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Minime. 436
- Subject: Minime. 436
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 25 Apr 2008 00:50:21 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 436 del 25 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza 2. Peppe Sini: Oggi 3. Marina Forti: Gli agrocarburanti fanno male alle donne 4. Taslima Nasreen: Dove sono 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA [I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari 1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente da Laterza nel 2006. Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956, avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili. Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889. Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924 alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci' col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche' esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario. Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri, Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze, direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi, Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del "Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945 fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956". Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente ripubblicato da Laterza nel 2006] VIVI E PRESENTI CON NOI FINCHE' IN LORO CI RITROVEREMO UNITI MORTI PER SEMPRE PER NOSTRA VILTA' QUANDO FOSSE VERO CHE SONO MORTI INVANO (In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza) * DA QUESTA CASA OVE NEL 1925 IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE NON MOLLARE FEDELI A QUESTA CONSEGNA COL PENSIERO E COLL'AZIONE CARLO E NELLO ROSSELLI SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO IL 9 GIUGNO 1937 A BAGNOLES DE L'ORNE MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI QUANDO SPUNTO' L'ALBA SI VIDERO IN ARMI SU OGNI VETTA D'ITALIA MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE GIUSTIZIA E LIBERTA' (Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38) * GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO (Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze) * NON PIU' VILLA TRISTE SE IN QUESTE MURA SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI ARMATI SOL DI COSCIENZA IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI VOLLERO PER RISCATTARE VERGOGNA PER RESTITUIR DIGNITA' PER NON RIVELARE IL COMPAGNO LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE NON TRADIRE (Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste") * GIANFRANCO MATTEI DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA FECE DELLA SUA SCIENZA ARMA PER LA LIBERTA' COMUNIONE COL SUO POPOLO SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO SU QUESTA CASA OVE NACQUE RIMANGANO INCISE LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE "SIATE FORTI - COME IO LO FUI" Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944 (Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei) * LA MADRE QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO MA QUANDO IN UN UNICO SPARO CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO LA MADRE DISSE NON VI RIMPROVERO O FIGLI D'AVERMI DATO TANTO DOLORE L’AVETE FATTO PER UN'IDEA PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA SE PIU' LA SERA NON TORNERETE IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA O FIGLI CARI VENGO CON VOI (Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione) * A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA AVVOLTA NEL NEMBO QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO MA LIVIO COMANDA QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA NON VALE SAGGEZZA A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE DALLA MONTAGNA NERA DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA L'HANNO RICONOSCIUTO SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI RICANTAN LE VECCHIE CANZONI E' LIVIO CHE SALE E' IL LORO CAPO CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA TRA I MORTI GIOVANI GIOVANE ANCH'EGLI E' VOLUTO RESTARE ASCIUGHIAMO IL PIANTO GUARDIAMO SU IN ALTO IN CERCA DI TE COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI FERMO SULLA RUPE LE SPALLE QUADRATE MONTANARE LA MASCHIA FRONTE OSTINATA L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA FACCI UN CENNO LIVIO SE VACILLEREMO A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE ANCHE SE QUESTO E' MORIRE (Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna) * DALL'XI AGOSTO MCMXLIV NON DONATA MA RICONQUISTATA A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE LA LIBERTA' SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE PER INSURREZIONE DI POPOLO PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI HA RIPRESO STANZA NEI SECOLI (Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze) * SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA O SUPPLIZIATI DI BELFIORE O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA DOPO UN SECOLO MANTOVA VI AFFIDA QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO SENZA VOLTARSI INDIETRO ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI RADETZKY O KESSELRING VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI RISORGIMENTO O RESISTENZA MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO QUESTA FIAMMA RIBELLE PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO DOPO CENT'ANNI QUANDO L'ORA SPUNTA I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA' DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA L'AVANZATA RIPRENDE FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA DAL MONDO PACIFICATO (Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954) * RITORNO DI KESSELRING NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO O FUCILATI DELLA RESISTENZA O INNOCENTI ARSI VIVI DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO NON E' PIU' VERO CHE NEL ROGO DEI CASALI DIETRO LE PORTE INCHIODATE MADRI E CREATURE TORCENDOSI TRA LE FIAMME URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA' AI CAMERATI GUASTATORI CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI SI SCHIERINO IN PARATA ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI PER LA FELICITA' DEL MONDO NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE SONO STATI TUTTI REQUISITI PER FARE LA FIORITA SULLE VIE DEL LORO RITORNO LI COMANDERA' ANCORA COLL'ONORE MILITARE CUCITO IN ORO SUL PETTO IL CAMERATA KESSELRING IL VOSTRO ASSASSINO * IL MONUMENTO A KESSELRING LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA' A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITA' NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIU' DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITA' NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) * ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE IL 12 SETTEMBRE 1943 POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI FURONO LA PRIMA PATTUGLIA DELLA RESISTENZA PIEMONTESE CHE DOPO DUE INVERNI CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI DIVENTO' L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA' DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA NEL PRIMO DECENNALE I VIVI SALUTANO I MORTI DORMITE IN PACE COMPAGNI L’IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME VERSO L'AVVENIRE NON E' CADUTO (Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri) * CONTRO OGNI RITORNO INERMI BORGATE DELL'ALPE ASILO DI RIFUGIATI PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI FOSSE NOTTURNE SCAVATE DAGLI ASSASSINI IN FUGA PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI QUESTO VI RIUSCI' S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO SCRIVETE QUESTI NOMI SON LE VOSTRE VITTORIE MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO DI DOVE IL POPOLO APUANO CAVATORI E PASTORI E LE LORO DONNE STAFFETTE TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA' VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA QUESTO NON VI RIUSCI' ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA MA QUESTA PACE NON E' OBLIO STANNO IN VEDETTA QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO AL VALORE PARTIGIANO TAGLIENTI COME LAME IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA CONTRO OGNI RITORNO (Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954) * FANTASMI NON RAMMARICATEVI DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA SE GIU' AL PIANO NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE MURATA COL VOSTRO SANGUE SONO TORNATI DA REMOTE CALIGINI I FANTASMI DELLA VERGOGNA TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI E' BENE CHE SIANO ESPOSTI IN VISTA SU QUESTO PALCO PERCHE' TUTTO IL POPOLO RICONOSCA I LORO VOLTI E SI RICORDI CHE TUTTO QUESTO FU VERO CHIEDERANNO LA PAROLA AVREMO TANTO DA IMPARARE MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE PER FAR GRANDE LA PATRIA APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE I FIERI MINISTRI DI SALO' APRIRANNO I LORO ARCHIVI SEGRETI DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO TUTTE IN REGOLA SAPREMO FINALMENTE QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO DI CARLO E NELLO ROSSELLI MA FORSE A QUESTO PUNTO PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA PECCATO QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE (Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953) 2. EDITORIALE. PEPPE SINI: OGGI Non festeggino il 25 aprile coloro che negli ultimi due anni hanno deliberato, accettato e sostenuto la guerra afgana e le stragi di cui essa consiste; hanno deliberato, accettato e sostenuto la persecuzione dei migranti e le stragi di cui essa consiste; hanno deliberato, accettato e sostenuto il cosiddetto "nuovo modello di difesa" e l'ordine internazionale imperialista e neocolonialista, terrorista e stragista, cui esso e' interno; hanno deliberato, accettato e sostenuto l'enorme incremento delle spese militari e lo sperpero di preziose risorse pubbliche di cui esso consiste e gli effetti letali, gli effetti assassini, gli effetti onnicidi che l'incremento delle armi e della militarizzazione provoca. Non festeggino il 25 aprile coloro che sistematicamente violando la Costituzione e sistematicamente praticando la corruzione negli ultimi due anni - in cui sono stati al governo del paese - hanno creato le condizioni dell'attuale trionfo elettorale e quindi della nuova presa di potere della destra criminale ed eversiva, razzista e filomafiosa, anomica ed antidemocratica. E tacciano finalmente coloro che in questi due anni si sono prestati a far loro da propagandisti i piu' ipocriti e ignobili, e che hanno dedicato ogni loro energia al fine di persuadere che la guerra afgana era lecita, che la persecuzione razzista era buona, che le stragi di stato sono alfine la summa delle belle arti. Tacciano. Almeno il 25 aprile, che e' il giorno in cui ricordiamo le donne e gli uomini che al crimine e all'orrore resistettero. Almeno il 25 aprile i complici degli assassini, i propagandisti delle stragi, non hanno diritto di parola. * Ed anche questo va detto: che la prosecuzione di quel moto di dignita' e di liberazione, l'inveramento attuale delle ragioni dei martiri della Resistenza e dello spirito e della lettera della Costituzione della Repubblica Italiana, oggi vive nell'opposizione alla guerra e al razzismo, nell'opposizione al patriarcato e al femminicidio, nell'opposizione allo sfruttamento che uccide persone e distrugge biosfera, nell'opposizione a tutte le violenze; vive nella scelta nonviolenta, nella politica nonviolenta, nella lotta nonviolenta delle donne e degli uomini di volonta' buona. 3. RIFLESSIONE. MARINA FORTI: GLI AGROCARBURANTI FANNO MALE ALLE DONNE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 aprile 2008, col titolo "Gli agrocarburanti? Fanno male alle donne". Marina Forti, giornalista e saggista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto" acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004] Gli agrocarburanti? Finiranno per marginalizzare ancora di piu' i piccoli agricoltori e in particolare le donne, sostiene uno studio pubblicato dalla Fao. Ecco un altro "effetto collaterale" negativo della corsa a trasformare derrate agricole in combustibili. Per agrocarburanti si intende di solito combustibili come l'etanolo e il biodiesel, ottenuti rispettivamente distillando vegetali ad alto contenuto zuccherino o trasformando quelli oleosi: molti li chiamano biocarburanti, o biocombustibili, dove il prefisso "bio" vuole suggerire qualcosa di "verde", pulito. L'Unione Europea si e' data l'obiettivo di usare almeno il 10% di questi carburanti di origine vegetale nel mix per trasporti entro il 2020 (oggi non arriva al 2%). Anche gli Stati Uniti si sono buttati sugli agrocarburanti. La corsa agli agrocarburanti implica un rapido incremento della coltivazione intensiva su larga scala di derrate come soja, mais, canna da zucchero, palma da olio. Questo significa fare un uso intensivo di risorse (terra, acqua, fertilizzanti chimici, pesticidi) e drenare investimenti, credito, sovvenzioni. Ed e' questo il punto: i piccoli agricoltori, e in particolare le donne, hanno tradizionalmente un accesso limitato a queste risorse, fa notare la ricercatrice Yianna Lambrou nel rapporto "Gender and Equity Issues in Liquid Biofuel Production", diffuso lunedi' dalla Fao. Lo studio entra in dettaglio. Fa notare che l'aumentata domanda di biocombustibili liquidi, insieme alla maggiore richiesta di terra, potrebbe esercitare una forte pressione sulle terre definite "marginali", quelle rimaste al margine dall'agricoltura intensiva - che invece hanno una funzione chiave per la sussistenza delle popolazioni rurali povere e sono spesso coltivate dalle donne. Piu' terre "marginali" saranno convertire a coltivazioni per biocombustibili, e questo spingera' le donne su terre ancora piu' marginali e meno produttive, mettendo in pericolo la loro capacita' di procurare cibo per le loro famiglie. Le coltivazioni su larga scala inoltre accelerano l'esaurimento e il degrado delle risorse naturali e l'inquinamento di terre e acqua: e questo peggiorera' le condizioni di salute e le possibilita' di occupazione dei lavoratori agricoli, e in particolare delle donne. Se la produzione di agricombustibili entra in competizione con la disponibilita' di risorse come l'acqua o la legna, queste diventeranno meno disponibili: con la conseguenza che sara' sempre piu' faticosa la corvee quotidiana di gran parte delle donne in molti paesi in via di sviluppo per procurarsi ogni giorno acqua e legna per cucinare. La corsa agli agrocarburanti inoltre minaccia la diversita' agricola, perche' accelera la conversione di coltivazioni locali in monocolture: e con la biodiversita' va perso anche un patrimonio di conoscente tradizionali nella gestione, selezione e conservazione di colture. Le donne risulteranno svantaggiate sul piano dell'occupazione: le colture intensive richiedono il lavoro di braccianti agricoli poco qualificati, che sono sempre piu' donne (circa il 40% del totale dei braccianti agricoli in America Latina e Caraibi, stima la Fao). Ovviamente le donne lavoratrici agricole sono particolarmente svantaggiate rispetto agli uomini in termini di salario e trattamento o esposizione a rischi sanitari. Lo studio della Fao riguarda la produzione di agrocarburanti ma tutto questo si puo' dire in generale ogni volta che l'agricoltura su piccola scala lascia il posto a grandi coltivazioni intensive: fin dalle prime "rivoluzioni verdi" degli anni '70, la trasformazione dell'agricoltura dalla sussistenza al mercato ha spesso emarginato le donne. Quali conclusioni trae la Fao? Non molte, a dire la verita': auspica che "lo sviluppo dei biocombustibili sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche direttamente a favore delle popolazioni povere". Le quali pero', come spiega il medesimo studio, saranno le perdenti della situazione. 4. TESTIMONIANZE. TASLIMA NASREEN: DOVE SONO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di Taslima Nasreen per "National Secular Society", marzo 2008, col titolo "Dove sono" e la seguente premessa redazionale "Taslima Nasreen sta sopportando da anni un'intensa pressione da parte degli islamisti. A questi ultimi non piace cio' che lei scrive e sono decisi a punirla. Costretta all'esilio dal suo paese natale, il Bangladesh, a causa delle minacce di morte, la scrittrice pensava di aver trovato un rifugio sicuro in India. Ma anche qui i fanatici la stanno tormentando, e per la sua sicurezza Taslima e' stata trasferita in una casa protetta, nella quale e' virtualmente prigioniera. Di recente e' stata ricoverata in ospedale, ma ora e' di nuovo in isolamento forzato. Qui di seguito, lei stessa spiega la sua situazione". Taslima Nasreen (Nasrin) e' l'autrice del romanzo Vergogna, Mondadori, Milano 1995 in cui denuncia il fanatismo religioso; per averlo scritto ha subito persecuzioni ed e' stata condannata a morte da integralisti islamici del Bangladesh. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Taslima Nasreen, nota anche come Taslima Nasrin (Mymensingh, 25 agosto 1962) e' una scrittrice, medico, attivista femminista dei diritti umani ed intellettuale bengalese. Per i sui meriti le e' stato riconosciuto il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero nel 1994... Membro onorario del National Secular Society, i suoi libri sono stati tradotti in venti lingue ma la sua autobiografia e' vietata in Bangladesh. A riguardo il governo si e' giustificato affermando che 'contengono sentimenti anti-islamici ed affermazioni che potrebbero distruggere l'armonia religiosa del Bangladesh'. Costretta all'esilio dal 1994 per sfuggire alle minacce di morte da parte di fondamentalisti islamici, conserva ancora la cittadinanza bengalese ma il suo governo non ha mai preso provvedimenti per consentirle un ritorno in patria sicuro. Oggi vive in India... Nel marzo 2007 un gruppo musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua decapitazione... Taslima Nasrin (Magi) e' nata a Mymensingh. Suo padre era medico e professore di una scuola medica statale. Ha studiato al Mymensingh Medical College. Nella sua autobiografia ricorda di essere stata abusata sessualmente da parenti ed altri uomini quando era ancora giovanissima. Questi episodi avrebbero avuto un grande peso sulla sua vita futura, trasformandola in una strenua femminista. Inizio' la sua carriera dedicandosi alla poesia ed al giornalista, acquisendo subito una certa notorieta'. Con il tempo e' passata alla letteratura scivendo una serie di libri in cui si esprime coraggiosamente a favore della parita' di diritti per le donne e contro l'oppressione delle minoranze nelle societa' islamiche, in special modo quella del Bangladesh. Nel 1993, proprio in seguito ad una serie di articoli di denuncia della condizione femminile nell'Islam, fondamentalisti islamici promulgarono una fatwa contro di lei e posero una taglia sulla sua testa. Quando anche il governo bandi' il suo libro intitolato Lajja (Vergogna) ove parlava dele torture subite dalla minoranza Hindu in Bangladesh, aumentarono ancor piu'le minacce di morte e si vide confiscato anche il passaporto. el 1994 gruppi organizzati vicini a religiosi fondamentalisti ne chiesero l'impiccagione dopo che su 'The Statesman' era comparsa la seguente sua affermazione: 'il Corano dovrebbe essere rivisto completamente'. Il governo a quel punto non solo non prese provvedimenti contro chi la minacciava, ma spicco' anche un mandato di arresto per portarla in giudizio accusandola di blasfemia. Temendo una condanna fino a due anni ed il rischio di essere uccisa in carcere, Nasrin si nascose e, dopo due mesi, ottenne il permesso di lasciare il paese per l'esilio. In quell'anno il Parlamento europeo le assegno' il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero... Nel novembre 2003 il governo del West Bengal in India bandi' il libro di Nasrin intitolato Dwikhandito, la terza parte della sua autobiografia. Nel 2004 un religioso indiano musulmano offri' una seconda taglia di 20.000 rupie a chiunque le avesse 'annerito' la faccia, gesto considerato gravemente ingiurioso. Nel 2005 tento' di declamare un poema contrario alla guerra intitolato 'America' di fronte ad un grande raduno di bengalesi che seguivano la North American Bengali Conference al Madison Square Garden. Fu cacciata prima di salire sul palco. Nel marzo 2006 fu tra i firmatari della lettera "Insieme contro il nuovo totalitarismo", la risposta sua e di altri undici illustri intellettuali alle violenze fisiche e verbali seguite alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul 'Jyllands-Posten' con cui si si schieravano a difesa dei valori della laicita' e della liberta'. Nel marzo 2007, l'All India Ibtehad Council promise 500.000 rupie per la sua decapitazione. A riguardo Taqi Raza Khan, il presidente del gruppo, affermo' che l'unico modo per togliere la taglia era che Nasreen 'chieda scusa e bruci i suoi libri e fogli'. Tra i libri di Taslima Nasrin: a) raccolte: Nirbachito column (Selected Columns); Jabo na keno jabo (Why shouldn't I go? I will); Noshto meyer noshto goddo (Impure prose from an impure girl); ChoTo choTo dukkho kotha (small sad stories); b) romanzi: Opprpokkho (Opposition) 1992; Shodh (Revenge) 1992; Nimontron (Invitation) 1993; Phera (Return) 1993; Bhromor Koio Gia (Tell Him The Secret) 1994; Forashi Premik (French Lover) 2002; Lajja (Shame); c) scritti autobiografici: Amar Meyebela (My Girlhood) parte prima; Utal Hawa (Wild Wind) parte seconda; Ko (Speak Up) parte terza - con altro titolo: Dwikhandito (Split in Two)-; Sei Sob Andhokar (Those Dark Days) parte quarta; Meyebela, My Bengali Girlhood - A Memoir of Growing Up Female in a Muslim World; d)poesie: The Game in Reverse: Poems and Essays by Taslima Nasrin 1995; Shikore Bipul Khudha (Hunger in the Roots), 1986; Nirbashito Bahire Ontore (Banished Without and Within), 1989; Amar Kichu Jay Ashe Ne (I Couldn't Care Less), 1990; Atole Ontorin (Captive In the Abyss), 1991; Balikar Gollachut (Game of the Girls), 1992; Behula Eka Bhashiyechilo Bhela (Behula Floated the Raft Alone), 1993; Ay Kosto Jhepe, Jibon Debo Mepe (Pain Come Roaring Down, I'll Measure Out My Life for You), 1994; Nirbashito Narir Kobita (Poems From Exile), 1996; Jolopodyo (Waterlilies), 2000; Khali Khali Lage (Feeling Empty), 2004; Kicchukhan Thako (Stay For A While), 2005"] Dove sono? Nessuno mi credera', ne sono certa, se dico che non ho una risposta a questa domanda apparentemente semplice, ma la verita' e' che proprio non lo so. E se qualcuno mi chiedesse come sto, dovrei rispondere di nuovo che non lo so. Sono come una morta vivente: paralizzata, derubata del piacere dell'esistenza e dell'esperienza, impossibilitata a muovermi oltre i claustrofobici confini della mia stanza. Giorno e notte, notte e giorno. Si', questa e' la maniera in cui sopravvivo. Ma l'incubo non e' iniziato il giorno in cui sono stata portata via di corsa da Calcutta, e' da un pezzo che va avanti. E' come una morte indugiante, indotta dal sorbire delicatamente un veleno ad azione lenta, che sta gradualmente uccidendo tutte le mie capacita'. Il piano e' di uccidere la mia essenza, il mio essere che una volta era cosi' coraggioso, cosi' dinamico, cosi' giocoso. Comprendo quel che accade intorno a me, ma sono del tutto incapace, nonostante gli enormi sforzi che compio, di lottare per me stessa. Sono poco piu' che una voce disincarnata. Coloro che un tempo si erano schierati al mio fianco sono svaniti nell'oscurita'. E mi chiedo: quale tremendo delitto ho commesso? Che tipo di vita e' questa, se non posso neppure oltrepassare la soglia di casa e godere di compagnia umana? Di quale crimine sono colpevole per essere condannata a passare la mia vita nascosta fra le ombre? Di cosa questa societa' e questa terra mi puniscono? Ho scritto di cio' in cui credo, delle mie convinzioni. Ho usato le parole, non la violenza, per esprimere le mie idee. Non sono ricorsa allo scagliare pietre o al versare sangue per dire la mia. Eppure vengo considerata una criminale. Vengo perseguitata perche' si pensa che il diritto degli altri di esprimere la propria opinione sia piu' legittimo del mio. L'India non capisce quanto umiliata, spaventata ed insicura mi sono sentita nel permettere che le mie parole venissero censurate? Ma se non avessi acconsentito sarei stata inseguita e cacciata sino a che non fossi caduta morta. La loro politica, la loro fede, la loro barbarie ed i loro scopi diabolici sono tutti intesi a succhiare via da me vita e sangue, perche' quel che scrivo e' difficile per loro da mandare giu'. In che modo un individuo senza potere come me puo' contrastare la forza bruta? Ma accada quel che accada, io non posso separarmi dalla verita'. Cos'ho da offrire, se non amore e compassione? Allo stesso modo in cui loro hanno usato l'odio per fare a pezzi le mie parole, mi piacerebbe che il mio amore e la mia compassione strappassero l'odio via da loro. Di certo, sono abbastanza realista da riconoscere che lotta, odio, crudelta' e barbarie fanno parte della condizione umana. Una creatura insignificante come me come puo' cambiare tutto questo? Se io dovessi essere assassinata non fara' alcuna differenza per il mondo nel suo complesso. So queste cose. Pure, avevo immaginato che il Bengala fosse diverso. Pensavo che la follia la' fosse temporanea. Avevo creduto che il Bengala che amavo non mi avrebbe mai abbandonata. Lo ha fatto. * In esilio dal Bangladesh, ho vagato per il mondo per molti anni, come un'orfana perduta. Nel momento in cui mi fu dato rifugio nel Bengala dell'ovest, mi sono sentita come se tutti quegli anni di foschia e stanchezza si fossero dissolti. Sono stata in grado di riprendere una vita normale, in una terra amata e familiare. Fino a che riusciro' a sopravvivere, portero' con me la visione del Bengala, del suo sole, della sua terra umida, della sua intima essenza. E' quella stessa regione verso cui ho camminato come verso un santuario, percorrendo molte miglia insanguinate, e' quello stesso Bengala ad avermi voltato le spalle. Io sono bengalese dentro e fuori: respiro e sogno nel Bengala. Mi riesce difficile credere che non mi si voglia piu'. Sono un'ospite in questo paese, e sto attenta a quel che dico. Non faccio nulla che violi i codici dell'ospitalita'. Non sono venuta qui per urtare i sentimenti di nessuno. Ferita e colpita nel mio stesso paese, ho sofferto colpi e ingiurie in diversi altri luoghi prima di raggiungere l'India, dove sapevo che sarei stata ferita di nuovo. Perche' questo, dopotutto, e' un paese democratico e laico dove le politiche di compravendita del voto implicano che l'essere laici sia equiparato all'essere pro-fondamentalisti. Mi piacerebbe non crederlo e non vederlo. Sta di fatto che tutto intorno a me leggo, ascolto e vedo l'evidenza di tutto questo. A volte vorrei essere una delle scimmie dei nostri miti, completamente obliosa di cio' che mi accade attorno. * Ho perso il mio amato Bengala. Ho sofferto come una bambina strappata dal seno della madre. Il dolore non e' minore di quello che ho provato quando ho perso la mia madre biologica. Mia madre ha sempre desiderato che io tornassi a casa. Era qualcosa che non potevo fare, ma quando cominciai a vivere a Calcutta dissi a mia madre che ormai non era piu' che un ricordo dentro di me, che ero in effetti tornata a casa. Che importava da quale lato mi trovavo di un confine artificiale? Ora non ho il coraggio di dire a mia madre che sono stata espulsa senza cerimonie da coloro che mi avevano dato asilo. Cerco di convincermi di aver commesso qualche orribile errore: altrimenti, perche' mi troverei in una situazione simile? L'osar pronunciare la verita' e' un peccato capitale, in quest'era di falsita' e inganno? E' perche' sono una donna? So che la gente comune, il popolo, non mi ha condannata. Se si richiedesse la loro opinione, sono certa che la maggioranza vorrebbe che io restassi nel Bengala. Ma le democrazie riflettono davvero la voce del popolo? Vengono rette da coloro che stringono le redini del potere, e costoro fanno esattamente cio' che pensano utile a loro stessi. Persona che non conta nulla quale sono, tutto quel che voglio e' vivere la mia vita e scrivere di cio' in cui credo e di cio' che mi e' caro. Non ho il desiderio di far del male, di spettegolare, di truffare. Io non mento. E tento di non essere offensiva. Sono semplicemente una scrittrice. Il modo in cui sono stata trasformata in una pedina politica, il modo in cui politici meschini mi hanno trattata, e' qualcosa che si stenta a credere. Per quale fine, potreste chiedermi. Per una manciata insignificante di voti. Le forze fondamentaliste, a cui mi oppongo e contro cui lotto da molti anni, hanno solo da guadagnare dalla mia sconfitta. * Questa e' la mia amata India, in cui ho vissuto e in cui ho scritto di laicita', umanesimo, diritti umani ed emancipazione delle donne. Questo e' anche il paese in cui devo soffrire e pagare il prezzo dei miei convincimenti piu' profondi, dove non un singolo partito politico ha parlato in mio favore, dove nessuna ong, nessun gruppo per i diritti umani o per i diritti delle donne, si e' posto al mio fianco o ha condannato le aggressioni violente lanciate contro di me. E questa e' un'India che io non conoscevo. E' vero comunque che alcuni individui, in maniera disorganizzata, sostengono la mia causa; e' vero che giornalisti, scrittori ed intellettuali hanno parlato in mio favore, anche se non hanno mai letto una singola parola di quel che ho scritto. Sono grata a costoro. Ma quando gli individui si radunano in gruppi, sembrano perdere il potere di parlare a voce alta. Francamente, questo volto dell'India mi terrorizza. E' un volto nuovo, oppure la vera faccia della nazione? Non lo so. Sin da quando ero bambina ho guardato all'India come ad un grande paese ed una nazione coraggiosa. La terra dei miei sogni: illuminata, forte, progressista, tollerante. Voglio essere orgogliosa di questa India. Moriro' felice se sapro' che ha abbandonato l'oscurita' per volgersi alla luce, che ha lasciato il bigottismo in favore della tolleranza. Aspetto quel giorno. Non so se io sopravvivro', ma l'India e cio' che l'India rappresenta deve farlo. 5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 436 del 25 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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