Minime. 456



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 456 del 15 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. L'assalto
2. L'urgenza
3. Giulio Vittorangeli: Lavoro
4. Maria Grazia Giannichedda: Nel segno dei diritti
5. Da una lettera agli ed alle studenti delle classi quinte di una scuola
media superiore
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. Letture: Augusto Cavadi, La mafia spiegata ai turisti
8. Letture: Comitato pace, disarmo, smilitarizzazione, Napoli chiama Vicenza
9. Letture: Peppino Impastato e i suoi compagni, Radio Aut
10. Letture: Giampiero Rossi, La lana della salamandra
11. Letture: Vinoba Bhave, I valori democratici
12. Riletture: Ludwig Feuerbach, L'essenza della religione
13. Riletture: Ludwig Feuerbach, Scritti filosofici
14. Riedizioni: Platone, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone,
Assioco, Jone, Menone, Alcibiade, Convito, Parmenide, Timeo, Fedro, La
repubblica, Gorgia, Protagora, Lettere
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. L'ASSALTO

Per mesi il ceto politico tutto ha chiamato al pogrom contro i rom.
Cosi', bastava una scintilla. Ed ecco gli esiti.
Quel principio fondamentale della civilta' giuridica per cui la
responsabilita' e' personale, viene travolto dalla barbarie.
Nei campi incendiati iernotte bruciava la nostro comune liberta', lo stato
di diritto, la civilta' umana.

2. EDITORIALE. L'URGENZA

Serve una forza politica nonviolenta.
Serve un giornale della nonviolenza.
Serve la preparazione di liste della sinistra della nonviolenza in tutte le
prossime elezioni, per portare la scelta della nonviolenza in tutte le
istituzioni elettive in cui si decide della gestione di cio' che e' di tutti
e che tutti riguarda e convoca.
Questo serve, subito.
*
Non servono a questo fine i cialtroni che negli ultimi due anni si sono
prostituiti alla guerra e al razzismo.
Non servono a questo fine coloro che negli ultimi due anni hanno fatto
strame della legalita' costituzionale.
E non servono tutti coloro che continuano ad adorare la violenza, che
continuano a praticare l'ipocrisia, che continuano la politica maschilista
che tutte le ideologie e le prassi dell'oppressione incuba e genera.
E non servono coloro che continuano a servire un modo di produzione e un
modello di sviluppo che tutti sfrutta e tutto distrugge.
*
Serve una forza politica ecologista, femminista, nonviolenta.
Serve che la nonviolenza in cammino si faccia forza, programma, progetto,
soggetto politico. Adesso.
*
Tutti coloro che continuano a pensare che la nonviolenza sia solo materia
per il convegnuccio e la pubblicazioncella, per il corsetto e il seminarino,
e per le relative carrierucole, la tradiscono e degradano a complicita' con
l'ordine dei pogrom, l'annichiliscono.
La nonviolenza e' lotta politica per l'umanita', o non e' nulla.
Opposizione a tutte le guerre, gli eserciti, le armi.
Resistenza a tutte le mafie, i fascismi, le barbarie.
Lotta contro la violenza, misericordia che salva le vite. Non vi e' altra
politica adeguata ai compiti dell'ora che la scelta della nonviolenza. E non
vi e' nonviolenza se essa non e' lotta politica, organizzazione politica,
azione politica, per la democrazia e il diritto che ogni essere umano
raggiunga e liberi.

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LAVORO
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

La struttura di classe e i modi di sfruttamento, dal Novecento ad oggi, sono
profondamente cambiati; lo sappiamo da decenni. Ma ritenere che padroni e
lavoratori abbiano gli stessi interessi e siano la stessa cosa, e' un bel
salto all'indietro. Mettere sullo stesso piano chi lavora prestando la sua
opera e chi lavora usando il lavoro altrui (come e' stato fatto durante la
campagna elettorale italiana), non rappresenta certo la modernita' ("Non
siamo negli anni Cinquanta!"), ma un ritorno forzato all'Ottocento.
La regressione neo-oligarchica, imposta dal capitalismo, pretende di dare
una risposta diretta ai bisogni con un mix di privatizzazione mercantile e
sussidiarieta' assistenziale (dopo aver smantellato il welfare) che ricorda
irresistibilmente le pratiche del capitalismo ottocentesco, nella misura in
cui costringe i singoli e soprattutto i lavoratori alla condizione di
individui isolati in un negoziato che l'ideologia dominante pretende
paritario ed e' invece impari e senza regole.
L'apparente autonomia di molti "nuovi" lavori in realta' nasconde il ritorno
a forme di lavoro servile, prive di qualsiasi mediazione o protezione
sindacale o istituzionale. Si pensi al mondo delle nuove figure
professionali autonome, i titolari di partita Iva; dove ciascuno e'
imprenditore di se stesso, sorta di "impresa individuale". Per cui si giunge
al paradosso che la posizione sociale (per fare un esempio) di Telecom e
quella di un lavoratore autonomo con partita Iva sono considerate allo
stesso livello, sono tutte e due "impresa" e quindi soggette allo stesso
regime giuridico. Cosi' lo sviluppo attuale del capitale frammenta il
lavoro, trasforma la disoccupazione in sotto-occupazione, precarizza la vita
ed uccide.
Una mattina ci si alza, si va al lavoro, ci si lascia la pelle e non e'
colpa di nessuno. Tuttalpiu' e' colpa di chi muore perche' "non e' stato
attento" o "ha bevuto un bicchiere di troppo" e se proprio era astemio e'
stata "la fatalita'". E' mai possibile che per tutte le morti sul lavoro non
ci sia un padrone che e' uno che abbia sostato in carcere a riflettere non
dico per un anno ma almeno per una settimana?
C'e' evidentemente qualcosa che non va in una Repubblica "fondata sul
lavoro" (gli articoli della nostra Costituzione parlano di dignita' umana e
del lavoro), in cui i morti durante attivita' lavorative sono piu' di mille
ogni anno (4 caduti al giorno), 27.000 i mutilati accertati e gli incidenti
circa un milione.
Certo, c'e' chi ritiene che gli infortuni sul lavoro siano un prezzo, sia
pure deprecabile, da pagare alla crescita economica e alla competitivita'
globale. In realta', le cause ultime della morte da lavoro sono da
rintracciare nel modello economico che considera il lavoro medesimo un
fattore subalterno, e nella organizzazione del processo produttivo basata
sulla frantumazione e la precarieta'. Se il salario e' inadeguato e
insufficiente, se il posto di lavoro e' incerto e instabile, inevitabilmente
aumentano i coefficienti di rischio. E' il caso della Thyssen di Torino,
dove un gruppo di operai muore bruciato dall'olio in fiamme sparato da un
impianto in dismissione perche' ha bisogno di fare quel maledetto
straordinario per mettere da parte quattro euro per quando la fabbrica non
ci sara' piu'.
Stiamo andando - anche in Occidente, perche' nel resto del mondo c'e' da
sempre - verso una societa' sempre piu' spietata, cinica, dominata dal
"valore" della produzione, del profitto e dei consumi. "La fase attuale del
capitalismo neoliberista, a livello globale, ha come principale motore di
spinta, riproduzione e sopravvivenza l'eliminazione dei diritti dei
lavoratori. Nella stessa misura, intensita' e proporzione con cui si
concedono, approfondiscono e sostengono i privilegi per le imprese,
diminuiscono, si deteriorano ed eliminano le regole che proteggono i diritti
dei lavoratori e lavoratrici" (dal documento introduttivo del convegno
internazionale "La schiavitu' del XXI secolo. Sfide delle organizzazioni
sociali alla regressione dei diritti dei lavoratori", svoltosi in Nicaragua
ai primi di aprile con la partecipazione di oltre 200 organizzazioni).
Ma davvero si puo' pensare di continuare con questo tipo di sviluppo che si
ottiene su scala mondiale con una paurosa aggressione all'ambiente, con
l'emarginazione di una grande parte del genere umano, con lo sprofondamento
in una gara frenetica di ciascuno contro tutti che assume tratti barbarici,
con una divisione sempre piu' profonda tra ricchi e poveri? Da questa
situazione non se ne esce se non si e' in grado di riprendere la sfida su
cosa e su come si produce. Percio' bisogna ricominciare a pensare ai temi
posti dal modo di produzione capitalistico attuale in tutte le sue
dimensioni, che sono anche culturali, ideologiche, di mentalita'.

4. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA GIANNICHEDDA: NEL SEGNO DEI DIRITTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 maggio 2008, col titolo: "Legge 180.
Storie di cura senza custodia.
Maria Grazia Giannichedda, acutissima sociologa, e' stata una delle
principali collaboratrici degli indimenticabili Franco Basaglia e Franca
Ongaro Basaglia, la cui lotta per una psichiatria democratica e per la
dignita' umana di tutti gli esseri umani tuttora prosegue]

Che la vita della riforma psichiatrica sarebbe stata dura era chiaro a tutti
quel 13 maggio di trent'anni fa, quando fu approvata. Il clima politico era
dei peggiori, con il corpo di Aldo Moro ritrovato da appena cinque giorni in
via Caetani e la nomina a ministro della sanita', nei mesi successivi, del
liberale Renato Altissimo, esponente del solo partito che non aveva votato
la riforma sanitaria in cui "la 180" era confluita. La sfida era chiudere i
manicomi nel segno dei diritti.
La posta in gioco era la riforma, chiudere i manicomi nel segno dei diritti
e sostituirli con una cura senza custodia. "In fondo si tratta soltanto
dell'inserimento nella normativa sanitaria di principi gia' posti dalla
Costituzione", scriveva in quelle settimane Franco Basaglia, leader
indiscusso del composito movimento che aveva voluto la riforma: estromettere
dal sistema sanitario un'istituzione che imprigiona persone che nessun
giudice ha condannato, e che organizza una violenza strutturale
particolarmente odiosa perche' consumata su persone che soffrono, "e' un
atto di riparazione che la democrazia fa verso i cittadini". Anche chiedere
agli operatori psichiatrici di rispettare i diritti e la dignita' delle
persone che hanno in cura in fondo e' solo "ribadire un elemento di civilta'
che dovrebbe essere implicito", continuava Basaglia: aveva ben chiaro non ci
si poteva aspettare un'applicazione di questa legge "lineare e priva di
conflitti, date le caratteristiche del terreno in cui interviene, dove
confluiscono pesanti pregiudizi culturali e interessi stratificati".
Chiusura dei manicomi nel segno dei diritti: su questo punto si sono sempre
concentrati gli attacchi contro "la 180", e ancora qui ha recentemente
puntato la coalizione che ha vinto le elezioni e che si propone di
modificare il Trattamento sanitario obbligatorio. Eppure, e' proprio questo
nesso tra chiusura dei manicomi e affermazione dei diritti che spiega
l'inattesa longevita' di questa riforma che ha potuto produrre
un'innovazione colossale, 100.000 posti letto chiusi in quarant'anni e un
sistema di servizi diffuso in tutto il territorio nazionale.
La qualita' di questo nuovo sistema e' assai variabile, con differenze
profonde tra le regioni e all'interno della stessa regione, differenze che
spesso (ma non sempre) coincidono con quelle del sistema sanitario generale.
Su questa variabilita', che oggi e' insieme debolezza e forza del sistema
della salute mentale, torneremo piu' avanti. Prima vale pero' la pena di
soffermarsi su questo dato: solo l'ltalia e' riuscita finora a realizzare un
obiettivo che molti paesi perseguono, liberarsi da un sistema di istituzioni
che pesano troppo sulla spesa pubblica e producono lungodegenti che
impediscono i nuovi ingressi.
I costi sono stati infatti, e sono, la dannazione dei sistemi psichiatrici
pubblici nei paesi europei. Gli ospedali pubblici costano piu' di quelli
privati in quanto sono costretti a standard alti di rapporto tra personale e
posti letto, e questo per via delle leggi e dei controlli formali e
informali a cui invece il privato riesce piu' facilmente a sottrarsi, come
sa bene chiunque abbia tentato, anche nell'Italia di questi anni, di
guardare dentro una clinica psichiatrica privata. Inoltre, l'assistenza
psichiatrica nella "vecchia Europa" di oggi e' quasi sempre mista, ovvero
gli ospedali psichiatrici convivono con i servizi territoriali ma siccome la
coperta e' stretta, se i posti letto in ospedale non diminuiscono i servizi
territoriali hanno meno risorse, il che rende piu' difficile ridurre
quell'ospedalizzazione di lungo periodo che produce cronicizzazione senza
speranza. Occorrono quindi scelte drastiche, che l'Italia ha fatto con la
riforma del '78 e ha confermato con le leggi finanziarie del '94 (primo
governo Berlusconi) e nel '98 (governo Prodi). Cosi', vista dai 40.000 posti
letto in ospedale psichiatrico che la Francia non riesce a chiudere ne' a
ridurre, e dai 35.000 letti pubblici inglesi (qui fu Margaret Thatcher a
costringere gli ospedali psichiatrici a dimagrire), l'esperienza italiana
appare appunto un caso di innovazione compiuta, che apre una domanda: com'e'
stato possibile far abbandonare agli psichiatri italiani la loro roccaforte?
Quali elementi hanno creato quello zoccolo di consenso senza il quale la
riforma non avrebbe potuto diventare adulta?
Dobbiamo ritornare al nesso tra diritti e chiusura dei manicomi. Questo
elemento, a lungo percepito da molti, anche a sinistra, come una forzatura
ideologica, e' invece cio' che ha fatto la differenza. La sfida a mettere
insieme, nel servizio pubblico di massa, cura e diritti ha infatti
mobilitato le risorse professionali migliori, che hanno costruito modelli
organizzativi inediti, che poi sono quella cinquantina di sistemi di servizi
comunitari che oggi rappresentano l'eccellenza del nostro paese: sistemi che
funzionano sulle 24 ore, che non costringono la famiglia al ruolo di
manicomio domestico, rendono inutile l'ospedalizzazione di lungo periodo,
sanno aiutare, nella costruzione di una propria vita, anche chi sta male in
modo non episodico e magari, solo qualche chilometro piu' in la', e' invece
costretto a subire abbandono, esclusione, violenza.
Questi modelli "alti" sono anche punto di riferimento, di ricerca e di
formazione per molti che lavorano in sistemi inadeguati, e sono stati
soprattutto il riferimento su cui le associazioni di familiari e di utenti
hanno identificato e misurano le proprie aspettative. "Vogliamo per noi una
normalita' che non costi il loro internamento" e' diventato, dopo alcuni
anni di scontri e confronti, lo slogan della grande maggioranza di
associazioni - che in questa e nelle prossime settimane hanno promosso una
quantita' di iniziative, segnate dalla speranza combattiva di tenere aperto
il tema della trasformazione della psichiatria e del welfare, ma anche in
affanno per le troppe cose che non vanno, per i tradimenti, travisamenti,
trasformismi, e per la distanza a volte intollerabile tra le parole e i
comportamenti di tanti operatori e amministratori.
L'esito delle elezioni certo non aiuta, visto che una controriforma sta nel
programma dei vincitori: ma il potere vero, il potere di fare in campo
sanitario e sociale ormai da tempo ce l'hanno le Regioni. La Sardegna pero'
e' la sola che in questi anni ha avviato e persegue un programma complessivo
di cambiamento, mentre le altre regioni, pure quelle da sempre amministrate
dal centrosinistra, si sono limitate e si limitano a lasciar fare: sia chi
organizza servizi a misura dei pregiudizi tranquillizzanti e degli interessi
consolidati, sia chi trova mezzi e consenso per un progetto di
trasformazione degli assetti e delle culture.
Cosi', la grande innovazione che suscita interesse in tutto il mondo ha
prodotto finora meno di cio' che "la 180" vuole e consente, e anche di cio'
che hanno dimostrato possibile quelle Asl che, in tutte le regioni e per le
vie piu' diverse, l'hanno presa sul serio. Su queste storie opposte e
contigue occorrera'' tornare per capire cosa e' cambiato nella possibilita'
di vivere la follia, a trent'anni dalla legge di riforma e a quarant'anni
dall'uscita del libro - L'istituzione negata (Franco Basaglia, Einaudi,
1968) - che ha rivelato alla societa' italiana la follia segregata e offesa,
la logica del manicomio e le vie per combatterla.

5. MATERIALI. DA UNA LETTERA AGLI ED ALLE STUDENTI DELLE CLASSI QUINTE DI
UNA SCUOLA MEDIA SUPERIORE
[Qualora potesse essere utile anche ad altre persone riproduciamo di seguito
uno stralcio da una lettera del 14 maggio 2008]

Carissime e carissimi,
vi invio alcuni suggerimenti che forse potrebbero servirvi nella
predisposizione delle "tesine" (alias "percorsi") per gli esami di
maturita'.
*
1. I soliti consigli inutili
Parte prima. Cosa non e' una tesina
1. La tesina non consiste nel dimostrare che siete capaci di copiare e
incollare l'immondizia che trovate su internet.
2. La tesina non deve essere un esercizio acrobatico per mettere insieme
capra e cavoli inventando collegamenti dove non ce ne sono.
3. La tesina non deve essere una truffa. Scegliete un argomento
circoscritto, e quell'argomento cercate di studiarlo col massimo impegno.
4. Non vi illudete che tutti i membri della commissione d'esami siano piu'
storditi di voi.
Parte seconda. Cosa dovrebbe essere una tesina
1. Un lavoro scientifico, certo del livello e dell'ampiezza consentiti dagli
studi che avete compiuto.
2. Un'esperienza di lavoro intellettuale, in cui mettete alla prova il
vostro piacere di sapere.
3. Una cosa che abbia un capo e una coda, che abbia un senso e sia
comprensibile.
4. Non vi sottovalutate, voi siete capaci di far molto di piu' di quanto vi
dicono.
Parte terza ed ultima. Come si presenta una tesina
1. Deve essere un testo, un testo scritto bene. Senza fronzoli, senza
pagliacciate. Scrivere bene e' facile. Basta correggere due, tre, cento
volte quello che avete scritto. Dopo la centesima correzione vi accorgerete
che finalmente e' una cosa di cui non vi vergognate piu'. Un buon modo per
verificare se e' scritta male consiste nel leggerla ad alta voce dapprima a
voi stessi, poi a una pazientissima persona amica. L'orecchio vi aiutera' a
capire cosa non funziona.
2. In sede di esame deve essere esposta oralmente in pochi minuti.
Esercitatevi quindi a raccontarla ad alta voce davanti a uno specchio
finche' non vi accorgete di aver trovato non solo la scorrevolezza e la
chiarezza delle frasi, ma il tono, le pause, la postura, i gesti giusti, il
giusto ritmo delle parole e del respiro.
3. Non pretendete di esaurire lo scibile umano. Ma dite solo le cose di cui
siete sicuri.
4. Non pretendete che la commissione voglia ascoltarvi in religioso silenzio
per un tempo indefinito. Dite subito le cose piu' importanti e ditele bene;
quando sarete interrotti il piu' sara' comunque fatto.
*
2. Qualche consiglio utile
Di qui agli esami non potete leggere tutto, dovete sistematizzare cio' che
gia' conoscete e quanto a cio' che non conoscete dovrete fidarvi del lavoro
di sintesi gia' fatto da autori ed autrici attendibili. Dovrete quindi in
primo luogo utilizzare testi brevi di consultazione che tuttavia siano di
sicuro valore.
2. 1. Alcuni testi di utilissima consultazione
- Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet, Torino, poi anche Tea,
Milano;
- Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino, Dizionario di
politica, Utet, Torino, poi anche Tea, Milano;
- Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia, Utet Torino, poi anche
Garzanti, Milano (come "garzantina" di psicologia);
- Luciano Gallino, Dizionario di sociologia, Utet, Torino, poi anche Tea,
Milano.
2. 2. Alcune cose attendibili disponibili nella rete telematica
La grandissima parte di cio' che si trova in internet e' immondizia.
Tuttavia vi sono anche materiali utili.
Personalmente posso garantire del buon grado di attendibilita' dei testi
apparsi nel notiziario telematico quotidiano che curo ("La nonviolenza e' in
cammino", e relativi supplementi), notiziario che quindi potete utilizzare
come fonte citabile ed affidabile.
Per trovare testi apparsi sul mio notiziario di e su autori ed autrici che
vi interessano e' sufficiente che attraverso un motore di ricerca (ad
esempio Google) digitiate "nonviolenza" "[nome e cognome dell'autore o
autrice che cercate]" "[nome e cognome del direttore responsabile del
notiziario]".
*
3. Inter nos
Per le persone che stanno preparando tesine su argomenti di cui abbiamo
ragionato insieme: se avete bisogno di informazioni piu' dettagliate potete
scrivermi all'indirizzo di posta elettronica nbawac at tin.it (...).

6. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

7. LETTURE. AUGUSTO CAVADI: LA MAFIA SPIEGATA AI TURISTI
Augusto Cavadi, La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo Editore, Trapani
2008, pp. 64, euro 5,90 (in sei diverse versioni: in lingua giapponese,
francese, inglese, italiana, spagnola, tedesca). Questo aureo libriccino
(anzi, questa serie di libriccini in varie lingue) cosi' viene presentato
nel sito del Centro Impastato di Palermo: "Augusto Cavadi, La mafia spiegata
ai turisti, Di Girolamo Editore, Trapani 2008, sei opuscoli, euro 5,90
ciascuno. Chi decide di visitare la Sicilia si pone per curiosita' o per
timore delle questioni sulla mafia: che cos'e'? Come agisce? Che danni puo'
provocare? Alle piu' frequenti di queste domande rispondono questi
volumetti: con onesta' intellettuale, senza nascondere le brutture della
mafia (macchia che infanga un'isola bellissima), ma anche spazzando via le
paure infondate di chi immagina che percorrendo le strade siciliane si vada
incontro a pericoli maggiori rispetto al resto del mondo. In sei versioni:
italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e giapponese. La traduzione
in giapponese e' di Tomoko Takahashi, socia del Centro Impastato, scomparsa
il 31 ottobre 2007". Il volume presenta un breve saggio di Augusto Cavadi,
un repertorio di materiali per l'approfondimento (libri, riviste,
audiovisivi, film, siti), una scheda su Giuseppe Impastato, una su libri e
film alla sua figura dedicati, una sul Centro Impastato di Palermo (sito:
www.centroimpastato.it) che e' indispensabile punto di riferimento per
quanti si impegnano contro la mafia. Per richieste alla casa editrice: tel.
e fax: 0923540339, e-mail: info at digirolamoeditore.com, sito:
www.digirolamoeditore.com

8. LETTURE. COMITATO PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE: NAPOLI CHIAMA VICENZA
Comitato pace, disarmo, smilitarizzazione, Napoli chiama Vicenza. Disarmare
i territori, costruire la pace, pp. 160, euro 10, Gandhi Edizioni, Pisa
2008. Quattordicesimo volume dei "Quaderni Satyagraha", a cura di Angelica
Romano, con una presentazione di Rocco Altieri, una prefazione di Alex
Zanotelli, una lettera di Raffaele Nogaro: Una raccolta di materiali con
contributi, oltre che della curatrice, di Silvano Caveggion, Philip Rushton,
Antonella Zecca, Umberto Oreste, Vittorio Moccia, Alfonso Navarra, ed alcuni
appelli per campagne disarmiste. Per richieste: Gandhi Edizioni, via Santa
Cecilia 30, 56127 Pisa, tel. 050542573, e-mail: centro at gandhiedizioni.com,
sito: www.gandhiedizioni.com

9. LETTURE. PEPPINO IMPASTATO E I SUOI COMPAGNI: RADIO AUT
Peppino Impastato e i suoi compagni, Radio Aut. Materiali di un'esperienza
di controinformazione, Edizioni Alegre, Roma 2008, pp. 176, euro 6 (in
supplemento al quotidiano "Liberazione"). A cura e con un'introduzione di
Salvo Vitale, e con una prefazione di Erri De Luca. La prima parte del
volume propone due testi di Peppino Impastato del '77 ("Proposte
d'intervento radiofonico" e "Su Radio Aut") e tre saggi di riflessione e
testimonianza di Andrea Bartolotta, Salvo Vitale (sull'uso dello strumento
radiofonico in Danilo Dolci e in Peppino Impastato) e Paolo Arena. La
seconda riporta alcuni notiziari trasmessi dalla radio dal 22 agosto 1977 al
20 febbraio 1978. Dispiace che manchi una bibliografia e un opportuno rinvio
al sito del Centro Impastato di Palermo www.centroimpastato.it e a quello
www.peppinoimpastato.com

10. LETTURE. GIAMPIERO ROSSI: LA LANA DELLA SALAMANDRA
Giampiero Rossi, La lana della salamandra. La vera storia della strage
dell'amianto a Casale Monferrato, Ediesse - Nuova iniziativa editoriale -
L'Unita', Roma 2008, pp. 160, in supplemento al quotidiano "L'Unita'". Le
vittime dell'Eternit a Casale Monferrato, e la lotta dei lavoratori e del
sindacato per ottenere verita' e giustizia. Una raccolta di testimonianze
che si fa racconto ed appello, memoria e coscienza, proposta d'azione per la
vita, la salute, la dignita' e i diritti di tutti. Con una presentazione di
Guglielmo Epifani e una prefazione di Raffaele Minelli.

11. LETTURE. VINOBA BHAVE: I VALORI DEMOCRATICI
Vinoba Bhave, I valori democratici. La politica spirituale di Gandhi
attraverso le parole del suo discepolo, Il segno dei Gabrielli, S. Pietro in
Cariano (Verona), pp. 240, euro 14,50. Una bella raccolta di interventi di
colui che fu il principale prosecutore dell'azione e della riflessione di
Gandhi. A cura di Federico Fioretto, con una prefazione di Arun Gandhi e
interventi - oltre che del curatore - di Valeria Ando', Piero P. Giorgi,
Nanni Salio. Per richieste alla casa editrice: Il segno dei Gabrielli, tel.
0457725543, fax: 0456858595, e-mail: scrivimi at gabriellieditori.it, sito:
www.gabriellieditori.it

12. RILETTURE. LUDWIG FEUERBACH: L'ESSENZA DELLA RELIGIONE
Ludwig Feuerbach, L'essenza della religione, Einaudi, Torino 1972, 1976, pp.
L + 156. Una pregevole edizione del saggio pubblicato nel 1846, a cura e con
un'acuta introduzione di Anna Marietti Solmi, con le Integrazioni e
chiarimenti e la Risposta a Haym.

13. RILETTURE. LUDWIG FEUERBACH: SCRITTI FILOSOFICI
Ludwig Feuerbach, Scritti filosofici, Laterza, Roma-Bari 1976, pp. XXXVI +
324. A cura di Claudio Cesa, questa preziosa raccolta contiene una lettera a
Hegel (quella del 1828 con cui Feuerbach gli inviava la sua dissertazione De
ratione una, universali, infinita), i saggi La teologia e la scienza (un
capitolo del Pierre Bayle), Per la critica della filosofia hegeliana, alcuni
estratti dall'Essenza del cristianesimo, il saggio Per la valutazione dello
scritto L'essenza del cristianesimo, le Tesi preliminari per la riforma
della filosofia, i Principi della filosofia dell'avvenire, e i Frammenti per
caratterizzare il mio curriculum vitae filosofico (ed e' soprattutto
qest'ultimo testo che vorremmo raccomandare alla lettura di quanti Feuerbach
non conoscono).

14. RIEDIZIONI. PLATONE: EUTIFRONE, APOLOGIA DI SOCRATE, CRITONE, FEDONE,
ASSIOCO, JONE, MENONE, ALCIBIADE, CONVITO, PARMENIDE, TIMEO, FEDRO, LA
REPUBBLICA, GORGIA, PROTAGORA, LETTERE
Platone, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone, Assioco, Jone,
Menone, Alcibiade, Convito, Parmenide, Timeo, Fedro, La repubblica, Gorgia,
Protagora, Lettere, Mondadori, Milano 2008, 2 voll., pp. VI + 1024 (il primo
volume) e VI + 894 (il secondo), euro 12,90 (in supplemento a vari periodici
Mondadori). Il primo volume reca Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone,
Fedone, Assioco, Jone, Menone, Alcibiade, Convito, Parmenide, Timeo e Fedro
nella traduzione vivacissima e deliziosa di Francesco Acri, ripresa
dall'edizione einaudiana (1970, 1976) curata da Carlo Carena, cui si
aggiungono - prezioso dono - le Quindici lezioni su Platone di Mario Vegetti
(Einaudi, Torino 2003); il secondo La repubblica, Gorgia, Protagora e le
Lettere per le cure e nelle traduzioni di Giuseppe Lozza, Paolo Scaglietti,
Marco Dorati, Maria Grazia Ciani (riprendendo i testi da precedenti edizioni
Mondadori e della Fondazione Valla). Diciamolo: pressoche' tutti i dialoghi
e gli altri testi platonici t'incantano (e t'incantano al punto che anche su
taluni testi sicuramente apocrifi talora quell'incanto si riverbera). E se
abbiamo imparato a conversare e a ragionare - e a sapere che le due cose
sono una sola, e che dialogare e' tutto - e' forse soprattutto grazie a
quella vicenda, a quell'eredita'. E ancora, amava dire Annibale Scarpone:
"Tradurre Platone e' quasi un genere letterario a se stante: e alzi la mano
chi, essendo passato per i triboli ginnasiali, non ci si e' sperimentato,
magari anche solo per poche pagine"; e credo s'illudesse ancora una volta.
Ma vero e' che certi movimenti di questi dialoghi ti restano nel cuore e
nella voce per sempre; ne' mi perito di confessare che al mio orecchio le
traduzioni dell'Acri, che certo non sono le piu' pedanti, restano tra le
piu' godibili (fermo restando - c'e' bisogno di dirlo? - il massimo rispetto
per l'impresa di Emidio Martini poi recuperata nel volume sansoniano a cura
di Giovanni Pugliese Carratelli; e per quegli opuscoletti per i tipi di
Carlo Signorelli editore in Milano che ci innamorarono ragazzi; e per
quell'edizione laterziana degli anni '60 e '70 delle opere complete nelle
traduzioni - tra gli altri - di Manara Valgimigli; e per quella ovviamente
magnifica di Giovanni Reale).

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 456 del 15 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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