La domenica della nonviolenza. 153



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 153 del 2 marzo 2008

In questo numero:
1. Alcuni materiali di riflessione
2. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica, abisso
tra palazzo e popolazione: cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti
e amici della nonviolenza?
3. Maria G. Di Rienzo: Le liste che vorremmo
4. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica. Cosa
possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?
Discutiamone il 2 marzo a Bologna
5. "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo: Un contributo all'assemblea
del 2 marzo a Bologna
6. Una glossa
7. Centro studi "Sereno Regis" di Torino e Mir-Mn del Piemonte: Un
contributo all'assemblea del 2 marzo a Bologna
8. Una glossa
9. "Fucina per la nonviolenza" di Firenze: Un contributo all'assemblea del 2
marzo a Bologna
10. Una glossa
11. Giobbe Santabarbara: In guisa di postilla

1. EDITORIALE. ALCUNI MATERIALI DI RIFLESSIONE

Questo supplemento viene diffuso mentre e' in corso l'assemblea di Bologna,
e reca alcuni materiali relativi ad essa; alcuni gia' pubblicati su questo
foglio, altri solo ora. Molti altri contributi abbiamo ricevuto in redazione
in queste settimane, tutte le persone che ce li hanno inviati qui
ringraziamo. Ci scusiamo per non aver avuto la possibilita' di rispondere
singolarmente alle molte lettere, che tutte tuttavia abbiamo letto e
apprezzato, ed ancora una volta dal profondo del cuore grazie.

2. DOCUMENTI . MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI
POLITICA, ABISSO TRA  PALAZZO E POPOLAZIONE: COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E
UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA?
[Riproponiamo il seguente documento]

A noi, che pure in gran parte abbiamo votato e apprezzato per talune scelte
la coalizione di Prodi, appare evidente che:
- in Afghanistan il governo di centrosinistra ha proseguito e finanziato una
missione militare che ha coinvolto il nostro paese in una vera e propria
guerra, in violazione della Costituzione;
-  a Vicenza e' stato il sostenitore accanito della base Usa Dal Molin al
pari del centrodestra;
- a Venezia, con Di Pietro, Berlusconi, Galan e l'ex sindaco Costa, Prodi e'
il padrino del Mose, costosissima e dannosa opera pubblica;
- a Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo con la
Regione per un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost;
- in Campania, a Brescia, Modena, Toscana, ecc. il centrosinistra e' la
banda degli inceneritori;
- in Piemonte Prodi, Fassino, Di Pietro, Bresso sostengono spudoratamente il
folle progetto Tav, contro ogni logica ambientale, economica,
trasportistica;
- dobbiamo a Di Pietro & C. se e' ancora vivo il demenziale e criminale
progetto del Ponte di Messina;
- per i pericolosissimi, inutili e "fossili" rigassificatori possiamo
rivolgerci a Bersani e Realacci;
- per gli Ogm e il nucleare a Veronesi, Letta e gli altri spacciatori di
falsita' "scientifiche" che pullulano nei due schieramenti.
Ecco perche' moltissimi sono tentati di non votare alle elezioni politiche
del 13 aprile: non c'e' alcun "voto utile" da dare, non c'e' alcuna "diga
democratica" da sostenere, con un Berlusconi che vede il proprio programma
copiato dal suo avversario.
Cosi' come troppe speranze riposte nei partiti ora riuniti nella Sinistra
Arcobaleno sono state deluse, tanto da non esercitare piu' alcun fascino ne'
seria aspettativa, e da non suscitare nessuna emozione.
*
Ma l'Italia pullula di movimenti, iniziative, comitati, associazioni e
singoli gruppi e persone che non si sono stancati di lottare contro le
mostruosita' e le ingiustizie, la guerra e le violenze, il razzismo, le
mafie e, soprattutto, si sforzano di realizzare in concreto una societa' e
una vita piu' amichevole, piu' sana, piu' aperta.
Puo' questo arcipelago di donne e uomini, amanti dell'ambiente e della
nonviolenza, scrollarsi di dosso un po' di fatalismo e di strisciante
qualunquismo, e riprendere un cammino iniziato con la nonviolenza di Aldo
Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Lelio Basso,
l'antiautoritarismo del '68, il femminismo degli anni '70-'80, l'ecologismo
di Laura Conti ed Alex Langer e del primo arcipelago verde? E puo' tale
arcipelago parlare anche a chi, e con chi, ha votato diversamente da noi
alle ultime elezioni o non ha votato affatto?
Noi crediamo di si', a partire da:
- una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze
locali;
- un condiviso programma comune;
- un metodo basato su nonviolenza, inclusione, comunicazione, concretezza,
democrazia dal basso.
*
Le domande (urgenti) che attendono risposte (meditate)
Con queste premesse discutiamo se presentare alle elezioni (politiche e/o
amministrative nelle localita' in cui viviamo ed operiamo) liste di persone
che si ispirino ai valori di nonviolenza, ecologia, femminismo e giustizia
sociale.
Possiamo avere, come donne ed uomini ecologisti e amici della nonviolenza,
una sponda (se non addirittura un'espressione) credibile e coerente nelle
istituzioni (dai Comuni al Parlamento)? Oppure dobbiamo privilegiare il
lavoro di movimento, dal basso, prepolitico, e poi affidare ad altri la
rappresentanza istituzionale? Come progettiamo la costruzione di questo
processo?
Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, le opportunita' che ci sono.
Bisogna capire bene quali sono gli obiettivi che ci poniamo, a breve e lunga
scadenza, e quali mezzi vogliamo utilizzare per raggiungerli. Sappiamo bene
che mezzi e fini sono la stessa cosa.
Soluzioni facili non ce ne sono, ma da subito possiamo mettere in campo la
nostra visione che e' quella di un ampio movimento attivo dentro e fuori le
istituzioni, un movimento culturale e politico. Per introdurre una
rappresentanza nelle istituzioni (senza la mediazione di partiti che spesso
sono la negazione stessa dell'idea nonviolenta) e' urgente che il movimento
si doti degli strumenti necessari?
Vogliamo che questa voce si faccia sentire anche nei consigli comunali,
provinciali, regionali, nella Camera e nel Senato della Repubblica? Dobbiamo
lavorare oggi per creare le condizioni affinche' cio' possa avvenire domani?
Se verifichiamo che non possiamo farlo subito, avviamo un serio lavoro, a
partire dalle realta' locali, per costruire una rete (anche) politica
indipendente, radicata, coordinata,  costante, informata, autosufficiente.
Smettiamola di lamentarci che la politica va male, ed iniziamo a prendere
sul serio il nostro movimento. Senza questo rinascimento il futuro e' gia'
segnato: dalla guerra permanente alla crisi ecologica del pianeta. Questa e'
la priorita' per l'oggi.
Bisogna ripartire da luoghi aperti, critici, disinteressati, dove si ascolta
e si parla, dove si costruisce la competenza politica dei cittadini, giovani
e anziani, con iniziative e azioni che crescono localmente ispirate alla
nonviolenza, al femminismo, all'ecologia, alla solidarieta'.
Michele Boato, Maria Giusi Di Rienzo, Mao Valpiana
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org

3. DOCUMENTI. MARIA G. DI RIENZO: LE LISTE CHE VORREMMO
[Riproponiamo il seguente documento]

Inclusive rispetto al genere: un luogo ove donne ed uomini sono partner alla
pari nel lavorare per raggiungere scopi di cui tutti beneficiano. Percio'
lavorano per l'integrazione fra diritti civili e politici
(autodeterminazione, diritti riproduttivi, partecipazione politica) e
diritti socioeconomici (casa, salute, lavoro): spesso le donne non godono
abbastanza di questi ultimi per essere in grado di esercitare i primi.
*
Comunicative: gli individui si parlano l'un l'altro di cio' che considerano
importante. Ognuno ha un contributo da dare in questo senso, e le liste
restano luoghi aperti in cui si discute non solo di cio' che accade in
Parlamento, muovendosi dalla socializzazione informale e dalla
contrapposizione di opinioni ad un'attitudine ricettiva in cui si parli dopo
aver riflettuto e si ascolti con molta attenzione.
*
Concrete: una delle funzioni principali di un gruppo inclusivo e
comunicativo che voglia fare politica e' la definizione degli scopi da
raggiungere. Per fare questo, e' necessario impegnarsi in processi di
apprendimento e, allo stesso tempo, in nuovi modi di condividere il potere.
Le situazioni di rischio ambientale e degrado ecologico vanno affrontate con
urgenza assoluta: sempre che vogliamo continuare a vivere su questo pianeta,
beninteso.
*
Democratiche ed egualitarie: in una societa' politica comunicativa,
partecipata, le persone si rispettano e valutano quali interi esseri umani.
A livello internazionale, mi aspetto che questo si rifletta nel premere per
l'organizzazione di conferenze di pace ovunque sia in corso un conflitto,
conferenze che includano esplicitamente le donne oltre che tutte le ong e le
strutture della societa' civile.
*
Coerenti: "il fine non giustifica i mezzi" e' un principio di comportamento
etico ben conosciuto in tutto il mondo. Semplicemente, come ricorderete,
"non si usano gli attrezzi del padrone per smantellare la casa del padrone"
(Audre Lorde), ma non perche' noi ci riteniamo piu' belli e piu' buoni di
lui: non vogliamo assomigliargli, ripetere cio' che lui ha fatto, sbagliare
anche noi. Useremo altri attrezzi, costruiremo edifici differenti. Vi e' una
strettissima relazione tra fini e mezzi come chiunque abbia solo annusato la
parola "nonviolenza" sa benissimo. Inoltre, scopi raggiungibili non possono
essere definiti senza la disamina onesta delle risorse umane e materiali a
disposizione.

4. DOCUMENTI. MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI
POLITICA. COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA
NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA
[Riproponiamo il seguente appello (gia' piu' volte apparso nel nostro
notiziario) che ha dato avvio al percorso che avra' una rilevante verifica
il 2 marzo a Bologna.
Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la
nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da
sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di
numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica
rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander
Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera
e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel
1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare
importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne
nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre,
contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna
"Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. E' una
delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che
ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un
costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e
valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha
curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro;
cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario
Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una
catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam
tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco
Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli);
In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con
Giovanna Ricoveri).
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e'
nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]

Nessuno, o quasi, si aspettava cosi' presto la caduta del governo Prodi e le
elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia di
Veltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andra' alle elezioni da solo"),
di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.).
A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizione
di Prodi, ci appare evidente che:
in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito,
finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in una
vera e propria guerra, in violazione della Costituzione.
A Venezia Prodi e' il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'ex
sindaco prodiano P. Costa.
A Vicenza e' il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con gli
stessi di sopra, piu' D'Alema e Rutelli).
A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di
programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante
mega-aeroporto per voli low cost.
In Campania il centrosinistra e' la banda degli inceneritori; cosi' a
Brescia, Modena, in Toscana ecc.
E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di
Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, i
rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi,
Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra.
Non si capisce piu' niente: "Cos'e' la destra, cos'e' la sinistra?" cantava
Gaber e nessuno sa piu' rispondergli.
*
A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di piu' nelle
scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantina
di interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze,
eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienze
positive, ma anche pesanti delusioni.
Emergeva:
1. la necessita' di una svolta che renda piu' efficace l'ecologismo, a
partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute,
esperienze locali;
2. l'estrema difficolta' a creare, in tempi brevi, qualcosa di piu' solido
negli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione;
3. pero', forse, una possibilita' di costruire un "programma comune" (alcuni
di noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) e
un metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi dei
partiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare Lino
Balza, finora senza "ritorni", ne' positivi ne' critici);
4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" che
con i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sono
piu' fatti);
5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste
civiche (anche) ecologiste nelle citta' dove quest'anno si andra' alle
elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte citta', ma le
notizie faticano a circolare.
*
Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento,
Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza e
politica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime della
nonviolenza in cammino" sostiene la necessita' che alle prossime elezioni
politiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra della
nonviolenza".
*
Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettorale
pessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa
possiamo/dobbiamo fare.
La sensazione che finora abbiamo e' di una situazione compromessa e non
recuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimento
ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura
un'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali
forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio
lavoro a partire dalle realta' locali (comuni, province, regioni) per
costruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente,
autonomo, che cammini da solo sulle gambe della  nonviolenza, dell'ecologia
e del femminismo (l'assenza di rispetto e di  riconoscimento di valore e' il
terreno su cui la violenza e l'esclusione crescono).
Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventare
individualisti-qualunquisti, forse e' il caso di riaprire con urgenza la
discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realta' del piu'
vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questa
mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale dei
ferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato
piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e'
un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri:
poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub), per verificare
se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso
(anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a stretto
giro di mail.
A presto,
Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
*
Per contattare individualmente i promotori:
Michele Boato: micheleboato at tin.it
Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it
Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org

5. RIFLESSIONE. "CENTRO DI RICERCA PER LA PACE" DI VITERBO: UN CONTRIBUTO
ALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA

1. Le persone che si incontreranno il 2 marzo a Bologna certo proverranno da
esperienze diverse e saranno portatrici di punti di vista diversi, e questa
e' la seconda grande ricchezza di quell'appuntamento.
La prima e maggiore ricchezza sara' che queste persone saranno animate da
una sincera volonta' di ascolto reciproco, di interlocuzione, senza
pregiudizi e senza complessi, senza rassegnazioni e senza subalternita'. E
questo e' il merito essenziale dell'appello di Michele Boato, Mara G. Di
Rienzo e Mao Valpiana che quell'incontro convoca.
*
2. A quell'incontro vorremmo recare anche il contributo della nostra
esperienza e riflessione. E questo contributo consiste nell'esporre
succintamente ancora una volta la proposta della presentazione alle elezioni
politiche di aprile di liste della sinistra della nonviolenza, femministe e
ambientaliste, socialiste e libertarie, antirazziste e antimafia,
antimilitariste e antiautoritarie, della solidarieta' e della
responsabilita', del principio "Tu non uccidere" preso sul serio; la
proposta che da mesi veniamo formulando come ineludibile compito dell'ora.
*
3. Vorremmo che non vi fossero equivoci sul senso e sul fine di questa
proposta:
- non pensiamo che queste liste rappresenterebbero una sorta di arca di
Noe', ma pensiamo che sarebbe opportuno poter votare alle elezioni politiche
con scienza e coscienza.
- non pensiamo che queste liste potrebbero ottenere un significativo
risultato in termini di seggi parlamentari, ma pensiamo che potrebbero
persuadere a votare persone che altrimenti non avrebbero la possibilita' di
votare.
- non pensiamo che queste liste sarebbero una panacea, ma almeno porrebbero
all'attenzione dell'elettorato tutto le questioni per noi decisive
dell'impegno contro la guerra e il razzismo, dell'impegno contro il
patriarcato e il femminicidio, dell'impegno contro l'ecocidio, dell'impegno
per la legalita costituzionale, per la democrazia, e contro l'autoritarismo,
il regime della corruzione, i poteri criminali.
*
4. Femminismo, ecologia, nonviolenza: per noi queste tre definizioni
designano una stessa sostanza. E si estrinsecano nell'impegno per il
riconoscimento, la difesa e la promozione di tutti i diritti umani per tutti
gli esseri umani. Nell'impegno per la difesa della biosfera. Nell'impegno
contro ogni oppressione, contro ogni barbarie.

6. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA

Solo ora pubblichiamo questo intervento, e del ritardo ci scusiamo con chi
legge.

7. RIFLESSIONE. CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO E MIN-MN DEL PIEMONTE:
UN CONTRIBUTO ALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA
[Attraverso Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) riceviamo il
seguente contributo del Centro studi "Sereno Regis" di Torino e del Mir -
Movimento Nonviolento del Piemonte all'assemblea del 2 marzo a Bologna]

Riflessione sul momento elettorale e la nonviolenza
Giovedi' 21 febbraio 2008 a Torino, 8-10 persone del Centro studi "Sereno
Regis" e del Mir - Movimento Nonviolento, ci siamo riuniti a riflettere
sulle nostre responsabilita' di cercatori della nonviolenza nel momento
elettorale. Stendo qui, su mia responsabilita', un riassunto di cio' che
abbiamo detto nell'insieme e che ho riferito schematicamente agli altri in
conclusione dell'incontro, e lo comunico ai tre moderatori dell'incontro di
Bologna del 2 marzo, dirigendolo a tutti i presenti.
*
1. Bisogna sempre votare, contro la tentazione della insoddisfazione o del
disgusto. Perche' non votare e' sempre votare per chi vince, che puo' essere
il peggiore. Perche' bisogna tenere in funzione le regole democratiche,
anche quando la democrazia e' difettosa.
*
2. E bisogna dare un voto ben calcolato. Il voto non e' una dichiarazione di
fede ideale, ma una scelta pratica risultante dall'incrocio tra il massimo
di valore desiderato e possibile e il minimo di danno temibile. Come
cittadini attivi si deve immettere nel risultato democratico, col voto
personale, l'idea di societa' che ci ispira e, nello stesso tempo, si deve
studiare l'effetto d'insieme prevedibile, perche' sia il migliore tra quelli
possibili. Il voto per la perfezione impossibile favorisce il risultato
quale che sara'.
*
3. Se avessimo saputo costituire una Federazione Politica Nonviolenta, come
coordinamento di tutti i movimenti e associazioni ispirati alla nonviolenza,
oggi potremmo avere una voce unitaria per esprimere e proporre agli elettori
il nostro orientamento. Riflettiamo che e' molto probabile, purtroppo, la
necessita' di una lunga resistenza culturale, morale, politica nonviolenta.
*
4. Sembra invece praticamente impossibile, per la brevita' dei tempi e
l'assenza di adeguata organizzazione remota, la presentazione di liste
nonviolente, anche se tra noi Renato Solmi ritiene necessaria una presenza
politica dei nonviolenti.
*
5. Notiamo che i diversi partiti e gruppi politici fanno manovre di
schieramento e di posizione, in cerca di consenso e di potere, molto piu'
che enunciazione chiara di obiettivi e di programmi. Riteniamo che sia
nostro dovere premere nel dibattito politico elettorale proponendo alcuni
obiettivi di valore, quali:
- la pace coi mezzi della pace;
- la giustizia sociale, che e' misura e realizzazione della liberta';
- la custodia dell'ambiente, con la critica culturale del mito della
crescita infinita (c'e' tra noi chi giudica il disastro ambientale piu'
grave e precipitante dei disastri bellici);
- l'universalita' dei diritti e dei doveri umani, contro le ossessioni
identitarie ed etnicistiche e le discriminazioni;
- la difesa strenua del principio costituzionale, cioe' delle regole e
limiti del potere.
Pensiamo che alla luce di questi criteri ognuno debba fare le sue scelte,
anche in considerazione dei candidati localmente imposti dai partiti.

8. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA

Oggi la nonviolenza in Italia vive molto piu' fuori dai movimenti
nonviolenti organizzati che non dentro di essi.
Basti pensare a come centri e movimenti che si dicono nonviolenti non
abbiamo promosso la benche' minima resistenza alla guerra e al razzismo che
sono stati il cuore della politica internazionale e della politica interna
del governo Prodi, in questo del tutto arreso e quindi pienamente complice
nei confronti dell'eversione dall'alto berlusconiana, neofascista e
leghista.
Se in Sudafrica e in India Gandhi avesse accettato il razzismo e
l'imperialismo britannico con lo stesso aplomb con cui certi sedicenti
gandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo nei
confronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiarano
nonviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politiche
che da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosi
fino a svolgere una propaganda infame a vantaggio del regime guerriero e
razzista, ebbene, il satyagraha non sarebbe mai nato.
Se negli Stati Uniti d'America Martin Luther King avesse accettato il
razzismo e la segregazione con lo stesso aplomb con cui certi sedicenti
gandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo nei
confronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiarano
nonviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politiche
che da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosi
fino a svolgere un propaganda infame a vantaggio del regime guerriero e
razzista, ebbene, la segegazione razziale sarebbe ancora in vigore negli
Usa.
Se in Sicilia Danilo Dolci avesse accettato il sistema di potere mafioso con
lo stesso aplomb con cui certi sedicenti gandhiani italiani hanno accettato
la guerra afgana e il razzismo nei confronti dei migranti, e singole
autorevoli personalita'che si dichiarano nonviolente hanno continuato a
sostenere un governo e delle forze politiche che da due anni conducono una
politica di guerra e razzista, spingendosi fino a svolgere un propaganda
infame a vantaggio del regime guerriero e razzista, ebbene, una delle
maggiori esperienze nonviolente (in Italia e nel mondo) non si sarebbe mai
data.
Ma perche' continuare?
La nonviolenza e' lotta contro tutte le violenze e le oppressioni. Se non e'
lotta, non e' nulla.
La nonviolenza e' azione politica, proposta politica, movimento politico. Se
non e' politica, non e' nulla.
Chiunque lo sa. Chiunque non voglia mentire a se stesso.
*
Per questo vediamo oggi la nonviolenza vivere nelle lotte delle donne, nelle
lotte antimafia ed antirazziste, nelle lotte delle classi e dei popoli
oppressi che si levano contro l'oppressione per affermare l'internazionale
futura umanita', nelle lotte per la difesa della biosfera che il modo di
produzione dello sfruttamento onnicida sta distruggendo irreversibilmente,
nelle lotte di chi afferma il riconoscimento di tutti i diritti umani per
tutti gli esseri umani, nelle lotte che affermano il principio "Tu non
uccidere", nelle lotte che coerentemente e concretamente salvano le vite e
contrastano la violenza assassina.
Non la vediamo vivere in certi gruppi che si dichiarano nonviolenti e che
invece si sono arresi al compromesso col regime della corruzione, che
disertano la lotta per dedicarsi all'accademia, che della nonviolenza
propongono una visione museale e narcotica, che dalla violenza dei potenti
si sono lasciati insignorire.
*
Per questo troviamo oggi - non otto anni fa, non due anni fa, ma oggi si' -
peggio che equivoca la proposta di una "Federazione Politica Nonviolenta"
(che sperpero di maiuscole, ahinoi) che non passi attraverso un confronto
delle posizioni e che non si qualifichi alla luce dei criteri affermati
nella carta del Movimento Nonviolento e dei principi fondamentali della
Costituzione della Repubblica Italiana, che non sia intransigentemente
contro la guerra, che non sia esplicitamente femminista ed ecologista.

9. RIFLESSIONE. "FUCINA PER LA NONVIOLENZA" DI FIRENZE: UN CONTRIBUTO
ALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA
[Attraverso Marco Sodi (per contatti: anatole2003 at libero.it) e varie altre
persone amiche riceviamo il seguente contributo della "Fucina per la
nonviolenza" di Firenze all'assemblea del 2 marzo a Bologna]

Obiettivi programmatici per una politica nonviolenta
1. La riconversione delle industrie militari. E' sicuramente un obbrobrio
che il nostro paese sia un venditore di morte, e che anche con il governo di
centrosinistra le nostre industrie militari si siano impinguate con grosse
commesse sia con l'India che con la Cina e con altri paesi del mondo.
Secondo noi percio' uno degli obbiettivi prioritari da portare avanti da un
governo che si dichiari realmente nuovo ed amante della pace dovrebbe essere
quella di una seria riconversione delle industrie militari. Riconversione
che non vada a danno dell'occupazione degli operai che ci lavorano, ma che,
anche con l'aiuto di ricercatori universitari o meno, e di tecnici esperti
di questi settori, porti alla trasformazione di queste industrie verso
attivita' civili che portino realmente un progresso sociale, e non sfruttino
le guerre per fare affari.
*
2. La chiusura di tutte le basi militari. Annullare la decisione di
allargare la base militare Usa di Vicenza e prendere l'impegno di eliminare
tutte le basi militari attualmente in atto nel nostro paese, con o senza
armi nucleari (tra l'altro in aperto contrasto con l'art. 11 della nostra
Costituzione che riconosce la difesa ma non l'attacco), annullando anche
l'accordo per l'acquisto di altri aerei, gli F35, che vanno ad aggiungersi a
quelli gia' ordinati, gli "Eurofighter", costosissimi, ed utilizzabili solo
per conflitti armati di tipo aggressivo, e percio', anche questi, contrari
alla nostra Costituzione.
*
3. Eliminare il ricorso alla guerra per essere attivi nella descalata dei
conflitti. Invece che per interventi armati, solo raramente giustificabili
come interventi di pace, chiediamo che il nostro paese si faccia attivo
nella ricerca della previsione dei conflitti armati, della loro prevenzione,
e nella mitigazione e nella trasformazione degli attuali conflitti armati in
conflitti nonviolenti, disarmati, e questo anche con l'uso di corpi civili
di pace a questo formati (per la prevenzione, per l'interposizione e per la
riconciliazione), da attivare sia all'interno del nostro paese (contro la
mafia e la camorra), sia a livello dell'Europa intera, sia all'esterno, per
superare l'attuale scalata di conflittualita' a livello mondiale. Il
direttivo Ipri-Ccp del 24 febbraio 2008, a proposito di questo argomento, ha
deciso di invitare tutti i partiti, ed i raggruppamenti degli stessi, ad
inserire nel loro programma il riconoscimento istituzionale dei Corpi civili
di pace, a partire dal contenuto della proposta di legge sull'aspettativa
"Disposizioni per il riconoscimento dei congedi per la partecipazione a
missioni organizzate nell'ambito dei Corpi Civili di Pace", n. 5812 del 25
maggio 2005, e dei documenti elaborati nell'ambito del lavoro del Tavolo dei
servizi civili di pace istituito presso il Ministero degli Affari Esteri
durante l'ultima legislatura (documento Papisca).
*
4. Attuare l'art. 11 della Costituzione. Sottoporre al vaglio di conformita'
costituzionale ex art. 11 Cost. la politica estera e di difesa nella sua
interezza subordinandone gli atti al dettato costituzionale e quindi al
diritto internazionale, incluse la cooperazione militare e la politica
commerciale, onde evitare accordi economici e non, potenzialmente
sostenitori di violenze come il sostegno a Stati oppressori di minoranze o
di altri popoli in spregio alla legalita' internazionale, sostegno a opere
infrastrutturali la cui realizzazione fattizia e' lesiva di diritti umani o
foriera di forte impatto ambientale, collaborazione o cooperazione ad alcuna
attivita' atta alla repressione in contesti di conflittualita' dispiegata o
latente.
*
5. Ridurre progressivamente il numero di forze armate o dipendenti del
Ministero della Difesa, ad esempio approvando una legge che permetta ai ed
alle dipendenti del Ministero della Difesa di chiedere di "servire lo stato"
alle dipendenze di altri ministeri, ad esempio: quello dell'Interno; nelle
forze di polizia; nei vigili del fuoco; nel Corpo forestale dello stato.
*
6. Darsi da fare per superare l'attuale modello di sviluppo che sta
aumentando gli squilibri tra ricchi e poveri - sia nel nostro paese che a
livello mondiale - e sta incrementando le ingiustizie, per dar vita ad un
modello di sviluppo alternativo, che punti ai quattro obbiettivi politici
indicati da John Friedmann (nel suo Empowerment. Verso il potere di tutti):
1) una economia integrata che valorizzi le economie non di mercato: quella
informale, quella solidale e quella di uso. Economie, queste ultime, che
sono gran parte dell'attuale economia ma che sono escluse dai calcoli degli
economisti, spesso anche da quelli fautori della decrescita; 2) una
democrazia partecipativa che non si limiti al voto ma che integri il voto
con forme di partecipazione dal basso, il "potere di tutti" capitiniano, con
un controllo dal basso ben organizzato su chi e' al potere, di qualunque
partito questo sia; 3) una economia, ed una vita pubblica, in cui le donne
abbiano lo stesso peso degli uomini, e non siano emarginate a ruoli spesso
secondari, con salari ridotti; 4) una economia che rispetti la natura e
salvi il nostro pianeta per le generazioni future. Il nostro patrimonio
ambientale deve essere "amministrato" con senso etico anziche' "depredato",
come avviene attualmente, senza alcun riguardo per le future generazioni. Da
questo punto di vista sembra necessario, ad esempio, investire risorse
economiche per energia alternativa: acqua, vento, sole, e lavorare per la
valorizzazione della nostra agricoltura, delle foreste e della pesca. E'
noto che spendiamo per l'acquisto di cibo all'estero piu' di quanto
guadagniamo vendendo all'estero le nostre armi.
*
Nota
Questo testo e' stato redatto e sotoscritto da Alberto L'Abate, Gigi
Ontanetti, Marco Sodi, Matteo Bortolon, Isabella Horn, della Fucina per la
nonviolenza di Firenze. E' stato anche discusso ed approvato dal Consiglio
direttivo dell'Ipri - Rete corpi civili di pace il 24 febbraio 2008.

10. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA

Le ragionevoli proposte sopra formulate richiedono forse un chiarimento su
un punto essenziale: quale soggetto politico possa realmente impegnarsi per
esse.
Poiche' negi ultimi due anni ha governato in Italia una coalizione che
comprendeva l'intera sinistra (ovvero ex-sinistra) dei partiti che
attualmente svolgono attivita' politica nelle sedi istituzionali a livello
nazionale. E questo governo e' stato catastrofico precisamente sulle
questioni poste nel testo che precede (ma e' stato catastofico anche su
molto altro, naturalmente).
Il nocciolo della questione hic et nunc non e' dunque di scrivere i menu per
i ristoranti dell'avvenire, ma di costruire il soggetto politico che rechi
la nonviolenza (la lotta nonviolenta, la scelta nonviolenta, il progetto
nonviolento, le proposte nonviolente) nelle istituzioni democratiche per
contrastare la barbarie, la guerra, il crimine.
E' tempo che le persone amiche della nonviolenza escano dalla subalternita'.
Non e' ammissibile continuare in atteggiamenti di delega, di rassegnazione,
di sudditanza. La nonviolenza e' un messaggio che invita alla lotta.
Chi delega gli assassini e' complice degli assassini.
Chi lascia la gestione della cosa pubblica nelle mani dei corrotti anch'esso
e' corrotto.
Chi pensa che la politica e la pubblica amministrazione sono cose che
competono agli specialisti, consegna la pubblica amministrazione e la
politica nelle mani dei funzionari della catastrofe.
*
E' tempo che le persone amiche della nonviolenza, messesi alla scuola del
femminismo, alla scuola dei movimenti antirazzisti e antimafia, alla scuola
della nuova ecologia, assumano il compito che l'ora loro impone: di essere
prosecutrici ed inveratrici della lotta che da due secoli e' del movimento
operaio, delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, della lotta per la
difesa della biosfera e la prosecuzione della civilta' umana, della lotta
che tutti i codici giuridici e tutte le tradizioni di pensiero ci additano
come degna e necessaria: per l'affermazione della convivenza, per il
rispetto dell'umanita', per quella liberta' che tutte e tutti raggiunge e
coincide con la giustizia, per quella giustizia il cui piu' profondo nome e'
misericordia, per quella verita' che e' ad tempo solidale e responsabile,
per quella cura che riconosce il diritto di esistere e di vivere una vita
degna e per quanto possibile felice ad ogni esistenza cosciente, e che ha a
cuore la natura intera, che e' l'unica casa comune che abbiamo.
E' tempo.

11. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: IN GUISA DI POSTILLA

Per taluni nonviolenza pare essere il nome che danno al loro effettuale
sottrarsi alla lotta per sostituirla con il vacuo astratto proclamare, con
la ricerca meramente erudita, con una visione del mondo museale e filologica
che ne denuncia il privilegio di ceto. Per noi nonviolenza designa una
scelta di lotta, di lotta politica. Di lotta politica che rompe antiche
subalternita', innominabili rassegnazioni, infami sudditanze, ambiguita' che
avviliscono. Di lotta politica che contrasta ogni oppressione ed ogni
menzogna. Di lotta politica che nel suo stesso coerente e concreto farsi
invera la dignita' umana, prefigura e costruisce la liberazione
dell'umanita'.
*
Noi ne proponiamo una nozione complessa e contestuale, aperta e
sperimentale, fallibilista e pluridimensionale, caratterizzata tuttavia da
questo elemento centrale, senza il quale tutto cade, svanisce nel nulla:
l'elemento centrale della lotta contro la violenza. La nonviolenza e' lotta
per la trasformazione dei rapporti sociali per inverare la piena dignita' ed
i pieni diritti di ogni essere umano, o non e' nulla.
Quindi: la nonviolenza e' lotta politica, o non e' nulla.
Quindi: la nonviolenza e' progetto politico, proposta politica, movimento
politico, azione politica, o non e' nulla.
Certo, una politica come quella proposta da Giacomo Leopardi nella Ginestra.
Certo, una politica come quella proposta da Virginia Woolf nelle Tre ghinee.
Certo, una politica come quella proposta da Albert Camus nella Peste.
Certo, una politica come quella proposta da Hannah Arendt in Vita activa.
Certo, una politica come quella proposta da Vandana Shiva in Il bene comune
della terra.
*
Tolta la lotta la nonviolenza scompare.
Tolta la politica la nonviolenza scompare.
Essa diventa come quel socialismo della cattedra che veniva smascherato e
irriso da quei due giovinotti nel 1848.
*
La nonviolenza e' oggi il nome che diamo alle pratiche e al metodo che
contrastano la violenza onnicida nel modo piu' nitido e piu' intransigente.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 153 del 2 marzo 2008

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