Minime. 436



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 436 del 25 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza
2. Peppe Sini: Oggi
3. Marina Forti: Gli agrocarburanti fanno male alle donne
4. Taslima Nasreen: Dove sono
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA
[I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di
discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della
Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari
1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano
1994, e nuovamente da Laterza nel 2006.
Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956,
avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed
intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore
ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili.
Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la
seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889.
Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso
professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu
chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924
alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la
cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come
ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci'
col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello.
Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo
dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio
fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera
continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non
mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i
fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico
Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del
1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali
della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non
sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta
dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26
luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche'
esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla
liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale
forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della
Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente
ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della
commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi
interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente
i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi
lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario.
Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla
fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri,
Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore
dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze,
direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi,
Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del
"Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945
fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956".
Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta'
della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza,
Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente
ripubblicato da Laterza nel 2006]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano -
Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della
banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in
quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco
Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L’AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del
Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi,
morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una
sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che
guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo
decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L’IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27
settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del
Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno
1953)

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: OGGI

Non festeggino il 25 aprile coloro che negli ultimi due anni hanno
deliberato, accettato e sostenuto la guerra afgana e le stragi di cui essa
consiste; hanno deliberato, accettato e sostenuto la persecuzione dei
migranti e le stragi di cui essa consiste; hanno deliberato, accettato e
sostenuto il cosiddetto "nuovo modello di difesa" e l'ordine internazionale
imperialista e neocolonialista, terrorista e stragista, cui esso e' interno;
hanno deliberato, accettato e sostenuto l'enorme incremento delle spese
militari e lo sperpero di preziose risorse pubbliche di cui esso consiste e
gli effetti letali, gli effetti assassini, gli effetti onnicidi che
l'incremento delle armi e della militarizzazione provoca. Non festeggino il
25 aprile coloro che sistematicamente violando la Costituzione e
sistematicamente praticando la corruzione negli ultimi due anni - in cui
sono stati al governo del paese - hanno creato le condizioni dell'attuale
trionfo elettorale e quindi della nuova presa di potere della destra
criminale ed eversiva, razzista e filomafiosa, anomica ed antidemocratica.
E tacciano finalmente coloro che in questi due anni si sono prestati a far
loro da propagandisti i piu' ipocriti e ignobili, e che hanno dedicato ogni
loro energia al fine di persuadere che la guerra afgana era lecita, che la
persecuzione razzista era buona, che le stragi di stato sono alfine la summa
delle belle arti. Tacciano. Almeno il 25 aprile, che e' il giorno in cui
ricordiamo le donne e gli uomini che al crimine e all'orrore resistettero.
Almeno il 25 aprile i complici degli assassini, i propagandisti delle
stragi, non hanno diritto di parola.
*
Ed anche questo va detto: che la prosecuzione di quel moto di dignita' e di
liberazione, l'inveramento attuale delle ragioni dei martiri della
Resistenza e dello spirito e della lettera della Costituzione della
Repubblica Italiana, oggi vive nell'opposizione alla guerra e al razzismo,
nell'opposizione al patriarcato e al femminicidio, nell'opposizione allo
sfruttamento che uccide persone e distrugge biosfera, nell'opposizione a
tutte le violenze; vive nella scelta nonviolenta, nella politica
nonviolenta, nella lotta nonviolenta delle donne e degli uomini di volonta'
buona.

3. RIFLESSIONE. MARINA FORTI: GLI AGROCARBURANTI FANNO MALE ALLE DONNE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 aprile 2008, col titolo "Gli
agrocarburanti? Fanno male alle donne".
Marina Forti, giornalista e saggista particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione,
scrive per il quotidiano "Il manifesto" acuti articoli e reportages sui temi
dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del
mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera.
Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati
ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004]

Gli agrocarburanti? Finiranno per marginalizzare ancora di piu' i piccoli
agricoltori e in particolare le donne, sostiene uno studio pubblicato dalla
Fao. Ecco un altro "effetto collaterale" negativo della corsa a trasformare
derrate agricole in combustibili. Per agrocarburanti si intende di solito
combustibili come l'etanolo e il biodiesel, ottenuti rispettivamente
distillando vegetali ad alto contenuto zuccherino o trasformando quelli
oleosi: molti li chiamano biocarburanti, o biocombustibili, dove il prefisso
"bio" vuole suggerire qualcosa di "verde", pulito. L'Unione Europea si e'
data l'obiettivo di usare almeno il 10% di questi carburanti di origine
vegetale nel mix per trasporti entro il 2020 (oggi non arriva al 2%). Anche
gli Stati Uniti si sono buttati sugli agrocarburanti.
La corsa agli agrocarburanti implica un rapido incremento della coltivazione
intensiva su larga scala di derrate come soja, mais, canna da zucchero,
palma da olio. Questo significa fare un uso intensivo di risorse (terra,
acqua, fertilizzanti chimici, pesticidi) e drenare investimenti, credito,
sovvenzioni. Ed e' questo il punto: i piccoli agricoltori, e in particolare
le donne, hanno tradizionalmente un accesso limitato a queste risorse, fa
notare la ricercatrice Yianna Lambrou nel rapporto "Gender and Equity Issues
in Liquid Biofuel Production", diffuso lunedi' dalla Fao.
Lo studio entra in dettaglio. Fa notare che l'aumentata domanda di
biocombustibili liquidi, insieme alla maggiore richiesta di terra, potrebbe
esercitare una forte pressione sulle terre definite "marginali", quelle
rimaste al margine dall'agricoltura intensiva - che invece hanno una
funzione chiave per la sussistenza delle popolazioni rurali povere e sono
spesso coltivate dalle donne. Piu' terre "marginali" saranno convertire a
coltivazioni per biocombustibili, e questo spingera' le donne su terre
ancora piu' marginali e meno produttive, mettendo in pericolo la loro
capacita' di procurare cibo per le loro famiglie.
Le coltivazioni su larga scala inoltre accelerano l'esaurimento e il degrado
delle risorse naturali e l'inquinamento di terre e acqua: e questo
peggiorera' le condizioni di salute e le possibilita' di occupazione dei
lavoratori agricoli, e in particolare delle donne. Se la produzione di
agricombustibili entra in competizione con la disponibilita' di risorse come
l'acqua o la legna, queste diventeranno meno disponibili: con la conseguenza
che sara' sempre piu' faticosa la corvee quotidiana di gran parte delle
donne in molti paesi in via di sviluppo per procurarsi ogni giorno acqua e
legna per cucinare.
La corsa agli agrocarburanti inoltre minaccia la diversita' agricola,
perche' accelera la conversione di coltivazioni locali in monocolture: e con
la biodiversita' va perso anche un patrimonio di conoscente tradizionali
nella gestione, selezione e conservazione di colture.
Le donne risulteranno svantaggiate sul piano dell'occupazione: le colture
intensive richiedono il lavoro di braccianti agricoli poco qualificati, che
sono sempre piu' donne (circa il 40% del totale dei braccianti agricoli in
America Latina e Caraibi, stima la Fao). Ovviamente le donne lavoratrici
agricole sono particolarmente svantaggiate rispetto agli uomini in termini
di salario e trattamento o esposizione a rischi sanitari. Lo studio della
Fao riguarda la produzione di agrocarburanti ma tutto questo si puo' dire in
generale ogni volta che l'agricoltura su piccola scala lascia il posto a
grandi coltivazioni intensive: fin dalle prime "rivoluzioni verdi" degli
anni '70, la trasformazione dell'agricoltura dalla sussistenza al mercato ha
spesso emarginato le donne.
Quali conclusioni trae la Fao? Non molte, a dire la verita': auspica che "lo
sviluppo dei biocombustibili sia sostenibile non solo dal punto di vista
ambientale ma anche direttamente a favore delle popolazioni povere". Le
quali pero', come spiega il medesimo studio, saranno le perdenti della
situazione.

4. TESTIMONIANZE. TASLIMA NASREEN: DOVE SONO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Taslima Nasreen per "National Secular Society", marzo 2008, col titolo "Dove
sono" e la seguente premessa redazionale "Taslima Nasreen sta sopportando da
anni un'intensa pressione da parte degli islamisti. A questi ultimi non
piace cio' che lei scrive e sono decisi a punirla. Costretta all'esilio dal
suo paese natale, il Bangladesh, a causa delle minacce di morte, la
scrittrice pensava di aver trovato un rifugio sicuro in India. Ma anche qui
i fanatici la stanno tormentando, e per la sua sicurezza Taslima e' stata
trasferita in una casa protetta, nella quale e' virtualmente prigioniera. Di
recente e' stata ricoverata in ospedale, ma ora e' di nuovo in isolamento
forzato. Qui di seguito, lei stessa spiega la sua situazione".
Taslima Nasreen (Nasrin) e' l'autrice del romanzo Vergogna, Mondadori,
Milano 1995 in cui denuncia il fanatismo religioso; per averlo scritto ha
subito persecuzioni ed e' stata condannata a morte da integralisti islamici
del Bangladesh. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci
la seguente scheda: "Taslima Nasreen, nota anche come Taslima Nasrin
(Mymensingh, 25 agosto 1962) e' una scrittrice, medico, attivista femminista
dei diritti umani ed intellettuale bengalese. Per i sui meriti le e' stato
riconosciuto il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero nel 1994...
Membro onorario del National Secular Society, i suoi libri sono stati
tradotti in venti lingue ma la sua autobiografia e' vietata in Bangladesh. A
riguardo il governo si e' giustificato affermando che 'contengono sentimenti
anti-islamici ed affermazioni che potrebbero distruggere l'armonia religiosa
del Bangladesh'. Costretta all'esilio dal 1994 per sfuggire alle minacce di
morte da parte di fondamentalisti islamici, conserva ancora la cittadinanza
bengalese ma il suo governo non ha mai preso provvedimenti per consentirle
un ritorno in patria sicuro. Oggi vive in India... Nel marzo 2007 un gruppo
musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua
decapitazione... Taslima Nasrin (Magi) e' nata a Mymensingh. Suo padre era
medico e professore di una scuola medica statale. Ha studiato al Mymensingh
Medical College. Nella sua autobiografia ricorda di essere stata abusata
sessualmente da parenti ed altri uomini quando era ancora giovanissima.
Questi episodi avrebbero avuto un grande peso sulla sua vita futura,
trasformandola in una strenua femminista. Inizio' la sua carriera
dedicandosi alla poesia ed al giornalista, acquisendo subito una certa
notorieta'. Con il tempo e' passata alla letteratura scivendo una serie di
libri in cui si esprime coraggiosamente a favore della parita' di diritti
per le donne e contro l'oppressione delle minoranze nelle societa'
islamiche, in special modo quella del Bangladesh. Nel 1993, proprio in
seguito ad una serie di articoli di denuncia della condizione femminile
nell'Islam, fondamentalisti islamici promulgarono una fatwa contro di lei e
posero una taglia sulla sua testa. Quando anche il governo bandi' il suo
libro intitolato Lajja (Vergogna) ove parlava dele torture subite dalla
minoranza Hindu in Bangladesh, aumentarono ancor piu'le minacce di morte e
si vide confiscato anche il passaporto. el 1994 gruppi organizzati vicini a
religiosi fondamentalisti ne chiesero l'impiccagione dopo che su 'The
Statesman' era comparsa la seguente sua affermazione: 'il Corano dovrebbe
essere rivisto completamente'. Il governo a quel punto non solo non prese
provvedimenti contro chi la minacciava, ma spicco' anche un mandato di
arresto per portarla in giudizio accusandola di blasfemia. Temendo una
condanna fino a due anni ed il rischio di essere uccisa in carcere, Nasrin
si nascose e, dopo due mesi, ottenne il permesso di lasciare il paese per
l'esilio. In quell'anno il Parlamento europeo le assegno' il Premio Sakharov
per la liberta' di pensiero... Nel novembre 2003 il governo del West Bengal
in India bandi' il libro di Nasrin intitolato Dwikhandito, la terza parte
della sua autobiografia. Nel 2004 un religioso indiano musulmano offri' una
seconda taglia di 20.000 rupie a chiunque le avesse 'annerito' la faccia,
gesto considerato gravemente ingiurioso. Nel 2005 tento' di declamare un
poema contrario alla guerra intitolato 'America' di fronte ad un grande
raduno di bengalesi che seguivano la North American Bengali Conference al
Madison Square Garden. Fu cacciata prima di salire sul palco. Nel marzo 2006
fu tra i firmatari della lettera "Insieme contro il nuovo totalitarismo", la
risposta sua e di altri undici illustri intellettuali alle violenze fisiche
e verbali seguite alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul
'Jyllands-Posten' con cui si si schieravano a difesa dei valori della
laicita' e della liberta'. Nel marzo 2007, l'All India Ibtehad Council
promise 500.000 rupie per la sua decapitazione. A riguardo Taqi Raza Khan,
il presidente del gruppo, affermo' che l'unico modo per togliere la taglia
era che Nasreen 'chieda scusa e bruci i suoi libri e fogli'. Tra i libri di
Taslima Nasrin: a) raccolte: Nirbachito column (Selected Columns); Jabo na
keno jabo (Why shouldn't I go? I will); Noshto meyer noshto goddo (Impure
prose from an impure girl); ChoTo choTo dukkho kotha (small sad stories); b)
romanzi: Opprpokkho (Opposition) 1992; Shodh (Revenge) 1992; Nimontron
(Invitation) 1993; Phera (Return) 1993; Bhromor Koio Gia (Tell Him The
Secret) 1994; Forashi Premik (French Lover) 2002; Lajja (Shame); c) scritti
autobiografici: Amar Meyebela (My Girlhood) parte prima; Utal Hawa (Wild
Wind) parte seconda; Ko (Speak Up) parte terza - con altro titolo:
Dwikhandito (Split in Two)-; Sei Sob Andhokar (Those Dark Days) parte
quarta; Meyebela, My Bengali Girlhood - A Memoir of Growing Up Female in a
Muslim World; d)poesie: The Game in Reverse: Poems and Essays by Taslima
Nasrin 1995; Shikore Bipul Khudha (Hunger in the Roots), 1986; Nirbashito
Bahire Ontore (Banished Without and Within), 1989; Amar Kichu Jay Ashe Ne (I
Couldn't Care Less), 1990; Atole Ontorin (Captive In the Abyss), 1991;
Balikar Gollachut (Game of the Girls), 1992; Behula Eka Bhashiyechilo Bhela
(Behula Floated the Raft Alone), 1993; Ay Kosto Jhepe, Jibon Debo Mepe (Pain
Come Roaring Down, I'll Measure Out My Life for You), 1994; Nirbashito Narir
Kobita (Poems From Exile), 1996; Jolopodyo (Waterlilies), 2000; Khali Khali
Lage (Feeling Empty), 2004; Kicchukhan Thako (Stay For A While), 2005"]

Dove sono?  Nessuno mi credera', ne sono certa, se dico che non ho una
risposta a questa domanda apparentemente semplice, ma la verita' e' che
proprio non lo so. E se qualcuno mi chiedesse come sto, dovrei rispondere di
nuovo che non lo so. Sono come una morta vivente: paralizzata, derubata del
piacere dell'esistenza e dell'esperienza, impossibilitata a muovermi oltre i
claustrofobici confini della mia stanza. Giorno e notte, notte e giorno.
Si', questa e' la maniera in cui sopravvivo.
Ma l'incubo non e' iniziato il giorno in cui sono stata portata via di corsa
da Calcutta, e' da un pezzo che va avanti. E' come una morte indugiante,
indotta dal sorbire delicatamente un veleno ad azione lenta, che sta
gradualmente uccidendo tutte le mie capacita'. Il piano e' di uccidere la
mia essenza, il mio essere che una volta era cosi' coraggioso, cosi'
dinamico, cosi' giocoso.
Comprendo quel che accade intorno a me, ma sono del tutto incapace,
nonostante gli enormi sforzi che compio, di lottare per me stessa. Sono poco
piu' che una voce disincarnata. Coloro che un tempo si erano schierati al
mio fianco sono svaniti nell'oscurita'.
E mi chiedo: quale tremendo delitto ho commesso? Che tipo di vita e' questa,
se non posso neppure oltrepassare la soglia di casa e godere di compagnia
umana? Di quale crimine sono colpevole per essere condannata a passare la
mia vita nascosta fra le ombre? Di cosa questa societa' e questa terra mi
puniscono?
Ho scritto di cio' in cui credo, delle mie convinzioni. Ho usato le parole,
non la violenza, per esprimere le mie idee. Non sono ricorsa allo scagliare
pietre o al versare sangue per dire la mia. Eppure vengo considerata una
criminale. Vengo perseguitata perche' si pensa che il diritto degli altri di
esprimere la propria opinione sia piu' legittimo del mio.
L'India non capisce quanto umiliata, spaventata ed insicura mi sono sentita
nel permettere che le mie parole venissero censurate? Ma se non avessi
acconsentito sarei stata inseguita e cacciata sino a che non fossi caduta
morta. La loro politica, la loro fede, la loro barbarie ed i loro scopi
diabolici sono tutti intesi a succhiare via da me vita e sangue, perche'
quel che scrivo e' difficile per loro da mandare giu'. In che modo un
individuo senza potere come me puo' contrastare la forza bruta? Ma accada
quel che accada, io non posso separarmi dalla verita'.
Cos'ho da offrire, se non amore e compassione? Allo stesso modo in cui loro
hanno usato l'odio per fare a pezzi le mie parole, mi piacerebbe che il mio
amore e la mia compassione strappassero l'odio via da loro. Di certo, sono
abbastanza realista da riconoscere che lotta, odio, crudelta' e barbarie
fanno parte della condizione umana. Una creatura insignificante come me come
puo' cambiare tutto questo? Se io dovessi essere assassinata non fara'
alcuna differenza per il mondo nel suo complesso. So queste cose. Pure,
avevo immaginato che il Bengala fosse diverso. Pensavo che la follia la'
fosse temporanea. Avevo creduto che il Bengala che amavo non mi avrebbe mai
abbandonata. Lo ha fatto.
*
In esilio dal Bangladesh, ho vagato per il mondo per molti anni, come
un'orfana perduta. Nel momento in cui mi fu dato rifugio nel Bengala
dell'ovest, mi sono sentita come se tutti quegli anni di foschia e
stanchezza si fossero dissolti. Sono stata in grado di riprendere una vita
normale, in una terra amata e familiare. Fino a che riusciro' a
sopravvivere, portero' con me la visione del Bengala, del suo sole, della
sua terra umida, della sua intima essenza. E' quella stessa regione verso
cui ho camminato come verso un santuario, percorrendo molte miglia
insanguinate, e' quello stesso Bengala ad avermi voltato le spalle. Io sono
bengalese dentro e fuori: respiro e sogno nel Bengala. Mi riesce difficile
credere che non mi si voglia piu'.
Sono un'ospite in questo paese, e sto attenta a quel che dico. Non faccio
nulla che violi i codici dell'ospitalita'. Non sono venuta qui per urtare i
sentimenti di nessuno. Ferita e colpita nel mio stesso paese, ho sofferto
colpi e ingiurie in diversi altri luoghi prima di raggiungere l'India, dove
sapevo che sarei stata ferita di nuovo.
Perche' questo, dopotutto, e' un paese democratico e laico dove le politiche
di compravendita del voto implicano che l'essere laici sia equiparato
all'essere pro-fondamentalisti. Mi piacerebbe non crederlo e non vederlo.
Sta di fatto che tutto intorno a me leggo, ascolto e vedo l'evidenza di
tutto questo. A volte vorrei essere una delle scimmie dei nostri miti,
completamente obliosa di cio' che mi accade attorno.
*
Ho perso il mio amato Bengala. Ho sofferto come una bambina strappata dal
seno della madre. Il dolore non e' minore di quello che ho provato quando ho
perso la mia madre biologica. Mia madre ha sempre desiderato che io tornassi
a casa. Era qualcosa che non potevo fare, ma quando cominciai a vivere a
Calcutta dissi a mia madre che ormai non era piu' che un ricordo dentro di
me, che ero in effetti tornata a casa. Che importava da quale lato mi
trovavo di un confine artificiale? Ora non ho il coraggio di dire a mia
madre che sono stata espulsa senza cerimonie da coloro che mi avevano dato
asilo. Cerco di convincermi di aver commesso qualche orribile errore:
altrimenti, perche' mi troverei in una situazione simile? L'osar pronunciare
la verita' e' un peccato capitale, in quest'era di falsita' e inganno? E'
perche' sono una donna?
So che la gente comune, il popolo, non mi ha condannata. Se si richiedesse
la loro opinione, sono certa che la maggioranza vorrebbe che io restassi nel
Bengala. Ma le democrazie riflettono davvero la voce del popolo? Vengono
rette da coloro che stringono le redini del potere, e costoro fanno
esattamente cio' che pensano utile a loro stessi. Persona che non conta
nulla quale sono, tutto quel che voglio e' vivere la mia vita e scrivere di
cio' in cui credo e di cio' che mi e' caro. Non ho il desiderio di far del
male, di spettegolare, di truffare. Io non mento. E tento di non essere
offensiva. Sono semplicemente una scrittrice. Il modo in cui sono stata
trasformata in una pedina politica, il modo in cui politici meschini mi
hanno trattata, e' qualcosa che si stenta a credere. Per quale fine,
potreste chiedermi. Per una manciata insignificante di voti. Le forze
fondamentaliste, a cui mi oppongo e contro cui lotto da molti anni, hanno
solo da guadagnare dalla mia sconfitta.
*
Questa e' la mia amata India, in cui ho vissuto e in cui ho scritto di
laicita', umanesimo, diritti umani ed emancipazione delle donne. Questo e'
anche il paese in cui devo soffrire e pagare il prezzo dei miei
convincimenti piu' profondi, dove non un singolo partito politico ha parlato
in mio favore, dove nessuna ong, nessun gruppo per i diritti umani o per i
diritti delle donne, si e' posto al mio fianco o ha condannato le
aggressioni violente lanciate contro di me. E questa e' un'India che io non
conoscevo.
E' vero comunque che alcuni individui, in maniera disorganizzata, sostengono
la mia causa; e' vero che giornalisti, scrittori ed intellettuali hanno
parlato in mio favore, anche se non hanno mai letto una singola parola di
quel che ho scritto. Sono grata a costoro. Ma quando gli individui si
radunano in gruppi, sembrano perdere il potere di parlare a voce alta.
Francamente, questo volto dell'India mi terrorizza. E' un volto nuovo,
oppure la vera faccia della nazione? Non lo so.
Sin da quando ero bambina ho guardato all'India come ad un grande paese ed
una nazione coraggiosa. La terra dei miei sogni: illuminata, forte,
progressista, tollerante. Voglio essere orgogliosa di questa India. Moriro'
felice se sapro' che ha abbandonato l'oscurita' per volgersi alla luce, che
ha lasciato il bigottismo in favore della tolleranza. Aspetto quel giorno.
Non so se io sopravvivro', ma l'India e cio' che l'India rappresenta deve
farlo.

5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 436 del 25 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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