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Minime. 416
- Subject: Minime. 416
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 5 Apr 2008 00:45:02 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 416 del 5 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Pax Christi ricorda Martin Luther King 2. Alida Castelli: A Napoli il 5 aprile 3. Maria G. Di Rienzo: George R. R. Martin 4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento 6. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. PAX CHRISTI RICORDA MARTIN LUTHER KING [Attraverso Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com) riceviamo e diffondiamo. Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni '80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale e del cui Centro studi fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale. Tonino Bello e' nato ad Alessano nel 1935, vescovo di Molfetta, presidente nazionale di Pax Christi, e' scomparso nel 1993; costantemente impegnato dalla parte degli ultimi, promotore di iniziative di solidarieta' con gli immigrati, per il disarmo, per i diritti dei popoli e la dignita' umana, ideatore ed animatore di grandi iniziative nonviolente, e' stato un grande costruttore di pace e profeta di nonviolenza. Opere di Tonino Bello: segnaliamo particolarmente, tra le molte sue pubblicazioni, I sentieri di Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989; Il vangelo del coraggio, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1996; e' in corso la pubblicazione di tutte le opere in Scritti di mons. Antonio Bello, Mezzina, Molfetta 1993 sgg., volumi vari. Opere su Tonino Bello: cfr. per un avvio Luigi Bettazzi, Don Tonino Bello. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001; la biografia di Claudio Ragaini, Don Tonino, fratello vescovo, Edizioni Paoline, Milano 1994; Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della pace in don Tonino Bello, La Meridiana, Molfetta (Ba) 2000. Nella rete telematica materiali utili di e su Tonino Bello sono nel sito di Pax Christi: www.peacelink.it/users/paxchristi, in quello de La Meridiana: www.lameridiana.it e in molti altri ancora] Alle amiche e agli amici dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia Carissime sorelle e fratelli in Cristo, shalom, salaam, pace. "Spesso gli uomini si odiano perche' hanno paura l'uno dell'altro; hanno paura l'uno dell'altro perche' non si conoscono; non si conoscono perche' non possono comunicare; non possono comunicare perche' sono separati". Con queste parole Martin Luther King invitava al coraggio della fraternita', dell'incontro, della comunione, dei ponti e non dei muri; unico rimedio alle paure che, ancora oggi, giustificano la logica violenta del riarmo, della guerra preventiva, della violenza militare e del sopruso dell'interesse di pochi sul bene di tutti. Don Tonino Bello, nostro presidente fino alla sua morte nel 1993, cosi' ci diceva: "Il grande esodo che le nostre comunita' cristiane sono chiamate a compiere e' questo: abbandonare i recinti della sicurezza garantiti dalla forza per abbandonarsi, sulla Parola del Signore, alla apparente inaffidabilita' della nonviolenza attiva. La nonviolenza, piu' che come 'utopia', che potrebbe far pensare al 'non luogo', alla fuga nella irrealta', o nei sogni del desiderio, va pensata come 'eutopia', come luogo, cioe', della vera realta' salvante. Martin Luther King ha sempre presentato la nonviolenza nelle lotte per i diritti umani come il segno di discernimento per capire se veramente uno crede nel Vangelo di Gesu' Cristo". In questo giorno in cui ricordiamo il tragico assassinio di Martin Luther King vogliamo fare memoria, ribadire e annunciare che la nonviolenza e' la strada che Gesu' Cristo ci ha indicato senza equivoci ed e' anche la testimonianza e l'impegno che con gioia vogliamo condividere con voi. In questo percorso comune di conversione al Vangelo fatta di silenzio, nonviolenza e pace, fatta di denuncia, di annuncio e di rinuncia, sappiamo che possiamo contare sulla compagnia di Dio, che ci raggiunge quotidianamente nella Parola e nel frammento stesso di storia in cui vive, e sulla compagni di donne e uomini di buona volonta', appartenenti a ogni cultura, spiritualita', lingua, popolo e religione che fanno della "convivialita' delle differenze" la loro storia personale e comunitaria. Grazie per il testimone e profeta di pace che ci avete donato, patrimonio comune di tutti i miti e i giusti di questa terra. Pax Christi Italia Firenze, 4 aprile 2008 quarantesimo anniversario dell'assassinio di Martin Luther King 2. INCONTRI. ALIDA CASTELLI: A NAPOLI IL 5 APRILE [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo il seguente articolo dal titolo "Udi a Napoli. La piazza scarlatta" e il sommario "Si tiene sabato 5 aprile l'assemblea di piazza indetta dall'Udi per richiamare l'attenzione sull'attacco alle donne a partire dalla legge 194". Alida Castelli e' consigliera di parita' delle Regione Lazio ed e' impegnata nell'Associazione Crasform Onlus di Roma ed in varie iniziative dei movimenti delle donne] "Modificare peggiorando la 194, non sara' facile anche per i nemici delle donne. Ma possono, con gli enormi poteri di cui dispongono, attaccarla nell'applicazione, per esempio, attraverso il ricorso selvaggio all'obiezione di coscienza". Questo il grido di allarme lanciato dall'Udi (Unione Donne in Italia) di Napoli, che sul tema organizza un'assemblea sabato 5 aprile (ore 11,30 a Piazza Vanvitelli). "La legge sull'aborto e' al centro dell'attenzione dei nuovi integralisti, che nell'art. 1 della legge sulla fecondazione assistita hanno minato la Costituzione. Le leggi, i decreti, approvati in tempi veloci e poca discussione parlamentare, dal centrodestra al centrosinistra, hanno fatto delle donne di questo Paese le piu' povere d'Europa. Fuori dal matrimonio o dopo una separazione le donne non hanno tutela, ma enormi controlli etici". Le donne, sottolinea l'Udi, sono al centro di un attacco piu' che preoccupante che le coinvolge anche nelle possibilita' di autonomia piu' elementari. "Tra le donne, cittadine di serie B, ci sono quelle di serie C, che avendo scelto la separazione anche per motivi di violenza inflitta dal coniuge, si trovano senza casa, senza alimenti, senza la possibilita' di ricostruirsi una sfera affettiva. La violenza delle leggi prolunga quella vissuta in famiglia, sul lavoro, nelle strade". E' proprio per richiamare l'attenzione su una gamma di questioni che puntano all'arretramento delle liberta' e dell'autodeterminazione delle donne che l'Udi promuove una serie di iniziative. Dopo la raccolta di 125.000 firme per la proposta di legge di iniziativa popolare "50 e 50" sulla democrazia paritaria, proprio a partire da Napoli continua proponendo di indossare la lettera scarlatta (ispirandosi al romanzo di Nathaniel Hawthorne in cui la "A" marchiava le adultere), la "D" che ricorda il genere a cui e' negata la rappresentanza. Dunque la sollecitazione per sabato prossimo e' la seguente: "Lanciamo un appello a tutte quelle che si riconoscono nella nostra protesta a raggiungerci in un'assemblea all'aperto: perche' tutto il paese ascolti le ragioni delle donne. Saranno con noi, avvocate e mediche che sveleranno come le istituzioni stiano divenendo luoghi sempre piu' inospitali per la liberta' che le nostre madri hanno scelto per noi tutte". * Per informazioni, per partecipare e aderire: tel. 066865884, cell. 3334843616, e-mail: udinapoli at libero.it, udinazionale at gmail.com 3. ALTRI MONDI. MARIA G. DI RIENZO: GEORGE R. R. MARTIN [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo articolo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81. George R. R. Martin e' scrittore di fantascienza e di fantasy. Dalla Wikipedia, edizione italiana (che a Martin e alla sua opera dedica un'ampia voce), riprendiamo per stralci la seguente scheda bografica: "George Raymond Richard Martin e' uno scrittore statunitense di fantascienza e di fantasy. E' famoso soprattutto per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco; inoltre ha lavorato come sceneggiatore e produttore. George Raymond Richard Martin nacque il 20 settembre 1948 a Bayonne (New Jersey). La famiglia, le cui origini risalgono all'immigrazione italiana negli Stati Uniti (il bisnonno di cognome faceva Massacola) e' composta dal padre Raymond Collins Martin, un operaio portuale, dalla madre, Margaret Brady Martin, e dalle due sorelle, Darleen Martin Lapinski e Janet Martin Patten. Frequento' prima la "Mary Jane Donohoe School" e poi la "Marist High School". L'inclinazione ed il talento per la scrittura si rivelo' molto presto: il suo primo pubblico fu composto dai figli dei vicini, a cui rivendeva le proprie storie dell'orrore per pochi penny, includendo nel "prezzo" l'interpretazione del racconto. I libri che lo appassionano maggiormente durante l'infanzia sono quelli di Robert A. Heinlein, di Eric Frank Russell e di Andre Norton. Ma gli autori che ne influenzearono piu' in profondita' lo stile, secondo le affermazioni dello stesso Martin, furono i classici della letteratura fantastica letti durante l'adolescenza: da un lato H. P. Lovecraft e dall'altro J. R. R. Tolkien. Durante le superiori scopri' la passione per i fumetti, di cui diventa fan e collezionista: le sue prime esperienze letterarie sono proprio da ricondursi alle collaborazioni con le riviste amatoriali del settore. L'esordio professionale, comunque, risale al 1970, anno in cui Martin vendette alla rivista "Galaxy" il racconto The Hero, pubblicato poi nel febbraio del 1971. Seguirono altri racconti, pubblicati in varie sedi. Sempre nel 1970, Martin si laureo' M. S. (Master of Science) con il massimo dei voti in giornalismo, presso la Northwestern University di Evanston (Illinois) e, nell'anno seguente, consegue il dottorato e B. S. (Bachelor of Science) presso la stessa universita'. Tra il 1972 ed il 1974, durante la guerra nel Vietnam, George Martin fu obiettore di coscienza presso il Vista, un'associazione collegata alla Fondazione di Assistenza Legale della Contea di Cook. Tra il 1973 ed il 1976 diresse tornei di scacchi per l'Associazione continentale di scacchi, e dal 1976 al 1978 lavoro' come insegnante di giornalismo presso il Clarke College di Dubuque (Iowa). Nel 1975 si sposa con Gale Burnick da cui poi divorziera' nel 1979, senza aver avuto figli. In questo periodo, si dedica solamente part-time alla scrittura, in ambito giornalistico e letterario. Nel 1975 riceve il primo importante riscontro: il suo Canzone per Lya conquisto' il prestigioso Premio Hugo quale miglior racconto dell'anno. Ma solo nel 1979 Martin abbandono' la professione di insegnante per dedicarsi a tempo pieno alla carriera letteraria, dopo un anno in cui, nel ruolo di "writer-in-residence" al Clarke College, ricevette il Premio Hugo, il Premio Locus ed il Premio Nebula per Re della sabbia nella categoria "miglior racconto breve". Negli anni Ottanta i romanzi e i racconti di Martin ricevettero ulteriori premi e segnalazioni. Tra di essi si distinguono in particolar modo i romanzi Il pianeta dei venti del 1980, Il battello dei dannati del 1982, The Armageddon Rag del 1983, la lunga serie di Wild Cards (il primo volume e' del 1986), un mondo condiviso di ambientazione supereroistica di cui Martin e' sia curatore, sia autore di alcuni dei racconti. La genesi di questa serie e' molto particolare: Wild Cards, infatti, nacque in seguito ad una serie di sessioni di gioco di ruolo di ambientazione super-eroica, in cui Martin partecipa nel ruolo di narratore. Tuttora Martin e' un appassionato giocatore di ruolo ed ha affermato in diverse occasioni di continuare a giocare saltuariamente con il proprio gruppo. Ma, per quanto le sue opere abbiano suscitato ottime reazioni nella critica e tra gli appassionati del genere fantastico, Martin non riesce a scatenare l'attenzione del grande pubblico. Cosi' nel 1986 decise di trasferirsi ad Hollywood e collaboro' con la Cbs per lo sviluppo di svariate serie per la tv. In un primo momento lavora come sceneggiatore per la serie Ai confini della realta'. Dopo alcuni episodi la Cbs gli affido' la consulenza delle sceneggiature de La bella e la bestia, per cui lavorera' fino al 1989, arrivando a ricoprire il ruolo di produttore della serie. Lavoro' anche per la Columbia Pictures Television quale produttore esecutivo e sceneggiatore di Doorways, l'episodio pilota di una serie mai realizzata, filmato tra il 1991 ed il 1992 ed andato in onda nel 1993. In seguito abbandonera' Hollywood, per ritornare a dedicarsi a tempo pieno alla carriera letteraria, stanco delle restrizioni imposte al suo talento di scrittore dai meccanismi produttivi delle major. Attualmente Martin vive a Santa Fe (New Mexico). E' un membro dello Science Fiction and Fantasy Writers of America (di cui e' stato direttore regionale dal 1977 al 1979 e vicepresidente dal 1996 al 1998) e del Writer's Guild of America. Le sue opere sono stati tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo, svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco, ungherese, finlandese ed esperanto. Dal 1991 il suo lavoro e' incentrato nella scrittura della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco, i cui primi quattro romanzi (diventati nove romanzi nell'edizione italiana) si impongono nel panorama letterario mondiale come best-sellers internazionali. Il successo e la fama della serie assicura a Martin una posizione di rilievo, quale uno degli autori piu' bravi ed amati di sempre nell'ambito della letteratura fantastica"] Oggi George R. R. Martin e' abbastanza popolare, fra i lettori italiani del fantastico, grazie alla saga fantasy "Cronache del ghiaccio e del fuoco", che sta avendo un grande successo ovunque. In un'intervista rilasciata a Delos nel 2005, cosi' l'autore ha spiegato il suo spostamento dalla sf alla fantasy: "La fantascienza era molto popolare negli anni '50 e '60 quando io stavo crescendo, un periodo in cui eravamo tutti molto ottimisti riguardo al futuro. Il futuro era qualcosa di bello verso il quale stavamo andando tutti insieme, saremmo andati sulla Luna, saremmo andati su Marte, avremmo raggiunto le stelle, la scienza e la tecnologia avrebbero reso il mondo un posto migliore, anzi, il migliore in cui vivere. Ora invece la gente e' terrorizzata dal futuro, il futuro e' qualcosa di oscuro, che non ci da' alcuna sicurezza ne' tranquillita', gli sforzi per raggiungere le stelle e i pianeti ormai sembrano abbandonati a favore dell'utilizzo militare dello spazio, scienza e tecnologia che avrebbero dovuto combattere le malattie e migliorare il mondo hanno invece creato ulteriori problemi attraverso l'inquinamento di ogni genere, fino ad essere responsabili addirittura della comparsa di nuove malattie". Quando da ragazza io incontrai i suoi scritti, i primi tenerissimi racconti, il primo stupefacente romanzo, George Martin si dedicava invece quasi esclusivamente alla fantascienza e non solo erano in pochi a sapere chi fosse ma parecchi critici, nostrani e non, erano scettici sulla qualita' del suo lavoro: e' malinconico, riflette sul genere piu' che inventare, e' "romanticheggiante", indulge in fughe intimistiche e personalistiche, e cosi' via. Martin ebbe a rispondere che il romanticismo era un'onorata tradizione letteraria, e non un insulto, e pare che cosi' pensasse chi gli diede l'Hugo (l'Oscar della sf) nel 1974 per il romanzo breve Canzone per Lya... Poiche' le trame erano tutte molto avvincenti e la scrittura assolutamente ben costruita, dapprima non capii la ragione vera dell'ostilita' nei suoi confronti. La trasgressione di Martin mi apparve piu' chiara mano a mano che crescevo: era un uomo che stava intensamente pensando al problema della violenza, all'intrusione della violenza nelle relazioni tra i generi, ai meccanismi che la favorivano o la decostruivano: fra questi, il linguaggio. E percio' era diverso da tutti gli scrittori maschi di sf del suo periodo (l'altra meta' della galassia, per cosi' dire, era invece molto sensibile alla questione). In effetti anche Samuel Delany si avvicino' alla tematica in quegli anni, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra donne ed uomini, ma con due sostanziali differenze: Delany apparteneva ormai all'ambiente colto, direi "accademico", della letteratura fantastica e stava facendo i conti con la presa di coscienza sulla propria omosessualita'. I critici potevano "perdonargli" le sapienti digressioni e non considerarlo una minaccia al ruolo maschile (generalmente vi abdica, agli occhi degli altri uomini, chi si dichiara gay). George Martin, discendente di immigrati italiani, forte solo della propria abilita' di scrittura, presentava personaggi maschi eterosessuali che rifiutavano il ruolo dell'eroe (e persino dell'anti-eroe) e dello sciupafemmine. Non a caso il primo racconto che riusci' a vendere, nel 1971, aveva per titolo "L'eroe". Le sue figure femminili sono altrettanto inconsuete: positive o negative sono profondamente umane, e distruggono parecchi stereotipi della sf tradizionale, tipo la scienziata sterile e ossuta che nessun uomo vuole (Asimov, per esempio) o la bomba del sesso che attende di essere salvata dai mostri verdi (troppi autori per nominarli tutti)... Ci sono due foto di questo scrittore che mi piacciono molto, e in entrambe compare il simbolo della nonviolenza, il fucile spezzato: in una delle immagini il giovane Martin sta reggendo il cartello durante una manifestazione, nell'altra si e' appena laureato, e il simbolo appare disegnato sul suo "cappellino cerimoniale". Nato nel 1948 a Bayonne nel New Jersey, appartiene infatti alla generazione americana che si ribello' alla guerra nel Vietnam. Le sue esperienze di attivismo vengono tradotte poeticamente nei racconti dell'esordio, ma quel che lo rivela al grande pubblico e che fa storcere il naso agli "addetti ai lavori", ed e' il testo di cui voglio principalmente parlarvi, e' il romanzo La luce morente (1979, Armenia). * Lo sfondo su cui si snoda la storia e' di per se' struggente: un oggetto cosmico, un pianeta morto e congelato chiamato Worlorn, viene catturato temporaneamente nell'orbita di un sistema solare plurimo e potra' percio' godere di qualche decennio di luce e calore e generare la vita, ma e' destinato a rituffarsi nel buio. Sul pianeta convergono appartenenti alle differenti culture umane sparse nella galassia, per un Festival che ha piu' o meno lo scopo di mostrare alla madre patria (la Terra) la potenza tecnologica delle sue ex colonie. Ma quando comincia il crepuscolo, il preludio alla notte infinita che attende il pianeta, la festa ha termine, e la storia ha inizio. Il protagonista principale del romanzo giunge su Worlorn, ora quasi completamente disabitato, per mantenere fede ad una promessa fatta parecchi anni prima alla donna amata: anche se ci lasceremo, si erano detti i due, se in futuro avrai bisogno di me, mandami il pegno che ci siamo scambiati (due gemme "sensibili") ed io verro' e ti aiutero' senza fare domande. E' trasparente la trasfusione di se' che George Martin opera in questo personaggio, una persona tranquilla e civile, costretto ad incontrarsi/scontrarsi con gli appartenenti a due culture apparentemente antitetiche tra loro e piu' o meno ostili alla cosmopolita sua. L'una si presenta in superficie come orientata alla nonviolenza, ma capiremo con orrore mano a mano che il romanzo si snoda che della violenza essa rifiuta solo l'aspetto dell'agirla fisicamente in prima persona, e costruisce e commercia armi e fomenta conflitti. L'altra e' fondata sul codice del duello, sull'esaltazione della guerra, e su una stretta relazione fra uomini, i quali formano coppie inscindibili in cui si puo' o no inserire una donna come "moglie" di entrambi (mi sono sempre chiesta se Martin si sia ispirato, per tale costruzione, alle coppie di guerrieri tebani, oppure alle tribu' celtiche che avevano costumi similari per i propri combattenti: l'inserimento della donna sarebbe pero' comunque invenzione dello scrittore). Ma questa e' una spiegazione superficiale ed ingannevole, scopre il protagonista Dirk t'Larien, perche' i nomi che diamo alle cose ed alle relazioni sono terribilmente importanti. E la donna che lui ha amato, e che sembra lo abbia chiamato a se', ha contratto un legame con una coppia di guerrieri, e' in pratica una schiava sessuale (puo' essere vinta da un terzo uomo in duello, puo' essere degradata al libero utilizzo di qualunque uomo della comunita' e cosi' via), ed il termine con cui viene descritta all'interno della relazione tra i due uomini non ha nulla a che fare con il concetto di compagna di vita e consorte. "Si puo' amare se non c'e' neanche una parola per dirlo?". La frase, pronunciata da uno dei personaggi, e' la vera chiave del racconto. All'inizio il protagonista non sa rispondere a questa domanda, ed alle sue resistenze e rimostranze nei confronti delle armi e della violenza brutale con cui si confronta, vengono opposti argomenti "multiculturali": la nostra civilta' e' cosi', gli viene risposto, tu vieni da fuori e non puoi capire, e non devi permetterti alcun giudizio. Ben presto, perche' la narrazione non ha mai cedimenti ed e' un susseguirsi di colpi di scena e di meraviglie, Dirk diventa vittima della violenza in tutti i sensi: e' preda per alcuni personaggi, si trasforma in cacciatore per altri. E infine comprende con profondo dolore e sconcerto che la sua amata non solo non ha mai avuto intenzione di riallacciare la loro relazione (l'invio della gemma e' il trucco che un altro personaggio usa per attirare Dirk su Worlorn e metterlo in conflitto con i due guerrieri, allo scopo di ottenere la donna per se') ma e' affascinata dal tipo di relazioni basate sull'esercizio delle armi e vorrebbe, cosa che otterra' a grave prezzo, essere il "compagno" di uno dei due uomini che ha "sposato". Persino Dirk finisce per subire la medesima fascinazione e ad un certo punto non gli pare piu' strano parlare di omicidi e mutilazioni e tecniche di duello. A noi lettori che abbiamo tifato per lui, e assistiamo al suo perdersi nel vortice della violenza, Martin non da' facili consolazioni, ma ci fornisce squarci di grande bellezza in cui ci aggrappiamo alla consapevolezza che altri tipi di relazioni, altri modi di stare insieme, sono possibili e praticabili. Perche' Dirk, pur mutato com'e' logico dalle esperienze vissute, ha ancora qualcosa da insegnare ai guerrieri e ai "finti nonviolenti", lo ha avuto sin dall'inizio, e questo qualcosa non gli viene sottratto. Il suo amore, sebbene non piu' corrisposto, e' rimasto leale. La sua capacita' di amare e' intatta. Ed e' questo a renderlo umano, a farne un uomo adulto, a renderlo abile di suscitare comprensione da coloro che pure lo avversano. I linguaggi cominciano a questo punto ad essere suscettibili di mutamento come coloro che li parlano, e di una sorta di traduzione empatica da un idioma all'altro. Una delle scene che adoro descrive uno scontro verbale tra il protagonista e uno dei guerrieri. La coppia di duellanti si e' sfasciata perche' uno dei due ha tradito i codici "bellici" (in sintesi, dando alla "moglie" lo stesso valore di un uomo). L'altro avrebbe ora il dovere di vendicare l'onore leso dando la caccia al proprio ex compagno ("teyn"), in nome delle consuetudini culturali... Ma Dirk riesce a suscitare in lui il cambiamento facendo appello all'amore umano che ha legato la coppia: "Ho cominciato a pensare che forse tu avevi dei sentimenti umani verso l'uomo che era stato il tuo teyn. Mi sono ricordato che mi avevi detto che tra te e Jaan c'era un vincolo piu' forte di qualsiasi altro io avessi conosciuto. Pero' penso che questa fosse una bugia". L'interlocutore di Dirk si aggrappa per un po' alle cose che conosce bene, e risponde in termini di vincoli spezzati e promesse non mantenute, per cui lui ora non deve piu' nulla ne' al proprio compagno ne' alla donna che e' stata legata ad entrambi: "Tu no, davvero? (...) E questo spiega tutto? Tu non devi niente a loro e allora chi se ne frega? Tutti i vostri dannati vincoli (...) non sono altro, in definitiva, che debiti ed obblighi. Tradizioni, antica saggezza delle granleghe, come il codice duellesco e la caccia ai falsuomini. Non starci a pensare, segui le tradizioni. (...) Se tu avessi davvero amato Jaan...". "Io non amo Jaan (...), lui e' il mio teyn!". Dirk lascio' sospese le parole in aria per un lungo minuto. Si gratto' il mento, pensoso: "E'?", disse, "Vuoi dire che Jaan era il tuo teyn, non e' vero?". Il piccolo miracolo che avviene in questa sequenza, e cioe' la "conversione" del guerriero, il quale capisce in che direzione debba andare davvero la sua fedelta', e cioe' alla relazione e all'amore, e' qualcosa che a quasi trent'anni di distanza dalla prima lettura riesce ancora a commuovermi. "Si puo' amare se non c'e' neanche una parola per dirlo?". Finalmente la risposta arriva: si', si puo', ma a patto di inventare quella parola, di avere il coraggio di pronunciarla. Non vi diro' altro di questo romanzo se non: pescatelo da qualche venditore di remainders, cercatelo su internet, fatevelo prestare se non riuscite a comprarlo. * Un altro buon acquisto sarebbe Il pianeta dei venti, che George Martin scrisse in collaborazione con Lisa Tuttle alcuni anni dopo. Se La luce morente ci aveva lasciato la mente piena di poesia e il cuore un po' dolorante perche' in effetti nessun tentativo di risolvere i conflitti in modo nonviolento era stato fatto, qui possiamo godere anche di quest'ultima opzione, che si rivela efficace. Ci troviamo a Windhaven (che potremmo tradurre come "paradiso del vento"), un pianeta in cui non vi sono continenti ma solo arcipelaghi ed isole, attraversato da venti forti e costanti, che i "volatori" usano per viaggiare e mantenere il contatto fra le diverse comunita'. Le ali, prodotto tecnologico di un'era perduta, sono circondate da reverenza e miti: non piu' riproducibili, vengono trasmesse da un volatore all'altro ereditariamente. I volatori portano i messaggi che i signori feudali del luogo si scambiano, hanno il dovere sacro di ripeterli fedelmente, ed all'inizio spesso non capiscono neppure di cosa i messaggi trattino. L'asse portante del romanzo e' la giovane Maris, che sa e potrebbe volare ma il cui padre adottivo ha destinato le ali al figlio naturale (il quale invece non le desidera, e vuol diventare cantore). La ribellione dei due ragazzi innesca il primo cambiamento: anche i signori infine convengono che e' meglio se a volare e' qualcuno che non si sfracellera' sull'oceano per imperizia. Maris avra' le sue ali, e cosi' potra' averle chiunque si dimostri abbastanza abile per usarle. Il secondo contrasto nasce tra i volatori stessi, quelli che appartengono alle famiglie per cui il volo e' tradizione ereditaria e i "nuovi venuti". Questi ultimi sentono meno il peso delle tradizioni, e cominciano a mettere in questione gli obblighi connessi al loro ruolo: e' lecito portare qualsiasi tipo di messaggio? A chi rispondere, se il "terriero" e la sua popolazione entrano in conflitto? Infine, una volatrice rompera' le consuetudini facendo qualcosa che non dovrebbe assolutamente fare, e cioe' trasforma il messaggio a lei affidato per scongiurare una guerra. Non appena questo viene scoperto, anche il signore di cui la donna serviva il territorio fa qualcosa mai fatto prima, e condanna a morte la volatrice. La strategia nonviolenta divisata dalla protagonista del romanzo per indurre i volatori a riunirsi e il signorotto a rassegnare le dimissioni, nel mondo fantastico di Martin e Tuttle, mi sentirei tranquillamente di raccomandarla agli attivisti del qui ed ora. Comincia con una canzone. Il fratello di Maris ha coronato il suo sogno, e' un apprezzato cantore itinerante, e su richiesta della sorella compone un pezzo sulla triste storia della volatrice uccisa. Canzone che subito altri cantori riprendono, e che fa velocemente il giro delle isole di Windhaven. Alla verita' "ufficiale", che parla di una traditrice giustiziata, si oppone questa narrazione "dal basso". Nel contempo, un'altra volatrice prende il lutto e vestita di nero comincia a volare in cerchio, incessantemente, sulla dimora del signore. Presto altri si uniscono a lei: nel racconto si tratta di pagine a sequenza cinematografica, splendide, con frasi staccate che disegnano ognuna un immagine del crescendo. Si tratta ancora, pero', solo di volatori della nuova generazione; lo sdegno dei volatori ereditari per la violazione dell'etica professionale, diciamo cosi', e' ancora abbastanza forte da trattenerli, assieme ai contrasti non risolti con i loro colleghi. E' di nuovo Maris a sanare il problema. Riesce a convincere ad unirsi al cerchio del lutto il piu' prestigioso membro dell'altro gruppo: "Ora che tu e Val avete diviso i volatori (...) in due fazioni ostili, i Terrieri ne approfitteranno. Pretenderanno giuramenti di fedelta', promulgheranno leggi e regolamenti per governare i loro volatori, giustizieranno per tradimento i ribelli... e forse, con il tempo, dichiareranno che le ali sono loro proprieta' e le assegneranno ai loro devoti. (...) Vi sono due schieramenti, ed entrambi devono compiere un gesto di riconciliazione. Unisciti ai volatori neri. Prendi il lutto per Tya". Naturalmente Maris viene infine individuata come agitatrice chiave della protesta, ed il signore ne imprigiona il fratello per costringerla a consegnarsi. Cosa che la donna non ha difficolta' ad accettare: qualsiasi sia il rischio che la sua vita corre, ora che il gesto di riconciliazione ha portato ad unirsi al cerchio entrambe le fazioni dei volatori, la vittoria e' vicina. "E lassu', in attesa c'erano i volatori. (...) Il calore riflesso dalle pietre lanciava grandi correnti ascensionali, e i volatori le sfruttavano, salendo nel cielo prima di svincolarsi per discendere in ampie spirali eleganti. Si muovevano in cerchio, e attendevano (...)". C'e' chi ha snobbato Il pianeta dei venti, fra i critici europei, come una "fiaba americana" (e vi ha letto meritocrazia ed individualismo) e a me verrebbe da rispondere: e con cio'? Se anche fosse, ma io vi ho letto ben altro, non sono fiabe italiane, francesi, eccetera eccetera cio' che raccontiamo noi europei? Quale scrittore o scrittrice puo' semplicemente ignorare la culla della lingua che parla e in cui compone le sue opere? E quella lingua porta con se', come Martin ha capito molto prima di altri, visioni, concetti, speranze, illusioni, e non solo la mera descrizione della realta' che a volte, invece di tradurre, "tradisce" ampiamente. Anche la protagonista di Windhaven lo sa. La scena finale, quella della sua morte riscritta da lei stessa e consegnata tramite una canzone epica ad un giovane cantore, e' la summa di questa convinzione. Forse Maris spirera' fra pochi minuti in una stanza povera e puzzolente, ma cio' che si cantera' di lei sara' il suo ultimo volo, quello che trasmette alle generazioni future, assieme alla sua perseveranza e alla sua capacita' di creare armonia, il coraggio di sognare. 4. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 6. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 416 del 5 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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