Minime. 444



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 444 del 3 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Un invito oggi a Viterbo
2. Alisa Tang: La colpa e' della vittima
3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
4. Giulio Vittorangeli: Paura ed insicurezza frutto avvelenato del liberismo
5. Roberto Carretta ed Enzo Tumminello: Marguerite Yourcenar (2003)
6. Letture: Whitman. Vita, poetica, opere scelte
7. Riedizioni: Aristotele, Fisica, Del cielo, Dell'anima, Piccoli trattati
di storia naturale, Metafisica, Etica nicomachea, Grande etica, Etica
eudemia, Politica, Trattato sull'economia, Retorica, Poetica
8. Riedizioni: Antonio Longo, Giommaria Monti, Le voci del '68
9. Riedizioni: Raffaella Sarti, Vita di casa
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UN INVITO OGGI A VITERBO

Oggi, sabato 3 maggio, a Viterbo si svolgera' un'importante conferenza
promossa dal comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo: i rappresentanti dei cittadini e dei comitati
di Ciampino illustreranno la drammatica situazione della popolazione di
quella citta' gravata dalla presenza di un mega-aeroporto per voli low cost.
*
L'incontro si svolge con inizio alle ore 16,30 presso la sala delle
conferenze della Provincia di Viterbo (Palazzo Gentili, via Saffi); sara'
aperto dalla dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato:
l'introduzione sara' svolta dal professor Alessandro Pizzi; le relazioni
saranno tenute da Daniela Artibani, dell'Assemblea permanente "No fly" di
Ciampino; da Roberto Barcaroli, esperto di problemi della mobilita' e
dell'ambiente, residente in prossimita' dell'aeroporto di Ciampino; da
Vincenzo Castagnacci, del Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale
dell'aeroporto di Ciampino; da Viviana Bertoia, cittadina residente in
prossimita' dell'aeroporto di Ciampino; da Paolo Sabatini, esperto di
problemi della mobilita', vicecoordinatore nazionale del Sindacato dei
Lavoratori intercategoriale; le conclusioni saranno svolte dal professor
Osvaldo Ercoli.
*
Dopo la conferenza tutte le persone che desidereranno prolungare la
riflessione, la conoscenza, l'incontro, possono partecipare alla cena
vegetariana del comitato, che si terra' presso il centro sociale autogestito
"Valle Faul", in strada Castel d'Asso snc; cena che sara' anche momento di
convivialita' tra le persone impegnate in difesa del diritto alla salute,
all'ambiente, alla democrazia.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: tel. 3383810091 (Antonella Litta),
e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org

2. AFGHANISTAN. ALISA TANG: LA COLPA E' DELLA VITTIMA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di
Alisa Tang per l'"Associated Press" del 30 aprile 2008.
Alisa Tang e' una prestigiosa reporter dell'Associated Press]

Jalalabad, Afghanistan. Trafficata attraverso il confine pakistano, incinta,
con il primo figlioletto di tre anni, Rukhma e' stata venduta ad un afgano
che l'ha stuprata ed ha abusato di lei in vari modi, poi ha ucciso a botte
il bambino sotto i suoi occhi. L'uomo ha ricevuto una sentenza a vent'anni
di prigione per omicidio, ma anche Rukhma e' in galera.
Rukhma, che non sa quanti anni ha ma appare sotto la ventina, ha cercato
protezione e giustizia dalle autorita' la scorsa estate, e i maltrattamenti
durati tre mesi erano appena finiti quando ha ricevuto una sentenza a
quattro anni di prigione, il 5 dicembre, per "essere fuggita dalla propria
casa" ed aver commesso "adulterio", sebbene sia stata rapita e violentata.
La caduta dei talebani sei anni fa aveva promesso diritti alle donne afgane:
andare a scuola, avere un lavoro, essere garantite dalla legge. I diritti
delle donne sono oggi scritti nella Costituzione afgana. Pure, eccetto che
per una minuscola elite urbana, la donna che fugga dalla violenza domestica
o denunci uno stupro finisce dalla parte del torto per giudici e avvocati.
"Perche' sono qui? Sono innocente", Rukhma piange, nella cella piena di
muffa, mentre culla sulle ginocchia la bambina che ha partorito in carcere.
"E' crudele che io abbia dovuto vedere la morte del mio piccolo e poi sia
stata messa in prigione".
In alcune zone dell'Afghanistan e del vicino Pakistan, una donna che fugga
di casa viene automaticamente sospettata di averlo fatto per un amante, e
puo' essere processata per adulterio. Il semplice uscire di casa senza il
permesso della famiglia puo' costituire un reato (come nel caso di Rukhma,
anche se e' stata rapita), sebbene in realta' non sia classificato come tale
nel codice penale afgano. Il giudice della provincia di Nangarhar che ha
trattato il caso di Rukhma mi suggerisce che lei sia stata "leggera": "Se
mia moglie va al bazar senza il mio permesso, io la uccido. Questa e' la
nostra cultura", ha urlato Abdul Qayum, senza traccia di vergogna, durante
l'intervista rilasciata nella citta' di Jalalabad. I suoi colleghi hanno
riso, approvando. "Questo e' l'Afghanistan, non l'America", ha concluso
Qayum.
La Commissione indipendente afgana per i diritti umani ha registrato 2.374
casi di donne che hanno denunciato violenze subite nel 2007, a fronte dei
1.651 casi registrati l'anno precedente: un segno che sempre piu' donne
cercano aiuto. Unita' specializzate nel rispondere alla violenza domestica
sono state stabilite nelle forze di polizia, e ci sono timidi segnali di
simpatia a livello ufficiale, almeno nella capitale Kabul, che e' una citta'
relativamente liberale.
All'ospedale della capitale, una sedicenne che e' troppo terrorizzata per
dirmi il suo nome, sta lentamente recuperando la salute dopo vari interventi
di chirurgia riparativa: il marito le ha tagliato il naso e le orecchie, le
ha buttato tutti i denti fuori, tranne sei, con una pietra, e ha versato su
di lei acqua bollente. I parenti della ragazza, che vengono dalla provincia
di Zabul, nel sud, vorrebbero portarla a casa, ma il direttore dell'ospedale
si rifiuta di dimetterla.
"Suo cognato viene qui ogni giorno. Mi dice: Lasci che la porti a casa, sta
bene ora", racconta il dottor Ghairat Mal, "Io non mi fido di lui. E' stato
il Ministero per gli affari delle donne a portarci qui la ragazza, e io non
la lascero' andare fino a che il Ministero non verra' a prenderla".
Kamala Janakiram, del dipartimento delle Nazioni Unite per i diritti umani
nell'Afghanistan dell'est, dice che fra il 70 e l'80% dei casi di denuncia,
da parte delle donne, di violenza domestica ha visto le donne stesse
accusate penalmente per essere "scappate di casa". L'ufficio delle Nazioni
Unite che si occupa di droghe e criminalita' attesta che numerose vittime
vengono costrette a sposare i loro aggressori, o vengono incarcerate per
adulterio, giacche' provare lo stupro sembra impossibile.
Ma le donne possono andare in galera semplicemente sulla base di
pettegolezzi, dice Manizha Naderi, la direttrice di "Women for Afghan
Women", un'organizzazione umanitaria: "E' orribile, e' una pratica
orribile".
Il terrore dell'essere forzate a tornare con il marito violento spinge
alcune donne al suicidio. Janakiram cita il caso di una giovane donna di un
villaggio della provincia di Laghman, a cui il marito aveva sparato,
lasciandola a morire dissanguata. La giovane sopravvisse, ma il giudice
della provincia si rifiuto' di concederle il divorzio che lei aveva chiesto,
insistendo che gli anziani del villaggio avrebbero risolto il suo problema.
La donna era a tal punto terrorizzata all'idea di dover tornare con il
marito che lo scorso 30 gennaio si e' data fuoco davanti al tribunale di
Laghman. Ha riportato ustioni sul 98% del corpo ed e' morta una settimana
piu' tardi.
Naderi racconta invece della sedicenne rapita durante la propria festa di
fidanzamento da tre uomini, e stuprata, dopo di che il fidanzato non volle p
iu' saperne di lei: "L'intero villaggio la mise sulla lista nera. Le
dicevano: 'E' colpa tua. Perche' sei andata con loro?'. Era un'anima
perduta, era stata violentata".
C'e' anche chi tenta, piuttosto che la denuncia alla polizia, di aver aiuto
dagli anziani dei villaggi o dalle ong umanitarie. Orzala Ashraf, attivista
afgana per i diritti delle donne, dice che usualmente le donne che fanno
questo tornano a casa, ma sono ancora piu' vulnerabili agli abusi e persino
a rischio di assassinio per mano dei parenti maschi decisi a salvare
"l'onore familiare": "La donna verra' umiliata ancora peggio di prima,
perche' ha violato le regole della famiglia: non doveva discutere i problemi
familiari fuori dalla cerchia familiare".
Rukhma, che ha solo il suo primo nome, sta ancora sperando che il tribunale
la liberi in appello. Seduta sul pavimento della cella, con una sciarpa nera
su testa e spalle, racconta di essere stata sposata a forza, prima dei
tredici anni, ad uomo che la picchiava e che era il padre di Bilal, il suo
bimbo ucciso. Riusci' ad ottenere il divorzio e sposo' un altro pakistano,
da cui aspettava la bimba l'anno scorso, quando fu rapita da una vicina di
casa. La vicina la consegno' ad un afgano di nome Yarul che la reclamo' come
moglie, e la stupro' per tre mesi. Un giorno Rukhma udi' per sbaglio Yarul
contrattare con un altro uomo per venderla a quest'ultimo. Costui voleva la
giovane madre, ma non il bambino. Impazzita dalla paura all'idea di perdere
Bilal, Rukhma ha tentato di fuggire. Ritrovata e ricondotta nella casa di
Yarul e' stata picchiata e picchiata, continuamente e senza remissione,
assieme al piccolo. Mi racconta che il bambino era sotto un lenzuolo, a
stento conscio, con il sangue che gli usciva dalla bocca: "Quando ho potuto
sollevare il lenzuolo lui ha alzato gli occhi, e ha visto sua madre. Ho
capito che erano i suoi ultimi respiri, ed e' subito morto", dice, e la voce
le si spezza, il suo viso si contrae nel dolore, "Quella e' stata l'ultima
volta in cui ci siamo guardati negli occhi". Rukhma scoppia in lacrime, e
cosi' fa la neonata nel suo grembo.
Quando la polizia e' arrivata ad arrestare Yarul, ha arrestato anche lei. Il
giudice, Qayum, ammette che Rukhma e' stata stuprata, ma insiste nel dire
che il biasimo e' condiviso: "Ha passato molte notti con quell'uomo. Ha
commesso adulterio. E' uno stupro, ma anche la donna e' colpevole".

3. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: PAURA ED INSICUREZZA, FRUTTO AVVELENATO
DEL LIBERISMO
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Le statistiche ufficiali sulla criminalita' ci dicono che il fenomeno e' in
buona sostanza stabile.
Eppure intorno a noi cresce il senso di insicurezza; crescono rancorose
paure che quotidianamente scalfiscono la convivenza civile. Cresce anche il
senso del ridicolo, pensiamo a chi vuole mettere i braccialetti al polso
delle donne, come cagnolini cui bisogna mettere un collare. L'aria e' ogni
giorno piu' irrespirabile, pervasa da quel cupo sentimento d'odio e
xenofobia verso l'altro da se', percepito come fonte del proprio malessere,
se non direttamente come intima minaccia.
Da tutto questo e' nata la deriva securitaria, che riduce ogni diversita' o
conflittualita' ad un problema di ordine pubblico e di tutela poliziesca. Lo
stesso carcere si colloca sempre piu' in questa prospettiva securitaria, la
quale colpisce, prevalentemente, le fasce deboli della nostra societa':
immigrati, tossicodipendenti, affetti da disagio psichico, senza fissa
dimora, ecc. Il carcere e' sempre piu' inteso come discarica sociale, come
ricettacolo di individui espressione della marginalita', della
vulnerabilita'.
Non sempre e' stato cosi'. L'Italia (come riportato nell'ultimo numero della
rivista quadrimestrale "Antigone", anno II, n. 3, 2007) puo' vantare in
materia di pene, una lunga serie di primati civili. Non e' solo il paese di
Cesare Beccarla, che per primo contesto' la legittimita' della pena di
morte. E' anche il primo paese del mondo che aboli', nel codice toscano del
1786, la pena capitale e nuovamente la soppresse in tutto il territorio
nazionale con il codice Zanardelli, mentre ancora restava in vigore nel
resto dell'Europa.
Oggi, questa tradizione di primato civile si va drammaticamente capovolgendo
nel suo esatto contrario; sotto la spinta di tempi segnati dal razzismo,
vera patologia umana che affiora ogni volta che imperversano crisi e guerre.
Valga per tutti la drammatica realta' dei centri per immigrati (Cpt), che
sono una vergogna e che non sono stati inventati da Berlusconi e non solo da
lui vengono difesi.
*
Bisogna andare indietro nel tempo, quantomeno alla rivoluzione sandinista
che nel luglio 1979 trionfo' in Nicaragua, per trovare un tentativo di
superamento della pena carceraria.
Fu abolita la pena di morte, fu abolito l'ergastolo, messo fuori legge il
carcere minorile, applicate misure alternative al carcere anche per i reati
piu' gravi, fu concessa l'amnistia.
Fu messa al centro, nel cuore della sfida (la guerra dei mercenari contras
finanziata dagli Stati Uniti d'America, l'embargo economico, ecc.), la
critica radicale alle istituzioni totali.
Si trattava di mettere in discussione la logica dei due tempi, cosi' come il
pensiero borghese machiavellico (maschile), non estraneo storicamente alla
sinistra, del fine che giustifica i mezzi, della ragion di stato che prevale
sulla ragione della persona in carne ed ossa.
Si avviava in quel paese una nuova fase di sperimentazione di pratiche per
certi versi inedite che andavano oltre, almeno nelle intenzioni, l'obiettivo
di cambiare le condizioni materiali del popolo. Non solo il pane, ma anche
le rose, secondo la nota frase che ama ricordare Ernesto Cardenal.
*
Tornando al tema della sicurezza, crediamo che vadano affrontate le cause
strutturali di questo fenomeno. Ad iniziare da quella sciagurata concezione
liberista che ha costretto le pubbliche amministrazioni a chiudere servizi e
luoghi pubblici; rendendo, di fatto, piu' povere e insicure le nostre
citta'.
Non solo, il disagio del degrado va molto al di la' degli scenari di centri
e periferie abbandonati al logoramento di paesaggi e di rapporti umani,
investe una condizione esistenziale che si nutre di rancori, disillusioni e
scoramento.
Questo perche' "c'e' stata una enorme redistribuzione di ricchezza che ha
penalizzato il lavoro dipendente, impoverito classi medie quasi al confine
di quella che un tempo si sarebbe definita proletarizzazione, ha diffuso
sensazioni di precarieta' del vivere quotidiano e della percezione del
futuro possibile che vanno al di la' dell'esercito sempre crescente di
lavoratori precari, giovani e non piu' solo giovani" (Pasquale Santomassino,
nel quotidiano "Il manifesto" del 23 aprile 2008).
Il risultato e' lo scatenarsi della guerra tra poveri, prigioniera (tra
l'altro) di assurde ossessioni punitive.

5. PROFILI. ROBERTO CARRETTA ED ENZO TUMMINELLO: MARGUERITE YOURCENAR (2003)
[Da "Il Nuovo.it" del 5 giugno 2003, col titolo "Il lungo viaggio di
Marguerite Yourcenar" e il sommario "Cento anni fa nasceva la grande
scrittrice francese. Una vita, la sua, passata a combattere i pregiudizi
dell'epoca e segnata dai protagonisti dei suoi romanzi, l'imperatore Adriano
e il filosofo Zenone.
Roberto Carretta (Torino, 1963), giornalista e scrittore, laureato in
filosofia dell'arte, e' autore e curatore di varie pubblicazioni.
Enzo Tumminello e' giornalista, saggista, studioso di cinema.
Marguerite Yourcenar (1903-1987) e' una delle maggiori scrittrici del
Novecento. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la
seguente scheda: "Marguerite Yourcenar, pseudonimo di Marguerite de
Crayencour (Bruxelles, 8 giugno 1903 - Mount Desert, 17 dicembre 1987), e'
stata una scrittrice francese. E' stata la prima donna eletta all'Academie
Francaise nel 1980. Nacque da una famiglia franco-belga di antica nobilta',
il padre, Michel de Cleenewerck de Crayencour era un ricco proprietario
terriero francese, la madre, Ferdinande (Fernande) de Cartier de Marchienne,
che rappresentava il ramo belga della famiglia, anch'esso aristocratico,
mori' dopo dieci giorni dal parto, stroncata dalla setticemia e dalla
peritonite, complicazioni dovute al parto. La Yourcenar fu educata
privatamente dal solo padre in una villa a Mont Noir nel nord della Francia.
La bambina si dimostro' subito una lettrice precoce, interessandosi a soli
otto anni alle opere di Jean Racine e Aristofane e imparando a dieci il
latino e a dodici il greco. All'eta' di 17 anni, a Nizza, Marguerite de
Crayencour pubblica sotto lo pseudonimo di "Marg Yourcenar" la prima opera
in versi: Le jardin des Chimeres; scelse questo pseudonimo con l'aiuto del
padre, anagrammando il suo cognome (Crayencour, appunto). Nel 1924, in
occasione di uno dei tanti viaggi in Italia, visita per la prima volta Villa
Adriana e inizia la stesura dei primi Carnet des Notes per le Memoires.
Successivamente da' alle stampe La denier du Reve, un romanzo ambientato
nell'Italia dell'epoca. Nel 1937 Marguerite fa un incontro fondamentale per
la sua vita con Grace Frick, intellettuale americana. Nel 1939, allo scoppio
della seconda guerra mondiale si trasferi' negli Stati Uniti d'America e ne
prese la cittadinanza nel 1947, pur continuando sempre a scrivere in
francese. Inizio' cosi' un decennio di privazioni, che ella stessa definira'
piu' tardi come il piu' brutto della sua vita. Questo periodo della sua vita
si conclude con la pubblicazione delle Memorie di Adriano, sicuramente il
suo libro di maggior successo. A partire da questo momento la Yourcenar
comincia una serie di viaggi in giro per il mondo che conosceranno una pausa
solo per l'aggravarsi delle condizioni di salute della sua amica Grace Frick
che la porteranno alla morte. Dopo la morte dell'amica di una vita la
scrittrice conosce Jerry Wilson, che diventera' presto una delle sue piu'
intense passioni. Purtroppo neanche lui le sopravvive. Marguerite Yourcenar
muore presso l'ospedale Bar Harbor di Mount Desert nel 1987. La sua prima
opera si puo' considerare Le jardin des Chimeres, scritto nel 1920; nel 1924
inizia la stesura dei Carnet des Notes per le Memoires. La sua prima opera
pubblicata da una casa editrice e non a proprie spese e' un romanzo
pubblicato tre anni dopo: Alexis o il trattato della lotta vana. Nel periodo
che va dal 1932 al 1936 pubblica La denier du reve, romanzo ambientato
nell'Italia dell'epoca e Feux, una raccolta di prose liriche ispirata dal
suo amore non corrisposto per Andre' Fraigneau. Attratta dal romanzo di
ambientazione storica, scrive Memorie di Adriano, il suo capolavoro, in cui
alla crisi personale di un imperatore illuminato, giunto alla fine della sua
vita, si sovrappone il crepuscolo dell'impero di Roma avviato verso una fine
annunciata. L'opera al nero e' un altro romanzo di genere storico ambientato
nel Rinascimento. Anche qui la storia e' una cornice disegnata intorno alle
tormentate vicende dei protagonisti con sottili risvolti psicologici
apparentemente fuori tempo - per troppa modernita' - rispetto all'epoca in
cui i personaggi vengono fatti agire; e' cio' che verra' definito la
modernita' del passato. Quando passa dalla storia del mondo a quella piu'
ristretta nel microcosmo della sua famiglia attraverso le generazioni -
nella trilogia Le labyrinthe du monde - Yourcenar affina ancora di piu'
l'analisi. Scrive anche saggi: Presentazione critica di Kavafis, Con
beneficio d'inventario, Mishima o la visione del vuoto, Il giro della
prigione. Nel 1980 viene nominata Accademica di Francia: e' la prima volta
che una donna entra a far parte dell'Academie Francaise. Opere di Marguerite
Yourcenar: Alexis o il trattato della lotta vana (1928); Moneta del sogno
(1935); Racconti orientali (1938); Il colpo di grazia (1939); Memorie di
Adriano (1951); Presentazione critica di Kavafis (1958); Con beneficio
d'inventario (1962); L'opera al nero (1968); Care memorie (1974); Archivi
del Nord (1977); Mishima o la visione del vuoto (1981); Anna soror (1981);
Come l'acqua che scorre (1982); Il tempo grande scultore (1983); Quoi?
L'Eternite' (1988); Pellegrina e straniera (1989); Il giro della prigione
(1991)". In italiano oggi le opere di Marguerite Yourcenar si leggono
nell'edizione in due volumi: Opere. Romanzi e racconti, Bompiani, Milano
1986, 2000, e Opere. Saggi e memorie, Bompiani, Milano 1992; cfr. inoltre
Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey,
Bompiani, Milano 1982, 1989. Opere su Marguerite Yourcenar: Josyane
Savigneau, Marguerite Yourcenar, Einaudi, Torino 1991, 1993]

Marguerite Yourcenar amava viaggiare. Un'irrequietezza, un bisogno primario
in perfetta armonia con la sua natura, che poteva intralciare il lavoro
letterario ma che, al contempo, ne era indispensabile nutrimento. Il
viaggio, "questa infrazione perpetua di tutte le abitudini, questo terremoto
senza tregua inflitto ai pregiudizi", rappresenta ed esprime molto della
scrittrice francese. Una donna che, con altera eleganza e ferrea
determinazione, ha infranto tutti i principali tabu' del suo tempo e del suo
sesso. Ha trasformato, anagrammandolo, l'antico nome di famiglia; ha vissuto
apertamente per quarant'anni un menage con la propria compagna Grace Frick;
ha acceso, combattuto e vinto un'aspra disputa col monarca dell'editoria
francese, Gaston Gallimard; infine ha acceduto, prima rappresentante
femminile, all'esclusivo empireo dell'Academie Francaise.
Marguerite de Crayencour o, come disse lei, "l'essere che chiamo Io", "venne
al mondo un certo lunedi' 8 giugno 1903", a Bruxelles, discendente da una
nobile famiglia di proprietari e notabili del Nord della Francia. A soli
diciott'anni, quando pubblica la prima opera in versi, da' vita a Marguerite
Yourcenar costruendo il nom de plume che diverra', in seguito, anche il suo
nome legale. Tracciare un confine tra realta' e fantasia in letteratura e'
impresa assai delicata, cosi' come in un romanzo stabilire fino a che punto
le vicende narrate attingano alla vita reale e quando scivolino lentamente
nella creazione artistica.
Sicura di divenire in futuro preda dei biografi, decise di anticiparli per
lasciar loro il minor margine possibile di ricerca e interpretazione.
Impresa comunque ardua. Lettere, diari, genealogie familiari affondano le
radici in una vita sempre condotta tra l'immediatezza del sentire e lo
scarto della registrazione che subito diviene letteratura. Le date spesso
non coincidono, i bauli - scrigni di abbozzi e documenti privati dimenticati
tra una sponda e l'altra dell'oceano - ogni ricordo e annotazione sono
ridondanti quanto esili.
In realta' questo proliferare di dati altro non fa che mischiare le carte,
molte delle quali, al motto di "fare ordine!", vennero da lei stessa
bruciate nel camino, durante l'ultimo anno di vita. Alle spalle di tutto
questo, del depistaggio come del tentativo di approntare un sentiero, una
guida per chi sarebbe venuto ad indagare il suo personaggio, c'e' con buone
probabilita' il profondo accordo con quanto scritto da un autore a lei molto
caro, Andre' Gide. Lo scrittore, in data 3 gennaio 1892, aveva annotato nel
suo Journal che se la vita di un uomo e' la sua immagine, allora
nell'artista si intravede come "una sincerita' capovolta: deve non
raccontare la sua vita come l'ha vissuta, ma viverla come la raccontera'".
Gelosa com'era della sua privacy, chissa' che cosa penso' uscendo dal
cinema, il primo gennaio 1977, dopo aver assistito, a Ellsworth nel Maine,
all'anteprima del film che Volker Schloendorff aveva tratto dal suo romanzo
Colpo di grazia. Qualcosa si sa. Scrisse una lunga lettera al regista
tedesco in cui si diceva da un lato lusingata e dall'altro un po' delusa.
Pur rispettandone le scelte artistiche, espresse infatti alcune riserve sui
personaggi, in particolare sul protagonista Eric. Quell'Eric altri non era
che Andre' Fraigneau, verso il quale nutri' un tormentato amore mai
corrisposto e che aveva visto rimaterializzarsi nel buio della sala, dopo
averne affidato, 38 anni prima, il ritratto alle pagine del libro.
Tra i pochi autori ad essere accolti in vita nella collezione della Pleiade,
nel 1982, stabili' per quell'edizione una cronologia a dir poco
approssimativa. Questa apparente svagatezza e' in realta' segno di
un'irraggiungibile, altera e solitaria serenita' che seppe pero' non
trasformarsi mai in indifferenza. Il carisma antico della sua figura come
del suo scrivere le permisero di essere un personaggio contro senza subire
ne' l'ostracismo ne' la beatificazione delle grandi correnti di pensiero a
lei contemporanee.
Alla letteratura del secolo scorso diede due personaggi superbi. Il primo,
Adriano, lo incontro' a 21 anni. Quell'imperatore romano del quale, a torto
o a ragione, molti fecero il suo specchio. "Un grande individualista e un
grande riformatore, un grande sensuale... ma allo stesso tempo - come lei
stessa ebbe a scrivere - uno degli spiriti piu' controllati che siano mai
esistiti". Gli appunti raccolti in quella precoce stagione della vita
tornarono alla luce, con un baule perduto e poi ritrovato, un quarto di
secolo dopo dando lo spunto decisivo alla stesura del suo capolavoro. Alle
Memorie di Adriano e' anche affidata, negli allegati Carnet de notes,
l'unica testimonianza esplicita della sua unione con Grace Frick. Un omaggio
dovuto ed espresso nella forma piu' profonda ed elegante per "onorare
un'amicizia cosi' poco comune". Ecco percio' le celebri parole di
ringraziamento per quel qualcuno che "partecipa con lo stesso fervore alle
gioie dell'arte e della vita, ai lavori dell'una e dell'altra... qualcuno
che non e' la nostra ombra ne' il nostro riflesso e neppure il nostro
complemento, ma se stesso, che ci lascia una liberta' divina ma
contemporaneamente ci costringe a essere pienamente quello che siamo".
Alla fine di marzo del 1951 il libro e' finito. Il 18 maggio lei e Grace si
imbarcano per fare ritorno in Europa dopo un'assenza di dodici anni. Il 7
giugno viene firmato il contratto con l'editore Plon. E qui ha inizio
un'altra storia, lo scontro tra titani che vide vittoriosa la scrittrice e
il monarca dell'editoria francese Gaston Gallimard rinunciare infine ad uno
dei piu' celebrati romanzi del '900. Il braccio di ferro e' presto spiegato.
Nel 1938 Marguerite aveva firmato un contratto con Gallimard che prevedeva,
oltre alla pubblicazione de Le coupe de grace, un'opzione sulle opere
future. La Yourcenar riteneva quell'opzione decaduta avendo in seguito
l'editore rifiutato un altro romanzo, Gallimard ne esigeva il rispetto.
Entrambi non sopportavano che li si contraddicesse. Vi fu uno scambio di
corrispondenza formalmente impeccabile quanto pungente. Gallimard, ben
sapendo che la scrittrice gradiva essere chiamata Madame indirizzava
immancabilmente le sue missive a "Mademoiselle Yourcenar", ma alla fine
dovette cedere. Il libro venne messo in vendita il 5 dicembre dell'anno
seguente per i tipi di Plon.
L'altro personaggio che per statura e carisma domina la sua opera e' il
protagonista de L'opera al nero, Zenone. Irregolare del Rinascimento,
precursore ed eversore, medico in odore di alchimia, filosofo, portatore di
una spiritualita' moderna inquieta e disincantata che affonda le radici
nella cultura classica, e' anch'esso un riflesso della scrittrice stessa. Il
romanzo esce alla vigilia del maggio '68. Ancora una volta la Yourcenar ha
interpretato i tempi seguendo unicamente il proprio sentire, senza
appiattirsi su di essi e senza nulla concedere alle loro lusinghe. In
un'intervista, alla domanda se Zenone fosse un contestatore, si limito' a
rispondere: "Se per contestatore si intende un antiistituzionale, allora
si', senz'altro". Vicina per indipendenza e nobilta' di spirito
all'inquietudine, proprio per questo non amava militanze ne' canonizzazioni.
Tra Adriano e Zenone e' racchiusa anche una certa parabola del Novecento,
parabola che conduce dalla speranza alla disillusione. Ad uno studente
impegnato nel confronto tra le due figure preciso': "Adriano riflette l'idea
che un certo numero di spiriti giusti avrebbero ancora potuto organizzare un
mondo vivibile... L'Opera al nero traduce, al contrario, le angosce che sono
nostre al giorno d'oggi".
Contraria piu' di ogni altra cosa al crescente conformismo che andava
maturando proprio in quegli anni, quando, nel 1981, prima donna in tre
secoli, fu eletta all'Accademia di Francia - nonostante la forte opposizione
di molti membri fra cui Claude Levi-Strauss - non isso' alcuna bandiera
femminista ne' ideologizzo' l'evento. Si limito' ad evocare accanto a se' le
grandi donne che l'avevano preceduta senza ottenere un simile
riconoscimento. "Voi - disse nel suo discorso - mi avete accolta,  questo me
incerto e fluttuante... eccolo com'e', circondato, accompagnato da una
schiera di donne invisibili che avrebbero dovuto ricevere molto prima questo
onore, al punto di spostarmi da un lato per lasciar passare le loro ombre:
Madame de Stael, George Sand, Colette...", e da quella sera non torno' piu'
all'Academie.
Raggiunse le sue amate ombre, prima fra tutte quella di Grace Frick,
deceduta nel 1979, una sera del 17 dicembre 1987. Dieci anni prima,
rifiutando il permesso per uno spettacolo ispirato alla sua vita, aveva
affermato di provare orrore per quella sorta di eccitazione malsana del
pubblico che si avventa sulla vita degli scrittori: "Uno scrittore vale per
i suoi libri. E' li' che bisogna cercare, e' li' che bisogna cercar le idee
che ha da darci".

6. LETTURE. WHITMAN. VITA, POETICA, OPERE SCELTE
Whitman. Vita, poetica, opere scelte, Il sole 24 ore, Milano 2008, pp. 592,
euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore"). Il volume
propone un'ampia introduzione biografica ed essenziali apparati di Ester
Mazzoni, una vasta antologia da Foglie d'erba (nella classica traduzione di
Enzo Giachino, purtroppo senza testo originale a fronte), un noto saggio
critico di Franco Buffoni. Dell'opra dell'autore del Canto di me stesso
cosi' diceva Annibale Scarpante iersera all'osteria del ruzzolone: "A
Whitman m'introdussero Ginsberg e Borges, poi Pound. Leggendolo vi sento il
respiro del mare e dell'anima di Melville, il respiro infinito dell'America
democratica sognata - e forse delirata - che sempre ha fascinato la cultura
italiana entro cui crebbi, da Pavese a Vittorini. Leggendolo amai di piu'
questa parola semplice che tutto crede e quindi sa di poter dire, e cosi' fa
nuovo, fa vivo il mondo. Non avessi incontrato questa costellazione avrei
forse continuato a credere che scomparso Omero e i tragici ateniesi solo
l'arte perfetta del calligrafo meritasse il titolo di poesia e altra cosa
fosse per sempre l'oratoria, e invece...".

7. RIEDIZIONI. ARISTOTELE: FISICA, DEL CIELO, DELL'ANIMA, PICCOLI TRATTATI
DI STORIA NATURALE, METAFISICA, ETICA NICOMACHEA, GRANDE ETICA, ETICA
EUDEMIA, POLITICA, TRATTATO SULL'ECONOMIA, RETORICA, POETICA
Aristotele, Fisica, Del cielo, Dell'anima, Piccoli trattati di storia
naturale, Metafisica, Etica nicomachea, Grande etica, Etica eudemia,
Politica, Trattato sull'economia, Retorica, Poetica, Laterza, Roma-Bari
1973, Mondadori, Milano 2008, 2 voll. per pp. VI + 1104 (vol. I) e VI + 1072
(vol. II), euro 12,90 + 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). I
due volumi riprendono gran parte della classica edizione delle Opere di
Aristotele diretta tanti anni fa da Gabriele Giannantoni (e che tutti
abbiamo letto in quei volumetti dell'Universale Laterza che accompagnarono
gli anni Settanta incandescenti); con la Vita di Aristotele di Diogene
Laerzio, l'introduzione generale di Giannantoni, le traduzioni di Antonio
Russo, Oddone Longo, Renato Laurenti, Armando Plebe, Manara Valgimigli.
Saro' un sentimentale, ma la grandezza e la vastita' della riflessione
aristotelica continua a sembrarmi un dono cosi' grande che al suo autore mi
sembra non si rendera' mai abbastanza omaggio (e non meno grati esser si dee
a quei filosofi arabi e musulmani che ce lo hanno salvato e tramandato nei
secoli in cui l'Europa fu nel buio). Poi certo non ignoro come tanta parte
della storia della lotta per la liberta' di pensiero e di ricerca e di
parola nell'eta' moderna si e' data contro gli aristotelici dell'ipse dixit,
ma contro gli aristotelici dell'ipse dixit, appunto, epigoni totalitari che
erano altra cosa dall'inesauribile stagirita - la cui intera azione e'
ricerca sempre aperta, infinito protendersi dello scandaglio, convocazione a
camminare, a cercare, a discutere ancora e ancora. Cosi' blaterava Annibale
Sacripante iernotte mentre distillavamo le tenebre nel quintiglio, qui
all'osteria di Iaiotto in cui la tanto amara vita trova lieve, sordo, cupo
un sollievo nel liquido rubino delle coppe.

8. RIEDIZIONI. ANTONIO LONGO, GIOMMARIA MONTI: LE VOCI DEL '68
Antonio Longo, Giommaria Monti, Le voci del '68. I luoghi, i fatti, i
protagonisti, le parole e le idee, Editori Riuniti, Roma 1998, Nuova
iniziativa editoriale, Roma 2008, pp. XXI + 378, euro 6.90 (in supplemento
al quotidiano "L'Unita'"). Un utile repertorio di schede (talora perspicue,
sovente alquanto discutibili - come accade pressoche' inevitabilmente in
questo genere di opere di taglio giornalistico e panoramico). Con una
prefazione di Paolo Pietrangeli.

9. RIEDIZIONI. RAFFAELLA SARTI: VITA DI CASA
Raffaella Sarti, Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire nell'Europa
moderna, Laterza, Roma-Bari 1999, 2006, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008,
pp. XXII + 336, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Un
libro recente che e' gia' un classico. E' disponibile anche integralmente
nel web, nel sito della casa editrice Laterza (ed anzi ivi reca vastissima
una bibliografia in questa edizione a stampa non riportata). Raffaella Sarti
e' un'acuta storica, docente universitaria e saggista, autrice di vari altri
lavori sulla storia delle donne e dell'identita' di genere, della famiglia,
del servizio domestico, della schiavitu' nel Mediterraneo e della cultura
materiale.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 444 del 3 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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