Nonviolenza. Femminile plurale. 179



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 179 del primo maggio 2008

In questo numero:
1. Antonella Litta: Ambiente e salute
2. Adriana Cavarero: Il termine "natura"
3. Rosa Luxemburg: Come tutte le strade portano a Roma
4. Alessandra Farkas intervista Joyce Carol Oates (2005)
5. Maddalena Gasparini presenta "Madri cattive" di Caterina Botti
6. Elisabetta Rasy presenta "Il cuore e' un cacciatore solitario" di Carson
McCullers
7. Riletture: Laura Boella, Cuori pensanti
8. Riletture: Laura Boella, Le imperdonabili
9. Riletture: Wanda Tommasi, I filosofi e le donne
10. Riletture: Chiara Zamboni, La filosofia donna

1. RIFLESSIONE. ANTONELLA LITTA: AMBIENTE E SALUTE
[Dalla rivista dell'Ordine dei Medici di Viterbo "Giornale medico della
Tuscia", n. 1, 2008 rprendiamo il seguente intervento dal titolo "In aumento
le malattie correlate all'inquinamento atmosferico".
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' nazionale ed internazionale. Presidente del
Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla
pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente]

Ormai e' da lungo tempo che siamo testimoni delle drammatiche conseguenze
che i danni ambientali provocano alla salute dei nostri pazienti.
Ogni giorno nella nostra pratica medica constatiamo l'aumento delle malattie
correlate all'inquinamento atmosferico e l'aumento delle patologie tumorali.
Sempre piu' specialisti  registrano l'incremento di patologie
cronico-degenerative, tra  cui quelle cardiovascolari e respiratorie, che
sono le cause principali di mortalita' e ricovero, cosi' come di disturbi
del sistema nervoso centrale, legati all'esposizione a un vasto spettro di
inquinanti chimici ambientali.
La dimostrazione che molti processi patologici trovano una loro
eziopatogenesi in fattori ambientali, quali l'accumulo di inquinanti
nell'aria, nell'acqua, nel suolo e nel cibo, e l'esistenza su scala mondiale
di gravi e irreversibili dissesti ambientali dovuti anche al
surriscaldamento del clima, sta determinando una crescente attenzione del
mondo medico e scientifico verso questi temi.
*
L'associazione Isde-Italia (International Society of Doctors for the
Environment - Medici per líAmbiente), di cui sono referente per Viterbo e
provincia, e' nata ed opera per promuovere la formazione, l'informazione e
l'impegno dei medici per la salvaguardia dell'ambiente e quindi della salute
umana.
Questo impegno e' una priorita' assoluta non piu' rimandabile, come
testimonia anche l'introduzione nel nostro nuovo codice deontologico
dell'articolo 5: "Il medico e' tenuto a considerare l'ambiente nel quale
l'uomo vive e lavora fondamentale e determinante della salute dei cittadini.
A tal fine il medico e' tenuto a promuovere una cultura civile tesa
all'utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di
garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il
medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, tutela della
salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e
collettiva".
*
Il recente documento della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e Odontoiatri e dell'Isde sulla "tutela del diritto individuale e
collettivo alla salute e ad un ambiente salubre. Inquinamento atmosferico
urbano, stili di vita e salute", e' incentrato proprio su questo articolo e
sul ruolo e le responsabilita' che ne derivano per i medici.
Tra i punti salienti del  documento, l'introduzione del concetto di
Valutazione di Impatto Sanitario da affiancarsi sempre alla Valutazione
Ambientale Strategica e alla Valutazione d'Impatto Ambientale nelle scelte
di governo a livello nazionale, regionale e locale.
Altro punto fondamentale: l'impegno dei medici nella programmazione e messa
in opera di programmi per la comunicazione del rischio in relazione ad
inquinanti ambientali, la promozione di progetti integrati di prevenzione
primaria, nella formazione, nella valutazione d'impatto ambientale e
sanitario dei piani, programmi e strumenti di pianificazione urbanistici,
nella verifica di efficacia dei provvedimenti adottati.
Oggi le sempre piu' numerose emergenze ambientali e quindi sanitarie
presenti in grande numero purtroppo anche nel territorio viterbese, ci
consegnano una responsabilita' che va al di la' del rapporto
individualizzato con il paziente. Abbiamo il dovere di farci carico della
prevenzione e della tutela della salute umana inserita all'interno
dell'ecosistema.
Il documento sottoscritto congiuntamente dalla Federazione Nazionale degli
Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e dall'Isde che vi invito a
conoscere e sottoscrivere testimonia l'urgenza di queste scelte.

2. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: IL TERMINE "NATURA"
[Da Franco Restaino, Adriana Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia,
Torino 1999, p. 117.
Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Universita' di Verona;
dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato
dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University
(www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo
questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che
abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in
Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La
Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John
Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di
Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori
Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin
1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e
Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995;
Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi
guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e
Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999;
A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003;
Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007. b) saggi in volumi collettanei:
"Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una
storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119;
"Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e
teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il
politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano
1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in
Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La
teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il
contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso,
Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza
sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga,
Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der
Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener
Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza
sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp.
173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian
Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991);
"Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica,
Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere
al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione
spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria
y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in
Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111;
"Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in
Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and
Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp.
187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita,
a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia
dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di
Umberto Curi, Laterza, Roma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B.
Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della
corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp.
15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la
Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994,
pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in
Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp.
15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di
Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il
segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di
Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der
Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia
Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226;
"Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie
femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino
1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah
Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225]

Come gran parte della teoria femminista non manca di sottolineare, proprio
il termine "natura" e' quello su cui i giochi linguistici dell'ordine
simbolico patriarcale si fanno piu' insidiosi.

3. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: COME TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA
[Da Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976, p. 139.
Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento
dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo.
Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi
dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano
cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa
dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno
spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace
sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei
lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, /
Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno
due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi,
Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con
una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa
Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori,
Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J.
Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e
la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg
e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977]

Dunque anche da questo punto di vista, come tutte le strade portano a Roma,
cosi' noi giungiamo al risultato conseguente che l'ingiunzione revisionista
a lasciar perdere la meta finale socialista viene a equivalere a quella di
mollare tutto quanto il movimento socialista.

4. RIFLESSIONE. ALESSANDRA FARKAS INTERVISTA JOYCE CAROL OATES (2005)
[Dal "Corriere della sera" del 14 febbraio 2005 col titolo "Cari neocon,
l'America violenta non e' figlia di Hollywood" e il sommario "L'autrice di
The Falls attacca la destra. E spiega perche' i suoi libri raccontano il
lato brutale del suo Paese".
Alessandra Farkas, giornalista, nata a Roma, vive a New York, dove ha
lavorato prima come collaboratrice dell'"Europeo", poi, a partire dal 1985,
come corrispondente dagli Stati Uniti del "Corriere della Sera". Opere di
Alessandra Farkas: Pranzo di famiglia, Sperling & Kupfer, Milano 2006.
Joyce Carol Oates (Lockport, New York, 1938), e' una delle maggiori
scritrici nordamericane viventi, autrice di oltre 70 volumi, insegna nel
dipartimento di scrittura creativa all'Universita' di Princeton. Tra le
opere di Joyce Carol Oates disponibili in italiano: Un'educazione
sentimentale, e/o, Roma 1989; Marya, e/o, Roma 1990; Figli randagi, e/o,
Roma 1994; Notturno, e/o, Roma 1996; Zombie, Tropea, Milano 1996; Perche'
sono uomini, Tropea, Milano 1998; Nel buio dell'America, Sellerio, Palermo
1999; Blonde, Bompiani, Milano 2000; La ballata di John Reddy Heart, Tropea,
Milano 2001; Acqua nera, Net, Milano 2002; Bruttona & la lingua lunga,
Mondadori, Milano 2002; Bestie, Mondadori, Milano 2002; Una famiglia
americana, Tropea, Milano 2003; Figlie e mari, Tropea, Milano 2003; L'eta'
di mezzo, Mondadori, Milano 2003; Misfatti. Racconti di trasgressione,
Bompiani, Milano 2003; Stupro. Una storia d'amore, Bompiani, Milano 2004;
Ragazze cattive, Net, Milano 2004; Un giorno ti portero' laggiu', Mondadori,
Milano 2004; Storie americane, Tropea, Milano 2005; Occhi di tempesta. Vuoi
davvero conoscere la verita'?, Mondadori, Milano 2005; Le cascate,
Mondadori, Milano 2006; La madre che mi manca, Mondadori, Milano 2007]

New York - "Sono una scrittrice americana e la mia cultura e' estremamente
bellicosa, ruvida e aggressiva. Bisogna guardarsi allo specchio per capire
chi siamo e da dove veniamo. La violenza e' dentro di noi, prima ancora che
fuori".
Cerca di razionalizzare gli assassinii, gli stupri e le sopraffazioni che
costellano i suoi libri Joyce Carol Oates, la prolifica scrittrice nata nel
1938 in una fattoria a nord dello stato di New York, autrice, in odore di
Nobel, di un'impressionante mole di libri, lavori teatrali, poesie, racconti
e saggi critici.
Anche nella sua ultima fatica, The Falls, la componente della brutalita'
fisica e psicologica della natura umana e' presente, forte, accerchiante. La
storia, ambientata nelle Cascate del Niagara, parte dal gesto forse
simbolicamente piu' violento e autodistruttivo di tutti: il suicidio di un
pastore protestante segretamente gay. Un escamotage per esplorare le
miserie, la solitudine e i fantasmi personali di una grande famiglia. Nella
suite da luna di miele il suicida ha lasciato Ariah, sposata il giorno
prima, che vegliera' per sette giorni nella fitta nebbia sino al
ritrovamento del suo cadavere. Intanto l'avvocato playboy Dirk, che ha
assistito la vedova durante la crisi, s'innamora di lei. La loro relazione
sfocia in un matrimonio con figli. Ma la nuova famiglia restera' minata per
sempre dalla tragedia da cui e' sorta. Qualcuno ha scritto che la Oates deve
aver provato la violenza sulla propria pelle, per parlarne in maniera tanto
dettagliata. "Da piccola ho assistito a innumerevoli atti brutali, crudeli,
osceni - spiega al "Corriere" la scrittrice - come l'incesto tra un
agricoltore tredicenne e la sorellina di sei anni. L'America e' piena di
gente come me".
*
- Alessandra Farkas: I neocon affermano che Hollywood e' responsabile della
violenza della societa' americana.
- Joyce Carol Oates: La violenza in America e' sempre esistita, ben prima
che nascesse Hollywood. Il Paese e' stato fondato col genocidio degli
indiani commesso da pionieri brutali, non da Spielberg o Scorsese.
*
- Alessandra Farkas: Pensa che la violenza sulle donne sia maggiore?
- Joyce Carol Oates: Storicamente lo e' stata, ma non solo negli Stati
Uniti. E' colpa della specie umana: dall'Homo Sapiens in avanti, siamo
predatori, schiacciamo il piu' piccolo, il meno veloce, il piu' fragile.
Pero' siamo anche molto creativi e capaci di nobili azioni e io non ho solo
scritto libri sulla violenza ma anche sui valori familiari.
*
- Alessandra Farkas: Come The Falls?
- Joyce Carol Oates: Proprio cosi'. La morale del libro, alla fine, e'
"segui la tua coscienza", "fai del bene". Nei luoghi piu' impensati del
pianeta ci sono uomini e donne eroici che vivono per anteporre il bene
comune a quello personale.
*
- Alessandra Farkas: Pensa che ci siano molte di queste persone in America?
- Joyce Carol Oates: No, sono rare e quasi sempre anonime. Possono essere il
tuo vicino di casa, il tuo prete o il postino. In America c'e' una lunga
tradizione di benefattori invisibili che agiscono dietro le quinte. Maestri
e professori che ispirano e illuminano migliaia di giovani anime, fuori
dalle stanze dei bottoni, lontani dalla politica e dal potere. Io stessa
debbo tutto ai miei mentori.
*
- Alessandra Farkas: Chi sono?
- Joyce Carol Oates: I miei genitori e mia nonna. Erano persone
meravigliose, molto poco istruite ma che mi hanno amato moltissimo,
insegnandomi tutto cio' che so. Non era certo gente famosa. Cosi' come i
miei straordinari maestri e professori: completamente anonimi. Quando ho
accettato di insegnare all'universita' di Princeton mi sono ripromessa, con
i miei studenti, d'essere paziente, calorosa e costruttiva come lo erano
stati loro con me.
*
- Alessandra Farkas: Quanto pesa la figura di sua madre nei suoi lavori?
- Joyce Carol Oates: Mamma e' stata centrale nella mia formazione di donna e
di scrittrice. Io sono la prima della mia famiglia ad aver finito il liceo e
a laurearmi. Eppure e' stata mia madre a insegnarmi l'etica del lavoro. Nel
suo mondo non c'era posto per l'ozio e quando aveva smesso di mungere le
vacche si metteva a rammendare o a far marmellate. Ancora oggi io non amo il
tempo libero e non so cosa sia stare con le mani in mano.
*
- Alessandra Farkas: Lei si e' vantata piu' volte di avere umili origini.
- Joyce Carol Oates: Sono cresciuta in una fattoria a 30 km dalle Cascate:
un luogo che mi riporta all'adolescenza e ha per me un significato simbolico
quasi atavico. La natura spettacolare e meravigliosa delle cascate si
contrappone tragicamente al dannoso sviluppo industriale e all'inquinamento
della citta'. Ho voluto descrivere questa dicotomia: il versante canadese e'
stato costruito nel pieno rispetto dell'ambiente; quello americano riflette
la cultura yankee aggressiva e prevaricatrice. Come le ultime elezioni
presidenziali.
*
- Alessandra Farkas: In che senso?
- Joyce Carol Oates: Avevo fatto campagna in favore di Kerry e sono rimasta
sconcertata dalla scelta degli americani. La gente ha buone intenzioni ma e'
ignorante, per questo ha votato Bush. Ma non mi sorprenderei affatto se le
elezioni, come sostengono Norman Mailer e John Sayles, fossero state
"rubate". Era gia' successo nel 2000.
*
- Alessandra Farkas: Nel suo ultimo libro il tema dell'ambiente e' centrale.
- Joyce Carol Oates: Volevo parlare di una famiglia devastata da uno dei
disastri ecologici piu' micidiali della nostra storia. Il famigerato "Love
Canal": la discarica che le multinazionali chimiche vendettero alla citta'
di Niagara Falls, per un dollaro, in cambio dell'immunita' per le morti e
malattie gravissime causate dalle loro scorie radioattive.
*
- Alessandra Farkas: Voleva trasmettere un messaggio politico?
- Joyce Carol Oates: Tutti i miei libri parlano in un modo o nell'altro di
politica e lotta di classe. Temi che molti scrittori americani oggi non
toccano perche' si sentono troppo "comodi". Il personaggio chiave del libro
e' l'avvocato Dirk, che decide di seguire la propria coscienza, non il
portafoglio, dimostrando una statura eroica fuori dal comune.
*
- Alessandra Farkas: Si considera femminista?
- Joyce Carol Oates: Mi considero una liberal di sinistra. Sono femminista
nel senso che appoggio la nostra parita' a livello economico e penso che
tutte le minoranze dovrebbero avere accesso alle stesse opportunita'. Ma non
sono d'accordo con le piu' radicali che sostengono la superiorita' della
donna sull'uomo e la necessita' di segregarsi.
*
- Alessandra Farkas: Lei e' stata definita "la scrittrice piu' prolifica
d'America". Per lei la scrittura e' una necessita' o una dipendenza?
- Joyce Carol Oates: Quando suonavo il pianoforte, piu' lo praticavo e piu'
mi appassionava come strumento. Con la scrittura e' lo stesso. Chi scrive
poco non puo' amare davvero cio' che fa. La mia e' una dipendenza salubre,
come il jogging. O come sognare. Ogni sogno e' involontario ma porta la
firma della tua personalita'. Anche lo scrivere scaturisce dall'inconscio.
*
- Alessandra Farkas: Quali sono oggi i suoi autori preferiti?
- Joyce Carol Oates: Non posso menzionarli perche' sono tutti amici miei e
non mi va di compilare una lista di quindici amici. Pero' leggo tantissimo e
ho la fortuna, a pranzo e a cena, di discuterne con mio marito Ray, docente
di letteratura, con cui ci scambiamo tutti i libri. Le diro' che amo molto
gli scrittori italiani. Ma anche qui non voglio pronunciarmi, per non
offendere gli amici.
*
- Alessandra Farkas: Che effetto le fa essere stata inclusa varie volte
nella rosa dei candidati al premio Nobel?
- Joyce Carol Oates: E' un grande onore gia' soltanto essere presa in
considerazione, ma non mi sono mai sognata di vincere.

5. LIBRI. MADDALENA GASPARINI PRESENTA "MADRI CATTIVE" DI CATERINA BOTTI
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione dal titolo
"Gravidanza: a chi spetta l'ultima parola".
Maddalena Gasparini, laureata in medicina e chirurgia e specializzata in
neurologia, ha svolto attivita' clinica e curato l'organizzazione di
congressi e corsi di aggiornamento e formazione in collaborazione e per
conto di strutture ospedaliere del Consiglio nazionale delle ricerche, della
Regione Lombardia e della Provincia di Milano; grazie all'incontro con la
Libera universita' delle donne, da anni segue gli sviluppi delle tecnologie
riproduttive approdando agli interrogativi etici che l'evoluzione delle
biotecnologie pone alla collettivita'; dal 2003 e' vicecoordinatrice del
gruppo di studio di "Bioetica e cure palliative in neurologia" della
Societa' Italiana di Neurologia.
Caterina Botti, docente e saggista, insegna Etica delle donne
all'Universita' di Roma "La Sapienza" e Bioetica filosofica all'Universita'
di Siena; e' autrice di diversi saggi ed ha collaborato alla stesura del
Dizionario di bioetica, curato da Eugenio Lecaldano (Laterza 2002). Opere di
Caterina Botti: Bioetica ed etica delle donne, Zadig, 2000; (con Fabrizio
Ruffo), Bioetica. Discipline a confronto, Ediesse, Roma 2002; Madri cattive.
Una riflessione su bioetica e gravidanza, Il Saggiatore, Milano 2007]

"Non e' solo il dibattito bioetico che ha dimenticato la gravidanza e il
parto, ma per certi versi anche quello femminista", scrive Caterina Botti,
che, incrociando la riflessione femminista con la competenza bioetica,
rimedia a questo silenzio nel suo bel libro Madri cattive, una riflessione
su bioetica e gravidanza.
Attraversando questioni teoriche - "l'inadeguatezza dei paradigmi piu'
diffusi dell'etica e della bioetica" - e affrontando casi estremi - "che
esemplificano il modo in cui ancor oggi viene rappresentata o meglio non
rappresentata la gravidanza" - Caterina Botti riconduce l'esperienza della
gravidanza alla singolarita' della donna, e il preteso conflitto madre-feto
alla tensione interiore che caratterizza ogni soggetto morale.
Barbara Duden ci ha parlato della medicina che, con immagini e indagini, ha
progressivamente separato il feto, l'embrione dal corpo femminile, dando
sostanza alla "maternita' patriarcale"; Caterina Botti va oltre: assumendo
"la rilevanza della concretezza e della sessuazione del soggetto in bioetica
e in morale" mette al centro della riflessione bioetica la gravidanza come
esperienza del corpo, spostando il discorso dall'evento al soggetto che ne
e' protagonista. Riconoscere che le donne sono soggetti morali e che "la
gravidanza e' un'esperienza umana in cui si danno dilemmi morali" e'
"importante anche per quelle donne che hanno deciso di non attraversare
questa esperienza" e per le donne e gli uomini che vogliono sottrarsi alla
contrapposizione fra i piu' diffusi paradigmi della bioetica, "quelli che
fanno perno sull'autonomia e quelli che fanno perno sul benessere",
consentendo una rilettura del principio di autonomia e un bilanciamento,
piuttosto che un conflitto, col principio di beneficenza.
Non e' un caso se sull'esperienza di gravidanza e parto vissute dall'autrice
e comune a molte donne la bioetica ha (finora) detto poco. Una volta che la
donna abbia accettato la gravidanza infatti, orientamenti diversi della
bioetica e linee-guida su procedure e comportamenti da preferire convengono
sull'obbligo della "tutela del nascituro". La capacita' decisionale
(l'autonomia) della donna gravida ne risulta gravemente limitata, come se
una donna potesse non avere a cuore il benessere del figlio e insieme tener
conto del proprio. Evidenze scientifiche - su stili di vita, accertamenti
medici, monitoraggi piu' o meno intensivi, modalita' del parto - e obblighi
morali vengono sovrapposti e confusi perche' possano darsi reciprocamente
forza, mettendo in ombra i costi soggettivi delle scelte, che si tratti di
rinunciare a fumare o a un lavoro considerato nocivo. La letteratura
scientifica e bioetica di stampo liberale su questi temi spesso si limita
alla critica di procedure che si fondano sulla consuetudine, piu' che
sull'evidenza scientifica: procedure invasive e dolorose, dipendenza
dall'assistenza sanitaria. Eppure il costo di rinunce, obblighi e incombenze
non e' misurabile in termini di invasivita' o inutilita' delle pratiche: un
prelievo di sangue e' invasivo ma puo' costare molto meno che modificare lo
stile di vita quotidiano.
Nel mondo della Grande Salute, per usare le parole di L. Sfez, l'autonomia
rischia di coincidere con la richiesta, il consenso o il rifiuto "informato"
a procedure messe in opera da altri (i professionisti della sanita') su di
un corpo, quale che sia. C'e' un accordo diffuso sull'obbligo morale, per
chi interviene, di farlo in accordo con chi subisce; eppure in tema di
gravidanza e parto l'unica liberta' rischia di coincidere con l'assunzione
della narrazione dominante. Procedure tecnologiche (spersonalizzanti e
spesso dolorose) e modalita' alternative (di solito piu' accattivanti)
rischiano di essere ugualmente normative, se manca un riconoscimento pieno
di soggetto morale a chi ha corpo di donna, anche se gravido. Ogni
considerazione morale prima di guardare al contenuto della scelta deve
collocare quella scelta nel contesto in cui e' stata fatta: partorire sedute
non per forza e' superamento della passivita' di chi accetta la posizione
ostetrica convenzionale (per il mondo "sviluppato"); il punto e' che ogni
donna in quelle circostanze venga riconosciuta e messa in grado di operare
la scelta che reputa migliore per lei e dunque per chi deve nascere.
Insomma, sembra dire Botti, ogni donna sa cosa e' meglio per se' e per il
figlio che porta in grembo; non c'e' obbligo morale o imposizione di legge
che possa fare due di un corpo solo. La scelta e' il risultato, non
necessariamente tutto e solo consapevole, di un delicato intreccio di
"relazioni interpersonali, risposte emotive, narrative e riflessive"
ancorate all'esperienza corporea e al suo evolvere nel tempo e non
l'espressione di un capriccio o di una determinazione sociale.
La sfida di applicare alla gravidanza la riflessione bioetica e femminista
permette di andar oltre quella visione dell'autonomia femminile che si
limita a difendere la liberta' di interrompere la gravidanza o di avviarla
col ricorso alle tecnologie riproduttive e giunge all'esito piu'
interessante: collocare l'esercizio dell'autonomia nelle relazioni personali
superando la nozione raggelata di "autonomia come non interferenza" e
riconoscendo il ruolo dei sentimenti e delle emozioni nelle scelte con
implicazioni morali. Una "visione del soggetto incarnata, sessuata e
relazionale" chiama in causa nel processo decisionale il coinvolgimento
sentimentale e il suo radicamento nel corpo e solo dopo quello razionale, e
restituisce alla donna quella "tensione interna" che la maternita'
patriarcale ha voluto rappresentare come conflitto fra individui distinti e
contrapposti.
La relazionalita' di cui si parla non e' quella di "un corpo che ne accoglie
un altro" ma la base costitutiva della soggettivita' morale, della singola
in quella esperienza; e' il luogo dell'esercizio della propria autonomia e
del riconoscimento di limiti e vincoli.
Sono molti gli esempi della storia e della cronaca che documentano le
condizioni materiali e le argomentazioni tese a mantenere la donna che cerca
o ha in corso una gravidanza sotto tutela: dalle prescrizioni
pre-concepimento alla posizione supina per partorire (comoda per chi
assiste) fino all'obbligo morale di "non far nascere" individui malati o
gravemente sofferenti. Gli "esempi pratici" che esemplificano e sostengono
le tesi raccolte nella prima parte del libro, sono raccolte nella seconda
parte del libro in tre gruppi: il parto e il dolore, "perche' la
disattenzione con cui questa esperienza e' vissuta e gestita" sembra fatta
apposta per ricondurlo alla natura; la gravidanza e gli stili di vita, per
dar voce alla "possibilita' di considerare la gravidanza un momento in cui
si da' forma alla propria esistenza"; la gravidanza post-mortem, per "le
implicazioni rischiose per il senso di se' delle donne" piu' ancora che per
chi nasce (si puo' essere orfani solo di padre, sembra dire questa storia).
Fra gli esempi riportati, il caso del "cesareo coatto" ci aiuta a cogliere
le contraddizioni profonde celate in decisioni che possono sembrare di buon
senso: a fronte del rifiuto di un parto cesareo consigliato dal medico,
sempre piu' spesso, e sbrigativamente, negli Usa l'intervento chirurgico
viene imposto dal giudice, quasi si trattasse di liberare il "bambino
prigioniero dentro il corpo materno". La tutela del figlio prevale sul
diritto all'integrita' della donna, ma - ecco l'incongruenza - solo se non
e' ancora nato; la coercizione infatti non ha luogo se per esempio una madre
(o un padre) si rifiutano di donare midollo osseo o un rene per il
trapianto. L'evidenza scientifica che coniuga le variabili mediche con i
risultati, dentro un approccio inevitabilmente probabilistico, viene
tradotta e confusa con l'obbligo morale e giuridico. Qui si cela il
trasferimento d'autorita' dal soggetto morale a una scienza che si pretende
oggettiva e in grado di decidere cosa e' bene; proprio come quando la
ministra Turco lascia credere che il parere di un organismo scientifico (il
Consiglio Superiore di Sanita') su cosa si debba intendere per "feto vitale"
o "accanimento terapeutico" possa cancellare gli spazi di incertezza
impliciti all'esercizio della liberta', qui della gravida, la' del morente.
Non ci resta allora che riprendere pazientemente il filo di quel discorso
che, in tema di riproduzione, da' alle donne l'ultima parola, non
all'evidenza scientifica.

6. LIBRI. ELISABETTA RASY PRESENTA "IL CUORE E' UN CACCIATORE SOLITARIO" DI
CARSON McCULLERS
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "Il sole 24 ore"
del 20 aprile 2008, col titolo "Carson McCullers. Il fascino della
fragilita'" e il sommario "Ritorna l'autrice de Il cuore e' un cacciatore
solitario. Al centro delle sue opere (che saranno tutte riedite), trame
imprevedibili, figure di emarginati sociali e persone con difetti fisici.
Creo' l'iconografia degli 'spostati', sconfitti dalla vita ma osservati
attraverso il lato migliore della loro debolezza".
Elisabetta Rasy, scrittrice e giornalista, nata nel 1947 a Roma, dove vive e
lavora, ha pubblicato numerosi romanzi e racconti e vari saggi di argomento
letterario molti dei quali dedicati alla scrittura femminile; vincitrice di
numerosi premi letterari, le sue opere sono state tradotte in molti paesi;
collabora con importanti testate giornalistiche. Tra le opere di Elisabetta
Rasy: La lingua della nutrice, 1978; Le donne e la letteratura, Editori
Riuniti, 1984, 2000; La prima estasi, Mondadori, 1985; Il finale della
battaglia, Feltrinelli, 1988; L'altra amante, Garzanti, 1990; Mezzi di
trasporto, Garzanti, 1993; Ritratti di signora, Rizzoli, 1995, 1997; (con
Giosetta Fioroni), Esercizi di lettura, Corraini, 1996; La prima volta.
Scoprirsi donne nella vita e sul lavoro, Rizzoli, 1996; Posillipo, Rizzoli,
1997; L'ombra della luna, Rizzoli, 1999; Tra noi due, Rizzoli, 2002; Due
giorni a Natale, Rossi, 2003; (con Giosetta Fioroni), Succede a Roma,
Corraini, 2004; La scienza degli addii, Rizzoli, 2005; L'estranea, Rizzoli,
2007.
Carson McCullers, scrittrice statunitense (1917-1967) le cui opere anche noi
abbiamo molto amato. Opere di Carson McCullers: Il cuore e' un cacciatore
solitario (1940); Riflessi in un occhio d'oro (1941); Invito a nozze (1946);
La ballata del caffe' triste (1951); Orologio senza lancette (1961); Il
cuore ipotecato (postuma, 1968)]

Nel settembre del 1952 Carson McCullers si stabili' per due mesi a Roma per
lavorare alla sceneggiatura del film Stazione Termini di Vittorio De Sica.
L'idea era stata del produttore David Selznick che voleva che sua moglie
Jennifer Jones diventasse la vedette di una superproduzione in cui si
intrecciavano Hollywood e il neorealismo. La spedizione si rivelo'
disastrosa, e quando Selznick la mise alla porta, Carson fini' in una
clinica romana, tanto piu' che al suo posto era subentrato Truman Capote, un
tempo amico fraterno ora insopportabile rivale. McCullers aveva trentacinque
anni, gliene restavano quindici da vivere: era una donna tormentata dalle
malattie, dalle tempeste psichiche, da un matrimonio che si era spezzato e
ricomposto nel segno di un'invincibile dipendenza e disarmonia circondata da
una continua nebbia alcolica, ma era considerata una delle piu' potenti
scrittrici americane da quando, a 23 anni, aveva pubblicato nel 1940 Il
cuore e' un cacciatore solitario.
Ora, mandando di nuovo nelle librerie italiane quel libro nella prima e
perfetta traduzione di Irene Brin, con una prefazione di Goffredo Fofi,
Einaudi annuncia che ripubblichera' tutta l'opera dell'autrice (altri tre
romanzi e alcuni racconti di cui il piu' lungo e famoso e' La ballata del
caffe' triste). Un ritorno importante, ed e' interessante che la
collocazione editoriale sia nella collana Stile Libero, destinata
soprattutto a novita' o proposte urticanti e irregolari; o comunque
presentate come tali. In effetti, a tanti decenni di distanza dalla sua
nascita, Il cuore continua a presentare i caratteri essenziali di cio' che
in letteratura e' una rivelazione: la compiutezza intrecciata a una
sorprendente imprevedibilita'.
Cosi' tenacemente imprevedibile era la sua autrice che, nella vasta
riscoperta delle voci femminili del Novecento, tra le scrittrici che sono
state definite "madri storiche", questa donna dalla fisionomia androgina e
malinconica, vestita in genere con camicie maschili e pantaloni e scarpe da
tennis, non ha un posto assicurato come altre non piu' importanti colleghe:
probabilmente perche' a Carson non interessava la differenza femminile, anzi
era convinta che chiunque appartiene a entrambi i sessi. Piuttosto, tutta la
sua opera e' un'esplorazione appassionata sul tema della diversita',
rintracciata non solo nella societa' o nella natura, ma negli arabeschi di
ogni relazione umana, nelle forme possibili dell'amore - in genere
asessuato, interdetto alla semplice carnalita' - e delle sue misteriose
conseguenze.
Ne Il Cuore e' un cacciatore solitario (l'indimenticabile titolo lo scelse
l'editore dal verso di un poema di William Sharp, dedicato appunto a quella
tradizionale figura dell'immaginario americano che e' il "lonely hunter")
tutto ruota attorno al personaggio di un sordomuto, Singer, una sorta di
dostoevskiano idiota trasferito nell'atmosfera stregata e squilibrata del
profondo Sud americano. Ma la vera protagonista e' una ragazzina, Mick
Kelly - una ragazzina che a un primo sguardo si sarebbe detta un ragazzino -
simile a quella che era stata la scrittrice da adolescente, in una citta'
simile a Columbus, Georgia, dove era cresciuta: inverni mutevoli ed estati
torride, floridi cotonifici e miseri operai dai volti segnati da fame e
solitudine, la popolazione dei neri come spettri dell'inferno
dell'ingiustizia che scende implacabile dal cielo sulla terra. Il "Deep
South" per l'autrice, che lo amava e lo detestava, non era un pezzo degli
Stati Uniti, ma una sua terra di colonizzazione, un altrove geografico e
morale. E' lo sguardo di Mick a trasformare tale materia fangosa e brutale
non (solo) in un romanzo sociale, proletario o antirazzista, ma in un dramma
dove, per usare le parole che McCullers dedico' a Faulkner, si intesse un
intreccio continuo di sogno e realta', dunque una "complicita' di ordine
divino".
Insieme a Mick si stringono attorno al sordomuto - il cui cognome e' uno dei
piu' diffusi cognomi ebraici americani e nella cui faccia, leggiamo, "vi era
qualcosa della gentilezza semitica, la comprensione di chi appartiene a una
razza oppressa" - tre personaggi diversamente diversi: l'irriducibile (nelle
sue idee di riscatto) medico nero Copeland, l'irrequieto vagabondo Blount
sedotto da Marx, e il padrone di un caffe' aperto tutta la notte, Brannon,
che ha un debole per i poco di buono e gli sconfitti, e che vorrebbe essere
madre, non sopportando i confini definiti del sesso.
McCullers ama spiazzare i personaggi da se stessi: come il militare
omosessuale di Riflessi in un occhio d'oro (che Brando avrebbe mirabilmente
interpretato nel film che ne trasse John Huston), la ragazzina di Invito di
nozze, il gobbo Lymon della Ballata del caffe' triste che non sa se ha
dodici anni o quaranta, infine nel piu' tormentato e granitico dei suoi
romanzi, Orologio senza lancette, il giovane "negro dagli occhi azzurri" e
il leucemico Malone che non puo' morire, dice, perche' non ha vissuto.
Ognuno parte di un tutto emarginato e perdente, ma ognuno individualmente
colto nel suo unico, personale tormento, figura del segreto lato regale
della fragilita'. Ed e' certo che tutti i "misfit", gli spostati, i devianti
e i cuori selvaggi della narrativa e del cinema americano venuti dopo il
primo romanzo di McCullers non hanno potuto prescindere dalla sua potente
iconografia.

7. RILETTURE. LAURA BOELLA: CUORI PENSANTI
Laura Boella, Cuori pensanti, Edizioni Tre Lune, Mantova 1998, pp. 136, lire
22.000. Le figure e la riflessione di Hannah Arendt, Simone Weil, Edith
Stein, Maria Zambrano raccontate in altrettanti colloqui da Laura Boella con
straordinaria finezza ed empatia.

8. RILETTURE. LAURA BOELLA: LE IMPERDONABILI
Laura Boella, Le imperdonabili, Tre Lune Edizioni, Mantova 2000, pp. 148,
euro 11,36. Con la medesima sensibilita' e il medesimo nitore in questi
ulteriori colloqui Laura Boella presenta le figure e la riflessione di Etty
Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva.

9. RILETTURE. WANDA TOMMASI: I FILOSOFI E LE DONNE
Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp.
272, lire 35.000. Un libro che dovrebbe essere letto nelle scuole. Ve ne
sarebbe invero grande bisogno.

10. RILETTURE. CHIARA ZAMBONI: LA FILOSOFIA DONNA
Chiara Zamboni, La filosofia donna, Demetra, Colognola ai colli (Verona)
1997, pp. 160, lire 14.000. Un libro introduttivo, ovvero un invito; ad un
tempo una storia, un panorama, una pista, presentati con grazia e chiarezza
grandi: un libro amico. Lieve e profondo, mosso e avvolgente, agilmente
danzante e nitidamente composto, che ogni volta che torni a leggerlo
vivamente ti tocca.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 179 del primo maggio 2008

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