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Minime. 431
- Subject: Minime. 431
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 20 Apr 2008 00:51:54 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 431 del 20 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La guerra 2. Il segreto innominabile, il convitato di pietra 3. Tra vecchi savonaroliani 4. Luciano Bonfrate: Di un nuovo galateo 5. Benito D'Ippolito: Frattanto 6. Enrico Piovesana: Dal parlamento afgano un'accusa alla Nato di armare i talebani 7. Enrico Piovesana: Russia, Cina, Iran contro la Nato 8. "Peacereporter": Un giorno come tutti gli altri. L'ambasciatore pachistano nelle mani dei talebani 9. "Peacereporter": Un giorno come tutti gli altri. Arresti in massa di pachistani 10. "Peacereporter": Un giorno come tutti gli altri. Uranio impoverito 11. "Peacereporter": Un giorno come tutti gli altri. La strage quotidiana 12. Oggi a Rimini 13. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 14. Saverio Ansaldi: Lucrezio, Bruno e la "politica dell'amore" 15. Ela Mascia intervista Maria Rosa Cutrufelli 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento 17. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA GUERRA Continua la guerra in Afghanistan. La guerra terrorista e stragista, razzista e imperialista, colonialista e totalitaria. E continua la partecipazione militare italiana alla guerra in Afghanistan. La partecipazione illegale secondo il diritto internazionale, la partecipazione illegale secondo la Costituzione della Repubblica Italiana, la partecipazione criminale e assassina alla guerra criminale e assassina. * Di questo si dovrebbe discutere: di come far subito cessare l'infamia e l'orrore della partecipazione militare italiana alla guerra. Di come impegnarsi per far cessare la guerra. Di come agire per salvare tante vite innocenti, invece di contribuire a sopprimerle. Di questo si dovrebbe discutere. * Invece nella discussione politica italiana di tutto si ciancia e si continua a nascondere questo che e' il fatto politico decisivo di questi anni; questo che e' il nodo decisivo che tutti ci strozza: la guerra, la guerra in corso, la guerra nemica dell'umanita' intera. 2. EDITORIALE. IL SEGRETO INNOMINABILE, IL CONVITATO DI PIETRA La guerra afgana e' il segreto innominabile e il convitato di pietra della campagna elettorale appena conclusa. Con la cancellazione dal parlamento di quattro partitini della ex-sinistra burocratica e corrotta che alla guerra lungo due anni di governo si sono prostituiti contribuendo allo sterminio degli afgani in cambio di un gruzzolo di posti di potere e di un largo accesso al saccheggio del pubblico erario. E col trionfo della destra eversiva, guerrafondaia, razzista, filomafiosa. La guerra e' stato il maggiore e piu' ripugnante crimine commesso dal governo Prodi e da chi lo sosteneva. La guerra. 3. EDITORIALE. TRA VECCHI SAVONAROLIANI Solo un'ingenuita' ed una presunzione che rapidamente sono degenerate in tracotanza ed irresponsabilita' abissali hanno potuto consentire a tante persone che una volta avevano il vezzo di dirsi pacifiste o addirittura "nonviolente" (ma tra esse qualcuna ve n'era che impegnata per la pace ed amica della nonviolenza lo era stata sinceramente davvero) di non accorgersi che col loro ritenere una quisquilia la politica guerriera del governo Prodi, e col loro sbracciarsi a sostenere la politica internazionale militarizzata di quel governo corresponsabile delle stragi afgane, per due anni si sono prestate a una orribile complicita' con la guerra. E col loro sostenere la guerra continuando a proclamarsi pacifisti e "nonviolenti" sono diventate punta di lancia della propaganda bellica, usate ad ogni pie' sospinto dal superpartito della guerra al motto beffardo: "Vedete? Anche i nonviolenti sono a favore del nostro intervento militare in Afghanistan!". Vorremmo che almeno adesso che quell'esperienza di governo e' finita, e si e' visto come, e con quali risultati, queste persone volessero finalmente riconoscere che il loro essersi prestate a sostenere la liceita' della guerra e delle stragi e' stato un tragico, tragico errore, e una complicita' non redimibile. Vivamente vorremmo che le meno peggiori di esse tornassero in se'. E se e quando torneranno in se stesse, per le migliori di loro potremmo dire che in questi due anni si erano distratte, confuse, addormentate (e il sonno eccetera): loro si', e noi no. Che per due anni non hanno saputo vedere le persone ammazzate dalla guerra: loro no, e noi si'. E' tutto qui. Ma senza quel loro sonno, quella loro cecita', forse degli esseri umani sarebbero ancora vivi. 4. LE ULTIME COSE. LUCIANO BONFRATE: DI UN NUOVO GALATEO Chi dice che la guerra e' criminale e' proprio inelegante e crepi pur l'afgano, che e' povero e ignorante. Chi dice assassino all'assassino e' certo un gran cafone e crepi pur l'afgano, la barba da caprone. Chi dice del razzista che e' razzista e' certo un impudente e crepi pur l'afgano, che tanto non val niente. Chi dice che e' golpista chi e' golpista impenitente e' un veteromarxista e crepi ognor l'afgano, e quello che l'avvista. Chi dice la parola veritiera e' certo un gran villano e crepi ancor l'afgano, mane e sera. 5. LE ULTIME COSE. BENITO D'IPPOLITO: FRATTANTO Mentre le stragi, le stragi sono in corso delle stragi i mandanti e i complici delle stragi si irritano alquanto con chi dichiara assassini gli assassini e contro la guerra chiama ancora alla lotta. 6. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: DAL PARLAMENTO AFGANO UN'ACCUSA ALLA NATO DI ARMARE I TALEBANI [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 16 aprile 2008, dal titolo "Afghanistan, la Nato arma i talebani?" e il sommario "Casse piene di armi paracadutate in territorio talebano". Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in qualita' di inviato] La commissione Sicurezza Interna del parlamento afgano ha formalmente accusato la Nato di armare la guerriglia talebana, dichiarando non veritiera la versione dei fatti fornita dai comandi alleati riguardo un grosso rifornimento di armi caduto "per errore" in mano ai ribelli. * "Un piano Nato per devastare l'Afghanistan" Secondo Zalmai Mujaddedi, presidente della commissione, nella notte tra il 27 e il 28 marzo scorsi elicotteri kazachi affittati dalla Nato hanno caricato all'aeroporto militare di Kandahar casse contenenti centinaia di kalashnikov, lanciarazzi e mezzo milione di munizioni, per poi paracadutarli in territorio talebano nel distretto di Arghandab, provincia di Zabul. La commissione parlamentare afferma che il comandante talebano locale, mullah Muhammad Alam, aveva predisposto misure di sicurezza nel luogo esatto della consegna, tali da escludere la tesi alleata dell'errore. "E' stupefacente che il comandante mullah Alam, proprio quella notte, si trovasse in una casa a cento metri dal luogo in cui sono state paracadutate le casse dagli elicotteri. Se si fosse trattato di un errore, allora spiegatemi chi ha avvertito mullah Alam di recarsi esattamente in quel luogo. Non e' la prima volta che sentiamo parlare di forniture di armi ai talebani da parte della Nato. Le forze d'occupazione straniere stavano operando per i propri interessi sulla base di piani volti a devastare l'Afghanistan". L'onorevole Hamidullah Tokhi, parlamentare eletto nella provincia di Zabul, ha confermato le dichiarazioni di Zalmai Mujaddedi. * Versione ufficiale: casse cadute per errore La commissione parlamentare si e' espressa dopo che il portavoce della missione Nato-Isaf, il generale Carlos Branco, era stato costretto domenica a commentare le notizie che circolavano da giorni su armi Nato cadute in mano ai talebani, ammettendo che la cosa era effettivamente accaduta, ma per un errore sul quale si sta investigando. La presa di posizione dell'organo parlamentare afgano ha subito suscitato la reazione degli Stati Uniti. L'assistente del segretario di Stato Usa, Richard Boucher, ha dichiarato che le affermazioni della commissione sono "infondate" e "prive di logica". Il direttore dei servizi segreti afgani, Amrullah Saleh, e' intervenuto spiegando che le casse di armi erano destinate a una postazione dell'esercito afgano nella zona di Ghazni, molto piu' a nord, e che durante il viaggio una delle casse e' accidentalmente caduta da uno degli elicotteri in territorio talebano. * A proposito di armi per l'esercito afgano. Da mesi la Nato, o meglio gli Stati Uniti, hanno imposto all'esercito afgano di dimettere i fucili kalashnikov, rifornendo tutti i battaglioni di fucili M-16 made in Usa, con annesse munizioni. 7. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: RUSSIA, CINA, IRAN CONTRO LA NATO [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 18 aprile 2008, dal titolo "Afghanistan, la Sco sfida la Nato" e il sommario "Russi, cinesi, iraniani e uzbechi avviano il dialogo con i talebani"] Il vento sta cambiando in Afghanistan. La Russia e le altre potenze regionali in passato coinvolte nelle vicende afgane (la Cina, l'Iran, l'Uzbekistan e le altre repubbliche centrasiatiche) finora non si erano mai immischiate nel conflitto dell'Afghanistan post-11 settembre. Ultimamente, invece, stanno iniziando a criticare apertamente la fallimentare strategia Usa-Nato di guerra a oltranza. E a proporre una soluzione negoziale a questa guerra che, altrimenti, rischia di durare piu' di quella dei tempi dell'invasione sovietica. * La riedizione del "Sei piu' Due". Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli appelli al dialogo con i talebani da parte di questi Paesi, tutti membri o quasi (Iran e Turkmenistan) dell'alleanza "anti-Nato": la Sco, Shanghai Cooperation Organization. Si tratta degli stessi che nella seconda meta' degli anni Novanta tentarono, inutilmente, di far dialogare l'Alleanza del Nord - da essi sostenuta - e i talebani - che invece erano all'epoca appoggiati da Stati Uniti e Pakistan. A questo scopo nel 1997 si formo' il cosiddetto gruppo dei "Sei piu' Due", che comprendeva i sei Paesi confinanti con l'Afghanistan (Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Cina e Pakistan) piu' Russia e Stati Uniti. Al summit Nato di Bucarest dello scorso 2-4 aprile, il presidente russo Vladimir Putin e quello uzbeco Islam Karimov hanno espressamente chiesto di ridare vita alla formula del "Sei piu' Due" per avviare un negoziato con i talebani. La proposta pare sia stata accolta favorevolmente dal Pakistan, ma ha suscitato reazioni gelide da parte di Washington. * Il dialogo con i talebani e' gia' iniziato A quanto pare, pero', russi, cinesi e compagni non hanno aspettato l'autorizzazione degli Usa e della Nato, e si sono messi all'opera gia' da tempo. O meglio, hanno messo all'opera quelli che erano i loro referenti in Afghanistan negli anni Novanta: l'Alleanza del Nord, oggi nota come Fronte Nazionale Unito (Unf), ovvero il partito di opposizione al sempre piu' debole governo di Hamid Karzai. Domenica scorsa, il portavoce dell'Unf, Sayyed Agha Hussein Fazel Sancharaki, ha rivelato che negli ultimi mesi alti esponenti del partito - tra cui i leader storici dei tagichi del Panjsheer, l'ex presidente Burhanuddin Rabbani e l'ex ministro della Difesa Mohammed Qasim Fahim - hanno avuto ripetuti incontri con esponenti talebani di "alto livello" al fine di "avviare un negoziato per risolvere il conflitto afgano". Sancharaki ha detto che l'Unf sta gia' lavorando alla composizione di una squadra di negoziatori. 8 AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI. L'AMBASCIATORE PACHISTANO NELLE MANI DEI TALEBANI [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente "breve" del 19 aprile 2008, ore 11:56, dal titolo "Video dell'ambasciatore pakistano catturato dai talebani trasmesso su al Arabiya"] L'ambasciatore pakistano in Afghanistan, Tariq Azizuddin, scomparso lo scorso febbraio, e' apparso oggi in un video trasmesso dall'emittente al Arabiya. Nel video, il diplomatico dice di essere stato rapito dai talebani, e invita il proprio governo a venire incontro alle richieste dei suoi sequestratori. L'ambasciatore ha inoltre reso noto di soffrire per alcuni problemi di salute. 9. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI. ARRESTI IN MASSA DI PACHISTANI [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente "breve" del 19 aprile 2008, ore 12:47, dal titolo "Arrestati 68 pachistani per possibili legami con i talebani"] Le autorita' afgane hanno riferito oggi di aver arrestato 68 immigrati pachistani, entrati ieri nella provincia meridionale di Kandahar senza identificarsi. Kabul avrebbe ricevuto notizia di una possibile infiltrazione di uomini legati ai talebani da parte dei servizi pachistani. I 68 sarebbero ora sotto la custodia della polizia per accertamenti. Il confine tra Afghanistan e Pakistan e' attraversato giornalmente da numerose persone senza documenti. 10. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI. URANIO IMPOVERITO [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente "breve" del 19 aprile 2008, ore 16:59, dal titolo "Governo annuncia inchiesta su possibile uso di uranio impoverito da parte di truppe Usa"] Le autorita' afgane hanno comunicato oggi l'apertura di un'inchiesta sul possibile uso di uranio impoverito da parte delle forze Usa durante l'invasione anti-talebana del 2001. Le prime fasi del conflitto furono caratterizzate da pesanti bombardamenti, soprattutto nella regione orientale di Tora Bora, dove potrebbero essere stati usati proiettili con uranio impoverito, un materiale a basso contenuto di radioattivita' necessario per perforare le blindature degli automezzi. Da allora, le autorita' hanno registrato numerose malformazioni alla nascita che potrebbero essere legate al fenomeno. 11. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI. LA STRAGE QUOTIDIANA [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente "breve" del 19 aprile 2008, ore 17:22, dal titolo "Bomba nel distretto di Shahjoy, 3 morti e un ferito"] Una bomba piazzata al lato della strada ha ucciso tre civili ferendone un altro nel distretto di Shahjoy, presso la provincia meridionale di Zabul, secondo quanto riferito dalle autorita' afgane. La polizia ha accusato i talebani dell'attentato. Sempre oggi, un veicolo della compagnia di sicurezza DynCorp e' stato colpito dall'esplosione di un ordigno nei pressi del confine con il Pakistan. La compagnia ha reso noto che l'attentato non ha provocato danni alle persone. Dall'inizio del 2008, piu' di mille persone sono morte a causa della guerra in Afghanistan secondo le cifre fornite dalle autorita'. 12. INCONTRI. OGGI A RIMINI [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 9, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)] A Rimini domenica 20 aprile si terra' il seminario del Movimento Nonviolento su "Informazione e nonviolenza". Nell'ambito del Convivio dei Popoli la rivista "Azione nonviolenta" ha organizzato un importante seminario sul tema cruciale "Informazione e nonviolenza" per affrontare i seguenti aspetti: - Come influire sui mass media per un'informazione diversa e corretta sui temi pace/guerra? - Quale rapporto tra riviste cartacee e informazione web (blog, mailing lists, giornali web, ecc.)? - Quale futuro per le riviste "storiche" come la nostra? - La legge sull'editoria finanzia gli organi di informazione dei partiti, ma non tutela la stampa di movimento: come modificare una legge cosi' ingiusta? Alcuni giornalisti esperti del settore ci aiuteranno nella riflessione: Beppe Lopez, autore del libro La casta dei giornali; Roberto Natale, presidente dell Federazione nazionale della stampa italiana; Giuseppe Muraro, giornalista Rai. Introduce e modera: Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta". Il seminario si tiene a Rimini, domenica 20 aprile, dalle ore 10,30 alle 17,30 presso la "Sala degli Archi" che si trova sotto il porticato del Palazzo Comunale in piazza Cavour. La piazza si raggiunge a piedi dalla stazione in circa 10 minuti. Per chi arriva in macchina, si puo' parcheggiare nella adiacente piazza Malatesta. * Per ulteriori informazioni: "Azione nonviolenta", via Spagna 9, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 13. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 14. RIFLESSIONE. SAVERIO ANSALDI: LUCREZIO, BRUNO E LA "POLITICA DELL'AMORE" [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 dicembre 2007, col titolo "Metamorfosi amorosa della natura umana" e il sommario "Da oggi a Milano un convegno internazionale su 'Lucrezio nella Modernita''. La teoria dell'atomo del filosofo e poeta latino come base di una 'politica dell'amore', dove l'infinita potenza della vita e' fonte di una pratica della trasformazione sociale" riprendiamo uno stralcio della relazione di Saverio Ansaldi al convegno "Lucrezio nella modernita'" svoltosi il 13 e 14 dicembre 2007 all'Universita' di Milano-Bicocca (convegno cosi' presentato in una nota di Nicola Marcucci dal titolo "Lucrezio, l'incontro alla Bicocca di Milano" apparsa sullo stesso foglio: "Le diverse interpretazioni moderne di Lucrezio, seppur nella loro pluralita', sono legate da una comune condanna o, al contrario, dalla rivendicazione di una comune appartenenza, sotterranea ed eccentrica rispetto ai canoni della storiografia filosofica ufficiale. Spinoza ne ha tracciato con forza i confini: 'L'autorita' di Platone, di Aristotele e di Socrate - scrive a un suo superstizioso corrispondente - non ha per me gran valore. Sarei stato molto sorpreso se mi aveste citato Democrito, Epicuro, Lucrezio o qualche altro atomista o sostenitore dell'atomismo'. In una altra modernita', ma entro i medesimi confini perimetrati da Spinoza, Marx 'traduceva' Lucrezio, nel primo libro del Capitale, sottolineando come il valore, non potendo esser creato dal nulla, fosse piuttosto trasformazione di forza lavoro e come questa fosse 'anzitutto un complesso di sostanze naturali trasformate in organismo umano'. E' alla tante modernita' lucreziane e alla problematica definizione di questa comune appartenenza - caratterizzata dall'antifinalismo, dalla critica alle superstizioni religiose e all'antropomorfismo, dal rifiuto della filosofia come mera meditazione della morte - che sara' dedicato il convegno 'Lucrezio nella modernita''..."). Saverio Ansaldi e' docente e saggista; dalla medesima fonte riprendiamo la seguente scheda: "Saverio Ansaldi e' professore associato di Filosofia politica all'Universita' di Montpellier III - Paul Valery. Si e' occupato di filosofia tedesca (Schelling), di filosofia moderna (Spinoza) e lavora attualmente sulla filosofia politica del Rinascimento italiano (Machiavelli, Bruno, Campanella). Ha pubblicato articolo e saggi su Spinoza e Giordano Bruno (Spinoza et le baroque. Infini, desir, multitude, Kime', 2001; Nature et puissance. Giordano Bruno et Spinoza, Kime', 2006). Ha curato l'edizione francese dei Dialoghi d'amore di Leone Ebreo (Vrin, 2006) e tradotto in italiano Spinoza e il problema dell'espressione di Gilles Deleuze (Quodlibet, 1999). E' membro del comitato di redazione della rivista 'Multitudes'"] Scrive Giordano Bruno nel De Immenso, mentre il XVI secolo volge ormai al termine: "Quando, in estate, cadono dall'aere gocce di pioggia sulla Terra infuocata, battuta dall'Apulo e dal Libico, dalla polvere incotta nasce repentinamente la rana e uguaglia il numero delle gocce, tanto che tu potresti credere, mirando al suolo, che tante rane siano cadute dal cielo (...). Tale e' l'origine del serpente, del pesce, del topo, della rana gracidante, tale quella del cervo, della volpe, dell'orso, del leone, del mulo e dell'uomo". Di qui una visione del progresso dell'umanita' fondato sull'attivita' pratica e sulla conoscenza naturale, che Bruno e Lucrezio, poeti-filosofi, condividono. La civilta' e' sempre il risultato di una lotta e di una conquista, dal momento che l'uomo non gode di alcun privilegio metafisico e morale in un universo infinito in perenne trasformazione. Lucrezio e' una fonte e un punto di riferimento filosofico costante del pensiero di Bruno. Il De rerum natura e' citato sia nei dialoghi italiani che nelle opere latine. Gli aspetti principali del pensiero di Lucrezio presenti in Giodano Bruno possono essere chiaramente identificati. In primo luogo troviamo una teoria dell'atomo e del "minimo" come parti originarie e costituenti della materia. Questa teoria si innesta su una concezione dell'infinito fisico e cosmologico che implica a sua volta una critica del cosmo finito di derivazione aristotelica. Un altro punto essenziale riguarda la teoria di un'antropogenesi spontanea, vale a dire la nascita del genere umano a partire dai processi di aggregazione naturale degli atomi. Per Bruno, come per Lucrezio, l'umanita' costituisce una forma di vita fra le altre, sorta per effetto dei fenomeni naturali. * L'infinito materiale della vita Dei molti temi che caratterizzano l'uso bruniano del De rerum natura, tuttavia, uno merita di essere messo in luce con particolare attenzione. Si tratta della concezione dell'amore, che prende forma in Bruno a partire da un doppio movimento filosofico: da una parte, la tradizione platonica e neoplatonica (Marsilio Ficino e Leone Ebreo), dall'altra Lucrezio. Vale a dire che Bruno riunisce, in una sintesi originale, una visione puramente materialistica dell'amore, come quella lucreziana, e una visione animistica, quale si riscontra nei grandi autori neoplatonici del Rinascimento italiano. Il risultato di questa sintesi teorica e' cio' che potremmo definire una "politica dell'amore", che Bruno sviluppa in una delle sue ultime opere, il De vinculis del 1591. Qui, Bruno scrive che "tutti i vincoli si riconducono al vincolo d'amore, ne dipendono, riposano in esso (...) E' infatti manifesto che l'amore costituisce il fondamento di tutti gli affetti: chi non ama niente non ha di che temere, sperare, gloriarsi, insuperbirsi, osare, disprezzare, accusare, scusare, umiliarsi, emulare, adirarsi e aprire la porta ad altri esempi del genere. La materia ha dunque ampio campo; (...) e questa riflessione non si deve giudicare troppo lontana dalle norme della vita civile, dal momento che e' straordinariamente piu' estesa di quanto attiene alla mera norma della vita civile". Nel quadro della filosofia politica del Rinascimento, quella di Machiavelli s'intende, le affermazioni di Bruno sembrano prive di senso: l'orizzonte della politica e' quello dell'interesse, del conflitto e della guerra, dell'uso della forza e dello scontro. Potremmo quasi dire che Bruno non coglie i fondamenti reali della politica e che probabilmente intende parlare d'altro. Ma in realta' si tratta di comprendere il senso esatto della sua nozione: che cos'e' e su cosa si fonda una "politica dell'amore"? Quali i suoi principi e i suoi presupposti? L'azione politica, per Bruno, poggia innanzitutto sulla materia vivente che costituisce la trama dell'universo infinito. Il "modello" della vita politica e' rappresentato dall'universo infinito materiale, attraversato dalla potenza inesauribile della vita. E la vita cosmica non e' altro che amore, poiche' tutte le cose che vivono nell'universo infinito sono "vincolate" e strette le une alle altre dalla forza dell'amore. L'amore e' la potenza cosmica che connette tutti gli esseri dell'universo, dai pianeti alle stelle, dai vegetali all'uomo. Per Bruno, che riprende qui Marsilio Ficino, la potenza dell'amore e' una vera e propria possibilita' permanente di trasformazione e di metamorfosi: l'amore e' una forza che rigenera e rinnova, e' la resurrezione immanente della natura infinita. Perche', allora, la materia vivente e "amorosa" diventa il modello della vita politica? Perche' si tratta per Bruno di riprodurre, nella politica e nella vita civile, i vincoli d'amore che legano gli esseri nell'universo infinito. Questo il significato straordinario della sua tesi, per cui la finalita' della politica consiste nel perfezionare in modo esponenziale la potenza della natura umana, pratica e teorica, definita dai vincoli d'amore. Quei vincoli, cioe', che costituiscono le metamorfosi "sociali" e che permettono le trasfomazioni incessanti della natura umana, secondo i ritmi e le variazioni della natura infinita. Il fine della politica si trova proprio nella necessita' e nell'imperativo di favorire al massimo le possibilita' di metamorfosi e di trasformazione dell'uomo e della sua natura. Ecco perche' il "vincolo sociale" non puo' essere altro che un vincolo d'amore, vale a dire un processo di cambiamento fondato sulla rigenerazione permanente delle forme della vita umana: affettive, economiche, giuridiche. La politica non deve difendere un ordine naturale originario e normativo o promuovere un vitalismo primitivistico cosi' come elaborato dal filosofo conservatore Oswald Spengler; essa deve piuttosto costruire un "mondo" all'interno del quale la natura umana possa vivere affermando ed esprimendo tutte le sue possibilita' e tutte le sue potenzialita'. Le metamorfosi della natura umana costituiscono in tal senso la sola e unica "utilita'" della vita politica: la potenza umana e' "utile" quando vive e si nutre dei vincoli d'amore. L'"uso" della vita umana - ed e' questo probabilmente l'aspetto piu' sovversivo del pensiero di Bruno - non rimanda all'ordine trascendente dell'agostiniana "citta' di Dio" o all'ordine legale del "dio mortale" di Hobbes. Si radica invece nel ritmo incessante delle metamorfosi infinite della materia vivente, con le sue variazioni e le sue vicissitudini. L'uso comune della vita umana e' l'amore della metamorfosi, e in questo amore la politica rivela la sua piu' profonda e legittima utilita'. La politica deve quindi essere all'origine di una "vita nuova", di un uso della vita umana come resurrezione materialistica dei corpi e delle menti, attraverso l'amore dei vincoli comuni che ci legano gli uni con gli altri. Vincoli che non sono propri dei soli esseri umani. Tutti gli esseri naturali sono uniti dall'amore cosmico. L'utilita' della politica deve quindi coinvolgere la "natura" nel suo complesso. Si potrebbe affermare che la politica umana, per Bruno, deve essere un effetto necessario della potenza infinita della natura; la natura non e' "oggetto" della politica (non si tratta, con Heidegger, di prendersi "cura" della natura, o di "difenderla", con Jonas e il suo principio di responsabilita') ma e' piuttosto la politica a essere prodotta dalla natura infinita come infinito processo di metamorfosi. * Una luce sulla vita errante La politica e' solo un aspetto o un'"ombra", per utilizzare una terminologia bruniana, dell'amore infinito e della vita che si rinnova costantemente nella materia dell'universo. La vita nuova dell'amore e dei suoi vincoli e' la legge che ogni politica dovrebbe poter applicare, poiche' tale legge e' l'unica forma di vita adeguata all'uso comune e giusto della natura infinita. Entro un universo ormai privo di gerarchie e di ordini trascendenti, Bruno scopre le regole di una vita nuova, "vincolata" all'utilita' comune che non rimanda ne' al concetto d'interesse ne' a quello di profitto. Facendo del vincolo d'amore il solo e unico imperativo categorico della politica, Bruno mette in luce il rapporto di "cooperazione" fra la natura umana e finita da un lato e la materia infinita dall'altro, che l'azione politica deve costantemente costruire e inventare, contro ogni forma di ingerenza e di dominio, ideologico, culturale, economico o teologico. La filosofia politica di Giordano Bruno rappresenta cosi', all'interno della tradizione del pensiero moderno, una vera e propria "utopia", una sorta di non-luogo, estraneo tanto al nascente realismo dello Stato assoluto di Bodin e di Hobbes, quanto all'universalismo cattolico di Campanella o al progressismo scientifico di Bacon. Essa occupa una zona d'ombra, dalla quale si irradia la luce di una vita nomade ed errante, impegnata nella ricerca dei vincoli d'amore, nelle metamorfosi incessanti del mondo. 15. LIBRI. ELA MASCIA INTERVISTA MARIA ROSA CUTRUFELLI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org), col titolo "Intervista a Maria Rosa Cutrufelli. Il Novecento delle donne" e il sommario "Le conquiste del secolo scorso attraverso una genealogia femminile" Ela Mascia e' una figura storica del femminismo, partecipe di molte rilevanti esperienze. Maria Rosa Cutrufelli e' nata a Messina e vive a Roma, intellettuale impegnata nel movimento delle donne, ricercatrice, saggista, narratrice, giornalista, direttrice di "Tuttestorie", rivista di narrativa di donne. Opere di Maria Rosa Cutrufelli: L'invenzione della donna, Mazzotta, Milano 1974; L'unita' d'Italia: guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud, Bertani, 1974; Disoccupata con onore. Lavoro e condizione della donna, Mazzotta, Milano 1975; Donna perche' piangi, Mazzotta, Milano 1976; Economia e politica dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980; Il cliente. Inchiesta sulla domanda di prostituzione, 1981; Mama Africa. Storia di donne e di utopie, Feltrinelli, Milano 1989; La Briganta, La Luna, Palermo 1990, Frassinelli, Milano 2007; Il denaro in corpo, Marco Tropea Editore, Milano 1996; (a cura di), Nella citta' proibita, Marco Tropea Editore, Milano 1997, Net, Milano 2003; Lontano da casa, Rai, 1997; Canto al deserto. Storia di Tina, soldato di mafia, Longanesi, Milano 1994, Tea, Milano 1997; Il paese dei figli perduti, Marco Tropea Editore, Milano 1999; Giorni d'acqua corrente. Quando la vita delle donne diventa racconto, Pratiche Editrice, Milano 2002; Terrona, Citta' Aperta, Troina (En) 2004; La donna che visse per un sogno, Frassinelli, Milano 2004; D'amore e d'odio, Frassinelli, Milano 2008] Maria Rosa Cutrufelli si e' gia' dimostrata eccellente narratrice di romanzi storici con La donna che visse per un sogno (2004) e con La briganta (2005) e nel suo ultimo libro D'amore e d'odio (Frassinelli, pp. 461, 18 euro) interviene sulla storia del nostro Novecento. E' una narratrice attenta e poetica e lo dimostra con questo romanzo singolare che supera l'insidiosa concorrenza di un genere che sta avendo un gran successo di pubblico. Il romanzo storico coniuga raramente il desiderio di raccontare cio' che siamo stati con i fatti storici senza cadere nella tentazione di modificarli. Non e' il caso del romanzo della Cutrufelli che rivisita il passato con sguardo critico ed offre una sua personale visione dei piccoli e grandi eventi umani. I periodi piu' contrastati del Novecento, i fatti della prima guerra mondiale, e poi il fascismo e la sua caduta, gli incerti inizi della democrazia del dopoguerra fino ai fatti a noi vicini vengono indagati attraverso le vite delle protagoniste con grande senso di comprensione femminile. Iniziamo la nostra intervista con l'autrice di D'amore e d'odio, partendo dalla sua scelta di raccontare il secolo scorso. * - Ela Mascia: Il libro inizia col racconto della vita di due sorelle nei primi decenni del secolo e prosegue con la storia delle figlie, delle nipoti e delle pronipoti, fino all'alba del Duemila... E' una metafora per raccontare la storia della liberta' femminile? - Maria Rosa Cutrufelli: Il Novecento e' stato definito "il secolo delle donne". E in effetti si e' aperto con le donne in posizione di "eterne minorenni", sottoposte in famiglia all'autorita' maritale, senza diritti di cittadinanza, e si e' chiuso con l'affermazione della liberta' e della forza femminile (anche se siamo ancora per molti versi "il secondo sesso"). Io ho voluto raccontare questo passaggio di civilta', con le sue luci e le sue ombre... E ho voluto anche indagare il cambiamento avvenuto nel rapporto (privato e pubblico) tra donne e uomini, e per farlo ho utilizzato la forma del romanzo non solo perche' mi e' congeniale, ma perche' e' l'unica che permette, attraverso la messa in scena dei sentimenti, di illuminare le zone piu' oscure (e talvolta contraddittorie) del nostro animo. E' questo il fascino della scrittura creativa, che ci consente di immergerci in acque proibite ad altre forme di narrazione. Insomma, il Novecento e' stato un secolo crudele, di guerre e campi di concentramento, ma anche un secolo di passioni positive e noi donne l'abbiamo indubbiamente dimostrato con la nostra rivoluzione che non prevede e non vuole spargimento di sangue. In conclusione, si': il mio libro puo' essere letto anche come il romanzo della liberta' femminile, con tutti i suoi slanci e le sue reticenze, i suoi dubbi e le sue appassionate affermazioni. * - Ela Mascia: Delina, l'ultima delle sette protagoniste, parla di vita e di arte. Ha un particolare significato tale chiusa? - Maria Rosa Cutrufelli: E' vero, Delina e' un personaggio a se'. Fa parte della genealogia femminile che disegno nel romanzo, ma e' una figura particolare, essendo una specie di "figlia adottiva". Da questa sua posizione un po' eccentrica rispetto alle altre protagoniste, Delina vede con maggiore chiarezza i problemi che il Novecento lascia insoluti e che rischiano di generare nuove tragedie. Forse proprio per questa sua lucidita' e' un personaggio che ho molto amato e a cui ho attribuito il mio stesso amore per l'arte, in tutte le sue espressioni. Delina e' una fotografa e la sua ricerca di un modo etico di affrontare l'esperienza artistica in qualche modo mi appartiene. * - Ela Mascia: C'e' qualcosa nella storia delle protagoniste che riconosci come tuo? - Maria Rosa Cutrufelli: Sono nata intorno alla meta' del secolo, percio' sono anch'io una donna del Novecento e ho vissuto le stesse speranze (e a volte gli stessi disinganni) delle mie eroine. Rileggendo il romanzo nella sua versione definitiva, ho pero' trovato una citazione che potrei sottoscrivere come mia propria. E' Delina che parla e si rivolge ad una ragazza molto piu' giovane, citando la frase di un'importante filosofa del Novecento, cioe' della spagnola Maria Zambrano. La Zambrano dice, pensando al rapporto con le giovani: "le radici devono avere fiducia nei fiori". Una lezione di ottimismo? Forse. O forse soltanto la voglia (e la necessita') di riconoscere il valore dell'esperienza femminile e di trasmetterla alle generazioni di donne che vivranno nel nuovo secolo. 16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 17. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 431 del 20 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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