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Minime. 437
- Subject: Minime. 437
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 26 Apr 2008 01:36:36 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 437 del 26 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Anna Bravo: Una preziosa ovvieta' 2. Umberto Eco: I passi del gambero (2006) 3. Umberto Galimberti presenta "Sulle regole" di Gherardo Colombo e "Il giusto e l'ingiusto" di Jean-Luc Nancy 4. Mari Mollica intervista Luisa Muraro 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MAESTRE. ANNA BRAVO: UNA PREZIOSA OVVIETA' [Da Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008, p. 21. Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008] ... una preziosa ovvieta', che non a tutto si rimedia. 2. RIFLESSIONE. UMBERTO ECO: I PASSI DEL GAMBERO (2006) [Riportiamo la prefazione di Umberto Eco al suo libro A passo di gambero. Guerre calde e populismo mediatico, Bompiani, Milano 2006, 2007, pp. 5-9. Umberto Eco e' nato ad Alessandria nel 1932, docente universitario, saggista, romanziere, e' probabilmente il piu' noto intellettuale italiano a livello internazionale. Tra le opere di Umberto Eco segnaliamo particolarmente Opera aperta, Diario Minimo (Mondadori), Apocalittici e integrati, La struttura assente, Trattato di semiotica generale, Il superuomo di massa (Cooperativa scrittori, poi Bompiani), Lector in fabula, Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi), I limiti dell'interpretazione, Il secondo diario minimo, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza), Sei passeggiate nei boschi narrativi, Cinque scritti morali, Kant e l'ornitorinco, La bustina di Minerva, Sulla letteratura, Dire quasi la stessa cosa, A passo di gambero, tutti editi presso Bompiani (ad eccezione di quelli diversamente segnalati). Opere su Umberto Eco: Teresa De Lauretis, Umberto Eco, La Nuova Italia, Firenze 1981; Renato Giovannoli (a cura di), Saggi su "Il nome della rosa", Bompiani, Milano 1985, 1999; AA. VV., Semiotica: storia, teoria, interpretazione. Saggi intorno a Umberto Eco, Bompiani, Milano 1992 (con una utile bibliografia di e su Eco); Roberto Cotroneo, Eco: due o tre cose che so di lui, Bompiani, Milano 2001] Questo libro raccoglie una serie di articoli e interventi scritti tra il 2000 e il 2005. Il periodo e' fatidico, si apre con le ansie per il nuovo millennio, esordisce con l'11 settembre, seguito dalle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e in Italia vede l'ascesa al potere di Silvio Berlusconi. Pertanto, lasciando cadere tanti altri contributi su svariati argomenti, ho voluto raccogliere solo gli scritti che si riferivano agli eventi politici e mediatici di questi sei anni. Il criterio di selezione mi e' stato suggerito da uno degli ultimi pezzi della mia precedente raccolta di articoli (La bustina di Minerva), che s'intitolava Il trionfo della tecnologia leggera. Sotto forma di falsa recensione di un libro attribuito a tale Crabe Backwards, osservavo che negli ultimi tempi si erano verificati degli sviluppi tecnologici che rappresentavano dei veri e propri passi all'indietro. Osservavo che la comunicazione pesante era entrata in crisi verso la fine degli anni Settanta. Sino ad allora lo strumento principe della comunicazione era il televisore a colori, una scatola enorme che troneggiava in modo ingombrante, emetteva nel buio bagliori sinistri e suoni capaci di disturbare il vicinato. Un primo passo verso la comunicazione leggera era stato fatto con l'invenzione del telecomando: con esso non solo lo spettatore poteva abbassare o addirittura azzerare l'audio ma anche eliminare i colori e lavorare di zapping. Saltellando tra decine e decine di dibattiti, di fronte a uno schermo in bianco e nero senz'audio, lo spettatore era gia' entrato in una fase di liberta' creativa, detta "fase di Blob". Inoltre la vecchia tv, trasmettendo avvenimenti in diretta, ci rendeva dipendenti dalla linearita' stessa dell'evento. La liberazione dalla diretta si e' avuta col videoregistratore, con cui non solo si e' realizzata l'evoluzione dalla Televisione al Cinematografo, ma lo spettatore e' stato in grado di mandare le cassette all'indietro, sfuggendo cosi' del tutto al rapporto passivo e repressivo con la vicenda raccontata. A questo punto si sarebbe potuto persino eliminare completamente l'audio e commentare la successione scoordinata delle immagini con colonne musicali di pianola, sintetizzata al computer; e - visto che le stesse emittenti, col pretesto di venire in aiuto ai non udenti, avevano preso l'abitudine di inserire didascalie scritte a commento dell'azione - si sarebbe pervenuti ben presto a programmi in cui, mentre due si baciano in silenzio, si sarebbe visto un riquadro con la scritta "Ti amo". In tal modo la tecnologia leggera avrebbe inventato il film muto dei Lumiere. Ma il passo successivo era stato raggiunto con l'eliminazione del movimento dalle immagini. Con Internet il fruitore poteva ricevere, con risparmio neurale, solo immagini immobili a bassa definizione, sovente monocolori, e senza alcun bisogno del suono, dato che le informazioni apparivano in caratteri alfabetici sullo schermo. Uno stadio ulteriore di questo ritorno trionfale alla Galassia Gutenberg sarebbe stato - dicevo allora - l'eliminazione radicale dell'immagine. Si sarebbe inventata una sorta di scatola, pochissimo ingombrante, che emetteva solo suoni, e che non richiedeva neppure il telecomando, dato che si sarebbe potuto eseguire lo zapping direttamente ruotando una manopola. Pensavo di aver inventato la radio e invece stavo vaticinando l'avvento dell'I-Pod. Rilevavo infine che l'ultimo stadio era gia' stato raggiunto quando alle trasmissioni via etere, con tutti i disturbi fisici che ne conseguivano, con le pay-tv e con Internet si era dato inizio alla nuova era della trasmissione via filo telefonico, passando dalla telegrafia senza fili alla telefonia con i fili, superando Marconi e tornando a Meucci. * Scherzose o meno che fossero, queste osservazioni non erano del tutto azzardate. D'altra parte che si stesse procedendo a ritroso era gia' parso chiaro dopo la caduta del muro di Berlino, quando la geografia politica dell'Europa e dell'Asia era radicalmente cambiata. Gli editori d'atlanti avevano dovuto mandare al macero tutte le loro scorte (rese obsolete dalla presenza di Unione Sovietica, Jugoslavia, Germania Est e altre mostruosita' del genere) e avevano dovuto ispirarsi agli atlanti pubblicati prima del 1914, con la loro Serbia, il loro Montenegro, i loro stati baltici e cosi' via. Ma la storia dei passi all'indietro non si arresta qui, e questo inizio del terzo millennio e' stato prodigo di passi del gambero. Tanto per fare qualche esempio, dopo il cinquantennio di Guerra Fredda, abbiamo avuto con l'Afghanistan e l'Iraq il ritorno trionfale della guerra guerreggiata o guerra calda, addirittura riesumando i memorabili attacchi degli "astuti afghani" ottocenteschi al Kyber Pass, una nuova stagione delle Crociate con lo scontro tra Islam e cristianita', compresi gli Assassini suicidi del Veglio della Montagna, tornando ai fasti di Lepanto (e alcuni fortunati libelli degli ultimi anni potrebbero essere riassunti col grido di "mamma li turchi!"). Sono riapparsi i fondamentalismi cristiani che sembravano appartenere alla cronaca del XIX secolo, con la ripresa della polemica antidarwiniana, ed e' risorto (sia pure in forma demografica ed economica) il fantasma del Pericolo Giallo. Da tempo le nostre famiglie ospitano di nuovo servi di colore, come nel Sud di Via col vento, sono riprese le grandi migrazioni di popoli barbari, come nei primi secoli dopo Cristo, e (come osserva uno dei pezzi qui pubblicati) rivivono almeno nel nostro paese riti e costumi da Basso Impero. E' tornato trionfante l'antisemitismo con i suoi Protocolli, e abbiamo i fascisti (per quanto molto post, ma alcuni sono ancora gli stessi) al governo. D'altra parte, mentre correggo le bozze, un atleta allo stadio ha salutato romanamente la folla plaudente. Esattamente cio' che facevo io quasi settant'anni fa da balilla - salvo che io ero obbligato. Per non dire della Devoluzione, che ci riporta a un'Italia pre-garibaldina. Si e' riaperto il contenzioso post-cavouriano tra Chiesa e Stato e, per registrare anche ritorni quasi a giro di posta, sta tornando, in varie forme, la DC. Sembra quasi che la storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, tornando ai fasti confortevoli della Tradizione. Molti altri fenomeni di passo retrogrado emergeranno dagli articoli di questo libro, abbastanza insomma per giustificarne il titolo. Ma indubbiamente qualcosa di nuovo, almeno nel nostro paese, e' avvenuto - qualcosa che non era ancora avvenuto prima: l'instaurazione di una forma di governo basata sull'appello populistico via media, perpetrato da un'impresa privata intesa al proprio privato interesse - esperimento certamente nuovo, almeno sulla scena europea, e molto piu' avveduto e tecnologicamente agguerrito dei populismi del Terzo Mondo. A questo tema sono dedicati molti di questi scritti, nati dalla preoccupazione e dall'indignazione di questo Nuovo che Avanza e che (almeno mentre mando in stampa queste righe) non e' ancora detto si possa arrestare. La seconda sezione del libro si intitola al fenomeno del regime di populismo mediatico, e non ho alcuna esitazione a parlare di "regime", almeno nel senso in cui i medievali (che non erano comunisti) parlavano de regimine principum. * A questo proposito, e di proposito, apro la seconda sezione con un appello che avevo scritto prima delle elezioni del 2001 e che e' stato molto vituperato. Gia' allora un corsivista di destra, che evidentemente mi vuole pero' qualche bene, si stupiva addolorato che un uomo "buono" come me potesse trattare con tanto disprezzo una meta' dei cittadini italiani che non votavano come lui. E ancora recentemente, e non da destra, e' stata rivolta a questo genere d'impegno l'accusa di arroganza - rovinosa attitudine che renderebbe antipatica gran parte della cultura di opposizione. Ho sofferto molte volte nel vedermi accusato di voler riuscire simpatico a tutti i costi, cosi' che lo scoprirmi antipatico mi riempie d'orgoglio e di virtuosa soddisfazione. Ma curiosa e' questa accusa, come se ai loro tempi si fosse imputato (si parva licet componere magnis) ai Rosselli, ai Gobetti, ai Salvemini, ai Gramsci, per non dire dei Matteotti, di non essere abbastanza comprensivi e rispettosi nei confronti del loro avversario. Se qualcuno si batte per una scelta politica (e nel caso in questione, civile e morale), fatto salvo il diritto-dovere di essere pronti a ricredersi un giorno, in quel momento deve ritenere di essere nel giusto e denunciare energicamente l'errore di coloro che tendono a comportarsi diversamente. Non vedo dibattito elettorale che possa svolgersi all'insegna dell'"avete ragione voi, ma votate per chi ha torto". E nel dibattito elettorale le critiche all'avversario devono essere severe, spietate, per potere convincere almeno l'incerto. Inoltre molte delle critiche giudicate antipatiche sono critiche di costume. E il critico di costume (che sovente nel vizio altrui fustiga anche il proprio, o le proprie tentazioni) deve essere sferzante. Ovvero, e sempre per rifarsi ai grandi esempi, se vuoi essere critico di costume, ti devi comportare come Orazio; se ti comporti come Virgilio, allora scrivi un poema, magari bellissimo, in lode del Divo regnante. Ma i tempi sono oscuri, i costumi corrotti, e anche il diritto alla critica viene, quando non soffocato con provvedimenti di censura, indicato al furor popolare. Pubblico pertanto questi scritti all'insegna di quella antipatia positiva che rivendico... 3. LIBRI. UMBERTO GALIMBERTI PRESENTA "SULLE REGOLE" DI GHERARDO COLOMBO E "IL GIUSTO E L'INGIUSTO" DI JEAN-LUC NANCY [Dal quotidiano "La Repubblica" del 21 marzo 2008, col titolo "I bambini e la giustizia". Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; materiali di e su Galimberti sono nei siti http://venus.unive.it e www.feltrinelli.it (che presenta molti suoi interventi sia scritti che audio e videoregistrati). Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente scheda aggiornata: "Umberto Galimberti e' nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario all'universita' Ca' Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia della Storia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24 ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola, Brescia, 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato, 1973; Filosofia, Mursia, Milano, 1972-1978, e Utet, Torino, 1978; di Heidegger ha tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia, 1973. Opere di Umberto Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975 (Ristampa, Il Saggiatore, Milano, 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977 (II edizione ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il corpo, Feltrinelli, Milano, 1983 (Premio internazionale S. Valentino d'oro, Terni, 1983); La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo, Feltrinelli, Milano 1984 (premio Fregene, 1984); Antropologia culturale, ne Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima, Feltrinelli, Milano 1987; La parodia dell'immaginario in W. Pasini, C. Crepault, U. Galimberti, L'immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia, Utet, Torino 1992 (nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano, 1999); Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano 1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme del sacro, Feltrinelli, Milano 2000 (premio Corrado Alvaro 2001); La lampada di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano 2003; Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2004; Il tramonto dell'Occidente, Feltrinelli, Milano 2005; La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano 2006; L'ospite inquietante, Feltrinelli, Milano 2007. E' in corso di ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera. Traduzioni all'estero: in francese: (Il corpo) Les raisons du corps, Grasset Mollat, Paris, 1998; in tedesco: (Gli equivoci dell'anima) Die Seele. Eine Kulturgeschichte der Innerlichkeit, Verlag Turia + Kant, Wien, 2003; (Le cose dell'amore) Liebe, Beck, Monaco, 2006; in greco: (Storia dell'anima) Historia tes psyches, Apollon, Thessaloniki, 1989; (Paesaggi dell'anima) Topia psyches, Itamos, Athina, 2001; (Gli equivoci dell'anima) Parermeneies tes psyches, University Studio Press, Athina, 2004: in spagnolo: (Dizionario di psicologia) Diccionario de psicologia, Siglo Veintiuno Editores, Citta' del Messico 2002; (Le cose dell'amore), Las cosas del amor, Imago mundi, Madrid, 2006; in portoghese: (Orme del sacro) Rastros do sagrado, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2003; (I vizi capitali e i nuovi vizi) Os vicios capitais e os novos vicios, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2004; (Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica) Psiche e techne. O homen na idade da tecnica, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2005; in giapponese: I vizi capitali e i nuovi vizi, Tokio, 2004". Gherardo Colombo, gia' magistrato tra i piu' autorevoli ed impegnati, dal 2007 si dedica intensamente all'educazione alla legalita' e alla democrazia, con pubblicazioni, conferenze e incontri nelle scuole. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Gherardo Colombo (Briosco, 23 giugno 1946) e' un magistrato italiano, attualmente ritiratosi dal servizio, divenuto famoso per aver condotto o contribuito a inchieste celebri quali la scoperta della Loggia P2, il delitto Giorgio Ambrosoli, Mani pulite, i processi Imi-Sir/Lodo Mondadori/Sme. Dopo aver conseguito la maturita' classica, si iscrive all'Universita' Cattolica di Milano, presso la quale si laurea in Giurisprudenza nel 1969. Nel 1974 entra in magistratura e, dal 1975 al 1978, opera in qualita' di giudice nelle udienze della VII sezione penale della Corte di Milano. Dal 1978 al 1989 e' giudice istruttore e, dal 1987 al 1989, fa parte della commissione che esamina i materiali riguardanti importanti processi contro il crimine organizzato. Dal 1987 al 1990 partecipa in qualita' di osservatore - per conto della Societa' internazionale di difesa sociale - alla commissione di esperti per la cooperazione internazionale nella ricerca e nella confisca dei profitti illeciti. Dal 1989 al 1992 e' consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia, e nel 1993 e' consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Dal 1989 e' pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano. Fondamentale il suo contributo alle indagini e ai processi nell'ambito dell'inchiesta Mani pulite. Nel marzo del 2005 e' stato nominato consigliere presso la Corte di Cassazione. A meta' febbraio del 2007 comunica le sue dimissioni da magistrato con lettera al Consiglio Superiore della Magistratura ed al Ministero della Giustizia". Opere di Gherardo Colombo: Un commento sulle misure di coordinamento in appendice al commentario del nuovo codice di procedura penale, Giuffre', Milano 1990; Il nuovo codice di procedura penale, in Politica italiana, Il Mulino, Bologna 1990; Il riciclaggio. Gli strumenti giudiziari di controllo dei flussi monetari illeciti con le modifiche introdotte alla nuova legge antimafia, Giuffre', Milano 1991; Il maxiprocesso, in Il nuovo processo penale. Caratteri ed effetti del primo codice della Repubblica, Franco Angeli, Milano 1991; La legislazione antimafia, Giuffre', Milano 1994; Il vizio della memoria, Feltrinelli, Milano 1996; (con Corrado Stajano), Ameni inganni, Garzanti, Milano 2001; (con Alessandra Dal Moro), I tuoi diritti. Come affrontare il processo penale, Hoepli, 2001; Sulle regole, Feltrinelli, Milano 2008. Jean-Luc Nancy insegna filosofia all'Universita' "Marc Bloch" di Strasburgo; tra le figure di maggiore rilievo nel panorama filosofico internazionale, ha riformulato temi cruciali della tradizione fenomenologica post-heideggeriana; in una riflessione vertente in particolare sullo statuto della corporeita' e delle sue rappresentazioni, ne ha mostrato anche la dimensione intersoggettiva e comunitaria. Tra le opere di Jean-Luc Nancy: L'esperienza della liberta', Torino 2000; Essere singolare plurale, Torino 2001; Il ritratto e il suo sguardo, Raffaello Cortina Editore, 2002; Un pensiero finito, Marcos y Marcos, 2002; La citta' lontana, Ombre Corte, 2002; Il c'e' del rapporto sessuale, SE, 2002; Il pensiero sottratto, Bollati Boringhieri, 2003; (con Federico Ferrari), La pelle delle immagini, Bollati Boringhieri, 2003; La creazione del mondo o la mondializzazione, Einaudi, 2003; La comunita' inoperosa, Cronopio, 2003; All'ascolto, Raffaello Cortina Editore, 2004; (con Nicolas Faure, Philippe Lacoue-Labarthe), Ritratti/cantieri, Le Cariti Editore, 2004; Corpus, Cronopio, 2004; Abbas Kiarostami. L'evidenza del film, Donzelli, 2004; Sull'agire, Cronopio, 2005; Noli me tangere. Saggio sul levarsi del corpo, Bollati Boringhieri, 2005; L'intruso, Cronopio, 2006; Il ventriloquo. Sofista e filosofo, Besa, 2006; Le Muse, Diabasis, 2006; In cielo e sulla terra. Piccola conferenza su Dio, Luca Sossella Editore, 2006; (con Federico Ferrari), Iconografia dell'autore, Luca Sossella Editore, 2006; Del libro e della libreria. Il commercio delle idee, Raffaello Cortina Editore, 2006; Cronache filosofiche, Nottetempo, 2006; Tre saggi sull'immagine, Cronopio, 2007; La nascita dei seni, Raffaello Cortina Editore, 2007; Narrazioni del fervore. Il desiderio, il sapere, il fuoco, Moretti & Vitali, 2007; L'imperativo categorico, Besa, 2007; La dischiusura. Vol. I: Decostruzione del cristianesimo, Cronopio, 2007 Il giusto e l'ingiusto, Feltrinelli, 2007] Quante volte ci capita di sentire un bambino gridare o dire fra i denti: "Non e' giusto". Quante volte egli prova il sentimento di essere giudicato colpevole di un'azione che non ha commesso, o crede di non aver commesso, o non ritiene cattiva. E questo non capita solo ai bambini, ma anche agli adulti ogni volta che sentono l'ingiustizia di un'esclusione non meritata, di un risarcimento non ottenuto, di una prova non superata, di un licenziamento non giustificato, di un abuso subito. E ancora, siamo davvero convinti che la giustizia debba essere uguale per tutti, o riteniamo che debba essere diversa a secondo delle circostanze e soprattutto per ciascuno di noi, che sempre disponiamo di buoni e talvolta validi motivi per non sentirci inclusi nella regola che ci prevede comunque oggettivamente colpevoli? Ci sono davvero due giustizie diverse: una valida per tutti e una per ogni singolo individuo? A questo rispondono le attenuanti che possono ridurre anche sensibilmente la pena? Ma la giustizia che ogni individuo si immagina "giusta" e che, come un vestito, si "aggiusta" addosso, non rischia di provocare ulteriori conflitti e alla fine di creare ingiustizia? E allora: che cos'e' giusto? * A questa serie di interrogativi rispondono due libri di facile e avvincente lettura. Il primo e' di Gherardo Colombo, Sulle regole, il secondo del filosofo francese Jean-Luc Nancy, Il giusto e l'ingiusto. Li accomuna la persuasione che la giustizia non e' solo e forse non e' tanto una faccenda di tribunali, ma un processo culturale dal passo lento, che puo' affermarsi solo attraverso processi educativi che sappiano coinvolgere l'intera societa' a partire dai primi anni di socializzazione che, lo sappiano o meno i professori, incominciano con la frequentazione della scuola. Per questa ragione Gherardo Colombo ha abbandonato la sua carica di magistrato e di consigliere presso la Corte di Cassazione per accettare tutti gli inviti che, numerosissimi, gli provenivano dalle scuole, allo scopo di sensibilizzare i giovani, che sono poi gli adulti di domani, al bisogno di legalita' e di regole condivise, senza le quali, come ci ricorda anche Platone nella Repubblica: "neppure una banda di criminali puo' raggiungere il suo scopo". Per la stessa ragione Jean-Luc Nancy, una delle figure piu' significative dello scenario filosofico contemporaneo, ha dedicato una serie di incontri pubblici nelle scuole elementari e medie per spiegare che cos'e' la giustizia, a partire dai conflitti in cui i ragazzi vengono a trovarsi tra loro, e poi con i genitori e con gli insegnanti. Per prima cosa, scrive Gherardo Colombo, occorre distinguere la legge dalla giustizia. Nella storia erano leggi quelle che prevedevano la schiavitu', quelle che discriminavano gli ebrei, quelle che ancora prevedono la pena di morte, cosi' come lo sono quelle che la escludono, che garantiscono la liberta' personale e l'uguaglianza nella soddisfazione dei bisogni primari. Stando cosi' le cose l'osservanza della legge non dice ancora nulla sul concetto di giustizia, come ben dimostra il sistema italiano che era legale tanto prima quanto dopo la promulgazione e l'abolizione delle leggi razziali, anche se la differenza e' evidente. Per avvicinarci al concetto di giustizia e' allora necessario uscire dai tribunali dove si applica la legge ed entrare nella societa' per vedere se la sua struttura, al di la' degli enunciati di principio, e' ancora verticale o orizzontale. Gherardo Colombo chiama "verticale" quella societa' che, pur accettando in linea di principio l'uguaglianza dei diritti, di fatto si comporta sul modello delle specie animali dove vige la legge del piu' forte, per cui i piu' potenti, i piu' attrezzati, i piu' capaci e, perche' no, i piu' furbi sono meritevoli di maggior considerazione rispetto a coloro che non stanno al passo, perche' cosi' vuole la natura che, selezionando i piu' idonei, garantisce il successo della specie. Ne consegue che la persona non ha valore in se', ma acquista o perde importanza a secondo della sua rilevanza sociale, e chi condivide questo punto di vista pensa che la giustizia consista nel promuovere e nel tutelare le gerarchie, nel dare dignita' ai privilegi, e nel rubricare "polvere della storia", come vuole l'espressione di Hegel, tutti gli altri, a partire, come documenta la storia, dalle donne, dagli schiavi, dai neri, dagli appartenenti ad altre etnie, e oggi i poveri, gli emarginati, coloro che per condizioni economiche o culturali non ce la fanno a emergere. La societa' "orizzontale" che segue il principio aristotelico: "L'uomo ingiusto e' colui che non osserva l'uguaglianza, e cio' che e' ingiusto e' ineguale", si e' affacciata da poco e non ovunque nella storia, ma tendenzialmente solo in linea di principio, perche' di fatto il riconoscimento non e' esteso a tutti i componenti della societa', ma solo al gruppo di cui si fa parte, a chi professa la stessa fede, a chi ha lo stesso colore della pelle, a chi parla la stessa lingua, a chi manifesta le stese idee, a chi ha la stessa elevata condizione economica. Quando il riconoscimento non e' universale la societa' e' ingiusta. E non perche' vieta a chi ha le capacita' di affermarsi, ma perche', in mancanza di un riconoscimento universale, non garantisce che tale percorso possa essere intrapreso da tutti in condizioni non discriminate. Siccome il modello della societa' verticale e' stato il piu' seguito nella storia, perche' sostenuto, oltre che dall'istinto dei singoli, dalle istituzioni sia religiose sia politiche, questo modello finisce con l'apparire "naturale" e quindi "giusto". Talvolta persino condiviso dalle vittime, persuase che sia "giusto" che qualcuno comandi e gli altri ubbidiscano, come spesso accade ai subordinati negli uffici, agli operai nelle fabbriche, alle donne senza reddito in famiglia. Qui e altrove le regole della societa' orizzontale soccombono a quelle della societa' verticale, dove vige la gerarchia del potere e dove arroganza e sudditanza si confondono persino nella stessa persona. Arrogante con chi sta sotto e sottomesso con chi sta sopra. "Morbo dell'impresa" come la definisce Pier Luigi Celli nel suo ultimo bellissimo libro Altri esercizi di pentimento. Ma la stessa gerarchia dell'impresa la troviamo nell'esercito, nella chiesa, nella scuola, negli uffici, in fabbrica, dove ingiusta non e' la gerarchia, ma pensare di risolvere le situazioni di conflitto applicando il principio della scala gerarchica, per cui chi e' piu' in basso deve sempre cedere. Accade cosi' che in teoria viviamo in una societa' di uguali dove nessuno oserebbe dire che non e' giusto rispettare tutte le persone, in pratica viviamo in una societa' di subordinati dove il riconoscimento dell'altro dipende dal grado gerarchico o dalla condizione sociale. * Sul riconoscimento dell'altro insiste anche Jean-Luc Nancy, nelle sue lezioni ai bambini, dove tenta di spiegare che il giusto e l'ingiusto si decidono sempre nel rapporto con gli altri, per cui farsi giustizia da se' non ha alcun senso. Cosi' come non ha senso la "legge del piu' forte" o, come si suol dire, la "legge della giungla", perche' nella giungla non troviamo leggi, ma rapporti di forza. La giustizia, spiega Nancy, esige che si rispetti ad un tempo l'uguaglianza e la singolarita', per cui sara' bene che tagliando una torta si facciano fette uguali, ma se uno e' diabetico sara' giusto dargli una fetta piu' piccola, e una piu' grossa a chi, per le sue condizioni economiche, non ha molte occasioni di assaggiare una torta. Questa co-presenza di uguaglianza e di singolarita' nel concetto di giustizia comporta che si conosca davvero l'altro, che lo si prenda in considerazione per la sua specificita', raggiungendo quel vertice della giustizia che non e' nella generalita' della legge, ma, come diceva Aristotele, nell'equita' che adatta l'universalita' della legge a caso per caso, dando a ciascuno cio' che e' veramente dovuto. Per questo esistono i "diritti dei bambini" che sono diversi dai diritti degli adulti, e per la stessa ragione esistono i "diritti delle donne" dopo secoli di misconoscimento. Ma oltre ai bambini e alle donne esistono gli immigrati che giungono da noi con altri usi e costumi, esistono i diversi da noi per razza, per religione, per scelte sessuali, per forme di convivenza, e ingiusta sarebbe la legge che li discrimina. Mentre abbiamo chiamato i "Giusti" coloro che, nella seconda guerra mondiale, a dispetto della legge e delle loro affinita' naturali, pur non essendo ebrei e non avendo alcun legame di religione o di comunita' con gli ebrei, hanno salvato la loro vita a rischio della propria. Siccome la giustizia prevede l'uguaglianza di persone che sono diverse e singolari, la giustizia e' un compito infinito. E pensare che non siamo mai abbastanza giusti e' gia' un modo per cominciare ad esserlo. "Questo pensiero - conclude Nancy rivolto ai bambini - dovete pensarlo da soli, perche' nessuno verra' mai a dirvi che cos'e' la giustizia assoluta. Se qualcuno potesse dirlo, forse non dovremmo neanche essere giusti o ingiusti, dovremmo solo applicare meccanicamente quella che sarebbe una legge". 4. RIFLESSIONE. MARI MOLLICA INTERVISTA LUISA MURARO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista estratta da "MM", mensile del master universitario in giornalismo dell'Universita' di Milano, di aprile 2008 dal titolo "Milano vista da Luisa Muraro" e il sommario "E' ancora sulle spalle delle donne il peso di questa citta'". Mari (Mariangela) Mollica ha preso parte al master in giornalismo dell'Universita' di Milano. Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997"] "Quella mattina del 1975 tocco' a me tirar su la saracinesca in via Dogana. Solo a meta', perche' non avevamo ancora la licenza. Ero in attesa dei fornitori. Ma la prima persona a metter piede nella Libreria delle donne fu un vigile". Maschio, ovviamente. Sorride al ricordo, Luisa Muraro, filosofa femminista tra le fondatrici di quel "covo" della cultura di genere. Oggi, sopra le vetrine nella nuova sede vicina alla Besana, c'e' una striscia della vignettista Pat Carra: dieci metri di umorismo fanno da insegna a questo mondo a se'. Eppure, cosi' vivo e legato alla citta'. "Milano e' diversa da altri luoghi, non e' separabile dalle tante donne importanti che le appartengono. E non penso solo a pioniere come la Kuliscioff. Qui, gia' nel Trecento, e' nata la prima eresia femminista, quella di Guglielma e Maifreda. Solo che la storiografia ufficiale ha sempre ignorato il pensiero femminile". Fino a che le "ragazzacce" non si sono fatte sentire a gran voce. Non tanto nelle manifestazioni, pero'. "Le femministe in piazza sono un'immagine romana tipica negli archivi Rai. A Milano la geografia del movimento ricalco' i confini delle case private. I collettivi prendevano i nomi delle strade. Ricordo i ritrovi di via Cherubini e di via Mancinelli, questo poi diventera' la prima sede del Leoncavallo". Una geografia disegnata rigorosamente al femminile, anche negli affetti. "Al bando la societa' patriarcale, si inaugurava la pratica della separazione dal mondo maschile. Cosi' organizzavamo la 'cena delle orfane' alla vigilia di Natale per le senza famiglia e la 'cena delle non invitate' per Capodanno". Una rete sociale di sorelle che ha fatto anche da paracadute ai disastri del '68. Quel vento la investi' solo quando era gia' laureata. "In Cattolica approdai nel 1960: davanti ai miei occhi lo sfavillio di un Natale meneghino in pieno boom economico. Avevo scelto di vivere in una grande citta', lasciando il Veneto senza soldi in tasca. Ma all'inizio Milano non mi abbraccio'. Nel collegio Marianum eravamo tutte provinciali, l'universita' era bigotta e imponeva persino un giuramento antimodernista". Poi, la rivolta. "Da ricercatrice, mi schierai con gli studenti, tutto sommato 'assennati'. La preoccupazione principale degli occupanti era tener pulito. Lavoro di ramazza, lavoro da donne: il femminismo non ci aveva ancora toccato. Con piazza Fontana, sentii che la festa era finita. All'epoca, abitavo proprio li' vicino, in via del Bollo, una di quelle anticamente chiamate 'le cinque vie'. E' tra i punti piu' antichi di Milano, allora frequentato da vecchie prostitute. Poco piu' che educanda, quasi arrossivo a passarci". Dalle macerie delle bombe a quelle dei rapporti tra i sessi. "Alla delusione del '68 segui' un esodo di donne verso i gruppi di femminismo separatista". A cercar bene, e' rimasto qualcosa di quel mondo legato ai nomi di Carla Lonzi, Lia Cigarini, Daniela Pellegrini e Marisa Guarnieri: il ritrovo "Cicip & Ciciap", l'importante eredita' della Casa delle donne maltrattate e la Libreria. Quella che Eric Hobsbawm ha definito "l'unica rivoluzione non fallita di questo secolo, anche se incompiuta" Muraro l'ha attraversata tutta. Ed e' ottimista. La sua Milano, oggi, e' quella del Ticinese, delle case di ringhiera e dei palazzi di fine '800. Abita ormai da anni in piazza 24 Maggio. E se anche "Porta Cicca" sta cambiando, presa nel turbine delle mode, l'impronta resta popolare e umana. "Le donne 'tengono botta' e reggono il peso di Milano sulle spalle. Il femminismo ora e' piu' distribuito nei rami della societa', anche se nel lavoro lo stile e'Ë ancora quello della competizione maschile". A far da collante tra due e piu' generazioni, questa libreria. "E' prima di tutto un luogo di incontro, per le solite quattro chiacchiere, ma anche per discutere di politica. Non quella, pero', dei partiti e delle zuffe. Per noi e' la politica che nasce dalla riflessione sull'esperienza quotidiana e dalla 'pratica di relazione' tra le donne". Sono una cinquantina quelle che considerano via Calvi 29 un appuntamento fisso settimanale, tra conferenze, proiezioni di film e corsi. Persino aperitivi e cene. Seminascosta dalla muraglia di volumi, una porticina svela un universo parallelo, il Circolo della rosa. Tovaglie bianche e divani colorati raccontano di serate conviviali, di risate, di scambio di libri e di amicizie cementate. Alle pareti le opere di giovanissime artiste. Perche' qui tutte le eta' hanno rappresentanza. E la memoria storica del femminismo e' di tutti: intorno agli scaffali ruotano anche centinaia di clienti occasionali alla ricerca di libri introvabili. La Libreria offre piu' di 3.000 autrici e oltre 10.000 titoli, con un fondo di testi rari. "A disposizione anche degli uomini, perche' e' solo una leggenda che i maschi non possano metter piede qui dentro". 5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 437 del 26 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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