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Coi piedi per terra. 91
- Subject: Coi piedi per terra. 91
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 23 Apr 2008 08:54:36 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 91 del 23 aprile 2008 In questo numero: 1. Il 24 aprile a Viterbo 2. Il 27 aprile "Report" sugli aeroporti 3. A Ladispoli dal 3 maggio al 5 luglio 4. Alcuni estratti da "Un mondo usa e getta" di Guido Viale (parte seconda e conclusiva) 5. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. INCONTRI. IL 24 APRILE A VITERBO [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo] Si terra' a Viterbo il 24 aprile 2008 un seminario sul tema "Nanoparticelle, ambiente e salute", relatore il professor Stefano Montanari, direttore scientifico del laboratorio "Nanodiagnostics" di Modena. Il seminario si svolgera' con inizio alle ore 14,30 presso l'Aula Magna 1 della Facolta' di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, largo dell'Universita' snc, a Viterbo. Introduce i lavori il professor Giuseppe Nascetti, docente di Ecologia dell'Universita' della Tuscia di Viterbo. 2. INFORMAZIONE. IL 27 APRILE "REPORT" SUGLI AEROPORTI La puntata di domenica 27 aprile 2008 della trasmissione televisiva della Rai "Report" sara' dedicata alla situazione del trasporto aereo in Italia. 3. INCONTRI. A LADISPOLI DAL 3 MAGGIO AL 5 LUGLIO [Dalla Bottega del mondo "Il Fiore" per un commercio equo e solidale (per contatti: ilfiore at interfree.it) riceviamo e diffondiamo] A Ladispoli la Bottega del mondo "Il Fiore" per un commercio equo e solidale, in collaborazione con Focus - Casa dei diritti sociali, nell'ambito della campagna "Consumatore informato, Consumatore salvato", propone un nuovo ciclo d'incontri dal titolo "Da consumatore dormiente a consumattore", per essere protagonisti e consapevoli nelle scelte quotidiane. * Ci piace ricordare una frase di Alex Langer (tratta da Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, Bologna) per presentare questo ciclo di conferenze: "... ci viene proposto di usare finalmente quel piccolo potere che la nostra civilta' ci lascia, e che agli effetti pratici conta di piu' del voto e dello sciopero, e di usarlo dalla parte del Sud del Mondo. Il piccolo potere e' il potere del 'consumatore': parola orrida, (...) ma termine realistico per designare la funzione che ci spetta nel potente universo delle merci e del denaro. In una societa' sempre piu' consumistica e individualista dove le leggi di mercato ci sembrano a volte opprimenti e ci fanno sentire impotenti, pensiamo sia sempre piu' importante fermarsi, informarsi, per capire meglio il momento storico in cui viviamo". Per tale motivo vi invitiamo presso la nostra Bottega per una "informazione alternativa" che possa diventare un agire quotidiano. Tutti gli incontri sono a ingresso libero e si svolgeranno presso la Bottega del mondo "Il Fiore", in via delle dalie n. 11, a Ladispoli (tel. 069913657). Per lo spettacolo teatrale del 13 giugno e' prevista la prevendita del biglietto. * sabato 3 maggio ore 18: "L'aggressione del paesaggio italiano. Il caso dell'Agro Romano lungo l'asse Fiumicino-Civitavecchia". Conferenza del professor Alessandro Scassellati. * Sabato 10 maggio ore 18: "Per la riduzione del trasporto aereoî. Incontro con la dottoressa Antonella Litta del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo (sito: www.coipiediperterra.org). * Sabato 17 maggio ore 18: "La fine dell'era degli ipermercati. Verso un nuovo modello di ambiente urbano integrato e accessibile". A cura dell'ingegner Alessandro Bucci, segretario dell'associazione A Vision of Europe (sito: www.avoe.org) e segretario del Civicarch (Laboratory of Architectural Design and Building Technology dell'Universita' di Ferrara). * Sabato 31 maggio ore 18: "Cos'e' lo shopping compulsivo? Quando l'acquisto diventa una dipendenza". Incontro con il professor Cesare Guerreschi (sito: www.siipac.it). * Venerdi' 13 giugno ore 21: spettacolo teatrale: CinqueAnelliTeatro presenta "El senor Monserrat e i coniugi Coca-Cola", con Livia Porzio, regia Giancarlo Fares. Al termine dell'incontro e' previsto un intervento della Reboc (Rete Italiana Boicottaggio Coca-Cola). Prenotazione e prevendita biglietti presso la Bottega "Il Fiore". * Sabato 21 giugno: "La casa eco-logica ed equo-logica" - ore 16,45: "Il risparmio energetico negli edifici: tecnologia o buonsenso? Rudimenti di architettura bioclimatica". Con l'architetto Francesco Fabbrovich. - ore 18,45: break equo e solidale. - ore 19: "Che cos'e' il cohousing? presentazione, progetti, testimonianze e progetti" (sito: www.cohousing.it). * Venerdi' 27 giugno ore 21: presentazione del libro "Il dio denaro" di Gianluca De Gennaro e Arturo Paoli. Sara' presente l'autore Gianluca De Gennaro. * Sabato 5 luglio ore 18: presentazione del libro: "La rivoluzione dei dettagli". Sara' presente l'autrice Marinella Correggia. * Per ulteriori informazioni: "Il Fiore per un commercio equo e solidale", via delle dalie 11, 00055 Ladispoli (Roma), tel. e fax: 069913657, e-mail: ilfiore at interfree.it, sito: www.ilfioreequo.it 4. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "UN MONDO USA E GETTA" DI GUIDO VIALE (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Guido Viale, Un mondo usa e getta. La civilta' dei rifiuti e i rifiuti della civilta', Feltrinelli, Milano 1994, 2000. Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Opere di Guido Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano 1978; Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi, Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino 1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007] Da pagina 100 Le "merci fittizie". Diventano cosi' risorsa il suolo, di qualsiasi genere, anche quello non coltivato e non coltivabile; il sottosuolo e cio' che esso potrebbe contenere; poi, con la designazione di "risorse ambientali" hanno accesso a questa condizione elementi naturali che per molto tempo - nella trattazione degli economisti - avevano costituito l'esempio privilegiato dei cosiddetti beni liberi; vale a dire, di cio' che non e' risorsa economica, perche' non puo' essere scarso, come l'acqua non imbrigliata, i fondali marini, l'aria pulita, ma anche la diversita' biologica, il paesaggio, i raggi del sole ecc. La stessa sorte tocca alle opere dell'ingegno riproducibili e non riproducibili: brevetti, invenzioni, copyright ecc., che oggi costituiscono una parte consistente e strategicamente sempre piu' rilevante del commercio internazionale. Poi, ancora, opere d'arte, monumenti, composizioni, che formano il variegato sistema del cosiddetto patrimonio culturale. Con la denominazione di "risorse finanziarie" ha poi accesso a questa condizione, in una posizione assolutamente privilegiata, il denaro, cioe' l'equivalente universale di tutte le altre risorse, la possibilita' astratta di mobilitare ciascuna di esse. Infine, sotto forma di "risorse umane" avevano fatto da tempo il loro ingresso in questo mondo le stesse facolta' dell'uomo che aveva la pretesa di dirigere e dominare questo processo: dapprima le sue facolta' piu' elementari, cioe' la sua forza di lavoro; in seguito quelle piu' elevate: l'intelligenza, la conoscenza, l'esperienza (la cosiddetta professionalita'), la bellezza (la bella presenza e la prestanza fisica), la sensibilita', la creativita', il gusto, lo stile ecc. Il modello neoclassico ha fornito, con le sue funzioni e i suoi diagrammi, gli strumenti concettuali per inglobare nella disciplina economica tutti questi passaggi, offrendo sistemazione e legittimita' teoriche a processi che in molti casi non erano che operazioni di saccheggio, di prevaricazione, di devastazione dell'ambiente o delle preesistenti forme della convivenza sociale. In termini generali, le risorse che sono entrate a far parte di questo processo di "mercatizzazione" globale dell'universo fisico e sociale che ha accompagnato l'evoluzione del sistema di scambio, dalle formazioni precapitalistiche al sistema in cui ancora oggi viviamo, sono riconducibili alle tre categorie che Karl Polanyi ha indicato con il termine di "merci fittizie": la terra, a cui e' genericamente riconducibile tutto cio' che oggi indichiamo con il termine "ambiente"; il lavoro, che comprende tutto cio' che oggi indichiamo con il termine "risorse umane" o "capitale umano", e il denaro, a cui oggi ci si riferisce comunemente con l'espressione "risorse finanziarie". Polanyi le chiama "fittizie" perche' scorge nella loro "mercatizzazione" non il risultato dell'evoluzione naturale del sistema di scambio che aveva preceduto l'avvento del modo di produzione capitalistico, bensi' l'effetto di una spietata forzatura. Nel corso di quella "grande trasformazione" che coincide con la rivoluzione industriale e con l'avvento del modo di produzione capitalistico, essa ha preteso di estendere le regole costitutive del mercato all'insieme dei rapporti materiali e sociali che definiscono la vita associata e che non possono essere mercificate senza minare le basi stesse della convivenza (Polanyi, 1974, 2.VI). * Da pagina 108 L'imposizione dei rifiuti. Tanto per cominciare, i rifiuti, che abbiamo paragonato agli escrementi dei corpo sociale, hanno attratto nella loro orbita gravitazionale gli escrementi del corpo biologico, e non viceversa. Cio' ha riguardato dapprima le deiezioni umane, che una volta venivano utilizzate come concime, o raccolte in fosse biologiche, dove si compiva la loro riconversione in humus e la loro restituzione alla terra, e che, con l'introduzione delle reti fognarie e, soprattutto, dei cessi con lo sciacquone, sono state affidate ai fiumi e poi ai mari, contando sulla loro capacita' di contenerle tutte. L'invenzione dell'attuale sistema di "smaltimento" delle deiezioni umane e' relativamente recente: risale alla Londra del Settecento e ha contrassegnato l'epoca della sua introduzione con il poco lusinghiero termine di Great Stink (grande puzza), per gli indubbi effetti provocati da tutta quella merda rovesciata nel Tamigi (McKewn, 1979). [...] In secondo luogo, e' ormai entrato a far parte dell'"ordine naturale delle cose" che tutto cio' che si produce non venga prodotto per durare. Si produce per sostituire, ma il presupposto tacito di questo modo di agire e' che tutto cio' che viene sostituito possa e debba venir gettato via. La civilta' dell'usa e getta - che e' il punto di approdo del consumismo, cioe' di una organizzazione sociale che si perpetua attraverso la moltiplicazione delle merci, perche' senza questa moltiplicazione verrebbero meno i presupposti stessi dei legami che la tengono unita (gli scambi commerciali) e delle forme attraverso cui essa garantisce la sussistenza ai suoi membri (l'occupazione, come via privilegiata di accesso al reddito) - ha i suoi presupposti tanto in un prelievo illimitato di risorse naturali quanto in un accumulo illimitato di rifiuti. * Da pagina 115 L'emergenza della questione ambientale e, in particolare, le dimensioni assunte dal problema dei rifiuti e delle emissioni inquinanti ci costringono a uscire una seconda volta dalla sfera della circolazione, alla scoperta di un altro universo, anch'esso scarsamente esplorato e anch'esso accuratamente celato tra le pieghe dell'analisi economica. Per farlo, ci bastera' accompagnare nell'intimita' della sua abitazione il consumatore - che poi e' ciascuno di noi - che ha appena fatto la spesa, portando a compimento con le sue "scelte di acquisto" il ciclo della vita economica delle merci che ha comperato. Qui, se avremo la pazienza di osservarlo per un po' di tempo - ma bastera' osservare noi stessi - ci renderemo conto che cio' che si chiama consumo non e' in realta' che un immane - perche' si riproduce piu' o meno identico, tutti i giorni e in milioni di abitazioni - processo di produzione di rifiuti. Di tutto quello che abbiamo portato a casa, nelle diverse tappe della nostra spesa, una parte sempre minore - non piu' del 25% in valore, e molto meno in peso, soprattutto dopo che l'abbiamo liberata dai suoi imballaggi - verra' ingerita, metabolizzata e poi espulsa dal nostro corpo con le feci, per essere incanalata attraverso la rete fognaria, insieme a un'altra componente ancora piu' ridotta dei nostri acquisti (i detersivi) verso i depuratori. Che a loro volta la trasformeranno in quella particolare tipologia di rifiuto che sono i fanghi della depurazione civile. Il resto, compresa gran parte delle cose che non introduciamo in casa - perche' troppo ingombranti o inquinanti, come le auto, le imbarcazioni, il carburante, i lubrificanti ecc. - e' destinato a trasformarsi, dopo un periodo piu' o meno lungo di permanenza nei locali, negli armadi, sugli scaffali, nel frigorifero o nella credenza di casa nostra, in rifiuti solidi urbani. Potremo constatare la stessa cosa se accompagneremo il carico di un camion che trasporta materie prime o semilavorati all'interno di uno stabilimento dove essi vengono trasformati in prodotti finiti: ci accorgeremo allora che il "consumo" degli input in cui si risolve il processo produttivo non e', anch'esso, che un immane - perche' si ripete in ogni stabilimento industriale - processo di produzione di rifiuti, dal quale si salva solo una parte, spesso assai ridotta, dei materiali iniziali: sotto forma, appunto, di prodotto finale. Cioe' di quel prodotto destinato ad alimentare il flusso dei rifiuti domestici. * Da pagina 117 Chiudere il cerchio Merci e rifiuti sono dunque aspetti di un'unica "cosa", ma al tempo stesso si escludono reciprocamente, come fasi temporalmente distinte di un processo complessivo o come referenti di due moti diametralmente contrapposti del comportamento umano: il primo diretto all'acquisizione e al possesso, il secondo diretto all'allontanamento e all'oblio. * Il posto delle cose nel mondo Questa differenza non dipende solo da un nostro atteggiamento soggettivo - mutando il quale muterebbe la collocazione di ciascun oggetto nella classe delle risorse piuttosto che in quella dei rifiuti - ma dal modo in cui le cose stesse ci si presentano: non tutto puo' essere risorsa, perche' il prodursi delle risorse implica gia' il loro destino di rifiuto; non tutto puo' essere rifiuto, perche' esso puo' essere "messo al mondo" solo da una precedente risorsa. * Oltre il diaframma. Si avverte dunque l'esigenza di un approccio nuovo, che permetta di considerare in modo unitario il binomio merce-rifiuto. Ma perche' questo approccio sia reso possibile, e' la cosa stessa che unisce in se' il duplice aspetto di risorsa e di rifiuto che deve presentarsi in una diversa luce. Questa "luce" e' costituita dai legami delle cose con l'ecologia del nostro habitat, in cui processi produttivi, consumo e operazioni di smaltimento sono strettamente inseriti. * Da pagina 130 La pratica della product-stewardship. Distinguere, in termini economici, materiali e informazioni e' un'operazione altrettanto sviante quanto la distinzione tradizionale tra beni e servizi come categorie merceologiche contrapposte; o, peggio, quanto la distinzione "veteromarxista" tra lavoro produttivo e improduttivo fondata sulla contrapposizione tra produzione di beni e produzione di servizi; una distinzione che ha tenuto occupati i cervelli di generazioni di teorici improduttivi. Un bene, cioe' un valore d'uso, e' un insieme di materiali e di informazioni a esso abbinate. Con il progresso tecnico, cresce per lo piu' sia il numero dei materiali assemblati, anche per la comparsa di leghe, materiali compositi e sostanze sintetiche, sia quello delle informazioni che esso incorpora. Analogamente, una merce e' un insieme di beni e di servizi. Con lo sviluppo delle tecniche di gestione e di organizzazione dei mercati, cresce il numero di servizi, finalizzati a una specializzazione crescente, o alla moltiplicazione dei suoi valori d'uso, cioe' delle sue possibili utilizzazioni, abbinati al bene stesso. Ogni merce, al momento stesso del suo concepimento, cioe' nella fase della sua progettazione, o della sua ideazione, viene cosi' abbinata a un numero crescente di servizi, destinati ad accompagnarla lungo l'intero arco della sua vita. Tra questi servizi puo' essere incluso anche il recupero dei materiali o del potenziale energetico in essa incorporati, o che concorrono alle varie fasi del suo ciclo di vita (dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla manutenzione). Con l'incorporazione di un servizio per il recupero, la gamma dei servizi abbinati a un prodotto puo' dirsi completa: abbiamo un full-service - indicato con il termine product-stewardship - per ora sviluppato da alcune imprese su basi esclusivamente volontarie. In questo modo la merce "e' servita" e puo' circolare con la garanzia di fare il minor danno possibile, compatibilmente con lo stato delle tecnologie, sia al cliente sia all'ambiente. Una volta che la restituzione dei beni al circuito economico al termine del loro ciclo di vita si sia generalizzata, essa potra' costituire uno standard, o un requisito tecnico, a cui vincolare la possibilita' stessa che un bene possa circolare sul mercato: la condizione della sua stessa esistenza come merce. Tutto cio' non limitera' affatto il "libero gioco" della domanda e dell'offerta, se non per il fatto di alterare profondamente il sistema dei costi, e quindi dei prezzi, a cui siamo abituati. Oggetti che vengono venduti a poche lire, o addirittura ceduti gratis, hanno gia' oggi costi di smaltimento - addossati, come si dice, alla "collettivita'" - altissimi; ma domani potrebbero dover "internalizzare" costi di recupero ancora piu' elevati. * Da pagina 137 La valenza ambientale. La progettazione e la programmazione dell'aldila' delle merci (cioe' della loro condizione di residui) non comporta quindi affatto un deperimento del loro valore di scambio, a favore di un rapporto non mediato con il loro valore d'uso, antico sogno di un ricorrente "consumismo primitivo". Valore di scambio e valore d'uso sono due aspetti indissolubili della stessa realta'; quella della risorsa. L'integrazione tra la sfera della circolazione delle merci e una gestione razionale dei loro residui inserisce, tra il valore d'uso di una merce e il suo valore di scambio, una nuova dimensione, che possiamo chiamare "valenza ambientale", ovvero, la destinazione e le compatibilita' di un prodotto, del suo processo produttivo dei suoi residui, sotto il profilo ambientale. Come il valore d'uso si esplicita attraverso la definizione delle modalita' di impiego, ovverosia le "istruzioni per l'uso", e il prezzo (o valore di scambio) e' per lo piu' abbinato alle diverse condizioni di pagamento, cosi' la valenza ambientale di una merce non potra' che esprimersi in una molteplicita' di "specifiche" tecniche: relative alle condizioni e alle modalita' della sua reintegrazione in nuovi processi produttivi o della sua restituzione alla biosfera, dopo la fase meramente antropica della sua produzione e del suo consumo. A ben vedere, la "valenza ambientale" non e' niente altro che una estensione del valore d'uso in un contesto in cui il soggetto del consumo, compreso il consumo produttivo, non sia piu' il consumatore individuale - epigono dell'homo oeconomicus - bensi' una collettivita' consapevole delle basi ecologiche, e non meramente storiche e culturali, dell'esistenza umana. L'affermarsi della valenza ambientale delle merci non potra' quindi che essere il risultato di un processo che, per realizzarsi, avra' bisogno di negoziazioni, ma anche di conflitti e di imposizioni. La posta in gioco di questa trasformazione non e' niente di meno che la progressiva destituzione della risorsa e del rifiuto dalle posizioni cardinali che essi occupano attualmente come punto iniziale e punto finale del processo economico; e l'avvento di un sistema di produzione che sostituisca a un approccio proteso al dominio della natura e dell'uomo attraverso la loro utilizzazione indiscriminata, una meno ambiziosa "presa in custodia" del libero prodursi - e riprodursi - del mondo. In tutto cio', il destino della risorsa e' indissolubilmente legato a quello del rifiuto. Precostituire una reintegrazione in nuovi cicli produttivi o nella biosfera di cio' che da essa viene prelevato e' dunque un passaggio obbligato sulla strada di una progressiva vanificazione della essenza della tecnica moderna. Un paesaggio che prepari la riconciliazione tra l'uomo e il suo mondo. * Da pagina 165 Conclusioni. La cura delle cose La produzione di rifiuti, come ogni altra forma di inquinamento, non e' verosimilmente eliminabile dalla nostra esistenza fisica, ma e' certamente contenibile, come tutti i danni che l'uomo infligge alla sua o alle altre specie, al di la' del tributo che a esse viene richiesto dalla natura, cioe' dal riprodursi ciclico della vita. * I rifiuti e l'orizzonte sociale. Adoperarsi per contenere la produzione di rifiuti significa assumere una responsabilita' verso di essi, cioe' conoscere il danno che possono infliggere alla natura e alla vita e regolare il proprio comportamento alla luce di questa conoscenza. Per compiere questo passo, tuttavia, e' necessario che i rifiuti rientrino nell'orizzonte sociale: cioe' non vengano piu' estromessi dall'economia - e dalle scienze sociali che su di essa si modellano - ma vengano considerati uno dei tratti fondamentali che definiscono il nostro modo di stare nel mondo. Non e' un'operazione semplice: e' l'aspetto materiale dei rifiuti, infatti, la loro irriducibile fisicita', a opporre resistenza a questo "rientro". [...] Il cote' materiale delle scienze economiche sta nel fatto che esse si occupano di merci e di tecnologie: ma, per quanto riguarda le prime, gia' Marx, mettendo in guardia contro il "feticismo della merce", insisteva sul fatto che le merci, come il capitale, non sono "cose", ma rapporti sociali. E le tecnologie, cosi' come compaiono nelle scienze economiche - che hanno un approccio del tutto differente da quello dell'ingegneria - non sono considerate sotto forma di rapporti con il mondo della natura, ma come "funzioni di produzione": combinazione di fattori, insiemi di conoscenze e di "saper fare". La riprova di questa verita' e' proprio il fatto che i rifiuti restano fuori dall'approccio economico a causa della loro irriducibile fisicita': i rifiuti sono le merci private del loro valore (d'uso e di scambio); cio' che resta dei beni cosiddetti materiali, una volta perse le specificita' che li rendono oggetti economici. Il limite di fondo dell'utilitarismo non sta in una unilaterale accentuazione del rapporto pratico - e, quindi, finalizzato all'uso, motivato da un "interesse" - che lega l'uomo al mondo, bensi' nel disinteresse per il destino che attende le cose dopo essere state usate. Non sta nell'attribuire una "utilita'" potenziale - e, in fin dei conti, un significato - a tutto cio' che incontriamo o che possiamo incontrare, bensi' nel tacito presupposto che possiamo sbarazzarci di tutto cio' che non ci serve piu'. E' questo il non-detto che ha dissolto ogni limite e regola nei rapporti dell'uomo con la "natura" e con i suoi stessi simili, trasformando - al di la' di qualsiasi intento soggettivo - la nostra presenza sulla terra nella scorribanda di una masnada di predoni. Ai danni inferti dall'utilitarismo alla nostra esistenza non vale quindi contrapporre un atteggiamento contemplativo, o il riscatto dai valori d'uso in una dimensione estetica. Una regola, se puo' essere trovata, nascera' solo dalla capacita', o dalla necessita', di costruire i valori d'uso di cui e' fatta la vita umana in modo tale da potercene separare senza danno, riponendoli nel mondo con altrettanta scienza e altrettanta cura di quelle che abbiamo usato nel procurarceli. [...] * L'imperialismo dell'homo oeconomicus. L'economia si e' costituita in scienza isolando, attraverso una serie di esperimenti mentali, un oggetto - l'homo oeconomicus - che non esiste "in natura"; cosi' come non si incontrano nel mondo che costituisce l'ambito della nostra esperienza quotidiana le particelle subatomiche isolate con gli acceleratori, che abitano invece esclusivamente una "natura" artificiale, prodotta attraverso il calcolo e l'esperimento. Ma entrambi questi oggetti, una volta "isolati", sono stati proiettati sull'intero universo fisico o sociale, consentendo ai loro cultori di "raccontare" il mondo in modo mitologico, come se esso fosse fatto solo di particelle o solo di calcoli utilitaristici. Il fatto che la strumentazione tecnologica della big science (cioe' della fisica delle particelle) sia piu' visibile e piu' costosa della modellistica sviluppata dai cultori dell'economia neoclassica - e, piu' in generale, di quel corpus dottrinale costituito dal pensiero utilitaristico - non deve trarre in inganno: la seconda non ha consumato meno materia grigia, fruttato meno stipendi accademici o prodotto meno pubblicazioni della prima. Quanto alle loro conseguenze sulla nostra vita, e' un errore pensare che il mondo della tecnica moderna sia solo il risultato di un insieme di applicazioni pratiche delle scienze della natura, e non anche il risultato di un approccio utilitaristico nei rapporti con i nostri simili e con l'ambiente, sviluppato da una cultura che ha trasformato il mondo intero in "risorsa". E' un errore, cioe', pensare che le scienze della natura siano una forza materiale di trasformazione del mondo e che il pensiero economico sia invece pura "ideologia", legittimazione a posteriori di queste trasformazioni. Alle origini dell'uno e dell'altro c'e' il pensiero calcolante che istituisce e circoscrive l'epoca in cui viviamo. L'oltrepassamento dell'impianto costitutivo delle scienze economiche, che ha separato e isolato l'uomo dalla natura, non potra' quindi avvenire solo in direzione della reintegrazione in esso di una dimensione storica (che avrebbe l'indubbio vantaggio di liberarci dagli aspetti piu' grotteschi e meccanicistici della teoria economica neoclassica), ma dovra' avvenire anche in direzione di una reintegrazione, nell'analisi del comportamento umano, della sua dimensione materiale (fisica e biologica): cioe' di cio' che lega l'uomo ai cicli della vita e del cosmo. * Da pagina 167 Il dibattito sull'etica della responsabilita' verso la natura o l'ambiente, sostanzialmente ignorato in Italia, ma assai sviluppato nei paesi di cultura anglosassone, rischia tuttavia di essere fuorviante, perche' rimanda solo alla responsabilita' - irrinunciabile - dell'individuo, chiuso nel suo statuto atomistico di soggetto morale - che e' l'altra faccia del paradigma utilitaristico - senza indagare la dimensione collettiva dell'esserci, cioe' i modi e le forme in cui questa responsabilita' puo' essere inglobata nelle istituzioni di una formazione sociale, in una prassi collettiva, nell'orizzonte culturale di un'epoca. Esattamente come l'irresponsabilita' verso la natura o l'ambiente ha costituito l'essenza della civilta' - dominata dall'imposizione della "risorsa" - che ci lasceremo alle spalle se la vita potra' sopravvivere. * Da pagina 170 In tutte le cose di cui e' composta la nostra esistenza, compresi noi stessi, quella che chiamiamo natura - cioe' le regolarita' e la rete delle interconnessioni che la scienza ha trasformato in leggi - e' sempre all'opera, concorrendo alla loro produzione, alla loro conservazione, alla loro trasformazione, o alla loro distruzione. Cio' e' immediatamente evidente in alcuni prodotti del lavoro umano di esperienza quotidiana, come un campo, un giardino, un prodotto della terra. Ma di fronte a prodotti piu' sofisticati, come una fabbrica, una macchina, un computer, la complessita' dei processi produttivi ci fa perdere di vista l'appartenenza, anche di queste cose, al mondo della natura: cioe' il fatto che la loro origine, il loro funzionamento e la loro fine interferiscono con l'assetto geologico o con cicli metereologici e biologici di altre parti del mondo, di cui essi si alimentano e su cui possono avere effetti distruttivi. Occorre dunque riscoprire l'operare della natura - e non solo di singole "leggi", che non ne sono che una pallida schematizzazione - nei prodotti del lavoro umano, non solo per assoggettarla ai nostri fini, ma anche per rendere questi prodotti compatibili con i "fini della natura". E questa, se vogliamo, con le esigenze della sua preservazione e del suo stesso arricchimento attraverso le opere dell'uomo - e' la premessa perche' l'assunzione di una responsabilita' generale verso la natura si traduca in comportamenti concreti nei confronti di ogni singolo oggetto di uso quotidiano, come verso una estensione - nel senso di una parte integrante, non di una "protesi" - del nostro stesso corpo. * La "gentilezza". Anche la riduzione e il recupero dei rifiuti hanno quindi una premessa irrinunciabile in un mutato atteggiamento di ciascuno verso le "cose" della vita quotidiana: cioe' in una loro manipolazione piu' attenta, basata su una maggiore consapevolezza delle loro origini e del loro destino e, soprattutto, dei punti in cui il destino delle cose attraversa e interferisce con quello degli uomini. L'esito di questa trasformazione e' un processo di "presa in custodia" delle cose che ci circondano, con il fine di sconvolgere il meno possibile gli equilibri di quella componente essenziale del nostro mondo che e' l'ambiente; di restituire a esso, in forme compatibili con i suoi cicli biologici, tutto quello che gli e' stato sottratto, quando non ci serve piu'; di privilegiare il recupero illimitato dei materiali su cui si e' gia' esercitato il lavoro umano, per evitare la devastazione dell'ambiente al fine di estrarne materiali nuovi e scaricarvi quelli usati. Risalire dall'organizzazione piu' o meno efficiente dello smaltimento dei rifiuti alla prevenzione sistematica della loro produzione significa prendersi cura delle cose che ci circondano, per restituire autonomia al mondo e all'ambiente in cui viviamo; significa, in altre parole, accettare di occupare nel cosmo un posto che non infranga i vincoli imposti dalla sua perpetuazione e dalla sua bellezza. Questa "gentilezza" verso le cose e' una forma di sensibilita' individuale e sociale che presuppone una collocazione dell'uomo nel mondo radicalmente diversa da quella che domina la nostra epoca; per lo meno dalla rivoluzione industriale in poi, ma - probabilmente - da molto prima. * Riferimenti bibliografici AA.VV. (1991), Atti del convegno "Chiudere il cerchio. Progetto, prodotto, ambiente", Milano, 2-3.2.1990. AA.VV. (1992), XVIII Triennale - La vita tra cose e natura: il progetto e la sfida ambientale, Milano. AA.VV. (1993), Nazioni senza ricchezza. Ricchezze senza nazione, Bologna. Accolla, P. (1986), La citta' della spazzatura, in "Reporter", 30.1.1986. Alvi, G. (1989), Le seduzioni economiche di Faust, Milano. Amici della Terra - Enea (1989), Studio per l'elaborazione del programma triennale sui rifiuti. Rapporto finale, Roma. Arbasino, A. (1994), Mattatoio numero mille, in "La Repubblica", 18.6.1994. Aries, P. 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Presenta in modo dettagliato gli strumenti, le metodiche e gli impianti per organizzare il ciclo completo dei rifiuti: raccolta differenziata, trattamento della frazione indifferenziata, smaltimento finale del residuo, corredandoli con stime dettagliate dei costi e dell'occupazione che il nuovo sistema comporta. Forum Risorse e Rifiuti, Da Rifiuti a Risorse - Manuale per la riduzione e il recupero dei rifiuti, a cura di Attilio Tomavacca e Michele Boato, Torino 1998. Un manuale dettagliato e documentato su tutti gli aspetti relativi alla gestione dei rifiuti: legislazione, organizzazione, costi, impianti, impatti ambientali, consigli pratici; indispensabile per tutti gli amministratori pubblici impegnati su questo fronte e per chiunque intenda approfondire la materia. Gunther Pauli, Svolte epocali - Il business per un futuro migliore, Baldini & Castoldi, Milano 1997. Una sintetica e chiara esposizione dei principi e delle prime esperienze di economia a emissione zero (cioe' senza produzione di rifiuti) presentate da un esperto che da parecchi anni si dedica allo studio dell'argomento per conto dell'Onu. Ercole Sori, Il rovescio della produzione - I rifiuti in eta' pre-industriale e paleotecnica, il Mulino, Bologna 1999. Una ricostruzione storica affascinante per capire quanti e che tipo di rifiuti producevano i nostri antenati e come risolvevano il problema di sbarazzarcene. Attraverso l'analisi storica dei rifiuti, una ricostruzione del "lato oscuro" e degli aspetti nascosti della societa' e dell'economia delle culture pre-industriali. Guido Viale, Governare i Rifiuti - Difesa dell'ambiente, creazione d'impresa, qualificazione del lavoro, sviluppo sostenibile, cultura materiale e identita' sociale dal mondo dei rifiuti, Bollati Boiinghieri, Torino 1999. Sviluppa e aggiorna i temi trattati nel capitolo 6 di questo libro, alla luce delle novita' introdotte dal Decreto legislativo 22/97 (Decreto Ronchi), del dibattito in corso sull'attuazione delle Agende 21 locali per promuovere lo sviluppo sostenibile e delle potenzialita' di sviluppo locale offerte da una moderna gestione dei rifiuti. WWF - Regione Lombardia, Progetto Crisalide - Dossier - Le esperienze innovative nella gestione dei rifiuti in Italia e all'estero, Milano 1995. Una rassegna indispensabile per chi voglia approfondire la materia sulla normativa e sulle principali esperienze di successo nel campo della raccolta differenziata e della gestione, integrata dei rifiuti in Italia e all'estero. 5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 91 del 23 aprile 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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