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Minime. 388
- Subject: Minime. 388
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 8 Mar 2008 00:50:21 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 388 dell'8 marzo 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Del femminismo, ovviamente 2. Adrienne Rich: La mancanza 3. Robin Morgan: Perche' allora 4. Norma Rangeri ricorda Tina Lagostena Bassi 5. In memoria di Agnese Seranis Piccirillo 6. Pasquale Iannamorelli: Un sondaggio tra persone amiche della nonviolenza 7. Benedetto Vecchi intervista Giovanni Arrighi 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: DEL FEMMINISMO, OVVIAMENTE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] Fa parte della vita, e' normale e naturale, ma molte persone temono di parlarne apertamente perche' temono il giudizio altrui. La mia opinione e' che parlarne sia invece sempre utile, perche' aiuta a capire che questa esperienza puo' essere gioiosa, tenera, energetica e soddisfacente. So che spesso ci sono difficolta' a discuterne anche per la mancanza di informazioni corrette: ci sono un mucchio di falsita' e di odio attorno alla questione. Di che sto parlando? Del femminismo, ovviamente. Dopo un paio di secoli di attivismo in favore dei diritti delle donne, e circa quarant'anni di femminismo "moderno", questa parola sembra ancora una parolaccia. Se ne discutono, i media del mainstream lo fanno solo in termini negativi: sono anni, lunghi orrendi anni, che io leggo sui giornali cose del tipo "il femminismo e' morto", mentre ad ogni episodio di cronaca nera correlato a violenza di genere spunta nell'articolo: "dove sono le femministe?". Potrebbero cominciare a mettersi d'accordo, non vi pare: se il femminismo e' morto, perche' continuare a chiedere dove sono le femministe? Probabilmente "dormono, dormono sulla collina...". Inoltre, c'e' stato il lugubre decennio del "post femminismo", le cui teorie fatte di silicone e lustrini sono finite rapidamente in quella che una volta si chiamava "pattumiera della storia", ma qualche danno da sanare l'hanno lasciato. Non entrero' nello specifico: vi bastera' sapere che, per quel che mi riguarda, io saro' una post-femminista nell'era del post-patriarcato. * Ma insomma, credo di dovervi questo regalo per l'8 marzo, mie simpatiche lettrici. Ci sono modi sicuri per sapere se siete femministe, e non dovete spaventarvi se lo siete (anche se e' bene sappiate da subito che nemmeno la senatrice Binetti avra' la cura per voi). E ci sono parecchi tipologie femministe, tanto che non dovete temere di restare da sole qualsiasi sia il gruppo in cui vi riconoscete. Volete eguaglianza e giustizia sul lavoro? Rompere il cosiddetto "soffitto di vetro"? Portare le donne ai tavoli decisionali e di negoziazione? Si', siete femministe, e state facendo campagna per quella che viene definita "equita' di genere". Siete le eredi e le continuatrici della lotta delle donne per il suffragio universale, che non e' mai stato inteso solo come il diritto di mettere una scheda nell'urna elettorale, ma come l'assicurare alle donne la piena partecipazione alla vita della polis: il poter dunque esercitare la cittadinanza in compagnia degli uomini come uguali compagni, poter ereditare, poter gestire le proprie finanze, avere la tutela dei figli, e si', votare. Volete cambiare il concetto stesso di potere, decostruire i ruoli sessuali, formare una famiglia differente da quella "tradizionale", smantellare l'oppressione in tutte le sue forme? Siete femministe, va da se'. Siete le eredi e le continuatrici di coloro che dissero: "Il personale e' politico", che organizzarono i gruppi di autocoscienza e furono delle vere innovatrici di linguaggi e relazioni. Pensate che esista una precisa politica della sessualita' che spinge verso la degradazione sessuale delle donne e lo stupro? Le battute misogine vi mandano fuori di testa? Credete che le immagini di donne e ragazze proposte dalla cultura dominante siano troppo spesso ributtanti? Non preoccupatevi, siete semplicemente femministe, va tutto benissimo. Siete le eredi e le continuatrici di una feconda corrente di pensiero femminile che ha indagato e interrogato la sessualita' umana, e dimostrato piu' volte la sua efficacia nello svelare pregiudizi e privilegi. Avete detto qualche volta frasi del tipo: "Non sono femminista, ma ho partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne", "Non sono femminista, pero' ritengo che non si possano obbligare le donne a...", "Non sono femminista, ma credo che le donne possano... abbiano il diritto... debbano essere considerate..."? So di darvi un piccolo dispiacere, ecco, respirate un attimo, rilassatevi: siete femministe. Siete le eredi e le continuatrici di uno sciame storico di donne di tutte le eta', di tutti i paesi, di tutte le etnie, che hanno lottato per la felicita' e il benessere delle loro consimili, ma erano troppe timide per prendersene il merito, mentre intanto se ne accollavano i disagi. Non dovete avere questa bassa stima di voi stesse. Provate a riformulare le frasi: "Credo che le donne possano, abbiano il diritto, eccetera, e se cio' fa di me un'orgogliosa e vibrante femminista ne sono felice". E' importante che siate fiere di quel che fate, e vi ribadisco che non c'e' nulla di cui vergognarsi: il femminismo e' una cosa che e' capitata alle vostre madri ed alle vostre nonne, ed e' qualcosa che vive, respira e si evolve. * Ora che sapete di essere femministe, c'e' un'altra cosuccia di cui occuparsi. Come dirlo ad amici e parenti? Puo' darsi che in passato vi abbiano mostrato scherno e rigetto per la categoria, e che voi, adesso che non potere negare di farne parte, vi sentiate in parte impaurite ed in parte furibonde. Mantenete la calma. Molte delle cose che vi hanno detto le hanno dette perche' non conoscono assolutamente l'argomento. Voi si'. Cominciate da attestazioni chiare e persino banali, ad esempio: il femminismo concerne l'eguaglianza politica, sociale ed economica per donne ed uomini. Una volta che questo sia passato, potete introdurre nel discorso questioni piu' complesse. Siate pazienti. Ci sara' sempre chi chiedera' se odiate gli uomini, se avete le gambe non depilate e se pensate di "diventare" lesbica. (Se lo siete e' il momento giusto per sorridere e presentare a costoro la vostra fidanzata). Queste persone hanno solo bisogno di piu' tempo per capire, ma continuate a parlargli, nel mentre vivete il femminismo come una parte normale e quotidiana della vostra esistenza. Presto lo diventera' anche per le loro, di esistenze. E non sara' mai abbastanza presto. 2. MAESTRE. ADRIENNE RICH: LA MANCANZA [Da Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 2000, p. 382. Adrienne Rich e' una grandissima poetessa e saggista femminista americana di straordinaria intensita' e profondita', di forte impegno civile, militante per la pace e la dignita' umana. Dal sito www.crocettieditore.com riprendiamo la seguente scheda: "Adrienne Rich e' nata il 16 maggio 1929 a Baltimora. Poetessa, saggista e militante femminista, a ventun anni ha vinto il Premio Yale per giovani poeti con A change of world (1951, Un mutamento di mondo). Ha, inoltre, pubblicato le raccolte poetiche Gli intagliatori di diamanti (1955, The diamond cutters), Necessita' del vivere (1966, Necessities of life), Esplorando il relitto (1973, Diving into the wreck), Il sogno di una lingua comune (1978, The dream of a common language), Atlante del mondo difficile (1991, Atlas of the difficult world); e i saggi Nato di donna (1976, Born of woman), Segreti silenzi bugie (1966-78, On lies, secrets and silence), Sangue, pane e poesia (1986, Blood, bread and poetry); e la raccolta Oscuri campi della repubblica (1991-95, Dark fields of the republic), che comprende anche numerose sequenze narrative". Opere di Adrienne Rich: Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 2000; Esplorando il relitto, Savelli, Milano 1979; Segreti silenzi bugie, La Tartaruga, Milano 1982; Lo spacco alla radice, Estro, Firenze 1985; Come la tela del ragno, La Goliardica, Roma 1985; Cartografie del silenzio, Crocetti, Milano 2000. Una breve raccolta di suoi versi e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 10] La mancanza di rispetto per la vita della donna pervade tutta la dottrina teologica maschile, la struttura della famiglia patriarcale, e persino il linguaggio dell'etica patriarcale. 3. MAESTRE. ROBIN MORGAN: PERCHE' ALLORA [Riproponiamo ancora una volta il seguente brano estratto da Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003, pp. 231-232. Robin Morgan e' nata a Lake Worth in Florida nel 1941, e vive e lavora a New York; poetessa, saggista, romanziera, giornalista, e' dagli anni '70 una delle figure piu' vive del movimento delle donne. Tra le sue opere disponibili in italiano: l'intervista a cura di Maria Nadotti, Cassandra non abita piu' qui, La Tartaruga, Milano 1996; Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998 (col titolo: Il demone amante. Sessualita' del terrorismo), 2003. Il suo sito e': www.robinmorgan.us] "E' vero, e' proprio vero?", chiede la donna con forza, stringendo Maria con una mano e me con l'altra, "E' vero che da tante parti le donne stanno reagendo alla violenza? Che non si lasciano piu' maltrattare?". "Si'", rispondiamo, un groppo di lacrime in gola, "e' vero. Le donne stanno reagendo. Da molte, molte parti. Ben al di la' di Catania. In tutto il mondo". "E un giorno riusciranno a farli cessare? La violenza, il dolore? Finira'? Loro - noi - riusciremo a farcela?". Gli occhi le brillano. "Si', si'", le diciamo, abbracciandoci e abbracciandola, "un giorno. Le donne stanno tentando un po' ovunque. Metteremo fine alla violenza. Si'". Annuisce, benedicendoci con un sorriso raggiante e sdentato. "Molto bene", sussurra. Poi aggiunge con calma dignita', "Perche' allora non sono sola". 4. LUTTI. NORMA RANGERI RICORDA TINA LAGOSTENA BASSI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 marzo 2008, col titolo "Per la causa delle donne". Norma Rangeri, intellettuale femminista, giornalista, e' critica televisiva del quotidiano "Il manifesto". Tra le opere di Norma Rangeri: Chi l'ha vista?, Rizzoli, Milano 2007. Su Tina Lagostena Bassi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Augusta Lagostena Bassi detta Tina (Milano, 2 marzo 1926 ñ Roma, 4 marzo 2008) e' stata un'avvocata italiana. Inizia la sua carriera come primo assistente alla cattedra di Diritto Penale presso l'Universita' di Genova, dove diviene amica di Fabrizio De Andre'. In seguito si specializza divenendo titolare della cattedra di Diritto della Navigazione presso l'Universita' di Parma. Dal 1973 al 1975 lavora all'Ufficio Riforme del Ministero di Grazia e Giustizia. Era la rappresentante italiana al Convegno Mondiale per la Pace svoltosi a Praga nel 1983. Diventa nota nei tribunali italiani come una delle principali avvocate per la difesa dei diritti delle donne, come nel famoso processo sul Massacro del Circeo... e' stata una delle fondatrici del Telefono Rosa. Dal 1994 al 1995 ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione nazionale parita' e pari opportunita' uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri essendo inoltre componente del gruppo sulle pari opportunita della Comunita' Europea. Ha ricoperto l'incarico di capodelegazione per l'Italia nei lavori preparatori della IV Conferenza mondiale Onu sui diritti della donna svoltasi a Pechino nel 1995... E' stata successivamente eletta deputato nelle file di Forza Italia nella XII legislatura, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e coautrice nel 1996 della legge contro la violenza sessuale n. 66/96. Dal 2006 e' stata Rettore magnifico onorario dell'Universita' popolare degli studi di Milano. La sera del 4 marzo 2008 si spegne in una casa di cura a Roma, dopo aver lottato contro un tumore". Tra le opere di Tina Lagostena Bassi: L'avvocato delle donne, Mondadori, Milano 1997; Manuale dei diritti e doveri del giovane cittadino, Mondadori, Milano 2000; Una vita speciale, Piemme, 2008] Augusta Lagostena Bassi per tutte era Tina, l'avvocatessa delle donne. Molte di noi l'hanno conosciuta ai tempi del Processo per stupro, l'evento televisivo che cambio' i connotati alla morale pubblica, fino ad allora interpretata dal voyeurismo degli avvocati maschi, personaggi specializzati nel mettere sul banco degli accusati le vittime della violenza sessuale. Fu lei a pronunciare in tv la parolaccia, "stupro", fu ancora lei a rivolgersi con rabbia agli attempati principi del foro accusandoli di raddoppiare la violenza sulle donne con il loro lessico osceno. Era socialista, una milanese quarantenne, energica, una figura rassicurante, una donna elegante, un simbolo di emancipazione. Una carriera da avvocato iniziata all'universita' di Genova, proseguita all'ufficio riforme del ministero di Grazia e Giustizia, e nel lavoro dello studio legale in stretto sodalizio con il marito Vitaliano Lagostena. La sua presenza assidua nella casa della donna di Roma, un ex convento in via del Governo Vecchio, sede storica del movimento degli anni '70, faceva entrare in quelle stanze il formidabile aiuto di un'esperta. Con lei si discuteva per ore, in affollate (e affumicate) assemblee, su come ribaltare la logica maschile, nel processo e nella vita. Poi, quando per qualche motivo non era possibile incontrarsi in quel luogo comune, ci si trasferiva nella sua bella casa (eravamo gia' ai tempi del processo del Circeo), si mangiava qualcosa e si organizzavano insieme le iniziative a sostegno di Donatella Colasanti, l'unica superstite del massacro del Circeo. Tina Lagostena Bassi e' morta martedi', in una clinica romana, nello stesso giorno in cui arriva nelle librerie il suo ultimo libro, Una vita speciale. Aveva ottantadue anni, spesi nelle sedi istituzionali (presidente della Commissione pari opportunita' della Presidenza del consiglio, fondatrice del Telefono Rosa, poi parlamentare di Forza Italia), per i diritti delle donne. E massimo fu l'impegno che trasfuse nella battaglia per la legge del 1996 contro la violenza sessuale, figlia e coronamento del lavoro di tutta una vita. Da molti anni il suo volto era entrato nelle case italiane, all'ora del pranzo. Parlava alle donne grazie al popolare tribunale televisivo di Forum, il programma di Mediaset dedicato alle controversie familiari. Era diventata l'alter ego femminile del giudice Santi Licheri, un ruolo che assolveva con il piglio e lo stile, asciutto e autorevole, di sempre. 5. LUTTI. IN MEMORIA DI AGNESE SERANIS PICCIRILLO [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente ricordo "In memoria di Agnese Seranis Piccirillo". Agnese Piccirillo - Seranis, intellettuae femminista, scienziata e scrittrice, laureata in fisica, con una tesi sui mesoni ko, nel novembre del 1969 all'Universit‡ di Torino, nell'aprile del 1970 viene assunta come ricercatrice al Centro Studi e Laboratori delle Telecomunicazioni della Sip (poi Telecom Italia). Per due anni circa lavora nel gruppo che si occupa di teoria e modelli di traffico telefonico. A seguito del suo matrimonio con un collega dello stesso gruppo deve cambiare attivita'. Dal 1972 al 1985 si occupa di Fisica dei meccanismi di guasto dei dispositivi elettronici e elettroottici a semiconduttore; dal 1986 al 1992 e' responsabile dei Laboratori di microelettronica; dal 1993 al 1998 e' responsabile del Gruppo per la progettazione e realizzazione degli amplificatori ottici a semiconduttore; dal 1999 al marzo del 2001 e' responsabile del Gruppo affidabilita' dei componenti ottici attivi e passivi delle reti ottiche. Nell'ambito di queste ultime attivita' diventa responsabile di alcuni progetti internazionali. Dal 1980 al 2006 ha insegnato al Politecnico di Torino Tecnologie e affidabilita' dei dispositivi a semiconduttore per i corsi di Elettronica e Scienza dei materiali. Dal 1975 ha partecipato attivamente al movimento femminista di Torino collaborando alle riviste "Il bollettino delle donne" di Torino e "Lapis" di Milano. Scrive sotto lo pseudonimo di Agnese Seranis ed e' autrice di tre romanzi: Io, la strada e la luce di luna, Edizioni Del Leone, Venezia, 1988, ristampato nel 2007 dall'editore Graus di Napoli col titolo Smarrirsi in pensieri lunari; Il filo di un discorso, Eura Press, Milano,1997 e Clarissa, Edizioni Nuove Scritture, Milano 2005. E' autrice con Sara Sesti e Liliana Moro di Discorsi in liberta' sulla scienza, e con altre docenti dell'Universita' delle donne di Milano de Lo snodo dell'origine, edizioni Lud, Milano 2007. E' deceduta a Torino il 2 marzo 2008] Vogliamo ricordare la nostra amica Agnese Piccirillo (in arte Seranis), morta domenica 2 marzo 2008, in seguito a una grave malattia degenerativa. Agnese, lucida fino alla fine, non voleva la respirazione artificiale e, quando e' stato il momento, il suo corpo l'ha ascoltata, ben sapendo che nel nostro incivile Paese non c'e' ancora una legge che riconosca il testamento biologico, che lei aveva fatto. Fisica, responsabile negli ultimi anni di progetti internazionali, femminista storica torinese, Agnese e' stata anche una singolare, originalissima scrittrice, capace di dire l'esperienza complessa e contraddittoria di una donna che si e' venuta a trovare nel ruolo tradizionale di madre e in quello storicamente maschile di scienziata. La domanda che ha attraversato tutti i suoi scritti, e in particolare Smarrirsi in pensieri lunari, da poco ristampato dall'editore Graus di Napoli, e' quella che lascia, preziosa eredita' di pensiero e di consapevolezza, a tutte noi amiche e al movimento delle donne, di cui e' stata partecipe appassionata fino alla fine: "Posso essere io insieme oggetto di conoscenza e pensiero conoscente? Posso io rifiutarmi di diventare strumento luogo della vita, per essere indagatore pensiero? Ormai desideravo comprendere desideravo penetrare con la mia intelligenza líinsondabile, avessi dovuto anche lacerare il mio ventre. Dovevo trovare una nuova fisica". Agnese ha avuto il coraggio di interrogare il corpo, la sessualita' e la maternita', fin nei loro risvolti piu' intimi e "impresentabili", consapevole che solo aprendo "sconnessure" dentro le mille immagini entro cui l'uomo l'ha imprigionata, la donna puo' prospettarsi una "nuova storia". Non dimenticheremo ne' la sua umanita' ne' la generosa forza indagatrice del suo pensiero. Condividiamo coi famigliari e in particolare col figlio Alessio il dolore di questa perdita, lo ringraziamo per lamorosa dedizione con cui ha accompagnato la malattia e la morte della madre. Lea Melandri, Vicky Franzinetti, Ines Damilano. le amiche della Libera universita' delle donne di Milano e della Casa delle donne di Torino 6. PROPOSTE. PASQUALE IANNAMORELLI: UN SONDAGGIO TRA PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA [Da Pasquale Iannamorelli (per contatti: qualevita3 at tele2.it) riceviamo e diffondiamo. Pasquale Iannamorelli, costruttore di pace, amico della nonviolenza, una delle figure piu' rilevanti dei movimenti nonviolenti in Italia, e' infaticabile animatore del bel bimestrale di informazione e riflessione nonviolenta "Qualevita" e della insostituibile casa editrice omonima: strumenti di lavoro di grande utilita' ed esperienze da sostenere con convinzione (per informazioni e richieste: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita)] Carissima e carissimo, ci rivolgiamo a te come fruitore della nostra agenda "Giorni nonviolenti" perche' abbiamo l'intenzione di realizzare, insieme all'Agenda del 2009, anche un diario scolastico 2008-2009 che conservi le caratteristiche peculiari dell'agenda, opportunamente adattate a ragazzi delle scuole elementari e medie e, naturalmente, al calendario scolastico. Prima di imbarcarci in questa ulteriore avventura, vorremmo conoscere un tuo parere sulla possibilita' di riuscita dell'iniziativa ed - eventualmente - quante copie potresti acquistarne come singolo o come appartenente ad un gruppo, associazione... Ti chiediamo di risponderci al piu' presto, perche' i tempi di realizzazione, per una realta' artigianale come la nostra, sono lunghi. Ti chiediamo vivamente di dedicare qualche minuto del tuo tempo a rispondere a questo nostro sondaggio. Con l'augurio di tanta pace, gioia, coraggio, salute, per te e per i "piccoli" che conosci, rimaniamo in attesa di una tua risposta. Pasquale Iannamorelli * P.S.: I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda. Diario scolastico 2008-2009: 1 copia: euro 10 cad.; 3 copie: euro 9,30 cad.; 5 copie: euro 8,60 cad.; 10 copie: euro 8,10 cad.; 25 copie: euro 7,50 cad.; 50 copie: euro 7 cad.; 100 copie: euro 5,75 cad.; oltre 100 copie: euro 5,25 cad. (sempre comprese le spese di spedizione). 7. RIFLESSIONE. BENEDETTO VECCHI INTERVISTA GIOVANNI ARRIGHI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 gennaio 2008, col titolo "Il mondo sotto il segno del consenso di Pechino" e il sommario "La sconfitta degli Stati Uniti in Iraq testimonia la fine non solo dell'egomonia, ma anche del dominio statunitense nel mondo". Benedetto Vecchi e' redattore delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto"; nel 2003 ha pubblicato per Laterza una Intervista sull'identita' a Zygmunt Bauman. Giovanni Arrighi, nato nel 1937, economista e sociologo, e' docente di sociologia e direttore dell'Istituto per gli studi globali alla Johns Hopkins University; i suoi principali interessi di ricerca sono nel campo della sociologia comparata e storica, dell'analisi del sistema-mondo e della sociologia economica. Dalla Wikipedia, edizione italiana, estraiamo le seguenti brevi note biografiche: "Giovanni Arrighi e' nato in Italia il 7 luglio 1937. Si e' laureato in economia all'universita' di Milano nel 1960. Dopo alcuni anni di insegnamento in Italia, nel 1963 e' andato in Africa, dove ha prima insegnato all'universita' della Rhodesia-Zimbabwe, ed in seguito all'universita' di Dar es Salaam. In quegli anni ha condotto ricerche sullo sviluppo dell'Africa, e ha indagato su come l'offerta di lavoro e la resistenza dei lavoratori abbiano influenzato lo sviluppo del colonialismo e dei movimenti nazionali di liberazione. Sempre in Africa e' venuto in contatto con Immanuel Wallerstein, con il quale ha poi collaborato su diversi progetti di ricerca. Tornato in Italia nel 1969, Arrighi nel 1971 ha creato assieme ad altri il Gruppo Gramsci. Nel 1979 Arrighi raggiunge Immanuel Wallerstein e Terence Hopkins come professore di sociologia al Centro Fernand Braudel per lo studio delle economie, dei sistemi storici e delle civilta' alla State University of New York Binghamton. In quegli anni il Centro Fernand Braudel era conosciuto come il centro principale di analisi dei sistemi mondiali, e attirava studiosi da ogni parte del mondo". Tra le opere di Giovanni Arrighi in volume disponibili in italiano: Sviluppo economico e sovrastrutture in Africa, Einaudi, Torino 1969; Geometria dell'imperialismo, Feltrinelli, Milano 1978; Il lungo XX secolo, Il Saggiatore, Milano 1996, 1999; I cicli sistemici di accumulazione, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999; (con Terence K. Hopkins, Immanuel Wallerstein), Antisystemic movements, Manifestolibri, Roma 2000; (con Silver Beverly J.), Caos e governo del mondo. Come cambiano le egemonie e gli equilibri planetari, Bruno Mondadori, Milano 2006; Adam Smith a Pechino, Feltrinelli, Milano 2006. Un'ampia bibliografia e' nel sito: www.soc.jhu.edu\people\Arrighi] All'esistenza del grande casino' dell'economia mondiale Giovanni Arrighi non crede proprio. E' uno studioso che ha sempre tenuto alla dimensione storica, "processuale", dei fenomeni sociali ed economici. Nel suo ultimo libro, in uscita per Feltrinelli con il titolo Adam Smith a Pechino (nelle librerie dal 21 febbraio), lo studioso italiano, docente alla John Hopkins University e direttore del Fernand Braudel Centre, propone una analisi del capitalismo storico tanto affascinante, quanto da discutere. La sua tesi e' che il centro dell'economia mondiale si e' spostato a Pechino, mentre gli Stati Uniti continuano il loro lento, ma inesorabile declino. Una tesi "partigiana", che discute criticamente a distanza con quanti, come il geografo marxista David Harvey o Naomi Klein, considerano fondamentale dare una sistemazione teorica al ciclone neoliberista, considerato da Arrighi solo una parentesi, a differenza di quanti lo hanno considerato come un modello sociale la cui comprensione aiuterebbe a capire le tendenze nello sviluppo economico capitalistico. L'intervista e' avvenuta a Roma, dove Arrighi e' arrivato per partecipare a un seminario organizzato dal Centro per la riforma dello stato, sul quale ha scritto su questo giornale Angela Pascucci ("il manifesto" del 22 gennaio), che e' stata testimone attiva dell'incontro e della discussione nata durante l'incontro. * - Benedetto Vecchi: Adam Smith a Pechino inizia con l'affascinante suggestione sul ritorno del baricentro dell'economia mondiale in Cina, una societa' di mercato non capitalista. Un'immagine che contraddice le statistiche, nonche' le analisi provenienti da quella realta', le quali descrivono un paese che ha decisamente imboccato la strada del capitalismo. A chiusura del libro la societa' di mercato non capitalistica diviene piu' una speranza che non la realta'. A che punto siamo? - Giovanni Arrighi: Non parlerei di un carattere ciclico dello sviluppo storico. Per prima cosa va ricordato che l'Europa ha conosciuto uno sviluppo capitalistico con caratteristiche uniche, l'inizio del quale coincide con l'avvio della "grande divergenza" tra Oriente e Occidente. La scommessa teorica su cui cimentarsi e' capire il perche' lo sviluppo capitalistico mostra evidenti limiti e perche' l'Asia, e la Cina in particolare, siano diventati il centro del mercato mondiale, proprio come lo erano all'inizio della grande divergenza. La Cina ha una lunga tradizione di un'economia di mercato dove sono stati presenti elementi capitalistici molto innovativi. Allo stesso tempo l'esistenza di una diaspora cinese ha sempre consentito a quel paese di avere un rapporto stretto il resto dell'Asia e, dall'Ottocento in poi, anche con gli Stati Uniti. Nessuno dei capitalisti cinesi ha pero' mai puntato, dal quindicesimo secolo in poi, a controllare lo stato, fattore indispensabile per esercitare un'egemonia sulla societa', come hanno sostenuto, seppur da prospettive non sempre coincidenti, Karl Marx e Fernand Braudel. Non esprimo dunque una speranza, bensi' prendo in esame la possibilita' che in quel paese stia prendendo forma una societa' di mercato non capitalista. Questo non esclude la possibilita' che invece si sviluppi un sistema capitalistico. Andre' Gunder Frank, al quale e' dedicato il libro, mi ripeteva, prima che morisse, che la categoria capitalismo andasse abbandonata. Non ero d'accordo, ma la sua provocazione va accolta come un invito a guardare al capitalismo come una realta' che, come ha scritto Fernand Braudel, deve mutare continuamente per sopravvivere. Il capitalismo e' stato infatti caratterizzato da schiavitu' e da espansione territoriale. E cosi' abbiamo avuto il colonialismo e forme aggressive di imperialismo. Poi c'e' stato il welfare state nei paesi centrali e diverse forme di subordinazione politica ed economica di gran parte della popolazione mondiale. Ora stiamo assistendo all'esaurimento della della spinta propulsiva costituita dal militarismo e dall'imperialismo. E' dunque evidente la perdita della capacita' euristica dei paradigmi fin qui usati per comprendere dove sta andando l'economia mondiale. Nel Manifesto del partito comunista, Marx e Engels prospettano un'omologazione capitalista del mondo. Questo li conduce a un'enfasi, molto discutibile, sul carattere progressivo del capitale. La loro profezia non e' molto lontana dal "mondo piatto" di un analista liberale come Thomas Friedman. Il mondo attuale e' pero' tutt'altro che piatto, come testimoniano le vicende cinesi. Non so se la Cina sia capitalista o un socialismo di mercato, ma la sua irruzione sulla scena mondiale provoca un mutamento dei rapporti nel sistema interstatale, e il Sud si presenta ora in una posizione di forza rispetto al Nord del mondo. Ultimamente, ho parlato spesso sulla possibilita' di una "nuova Bandung", cioe' di un'intesa tra i paesi del Sud del mondo cementata dll'aumentato peso nel mercato mondiale. * - Benedetto Vecchi: L'uso che fai di Adam Smith e' affascinante. Mentre la saggistica dominante lo descrive come il teorico del capitalismo, tu lo consideri come uno studioso a favore del mercato, ma non del capitalismo. L'autore della Ricchezza delle nazioni si pone pero' l'obiettivo di elaborare delle categorie utili a comprendere il funzionamento del capitalismo. Noi ci limitiamo a percepire una grande cambiamento, ma abbiamo difficolta' a innovare le categorie utili per capire la trasformazione in atto. Ti propongo una provocazione: l'analisi del tanto bistrattato Lenin sul capitalismo di stato gestito dal partito potrebbe aiutare a comprendere il dinamismo economico nell'Asia orientale o nel Sud-Est asiatico. Non credi? - Giovanni Arrighi: Possiamo sostenere che ci sono diverse forme attraverso le quali le elite nazionali esercitano il potere di governo nelle societa'. Una tesi gia' avanzata proprio da Adam Smith. In Cina, le riforme di Deng Xiao Ping sono state varate per salvare la rivoluzione popolare dalla rivoluzione culturale e avevano come centro le campagne. Solo in seguito sono arrivati i capitali stranieri. Negli anni Novanta la situazione e' sfuggita di mano al gruppo dirigente, che cerca ora di riprendere il controllo. Mi lasciano molto perplesso alcune letture sul carattere totalitario della societa' cinese, segnata storicamente dalle rivolte contro il potere centrale o locale. Attualmente, il numero di scioperi, manifestazioni, rivolte e' impressionante. E sono ribellioni che coinvolgono centinaia di milioni di uomini e donne. Il partito comunista cinese ha dunque il problema di contenere questa tendenza alla rivolta. C'e' poi un altro fatto, su cui pochi si soffermano. Nell'ultimo decennio e' accaduto ad esempio che la maggior parte dei quadri intermedi si sono dati al business. Cosi', il vertice del partito e dello stato non hanno quella camera di compensazione utile per esercitare una governance sulla societa'. * - Benedetto Vecchi: Nel tuo libro scrivi che le crisi delle borse non sono una tragedia... - Giovanni Arrighi: La crisi delle borse provoca impoverimento. Questo e' indubbio. Ma se ragioniamo in termini sistemici e' benefica, perche' mette termine a quella follia degli anni Ottanta e Novanta caratterizzata dalla corsa spasmodica per conseguire superprofitti. Un ventennio durante il quale e' accaduto di tutto. Crescita del credito al consumo, acquisto da parte del Sud del mondo di buoni del tesoro americano che hanno riversato una massa di capitale monetario negli Stati Uniti che ha alimentato la finanziarizzazione dell'economia. Se non c'e' stato il crollo dobbiamo ringraziare il Sud del mondo, che ha alimentato la domanda mondiale, prodotto merci a basso costo per i consumatori statunitensi e, in misura minore, europei; la Cina, come il Giappone negli anni Ottanta, acquista buoni del tesoro americano attraverso il quale gli Stati Uniti finanziano il loro dominio sul mondo. La crisi delle borse mette fine a questa follia. E segnala anche la fine dell'egemonia americana nell'economia mondiale. Ora la locomotiva e' rappresentata dalla Cina e, in misura minore, dall'India che sostengono la domanda. Diverso e' il problema di come fronteggiare le conseguenze sociali delle crisi delle borse. Qui mi sembra che le proposte in campo siano a dir poco deprimenti. * - Benedetto Vecchi: Come scrivi a un certo punto tu, citando una nota frase di Marx, per capire il capitalismo occorra svelare l'arcano dei laboratori della produzione... - Giovanni Arrighi: Un'indicazione metodologica di Marx che i marxisti hanno ben presto rimosso. Doveva essere Mario Tronti con Operai e capitale a tirarla fuori nuovamente. Ho pero' molto dubbi che l'indicazione di scendere nei laboratori della produzione aiuti a capire nessun arcano. Per capire il funzionamento del capitalismo dobbiamo fare i conti con il proliferare di forme economiche di mercato, ma non necessariamente capitalistiche. E poi anche con la compresenza di diversi modelli di capitalismo. * - Benedetto Vecchi: "Il mondo non sara' piatto", ma perche' allora non pensare che esiste anche una compresenza di modelli produttivi e che siano tra loro interdipendenti. Silicon Valley, ad esempio, non puo' esistere senza i "lager" dove si producono microchip con una forza-lavoro ridotta quasi in schiavitu' o a una condizione carceraria. In altri termini, l'high-tech o le biotecnologie hanno un doppio legame con la militarizzazione del lavoro presente tanto nel nord che nel sud del mondo... - Giovanni Arrighi: Bisognerebbe scrivere un altro libro per rispondere a questa domanda. Per il momento, sono interessato a capire il ruolo giocato dal militarismo. Molte delle innovazioni produttive sono venute ad esempio dalla produzione di armi. Inoltre sono polemico con chi fa coincidere il capitalismo con la sua fase industriale. * - Benedetto Vecchi: Silicon Valley non e' industrialismo... - Giovanni Arrighi: Certo. Sono convinto della crisi della grande industria fordista. Se dobbiamo parlare di un modello produttivo emergente, questo e' Wal Mart. Ripeto: se si vuol capire come il capitalismo abbia esercitato la sua egemonia su gran parte della popolazione mondiale bisogna cercar di capire il linkage tra militarismo e imperialismo. Che vuol dire espansione e conquista territoriale. Ad esempio il capitalismo si e' sviluppato attraverso lo schiavismo... * - Benedetto Vecchi: Ma negli Stati Uniti lo schiavismo conviveva con l'industria dell'acciaio che innova profondamente la produzione... - Giovanni Arrighi: Si', ma l'elemento fondamentale per capire la diffusione del capitalismo e l'egemonia che esercita nel mondo e' il ruolo del militarismo, della potenza militare. * - Benedetto Vecchi: Hai appena detto che esiste una attitudine all'insubordinazione della societa' cinese. Non si capisce pero' quale sia il rapporto tra questa conflittualita' diffusa e il potere politico. Come si dipana dunque il rapporto tra movimenti e istituzioni? - Giovanni Arrighi: La rivoluzione ha costituito uno spartiacque nella storia cinese. Da allora l'arbitrio dello stato puo' essere contestato. E quando accade le forme della critica vanno dallo sciopero alla rivolta vera e propria. Durante una visita in Cina ho parlato con un quadro del partito che aveva costituito una joint-venture con un'impresa francese per produrre champagne in Cina. Ad un certo punto, la sezione locale del partito ha proposto l'espropriazione della terra. I contadini hanno sequestrato i dirigenti aziendali, i funzionari statali e quelli del partito, ponendo una condizione: "li rilasciamo solo se firmate un accordo che la terra continueremo a coltivarla noi". Il partito ha subito firmato l'accordo. Mi piace ricordare questo episodio perche' indica chiaramente che il partito puo' pure decidere questa o quella cosa, ma se gli uomini e le donne oggetto di quella decisione non sono d'accordo non vanno tanto per il sottile, perche' si sentono legittimati da alcuni principi alla base della rivoluzione. * - Benedetto Vecchi: Da quello che dici non sei proprio in sintonia con quanti sostengono che il neoliberismo e' il modello egemone di capitalismo... - Giovanni Arrighi: Il neoliberismo e' stata una parentesi di follia, dove gli Stati Uniti e il suo fedele alleato, l'Inghilterra, hanno cercato o di imporre, con le buone o con le cattive, il loro modello. Ma entrambi hanno fallito, come testimonia la caduta delle borse e la sconfitta statunitense in Iraq. Siamo in una fase turbolente, i cui esiti sono ancora difficili da prevedere. Per il momento, grande e' il disordine sotto il cielo, ma non so se la situazione e' eccellente. * Postilla bibliografica. Giovanni Arrighi. Il lungo Novecento del capitalismo Giovanni Arrighi e' docente alla John Hopkins University e direttore del Fernand Braudel Centre, un vero laboratorio sul "capitalismo storico", secondo la fortunata espressione di Immanuel Wallerstein per definire il modello economico e sociale dominante. Arrighi e' autore del volume La geometria dell'imperialismo (Feltrinelli), saggio in cui ha analizzato il cambio di strategie delle "nazioni centrali" in seguito alla crisi economica del 1973. Da allora i suoi studi hanno cercato di definire le continuita' e le discontinuita' dello svilippo capitalista all'interno di una prospettiva "di lungo periodo". A questo proposito vanno ricordati i saggi Il lungo XX secolo (Il Saggiatore), e Caos e governo del mondo, scritto con Beverly J. Silver (Bruno Mondadori). Per Feltrinelli e' in uscita Adam Smith a Pechino (dal 21 febbraio in libreria). 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 388 dell'8 marzo 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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