Coi piedi per terra. 103



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 103 del 6 giugno 2008

In questo numero:
1. Si e' svolto il 5 giugno 2008 a Viterbo un incontro tra il Comitato che
si oppone all'aeroporto e il Prefetto
2. Giuliano Battiston intervista Wolfgang Sachs
3. Manuela Cartosio: La deforestazione continua
4. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 5 GIUGNO 2008 A VITERBO UN INCONTRO TRA IL
COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO E IL PREFETTO
[Riportiamo il segente comunicato del 5 giugno 2008 del comitato.
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente.
Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia'
consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa
dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel
viterbese una delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e
la sua limpida generosita' a Viterbo sono proverbiali. E' tra gli animatori
del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo]

Si e' svolto giovedi' 5 giugno 2008 presso la prefettura di Viterbo un
incontro tra il Prefetto, dottor Alessandro Giacchetti, e una delegazione
del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, delegazione composta dalla portavoce
dottoressa Antonella Litta e dal professor Osvaldo Ercoli.
La delegazione del comitato ha illustrato al prefetto i molti motivi di
profonda preoccupazione per le gravi conseguenze della realizzazione di
un'opera dannosa come il mega-aeroporto per voli low cost. Conseguenze assai
nocive per la salute dei cittadini e devastanti per fondamentali beni
ambientali, culturali e sociali.
La delegazione del comitato ha altresi' evidenziato come non siano state fin
qui neppure avviate le procedure previste dalle vigenti normative in materia
di Valutazione di impatto ambientale (Via), Valutazione ambientale
strategica (Vas), Valutazione d'impatto sanitario (Vis); e come la procedura
adottata dal Ministro dei Trasporti del precedente governo per
l'individuazione di Viterbo per l'ubicazione del devastante mega-aeroporto
abbia presentato anche palesi elementi di irregolarita' in punto di diritto
e sia stata fatta oggetto di precise contestazioni da rilevanti centri
studi, esperti e pubblici amministratori.
Il prefetto ha ascoltato con grande attenzione quanto esposto dalla
delegazione del comitato.
La delegazione del comitato ha anche consegnato al prefetto alcuni documenti
ed alcune pubblicazioni utili per un rigoroso approfondimento della
questione.

2. RIFLESSIONE. GIULIANO BATTISTON INTERVISTA WOLFGANG SACHS
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 giugno 2008 col titolo "I limiti della
natura allo sviluppo dei desideri" e il sommario "Incontro con il sociologo
e ambientalista tedesco, che sulla scia di Ivan Illich studia una via per
combinare la giustizia sociale con quella ecologica, trasformando i valori
culturali che contribuiscono a formare l'universo simbolico. L'idea che la
qualita' di una societa' si possa giudicare dal livello della sua produzione
economica interiorizza una concezione materialistica inaugurata da Truman
nel 1949: prima questa idea non esisteva".
Giuliano Battiston, giornalista, ricercatore, saggista, docente, e'
ricercatore di "Mediawatch" e tutor presso la Scuola di giornalismo della
Fondazione Basso di Roma.
Wolfgang Sachs (Monaco, 1946), prestigioso studioso, docente universitario,
animatore del Wuppertal Institut, impegnato da sempre nei movimenti
ambientalisti e per i diritti; dal 1993 al 2001 e' stato direttore di
Greenpeace Germania, dal 1991 al 2001 ha lavorato con l'Intergovernmental
Panel on Climate Change. Tra le opere di Wolfgang Sachs: Archeologia dello
sviluppo, Macroedizioni, S. Martino di Sarsina 1992; Ambiente e giustizia
sociale. I limiti della globalizzazione, Editori Riuniti 2002; (a cura di),
Dizionario dello sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998; cfr. anche
Wuppertal Institut, Futuro sostenibile, Emi, Bologna 1997. Un piu' ampio
profilo di Sachs e' nel n. 119 de "La nonviolenza e' in cammino".
Ivan Illich e' nato a Spalato nel 1925; laurea in mineralogia a Firenze,
studi ulteriori di psicologia, arte, storia (dottorato a Salisburgo);
ordinato sacerdote nel 1951, per cinque anni opera in una parrocchia
portoricana a New York, poi e' prorettore dell'Universita' Cattolica di
Portorico; a Cuernavaca (Messico) fonda il Cidoc (Centro interculturale di
documentazione); docente in varie universita', conferenziere, studioso
costantemente impegnato nella critica delle istituzioni e nella indicazione
di alternative che sviluppino la creativita' e dignita' umana; pensatore
originale, ha promosso importanti ed ampie discussioni su temi come la
scuola, l'energia, la medicina, il lavoro. E' scomparso nel 2002. Tra le
opere di Ivan Illich: Descolarizzare la societa', Mondadori; La
convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le istituzioni, Armando;
Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica: l'espropriazione della
salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso, Mondadori; Per una storia
dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori; H2O e le acque dell'oblio,
Macro; Nello specchio del passato, Red; Disoccupazione creativa, Red; Nella
vigna del testo, Cortina. Raccoglie i materiali di un seminario con Illich
il volume Illich risponde dopo "Nemesi medica", Cittadella, Assisi 1978.
Cfr. anche il libro-intervista di David Cayley, Conversazioni con Ivan
Illich, Eleuthera, Milano 1994. Utile anche il volume di AA. VV., Le
professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978 (che si apre con un
intervento di Illich). Da "A. rivista anarchica", anno 33, n. 294, novembre
2003 riprendiamo la seguente scheda su Ivan Illich: "Ivan Illich
(1926-2002). Nato nel 1926 a Vienna da un padre di nobili origini dalmate e
da una madre ebrea sefardita, fin da piccolo compi' frequenti viaggi in
Europa e rimase fino all'ultimo un instancabile viaggiatore. La sua
formazione avvenne tra Salisburgo, Firenze, Roma, ma Illich non ebbe mai un
buon rapporto con le scuole, ne' con le discipline. Era sociologo, filosofo,
linguista (conosceva una decina di lingue), teologo, ma forse piu' di ogni
altra cosa uno storico delle istituzioni. Dopo la formazione teologica
all'Universita' Gregoriana in Vaticano, fu ordinato prete ed ebbe come primo
incarico la cura di una parrocchia a prevalenza portoricana vicino a
Manhattan. E' li' forse che nel cuore del primo mondo a contatto con i
reietti, gli ultimi, comincio' a capire i meccanismi dell'esclusione e
dell'alienazione degli individui attraverso l'istituzionalizzazione della
vita. Nel 1956 divenne vicerettore dell'Universita' di Puerto Rico, e nel
1961 fondo' il Centro interculturale di documentazione (Cidoc) a Cuernavaca
in Messico, un centro in cui passo' gran parte dell'intellettualita'
radicale degli anni Sessanta e Settanta, centro che avrebbe dovuto formare i
volontari e missionari per i paesi del terzo mondo. Qui nasce la critica di
Illich allo sviluppo, all'idea stessa di paesi in via di sviluppo,
condannati a un'eterna poverta' dall'impari confronto con i paesi gia'
sviluppati. Contemporaneamente Illich si impegnava contro la guerra, le
banche, le grandi corporation, e percio' riusci' facilmente a divenire
sospetto alla Cia, al governo americano e al Vaticano. Il Santo Uffizio
comincia un procedimento contro di lui e Illich abbandona il proprio abito,
la funzione sacerdotale e la Chiesa. Gli anni Settanta furono quelli della
notorieta' per la pubblicazione dei suoi scritti piu' noti e polemici sulla
critica alle istituzioni, della scuola, della salute, per una rivoluzione
nonviolenta verso un modello sociale di convivialita'. Nei decenni
successivi continuo' a lavorare secondo uno stile diverso: conferenze in
ogni parte del mondo, brevi saggi che esploravano nuovi campi dei suoi
multiformi interessi, seminari interdisciplinari con gruppi di collaboratori
scelti al di fuori dell'istituzione accademica, provenienti da ogni parte
del mondo, soprattutto alle universita' di Brema e della Pennsylvania. Ecco
alcuni dei temi affascinanti dei suoi ultimi scritti: la velocita',
l'esperienza del dolore nella contemporaneita', i mutamenti nello sguardo
nell'epoca delle immagini, la mente alfabetizzata e l'impatto con il
computer. Tra i suoi libri tradotti in italiano, ma in parte non piu'
disponibili, si possono ricordare: Descolarizzare la societa' (Mondadori,
1972), La convivialita' (Mondadori, 1974), Nemesi medica (Mondadori, 1977),
Il genere e il sesso (Mondadori, 1984), Lavoro ombra (Mondadori, 1985),
Nello specchio del passato (Red, 1992), Nella vigna del testo (Cortina,
1994). Particolarmente interessante per avere un'immagine del percorso di
Illich e' il libro Conversazioni con Ivan Illich (a cura di David Cayley),
Eleuthera 1994". Una piu' ampia notizia biografica di Ivan Illich e' nel n.
1262 de "La nonviolenza e' in cammino", e nel n. 1263 una piu' ampia
bibliografia; altri utili materiali sono in "Voci e volti della nonviolenza"
n. 17 e ne "La domenica della nonviolenza" n. 68]

Allievo di Ivan Illich, nel corso della sua attivita' Wolfgang Sachs si e'
esercitato costantemente con gli strumenti della scienza e della sociologia,
ma prima ancora con quelli della teologia. Non l'ha fatto pero' "con
l'intenzione di edificare un ulteriore piano nell'edificio teorico delle
varie discipline accademiche", ma per mettere quegli strumenti "al servizio
del cambiamento sociale ed ecologico". Convinto che sostenibilita'
significhi, "prima ancora che la salvezza delle balene", "la ricerca di una
civilizzazione che sia in grado di estendere l'ospitabilita' del pianeta" e
promuovere la cittadinanza globale, e che a sua volta il cosmopolitismo sia
"immaginabile soltanto sulla base di una trasformazione ecologica degli
attuali modelli di produzione e consumo", Wolfgang Sachs ricerca da tempo la
giusta via per combinare giustizia sociale ed ecologica.
E suggerisce che una societa' compatibile con l'ambiente e con le richieste
di redistribuzione e riconoscimento avanzate da chi ha meno privilegi possa
passare solo attraverso un doppio binario: "sia attraverso una
razionalizzazione intelligente dei mezzi sia moderando la portata dei suo
scopi". Per farlo - questa la convinzione piu' profonda di Sachs - occorre
pero' trasformare i valori culturali (e gli schemi istituzionali) che
contribuiscono a formare l'universo simbolico di una societa'. Se ieri
questa trasformazione era una opzione, oggi e' una necessita':
l'alternativa, "per dirla in modo rozzo, e' tra giustizia e
autodistruzione".
Abbiamo incontrato Wofgang Sachs a Firenze, dove e' stato tra i protagonisti
di Terra Futura, la mostra-convegno dedicata alle "buone pratiche di
sostenibilita' ambientale, economica e sociale".
*
- Giuliano Battiston: In molti dei suoi libri - per esempio in Ambiente e
giustizia sociale, cosi' come nell'introduzione al Dizionario dello
sviluppo - lei fa riferimento in modo esplicito "al magnetismo spirituale"
di Ivan Illich e al debito intellettuale maturato nei suoi confronti: in che
modo Illich ha influenzato il suo lavoro?
- Wolfgang Sachs: Tra il 1972 e l'anno seguente mi sono ritrovato in
Messico, a Cuernava, all'epoca del Centro di documentazione interculturale,
e grazie alla mediazione di Illich ho avuto modo di conoscere non solo
alcune specificita' di quell'area geografica all'epoca definita Terzo mondo
ma anche molte delle persone che gravitavano intorno a lui. I miei studi di
teologia mi portavano a un certo scetticismo nei confronti della
razionalita' occidentale e della modernita' in generale e questo scetticismo
ha trovato poi una declinazione particolare nell'incontro con Illich, che
aveva individuato strumenti molto efficaci per riconoscere e interpretare la
gigantesca collisione, per dirla schematicamente, tra le culture non moderne
e la modernita'; o - in altre parole - per comprendere la grande transizione
dalle societa' agricole alle societa' industriali e moderne. Proprio dalla
lettura di Illich a questa transizione ho ricavato elementi essenziali per
il mio lavoro.
*
- Giuliano Battiston: A proposito di collisioni, nell'introduzione ad
Ambiente e giustizia sociale lei scrive: "Piu' o meno tutte le mie ricerche
ruotano intorno a un ricorrente sospetto: che il modello di sviluppo
occidentale sia fondamentalmente in disaccordo tanto con la richiesta di
giustizia per i popoli del mondo quanto con l'aspirazione di riconciliare
l'umanita' con la natura". Ci dice qualcosa di piu' di questo sospetto?
- Wolfgang Sachs: E' ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che questo
modello di sviluppo contraddice e compromette la salvaguardia ambientale,
tanto che il sospetto viene condiviso perfino da gran parte dell'elite
economica e politica, almeno in Europa. Tre elementi in particolare vanno
esaminati: nessuno nega piu' che ci troviamo a vivere nel caos dal punto di
vista climatico, e molti sono consapevoli del fatto che questa situazione
generera' conflitti, crisi e catastrofi mai viste prima. Allo stesso modo,
tutto sommato nessuno nega in via di principio che l'eta' del petrolio sia
giunta alla fine. Certo, si discute se la crisi arrivera' tra cinque o
venticinque anni, ma la questione non e' importante, perche' se una "stoffa"
cosi' imprescindibile per la civilta' industriale come il petrolio sta per
terminare comunque la scossa per questa civilta' sara' rilevantissima, tale
da cambiarne profondamente i connotati. Il terzo aspetto e' forse il piu'
importante: fino a quando l'occidente e' stato l'unico "colpevole ecologico"
la consistenza del disastro ambientale poteva essere tenuta nascosta, ma con
la crescita di India e Cina l'occidente e' attraversato da un forte
nervosismo. E' una forma di vendetta del colonialismo, perche' il
colonizzato ha imitato il colonizzatore e ora l'imitazione minaccia la
stessa integrita' e sopravvivenza del colonizzatore. Se Cina e India non
possono essere fermate, anche noi siamo costretti a modificare il nostro
sistema. Oggi questi tre fattori hanno diffuso il sospetto, molto piu' acuto
di quanto non fosse dieci anni fa, che questo modello di sviluppo non sia
sostenibile a lungo termine.
*
- Giuliano Battiston: Nonostante la fiducia nel "progresso" risalga - come
lei stesso riconosce - ad almeno duecento anni prima, lei e' solito fissare
l'inizio dell'epoca dello sviluppo al 20 gennaio 1949, in occasione del
discorso inaugurale al Congresso del presidente americano Truman. Quale e'
la novita' racchiusa nel discorso di Truman?
- Wolfgang Sachs: Anche in questo caso ci sono tre elementi da considerare.
Truman sostenne che tutte le nazioni del mondo corressero sulla stessa
strada, il che vuol dire che sarebbero state inglobate all'interno della
medesima concezione del tempo: un tempo unico, che come il progresso conosce
solo il movimento in avanti o che si arresta; un tempo lineare, in cui il
futuro e' migliore del presente e il presente migliore del passato. L'idea
di sviluppo deriva inoltre dal mondo biologico, e se per valutare lo stato
di sviluppo di un fiore dobbiamo necessariamente conoscerne lo stato
compiuto, maturo, allo stesso modo in termini socioeconomici non si puo'
parlare di sottosviluppo senza implicare l'idea di una societa'
completamente sviluppata, che in questo caso e' quella occidentale. In
questo senso non c'e' sviluppo senza la contestuale attribuzione di una
egemonia culturale alle societa' occidentali. Il terzo fattore invece
rimanda forse con piu' evidenza ai temi ambientali: lo sviluppo, per dirla
in termini schematici, introietta una concezione materialista della
societa', ovvero l'idea che la qualita' di una societa' si possa giudicare
dal livello della produzione economica. Prima di Truman questa idea non
esisteva, perche' anche il colonialismo ha sempre tenuto distinta la
capacita' produttiva di un paese e le sue risorse economiche dal livello
morale della cultura e degli individui. Nello sviluppo inteso come modello
di realta', invece, queste due prospettive convergono, tanto che si
stabilisce un'equivalenza tra il livello economico e il grado di civilta'.
*
- Giuliano Battiston: Oltre all'equivalenza tra il livello economico e il
grado di civilta', spesso, anche a sinistra, il paradigma "sviluppista" ha
stabilito una equivalenza tra la crescita economica e la giustizia sociale,
sulla base dell'idea che progresso e crescita potessero di per se' risolvere
le diseguaglianze sociali. Lei invece ha spesso sottolineato la necessita'
di pensare insieme giustizia e limiti, piu' che giustizia e crescita...
- Wolfgang Sachs: La concezione sviluppista rimanda a un'idea di crescita
senza limiti, che si fonda sulla speranza per cui la crescita potrebbe
essere infinita e non si dovrebbe badare piu' di tanto alla giustizia
perche' grazie alla crescita anche i poveri otterranno la loro parte. Vale
qui la famosa metafora delle barche, per cui si crede che l'alta marea possa
alzare tutte le barche insieme e allo stesso livello: e' questa l'idea
socialdemocratica della giustizia, oggi smentita drasticamente dalla storia.
Percio' dobbiamo pensare giustizia e limiti insieme. Lo sviluppo, cosi' come
lo abbiamo inteso negli ultimi decenni, non puo' piu' essere la ricetta per
garantire dignita' ed equita' a popoli e nazioni, ed e' proprio questo il
dramma odierno: il desiderio di dignita' e i limiti della natura
confliggono, e da questo scontro deriva la drammaticita' della situazione in
cui viviamo.
*
- Giuliano Battiston: In Per un futuro equo, l'ultimo rapporto del Wuppertal
Institut tradotto in italiano, si sostiene che per promuovere giustizia e
liberta' occorre concentrarsi non solo sui diritti dei deboli, ma anche, e
soprattutto, sui doveri dei forti. Ma come e' possibile diffondere un'etica
kantiana, che postuli non tanto diritti universali quanto doveri universali,
in un mondo in cui chi gode di piu' privilegi continua a sostenere che il
proprio tenore di vita non e' negoziabile?
- Wolfgang Sachs: Gia' oggi la formula dello "stile di vita non
negoziabile", usata da Bush padre nel 1992 durante la conferenza Onu di Rio
de Janeiro, non tiene piu'. Nel corso della storia la giustizia non e' mai
opera del solo idealismo, ma della combinazione di idealismo e forza delle
cose. Oggi la forza delle cose suggerisce la necessita' di dimezzare le
emissioni globali e per farlo bisogna convincere anche gli "altri", quegli
altri che, come Cina e India, ogni anno acquisiscono un maggiore potere di
negoziazione. Credo di non esagerare nel sostenere che ormai la politica
ufficiale europea dia per scontato il fatto che lo stile di vita sia
negoziabile: l'affermazione di Bush appartiene all'era fossile.
*
- Giuliano Battiston: L'Europa, secondo gli auspici del Wuppertal Institut,
dovrebbe abbandonare la lealta' transatlantica e "presentarsi come
portatrice del progetto di una societa' cosmopolitica, i cui pilastri si
chiamano cooperazione, diritto ed ecocompatibilita'". Sembra pero' che la
strada da compiere sia ancora molto lunga...
- Wolfgang Sachs: E' una scommessa. Ci sono spinte che vanno in questa
direzione ma anche in senso contrario. Nel caso dell'Europa mi sembra siano
da evidenziare due linee di conflitto: la prima spaccatura, piuttosto
evidente, e' tra i paesi ex comunisti, che tendono ad apprezzare di piu' la
liberta' di mercato e a ridimensionare il ruolo dello Stato, e i paesi per
cosi' dire fondatori. L'altra spaccatura, troppo poco tematizzata, e' quella
tra la politica ambientale e quella commerciale. L'interessante politica
ambientale europea viene usata anche come uno strumento attraverso il quale
dotare l'Europa di un profilo mondiale piu' riconoscibile, e rimanda alla
necessita' di individuare limiti e cambiare modelli di produzione e consumo;
la politica commerciale invece e' in contrasto rispetto a quella ambientale
e riflette in gran parte le indicazioni del Wto: e' un modello di libero
mercato che non tiene in gran conto bisogni e diritti, interessato al
predominio economico dell'industria europea e ossessionato dalla concorrenza
con gli Stati Uniti e la Cina.
*
- Giuliano Battiston: Torniamo alla "polarita' principale" individuata in
Per un Futuro equo: "da un lato il desiderio di uguaglianza e dignita' delle
persone e delle societa' e' rivolto ai modelli di benessere dei paesi
ricchi", dall'altro "la finitezza della biosfera impedisce di trasformare lo
standard di vita del Settentrione in un modello di giustizia". Una delle
possibili vie d'uscita suggerite e' racchiusa nel modello concettuale di
"convergenza e contrazione". Ce lo spiega?
- Wolfgang Sachs: Partiamo dalla contrazione, che su un grafico apparirebbe
come una curva discendente. Nel giro dei prossimi cinquant'anni i paesi
"grassi", quelli che consumano molte risorse devono ridurre il consumo.
Dall'altro lato molti paesi hanno la necessita' e il diritto di ottenere di
piu' anche in termini di uso delle risorse, aumentandone il consumo, entro
un limite generale valido anche per loro; la loro curva nei prossimi
cinquant'anni sarebbe in leggero rialzo, con un'ascesa che convergerebbe poi
con il livello minimo dei paesi grassi. Tuttavia, se il discorso su
convergenza e contrazione e' ancora corretto nel suo complesso, quando lo
abbiamo articolato, un paio di anni fa, non ci eravamo resi conto di un
aspetto essenziale: per quanto riguarda le emissioni di CO2, anche se il
nord drasticamente e abbastanza velocemente finisse di usare l'atmosfera
come una discarica non rimarrebbe molto spazio per i paesi recentemente
industrializzati. Se dovessimo rifare oggi quello schema, dovremmo essere
molto piu' cauti.
*
Postilla biobibliografica. Una vita in verde. Tutte le tappe di Wolfgang
Sachs
Nato a Monaco nel 1946, dopo aver studiato sociologia e teologia presso le
universita' di Monaco, Tubinga e Berkeley Wolfgang Sachs si e' dedicato ai
temi ambientali e dello sviluppo. Tra i principali esponenti del movimento
verde in Germania, e' stato condirettore del giornale "Development" e ha
insegnato in diverse universita'. Dal 1993 al 2001 e' stato direttore di
Greenpeace Germania, dal 1991 al 2001 ha lavorato con l'Intergovernmental
Panel on Climate Change; dal 1993 e' ricercatore al Wuppertal Institut fuer
klima, umwelt, energie, dove e' coordinatore del progetto interdisciplinare
"Globalization and Sustanaibility" e membro del collegio "Environment and
Fairness in the World Trade Regime". Tra i suoi libri tradotti in italiano:
Archeologia dello sviluppo. Nord e Sud dopo il tracollo dell'Est
(Macroedizioni 1992); Ambiente e giustizia sociale. I limiti della
globalizzazione (Editori Riuniti 2002). Ha curato: Dizionario dello sviluppo
(Edizioni Gruppo Abele, 1998), con R. Loske e M. Linz Futuro sostenibile.
Riconversione ecologica, nord-sud, nuovi stili di vita (Editrice Missionaria
1997), Il Jo'burg Memo. Ecologia, il nuovo colore della giustizia (Emi
2002), con T. Santarius Per un futuro equo. Conflitti sulle risorse e
giustizia globale (Feltrinelli, 2007).

3. RASSEGNA STAMPA. MANUELA CARTOSIO: LA DEFORESTAZIONE CONTINUA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 giugno 2008 col titolo "Mamma, mi si e'
ristretta la foresta tropicale".
Manuela Cartosio e' giornalista e saggista, particolarmente attenta ai
movimenti e alle lotte sociali]

"Anche quest'anno ci siamo giocati il Belgio". Lo slogan e' vecchiotto, ma
e' sempre valido. Purtroppo. La distruzione per mano dell'uomo delle foreste
tropicali prosegue a ritmi sostenuti. Lo confermano le rilevazioni
satellitari che ormai da un trentennio misurano quanto si restringe la
superficie delle foreste pluviali, vero e proprio scrigno della
biodiversita'. I dati piu' recenti, entrambi preoccupanti, vengono dal
Brasile e da Papua Nuova Guinea.
La parte orientale dell'isola della Nuova Guinea ospita quella che per
estensione e' la terza foresta pluviale del mondo (dopo Amazzonia e Congo).
Nel 1972 l'82% della superficie (372.000 kmq) di Papua Nuova Guinea era
coperto dalla foresta pluviale. Trent'anni dopo la superficie occupata dalla
foresta era diminuita del 15%, passando da 38 a 33 milioni di ettari. Un
rapporto congiunto delle universita' di Papua e dell'Australia prevede che
di questo passo entro il 2021 sara' distrutto o compromesso l'83% della
foresta accessibile e il 53% del totale della foresta pluviale di Papua
Nuova Guinea.
Il rapporto sostiene che la deforestazione e' progredita allo stesso ritmo
sia nelle aree protette che in quelle non protette. Causa principale, il
taglio degli alberi operato dalle multinazionali del legno con la
complicita' per lo meno passiva del governo di Papua Nuova Guinea.
Una complicita' che contraddice il tentativo del governo di ottenere
"compensazioni" dai paesi ricchi, grandi produttori di gas serra. Le foreste
abbattono i gas serra, ma se si abbattono gli alberi nelle zone
accessibili... la "compensazione" non avrebbe senso. Gli alberi resterebbero
in piedi solo nelle aree fisicamente inaccessibili della foresta, dove il
taglio e' comunque impossibile, con o senza "compensazioni" (un fatto
incontrovertibile, anche se la compravendita di quote di gas serra lascia
alquanto a desiderare come politica ambientale).
Si stima che la deforestazione produca circa il 20% delle emissioni di
anidride carbonica. La conservazione delle foreste pluviali e' quindi vitale
per frenare il riscaldamento globale.
Nei decenni passati, ammette il ministro delle foreste di Papua Nuova
Guinea, "lo sviluppo economico ha avuto la precedenza sulla conservazione
ambientale. Ci siamo illusi che le nostre foreste fossero illimitate". Cosi'
non e', ma i buoni propositi declinati al futuro dal ministro hanno il
sapore di frasi di circostanza.
Sono lapalissiane, invece, le dichiarazioni del neoministro dell'ambiente
brasiliano Carlos Minc: "C'e' una stretta correlazione tra il prezzo della
carne e della soia e la deforestazione". Se i primi schizzano in alto, c'e'
una ragione in piu' per tagliare, radere, incendiare la foresta per far
spazio a colture e allevamenti. E infatti le rilevazioni satellitari dicono
che in Brasile, dopo tre anni di lieve flessione, la deforestazione e'
ripresa alla grande. Tra agosto e dicembre del 2007 sono andati perduti
7.000 kmq di foresta. Solo lo scorso aprile ruspe e fuoco ne hanno divorati
altri 1.123 kmq. Il peggio arrivera' tra giugno e settembre, quando si
preparera' il terreno per la semina stagionale. In Brasile la superficie
originaria della foresta amazzonica era di 4.100.000 kmq. Oggi il manto
verde copre 3.403.000 kmq (-17%). L'anno nero resta il 2004, quando ando' il
fumo l'equivalente della superficie del Belgio.
Carlos Minc, un fondatore del Partito verde brasiliano, afferma che il
governo ha adottato le "misure giuste" contro la deforestazione, compreso il
sequestro del bestiame che pascola in terreni non autorizzati. Questione di
tempo, dice, e le misure daranno frutti. Non ci credono i gruppi
ambientalisti, convinti che Minc sara' piu' disponibile verso latifondisti e
agrobusiness dell'ex ministra Marina Silva, grande paladina della foresta
amazzonica, dimessasi perche' in rotta con Lula sui biocarburanti.

4. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 103 del 6 giugno 2008

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