Minime. 416



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 416 del 5 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Pax Christi ricorda Martin Luther King
2. Alida Castelli: A Napoli il 5 aprile
3. Maria G. Di Rienzo: George R. R. Martin
4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. PAX CHRISTI RICORDA MARTIN LUTHER KING
[Attraverso Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com)
riceviamo e diffondiamo.
Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona
dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani.
Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile
alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione
internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli
viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e
di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso
gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios
(quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione
secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni '80 e'
consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il
disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate
dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra
Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo,
Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti
testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia'
conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale e del cui Centro
studi fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e,
ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La
nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va)
2004.
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della
nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la
liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza
1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo
aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la
comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e'
in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel
(September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Gabriella Lavina,
Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni
Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di
Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin
Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la
storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968),
Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert
Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra
conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai
necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e
dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e
confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed
esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione
sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con
una buona bibliografia essenziale.
Tonino Bello e' nato ad Alessano nel 1935, vescovo di Molfetta, presidente
nazionale di Pax Christi, e' scomparso nel 1993; costantemente impegnato
dalla parte degli ultimi, promotore di iniziative di solidarieta' con gli
immigrati, per il disarmo, per i diritti dei popoli e la dignita' umana,
ideatore ed animatore di grandi iniziative nonviolente, e' stato un grande
costruttore di pace e profeta di nonviolenza. Opere di Tonino Bello:
segnaliamo particolarmente, tra le molte sue pubblicazioni, I sentieri di
Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989; Il vangelo del coraggio, San Paolo,
Cinisello Balsamo (Mi) 1996; e' in corso la pubblicazione di tutte le opere
in Scritti di mons. Antonio Bello, Mezzina, Molfetta 1993 sgg., volumi vari.
Opere su Tonino Bello: cfr. per un avvio Luigi Bettazzi, Don Tonino Bello.
Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001; la biografia di
Claudio Ragaini, Don Tonino, fratello vescovo, Edizioni Paoline, Milano
1994; Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della
pace in don Tonino Bello, La Meridiana, Molfetta (Ba) 2000. Nella rete
telematica materiali utili di e su Tonino Bello sono nel sito di Pax
Christi: www.peacelink.it/users/paxchristi, in quello de La Meridiana:
www.lameridiana.it e in molti altri ancora]

Alle amiche e agli amici dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia
Carissime sorelle e fratelli in Cristo,
shalom, salaam, pace.
"Spesso gli uomini si odiano perche' hanno paura l'uno dell'altro; hanno
paura l'uno dell'altro perche' non si conoscono; non si conoscono perche'
non possono comunicare; non possono comunicare perche' sono separati".
Con queste parole Martin Luther King invitava al coraggio della fraternita',
dell'incontro, della comunione, dei ponti e non dei muri; unico rimedio alle
paure che, ancora oggi, giustificano la logica violenta del riarmo, della
guerra preventiva, della violenza militare e del sopruso dell'interesse di
pochi sul bene di tutti.
Don Tonino Bello, nostro presidente fino alla sua morte nel 1993, cosi' ci
diceva: "Il grande esodo che le nostre comunita' cristiane sono chiamate a
compiere e' questo: abbandonare i recinti della sicurezza garantiti dalla
forza per abbandonarsi, sulla Parola del Signore, alla apparente
inaffidabilita' della nonviolenza attiva. La nonviolenza, piu' che come
'utopia', che potrebbe far pensare al 'non luogo', alla fuga nella
irrealta', o nei sogni del desiderio, va pensata come 'eutopia', come luogo,
cioe', della vera realta' salvante. Martin Luther King ha sempre presentato
la nonviolenza nelle lotte per i diritti umani come il segno di
discernimento per capire se veramente uno crede nel Vangelo di Gesu'
Cristo".
In questo giorno in cui ricordiamo il tragico assassinio di Martin Luther
King vogliamo fare memoria, ribadire e annunciare che la nonviolenza e' la
strada che Gesu' Cristo ci ha indicato senza equivoci ed e' anche la
testimonianza e l'impegno che con gioia vogliamo condividere con voi.
In questo percorso comune di conversione al Vangelo fatta di silenzio,
nonviolenza e pace, fatta di denuncia, di annuncio e di rinuncia, sappiamo
che possiamo contare sulla compagnia di Dio, che ci raggiunge
quotidianamente nella Parola e nel frammento stesso di storia in cui vive, e
sulla compagni di donne e uomini di buona volonta', appartenenti a ogni
cultura, spiritualita', lingua, popolo e religione che fanno della
"convivialita' delle differenze" la loro storia personale e comunitaria.
Grazie per il testimone e profeta di pace che ci avete donato, patrimonio
comune di tutti i miti e i giusti di questa terra.
Pax Christi Italia
Firenze, 4 aprile 2008 quarantesimo anniversario dell'assassinio di Martin
Luther King

2. INCONTRI. ALIDA CASTELLI: A NAPOLI IL 5 APRILE
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo il seguente articolo
dal titolo "Udi a Napoli. La piazza scarlatta" e il sommario "Si tiene
sabato 5 aprile l'assemblea di piazza indetta dall'Udi per richiamare
l'attenzione sull'attacco alle donne a partire dalla legge 194".
Alida Castelli e' consigliera di parita' delle Regione Lazio ed e' impegnata
nell'Associazione Crasform Onlus di Roma ed in varie iniziative dei
movimenti delle donne]

"Modificare peggiorando la 194, non sara' facile anche per i nemici delle
donne. Ma possono, con gli enormi poteri di cui dispongono, attaccarla
nell'applicazione, per esempio, attraverso il ricorso selvaggio
all'obiezione di coscienza". Questo il grido di allarme lanciato dall'Udi
(Unione Donne in Italia) di Napoli, che sul tema organizza un'assemblea
sabato 5 aprile (ore 11,30 a Piazza Vanvitelli). "La legge sull'aborto e' al
centro dell'attenzione dei nuovi integralisti, che nell'art. 1 della legge
sulla fecondazione assistita hanno minato la Costituzione.
Le leggi, i decreti, approvati in tempi veloci e poca discussione
parlamentare, dal centrodestra al centrosinistra, hanno fatto delle donne di
questo Paese le piu' povere d'Europa. Fuori dal matrimonio o dopo una
separazione le donne non hanno tutela, ma enormi controlli etici". Le donne,
sottolinea l'Udi, sono al centro di un attacco piu' che preoccupante che le
coinvolge anche nelle possibilita' di autonomia piu' elementari. "Tra le
donne, cittadine di serie B, ci sono quelle di serie C, che avendo scelto la
separazione anche per motivi di violenza inflitta dal coniuge, si trovano
senza casa, senza alimenti, senza la possibilita' di ricostruirsi una sfera
affettiva. La violenza delle leggi prolunga quella vissuta in famiglia, sul
lavoro, nelle strade".
E' proprio per richiamare l'attenzione su una gamma di questioni che puntano
all'arretramento delle liberta' e dell'autodeterminazione delle donne che
l'Udi promuove una serie di iniziative. Dopo la raccolta di 125.000 firme
per la proposta di legge di iniziativa popolare "50 e 50" sulla democrazia
paritaria, proprio a partire da Napoli continua proponendo di indossare la
lettera scarlatta (ispirandosi al romanzo di Nathaniel Hawthorne in cui la
"A" marchiava le adultere), la "D" che ricorda il genere a cui e' negata la
rappresentanza.
Dunque la sollecitazione per sabato prossimo e' la seguente: "Lanciamo un
appello a tutte quelle che si riconoscono nella nostra protesta a
raggiungerci in un'assemblea all'aperto: perche' tutto il paese ascolti le
ragioni delle donne. Saranno con noi, avvocate e mediche che sveleranno come
le istituzioni stiano divenendo luoghi sempre piu' inospitali per la
liberta' che le nostre madri hanno scelto per noi tutte".
*
Per informazioni, per partecipare e aderire: tel. 066865884, cell.
3334843616, e-mail: udinapoli at libero.it, udinazionale at gmail.com

3. ALTRI MONDI. MARIA G. DI RIENZO: GEORGE R. R. MARTIN
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo articolo.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao
Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come
donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?"  da cui e' scaturita
l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di
donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere
di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza
velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli
2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e'
in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81.
George R. R. Martin e' scrittore di fantascienza e di fantasy. Dalla
Wikipedia, edizione italiana (che a Martin e alla sua opera dedica un'ampia
voce), riprendiamo per stralci la seguente scheda bografica: "George Raymond
Richard Martin e' uno scrittore statunitense di fantascienza e di fantasy.
E' famoso soprattutto per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco;
inoltre ha lavorato come sceneggiatore e produttore. George Raymond Richard
Martin nacque il 20 settembre 1948 a Bayonne (New Jersey). La famiglia, le
cui origini risalgono all'immigrazione italiana negli Stati Uniti (il
bisnonno di cognome faceva Massacola) e' composta dal padre Raymond Collins
Martin, un operaio portuale, dalla madre, Margaret Brady Martin, e dalle due
sorelle, Darleen Martin Lapinski e Janet Martin Patten. Frequento' prima la
"Mary Jane Donohoe School" e poi la "Marist High School". L'inclinazione ed
il talento per la scrittura si rivelo' molto presto: il suo primo pubblico
fu composto dai figli dei vicini, a cui rivendeva le proprie storie
dell'orrore per pochi penny, includendo nel "prezzo" l'interpretazione del
racconto. I libri che lo appassionano maggiormente durante l'infanzia sono
quelli di Robert A. Heinlein, di Eric Frank Russell e di Andre Norton. Ma
gli autori che ne influenzearono piu' in profondita' lo stile, secondo le
affermazioni dello stesso Martin, furono i classici della letteratura
fantastica letti durante l'adolescenza: da un lato H. P. Lovecraft e
dall'altro J. R. R. Tolkien. Durante le superiori scopri' la passione per i
fumetti, di cui diventa fan e collezionista: le sue prime esperienze
letterarie sono proprio da ricondursi alle collaborazioni con le riviste
amatoriali del settore. L'esordio professionale, comunque, risale al 1970,
anno in cui Martin vendette alla rivista "Galaxy" il racconto The Hero,
pubblicato poi nel febbraio del 1971. Seguirono altri racconti, pubblicati
in varie sedi. Sempre nel 1970, Martin si laureo' M. S. (Master of Science)
con il massimo dei voti in giornalismo, presso la Northwestern University di
Evanston (Illinois) e, nell'anno seguente, consegue il dottorato e B. S.
(Bachelor of Science) presso la stessa universita'. Tra il 1972 ed il 1974,
durante la guerra nel Vietnam, George Martin fu obiettore di coscienza
presso il Vista, un'associazione collegata alla Fondazione di Assistenza
Legale della Contea di Cook. Tra il 1973 ed il 1976 diresse tornei di
scacchi per l'Associazione continentale di scacchi, e dal 1976 al 1978
lavoro' come insegnante di giornalismo presso il Clarke College di Dubuque
(Iowa). Nel 1975 si sposa con Gale Burnick da cui poi divorziera' nel 1979,
senza aver avuto figli. In questo periodo, si dedica solamente part-time
alla scrittura, in ambito giornalistico e letterario. Nel 1975 riceve il
primo importante riscontro: il suo Canzone per Lya conquisto' il prestigioso
Premio Hugo quale miglior racconto dell'anno. Ma solo nel 1979 Martin
abbandono' la professione di insegnante per dedicarsi a tempo pieno alla
carriera letteraria, dopo un anno in cui, nel ruolo di "writer-in-residence"
al Clarke College, ricevette il Premio Hugo, il Premio Locus ed il Premio
Nebula per Re della sabbia nella categoria "miglior racconto breve". Negli
anni Ottanta i romanzi e i racconti di Martin ricevettero ulteriori premi e
segnalazioni. Tra di essi si distinguono in particolar modo i romanzi Il
pianeta dei venti del 1980, Il battello dei dannati del 1982, The Armageddon
Rag del 1983, la lunga serie di Wild Cards (il primo volume e' del 1986), un
mondo condiviso di ambientazione supereroistica di cui Martin e' sia
curatore, sia autore di alcuni dei racconti. La genesi di questa serie e'
molto particolare: Wild Cards, infatti, nacque in seguito ad una serie di
sessioni di gioco di ruolo di ambientazione super-eroica, in cui Martin
partecipa nel ruolo di narratore. Tuttora Martin e' un appassionato
giocatore di ruolo ed ha affermato in diverse occasioni di continuare a
giocare saltuariamente con il proprio gruppo. Ma, per quanto le sue opere
abbiano suscitato ottime reazioni nella critica e tra gli appassionati del
genere fantastico, Martin non riesce a scatenare l'attenzione del grande
pubblico. Cosi' nel 1986 decise di trasferirsi ad Hollywood e collaboro' con
la Cbs per lo sviluppo di svariate serie per la tv. In un primo momento
lavora come sceneggiatore per la serie Ai confini della realta'. Dopo alcuni
episodi la Cbs gli affido' la consulenza delle sceneggiature de La bella e
la bestia, per cui lavorera' fino al 1989, arrivando a ricoprire il ruolo di
produttore della serie. Lavoro' anche per la Columbia Pictures Television
quale produttore esecutivo e sceneggiatore di Doorways, l'episodio pilota di
una serie mai realizzata, filmato tra il 1991 ed il 1992 ed andato in onda
nel 1993. In seguito abbandonera' Hollywood, per ritornare a dedicarsi a
tempo pieno alla carriera letteraria, stanco delle restrizioni imposte al
suo talento di scrittore dai meccanismi produttivi delle major. Attualmente
Martin vive a Santa Fe (New Mexico). E' un membro dello Science Fiction and
Fantasy Writers of America (di cui e' stato direttore regionale dal 1977 al
1979 e vicepresidente dal 1996 al 1998) e del Writer's Guild of America. Le
sue opere sono stati tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo,
svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco,
ungherese, finlandese ed esperanto. Dal 1991 il suo lavoro e' incentrato
nella scrittura della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco, i cui primi
quattro romanzi (diventati nove romanzi nell'edizione italiana) si impongono
nel panorama letterario mondiale come best-sellers internazionali. Il
successo e la fama della serie assicura a Martin una posizione di rilievo,
quale uno degli autori piu' bravi ed amati di sempre nell'ambito della
letteratura fantastica"]

Oggi George R. R. Martin e' abbastanza popolare, fra i lettori italiani del
fantastico, grazie alla saga fantasy "Cronache del ghiaccio e del fuoco",
che sta avendo un grande successo ovunque. In un'intervista rilasciata a
Delos nel 2005, cosi' l'autore ha spiegato il suo spostamento dalla sf alla
fantasy: "La fantascienza era molto popolare negli anni '50 e '60 quando io
stavo crescendo, un periodo in cui eravamo tutti molto ottimisti riguardo al
futuro. Il futuro era qualcosa di bello verso il quale stavamo andando tutti
insieme, saremmo andati sulla Luna, saremmo andati su Marte, avremmo
raggiunto le stelle, la scienza e la tecnologia avrebbero reso il mondo un
posto migliore, anzi, il migliore in cui vivere. Ora invece la gente e'
terrorizzata dal futuro, il futuro e' qualcosa di oscuro, che non ci da'
alcuna sicurezza ne' tranquillita', gli sforzi per raggiungere le stelle e i
pianeti ormai sembrano abbandonati a favore dell'utilizzo militare dello
spazio, scienza e tecnologia che avrebbero dovuto combattere le malattie e
migliorare il mondo hanno invece creato ulteriori problemi attraverso
l'inquinamento di ogni genere, fino ad essere responsabili addirittura della
comparsa di nuove malattie".
Quando da ragazza io incontrai i suoi scritti, i primi tenerissimi racconti,
il primo stupefacente romanzo, George Martin si dedicava invece quasi
esclusivamente alla fantascienza e non solo erano in pochi a sapere chi
fosse ma parecchi critici, nostrani e non, erano scettici sulla qualita' del
suo lavoro: e' malinconico, riflette sul genere piu' che inventare, e'
"romanticheggiante", indulge in fughe intimistiche e personalistiche, e
cosi' via. Martin ebbe a rispondere che il romanticismo era un'onorata
tradizione letteraria, e non un insulto, e pare che cosi' pensasse chi gli
diede l'Hugo (l'Oscar della sf) nel 1974 per il romanzo breve Canzone per
Lya... Poiche' le trame erano tutte molto avvincenti e la scrittura
assolutamente ben costruita, dapprima non capii la ragione vera
dell'ostilita' nei suoi confronti. La trasgressione di Martin mi apparve
piu' chiara mano a mano che crescevo: era un uomo che stava intensamente
pensando al problema della violenza, all'intrusione della violenza nelle
relazioni tra i generi, ai meccanismi che la favorivano o la decostruivano:
fra questi, il linguaggio. E percio' era diverso da tutti gli scrittori
maschi di sf del suo periodo (l'altra meta' della galassia, per cosi' dire,
era invece molto sensibile alla questione). In effetti anche Samuel Delany
si avvicino' alla tematica in quegli anni, soprattutto per quanto riguarda i
rapporti tra donne ed uomini, ma con due sostanziali differenze: Delany
apparteneva ormai all'ambiente colto, direi "accademico", della letteratura
fantastica e stava facendo i conti con la presa di coscienza sulla propria
omosessualita'. I critici potevano "perdonargli" le sapienti digressioni e
non considerarlo una minaccia al ruolo maschile (generalmente vi abdica,
agli occhi degli altri uomini, chi si dichiara gay). George Martin,
discendente di immigrati italiani, forte solo della propria abilita' di
scrittura, presentava personaggi maschi eterosessuali che rifiutavano il
ruolo dell'eroe (e persino dell'anti-eroe) e dello sciupafemmine. Non a caso
il primo racconto che riusci' a vendere, nel 1971, aveva per titolo
"L'eroe". Le sue figure femminili sono altrettanto inconsuete: positive o
negative sono profondamente umane, e distruggono parecchi stereotipi della
sf tradizionale, tipo la scienziata sterile e ossuta che nessun uomo vuole
(Asimov, per esempio) o la bomba del sesso che attende di essere salvata dai
mostri verdi (troppi autori per nominarli tutti)...
Ci sono due foto di questo scrittore che mi piacciono molto, e in entrambe
compare il simbolo della nonviolenza, il fucile spezzato: in una delle
immagini il giovane Martin sta reggendo il cartello durante una
manifestazione, nell'altra si e' appena laureato, e il simbolo appare
disegnato sul suo "cappellino cerimoniale". Nato nel 1948 a Bayonne nel New
Jersey, appartiene infatti alla generazione americana che si ribello' alla
guerra nel Vietnam. Le sue esperienze di attivismo vengono tradotte
poeticamente nei racconti dell'esordio, ma quel che lo rivela al grande
pubblico e che fa storcere il naso agli "addetti ai lavori", ed e' il testo
di cui voglio principalmente parlarvi, e' il romanzo La luce morente (1979,
Armenia).
*
Lo sfondo su cui si snoda la storia e' di per se' struggente: un oggetto
cosmico, un pianeta morto e congelato chiamato Worlorn, viene catturato
temporaneamente nell'orbita di un sistema solare plurimo e potra' percio'
godere di qualche decennio di luce e calore e generare la vita, ma e'
destinato a rituffarsi nel buio. Sul pianeta convergono appartenenti alle
differenti culture umane sparse nella galassia, per un Festival che ha piu'
o meno lo scopo di mostrare alla madre patria (la Terra) la potenza
tecnologica delle sue ex colonie. Ma quando comincia il crepuscolo, il
preludio alla notte infinita che attende il pianeta, la festa ha termine, e
la storia ha inizio. Il protagonista principale del romanzo giunge su
Worlorn, ora quasi completamente disabitato, per mantenere fede ad una
promessa fatta parecchi anni prima alla donna amata: anche se ci lasceremo,
si erano detti i due, se in futuro avrai bisogno di me, mandami il pegno che
ci siamo scambiati (due gemme "sensibili") ed io verro' e ti aiutero' senza
fare domande. E' trasparente la trasfusione di se' che George Martin opera
in questo personaggio, una persona tranquilla e civile, costretto ad
incontrarsi/scontrarsi con gli appartenenti a due culture apparentemente
antitetiche tra loro e piu' o meno ostili alla cosmopolita sua. L'una si
presenta in superficie come orientata alla nonviolenza, ma capiremo con
orrore mano a mano che il romanzo si snoda che della violenza essa rifiuta
solo l'aspetto dell'agirla fisicamente in prima persona, e costruisce e
commercia armi e fomenta conflitti. L'altra e' fondata sul codice del
duello, sull'esaltazione della guerra, e su una stretta relazione fra
uomini, i quali formano coppie inscindibili in cui si puo' o no inserire una
donna come "moglie" di entrambi (mi sono sempre chiesta se Martin si sia
ispirato, per tale costruzione, alle coppie di guerrieri tebani, oppure alle
tribu' celtiche che avevano costumi similari per i propri combattenti:
l'inserimento della donna sarebbe pero' comunque invenzione dello
scrittore). Ma questa e' una spiegazione superficiale ed ingannevole, scopre
il protagonista Dirk t'Larien, perche' i nomi che diamo alle cose ed alle
relazioni sono terribilmente importanti. E la donna che lui ha amato, e che
sembra lo abbia chiamato a se', ha contratto un legame con una coppia di
guerrieri, e' in pratica una schiava sessuale (puo' essere vinta da un terzo
uomo in duello, puo' essere degradata al libero utilizzo di qualunque uomo
della comunita' e cosi' via), ed il termine con cui viene descritta
all'interno della relazione tra i due uomini non ha nulla a che fare con il
concetto di compagna di vita e consorte. "Si puo' amare se non c'e' neanche
una parola per dirlo?". La frase, pronunciata da uno dei personaggi, e' la
vera chiave del racconto. All'inizio il protagonista non sa rispondere a
questa domanda, ed alle sue resistenze e rimostranze nei confronti delle
armi e della violenza brutale con cui si confronta, vengono opposti
argomenti "multiculturali": la nostra civilta' e' cosi', gli viene risposto,
tu vieni da fuori e non puoi capire, e non devi permetterti alcun giudizio.
Ben presto, perche' la narrazione non ha mai cedimenti ed e' un susseguirsi
di colpi di scena e di meraviglie, Dirk diventa vittima della violenza in
tutti i sensi: e' preda per alcuni personaggi, si trasforma in cacciatore
per altri. E infine comprende con profondo dolore e sconcerto che la sua
amata non solo non ha mai avuto intenzione di riallacciare la loro relazione
(l'invio della gemma e' il trucco che un altro personaggio usa per attirare
Dirk su Worlorn e metterlo in conflitto con i due guerrieri, allo scopo di
ottenere la donna per se') ma e' affascinata dal tipo di relazioni basate
sull'esercizio delle armi e vorrebbe, cosa che otterra' a grave prezzo,
essere il "compagno" di uno dei due uomini che ha "sposato". Persino Dirk
finisce per subire la medesima fascinazione e ad un certo punto non gli pare
piu' strano parlare di omicidi e mutilazioni e tecniche di duello. A noi
lettori che abbiamo tifato per lui, e assistiamo al suo perdersi nel vortice
della violenza, Martin non da' facili consolazioni, ma ci fornisce squarci
di grande bellezza in cui ci aggrappiamo alla consapevolezza che altri tipi
di relazioni, altri modi di stare insieme, sono possibili e praticabili.
Perche' Dirk, pur mutato com'e' logico dalle esperienze vissute, ha ancora
qualcosa da insegnare ai guerrieri e ai "finti nonviolenti", lo ha avuto sin
dall'inizio, e questo qualcosa non gli viene sottratto. Il suo amore,
sebbene non piu' corrisposto, e' rimasto leale. La sua capacita' di amare e'
intatta. Ed e' questo a renderlo umano, a farne un uomo adulto, a renderlo
abile di suscitare comprensione da coloro che pure lo avversano. I linguaggi
cominciano a questo punto ad essere suscettibili di mutamento come coloro
che li parlano, e di una sorta di traduzione empatica da un idioma
all'altro. Una delle scene che adoro descrive uno scontro verbale tra il
protagonista e uno dei guerrieri. La coppia di duellanti si e' sfasciata
perche' uno dei due ha tradito i codici "bellici" (in sintesi, dando alla
"moglie" lo stesso valore di un uomo). L'altro avrebbe ora il dovere di
vendicare l'onore leso dando la caccia al proprio ex compagno ("teyn"), in
nome delle consuetudini culturali... Ma Dirk riesce a suscitare in lui il
cambiamento facendo appello all'amore umano che ha legato la coppia: "Ho
cominciato a pensare che forse tu avevi dei sentimenti umani verso l'uomo
che era stato il tuo teyn. Mi sono ricordato che mi avevi detto che tra te e
Jaan c'era un vincolo piu' forte di qualsiasi altro io avessi conosciuto.
Pero' penso che questa fosse una bugia".
L'interlocutore di Dirk si aggrappa per un po' alle cose che conosce bene, e
risponde in termini di vincoli spezzati e promesse non mantenute, per cui
lui ora non deve piu' nulla ne' al proprio compagno ne' alla donna che e'
stata legata ad entrambi:
"Tu no, davvero? (...) E questo spiega tutto? Tu non devi niente a loro e
allora chi se ne frega? Tutti i vostri dannati vincoli (...) non sono altro,
in definitiva, che debiti ed obblighi. Tradizioni, antica saggezza delle
granleghe, come il codice duellesco e la caccia ai falsuomini. Non starci a
pensare, segui le tradizioni. (...) Se tu avessi davvero amato Jaan...".
"Io non amo Jaan (...), lui e' il mio teyn!". Dirk lascio' sospese le parole
in aria per un lungo minuto. Si gratto' il mento, pensoso: "E'?", disse,
"Vuoi dire che Jaan era il tuo teyn, non e' vero?".
Il piccolo miracolo che avviene in questa sequenza, e cioe' la "conversione"
del guerriero, il quale capisce in che direzione debba andare davvero la sua
fedelta', e cioe' alla relazione e all'amore, e' qualcosa che a quasi
trent'anni di distanza dalla prima lettura riesce ancora a commuovermi. "Si
puo' amare se non c'e' neanche una parola per dirlo?". Finalmente la
risposta arriva: si', si puo', ma a patto di inventare quella parola, di
avere il coraggio di pronunciarla.
Non vi diro' altro di questo romanzo se non: pescatelo da qualche venditore
di remainders, cercatelo su internet, fatevelo prestare se non riuscite a
comprarlo.
*
Un altro buon acquisto sarebbe Il pianeta dei venti, che George Martin
scrisse in collaborazione con Lisa Tuttle alcuni anni dopo. Se La luce
morente ci aveva lasciato la mente piena di poesia e il cuore un po'
dolorante perche' in effetti nessun tentativo di risolvere i conflitti in
modo nonviolento era stato fatto, qui possiamo godere anche di quest'ultima
opzione, che si rivela efficace. Ci troviamo a Windhaven (che potremmo
tradurre come "paradiso del vento"), un pianeta in cui non vi sono
continenti ma solo arcipelaghi ed isole, attraversato da venti forti e
costanti, che i "volatori" usano per viaggiare e mantenere il contatto fra
le diverse comunita'. Le ali, prodotto tecnologico di un'era perduta, sono
circondate da reverenza e miti: non piu' riproducibili, vengono trasmesse da
un volatore all'altro ereditariamente. I volatori portano i messaggi che i
signori feudali del luogo si scambiano, hanno il dovere sacro di ripeterli
fedelmente, ed all'inizio spesso non capiscono neppure di cosa i messaggi
trattino. L'asse portante del romanzo e' la giovane Maris, che sa e potrebbe
volare ma il cui padre adottivo ha destinato le ali al figlio naturale (il
quale invece non le desidera, e vuol diventare cantore). La ribellione dei
due ragazzi innesca il primo cambiamento: anche i signori infine convengono
che e' meglio se a volare e' qualcuno che non si sfracellera' sull'oceano
per imperizia. Maris avra' le sue ali, e cosi' potra' averle chiunque si
dimostri abbastanza abile per usarle. Il secondo contrasto nasce tra i
volatori stessi, quelli che appartengono alle famiglie per cui il volo e'
tradizione ereditaria e i "nuovi venuti". Questi ultimi sentono meno il peso
delle tradizioni, e cominciano a mettere in questione gli obblighi connessi
al loro ruolo: e' lecito portare qualsiasi tipo di messaggio? A chi
rispondere, se il "terriero" e la sua popolazione entrano in conflitto?
Infine, una volatrice rompera' le consuetudini facendo qualcosa che non
dovrebbe assolutamente fare, e cioe' trasforma il messaggio a lei affidato
per scongiurare una guerra. Non appena questo viene scoperto, anche il
signore di cui la donna serviva il territorio fa qualcosa mai fatto prima, e
condanna a morte la volatrice. La strategia nonviolenta divisata dalla
protagonista del romanzo per indurre i volatori a riunirsi e il signorotto a
rassegnare le dimissioni, nel mondo fantastico di Martin e Tuttle, mi
sentirei tranquillamente di raccomandarla agli attivisti del qui ed ora.
Comincia con una canzone. Il fratello di Maris ha coronato il suo sogno, e'
un apprezzato cantore itinerante, e su richiesta della sorella compone un
pezzo sulla triste storia della volatrice uccisa. Canzone che subito altri
cantori riprendono, e che fa velocemente il giro delle isole di Windhaven.
Alla verita' "ufficiale", che parla di una traditrice giustiziata, si oppone
questa narrazione "dal basso". Nel contempo, un'altra volatrice prende il
lutto e vestita di nero comincia a volare in cerchio, incessantemente, sulla
dimora del signore. Presto altri si uniscono a lei: nel racconto si tratta
di pagine a sequenza cinematografica, splendide, con frasi staccate che
disegnano ognuna un immagine del crescendo. Si tratta ancora, pero', solo di
volatori della nuova generazione; lo sdegno dei volatori ereditari per la
violazione dell'etica professionale, diciamo cosi', e' ancora abbastanza
forte da trattenerli, assieme ai contrasti non risolti con i loro colleghi.
E' di nuovo Maris a sanare il problema. Riesce a convincere ad unirsi al
cerchio del lutto il piu' prestigioso membro dell'altro gruppo: "Ora che tu
e Val avete diviso i volatori (...) in due fazioni ostili, i Terrieri ne
approfitteranno. Pretenderanno giuramenti di fedelta', promulgheranno leggi
e regolamenti per governare i loro volatori, giustizieranno per tradimento i
ribelli... e forse, con il tempo, dichiareranno che le ali sono loro
proprieta' e le assegneranno ai loro devoti. (...) Vi sono due schieramenti,
ed entrambi devono compiere un gesto di riconciliazione. Unisciti ai
volatori neri. Prendi il lutto per Tya".
Naturalmente Maris viene infine individuata come agitatrice chiave della
protesta, ed il signore ne imprigiona il fratello per costringerla a
consegnarsi. Cosa che la donna non ha difficolta' ad accettare: qualsiasi
sia il rischio che la sua vita corre, ora che il gesto di riconciliazione ha
portato ad unirsi al cerchio entrambe le fazioni dei volatori, la vittoria
e' vicina.
"E lassu', in attesa c'erano i volatori. (...) Il calore riflesso dalle
pietre lanciava grandi correnti ascensionali, e i volatori le sfruttavano,
salendo nel cielo prima di svincolarsi per discendere in ampie spirali
eleganti. Si muovevano in cerchio, e attendevano (...)".
C'e' chi ha snobbato Il pianeta dei venti, fra i critici europei, come una
"fiaba americana" (e vi ha letto meritocrazia ed individualismo) e a me
verrebbe da rispondere: e con cio'? Se anche fosse, ma io vi ho letto ben
altro, non sono fiabe italiane, francesi, eccetera eccetera cio' che
raccontiamo noi europei? Quale scrittore o scrittrice puo' semplicemente
ignorare la culla della lingua che parla e in cui compone le sue opere? E
quella lingua porta con se', come Martin ha capito molto prima di altri,
visioni, concetti, speranze, illusioni, e non solo la mera descrizione della
realta' che a volte, invece di tradurre, "tradisce" ampiamente. Anche la
protagonista di Windhaven lo sa. La scena finale, quella della sua morte
riscritta da lei stessa e consegnata tramite una canzone epica ad un giovane
cantore, e' la summa di questa convinzione. Forse Maris spirera' fra pochi
minuti in una stanza povera e puzzolente, ma cio' che si cantera' di lei
sara' il suo ultimo volo, quello che trasmette alle generazioni future,
assieme alla sua perseveranza e alla sua capacita' di creare armonia, il
coraggio di sognare.

4. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 416 del 5 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it