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Minime. 381
- Subject: Minime. 381
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 1 Mar 2008 00:35:45 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 381 del primo marzo 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica, abisso tra palazzo e popolazione: cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? 2. Maria G. Di Rienzo: Le liste che vorremmo 3. Il 2 marzo a Bologna 4. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna 5. "Azione nonviolenta" di marzo 6. Elisa Nivola: Esperienze e riflessioni del movimento di cooperazione educativa in Sardegna (2003) 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. DOCUMENTI PER BOLOGNA. MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI POLITICA, ABISSO TRA PALAZZO E POPOLAZIONE: COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? A noi, che pure in gran parte abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizione di Prodi, appare evidente che: - in Afghanistan il governo di centrosinistra ha proseguito e finanziato una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in una vera e propria guerra, in violazione della Costituzione; - a Vicenza e' stato il sostenitore accanito della base Usa Dal Molin al pari del centrodestra; - a Venezia, con Di Pietro, Berlusconi, Galan e l'ex sindaco Costa, Prodi e' il padrino del Mose, costosissima e dannosa opera pubblica; - a Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo con la Regione per un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost; - in Campania, a Brescia, Modena, Toscana, ecc. il centrosinistra e' la banda degli inceneritori; - in Piemonte Prodi, Fassino, Di Pietro, Bresso sostengono spudoratamente il folle progetto Tav, contro ogni logica ambientale, economica, trasportistica; - dobbiamo a Di Pietro & C. se e' ancora vivo il demenziale e criminale progetto del Ponte di Messina; - per i pericolosissimi, inutili e "fossili" rigassificatori possiamo rivolgerci a Bersani e Realacci; - per gli Ogm e il nucleare a Veronesi, Letta e gli altri spacciatori di falsita' "scientifiche" che pullulano nei due schieramenti. Ecco perche' moltissimi sono tentati di non votare alle elezioni politiche del 13 aprile: non c'e' alcun "voto utile" da dare, non c'e' alcuna "diga democratica" da sostenere, con un Berlusconi che vede il proprio programma copiato dal suo avversario. Cosi' come troppe speranze riposte nei partiti ora riuniti nella Sinistra Arcobaleno sono state deluse, tanto da non esercitare piu' alcun fascino ne' seria aspettativa, e da non suscitare nessuna emozione. * Ma l'Italia pullula di movimenti, iniziative, comitati, associazioni e singoli gruppi e persone che non si sono stancati di lottare contro le mostruosita' e le ingiustizie, la guerra e le violenze, il razzismo, le mafie e, soprattutto, si sforzano di realizzare in concreto una societa' e una vita piu' amichevole, piu' sana, piu' aperta. Puo' questo arcipelago di donne e uomini, amanti dell'ambiente e della nonviolenza, scrollarsi di dosso un po' di fatalismo e di strisciante qualunquismo, e riprendere un cammino iniziato con la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Lelio Basso, l'antiautoritarismo del '68, il femminismo degli anni '70-'80, l'ecologismo di Laura Conti ed Alex Langer e del primo arcipelago verde? E puo' tale arcipelago parlare anche a chi, e con chi, ha votato diversamente da noi alle ultime elezioni o non ha votato affatto? Noi crediamo di si', a partire da: - una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali; - un condiviso programma comune; - un metodo basato su nonviolenza, inclusione, comunicazione, concretezza, democrazia dal basso. * Le domande (urgenti) che attendono risposte (meditate) Con queste premesse discutiamo se presentare alle elezioni (politiche e/o amministrative nelle localita' in cui viviamo ed operiamo) liste di persone che si ispirino ai valori di nonviolenza, ecologia, femminismo e giustizia sociale. Possiamo avere, come donne ed uomini ecologisti e amici della nonviolenza, una sponda (se non addirittura un'espressione) credibile e coerente nelle istituzioni (dai Comuni al Parlamento)? Oppure dobbiamo privilegiare il lavoro di movimento, dal basso, prepolitico, e poi affidare ad altri la rappresentanza istituzionale? Come progettiamo la costruzione di questo processo? Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, le opportunita' che ci sono. Bisogna capire bene quali sono gli obiettivi che ci poniamo, a breve e lunga scadenza, e quali mezzi vogliamo utilizzare per raggiungerli. Sappiamo bene che mezzi e fini sono la stessa cosa. Soluzioni facili non ce ne sono, ma da subito possiamo mettere in campo la nostra visione che e' quella di un ampio movimento attivo dentro e fuori le istituzioni, un movimento culturale e politico. Per introdurre una rappresentanza nelle istituzioni (senza la mediazione di partiti che spesso sono la negazione stessa dell'idea nonviolenta) e' urgente che il movimento si doti degli strumenti necessari? Vogliamo che questa voce si faccia sentire anche nei consigli comunali, provinciali, regionali, nella Camera e nel Senato della Repubblica? Dobbiamo lavorare oggi per creare le condizioni affinche' cio' possa avvenire domani? Se verifichiamo che non possiamo farlo subito, avviamo un serio lavoro, a partire dalle realta' locali, per costruire una rete (anche) politica indipendente, radicata, coordinata, costante, informata, autosufficiente. Smettiamola di lamentarci che la politica va male, ed iniziamo a prendere sul serio il nostro movimento. Senza questo rinascimento il futuro e' gia' segnato: dalla guerra permanente alla crisi ecologica del pianeta. Questa e' la priorita' per l'oggi. Bisogna ripartire da luoghi aperti, critici, disinteressati, dove si ascolta e si parla, dove si costruisce la competenza politica dei cittadini, giovani e anziani, con iniziative e azioni che crescono localmente ispirate alla nonviolenza, al femminismo, all'ecologia, alla solidarieta'. Michele Boato, Maria Giusi Di Rienzo, Mao Valpiana * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org 2. DOCUMENTI PER BOLOGNA. MARIA G. DI RIENZO: LE LISTE CHE VORREMMO Inclusive rispetto al genere: un luogo ove donne ed uomini sono partner alla pari nel lavorare per raggiungere scopi di cui tutti beneficiano. Percio' lavorano per l'integrazione fra diritti civili e politici (autodeterminazione, diritti riproduttivi, partecipazione politica) e diritti socioeconomici (casa, salute, lavoro): spesso le donne non godono abbastanza di questi ultimi per essere in grado di esercitare i primi. * Comunicative: gli individui si parlano l'un l'altro di cio' che considerano importante. Ognuno ha un contributo da dare in questo senso, e le liste restano luoghi aperti in cui si discute non solo di cio' che accade in Parlamento, muovendosi dalla socializzazione informale e dalla contrapposizione di opinioni ad un'attitudine ricettiva in cui si parli dopo aver riflettuto e si ascolti con molta attenzione. * Concrete: una delle funzioni principali di un gruppo inclusivo e comunicativo che voglia fare politica e' la definizione degli scopi da raggiungere. Per fare questo, e' necessario impegnarsi in processi di apprendimento e, allo stesso tempo, in nuovi modi di condividere il potere. Le situazioni di rischio ambientale e degrado ecologico vanno affrontate con urgenza assoluta: sempre che vogliamo continuare a vivere su questo pianeta, beninteso. * Democratiche ed egualitarie: in una societa' politica comunicativa, partecipata, le persone si rispettano e valutano quali interi esseri umani. A livello internazionale, mi aspetto che questo si rifletta nel premere per l'organizzazione di conferenze di pace ovunque sia in corso un conflitto, conferenze che includano esplicitamente le donne oltre che tutte le ong e le strutture della societa' civile. * Coerenti: "il fine non giustifica i mezzi" e' un principio di comportamento etico ben conosciuto in tutto il mondo. Semplicemente, come ricorderete, "non si usano gli attrezzi del padrone per smantellare la casa del padrone" (Audre Lorde), ma non perche' noi ci riteniamo piu' belli e piu' buoni di lui: non vogliamo assomigliargli, ripetere cio' che lui ha fatto, sbagliare anche noi. Useremo altri attrezzi, costruiremo edifici differenti. Vi e' una strettissima relazione tra fini e mezzi come chiunque abbia solo annusato la parola "nonviolenza" sa benissimo. Inoltre, scopi raggiungibili non possono essere definiti senza la disamina onesta delle risorse umane e materiali a disposizione. 3. INCONTRI. IL 2 MARZO A BOLOGNA L'assemblea promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana, "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" per verificare la possibilita' di liste femministe, ecologiste e della nonviolenza alle elezioni di aprile, si svolgera' domenica 2 marzo a Bologna, dalle ore 10 alle 17 circa, nella sala sindacale dei ferrovieri (appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub). Tutti gli interventi avranno un limite di tempo che stabiliremo assieme all'inizio (proposta: non oltre i 10 minuti); da un certo momento in poi (se lo stabiliremo assieme) spazio privilegiato alle proposte, su cui prendere eventuali decisioni. Se ci sono gia' proposte abbastanza precise, attinenti al tema (programmi, metodi di lavoro, eccetera) sarebbe meglio portarle scritte, in una cinquantina di copie, per distribuirle dall'inizio. * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org Chi volesse inviare contributi scritti anche a questo notiziario, indirizzi a: nbawac at tin.it 4. REPETITA IUVANT. MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI POLITICA. COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA [Riproponiamo il seguente appello (gia' piu' volte apparso nel nostro notiziario) che ha dato avvio al percorso che avra' una rilevante verifica il 2 marzo a Bologna. Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] Nessuno, o quasi, si aspettava cosi' presto la caduta del governo Prodi e le elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia di Veltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andra' alle elezioni da solo"), di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.). A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizione di Prodi, ci appare evidente che: in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito, finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in una vera e propria guerra, in violazione della Costituzione. A Venezia Prodi e' il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'ex sindaco prodiano P. Costa. A Vicenza e' il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con gli stessi di sopra, piu' D'Alema e Rutelli). A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost. In Campania il centrosinistra e' la banda degli inceneritori; cosi' a Brescia, Modena, in Toscana ecc. E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, i rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi, Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra. Non si capisce piu' niente: "Cos'e' la destra, cos'e' la sinistra?" cantava Gaber e nessuno sa piu' rispondergli. * A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di piu' nelle scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantina di interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze, eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienze positive, ma anche pesanti delusioni. Emergeva: 1. la necessita' di una svolta che renda piu' efficace l'ecologismo, a partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali; 2. l'estrema difficolta' a creare, in tempi brevi, qualcosa di piu' solido negli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione; 3. pero', forse, una possibilita' di costruire un "programma comune" (alcuni di noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) e un metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi dei partiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare Lino Balza, finora senza "ritorni", ne' positivi ne' critici); 4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" che con i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sono piu' fatti); 5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste civiche (anche) ecologiste nelle citta' dove quest'anno si andra' alle elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte citta', ma le notizie faticano a circolare. * Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento, Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza e politica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime della nonviolenza in cammino" sostiene la necessita' che alle prossime elezioni politiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra della nonviolenza". * Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettorale pessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa possiamo/dobbiamo fare. La sensazione che finora abbiamo e' di una situazione compromessa e non recuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimento ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura un'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio lavoro a partire dalle realta' locali (comuni, province, regioni) per costruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente, autonomo, che cammini da solo sulle gambe della nonviolenza, dell'ecologia e del femminismo (l'assenza di rispetto e di riconoscimento di valore e' il terreno su cui la violenza e l'esclusione crescono). Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventare individualisti-qualunquisti, forse e' il caso di riaprire con urgenza la discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realta' del piu' vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questa mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale dei ferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub), per verificare se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso (anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a stretto giro di mail. A presto, Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it * Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org 5. STRUMENTI DI LAVORO. "AZIONE NONVIOLENTA" DI MARZO [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di marzo 2008 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. * In questo numero: Una partita elettorale con il trucco ci chiama alle nostre responsabilita', di Mao Valpiana; I 60 anni delle Costituzione italiana, di Giorgio Grimaldi; Abbiamo fallito per mancanza di umorismo, Wilma Massucco intervista Marianella Sclavi; Una specie di testamento morale di un eretico per vocazione, di Sandro Canestrini; Anna Achmatova, la forza disarmata della poesia contro il terrore staliniano, di Anselmo Palini; Il futuro della nonviolenza che acquista valenza politica, di Nanni Salio. Le rubriche: Educazione. Complessita' e nonviolenza, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. Facciamo i conti in tasca al cinque per mille, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Donne israeliane controllano i militari ai posti di blocco, a cura di Maria G. Di Rienzo; Giovani. Paghetta si', paghetta no? Come utilizzare il denaro?, a cura di Elisabetta Albesano; Musica. La ballata dell'obiettore che usciva dal carcere, a cura di Paolo Predieri; Cinema. L'amore, l'arte, il potere ai tempi della Ddr, a cura di Enrico Pompeo; Libri. Il pensiero e l'attualita' di King e Capitini, a cura di Sergio Albesano. In copertina: La Costituzione italiana. In seconda: Se vuoi la pace, finanzia la pace. In terza di copertina: Materiale disponibile. In ultima: L'ultima di Biani: 60 anni, una bambina. * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 6. MEMORIA. ELISA NIVOLA: ESPERIENZE E RIFLESSIONI DEL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA IN SARDEGNA (2003) [Dal sito del Movimento di cooperazione educativa (www.mce-fimem.it) riprendiamo il contributo di Elisa Nivola alla X Assemblea del Movimento di cooperazione educativa (Mce) sardo, Bosa 2003. Elisa Nivola, amica della nonviolenza, pedagogista, allieva e collaboratrice di Aldo Capitini, autrice di varie importanti pubblicazioni, suscitatrice di iniziative di coscientizzazione e di solidarieta', una luminosa figura della nonviolenza in cammino; e' stata docente di pedagogia alla facolta' di Magistero dell'Universita' di Cagliari dai primi anni '60 alla fine degli anni '90, sempre attivamente impegnata nel promuovere e diffondere la scuola attiva ed aperta, l'educazione degli adulti, le pratiche della democrazia partecipata, della nonviolenza e dell'educazione progressiva, la lingua e la cultura sarda come forma di identita' aperta e cosmopolitica. E' deceduta pochi giorni fa. Tra le opere di Elisa Nivola: Profilo storico dell'educazione popolare in Sardegna, 1973; La condizione giovanile in Sardegna, 1981; Educazione e societa' in Sardegna, 1983; Pedagogia e politica nella "questione sarda", 1992; (con Maria Erminia Satta), Tessiduras de paghe, 2006. Su Elisa Nivola si veda il ricordo di Daniele Barbieri in "Voci e volti della nonviolenza" n. 151] Nella scuola statale italiana, burocratica e prescrittiva, segnata dall'ideologia del conformismo e dell'egoismo individuale e sociale, non ebbe - non poteva avere - accesso e diffusione il Movimento di Cooperazione Educativa; ne' la sua pratica a livello adulto, ne' le sue articolazioni sul campo dell'innovazione, della ricerca e della didattica attiva influenzarono quel "senso comune scolastico" che pur si qualificava "educativo e democratico" nei documenti ufficiali (basti pensare, esemplificando, alle solenni dichiarazioni di principio: "formare l'uomo e il cittadino", sempre presenti e reiterate nelle "introduzioni" ai programmi ministeriali della scuola di ogni ordine e grado). Le dichiarazioni di principio, l'enfasi posta nell'affermazione della costituzionale "uguaglianza di opportunita'" nel diritto e nell'accesso all'istruzione, la formula dell'educazione civica collegata alla storia come materia d'insegnamento, e pur in tal senso disattesa e ignorata, mai sono valse, nel corso del cinquantennio repubblicano e tuttora, a costituire vero "principio educativo", a garantire il nesso istruzione-educazione, talvolta enunciato come contrassegno della scuola di base, e rigettato per la secondaria in nome di un preteso primato dell'istruzione (soggiacente e spesso emergente nella mentalita' dei docenti di quel livello scolastico: "io insegno la mia disciplina e non mi curo d'altro - l'altro non mi compete"). Forti stereotipi (resistenti all'influenza di enunciati pedagogici ed etico-politici rivolti ad altri modi democratici e scientifici di intendere e fare scuola, ad altre forme e strutture di organizzazione del sistema scolastico) hanno segnato e segnano la scarsa socialita' (o l'antisocialita'?) della scuola italiana, marcando con l'ideologia conservatrice la forma e la struttura gerarchico-autoritaria specie nel corso degli anni '50-'70, e la mercantilizzazione degli anni successivi esposta nel disegno della scuola-impresa, scuola-azienda, fino alla recente implosione delle due componenti, per cui si parla ancora di "scuola dell'obbligo" mentre alla scuola si chiede di "farsi propaganda", trovare "sponsor", correndo verso la deriva della privatizzazione, ammantata di "autonomia": dove si tocca veramente il fondo di una antidemocratica e antiscientifica mistificazione. Su questo sfondo di amare vicende e di forte connotazione antieducativa, che avvilisce il rapporto scuola-societa' in una dimensione sociopolitica che non e' piu' di stato-nazione (d'impronta ottocentesca) ma e' giunta a forme di statalismo deteriore, sempre piu' offensiva delle premesse e proposte democratico-costituzionali di Stato regionalista e federalista, si collocano, nella ricognizione storica, le forme di ribellione e agitazione legate ai piu' generali movimenti di protesta - operaia, studentesca, femminista - presenti fra gli anni '60 e '70, che misero in discussione le forme e i contenuti, i metodi e le finalita' del sistema scolastico e universitario, e vi si colloca la cosiddetta "stagione delle riforme", caratterizzata, con l'emanazione di Decreti Delegati e l'istituzione di vari organi collegiali, da un'intenzione di "pace sociale" e di contenimento delle rivendicazioni piu' radicali, ma non da pari efficacia nell'orientamento democratico attivo-educativo della scuola. L'indirizzo verso la democrazia scolastica si presentava ambiguo e velleitario sia per la sottostante resistenza delle strutture burocratico-ministeriali, sia per la scarsa attitudine e motivazione all'impegno della classe insegnante(caratterizzata da un medio "basso profilo culturale"), sia per l'insipienza di un'opinione pubblica ben lontana dal pur ostentato profilo della "comunita' educante", in realta' attraversata dal conflitto fra genitori e insegnanti, che nelle sue varie componenti riverso' negli organismi collegiali elettivi la faziosita' delle connotazioni ideologiche, sotto la spinta degli enti rappresentanti la scuola privata, e spesso con la connivenza di partiti e sindacati. A riprova degli equivoci, e delle varie strumentalizzazioni con cui fu compromessa l'istanza di un'autentica, efficace riforma della scuola, valga il riferimento all'assidua, puntuale analisi critica e alle ferme proposte alternative riferite all'organizzazione dei nuovi organismi (in particolare al Distretto scolastico, v. Visalberghi) dalle due piu' autorevoli riviste di cultura pedagogica, "Scuola e citta'" e "Riforma della scuola", in una indimenticabile serie di interventi volti a rettificare le false enunciazioni ministeriali e le grossolane contraddizioni emergenti dalla loro applicazione, ed a proporre un coerente modello di gestione sociale della scuola. A questo punto dell'argomentazione interviene l'opportunita' di riporre sullo sfondo gia' delineato di una situazione scolastica dominata dagli interessi materiali e ideologici dei "poteri forti",(Stato e Chiesa, borghesia e clero) - riporre in evidenza la funzione contestativa e propositiva svolta dalla pedagogia laica e democratica sul piano dialettico-concettuale, e dal Movimento di Cooperazione Educativa sul piano della dinamica socioculturale, impegnati entrambi a suscitare elementi di riflessione critica, di dissenso e orientamento ad esigenze di riforma del sistema scolastico in senso sia giuridico-strutturale che pedagogico-educativo. Sul primo livello premeva l'esigenza di concepire e realizzare - dopo il faticoso iter di istituzione della scuola materna statale e della scuola media unica - la scuola di base, articolata e unitaria: scuola della formazione democratica, non "scuola dell'obbligo", come tenacemente si opponeva, ed ancora si oppone, nonostante la concessione nominale a una pseudo "scuola di base": non della formazione, ma del condizionamento. Ancora sul livello delle riforme di struttura si poneva, con la componente di una forte pressione sociale derivante dal movimento studentesco, la riforma della secondaria superiore; il dibattito politico-parlamentare, irto delle pressioni conservatrici e delle persistenti remore classiste, non valse - anche per lo scadente livello di cultura scolastica della societa' italiana - a render possibile l'accoglimento di una organica e coerente proposta qual'era la riforma Codignola (dal nome del senatore socialista Tristano Codignola) che era arrivata in Parlamento nutrita di studi, apporti scientifici e organizzativi relativi all'articolazione del biennio unitario e dei trienni opzionali, congiuntamente formativi e pre-professionalizzanti. La distanza politica e culturale, ma anche psicosociale, di quella riforma dalla recente Moratti (pseudoriforma), puo' valere a considerare la durevole presenza di stati sociali conservatori, e di tratti di subcultura diffusa nella societa' italiana, in prevalenza ostaggio sia dell'ideologia cattolica che dell'aspirazione mercantile all'avere-consumare, ed ora anche della mediatico-virtuale. * Tutto cio' puo' valere anche a comprendere la condizione di marginalita' - definita forse elitaria ma in realta' tenacemente perseguita dai poteri forti - in cui operarono le spinte innovative, sociopolitiche e scientifico-culturali, elaborate dalla pedagogia democratica e dal Movimento di cooperazione educativa nel contesto di una societa' definita "in forte evoluzione", con la pretesa si dare segno positivo al passaggio dalla societa' contadina all'industriale e di seguito dalla societa' industriale a quella postindustriale del consumismo diffuso e delle nuove poverta'. Comprendere e spiegare, dunque, il senso e le ragioni della affermazione d'apertura, relativa alla scarsa diffusione sociale e alla scarsa incidenza scolastica (socioculturale e scolastico- educativa) dell'Mce, se non nella breve stagione - fra gli anni '50 e '60 - dell'apertura, anche in Italia, alle idee e alle pratiche della "scuola attiva". Sono gli anni fervidi di Mario Lodi e del suo Paese sbagliato, di C'e' speranza se questo accade al Vho, gli anni di Albino Bernardini (della quasi incredibile risonanza, nella diffusione televisiva, di Un anno a Pietralata); gli anni di Bruno Ciari, maestro educatore, istitutore di "scuole nuove" in Emilia Romagna, costitutive di un modello di scuola democratica in dimensione locale, e di quella scuola comunale dell'infanzia che ha dato giusta fama di serieta', di efficacia e dignita' professionale alle istituzioni e ai docenti delle scuole emiliane. Bruno Ciari, costruttore, messaggero e testimone del possibile cambiamento, dell'apertura e solidarieta' con altre istanze educative, non sul semplice piano divulgativo ma su quello operativo e concreto delle Nuove tecniche didattiche, in piena corrispondenza con La tipografia a scuola e la Nascita di una pedagogia popolare di Celestin Freinet. * In quegli anni - lasciando per brevita' sul filo della memoria le figure di Tamagnini, di Nora Giacobini e tanti altri - approdarono anche in Sardegna felici occasioni díincontro fra maestri educatori, di pensiero divergente, costituzionalmente incompatibili con le figure del ìmaestro galantuomoî (tradizione borbonico/piemontese), della ìmaestra chiocciaî (senso comune deteriore anche rispetto al modello agazziano) e infine del burocrate ossequioso di circolari e programmi e di direttori ìguardiani del sistemaî. Il primo nucleo di questi ìuomini nuoviî della scuola in Sardegna fu in Gallura, sostenuto dalla vitalita' e dallíimpegno di uomini come Andrea Suelzu e Franco Fresi. L'estensione territoriale dell'Mce fu anche in quegli anni modesta, non ebbe, se non in Gallura, piena espressione di forma associativa e di iniziative condivise; ma per felice congiuntura (piu' rilevante che in altre parti d'Italia) si valse di fattori propulsivi di grande consistenza formativa con la presenza a Cagliari, nella Facolta' di Magistero, di due personalita' pedagogiche congeniali alle motivazioni e alle tematiche etico-politiche, scientifiche e metodologiche dell'Mce: Aldo Capitini e Raffaele Laporta. Per brevita' diro' di Capitini, maestro di nonviolenza e di educazione permanente, la sensibilita' non usuale negli universitari, per la scuola dei piccoli; fondatore e divulgatore di modelli di educazione civica nella scuola media superiore, apprezzava e stimolava gli studenti di Pedagogia ad accostarsi al dibattito sulle riviste e ai modelli che l'Mce proponeva; consigliava la frequenza degli stages estivi dei Cemea e propugnava l'attivita' di formazione universitaria in forma di laboratori. Mi e' caro dire - con breve nota autobiografica - che da lui ebbi in dono, materialmente, due libri preziosi: Educazione e autorita' nell'Italia moderna, di Lamberto Borghi, e Le nuove tecniche didattiche, di Ciari; di quest'ultimo fui inizialmente persino sorpresa, ma presto capii: la chiave di lettura era "dalle piccole cose della scuola quotidiana alle grandi aperture della nonviolenza". Molti allievi - per molti anni operatori della scuola in Sardegna - raccolsero il messaggio di Aldo Capitini, e molti, anche sul piano del ricambio generazionale tipico della vita universitaria, seguirono prima timidamente, poi con iniziativa rivolte ai loro luoghi di provenienza, le sollecitazioni al lavoro educativo che Raffaele Laporta poneva come componente indispensabile della formazione pedagogica universitaria. Gia' nel repertorio anch'esso inconsueto, delle offerte agli studenti, egli poneva la ricerca sul campo, in piccoli ambiti di osservazione-induzione-deduzione valevoli a depurare le forme mentali dell'apprendimento dagli schematismi e nozionismi derivati dall'esperienza scolastica ordinaria. Raffaele Laporta era a tutti gli effetti, non solo culturalmente, operatore di teoria e prassi della cooperazione educativa: ne viveva l'appartenenza storica alle origini, l'impegno costante, anche arduo, all'interpretazione ed elaborazione dei temi e problemi della pedagogia democratica, delle fasi e dei nodi conflittuali che si manifestarono nel corso degli anni '60 - primi anni '70 anche nell'Mce, con rischi di fratture e scontri ideologici e strutturali. Raffaele Laporta visse attivamente quegli eventi, dichiaro' gli intendimenti e le ragioni volte a salvaguardare l'Mce da una possibile deriva movimentista. Da allora, forse l'Mce si avvio' ad una collocazione territoriale variamente diffusa, modesta ma fattiva, che nel corso degli anni alimento' la crescita verso forme piu' mature di organizzazione e produzione culturale. * In Sardegna si svilupparono, fra Cagliari e Oristano, gruppi e forme associative sostenute dalla riflessione e dall'impegno, sul piano teorico e sul piano operativo, di molti insegnanti disponibili e capaci di praticare l'apertura e l'accoglienza dei diversi, e di valorizzare le diverse collocazioni, piu' o meno attive, piu' o meno di interessato ascolto, che i compagni e le compagne volessero assumere (non scandalizzi - si spera - questo appellativo "compagni e compagne", questo modo elettivo di fare associazione e cooperazione educativa; non vi e' da cogliere l'eventuale risonanza ideologica, ma l'aura di solidarieta' ed empatia che il nome comporta). In quegli anni non mancarono incertezze e tensioni, ma si ebbe una certa capacita' organizzativa, di collegamento con gli organi centrali del movimento e di iniziativa sul piano locale: almeno annualmente si svolgevano incontri, laboratori, seminari collettivi, oltre quelli piu' frequenti di zona, dei piccoli gruppi locali. Gli incontri annuali erano a tema, ma comprendevano forti dinamiche di gruppo, arricchimento di conoscenze e forme amicali, laboratori molto animati e applicativi. Vale ricordare come pregevoli, e gratificanti, gli incontri di Tonara (Nuoro), Bosa, Gavoi; ed e' qui doveroso ricordare con amichevole stima e riconoscenza la figura di Giacomina Mura, in quegli anni coordinatrice del Movimento in Sardegna. Seguirono alterne fasi di attivismo e sospensione, di slancio elaborativo con la formazione di gruppi tematici (gruppo di lingua, gruppo di antropologia, gruppo di animazione e teatro, ecc.), e con alcuni impegni eccezionali, di buona qualita' e risonanza: un Convegno su "La formazione storica di base" con la partecipazione di Paola Falteri (docente di antropologia all'Universita' di Urbino); e, sviluppata nel tempo per circa due anni, con aggregazioni territoriali a Cagliari, Sassari, Oristano, la ricerca/sperimentazione su "lingua e cultura sarda", stimolata da Maria Teresa Pinna e da Elisa Nivola, con frequenti incontri si studio e contributi di esperti, ma soprattutto con la produzione di monografie e di raccolte di vari elementi della condizione socio-etno-linguistica della Sardegna. Nel seguito degli anni, forse rischiando di trascurare qualche evento, e' importante richiamare un attivo e partecipato incontro ad Isili con Danilo Dolci, ospite e compagno di grande carica umana e civile, che riporto' in un dibattito alla Facolta' di Lettere - Magistero i temi e le emergenze educative gia' elaborate ad Isili, con la presentazione al pubblico cagliaritano da parte di Romolo Bodei. Per lunghi anni fino alla morte prematura, Romolo fu animatore e coordinatore dell'Mce sardo in leale e forte sostegno ed intesa con Mariella Marras, delle cui azioni di guida, di iniziativa e di sollecitazione formativa ognuno dei presenti puo' testimoniare. A lei, fra gli altri meriti, va riconosciuto il costante impegno di apertura all'esterno, l'assidua partecipazione ai raduni annuali Mce, la promozione di scambi territoriali fecondi (fra Cagliari, Olbia, Oristano e Nuoro) e di animate sessioni di studio. * In breve sintesi questa e' la proposta di considerazione della consistenza storica e attuale della pedagogia Mce in Sardegna: considerazione affidata al vostro seminario-convegno perche' sia pacata e critica, oggettiva, ma anche nutrita di personale senso di appartenenza, di riconoscimento del bisogno di dare e avere, dei limiti posti dalle condizioni economiche e politiche della societa' alla scuola italiana e sarda, ma anche della profonda esigenza di indagare, assimilare e inverare la richiesta di autonomia (autorita' e liberta' condivise) che si associa strettamente ad ogni autentica forma educativa, e al diritto-dovere di insegnare-apprendere. * Post scriptum: Si e' avuta notizia, di recente, dell'intenzione ministeriale di chiudere la "Scuola Citta' Pestalozzi" a Firenze: la cinica pratica dei "tagli", detta razionalizzazione, non si ferma davanti al significato e alla funzione di questa prima vera scuola democratica, di autonomia, di quartiere, segno di civilta', di pregnanza educativa, che l'Italia ha ben poco onorato e utilizzato. Vorrei proporre di associarsi all'azione di protesta in corso, che si spera abbia forse raggiunto lo scopo di salvaguardare e conservare attiva Scuolacitta'. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 381 del primo marzo 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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