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Minime. 444
- Subject: Minime. 444
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 3 May 2008 00:55:25 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 444 del 3 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Un invito oggi a Viterbo 2. Alisa Tang: La colpa e' della vittima 3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 4. Giulio Vittorangeli: Paura ed insicurezza frutto avvelenato del liberismo 5. Roberto Carretta ed Enzo Tumminello: Marguerite Yourcenar (2003) 6. Letture: Whitman. Vita, poetica, opere scelte 7. Riedizioni: Aristotele, Fisica, Del cielo, Dell'anima, Piccoli trattati di storia naturale, Metafisica, Etica nicomachea, Grande etica, Etica eudemia, Politica, Trattato sull'economia, Retorica, Poetica 8. Riedizioni: Antonio Longo, Giommaria Monti, Le voci del '68 9. Riedizioni: Raffaella Sarti, Vita di casa 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. UN INVITO OGGI A VITERBO Oggi, sabato 3 maggio, a Viterbo si svolgera' un'importante conferenza promossa dal comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo: i rappresentanti dei cittadini e dei comitati di Ciampino illustreranno la drammatica situazione della popolazione di quella citta' gravata dalla presenza di un mega-aeroporto per voli low cost. * L'incontro si svolge con inizio alle ore 16,30 presso la sala delle conferenze della Provincia di Viterbo (Palazzo Gentili, via Saffi); sara' aperto dalla dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato: l'introduzione sara' svolta dal professor Alessandro Pizzi; le relazioni saranno tenute da Daniela Artibani, dell'Assemblea permanente "No fly" di Ciampino; da Roberto Barcaroli, esperto di problemi della mobilita' e dell'ambiente, residente in prossimita' dell'aeroporto di Ciampino; da Vincenzo Castagnacci, del Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino; da Viviana Bertoia, cittadina residente in prossimita' dell'aeroporto di Ciampino; da Paolo Sabatini, esperto di problemi della mobilita', vicecoordinatore nazionale del Sindacato dei Lavoratori intercategoriale; le conclusioni saranno svolte dal professor Osvaldo Ercoli. * Dopo la conferenza tutte le persone che desidereranno prolungare la riflessione, la conoscenza, l'incontro, possono partecipare alla cena vegetariana del comitato, che si terra' presso il centro sociale autogestito "Valle Faul", in strada Castel d'Asso snc; cena che sara' anche momento di convivialita' tra le persone impegnate in difesa del diritto alla salute, all'ambiente, alla democrazia. * Per ulteriori informazioni e contatti: tel. 3383810091 (Antonella Litta), e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org 2. AFGHANISTAN. ALISA TANG: LA COLPA E' DELLA VITTIMA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Alisa Tang per l'"Associated Press" del 30 aprile 2008. Alisa Tang e' una prestigiosa reporter dell'Associated Press] Jalalabad, Afghanistan. Trafficata attraverso il confine pakistano, incinta, con il primo figlioletto di tre anni, Rukhma e' stata venduta ad un afgano che l'ha stuprata ed ha abusato di lei in vari modi, poi ha ucciso a botte il bambino sotto i suoi occhi. L'uomo ha ricevuto una sentenza a vent'anni di prigione per omicidio, ma anche Rukhma e' in galera. Rukhma, che non sa quanti anni ha ma appare sotto la ventina, ha cercato protezione e giustizia dalle autorita' la scorsa estate, e i maltrattamenti durati tre mesi erano appena finiti quando ha ricevuto una sentenza a quattro anni di prigione, il 5 dicembre, per "essere fuggita dalla propria casa" ed aver commesso "adulterio", sebbene sia stata rapita e violentata. La caduta dei talebani sei anni fa aveva promesso diritti alle donne afgane: andare a scuola, avere un lavoro, essere garantite dalla legge. I diritti delle donne sono oggi scritti nella Costituzione afgana. Pure, eccetto che per una minuscola elite urbana, la donna che fugga dalla violenza domestica o denunci uno stupro finisce dalla parte del torto per giudici e avvocati. "Perche' sono qui? Sono innocente", Rukhma piange, nella cella piena di muffa, mentre culla sulle ginocchia la bambina che ha partorito in carcere. "E' crudele che io abbia dovuto vedere la morte del mio piccolo e poi sia stata messa in prigione". In alcune zone dell'Afghanistan e del vicino Pakistan, una donna che fugga di casa viene automaticamente sospettata di averlo fatto per un amante, e puo' essere processata per adulterio. Il semplice uscire di casa senza il permesso della famiglia puo' costituire un reato (come nel caso di Rukhma, anche se e' stata rapita), sebbene in realta' non sia classificato come tale nel codice penale afgano. Il giudice della provincia di Nangarhar che ha trattato il caso di Rukhma mi suggerisce che lei sia stata "leggera": "Se mia moglie va al bazar senza il mio permesso, io la uccido. Questa e' la nostra cultura", ha urlato Abdul Qayum, senza traccia di vergogna, durante l'intervista rilasciata nella citta' di Jalalabad. I suoi colleghi hanno riso, approvando. "Questo e' l'Afghanistan, non l'America", ha concluso Qayum. La Commissione indipendente afgana per i diritti umani ha registrato 2.374 casi di donne che hanno denunciato violenze subite nel 2007, a fronte dei 1.651 casi registrati l'anno precedente: un segno che sempre piu' donne cercano aiuto. Unita' specializzate nel rispondere alla violenza domestica sono state stabilite nelle forze di polizia, e ci sono timidi segnali di simpatia a livello ufficiale, almeno nella capitale Kabul, che e' una citta' relativamente liberale. All'ospedale della capitale, una sedicenne che e' troppo terrorizzata per dirmi il suo nome, sta lentamente recuperando la salute dopo vari interventi di chirurgia riparativa: il marito le ha tagliato il naso e le orecchie, le ha buttato tutti i denti fuori, tranne sei, con una pietra, e ha versato su di lei acqua bollente. I parenti della ragazza, che vengono dalla provincia di Zabul, nel sud, vorrebbero portarla a casa, ma il direttore dell'ospedale si rifiuta di dimetterla. "Suo cognato viene qui ogni giorno. Mi dice: Lasci che la porti a casa, sta bene ora", racconta il dottor Ghairat Mal, "Io non mi fido di lui. E' stato il Ministero per gli affari delle donne a portarci qui la ragazza, e io non la lascero' andare fino a che il Ministero non verra' a prenderla". Kamala Janakiram, del dipartimento delle Nazioni Unite per i diritti umani nell'Afghanistan dell'est, dice che fra il 70 e l'80% dei casi di denuncia, da parte delle donne, di violenza domestica ha visto le donne stesse accusate penalmente per essere "scappate di casa". L'ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di droghe e criminalita' attesta che numerose vittime vengono costrette a sposare i loro aggressori, o vengono incarcerate per adulterio, giacche' provare lo stupro sembra impossibile. Ma le donne possono andare in galera semplicemente sulla base di pettegolezzi, dice Manizha Naderi, la direttrice di "Women for Afghan Women", un'organizzazione umanitaria: "E' orribile, e' una pratica orribile". Il terrore dell'essere forzate a tornare con il marito violento spinge alcune donne al suicidio. Janakiram cita il caso di una giovane donna di un villaggio della provincia di Laghman, a cui il marito aveva sparato, lasciandola a morire dissanguata. La giovane sopravvisse, ma il giudice della provincia si rifiuto' di concederle il divorzio che lei aveva chiesto, insistendo che gli anziani del villaggio avrebbero risolto il suo problema. La donna era a tal punto terrorizzata all'idea di dover tornare con il marito che lo scorso 30 gennaio si e' data fuoco davanti al tribunale di Laghman. Ha riportato ustioni sul 98% del corpo ed e' morta una settimana piu' tardi. Naderi racconta invece della sedicenne rapita durante la propria festa di fidanzamento da tre uomini, e stuprata, dopo di che il fidanzato non volle p iu' saperne di lei: "L'intero villaggio la mise sulla lista nera. Le dicevano: 'E' colpa tua. Perche' sei andata con loro?'. Era un'anima perduta, era stata violentata". C'e' anche chi tenta, piuttosto che la denuncia alla polizia, di aver aiuto dagli anziani dei villaggi o dalle ong umanitarie. Orzala Ashraf, attivista afgana per i diritti delle donne, dice che usualmente le donne che fanno questo tornano a casa, ma sono ancora piu' vulnerabili agli abusi e persino a rischio di assassinio per mano dei parenti maschi decisi a salvare "l'onore familiare": "La donna verra' umiliata ancora peggio di prima, perche' ha violato le regole della famiglia: non doveva discutere i problemi familiari fuori dalla cerchia familiare". Rukhma, che ha solo il suo primo nome, sta ancora sperando che il tribunale la liberi in appello. Seduta sul pavimento della cella, con una sciarpa nera su testa e spalle, racconta di essere stata sposata a forza, prima dei tredici anni, ad uomo che la picchiava e che era il padre di Bilal, il suo bimbo ucciso. Riusci' ad ottenere il divorzio e sposo' un altro pakistano, da cui aspettava la bimba l'anno scorso, quando fu rapita da una vicina di casa. La vicina la consegno' ad un afgano di nome Yarul che la reclamo' come moglie, e la stupro' per tre mesi. Un giorno Rukhma udi' per sbaglio Yarul contrattare con un altro uomo per venderla a quest'ultimo. Costui voleva la giovane madre, ma non il bambino. Impazzita dalla paura all'idea di perdere Bilal, Rukhma ha tentato di fuggire. Ritrovata e ricondotta nella casa di Yarul e' stata picchiata e picchiata, continuamente e senza remissione, assieme al piccolo. Mi racconta che il bambino era sotto un lenzuolo, a stento conscio, con il sangue che gli usciva dalla bocca: "Quando ho potuto sollevare il lenzuolo lui ha alzato gli occhi, e ha visto sua madre. Ho capito che erano i suoi ultimi respiri, ed e' subito morto", dice, e la voce le si spezza, il suo viso si contrae nel dolore, "Quella e' stata l'ultima volta in cui ci siamo guardati negli occhi". Rukhma scoppia in lacrime, e cosi' fa la neonata nel suo grembo. Quando la polizia e' arrivata ad arrestare Yarul, ha arrestato anche lei. Il giudice, Qayum, ammette che Rukhma e' stata stuprata, ma insiste nel dire che il biasimo e' condiviso: "Ha passato molte notti con quell'uomo. Ha commesso adulterio. E' uno stupro, ma anche la donna e' colpevole". 3. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: PAURA ED INSICUREZZA, FRUTTO AVVELENATO DEL LIBERISMO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Le statistiche ufficiali sulla criminalita' ci dicono che il fenomeno e' in buona sostanza stabile. Eppure intorno a noi cresce il senso di insicurezza; crescono rancorose paure che quotidianamente scalfiscono la convivenza civile. Cresce anche il senso del ridicolo, pensiamo a chi vuole mettere i braccialetti al polso delle donne, come cagnolini cui bisogna mettere un collare. L'aria e' ogni giorno piu' irrespirabile, pervasa da quel cupo sentimento d'odio e xenofobia verso l'altro da se', percepito come fonte del proprio malessere, se non direttamente come intima minaccia. Da tutto questo e' nata la deriva securitaria, che riduce ogni diversita' o conflittualita' ad un problema di ordine pubblico e di tutela poliziesca. Lo stesso carcere si colloca sempre piu' in questa prospettiva securitaria, la quale colpisce, prevalentemente, le fasce deboli della nostra societa': immigrati, tossicodipendenti, affetti da disagio psichico, senza fissa dimora, ecc. Il carcere e' sempre piu' inteso come discarica sociale, come ricettacolo di individui espressione della marginalita', della vulnerabilita'. Non sempre e' stato cosi'. L'Italia (come riportato nell'ultimo numero della rivista quadrimestrale "Antigone", anno II, n. 3, 2007) puo' vantare in materia di pene, una lunga serie di primati civili. Non e' solo il paese di Cesare Beccarla, che per primo contesto' la legittimita' della pena di morte. E' anche il primo paese del mondo che aboli', nel codice toscano del 1786, la pena capitale e nuovamente la soppresse in tutto il territorio nazionale con il codice Zanardelli, mentre ancora restava in vigore nel resto dell'Europa. Oggi, questa tradizione di primato civile si va drammaticamente capovolgendo nel suo esatto contrario; sotto la spinta di tempi segnati dal razzismo, vera patologia umana che affiora ogni volta che imperversano crisi e guerre. Valga per tutti la drammatica realta' dei centri per immigrati (Cpt), che sono una vergogna e che non sono stati inventati da Berlusconi e non solo da lui vengono difesi. * Bisogna andare indietro nel tempo, quantomeno alla rivoluzione sandinista che nel luglio 1979 trionfo' in Nicaragua, per trovare un tentativo di superamento della pena carceraria. Fu abolita la pena di morte, fu abolito l'ergastolo, messo fuori legge il carcere minorile, applicate misure alternative al carcere anche per i reati piu' gravi, fu concessa l'amnistia. Fu messa al centro, nel cuore della sfida (la guerra dei mercenari contras finanziata dagli Stati Uniti d'America, l'embargo economico, ecc.), la critica radicale alle istituzioni totali. Si trattava di mettere in discussione la logica dei due tempi, cosi' come il pensiero borghese machiavellico (maschile), non estraneo storicamente alla sinistra, del fine che giustifica i mezzi, della ragion di stato che prevale sulla ragione della persona in carne ed ossa. Si avviava in quel paese una nuova fase di sperimentazione di pratiche per certi versi inedite che andavano oltre, almeno nelle intenzioni, l'obiettivo di cambiare le condizioni materiali del popolo. Non solo il pane, ma anche le rose, secondo la nota frase che ama ricordare Ernesto Cardenal. * Tornando al tema della sicurezza, crediamo che vadano affrontate le cause strutturali di questo fenomeno. Ad iniziare da quella sciagurata concezione liberista che ha costretto le pubbliche amministrazioni a chiudere servizi e luoghi pubblici; rendendo, di fatto, piu' povere e insicure le nostre citta'. Non solo, il disagio del degrado va molto al di la' degli scenari di centri e periferie abbandonati al logoramento di paesaggi e di rapporti umani, investe una condizione esistenziale che si nutre di rancori, disillusioni e scoramento. Questo perche' "c'e' stata una enorme redistribuzione di ricchezza che ha penalizzato il lavoro dipendente, impoverito classi medie quasi al confine di quella che un tempo si sarebbe definita proletarizzazione, ha diffuso sensazioni di precarieta' del vivere quotidiano e della percezione del futuro possibile che vanno al di la' dell'esercito sempre crescente di lavoratori precari, giovani e non piu' solo giovani" (Pasquale Santomassino, nel quotidiano "Il manifesto" del 23 aprile 2008). Il risultato e' lo scatenarsi della guerra tra poveri, prigioniera (tra l'altro) di assurde ossessioni punitive. 5. PROFILI. ROBERTO CARRETTA ED ENZO TUMMINELLO: MARGUERITE YOURCENAR (2003) [Da "Il Nuovo.it" del 5 giugno 2003, col titolo "Il lungo viaggio di Marguerite Yourcenar" e il sommario "Cento anni fa nasceva la grande scrittrice francese. Una vita, la sua, passata a combattere i pregiudizi dell'epoca e segnata dai protagonisti dei suoi romanzi, l'imperatore Adriano e il filosofo Zenone. Roberto Carretta (Torino, 1963), giornalista e scrittore, laureato in filosofia dell'arte, e' autore e curatore di varie pubblicazioni. Enzo Tumminello e' giornalista, saggista, studioso di cinema. Marguerite Yourcenar (1903-1987) e' una delle maggiori scrittrici del Novecento. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Marguerite Yourcenar, pseudonimo di Marguerite de Crayencour (Bruxelles, 8 giugno 1903 - Mount Desert, 17 dicembre 1987), e' stata una scrittrice francese. E' stata la prima donna eletta all'Academie Francaise nel 1980. Nacque da una famiglia franco-belga di antica nobilta', il padre, Michel de Cleenewerck de Crayencour era un ricco proprietario terriero francese, la madre, Ferdinande (Fernande) de Cartier de Marchienne, che rappresentava il ramo belga della famiglia, anch'esso aristocratico, mori' dopo dieci giorni dal parto, stroncata dalla setticemia e dalla peritonite, complicazioni dovute al parto. La Yourcenar fu educata privatamente dal solo padre in una villa a Mont Noir nel nord della Francia. La bambina si dimostro' subito una lettrice precoce, interessandosi a soli otto anni alle opere di Jean Racine e Aristofane e imparando a dieci il latino e a dodici il greco. All'eta' di 17 anni, a Nizza, Marguerite de Crayencour pubblica sotto lo pseudonimo di "Marg Yourcenar" la prima opera in versi: Le jardin des Chimeres; scelse questo pseudonimo con l'aiuto del padre, anagrammando il suo cognome (Crayencour, appunto). Nel 1924, in occasione di uno dei tanti viaggi in Italia, visita per la prima volta Villa Adriana e inizia la stesura dei primi Carnet des Notes per le Memoires. Successivamente da' alle stampe La denier du Reve, un romanzo ambientato nell'Italia dell'epoca. Nel 1937 Marguerite fa un incontro fondamentale per la sua vita con Grace Frick, intellettuale americana. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale si trasferi' negli Stati Uniti d'America e ne prese la cittadinanza nel 1947, pur continuando sempre a scrivere in francese. Inizio' cosi' un decennio di privazioni, che ella stessa definira' piu' tardi come il piu' brutto della sua vita. Questo periodo della sua vita si conclude con la pubblicazione delle Memorie di Adriano, sicuramente il suo libro di maggior successo. A partire da questo momento la Yourcenar comincia una serie di viaggi in giro per il mondo che conosceranno una pausa solo per l'aggravarsi delle condizioni di salute della sua amica Grace Frick che la porteranno alla morte. Dopo la morte dell'amica di una vita la scrittrice conosce Jerry Wilson, che diventera' presto una delle sue piu' intense passioni. Purtroppo neanche lui le sopravvive. Marguerite Yourcenar muore presso l'ospedale Bar Harbor di Mount Desert nel 1987. La sua prima opera si puo' considerare Le jardin des Chimeres, scritto nel 1920; nel 1924 inizia la stesura dei Carnet des Notes per le Memoires. La sua prima opera pubblicata da una casa editrice e non a proprie spese e' un romanzo pubblicato tre anni dopo: Alexis o il trattato della lotta vana. Nel periodo che va dal 1932 al 1936 pubblica La denier du reve, romanzo ambientato nell'Italia dell'epoca e Feux, una raccolta di prose liriche ispirata dal suo amore non corrisposto per Andre' Fraigneau. Attratta dal romanzo di ambientazione storica, scrive Memorie di Adriano, il suo capolavoro, in cui alla crisi personale di un imperatore illuminato, giunto alla fine della sua vita, si sovrappone il crepuscolo dell'impero di Roma avviato verso una fine annunciata. L'opera al nero e' un altro romanzo di genere storico ambientato nel Rinascimento. Anche qui la storia e' una cornice disegnata intorno alle tormentate vicende dei protagonisti con sottili risvolti psicologici apparentemente fuori tempo - per troppa modernita' - rispetto all'epoca in cui i personaggi vengono fatti agire; e' cio' che verra' definito la modernita' del passato. Quando passa dalla storia del mondo a quella piu' ristretta nel microcosmo della sua famiglia attraverso le generazioni - nella trilogia Le labyrinthe du monde - Yourcenar affina ancora di piu' l'analisi. Scrive anche saggi: Presentazione critica di Kavafis, Con beneficio d'inventario, Mishima o la visione del vuoto, Il giro della prigione. Nel 1980 viene nominata Accademica di Francia: e' la prima volta che una donna entra a far parte dell'Academie Francaise. Opere di Marguerite Yourcenar: Alexis o il trattato della lotta vana (1928); Moneta del sogno (1935); Racconti orientali (1938); Il colpo di grazia (1939); Memorie di Adriano (1951); Presentazione critica di Kavafis (1958); Con beneficio d'inventario (1962); L'opera al nero (1968); Care memorie (1974); Archivi del Nord (1977); Mishima o la visione del vuoto (1981); Anna soror (1981); Come l'acqua che scorre (1982); Il tempo grande scultore (1983); Quoi? L'Eternite' (1988); Pellegrina e straniera (1989); Il giro della prigione (1991)". In italiano oggi le opere di Marguerite Yourcenar si leggono nell'edizione in due volumi: Opere. Romanzi e racconti, Bompiani, Milano 1986, 2000, e Opere. Saggi e memorie, Bompiani, Milano 1992; cfr. inoltre Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey, Bompiani, Milano 1982, 1989. Opere su Marguerite Yourcenar: Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar, Einaudi, Torino 1991, 1993] Marguerite Yourcenar amava viaggiare. Un'irrequietezza, un bisogno primario in perfetta armonia con la sua natura, che poteva intralciare il lavoro letterario ma che, al contempo, ne era indispensabile nutrimento. Il viaggio, "questa infrazione perpetua di tutte le abitudini, questo terremoto senza tregua inflitto ai pregiudizi", rappresenta ed esprime molto della scrittrice francese. Una donna che, con altera eleganza e ferrea determinazione, ha infranto tutti i principali tabu' del suo tempo e del suo sesso. Ha trasformato, anagrammandolo, l'antico nome di famiglia; ha vissuto apertamente per quarant'anni un menage con la propria compagna Grace Frick; ha acceso, combattuto e vinto un'aspra disputa col monarca dell'editoria francese, Gaston Gallimard; infine ha acceduto, prima rappresentante femminile, all'esclusivo empireo dell'Academie Francaise. Marguerite de Crayencour o, come disse lei, "l'essere che chiamo Io", "venne al mondo un certo lunedi' 8 giugno 1903", a Bruxelles, discendente da una nobile famiglia di proprietari e notabili del Nord della Francia. A soli diciott'anni, quando pubblica la prima opera in versi, da' vita a Marguerite Yourcenar costruendo il nom de plume che diverra', in seguito, anche il suo nome legale. Tracciare un confine tra realta' e fantasia in letteratura e' impresa assai delicata, cosi' come in un romanzo stabilire fino a che punto le vicende narrate attingano alla vita reale e quando scivolino lentamente nella creazione artistica. Sicura di divenire in futuro preda dei biografi, decise di anticiparli per lasciar loro il minor margine possibile di ricerca e interpretazione. Impresa comunque ardua. Lettere, diari, genealogie familiari affondano le radici in una vita sempre condotta tra l'immediatezza del sentire e lo scarto della registrazione che subito diviene letteratura. Le date spesso non coincidono, i bauli - scrigni di abbozzi e documenti privati dimenticati tra una sponda e l'altra dell'oceano - ogni ricordo e annotazione sono ridondanti quanto esili. In realta' questo proliferare di dati altro non fa che mischiare le carte, molte delle quali, al motto di "fare ordine!", vennero da lei stessa bruciate nel camino, durante l'ultimo anno di vita. Alle spalle di tutto questo, del depistaggio come del tentativo di approntare un sentiero, una guida per chi sarebbe venuto ad indagare il suo personaggio, c'e' con buone probabilita' il profondo accordo con quanto scritto da un autore a lei molto caro, Andre' Gide. Lo scrittore, in data 3 gennaio 1892, aveva annotato nel suo Journal che se la vita di un uomo e' la sua immagine, allora nell'artista si intravede come "una sincerita' capovolta: deve non raccontare la sua vita come l'ha vissuta, ma viverla come la raccontera'". Gelosa com'era della sua privacy, chissa' che cosa penso' uscendo dal cinema, il primo gennaio 1977, dopo aver assistito, a Ellsworth nel Maine, all'anteprima del film che Volker Schloendorff aveva tratto dal suo romanzo Colpo di grazia. Qualcosa si sa. Scrisse una lunga lettera al regista tedesco in cui si diceva da un lato lusingata e dall'altro un po' delusa. Pur rispettandone le scelte artistiche, espresse infatti alcune riserve sui personaggi, in particolare sul protagonista Eric. Quell'Eric altri non era che Andre' Fraigneau, verso il quale nutri' un tormentato amore mai corrisposto e che aveva visto rimaterializzarsi nel buio della sala, dopo averne affidato, 38 anni prima, il ritratto alle pagine del libro. Tra i pochi autori ad essere accolti in vita nella collezione della Pleiade, nel 1982, stabili' per quell'edizione una cronologia a dir poco approssimativa. Questa apparente svagatezza e' in realta' segno di un'irraggiungibile, altera e solitaria serenita' che seppe pero' non trasformarsi mai in indifferenza. Il carisma antico della sua figura come del suo scrivere le permisero di essere un personaggio contro senza subire ne' l'ostracismo ne' la beatificazione delle grandi correnti di pensiero a lei contemporanee. Alla letteratura del secolo scorso diede due personaggi superbi. Il primo, Adriano, lo incontro' a 21 anni. Quell'imperatore romano del quale, a torto o a ragione, molti fecero il suo specchio. "Un grande individualista e un grande riformatore, un grande sensuale... ma allo stesso tempo - come lei stessa ebbe a scrivere - uno degli spiriti piu' controllati che siano mai esistiti". Gli appunti raccolti in quella precoce stagione della vita tornarono alla luce, con un baule perduto e poi ritrovato, un quarto di secolo dopo dando lo spunto decisivo alla stesura del suo capolavoro. Alle Memorie di Adriano e' anche affidata, negli allegati Carnet de notes, l'unica testimonianza esplicita della sua unione con Grace Frick. Un omaggio dovuto ed espresso nella forma piu' profonda ed elegante per "onorare un'amicizia cosi' poco comune". Ecco percio' le celebri parole di ringraziamento per quel qualcuno che "partecipa con lo stesso fervore alle gioie dell'arte e della vita, ai lavori dell'una e dell'altra... qualcuno che non e' la nostra ombra ne' il nostro riflesso e neppure il nostro complemento, ma se stesso, che ci lascia una liberta' divina ma contemporaneamente ci costringe a essere pienamente quello che siamo". Alla fine di marzo del 1951 il libro e' finito. Il 18 maggio lei e Grace si imbarcano per fare ritorno in Europa dopo un'assenza di dodici anni. Il 7 giugno viene firmato il contratto con l'editore Plon. E qui ha inizio un'altra storia, lo scontro tra titani che vide vittoriosa la scrittrice e il monarca dell'editoria francese Gaston Gallimard rinunciare infine ad uno dei piu' celebrati romanzi del '900. Il braccio di ferro e' presto spiegato. Nel 1938 Marguerite aveva firmato un contratto con Gallimard che prevedeva, oltre alla pubblicazione de Le coupe de grace, un'opzione sulle opere future. La Yourcenar riteneva quell'opzione decaduta avendo in seguito l'editore rifiutato un altro romanzo, Gallimard ne esigeva il rispetto. Entrambi non sopportavano che li si contraddicesse. Vi fu uno scambio di corrispondenza formalmente impeccabile quanto pungente. Gallimard, ben sapendo che la scrittrice gradiva essere chiamata Madame indirizzava immancabilmente le sue missive a "Mademoiselle Yourcenar", ma alla fine dovette cedere. Il libro venne messo in vendita il 5 dicembre dell'anno seguente per i tipi di Plon. L'altro personaggio che per statura e carisma domina la sua opera e' il protagonista de L'opera al nero, Zenone. Irregolare del Rinascimento, precursore ed eversore, medico in odore di alchimia, filosofo, portatore di una spiritualita' moderna inquieta e disincantata che affonda le radici nella cultura classica, e' anch'esso un riflesso della scrittrice stessa. Il romanzo esce alla vigilia del maggio '68. Ancora una volta la Yourcenar ha interpretato i tempi seguendo unicamente il proprio sentire, senza appiattirsi su di essi e senza nulla concedere alle loro lusinghe. In un'intervista, alla domanda se Zenone fosse un contestatore, si limito' a rispondere: "Se per contestatore si intende un antiistituzionale, allora si', senz'altro". Vicina per indipendenza e nobilta' di spirito all'inquietudine, proprio per questo non amava militanze ne' canonizzazioni. Tra Adriano e Zenone e' racchiusa anche una certa parabola del Novecento, parabola che conduce dalla speranza alla disillusione. Ad uno studente impegnato nel confronto tra le due figure preciso': "Adriano riflette l'idea che un certo numero di spiriti giusti avrebbero ancora potuto organizzare un mondo vivibile... L'Opera al nero traduce, al contrario, le angosce che sono nostre al giorno d'oggi". Contraria piu' di ogni altra cosa al crescente conformismo che andava maturando proprio in quegli anni, quando, nel 1981, prima donna in tre secoli, fu eletta all'Accademia di Francia - nonostante la forte opposizione di molti membri fra cui Claude Levi-Strauss - non isso' alcuna bandiera femminista ne' ideologizzo' l'evento. Si limito' ad evocare accanto a se' le grandi donne che l'avevano preceduta senza ottenere un simile riconoscimento. "Voi - disse nel suo discorso - mi avete accolta, questo me incerto e fluttuante... eccolo com'e', circondato, accompagnato da una schiera di donne invisibili che avrebbero dovuto ricevere molto prima questo onore, al punto di spostarmi da un lato per lasciar passare le loro ombre: Madame de Stael, George Sand, Colette...", e da quella sera non torno' piu' all'Academie. Raggiunse le sue amate ombre, prima fra tutte quella di Grace Frick, deceduta nel 1979, una sera del 17 dicembre 1987. Dieci anni prima, rifiutando il permesso per uno spettacolo ispirato alla sua vita, aveva affermato di provare orrore per quella sorta di eccitazione malsana del pubblico che si avventa sulla vita degli scrittori: "Uno scrittore vale per i suoi libri. E' li' che bisogna cercare, e' li' che bisogna cercar le idee che ha da darci". 6. LETTURE. WHITMAN. VITA, POETICA, OPERE SCELTE Whitman. Vita, poetica, opere scelte, Il sole 24 ore, Milano 2008, pp. 592, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore"). Il volume propone un'ampia introduzione biografica ed essenziali apparati di Ester Mazzoni, una vasta antologia da Foglie d'erba (nella classica traduzione di Enzo Giachino, purtroppo senza testo originale a fronte), un noto saggio critico di Franco Buffoni. Dell'opra dell'autore del Canto di me stesso cosi' diceva Annibale Scarpante iersera all'osteria del ruzzolone: "A Whitman m'introdussero Ginsberg e Borges, poi Pound. Leggendolo vi sento il respiro del mare e dell'anima di Melville, il respiro infinito dell'America democratica sognata - e forse delirata - che sempre ha fascinato la cultura italiana entro cui crebbi, da Pavese a Vittorini. Leggendolo amai di piu' questa parola semplice che tutto crede e quindi sa di poter dire, e cosi' fa nuovo, fa vivo il mondo. Non avessi incontrato questa costellazione avrei forse continuato a credere che scomparso Omero e i tragici ateniesi solo l'arte perfetta del calligrafo meritasse il titolo di poesia e altra cosa fosse per sempre l'oratoria, e invece...". 7. RIEDIZIONI. ARISTOTELE: FISICA, DEL CIELO, DELL'ANIMA, PICCOLI TRATTATI DI STORIA NATURALE, METAFISICA, ETICA NICOMACHEA, GRANDE ETICA, ETICA EUDEMIA, POLITICA, TRATTATO SULL'ECONOMIA, RETORICA, POETICA Aristotele, Fisica, Del cielo, Dell'anima, Piccoli trattati di storia naturale, Metafisica, Etica nicomachea, Grande etica, Etica eudemia, Politica, Trattato sull'economia, Retorica, Poetica, Laterza, Roma-Bari 1973, Mondadori, Milano 2008, 2 voll. per pp. VI + 1104 (vol. I) e VI + 1072 (vol. II), euro 12,90 + 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). I due volumi riprendono gran parte della classica edizione delle Opere di Aristotele diretta tanti anni fa da Gabriele Giannantoni (e che tutti abbiamo letto in quei volumetti dell'Universale Laterza che accompagnarono gli anni Settanta incandescenti); con la Vita di Aristotele di Diogene Laerzio, l'introduzione generale di Giannantoni, le traduzioni di Antonio Russo, Oddone Longo, Renato Laurenti, Armando Plebe, Manara Valgimigli. Saro' un sentimentale, ma la grandezza e la vastita' della riflessione aristotelica continua a sembrarmi un dono cosi' grande che al suo autore mi sembra non si rendera' mai abbastanza omaggio (e non meno grati esser si dee a quei filosofi arabi e musulmani che ce lo hanno salvato e tramandato nei secoli in cui l'Europa fu nel buio). Poi certo non ignoro come tanta parte della storia della lotta per la liberta' di pensiero e di ricerca e di parola nell'eta' moderna si e' data contro gli aristotelici dell'ipse dixit, ma contro gli aristotelici dell'ipse dixit, appunto, epigoni totalitari che erano altra cosa dall'inesauribile stagirita - la cui intera azione e' ricerca sempre aperta, infinito protendersi dello scandaglio, convocazione a camminare, a cercare, a discutere ancora e ancora. Cosi' blaterava Annibale Sacripante iernotte mentre distillavamo le tenebre nel quintiglio, qui all'osteria di Iaiotto in cui la tanto amara vita trova lieve, sordo, cupo un sollievo nel liquido rubino delle coppe. 8. RIEDIZIONI. ANTONIO LONGO, GIOMMARIA MONTI: LE VOCI DEL '68 Antonio Longo, Giommaria Monti, Le voci del '68. I luoghi, i fatti, i protagonisti, le parole e le idee, Editori Riuniti, Roma 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008, pp. XXI + 378, euro 6.90 (in supplemento al quotidiano "L'Unita'"). Un utile repertorio di schede (talora perspicue, sovente alquanto discutibili - come accade pressoche' inevitabilmente in questo genere di opere di taglio giornalistico e panoramico). Con una prefazione di Paolo Pietrangeli. 9. RIEDIZIONI. RAFFAELLA SARTI: VITA DI CASA Raffaella Sarti, Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire nell'Europa moderna, Laterza, Roma-Bari 1999, 2006, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008, pp. XXII + 336, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Un libro recente che e' gia' un classico. E' disponibile anche integralmente nel web, nel sito della casa editrice Laterza (ed anzi ivi reca vastissima una bibliografia in questa edizione a stampa non riportata). Raffaella Sarti e' un'acuta storica, docente universitaria e saggista, autrice di vari altri lavori sulla storia delle donne e dell'identita' di genere, della famiglia, del servizio domestico, della schiavitu' nel Mediterraneo e della cultura materiale. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 444 del 3 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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