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Minime. 450
- Subject: Minime. 450
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 9 May 2008 00:43:19 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 450 del 9 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Al villaggio somalo "Ayuub" il premio internazionale Alexander Langer 2008 2. A Firenze dal 9 al 30 maggio 3. A Ladispoli il 10 maggio 4. Umberto Santino: Il '68 in Sicilia 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. Roberto Carnero intervista Anita Desai (2005) 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. AL VILLAGGIO SOMALO "AYUUB" IL PREMIO INTERNAZIONALE ALEXANDER LANGER 2008 [Da Edi Rabini (per contatti: edorabin at fastwebnet.it) riceviamo e diffondiamo. Edi Rabini, che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti: e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e' infaticabile e generosissimo animatore. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di "Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995: "Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] Il Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer ha deciso di attribuire il premio internazionale Alexander Langer 2008 al Villaggio somalo "Ayuub" fondato da Mana Sultan Abdirahmaan 'Ali 'Iise alle porte di Merca, con il sostegno decisivo di don Elia Sommavilla, un sacerdote e geologo trentino e dall'Associazione "Water for life - Acqua per la vita". Nel 1992, nel pieno della crisi che investe la Somalia dopo il crollo del regime di Siad Barre, le strade di Merca sono piene di donne e bambini abbandonati, in fuga dalla guerra e dalla fame. Mana Sultan Abdirahmaan, nata nel 1953, figlia dell'ultimo sultano della citta', apre loro le porte della sua casa. Li cura e li nutre con l'aiuto di un gruppo di donne somale pure loro vittime della violenza diffusa. Tra questi anche il piccolo Ayuub, Giobbe, trovato accanto alla giovane madre morta da diversi giorni, dal quale prendera' nome nel 1992 un'organizzazione non governativa e poi un villaggio autogestito sul modello dell'Sos Village austriaco. A sostenere il suo straordinario lavoro interviene Elio Sommavilla, che da tempo aveva scelto la Somalia come sua terra d'adozione e aveva iniziato a collaborare con Mana Sultan dal tempo della crisi umanitaria seguita alla disastrosa guerra aperta da Siad Barre contro l'Etiopia nel 1987. Nato a Moena (Tn) nel 1927, docente di geologia a Ferrara, era arrivato a Mogadiscio nel 1976 con un incarico di docenza alla locale Universita', con altri giovani somali aveva avviato progetti di ricerca dell'acqua con tecniche semplici, rispettose delle tradizioni locali, attenti a non turbare i fragili equilibri del sistema di approvvigionamento idrico. Nel 1987 aveva fondato con questi l'associazione "Water for Life - Acqua per la vita", con sede a Trento e collaborazioni significative a Ferrara, Alessandria, Amelia. Sono 823 le bambine e i bambini che si rifugiano a Merca nel 1992 quando i "signori della guerra" apparsi inizialmente come liberatori dalla dittatura avevano iniziato a combattersi per il predominio del territorio in un'aspra guerra non ancora conclusa. Appena le condizione lo permettono Mana Sultan si mette alla ricerca delle famiglie d'origine e li riconsegna alle loro cure. I 149 piccoli che rimangono vengono affidati a mamme adottive, scelte di preferenza tra giovani donne sole o vedove che pure avevano chiesto rifugio e aiuto. Si avvia parallelamente un progetto di adozione a distanza e la costruzione di un piccolo villaggio capace di garantire sicurezza, istruzione, sostentamento, ai membri della nuova comunita'. Il villaggio cresce rapidamente di bambini, adolescenti, giovani che oltre a un rifugio hanno bisogno soprattutto di speranza di un futuro. Da qui la priorita' alla formazione e all'istruzione di base. Nell'intero distretto di Merca vengono aperte e rese funzionanti un numero crescente di scuole, che raggiungono nel 2007 ben 12.215 alunni. La maggioranza degli studenti sono femmine e anche questo indica quanto il progetto sia innovativo e in certo senso rappresenti una grande rivoluzione. Sono stati organizzati una scuola materna con annesso centro nutrizionale per 500 bambini, un centro di salute, con 5 sanitari e 8 ostetriche che intervengono periodicamente anche nei villaggi dei dintorni per assistere ai parti, curare e prevenire malattie endemiche o infettive. Sono stati riattivati 300 km di canali per l'irrigazione e un'efficiente officina meccanica. Viene aperto infine un Centro di formazione professionale per l'avvio al lavoro dei giovani con piu' di 15 anni. Costruito sul deserto, Ayuub e' oggi immersa nel verde, con ortaggi, fiori e alberi, tra cui un boschetto che produce legna per le famiglie e foraggio per capre e bovini allevati dalla comunita' in forma cooperativa. Da sei anni il villaggio di Ayuub ha un'amministrazione democratica che intende superare le divisioni tribali, di casta e di sesso, molto radicate nella societa' somala. Quando nel 2004 si apre uno spiraglio per la pace, con la creazione di un nuovo parlamento provvisorio, Mana Sultan si batte per una forte rappresentanza femminile che raggiungera' infine il 12% dell'assemblea. La nascita e la crescita di Ayuub non sarebbe stata possibile senza un convinto sostegno animato dall'Associazione trentina "Water for Life - Acqua per la vita" che ha saputo mobilitare sia finanziamenti pubblici che privati, attraverso l'adozione a distanza e il gemellaggio che coinvolge oggi 23 scuole in Italia ed altrettante nel distretto di Merca. Si tratta di un intenso scambio culturale che stimola insegnanti e ragazzi somali al recupero delle loro migliori tradizioni artistiche ed espressive. Attorno alle scuole sono nati o rinati infatti complessi di danza, musicali e teatrali, gruppi sportivi e laboratori artigianali che producono oggetti artistici venduti nelle scuole gemellate. I ragazzi italiani rispondono inviando messaggi, videocassette e piccole somme raccolte in famiglia, combattendo sprechi o rendendosi utili con piccoli lavori domestici. L'impegno di Mana Sultan non si ferma al villaggio. Con un opera tenace di educazione s'impegnava per convincere le donne ad abbandonare la tragica pratica dell'infibulazione, insegnando a trasformarla in un rito simbolico, dentro una cornice di festa rituale, di modo da salvare l'integrita' fisica delle bambine da un pesante fardello culturale. "Le donne sono la grande risorsa della Somalia - ripeteva spesso - se in questo paese martoriato la vita continua dopo anni di guerra, lo si deve solo a loro". Il 14 dicembre 2007 arriva inaspettata una tragica notizia: Mana muore a soli 54 anni. I suoi collaboratori non si danno pace. La sua vita - dicono - e' stata stroncata non tanto da giorni e notti di lavoro generoso e febbrile, quanto dall'ansia causata dall'arrivo di sempre nuovi profughi in fuga da Mogadiscio. Il lungo e fruttuoso sodalizio tra Mana Sultan - donna, somala, musulmana - ed Elio Sommavilla - uomo, prete cattolico - si e' cosi' interrotto. Ma il villaggio di Ayuub continua a segnalare la possibilita', per le donne e gli uomini di buona volonta', di mantenere aperta la speranza di pace e di fraternita' anche in condizioni le piu' estreme: nonostante la guerra, contro la guerra. * Ulteriori notizie sul lavoro del villaggio di Ayuub si trovano sul sito dell'associazione suo partner in Italia www.waterforlife.it Il premio, dotato di 10.000 euro, offerti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, verra' consegnato a Bolzano il 4 luglio 2008 nell'ambito dell'annuale incontro "Euromediterranea" che si svolgera' quest'anno tra Bolzano, Salorno e Trento. Il Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer e' composto da Annamaria Gentili (presidente), Andrea Lollini, Anna Bravo, Barbara Bertoncin, Edi Rabini, Fabio Levi, Franco Travaglini, Gianni Tamino, Grazia Barbiero, Helmuth Moroder, Liliana Cori, Mao Valpiana, Margit Pieber, Pinuccia Montanari, Ursula Apitzsch. * Per ulteriori informazioni e contatti: Fondazione Alexander Langer Stiftung - onlus, via Latemar Strasse 3, 39100 Bolzano/Bozen, tel. e fax. 0471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org 2. INCONTRI. A FIRENZE DAL 9 AL 30 MAGGIO [Da Laura Ronchi (per contatti: ronchi at infinito.it) e da altre persone amiche riceviamo e diffondiamo. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei "Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001; Per un futuro senza guerre, Liguori, Napoli 2008] Il circolo Arci "Due Strade", la Fucina per la nonviolenza (sezione locale del Movimento Nonviolento), l'associazione "Un tempio per la pace" organizzano tre incontri con il professor Alberto L'Abate dell'Universita' di Firenze sul tema "Nonviolenza: una speranza per il futuro?", con la proiezione di film sulle lotte nonviolente nel mondo e dibattito. Programma: - venerdi' 9 maggio: Lotte dei neri negli Usa contro la segregazione razziale; - venerdi' 16 maggio: Lotte contro l'apartheid in Sud Africa; - venerdi' 30 maggio: Lotte in Polonia contro la dittatura. Tutti gli incontri si tengono alle ore 21 presso il circolo Arci "Due Strade" in via Senese 129/r, a Firenze. 3. INCONTRI. A LADISPOLI IL 10 MAGGIO [Da "Il fiore per un commercio equo e solidale" (per contatti: ilfiore at interfree.it) riceviamo e diffondiamo. Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' nazionale ed internazionale. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente] Nell'ambito del ciclo di conferenze "Da consumatore dormiente a consumattore" per essere protagonisti e consapevoli nelle scelte quotidiane, promosso dalla Bottega del mondo "Il fiore", in collaborazione con Focus - Casa dei diritti sociali, vi segnaliamo il secondo incontro: "Per la riduzione del trasporto aereo" con la dottoressa Antonella Litta, sabato 10 maggio con inizio alle ore 18 presso la Bottega "Il fiore" a Ladispoli (Roma). * Il trasporto aereo contribuisce per il 10% alle emissioni totali di CO2 e quindi contribuisce in modo determinante al surriscaldamento climatico. L'anidride carbonica insieme ad altri gas dannosi e polveri e micropolveri prodotti durante la fase di volo sono rilasciati direttamente negli strati piu' alti della troposfera ed in quelli piu' bassi della stratosfera alterando di fatto la naturale composizione dell'atmosfera. Le direttive europee, il trattato di Kyoto, l'Onu, la comunita' scientifica internazionale, il buonsenso, ci chiedono ed impongono una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica e quindi e' veramente illogico continuare ad incrementare forme di trasporto come quello aereo, sia perche' inquinanti (inquinamento dell'aria, del suolo, inquinamento acustico ed elettromagnetico delle aeree aeroportuali), sia a causa del prossimo esaurirsi del petrolio e quindi del cherosene. E' necessario ridurre il trasporto aereo perche' sono i popoli piu' poveri della terra a pagare per il privilegio di pochi di viaggiare e per il profitto delle compagnie aeree. Le alterazioni del clima infatti fanno danni soprattutto nei paesi del terzo mondo - come ha denunciato anche il premio Nobel per la pace, Wangari Maathai-: paesi dove siccita' o uragani prodotti dal surriscaldamento del clima, distruggono con violenza inaudita citta', villaggi, economie e le vite di migliaia di esseri umani, generando flussi migratori sempre piu' intensi. * Per informazioni e contatti: Bottega del mondo "Il fiore", via delle dalie 11, Ladispoli (Roma), tel. e fax: 069913657 e-mail: ilfiore at interfree.it, sito: www.ilfioreequo.it 4. MEMORIA. UMBERTO SANTINO: IL '68 IN SICILIA [Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente articolo pubblicato sul settimanale "Carta" del 2-8 maggio 2008 col titolo "Il '68 in Sicilia, 40 anni dopo...". Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino" nei nn. 931-934. Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it)] Nelle cronologie sugli avvenimenti del '68 la Sicilia figura per due eventi: il terremoto del Belice del gennaio e, il 2 dicembre, l'uccisione da parte delle forze dell'ordine di due braccianti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, ad Avola, durante uno sciopero. In seguito a quell'eccidio saranno abolite le gabbie salariali che condannavano i lavoratori meridionali a un trattamento diverso da quello per i lavoratori del resto del Paese. Sembra che tra i morti del terremoto e i morti di Avola non ci sia stato niente di significativo, a riprova che in terra di Sicilia non possa accadere altro che non sia uno sconvolgimento naturale e un massacro, l'ennesimo, di manifestanti per diritti che non sono mai arrivati. Eppure, anche in Sicilia, e in particolare a Palermo, c'e' stato il '68, ci sono state cioe' manifestazioni, occupazioni di scuole e di facolta' universitarie, assemblee, controcorsi autogestiti, contestazioni, c'e' stato insomma quell'insieme di atti, gesti, riti collettivi, vissuti che si definisce "il '68". Si potrebbe dire, ne' piu' ne' meno di quanto sia accaduto a Parigi, a Berkley, a Roma, a Milano e in tante altre citta' che sono state teatro dell'evento '68. Anzi, se ci si attiene al dato cronologico, possiamo dire che il '68 e' cominciato, o almeno e' stato preannunciato, a Palermo, con le agitazioni degli studenti medi, anche se la data di nascita e' il febbraio del '68 con l'occupazione della Facolta' di Lettere, che viene qualche mese dopo le occupazioni di Torino, Pisa e Trento. E come del resto in tutta l'Italia il '68 siciliano apre una fase storica che si concludera' con il '77. * Le specificita' del '68 siciliano Nel '68 siciliano ritroviamo i temi standard del '68 nazionale e internazionale: la lotta contro l'autoritarismo, il "potere studentesco", i riferimenti e i miti che lo hanno generato e accompagnato, dal Vietnam al Che, le letture che lo hanno alimentato, da Marcuse a Fanon, le assemblee permanenti e la formazione dei gruppi della "sinistra rivoluzionaria", ma troviamo alcuni aspetti specifici, ignorati o sottovalutati. In Sicilia il dopobelice innesco' una nuova ondata migratoria ma pure la volonta' di progettare una ricostruzione che voleva coniugare urbanistica e partecipazione, fondare un nuovo modello di economia e di socialita'. Le mobilitazioni che si susseguirono in quegli anni sono il '68 del popolo terremotato che consegui' qualche risultato, anche se il nuovo modello di vita comunitaria non e' nato, dato che, non solo nel Belice, non c'erano le condizioni per farlo nascere. A Palermo il dopoterremoto porto' la lotta per la casa, con l'abbandono del centro storico, l'occupazione dei quartieri di edilizia popolare che sorgevano nelle periferie e la formazione di comitati che gestirono le mobilitazioni e costituirono gli spazi aggregativi in un contesto di caseggiati-dormitori, senza servizi. Con questi bisogni primari si misurarono i vari gruppi, riuscendo a trovare momenti unitari ma spesso rifugiandosi in pratiche settarie. Quei bisogni ancora oggi sono vivi e insoddisfatti. Tra le cose che hanno resistito al vaglio del tempo ci sono le riflessioni sul fenomeno mafioso, all'inizio condotte all'interno del gruppo del Manifesto di Palermo e che a un certo punto incrociarono, non per caso, la figura di Peppino Impastato. Oggi tutti o moltissimi parlano di mafia, a proposito o a sproposito, ma quasi nessuno ricorda che l'analisi della mafia come "borghesia mafiosa" e l'individuazione dei caratteri fondamentali dell'evoluzione del fenomeno mafioso ha il suo atto di nascita nel documento "Per la costituzione del Centro di iniziativa comunista della Sicilia", del 1971, elaborato da Mario Mineo, una delle figure piu' significative di quegli anni e della sinistra non solo siciliana. In quegli anni operava la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, istituita nel 1963, al cui interno si scontravano due tesi: la prima, di maggioranza, secondo cui la mafia ormai aveva chiuso il suo ciclo e si era trasformata in gangsterismo urbano, senza regole e senza radici; la seconda, sostenuta da una minoranza di esponenti dei partiti di sinistra, secondo cui la mafia non era morta con la fine del feudo ma si era adattata ai mutamenti del contesto, prendendo parte alla speculazione edilizia, avventurandosi nei traffici internazionali di sigarette e di droga, legandosi ai "giovani turchi" fanfaniani che sostituivano alla direzione della Democrazia Cristiana i vecchi notabili, accaparrandosi notevole fette di denaro pubblico e rigenerandosi come "borghesia di stato". Ma l'analisi della "borghesia mafiosa", con la proposta di espropriare la proprieta' mafiosa, piu' di dieci anni prima della legge antimafia, resto' isolata, non fu neppure accolta dal gruppo del Manifesto, al cui interno quel documento era stato elaborato. A Palermo lo slogan di buona parte del movimento studentesco era: "Sicilia rossa, mafia nella fossa" e a Cinisi Peppino Impastato conduceva la sua guerra alla mafia, a partire dalla sua famiglia, coniugando analisi e controinformazione, denuncia e irrisione, mobilitazione sociale e impegno politico. I mafiosi non gli hanno perdonato la ribellione contro il suo stesso sangue, e molti dirigenti e militanti di allora non gli hanno perdonato la radicalita'. Tanti compagni della sinistra che si autodefiniva rivoluzionaria non hanno capito la sua insistenza nel contrastare un fenomeno che ignoravano o consideravano un genere d'antiquariato locale. Ricordo che, dopo la sua morte, andando in giro per l'Italia per preparare la manifestazione nazionale del 9 maggio 1979, primo anniversario dell'assassinio, molti non riuscivano a pensare che la mafia fosse straripata oltre lo Stretto. A Milano morivano Fausto e Iaio per vicende connesse anche con il traffico di droga, ma la mafia cosa c'entrava? Per capire cos'e' la mafia (non solo l'organizzazione criminale ma soprattutto il suo sistema di rapporti) ci sono voluti i grandi delitti e le stragi degli anni '80 e '90, ma la linea d'analisi e le prassi avviate nel decennio che si apre nel '68 avevano gia' indicato un percorso che purtroppo e' stato a lungo ignorato. E per avere giustizia per il delitto Impastato abbiamo dovuto attendere piu' di vent'anni e se e' arrivata si deve certo all'attivita' di alcuni magistrati ma soprattutto all'infaticabile impegno del fratello Giovanni e della madre Felicia, di alcuni compagni di Peppino e del Centro di Palermo a lui dedicato, quando in tanti pensavano che fosse un terrorista e un suicida. 5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. RIFLESSIONE. ROBERTO CARNERO INTERVISTA ANITA DESAI (2005) [Dal quotidiano "L'Unita'" del 19 giugno 2005 col titolo "La lingua e' come il vetro e dovrebbe essere trasparente". Roberto Carnero e' docente di Letteratura e cultura nell'Italia contemporanea all'Universita' di Milano. Anita Desai, scrittrice indiana, nata a Mussorjee nel 1937 da madre tedesca e padre bengalese, e' cresciuta e ha studiato a Delhi; vive tra l'India e gli Stati Uniti. Tra le opere di Anita Desai: Il villaggio vicino al mare, Sei, Torino 1987, poi in nuova traduzione Il villaggio sul mare, Einaudi, Torino 2002; In custodia, La Tartaruga, Milano 1990, poi Einaudi, Torino 2000; Notte e nebbia a Bombay, La Tartaruga, Milano 1992; Fuoco sulla montagna, Donzelli, Roma 1993; Giochi al crepuscolo, e/o, Roma 1996; Chiara luce del giorno, Einaudi, Torino 1999; Digiunare, divorare, Einaudi, Torino 2001; Il villaggio sul mare, Einaudi, Torino 2002; Polvere di diamante e altri racconti, Einaudi, Torino 2003; Viaggio a Itaca, Einaudi, Torino 2005] Con il conferimento, avvenuto ieri in Piemonte, del Premio internazionale Grinzane Cavour "Una vita per la letteratura" ad Anita Desai, si e' voluto sottolineare, attraverso un prestigioso riconoscimento alla carriera, l'importanza di questa scrittrice indiana, forse la piu' nota nel mondo tra le sue conterranee. Nata in India (a Mussoraie) nel 1937 da madre tedesca e padre bengalese, ha vissuto a New Delhi, Bombay e Calcutta, mentre oggi abita negli Stati Uniti, dove insegna, anche se non ha dimenticato il suo paese, dove torna rimanendovi per lunghi periodi. Autrice di otto romanzi, una raccolta di racconti e tre libri per bambini, tra i suoi titoli tradotti in italiano ricordiamo Notte e nebbia a Bombay (La Tartaruga, 1992), Giochi al crepuscolo (e/o, 1996), Chiara luce del giorno (Mondadori, 1999), Digiunare divorare (Einaudi, 2001), Polvere di diamante (Einaudi, 2003), fino al recentissimo Viaggio a Itaca (Einaudi, 2005). * - Roberto Carnero: Signora Desai, nei suoi libri ci ha abituati alla descrizione di un'India sospesa tra tradizione e modernita'. Oggi a che punto e' il suo paese? - Anita Desai: Direi che e' proprio come dice lei: sospeso tra questi due poli. C'e' un lato molto tradizionale e un altro piu' desideroso di un aggiornamento. Ma non si tratta di una battaglia tra partiti o frange della popolazione, bensi' di una lotta interna a ogni singolo individuo. Ciascuno vuole migliorare le proprie condizioni di vita, ma capisce anche che rischia di perdere cose importanti se abbandona le radici. * - Roberto Carnero: Lei ha affermato che il fatto di essere donna le ha creato, come scrittrice, qualche difficolta' in piu'. Perche'? - Anita Desai: Da donna, gli unici ruoli socialmente accettati quando ero una ragazza erano quelli di figlia rispettosa, moglie rispettosa, madre rispettosa. Non era prevista la possibilita' di parlare "in pubblico". Scrivere era visto come una sfida alla societa'. Per questo quando ho iniziato a farlo concepivo questa attivita' come una cosa privata, intima, quasi segreta. Poi le cose nella societa' indiana sono cambiate e anche il mio modo di concepire la scrittura si e' evoluto. Le giovani oggi vengono incoraggiate a esprimere il loro pensiero e un proprio ruolo nella societa', anche sul piano del lavoro. Direi che questa trasformazione e' avvenuta soprattutto negli anni Ottanta e Novanta. * - Roberto Carnero: Il suo ultimo libro pubblicato in Italia, Viaggio a Itaca, presenta un giovane occidentale, Matteo, il quale, negli anni Settanta, parte per l'Oriente, affascinato, come molti giovani europei, da quel mito, allora cosi' in voga, di un'India concepita come patria della spiritualita' e del misticismo. Pensa che questo tipo di immaginario sull'India oggi sia ancora vivo in Occidente? - Anita Desai: Per molti anni, o forse secoli, tanti europei, compreso uno scrittore come Hermann Hesse, sono rimasti affascinati da questo mito dell'India. Oggi, nell'eta' dell'informazione (e dell'informatica), oltre che del turismo di massa, gli occidentali hanno conosciuto un'altra India, meno idealizzata e piu' concreta, meno mistica e spirituale. Un paese con tanti problemi di poverta' e degrado, ma anche con grandi potenzialita' di sviluppo. * - Roberto Carnero: La sua e' una scrittura asciutta, essenziale, che da' una bellissima impressione di semplicita', ma, al tempo stesso, nei suoi libri lei riesce ad scandagliare in profondita' la psicologia dei suoi personaggi e ad analizzare in dettaglio i rapporti tra le persone. Come si ottiene questo risultato? - Anita Desai: La lingua e' come il vetro, dovrebbe essere trasparente per consentire di vedere cosa c'e' dietro. Per questo cerco di tenerla a un livello di estrema semplicita'. * - Roberto Carnero: Eppure, oltre all'inglese (la lingua nella quale scrive), nella sua storia linguistica c'e' il bengali paterno e il tedesco materno... - Anita Desai: Sebbene scriva in inglese, mi piace che queste altre lingue si facciano sentire nei miei libri. Cerco di dare alla lingua l'intonazione dei personaggi che la usano. In Notte e nebbia a Bombay, ad esempio, c'era un personaggio tedesco, che parlava inglese come lo parlerebbe un tedesco. Anche per ottenere questo risultato e' necessario tenere l'inglese a un livello di trasparenza, in modo che si facciano intravedere anche le altre lingue. * - Roberto Carnero: Ci vuole anticipare qualcosa del suo prossimo libro? - Anita Desai: Le parlerei volentieri dell'ultimo libro che ho pubblicato in inglese e che presto Einaudi tradurra' in italiano. Si intitola The Zig-zag Way ed e' ambientato nel Messico della rivoluzione. * - Roberto Carnero: Come mai il Messico? - Anita Desai: Conosco bene il Messico perche' vi ho trascorso lunghi periodi e tuttora ci vado spesso. E' un Paese che assomiglia molto all'India, tanto che li' mi sento a casa. A volte addirittura mi scambiano per una messicana. Il Messico ha una storia simile a quella indiana: trecento anni di colonialismo subito, poi una rivoluzione e infine la coesistenza di lingue e culture diverse. Lo stile di vita messicano e' molto simile a quello indiano: una vita sociale che ha al centro la famiglia, la vita in piccoli centri e villaggi, il forte senso della comunita'. Anche il modo di vivere la religione e' analogo. I messicani sono cattolici, ma la loro rivisitazione del cattolicesimo ha molti aspetti in comune con l'induismo. I messicani, come gli indiani, amano molto le feste e le cerimonie religiose. Un messicano entra in una chiesa come un indu' entrerebbe in un tempio: portando fiori, candele, soffermandosi davanti alle statue dei santi, che rimandano ai molti dei dell'induismo. L'India e il Messico, poi, sono due paesi che vogliono entrare nel "primo mondo", ma entrambi si tengono a distanza dalla superpotenza americana, perche' preferiscono cercare una loro via. E' difficile, ma vale la pena provarci. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 450 del 9 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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