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Voci e volti della nonviolenza. 168
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 168
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 15 Apr 2008 16:29:45 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 168 del 15 aprile 2008 In questo numero: 1. Gaetano Arfe': Giustizia e Liberta' (parte seconda e conclusiva) 2. Et coetera 1. GAETANO ARFE': GIUSTIZIA E LIBERTA' (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Dal sito www.ossimoro.it riprendiamo il seguente intervento di Gaetano Arfe' dal titolo "Giustizia e Liberta': la storia di uomini che non trionfarono mai, ma che non furono mai vinti"] Sono qui le ragioni della forza e della debolezza del Partito d'Azione, un partito d'eccezione per tempi di eccezione. Protagonista nella guerra di liberazione, esso va infatti in frantumi a un anno dall'insurrezione, dopo aver dato all'Italia liberata il primo presidente del Consiglio. La sparuta pattuglia dei suoi eletti alla Costituente riuscira' ancora, tuttavia, a dare un contributo di straordinaria importanza alla elaborazione della carta costituzionale e valga per tutti il nome di Piero Calamandrei, che della Costituzione fu tra i maggiori artefici nell'aula di Montecitorio, il piu' strenuo difensore dei suoi dettami nella battaglia politica e parlamentare, il piu' appassionato divulgatore dei suoi principi nel paese. La sconfitta del governo Parri e' un momento della piu' vasta sconfitta delle avanguardie della Resistenza europea, e' il trionfo del realismo politico delle grandi potenze e delle grandi formazioni politiche che ad esse ideologicamente e politicamente fanno capo, quel realismo che regalera' al mondo l'equilibrio della guerra fredda e delle contrapposizioni frontali che spaccano la Resistenza all'interno dei maggiori paesi europei, in prima linea Italia e Francia. Il disegno di Parri della rigenerazione nazionale nel segno di una rivoluzione democratica si scontra col composito fronte della conservazione, sulla quale grava l'ipoteca della destra monarchica, clericale, neofascista, massicciamente presente nel paese. Non avra' dalla sua parte le forze della sinistra, egemonizzata e diretta da un partito comunista inserito senza riserve in una strategia che ha a Mosca il suo centro e sulla quale minima, se non pari a zero, e' la sua capacita' di intervento. La ricostruzione sara' percio' anche restaurazione. L'integrazione europea, nel cui quadro Parri collocava il suo disegno, partira' tardivamente e prendera' le mosse da tutt'altri impulsi. Il Partito d'Azione - e' la ragione della sua debolezza - non puo' in queste circostanze sopravvivere senza snaturare se stesso. E cosi' esso si scioglie in un congresso composto e commosso, in un clima di reciproca rispettosa comprensione degli elementi di contraddittorieta' che ciascuna scelta ha in se'. Non ci saranno strascichi penosi di risentimenti settari. Il Partito d'Azione si dissolve, non si dissolve l'ethos politico che esso ha incarnato e che ha costituito nella fase piu' tragica della storia d'Italia il suo elemento di forza. Non e' un'espressione libresca e tantomeno retorica, non e' uno scolastico ritorno alla metodologia crociana. Nei grandi momenti storici, quando necessariamente intensa e' la partecipazione collettiva agli eventi, quando le idee dei pionieri e dei martiri trovano conferme nei fatti, sorgono e prendono consistenza movimenti dove fermenti nuovi si concentrano, maturano, esprimono aspirazioni largamente diffuse, che si compongono in principi e valori, che generano culture, che ispirano norme etiche. * Nell'ambito della Resistenza la tradizione giellista diventa il luogo nel quale questo fenomeno piu' compiutamene si esprime, perche' non gravato, come accade ai socialisti, da ideologie ereditate, con tutto quello di positivo ma anche di negativo che questo comporta, perche' non vincolato, come accade ai comunisti, dalla ferrea disciplina che li lega, ideologicamente e sentimentalmente, oltre che politicamente al partito-guida e allo stato-guida e li fa strumenti di una strategia internazionale il cui centro sta fuori e sopra di loro. E' per questo che l'antifascismo si costituisce in autonomo sistema di principi e di valori intorno al nucleo ideale della tradizione azionista, intesa in senso lato, che ingloba in se' il filone di moderno socialismo che va da Matteotti, l'eroe di Rosselli, a Colorni, che l'azionista Norberto Bobbio ha immesso nel circolo della cultura filosofica e politica. E' questa la linea di discrimine nei confronti dell'antifascismo comunista: le conquiste di liberta' e di giustizia non passano per la dittatura del proletariato; l'internazionalismo non e' obbedienza passiva al partito-guida e al suo infallibile capo, e' innanzitutto europeismo e non ha bisogno di uno stato-guida, il rapporto tra cultura e politica e' dialettico scambio che non ammette dogmi e non tollera direttive burocratiche di gerarchie partitiche. A questo dato sono riconducibili certi tratti che caratterizzano i comportamenti politici della diaspora azionista, al di la' della diversita' delle scelte dei singoli militanti e dei gruppi. Parri vota per l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico, consapevolmente andando incontro alla condanna, per lui dolorosa, della Resistenza social-comunista, rompe l'unita' della organizzazione partigiana e fonda la Fiap, in contrapposizione all'Anpi, per sottrarre al controllo del comunismo di osservanza staliniana la tradizione antifascista e resistenziale e preservarne cosi', come di fatto e' avvenuto, il potenziale unitario. Riccardo Lombardi, di fresco entrato nel Partito socialista, si cimenta, con l'appoggio di Alberto Jacometti, nella temeraria impresa di rovesciarne la maggioranza frontista, sull'onda della volonta' di riscossa autonomista dopo la sconfitta del 18 aprile. Fu un successo effimero, che pago' con anni di isolamento: aveva avuto il torto di aver ragione prima del tempo. Codignola e Calamandrei scelgono il versante socialdemocratico, trattati, diceva Codignola, come meteci, gli stranieri nell'antica Grecia ai quali veniva riconosciuta una cittadinanza dimezzata, la liberta' ma non i diritti politici. "Il Ponte", la rivista fondata da Calamandrei, al suo fianco Enzo Enriques Agnoletti, Codignola editore, e' la sola rivista italiana di cultura politica che ha respiro europeo, che si sottrae all'egemonia comunista e la contrasta con successo, che non fa dell'anticomunismo una ideologia, che difende, con armi manovrate da un maestro del diritto dell'altezza di Piero Calamandrei, tutte le liberta' dall'offensiva preannunciata da Mario Scelba contro il "culturame" democratico, laico e protestantico, in nome di un clericalismo rozzo e provinciale, esaltato dal voto del 18 aprile. Bobbio impegna coi comunisti un serrato dibattito, aperto allo scambio, ma rigidamente intransigente nell'avversione alle dottrine e alle pratiche dello stalinismo, immette autorevolmente nella cultura politica di sinistra autori che socialisti e comunisti avevano ignorati, come Rodolfo Mondolfo e Colorni. * Parri, tenace e infaticabile, facendo appello innanzitutto a storici, come egli diceva, senza galloni, fonda l'Istituto per la storia del movimento di Liberazione, costruisce la rete degli Istituti di storia della Resistenza. Nella sua memoria era vivo il ricordo - fu lui a parlarmene - dell'apporto che avevano dato le Societa' di Storia Patria alla creazione e alla diffusione del mito che Benedetto Croce defini' "l'epopea sabaudo-garibaldina" e al consolidamento, su di esso, del consenso alla monarchia liberale. Con i suoi Istituti, Parri volle e seppe superare di gran lunga il modello, per rigore di metodo, per efficienza organizzativa, per impegno civile, sottraendo il patrimonio etico-politico della Resistenza a strumentalizzazioni di parte, facendone al tempo stesso, senza forzature, strumenti di enorme importanza ai fini della motivazione storica del mito della Resistenza quale "secondo Risorgimento" e della formula della Costituzione come "nata dalla Resistenza". Con gli scritti, con i discorsi, con le epigrafi, Calamandrei si fa il grande propagandista di queste idee, il poeta in prosa: quel che fu Carducci, ha notato Aldo Garosci, per il Risorgimento. Parlare degli azionisti dopo la fine del loro partito come degli "utili idioti" del comunismo staliniano e' offesa che si reca non a loro ma alla verita' della storia. Quel che c'e' di vero e' che anche negli inverni piu' rigidi della guerra fredda la loro opposizione al comunismo non concede mai nulla allo spirito di crociata dell'anticomunismo professionale. C'e', certamente, tra le componenti di questo atteggiamento un sentimento di solidarieta' combattentistica nato e alimentato dalla conoscenza diretta dell'eroismo di cui i comunisti hanno dato prova nella Resistenza. Prevalente e determinante e' pero' la convinzione che il problema di fondo di cui la Resistenza ha posto le premesse, ma non ha risolto, quello ereditato dal Risorgimento di una rigenerazione d'Italia nel segno della democrazia, esige l'apporto attivo delle forze che il comunismo rappresenta, esige l'innesto nel patrimonio etico-politico della nazione, a conclusione di un processo di revisione, di depurazione, di decantazione, dell'apporto di idee, di valori, di sacrifici, della tradizione comunista italiana, da Gramsci ai fratelli Cervi. * La storia della diaspora azionista e' assai frastagliata. E' storia difficile da ricostruire, di gruppi non piu' collegati tra loro se non da relazioni personali, di personaggi che scelgono collocazioni politiche diverse o che abbandonano la politica militante: li ritroviamo questi - e spesso vi eccellono per capacita' e per rigore - nelle universita', nelle professioni, nella magistratura, tra i pochi grands commis degni di questo titolo: ultimo esempio Carlo Azeglio Ciampi. Ma e' una presenza che non viene mai meno e che riemerge nei momenti difficili lungo una linea di continuita' che non si puo' attribuire al caso. Nel '53 la pattuglia che aveva trovato ospitalita' nella socialdemocrazia ne esce per ingaggiar dura battaglia - chiedo scusa ai politologi e ai politici che hanno scoperto le virtu' del sistema maggioritario - contro la legge elettorale passata alla storia come legge-truffa - e qui chiedo scusa agli ideatori di essa, che furono mossi da una ragion politica i cui moventi erano contestabili ma non truffaldini. Intorno a Tristano Codignola che promosse l'operazione e a Ferruccio Parri si raduno', col concorso di molti giovani, la diaspora azionista, ne nacque il movimento di "Unita' popolare" col preciso e dichiarato intento di impedire lo scatto della legge, in obbedienza a una questione di principio: il rispetto della volonta' popolare quale espressa dalle urne, a una ragione politica opposta a quella della maggioranza: evitare che si approfondisse il solco che aveva diviso il paese nel 1948 e che si rinsaldasse la catena dell'assedio intorno alla sinistra frontista. E quel gruppo dette un contributo quantitativamente modesto ma elettoralmente determinante ai fini del rigetto della legge, stimolo' la svolta autonomista del Partito socialista nel quale il movimento conflui' dopo il congresso di Venezia. Riccardo Lombardi ebbe al suo fianco non pochi di essi nel corso del dibattito politico e nel lavoro di elaborazione programmatica che sfocio' in quel centro-sinistra che oggi appare come circonfuso di un alone da ottobre rosso rispetto al centro-sinistra che saremo chiamati a votare. Fu l'antifascismo azionista - e' un punto questo che meriterebbe un'attenta e metodologicamente difficile ricerca - che dette una sua forte impronta a quella operazione di immissione tra le masse della tradizione antifascista e di saldatura tra due generazioni, che ebbe il suo momento di maggiore intensita' nel '60, nella lotta contro il governo Tambroni. L'ideologia resistenziale comunista strumentalmente intrisa di elementi contraddittori tenuti insieme dalla "boria di partito" ne ebbe la spinta a un processo di decantazione, cui dialetticamente contribuirono anche le contestazioni di sinistra, di cui Parri non condivise le ragioni ma intese e difese la ragion d'essere. La crisi del centro-sinistra - di cui fui quale direttore dell'"Avanti!" leale sostenitore e non me ne pento - su uno sfondo che oggi appare assai piu' torbido e minaccioso di quanto allora si potesse intuire, ripropone in termini politici e non piu' etico-politici, il problema del rapporto coi comunisti. Gli uomini dell'azionismo sono in prima fila. Nel Partito socialista Riccardo Lombardi organizza la sua corrente di opposizione nel segno dell'alternativa, a coronamento di una riorganizzazione unitaria della sinistra. A conclusioni non dissimili giungera', a suo tempo, anche Francesco De Martino, capo della maggioranza, segretario del partito, che del centro-sinistra aveva fatto diretta esperienza quale vicepresidente del consiglio e che giochera' coraggiosamente e consapevolmente le sue fortune politiche sulla formula degli "equilibri piu' avanzati", del coinvolgimento comunista nella direzione politica del paese. * L'episodio di maggior rilievo, in questa nuova fase, e' legato, ancora una volta, al nome di Ferruccio Parri. Egli era stato il primo a prendere le distanze dalla politica nenniana per passare alla opposizione aperta al centro-sinistra. Infaticabile e tenace come sempre - "la mia sola qualita' e' la testardaggine", egli diceva - Parri tesse la sua rete, lancia un appello alle forze disperse dell'antifascismo, fonda una rivista, "L'Astrolabio", da' vita alla Sinistra indipendente. L'interlocutore e' Enrico Berlinguer. I suoi candidati sono eletti nelle liste del Partito comunista che accetta un consistente sacrificio della propria rappresentanza parlamentare, accompagnandolo al riconoscimento formale e sostanziale dell'autonomia politica della nuova formazione. La storia della Sinistra indipendente e dei suoi rapporti col Partito comunista e' ancora da scrivere, nei suoi aspetti di collaborazione politica e in quelli, meno visibili, di compenetrazione delle idee. Ma non c'e' bisogno di ricerche per cogliere l'importanza che a questo processo si collega anche l'azionista Altiero Spinelli, l'uomo di Ventotene, confluito dopo lunga odissea - Ulisse era il suo eroe - nelle file della Sinistra indipendente. Con la baldanza velata dall'ironia che lo distingueva, ma che in questo caso non era ingiustificata, egli spiego' la sua scelta dicendo che erano stati i comunisti ad andare a lui e non lui ai comunisti. Il suo vanto era quello di aver convertito all'europeismo prima De Gasperi, poi Nenni, infine Berlinguer. I tramiti per l'ultima conquista erano stati Giorgio Amendola e Umberto Terracini. E in realta' e' da lui che viene l'ultima spinta al processo di nazionalizzazione del partito comunista, questa volta per la via maestra della sua europeizzazione. Sara' lui ad accreditarlo e a legittimarlo in sede europea, promuovendo e guidando nel parlamento di Strasburgo la grande battaglia per l'unione politica d'Europa, facendo approvare, col voto di una maggioranza da lui costruita pezzo per pezzo, con tutti gli strumenti disponibili, un progetto di trattato in grado di dare sbocco politicamente e tecnicamente adeguato ad una necessita' storica e ridotto poi dai governi d'Europa al rachitico e asfittico mostriciattolo di Maastricht. * La scomparsa di Berlinguer, cui segue a breve distanza quella di Spinelli, la defenestrazione di Natta, segnano l'inizio del malinconico declino dell'ultimo tentativo di Parri. Il nuovo gruppo dirigente del Partito comunista in via di metamorfosi, con l'autolesionismo proprio degli ignari e degli ignavi, procede alla liquidazione di una eredita' troppo pesante per le sue gracili spalle. La formazione creata da Parri finisce nella fossa comune, senza neanche l'onore di un necrologio. L'operazione si colloca nel quadro del reaganismo e del tatcherismo trionfanti e della offensiva ideologica ideata da Bettino Craxi e condotta con grande rozzezza culturale ma con superiore intelligenza tattica. Craxi precorre Occhetto, nella cancellazione della tradizione azionista, isolando in un vigilato ghetto De Martino e Lombardi, espellendo Codignola e Enriques Agnoletti, provocando il distacco dal suo partito di Vittorio Foa e di chi vi parla, epurando la storia del partito socialista, fino a oscurare Turati sotto la grande ombra di Garibaldi: il tutto nel segno di un anticomunismo postumo che sembrava non avere piu' alcun senso nel momento in cui i motivi della insidia comunista alla democrazia e della minaccia sovietica al mondo libero erano ormai venuti a mancare. In realta', l'obiettivo perseguito e conseguito e' quello di dare motivazione ideologica al passaggio dalla repubblica nata dalla Resistenza a quella che ha ancora i tratti di un identikit confuso e incompiuto, vagamente minaccioso. * Il ciclo storico apertosi con la prima guerra mondiale si e' chiuso, alla storia appartiene ormai il problema di una storia d'Italia da correggere, di un nuovo Risorgimento da conquistare che fu il denominatore comune dell'interventismo, di quello nazionalistico, di quello democratico, di quello rivoluzionario. La storia non risolve i problemi, ma neanche li seppellisce e il circolo dialettico che essa perennemente instaura con la politica e' inesauribile. Rosselli e Parri fanno rivivere nella nazione l'eredita' di Mazzini. Tra i giovani di oggi ci sono quelli che intendono restituire vitalita' e vigore ai valori dei quali Rosselli e Parri ci sono stati maestri, che, come loro, per battersi non hanno bisogno della sicurezza di vincere. Credere nel successo e' un atto di fede. Risponde invece a una mia convinzione politica profonda quella che, ove la tradizione di Matteotti e di Rosselli fosse cancellata, avremmo una nuova barbarie, forse non sanguinaria, ma capace, forse, con piu' forte radicalita' del fascismo, di offendere e calpestare la dignita' umana. Ogni processo storico contiene in se' sbocchi tendenzialmente diversi, ed e' certo che il solo modo per rendere irrimediabile una sconfitta e' quello di non dare battaglia, fingendo di non accorgersi o addirittura non accorgendosi, come sta accadendo oggi alle rappresentanze ufficiali della sinistra italiana, che una battaglia sia in corso. Noi non siamo tra questi. * In questo spirito ho rievocato, soprattutto per i giovani, una storia della quale sono stato partecipe e che si configura, nella mia non piu' giovane fantasia, come una saga i cui eroi battono strade diverse, incontrano avventure che rendono a volte assai lunghe le distanze tra loro, ma che tutti restano fedeli al motto cui questa saga si intitola: Giustizia e Liberta'. Ho scritto all'inizio che non avrei parlato in veste di storico ma di attore, tra gli ultimi in ordine di tempo e di importanza, di una nobile storia. E cosi' e' stato. 2. ET COETERA Gaetano Arfe', figura illustre della sinistra italiana, e' deceduto nel 2007. Dal sito della Fondazione Turati (www.pertini.it/turati) riprendiamo alcune stralci della scheda a lui dedicata: "Gaetano Arfe' e' nato a Somma Vesuviana (Napoli) il 12 novembre 1925. Si e' laureato in lettere e filosofia all'Universita' di Napoli nel 1948. Si specializzo' in storia presso l'Istituto italiano di studi storici presieduto da Benedetto Croce, con cui entro' in contatto fin dal 1942. Nel 1944 si arruolo' in una formazione partigiana di "Giustizia e Liberta'" in Valtellina. Nel 1945 si iscrisse al Partito socialista e divenne funzionario degli Archivi di Stato intorno al 1960. A Firenze era gia' entrato in contatto con Calamandrei, Codignola e il gruppo de "Il Ponte" e aveva collaborato con Gaetano Salvemini alla raccolta dei suoi scritti sulla questione meridionale. Nel 1965 ottenne la libera docenza in storia contemporanea e insegno' a Bari e a Salerno. Nel 1973 divenne titolare della cattedra di storia dei partiti e dei movimenti politici presso la facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Firenze. Nel 1959 venne nominato condirettore della rivista "Mondo Operaio", carica che conservera' fino al 1971. Dal 1966 al 1976 fu direttore dell' "Avanti!". Dal 1957 al 1982 fu membro del comitato centrale e della direzione del Psi. Nel 1972 venne eletto senatore... Nel 1976 venne eletto deputato... Nel 1979 venne eletto deputato al Parlamento europeo... Nel 1985 lascio' il Psi, motivando la sua scelta nel volumetto La questione socialista (1986). Nel 1987 venne eletto senatore per la sinistra indipendente. Ha scritto numerosi libri e saggi, tra cui la Storia dell'"Avanti!" (1958) e la Storia del socialismo italiano 1892-1926 (1965)". Dalla Wikipedia, edizione italiana (http://it.wikipedia.org), riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Gaetano Arfe' (Somma Vesuviana, 12 novembre 1925 - Napoli, 13 settembre 2007) e' stato un politico, giornalista e storico italiano. Nel 1942, subito dopo la licenza liceale, entra a far parte di "Italia Libera", un gruppo clandestino di ispirazione azionista e viene presentato a Benedetto Croce da Ettore Ceccoli, editore e libraio ex comunista e amico del padre. All'universita' conosce Giorgio Napolitano e prende a frequentare giovani antifascisti. La polizia pero' lo tiene d'occhio e i genitori lo mandano da uno zio a Sondrio. Giunto nella citta' lombarda ai primi del 1943, collabora con alcuni azionisti che aiutano prigionieri di guerra, perseguitati politici ed ebrei a varcare il confine svizzero. Arrestato e tornato libero dopo alcune settimane, svolge attivita' di collegamento tra il Cln di Sondrio e Milano e i partigiani della Valtellina ai quali si unisce nel 1944 militando in una formazione di Giustizia e LIberta' fino alla Liberazione. Dopo la guerra, nel 1945 si iscrive al partito socialista, nel quale rimarra' fino al 1985, e ricomincia a studiare. Laureatosi in lettere e filosofia a Napoli nel 1948, si specializza in storia presso l'Istituto Italiano per gli Studi Storici presieduto da Benedetto Croce. Negli anni Cinquanta, mentre e' funzionario presso l'Archivio di Stato di Napoli, partecipa ad una manifestazione per la pace organizzata dalla "Gioventu' meridionale" con l'appoggio del Pci, e per questo viene trasferito d'autorita' a Firenze, dove entra in contatto con la rivista "Il Ponte" e con personalita' dell'antifascismo quali Romano Bilenchi, direttore del "Nuovo Corriere", Delio Cantimori, Cesare Luporini, Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Collabora inoltre con Gaetano Salvemini alla raccolta degli scritti sulla questione meridionale. Dal 1965 e' libero docente di Storia contemporanea nelle Universita' di Bari e Salerno. Nel 1973 diviene titolare della cattedra di Storia dei partiti e movimenti politici presso la facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli Studi di Firenze. Dal 1959 al 1971 e' condirettore della rivista socialista "Mondo Operaio", e dal 1966 diviene direttore del quotidiano socialista "Avanti!", alla cui guida restera' per dieci anni. Proprio a causa delle inchieste sulle "trame nere" pubblicate sul giornale da lui diretto, Arfe' e' vittima di un attentato terroristico che il 2 aprile del 1975 devasta la sua abitazione con un ordigno esplosivo, provocando il ferimento di tre persone. Nel Psi fa parte del comitato centrale e della direzione del partito dal 1957 al 1982; nel 1972 e' eletto senatore nel collegio di Parma, e ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione istruzione e poi della Commissione esteri, ed e' relatore della legge sui Provvedimenti urgenti per l'Universita'. Nel 1976 e' eletto deputato nel collegio di Parma-Modena-Reggio-Piacenza; entra nella Commissione affari costituzionali e rappresenta il gruppo socialista nelle trattative sul Concordato. Nel 1979 viene eletto deputato al Parlamento europeo per il collegio Nord-est per le liste del Psi: e' relatore sul tema della politica televisiva europea e promuove la Carta dei diritti delle minoranze etniche e linguistiche. E' stato membro della Commissione per la gioventu', la cultura, l'educazione, l'informazione e lo sport e della Delegazione al comitato misto Parlamento europeo/Assemblea della Repubblica del Portogallo. Ha aderito al gruppo parlamentare del Partito del Socialismo Europeo. La Risoluzione del Parlamento europeo dedicata alla tutela delle minoranze etniche e linguistiche, approvata il 16 ottobre 1981, e' anche nota come "Risoluzione Arfe'". Nel 1986, in totale disaccordo col segretario Bettino Craxi, lascia il partito socialista, e da' alle stampe lo scritto La questione socialista, con cui motiva la fuoruscita dal Psi. Nel 1987, e' eletto senatore nel collegio di Rimini come indipendente nelle liste del Pci. Muore a Napoli il 13 settembre 2007 in seguito ad una crisi respiratoria. Fra i suoi scritti piu' importanti: Storia dell'Avanti!, edizioni Avanti!, Milano 1956-1958, ristampato a cura di Franca Assante, Giannini, Napoli, 2002; Storia del socialismo italiano 1892-1926, Einaudi, Torino 1965; Storia delle idee politiche economiche e sociali, (cura del V volume, sull'eta' della rivoluzione industriale), Utet, Torino 1972; La questione socialista: per una possibile reinvenzione della sinistra. Einaudi, Torino 1986; I socialisti del mio secolo, a cura di Donatella Cherubini, Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 2002; Scritti di storia e politica, a cura di Giuseppe Aragno, La Citta' del Sole, Napoli 2005. Numerosi i suoi scritti ed interventi su personaggi e tematiche di storia dei movimenti politici, con attenzione anche alle vicende di Giustizia e Liberta', dell'anarchismo, su momenti e personaggi minori della storia del movimento operaio. Negli ultimi anni della sua vita ha collaborato con la rivista online "Fuoriregistro". Opere su Gaetano Arfe': Ciro Raia, Gaetano Arfe'. Un socialista del mio paese, Piero Lacaita editore, Manduria-Bari 2003". Molti utili materiali sono nel sito www.amicidigaetano.ilcannocchiale.it ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 168 del 15 aprile 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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