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Minime. 451
- Subject: Minime. 451
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 10 May 2008 00:39:06 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 451 del 10 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. A Ciampino il 10 maggio 2. A Ladispoli il 10 maggio 3. Lea Melandri: Il ritorno del rimosso, naturalmente 4. Il "Cos in rete" di maggio 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. Marino Freschi: Heinrich Boell (2004) 7. Diego Gabutti presenta "Sulla letteratura" di Umberto Eco (2002) 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. A CIAMPINO IL 10 MAGGIO [Riportiamo il seguente comunicato del 9 maggio 2008 del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, dal titolo completo "A Ciampino il 10 maggio manifestazione cittadina per la riduzione del trasporto aereo. La solidarieta' del comitato di Viterbo. Difendere la salute, l'ambiente, la democrazia"] Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, esprime solidarieta' alle cittadine e ai cittadini di Ciampino e dei comuni limitrofi da anni vittime dell'enorme ed enormemente nocivo incremento del trasporto aereo, ed impegnati quindi per la riduzione del trasporto aereo, per difendere la salute delle persone e la vivibilita' del territorio. Il comitato di Viterbo esprime sostegno ed invita alla partecipazione alla manifestazione che si terra' a Ciampino sabato 10 maggio 2008 promossa dall'Assemblea permanente "No fly" per chiedere ancora una volta l'immediata e drastica riduzione dei voli presso lo scalo "G. B. Pastine". * Come abbiamo gia' piu' volte scritto: 1. Un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei dintorni: sia attraverso l'inquinamento dell'aria, che causa gravi malattie; sia attraverso l'inquinamento acustico, sia attraverso altre forme ancora di inquinamento. 2. Il trasporto aereo contribuisce fortemente al surriscaldamento globale del clima. 3. Il trasporto aereo danneggia gravemente l'ambiente. 4. Il trasporto aereo e' antieconomico: consuma piu' energia di ogni altro mezzo di trasporto; danneggia gravemente la biosfera; costa molto alla comunita' poiche' e' fortemente sovvenzionato sia da finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mentre si effettuano sciagurati tagli di bilancio per sanita', istruzione ed assistenza): paradossalmente la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano; danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse pubbliche non aiuta le economie locali ma le impoverisce; l'occupazione nel settore e' limitata, spesso precaria, e le compagnie aeree hanno spesso condotte gravemente antisindacali. 5. Il trasporto aereo e' iniquo: statisticamente e' dimostrato che e' soprattutto un privilegio dei ricchi, ma i costi li pagano soprattutto i bilanci pubblici, e le conseguenze nocive le pagano innanzitutto i poveri. 6. In pressoche' tutti gli aeroporti d'Italia manca completamente la Valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria per legge. Le comunita' locali nell'ambito della mobilita' hanno bisogno innanzitutto di migliorare la rete ferroviaria. Una mobilita' coerente con la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, delle vocazioni produttive del territorio, dei diritti dei cittadini e delle comunita' locali. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla salute. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla sicurezza. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un ambiente vivibile. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla mobilita' per tutti con modalita' adeguate: che siano coerenti con scelte di legalita', di giustizia, di sostenibilita' ambientale, di rispetto della salute e della dignita' di tutte le persone. Chiediamo che sia rispettata la vigente legislazione in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica, di Valutazione d'impatto sulla salute. Chiediamo che prevalga la responsabilita', la solidarieta', la democrazia. Siamo quindi solidali con le cittadine e i cittadini di Ciampino che subiscono le conseguenze tremendamente nocive per la loro salute dell'ingente e insostenibile attivita' aeroportuale. Siamo quindi solidali con tutti gli esseri umani che subiscono le catastrofiche conseguenze dell'effetto serra cui il trasporto aereo contribuisce in misura cosi' rilevante. Ci impegniamo per la drastica e immediata riduzione del trasporto aereo. 2. INCONTRI. A LADISPOLI IL 10 MAGGIO [Da "Il fiore per un commercio equo e solidale" (per contatti: ilfiore at interfree.it) riceviamo e diffondiamo. Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' nazionale ed internazionale. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente] Nell'ambito del ciclo di conferenze "Da consumatore dormiente a consumattore" per essere protagonisti e consapevoli nelle scelte quotidiane, promosso dalla Bottega del mondo "Il fiore", in collaborazione con Focus - Casa dei diritti sociali, vi segnaliamo il secondo incontro: "Per la riduzione del trasporto aereo" con la dottoressa Antonella Litta, sabato 10 maggio con inizio alle ore 18 presso la Bottega "Il fiore" a Ladispoli (Roma). * Il trasporto aereo contribuisce per il 10% alle emissioni totali di CO2 e quindi contribuisce in modo determinante al surriscaldamento climatico. L'anidride carbonica insieme ad altri gas dannosi e polveri e micropolveri prodotti durante la fase di volo sono rilasciati direttamente negli strati piu' alti della troposfera ed in quelli piu' bassi della stratosfera alterando di fatto la naturale composizione dell'atmosfera. Le direttive europee, il trattato di Kyoto, l'Onu, la comunita' scientifica internazionale, il buonsenso, ci chiedono ed impongono una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica e quindi e' veramente illogico continuare ad incrementare forme di trasporto come quello aereo, sia perche' inquinanti (inquinamento dell'aria, del suolo, inquinamento acustico ed elettromagnetico delle aeree aeroportuali), sia a causa del prossimo esaurirsi del petrolio e quindi del cherosene. E' necessario ridurre il trasporto aereo perche' sono i popoli piu' poveri della terra a pagare per il privilegio di pochi di viaggiare e per il profitto delle compagnie aeree. Le alterazioni del clima infatti fanno danni soprattutto nei paesi del terzo mondo - come ha denunciato anche il premio Nobel per la pace, Wangari Maathai-: paesi dove siccita' o uragani prodotti dal surriscaldamento del clima, distruggono con violenza inaudita citta', villaggi, economie e le vite di migliaia di esseri umani, generando flussi migratori sempre piu' intensi. * Per informazioni e contatti: Bottega del mondo "Il fiore", via delle dalie 11, Ladispoli (Roma), tel. e fax: 069913657 e-mail: ilfiore at interfree.it, sito: www.ilfioreequo.it 3. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: IL RITORNO DEL RIMOSSO, NATURALMENTE [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo pubblicato sul quotidiano "Liberazione" del 29 aprile 2008 col titolo "Sinistra, non di solo pane... Ecco cosa non hai visto". Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"] Se molti operai non avessero votato Lega, il 13-14 aprile 2008, forse non avremmo mai saputo cosa pensano dei gay, dei migranti, delle donne, dei dirigenti di sinistra, e del loro stesso lavoro. Da questo punto di vista, aver perso le elezioni e' una fortuna e un'occasione da cogliere. Peccato che, dopo una rapida comparsa e altrettanto rapide interviste, siano spariti di nuovo dalla scena, per ridiventare l'oggetto delle verbose e perlopiu' astratte dissertazioni di politici e intellettuali, che vorrebbero "rifondare" la sinistra, ripensare il "comunismo", ma partendo sempre dalle stesse domande: "che fare?", "con chi?". Con questa premessa, anche la risposta finisce per avere un sapore antico, che e' nostalgia del gia' noto e, insieme, attesa di una miracolosa palingenesi. Sull'orizzonte familiare e perduto tornano ad allinearsi ancora una volta il popolo, il territorio, la gente, i lavoratori e le lavoratrici - un femminile d'obbligo dal momento che la questione di genere, rimossa come problema politico, e' diventata una vera ossessione di correttezza linguistica. * Di fronte alle parole ricorrenti - "radicarsi nel sociale", "ritorno nei quartieri", "apertura all'esterno" - viene spontaneo chiedersi: "ma dove sono stati finora?". Forse in riunione. Con tutti quegli organismi impalcati l'uno sull'altro, fino alla cima della piramide del partito, l'autoreferenzialita' e' inevitabile, la schiera dei dirigenti si infoltisce e quando si cerca la "base" ci si accorge che non c'e' piu'. Nel documento della Conferenza nazionale di organizzazione, approvato il 16-17 dicembre 2006, si diceva che la crisi della politica e della forma partito riguardava anche Rifondazione: separatezza dei gruppi istituzionali, burocratismo, centralismo, personalismi, ingessamento del dibattito democratico. Nel Comitato politico nazionale di circa una settimana fa, convocato a ridosso del terremoto elettorale e dietro la pressione di quanti, dentro e fuori Rifondazione, vorrebbero avviarsi rapidamente verso una nuova sinistra "unita e plurale", l'idea di un possibile scioglimento, reale o immaginaria che sia, ha risvegliato spinte contrarie: la difesa di una "comunita' di appartenenza", il rafforzamento di un "corpo collettivo", della sua storia, delle passioni che lo hanno alimentato. Un riflesso noto, prevedibile, che parla del difficile rapporto tra "gruppo chiuso" e "gruppo aperto", tra processi di "accomunamento" e settarizzazione, e' venuto a coprire un lutto duplice: la sparizione di elettori fedeli e l'affacciarsi su un vuoto organizzativo, spinto quasi fatalmente verso la figura rassicurante di un leader carismatico. Colpisce il fatto che la minaccia alla propria sopravvivenza, il pericolo di disgregazione, dispersione di qualcosa che e' stato conquistato con fatica, si sia cosi' massicciamente spostata sul versante da cui sembrava venire, al contrario, la possibilita' di un'apertura e di un potenziamento. "Se nell'estraneo al gruppo non viene colta l'ostilita' ma il suo contrario, vale a dire se nell'estraneo noi troviamo non il diverso ma l'uguale, il comune a noi, che pure esiste, allora tutto il movimento di elaborazione del gruppo si svolge con un senso diverso". La "comunanza stessa", in questo caso, diventa "un bene da estendere" (Elvio Fachinelli, Gruppo chiuso o gruppo aperto?, "Quaderni piacentini", n. 36, novembre 1968). * Perche' i gruppi, le associazioni, l'assemblea che si e' riunita a Firenze il 19 aprile per proporre "case comuni della sinistra", sperimentazione di "laboratori di analisi e di pensiero", spazi decisionali aperti a tutti, "fuori da leaderismi e da centralismi democratici", non ha convinto a procedere nel ripensamento della forma partito avviato a Carrara, il 29 marzo - primo aprile 2007 con la nascita della Sinistra europea? Perche' si invocano territori, radicamenti, soggetti sociali perduti, e non si vede la terra su cui si mettono i piedi, luoghi e persone che gia' ci sono? Perche' tanta insistenza sull'"ascolto" di interlocutori lontani e distratti, e tanta sordita' alla voce del vicino? Perche' l'accelerazione verso la "costituente" di un nuovo soggetto della sinistra, capace di "impastare" idealmente lotte sociali e culture politiche diverse, non convince neppure chi, come me, non ha storia di partito ne' desidera averla, e pensa che questa forma organizzativa sia esaurita, e non da ora? Se a molti oggi appare inadeguata l'idea di partito come "organizzazione di combattimento", centralizzata e gerarchica - una specie di "stato dentro lo stato" - anche il dibattito che dovrebbe aprire la strada a nuove forme organizzative, cosi' come e' stato finora, appare molto meno "aperto, ampio, plurale" di quanto prometta. Al di la' delle affermazioni, traspare il rischio, sollevato al Cpn da Franco Russo, che a mettersi insieme siano solo "gruppi dirigenti", e, soprattutto, che si tratti ancora una volta di un ceto politico "neutro", cioe' sostanzialmente maschile, tanto da far rimpiangere la consapevolezza nuova che era apparsa nella relazione di Franco Giordano a Carrara: "E per noi maschi c'e' un problema che riguarda l'abbandono di ogni universalismo neutro e del riconoscimento della nostra parzialita', di dismettere il narcisismo che e' sempre il segno piu' pubblico del cerimoniale del potere". * Ma non e' solo la partecipazione democratica a far difetto in assemblee che dovrebbero far dialogare o confliggere culture diverse, e che si limitano a far sfilare sequenze di interventi "preiscritti", cioe' pensati prima e al di fuori della relazione personale che si crea in un incontro, fuori quindi dagli imprevisti e dai cambiamenti che ne possono sortire. Insieme al femminismo, il pesante rimosso che si porta dietro la sinistra e' tutto cio' che, connesso al destino femminile, e' stato messo al bando dalla politica: il corpo, la persona, l'intelligenza e la sensibilita' legati a esperienze fondamentali come la nutrizione, la riproduzione, l'amore, la cura. Di questa "mutilazione" e delle conseguenze che ne sono derivate alla vita politica, scrive con grande lucidita' Marco Deriu, nel suo articolo "Gli uomini, il desiderio e la crisi della politica" ("Pedagogika", n. 6, dicembre 2004): "Quando si parla della crisi della politica e della partecipazione, si fa riferimento alla crisi dello Stato, delle istituzioni, dei partiti, dei sindacati. Si fa riferimento cioe' alla crisi delle forme, delle strutture, delle organizzazioni. Di conseguenza si propongono riforme, interventi, operazioni di ingegneria politica, nuove aggregazioni politiche nella speranza di colmare il vuoto... La concezione strumentale dell'azione politica, tipica della cultura maschile, tende a deificare i valori e i desideri di cambiamento sociale, trasformandoli in qualcosa di esterno, di oggettivo, di quantificabile. Le persone, in questo tipico modo di agire finalistico, divengono mezzi, strumenti, materia da plasmare per realizzare i nostri progetti razionali. Invano si cercherebbe nei discorsi degli uomini politici uno sforzo di consapevolezza che riconosca il legame tra se' e il mondo, tra la propria esistenza e l'esistenza di altri esseri. In altre parole, quello che ci manca piu' di ogni altra cosa non e' un nuovo progetto politico, un nuovo soggetto o una nuova formazione. Ci manca invece una politica che sia il riflesso di un desiderio autentico e radicale di vivere, di vivere insieme con gli altri". * Per un'azione politica che voglia tener dentro "unita' e pluralita'", differenza e condivisione, e' necessario il rapporto diretto tra persona e persona, ma anche la disponibilita' del singolo a lavorare su di se', a mettersi in discussione. Quando si constata con sorpresa - come nel caso degli operai che hanno votato a destra - che "identita' sociale" e "soggettivita' politica" sono scisse, si dice indirettamente che l'individuo, non solo non coincide col cittadino - anzi, diceva Tocqueville, e' il suo "peggior nemico" - ma non si identifica neppure totalmente con la sua collocazione nei rapporti di lavoro, col suo essere in un territorio, ne' solo col suo ruolo sessuale nella coppia, nella famiglia. L'essenza della politica, il motore primo della conflittualita' sociale e della trasformazione, si sono venuti spostando, di volta in volta, su questo o quell'aspetto dell'esistenza, facendolo diventare unico e centrale. Dire che nel "se'", nel vissuto del singolo si danno concentrati e amalgamati bisogni, identita', luoghi, rapporti, passioni, fantasie, interessi e desideri diversi, e' riconoscere che c'e' un "territorio" che sfugge, o esorbita, dai confini storici e geografici, dai luoghi della vita pubblica - e quindi irriducibile al sociale - che e' la vita psichica, una terra di confine tra inconscio e coscienza, tra corpo e pensiero, in cui affondano radici ancora in gran parte inesplorate. Le "viscere" razziste, omofobe, misogine, su cui la destra antipolitica ha fatto breccia per raccogliere consensi, e' il sedimento di barbarie, ignoranza e antichi pregiudizi, ma anche sogni e desideri mal riposti, che la sinistra, ancorata al primato del lavoro e della classe operaia, ha sempre trascurato, come se dopo il grande balzo della coscienza operato da Marx non ci fossero stati altri rivolgimenti altrettanto radicali, come la psicanalisi, il femminismo, la nonviolenza, la biopolitica, l'ambientalismo. L'individuo, la persona, la soggettivita' intesa come esperienza del singolo e come corpo pensante, si sono fatti strada con fatica, fuori da vincoli famigliari e comunitari obbligati, e se sono andati assumendo sempre piu' le forme di un individualismo chiuso alla solidarieta', e' anche perche' su questo versante partiti e movimenti di sinistra hanno proceduto separati, guardandosi reciprocamente con sospetto. "Il personale e' politico", per chi si preoccupava negli anni '70 di salvaguardare la grande "unita' di classe", suonava come uno slogan "borghese". Oggi, chi sottolinea la dimensione metropolitana del politico, chi si batte per i diritti civili di conviventi, di gay e lesbiche, per la liberta' femminile, per la cittadinanza dei migranti, passa per "radical chic". Eppure e' dalla testimonianza diretta dei singoli, voci che si raccolgono fuori dal dibattito pubblico, fuori, soprattutto, dalla cerchia del ceto politico, che il "sociale" tanto invocato prende forma, caricandosi di ragioni e di senso. Non necessariamente quelli che ci aspettiamo, ma che tuttavia non possiamo ignorare, se si vuole davvero costruire un'alternativa meno violenta e alienata di societa'. * Tatiana Gentilizi, giovane operaia della Zanussi di Forli', nell'intervista pubblicata dalla rivista "Una citta'", cosi' descrive il suo lavoro: "L'importante li' e' non parlare del tuo lavoro, che e' un po' deprimente, ma di tutt'altro. Parli delle vacanze che hai fatto, di quello che ti sei comprata, del Grande fratello. Se non guardi il Grande fratello, la' dentro sei un po' tagliata fuori... I giovani che entrano in fabbrica lo fanno probabilmente per bisogno, ognuno ha la sua storia. Pero' tutti, o almeno la stragrande maggioranza, lo vedono come un momento di transizione, per cui non si interessano piu' di tanto del loro essere operai... Non c'e' piu' una condivisione profonda del lavoro, l'importante e' passare comunque le otto ore nella maniera piu' tranquilla possibile e poi del domani chissenefrega, si vedra'. Di positivo c'e' che ti da' la possibilita' di pensare ad altre cose, puoi anche ascoltare la musica: puoi portare il walkman e sentirlo in un solo orecchio... Oggi l'operaio si sente meno operaio e prevalgono le strategie individuali". "Non si vive di solo pane", dice Bloch, "soprattutto quando non se ne ha". L'insegnante di una scuola per apprendisti commessi e impiegati spinge i suoi alunni a mobilitarsi il primo maggio sul disagio della loro condizione. Lei porta in corteo il cartello "Viva l'unita' delle masse popolari", loro, pochi numericamente, esclamano "basta con la politica". Alla richiesta di quali fossero i loro interessi, le ragazze rispondono: "Le nostre letture sono di tutti i generi, in particolare riviste come Grazia, Gioia, Grand Hotel". "Il mondo cui tendevano e tendono - commenta l'insegnante sulla rivista "L'erba voglio" (n. 1, luglio 1971) - e che vedono riflesso in tali letture, e' un mondo fatto di vita non pressata dal bisogno di guadagno, una vita fatta di cose belle, di automobili sportive, di profondi affetti e storie amorose... vita che non vivono, e a cui pure tendono". In nota all'articolo, la redazione commenta: "Per poter veramente lavorare con la gente, per poterla concretamente toccare, bisogna passare, e non e' ironia, proprio attraverso i suoi sogni". Non potevamo accorgercene prima? 4. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI MAGGIO [Dall'Associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini" (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di maggio 2008 del "C.O.S. in rete" (www.cosinrete.it). Ricordando il C.O.S. (Centro di orientamento sociale) di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. Tra gli altri, in questo numero ci sono: Gandhi e la nonviolenza oggi; Il razzismo fascista in azione; Anarchia e nonviolenza; Religione e religioso; Baba, Madre Teresa e don Milani nella compresenza; ecc. La partecipazione al C.O.S. in rete e' libera e aperta a tutti mandando i contributi all'indirizzo di posta elettronica: capitini at tiscali.it o al blog: http://cos.splinder.com Ricordiamo il sito con scritti di e su Aldo Capitini: www.aldocapitini.it 5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. MEMORIA. MARINO FRESCHI: HEINRICH BOELL (2004) [Dal quotidiano "Il Mattino" del 30 aprile 2004, col titolo "Heinrich Boell, la forza della passione". Marino Freschi e' docente di letteratura tedesca all'Universita' di Roma Tre. Opere di Marino Freschi: Il silenzio del principe. Saggi di letteratura austriaca, Bibliopolis, 1983; (con Aldo Gargani), Kafka, oggi (1883-1983), Guida (Napoli), 1985; Introduzione a Kafka, Laterza, 1993, 2001; Paese, Pironti, 1993; Storia della letteratura tedesca, Newton & Compton, 1995; La Vienna di fine secolo, Editori Riuniti, 1997; La letteratura del Terzo Reich, Editori Riuniti, 1997; Goethe. L'insidia della modernita', Donzelli, 1999; Praga. Viaggio letterario nella citta' di Kafka, Editori Riuniti, 2000; L'utopia nel Settecento tedesco, Liguori, 2004; Thomas Mann, Il Mulino, 2005. Heinrich Boell e' nato a Colonia nel 1917, testimone degli orrori del secolo, uomo di tenace, intransigente impegno morale e civile, una delle figure piu belle dell'impegno per la pace e la dignita' umana. Premio Nobel per la letteratura nel 1972. E' scomparso nel 1985. La sua bonta' dovrebbe passare in proverbio. Opere di Heinrich Boell: tra le opere di narrativa (che sono sempre anche di testimonianza) piu' volte ristampate: Il treno era in orario (Mondadori), Viandante, se giungi a Spa. (Mondadori), Dov'eri, Adamo? (Bompiani), E non disse nemmeno una parola (Mondadori), Racconti umoristici e satirici (Bompiani), Il nano e la bambola (Einaudi), Opinioni di un clown (Mondadori), Foto di gruppo con signora (Einaudi), L'onore perduto di Katharina Blum (Einaudi), Vai troppo spesso a Heidelberg (Einaudi ), Assedio preventivo (Einaudi), Il legato (Einaudi), La ferita (Einaudi), Donne con paesaggio fluviale (Einaudi). Tra le raccolte di saggi e interventi: Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979; Lezioni francofortesi, Linea d'ombra, Milano 1990; Terreno minato, Bompiani, Milano 1990; Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999. Opere su Heinrich Boell: Italo Alighiero Chiusano, Heinrich Boell, La Nuova Italia, Firenze 1974; Lucia Borghese, Invito alla lettura di Boell, Mursia, Milano 1990. Si vedano anche i testi di Cristina Ricci ne "La nonviolenza e' in cammino", nn. 1484-1486, e "La domenica della nonviolenza", n. 100. Segnaliamo, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, che per esigenze legate alla peculiare forma di trasmissione per e-mail di questo foglio telematico abbiamo costantemente sciolto graficamente l'umlaut nel dittongo "vocale + e", ad esempio: "Boll" (con l'umlaut) e' qui sempre dato nella forma grafica "Boell"; "Koln" (con l'umlaut), il nome tedesco della citta' di Colonia, "Koeln"] La ferita della storia tedesca, provocata dalla dittatura nazista, dalla catastrofe bellica, dalle efferate persecuzioni razziali, non si e' mai rimarginata, dando luogo a una straordinaria creativita' epica, che ha segnato tutta la letteratura del secondo Novecento tedesco come mostrano le opere di Grass, Lenz, Walser e soprattutto la ricchissima produzione di Boell, che, se e' un autore tendenzialmente tradizionale nei romanzi, e' uno scrittore istintivamente innovativo nei racconti brevi. Infatti introduce nella letteratura tedesca del secondo Novecento la short story americana, mutuata soprattutto da Hemingway, l'idolo in tutta l'Europa occidentale dei lettori e dei giovani autori del secondo dopoguerra. I racconti di Boell partono da uno spunto realistico per sperimentare una sorta di torsione surreale come conferma la raccolta, recentemente riedita, de Il nano e la bambola. Racconti 1950-1970 (Einaudi, pp. 264, euro 10, nella stupenda traduzione di Italo Alighiero Chiusano). Certo nei racconti i temi dello scrittore impegnato, civilmente allarmato per la storia tedesca, ci sono tutti, ma cio' che cambia dai romanzi e' la liberta' della trattazione: la materia si fa lieve, si smaterializza e il realismo di partenza cede all'invadenza di un'esperienza narrativa che tende alla frantumazione simbolica del particolare, immerso in una temperie quasi visionaria. Boell e' come Isaac Bashevis Singer, realista post-ottocentesco nei romanzi e autore creativo e surreale di racconti straordinari. Sono situazioni fulminanti secondo il preciso dettato della short story, ma rivissute in una scrittura imprevedibile e affascinante per quell'evocazione di perturbamento e di disagio psichico che sa ingenerare ancor oggi nel lettore. * Un'autentica sorpresa e' la pubblicazione del primo romanzo, finora inedito, dello scrittore renano: Croce senza amore (Mondadori, pp. 332, euro 17, nell'ottima traduzione di Silvia Bortoli), che e' un'ulteriore prova della straordinaria autenticita' della scrittura di Boell, che affonda le sue radici nella sofferenza e nella speranza per donarci una delle prose piu' avvincenti del Novecento. Gia' l'inizio ci coinvolge: "Ho sempre sentito, in questi anni, che non era possibile reprimere la speranza dentro di me; ho cercato di ucciderla, strangolarla, calpestarla: tornava sempre; tutta la nostra vita non e' altro che speranza". Siamo nel cuore della sua scrittura tesa, "follemente" religiosa, per sempre cristiana nonostante tutto, nonostante la guerra, la dittatura, la sconfitta, i crimini immensi, imperdonabili, indimenticabili del popolo tedesco. Nella Germania delle rovine, nel paese distrutto, devastato, Boell ritrova la speranza vera, quella dei disperati, dei dannati, degli smarriti, di chi e' stato abbandonato, di chi, come i tedeschi immediatamente dopo la disfatta epocale, camminavano smarriti, desolati, e soli, tra le macerie. E' incredibile che questo suo primo romanzo di macerie e speranza, di storia e dolore, sia stato respinto da un ottuso editore cattolico perche' "disfattista", eccessivamente critico verso l'esercito tedesco. * La Germania e' cambiata e di molto anche grazie a Boell. La sua strenua crociata e' diretta contro la barbarie e contro la violenza e l'ipocrisia delle istituzioni e soprattutto contro le false maschere della Chiesa cattolica, aspramente criticata in nome di un amore immenso, sofferente e autentico: l'amore disperato di chi sa che non sara' mai riamato. Nella veemenza della sua invettiva, dantesca per l'intransigenza, contro la borghesia cattolica della Renania, Boell si rivela scrittore autentico per la sua passione e la sua sapienza narrativa, alimentata di amore e odio, nutrita di una smisurata sincerita' che seduce anche chi potrebbe non pensarla come lui, perche' questo autore va diritto al centro sanguinante del tema e cosi' costruisce un'opera stupefacente che ha conferito di nuovo dignita' e credibilita' alla letteratura tedesca e alla coscienza civile della sua nazione. 7. LIBRI. DIEGO GABUTTI PRESENTA "SULLA LETTERATURA" DI UMBERTO ECO (2002) [Da "Il Nuovo" del6 febbraio 2002, col titolo "Eco, la letteratura e il suo mistero" e il sommario "E' in libreria l'ultima fatica del critico piu' geniale del panorama culturale italiano. Sulla letteratura raccoglie saggi scritti dall'autore negli ultimi anni". Diego Gabutti e' giornalista e scrittore. Tra le opere di Diego Gabutti: Fantascienza e comunismo, La salamandra, Milano 1979; C'era una volta in America, Rizzoli, 1984; Pandemonium, Longanesi, 1995; Millennium. Da Erik il Rosso al cyberspazio. Avventure filosofiche e letterarie degli ultimi dieci secoli, Rubbettino, 2003. Umberto Eco e' nato ad Alessandria nel 1932, docente universitario, saggista, romanziere, e' probabilmente il piu' noto intellettuale italiano a livello internazionale. Tra le opere di Umberto Eco segnaliamo particolarmente Opera aperta, Diario Minimo (Mondadori), Apocalittici e integrati, La struttura assente, Trattato di semiotica generale, Il superuomo di massa (Cooperativa scrittori, poi Bompiani), Lector in fabula, Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi), I limiti dell'interpretazione, Il secondo diario minimo, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza), Sei passeggiate nei boschi narrativi, Cinque scritti morali, Kant e l'ornitorinco, La bustina di Minerva, Sulla letteratura, Dire quasi la stessa cosa, A passo di gambero, tutti editi presso Bompiani (ad eccezione di quelli diversamente segnalati). Opere su Umberto Eco: Teresa De Lauretis, Umberto Eco, La Nuova Italia, Firenze 1981; Renato Giovannoli (a cura di), Saggi su "Il nome della rosa", Bompiani, Milano 1985, 1999; AA. VV., Semiotica: storia, teoria, interpretazione. Saggi intorno a Umberto Eco, Bompiani, Milano 1992 (con una utile bibliografia di e su Eco); Roberto Cotroneo, Eco: due o tre cose che so di lui, Bompiani, Milano 2001] Come alla fine di Accadde una notte, quando Clark Gable ammaina il lenzuolo che separa il letto di Claudette Colbert dal suo e si va finalmente al sodo, anche Umberto Eco ha fatto cadere il velo che separa, a salvezza della decenza e della pubblica morale, la narrativa dalla saggistica, la fiction dalla filosofia, l'intreccio dall'argomentazione. Sulla letteratura, il suo nuovo libro, fresco di tipografia, raccoglie saggi, prefazioni, articoli e comunicazioni accademiche che l'autore di Baudolino ha licenziato negli ultimi anni, roba all'apparenza arida e noiosa, ma il libro che ne risulta e' avvincente come Il nome della rosa, nonche' pieno di cose straordinarie, come Il pendolo di Foucault. Eco (per esempio) rilegge Joyce alla luce della quest infinita d'una lingua universale che torni a esprimere, come prima del fattaccio occorso a Babele, la sostanza di cio' che e' senza ambiguita' ne' sbavature, affinche' la parola coincida (anzi, torni a coincidere) esattamente con la "cosa". Mette in scena le avventure delle metafore, dei simboli e delle allegorie in un saggio dotto raccontato nella lingua di Dumas. Ed e' ancora nella lingua dei romanzieri e dei grandi feuilletonistes che, recensendo gli aforismi di Oscar Wilde raccolti e organizzati da Alex Falzon, costruisce la trama serrata d'un saggio intitolato agli aforismi e ai paradossi, un saggio affollato di personaggi: le massime, i proverbi, gli aforismi propriamente detti e gli aforismi cancrizzabili, che funzionano cioe' anche a rovescio, come impermeabili double face. Sulla letteratura e' un immenso canovaccio di canovacci, dove Umberto Eco vola al soccorso delle opere letterarie come un antico cavaliere, mentre dietro di lui cavalca lo Squadrone Shakespeare evocato una volta da W. S. Burroughs: Borges e Gerard de Nerval, Marcel Proust e Cervantes, Dante e Alessandro Manzoni. Eco racconta le avventure dei falsi letterari, del tomismo, dell'America sub specie mito letterario, delle critiche kantiane, del Manifesto di Marx inteso come un classico della letteratura e della grande retorica. Ci sono colpi di scena e metamorfosi, duelli all'alba dietro il convento delle carmelitane, maschere semiotiche e pugnali filosofici. Sulla letteratura e' un libro che non s'accontenta di ragionare intorno alla letteratura ma e' letteratura a sua volta, e letteratura alta, ritmica come un pulp ben costruito, immaginifica come un fumetto. "Si legge d'un fiato" e' il complimento che non si nega a nessun romanzo (come a nessuno si nega un sigaro o una medaglietta da cavaliere). Be', anche Sulla letteratura si legge d'un fiato, solo che qui non si tratta di un complimento ma di una metafora che coincide finalmente con la cosa, come nei propositi di James Joyce e dei suoi semblables, che come lui hanno cercato l'Arca perduta della lingua del paradiso. Inoltre Sulla letteratura e' anche un libro esoterico: rivela alcune delle cose che sono state tenute segrete (a proposito delle opere letterarie) fin dall'origine del mondo. Qualcosa della loro struttura, delle loro astuzie, delle loro vanita', qualcosa delle loro intenzioni, non sempre innocenti, talvolta minacciose. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 451 del 10 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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