racconti di questo libro, il destino - e con esso la guerra - travolge tutto. I personaggi, siano uomini o cavalle di razza come Maresi, che da' il titolo al primo, vengono spietatamente sradicati in un mondo che non riconoscono piu'. * Ma chi e' piu' sradicato di "Mendel dei libri" che "gli occhiali inforcati, la barba irsuta, vestito di nero, leggendo si dondolava come un cespuglio al vento"? Mendel non e' in sinagoga, anche se quel moto scomposto potrebbe assomigliare a una preghiera. La sua casa - o meglio tutto il suo mondo - sta al caffe' Gluck di Vienna. Dentro le pagine, che lui conosce come nessun altro. Mendel dei libri e' un racconto di Stefan Zweig (traduzione di Ada Vigliani per Adelphi, pp. 53, euro 5,50). E' la storia di un uomo mirabile che conosce tutti i libri: una specie di archivio informatico prima che inventassero i microchip. A lui si rivolgono studenti e professori in cerca del volume raro, del testo irreperibile, di un tassello mancante all'indicazione bibliografica. Mendel vive al caffe' Gluck, tutti sanno dove trovarlo. E' un ebreo errante, momentaneamente devoto al "rutilante e sfaccettato politeismo dei libri". L'io narrante lo incontra quasi per caso, ne scopre la prodigiosa memoria bibliografica. Piu' avanti scoprira' anche che Mendel e' davvero un ebreo errante: la storia lo scaraventa nel presente con violenza inaudita, il caffe' Gluck lo perde e comincia per lui una serie di peripezie assurde. Lo scenario si sposta bruscamente, e l'io narrante si da' alla la ricerca di quella misteriosa identita' nascosta dentro i libri. Chi e' Mendel? Una specie di biblioteca di borgesiana biblioteca di Babele - in carne ed ossa. Una lezione morale. Un mite simbolo di quel che significano i libri. E', anche e soprattutto, un ometto generoso che non lesina mai quel tanto che sa, incapace com'e' di deludere anche la piu' bislacca richiesta bibliografica. E' il protagonista di un piccolo capolavoro che si puo' leggere in tanti modi diversi. In fondo, questo racconto di Zweig e' una parabola sulla caducita' e sull'oblio, ma anche sul nostro inesausto e indecifrabile bisogno di non essere dimenticati. 5. LIBRI. NICLA VASSALLO PRESENTA "SELF TO SELF" DI J. DAVID VELLEMAN [Dal quotidiano "Il Sole - 24 Ore" del 16 dicembre 2007 col titolo "L'io in crisi d'identita'". Nicla Vassallo (Imperia, 1963) ha studiato filosofia all'Universita' di Genova e al King's College London dell'Universita' di Londra. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in filosofia della scienza, ha lavorato prima come Research Fellow e poi come ricercatrice. Risale al 2002 la sua idoneita' da professore associato in logica e filosofia della scienza presso l'Universita' di Catania e al 2004 la sua idoneita' da professore ordinario in filosofia teoretica presso l'Universita' di Bergamo. Dal 2005 e' professore ordinario presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' di Genova dove insegna filosofia della conoscenza ed epistemologia, e fa parte del corpo docente del dottorato in filosofia. In qualita' di Visiting Professor, insegna epistemologia anche nella facolta' di psicologia dell'Universita' Vita-Salute San Raffaele di Milano. Responsabile in passato di sette progetti di ricerca del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), membro del Board della Sifa (Societa' Italiana di Filosofia Analitica), membro dell'Editorial Board della rivista "Iride: Filosofia e discussione pubblica" e del dizionario on-line Foldop, esperto del Civr (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca) per la Vtr (Valutazione Triennale della Ricerca), e' al presente: membro affiliato del Cresa (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata), Book Review Editor di "Epistemologia: Rivista Italiana di Filosofia della Scienza", membro dell'Advisory Board dell'Institute for Scientific Methodology, membro dell'Editorial Board dell'"European Journal of Analytic Philosophy", membro dell'Editorial Board della rivista on-line "Nordicum-Mediterraneum", membro dell'Editorial Board della rivista on-line "Res cogitans", membro dello Scientific Committee di OspedaleDonna, membro dello Scientific Committee di "The Journal of Philosophical Reviews", membro dello Scientific Committee del Festival per l'Economia Interculturale, membro dello Scientific Committee di "Iris: European Journal of Philosophy and Public Debate", membro dello Scientific Committee di Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), membro dello Scientific Committee di Readings - The Swif's series of E-books. Ha svolto o svolge attivita' di Referee per le seguenti case editrici, pubblicazioni e conferenze: Breve Dizionario di Filosofia - Carocci, Codice Edizioni, "Dialectica: International Journal of Philosophy", Editori Laterza, "Epistemologia: Rivista Italiana di Filosofia della Scienza", "European Journal of Analytic Philosophy", Giulio Einaudi Editore, "Iride: Filosofia e discussione pubblica", "Iris: European Journal of Philosophy and Public Debate", "Nordicum-Mediterraneum", Ulisse Biblioteca, "Wittgenstein Today" (Bologna 2001), "Representing and Inferring" (Bergamo 2002), "Philosophy and European Culture" (Genova 2004), "Brain, Persons, and Society" (Milano 2006). Ha scritto piu' di sessanta articoli in italiano e in inglese, che sono apparsi in riviste specialistiche, in volumi collettanei, in proceedings di conferenze e in enciclopedie. Ha pubblicato sei libri in qualita' di autrice, tre in qualita' di curatrice e cinque in qualita' di co-curatrice: Teoria della conoscenza (Laterza, Roma-Bari 2003) e' il suo ultimo libro da autrice, Filosofia delle donne (Laterza, Roma-Bari 2007) il suo ultimo libro da co-autrice, Filosofia delle conoscenze (Codice Edizioni, Torino 2006) il suo ultimo libro da curatrice, Filosofia della comunicazione (Laterza, Roma-Bari 2005; seconda edizione 2006) il suo ultimo libro da co-curatrice. Gli articoli di Nicla Vassallo vengono ampiamente segnalati e recensiti in vari giornali, riviste e siti web: Ha tenuto conferenze nelle Universita' italiane piu' importanti (Bergamo, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano Cattolica, Milano San Raffaele, Milano Statale, Padova, Pisa, Reggio Emilia, Roma La Sapienza, Roma Tre, Salerno, Sassari, Torino, Trieste, Trento, Urbino, Venezia) e all'estero in Francia, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia. Collabora con diverse riviste di divulgazione filosofica e scientifica, e' contributor del blog Variabili Libere, scrive occasionalmente sulle pagine culturali del quotidiano "Il Secolo XIX" e scrive regolarmente sul supplemento culturale del quotidiano "Il Sole - 24 Ore". Lavora principalmente nell'area della filosofia analitica. I suoi interessi primari di ricerca e di insegnamento riguardano la filosofia della conoscenza e l'epistemologia, settori in cui ha pubblicato lavori significativi sulla definizione di conoscenza, sulle teorie della giustificazione, sull'epistemolgia della testimonianza, sullo scetticismo epistemico, sul naturalismo epistemologico, sulle epistemologie femministe. Altri suoi seri settori d'interesse sono rappresentati dalla filosofia femminista, la storia e la filosofia della logica, la metafisica, il naturalismo filosofico e lo scetticismo. Opere di Nicla Vassallo: a) Libri in qualita' di autrice: La depsicologizzazione della logica: un confronto tra Boole e Frege, Franco Angeli, Milano 1995; La naturalizzazione dell'epistemologia: contro una soluzione quineana, Franco Angeli, Milano 1997; Teorie della conoscenza filosofico-naturalistiche, Franco Angeli, Milano 1999; Teoria della conoscenza, Laterza, Roma-Bari 2002; Conoscenza e natura, De Ferrari Editore, Genova. 2003; con P. Garavaso, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007. b) Libri in qualita' di curatrice: (con E. Agazzi), George Boole. Filosofia, logica, matematica, Franco Angeli, Milano 1998, (con E. Agazzi), Introduzione al naturalismo filosofico contemporaneo, Franco Angeli, Milano 1998; (con A. Bottani), Identita' personale. Un dibattito aperto, Loffredo Editore, Napoli 2001; (con F. D'Agostini), Storia della filosofia analitica, Einaudi, Torino 2002; La filosofia di Gottlob Frege, Franco Angeli, Milano 2003; Filosofie delle scienze, Einaudi, Torino 2003; (con C. Bianchi), Filosofia della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 2005, 2006; Filosofia delle conoscenze, Codice Edizioni, Torino 2006. J. David Velleman e' docente di filosofia alla New York University. Opere di J. David Velleman: Practical Reflection, Princeton University Press, 1989; The Possibility of Practical Reason, Oxford University Press, 2000; Self to Self, Cambridge University Press, 2006] L'idea ingenua che ne abbiamo e' tutto sommato sobria e convincente: l'io e' un'entita' singola, capace di intrattenere pensieri su se stesso e di conoscerli insieme alle proprie esperienze e azioni. A cio' aggiungiamo spesso la convinzione che l'io abbia bisogno di "embodiment" (di attributi fisici oltre che psichici) e di relazionalita' (non ci puo' essere metafisicamente un io privo di altri io, o comunque e' anche il riconoscimento di me stesso che mi viene dagli altri a fare si' che io possa sapere di essere me stesso). Questa idea e' stata messa ripetutamente alla prova, corretta, negata, sviluppata, superata da un gran numero di pensatori. Menzioniamo solo i maggiori filosofi contemporanei: Derek Parfit sostiene che a contare non sono tanto l'identita' e l'io, bensi' la persistenza e la continuita' della persona; Sidney Shoemaker si esprime a favore di una teoria causale dell'identita'; Bernard Williams escogita con costanza esempi per rifiutare o avallare tesi a favore sia della psichicita' sia della fisicita' dell'io. Forse meno nota da noi, ma non meno incisiva e innovativa nel dibattito attuale, e' la posizione di David Velleman (J. David Velleman, Self to Self, Cambridge University Press, New York, pp. 385, dollari 75): non c'e' una singola entita' a cui il termine "io" possa riferirsi. Ben lontano dall'abbracciare le varie mode decostruzioniste e post-moderniste, cosi' come dall'invocare la possibilita' che esistano di fatto solo personalita' multiple, Velleman sostiene che l'io e' un modo riflessivo di presentazione sotto diverse guise, ovvero un modo in cui parti e aspetti della persona divengono presenti alla mente della persona stessa. Queste parti si rivelano in diversi contesti, come quello della memoria autobiografica, o dell'azione autonoma, o della riflessione morale in cui esercitiamo l'auto-critica, o delle emozioni morali, grazie a cui ci lodiamo e biasimiamo. La bella analisi filosofica dell'io, che Velleman ci offre, solleva domande di sicuro interesse come "cosa significa essere amati e amare in assenza di un io che denota una singola entita'?", traendo suggerimenti dall'etica kantiana, dalla filosofia dell'azione, dalla psicoanalisi e dalla psicologia sociale. Ma vediamoli meglio questi diversi io. Ne esistono almeno tre. Innanzitutto, c'e' l'io che corrisponde alla rappresentazione che abbiamo di noi stessi. Dato che di questa rappresentazione fanno parte svariate cose come il nostro nome, indirizzo, codice fiscale, cio' che crediamo, quale tipo di personalita' abbiamo, e cosi' via, essa non e' intrinsecamente riflessiva. Se fosse altrimenti, dovremmo dire che quando soffriamo di crisi d'identita' (a tutti noi e' capitato almeno una volta nel corso dell'esistenza), la nostra sofferenza deriva dal non sapere piu' chi siamo, anche nel senso di non sapere piu' che codice fiscale abbiamo. Esiste poi il nostro io passato e il nostro io a venire: accediamo al primo con una riflessione sui nostri ricordi, al secondo anticipando rappresentazioni del nostro futuro. E infine c'e' l'io che esercita la propria autonomia, e qui Velleman va oltre una particolare concezione: se e' vero che noi esseri umani inventiamo in qualche modo il nostro io, e' altrettanto vero che in quest'invenzione non possiamo fare a meno di considerare sia che cosa pensiamo di essere, sia la nostra capacita' di capire il nostro modo di agire. Siamo quindi una creazione di noi stessi in una misura minore rispetto a quello che siamo a volte indotti a credere. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 486 del 14 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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