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Nonviolenza. Femminile plurale. 163
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 163
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 29 Feb 2008 14:05:33 +0100
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 163 del 29 febbraio 2008 In questo numero: 1. Daniele Altieri, Ausilia Medda, Arianna Cocco, Pietro Calia, Giorgio Cocco: Per Elisa Nivola 2. Adriana Cavarero: La centralita' della nascita nel pensiero arendtiano 3. Alcuni estratti da "Ginocidio" di Daniela Danna (parte seconda e conclusiva) 1. MEMORIA. DANIELE ALTIERI, AUSILIA MEDDA, ARIANNA COCCO, PIETRO CALIA, GIORGIO COCCO: PER ELISA NIVOLA [Dal sito della Societa' sarda di pedagogia - associazione delle professioni pedagogiche della Sardegna (via Mercadante 106, 09045 Quartu Sant'Elena, tel. e fax: 070868072, sito: www.spazio-pedagogia.org) riprendiamo il seguente ricordo di Elisa Nivola. Elisa Nivola, amica della nonviolenza, pedagogista, allieva e collaboratrice di Aldo Capitini, autrice di varie importanti pubblicazioni, suscitatrice di iniziative di coscientizzazione e di solidarieta', una luminosa figura della nonviolenza in cammino; e' stata docente di pedagogia alla facolta' di Magistero dell'Universita' di Cagliari dai primi anni '60 alla fine degli anni '90, sempre attivamente impegnata nel promuovere e diffondere la scuola attiva ed aperta, l'educazione degli adulti, le pratiche della democrazia partecipata, della nonviolenza e dell'educazione progressiva, la lingua e la cultura sarda come forma di identita' aperta e cosmopolitica. E' deceduta pochi giorni fa. Tra le opere di Elisa Nivola: Profilo storico dell'educazione popolare in Sardegna, 1973; La condizione giovanile in Sardegna, 1981; Educazione e societa' in Sardegna, 1983; Pedagogia e politica nella "questione sarda", 1992; (con Maria Erminia Satta), Tessiduras de paghe, 2006. Su Elisa Nivola si veda il ricordo di Daniele Barbieri in "Voci e volti della nonviolenza" n. 151. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org] Cara Elisa, ieri siamo venuti a trovarti per l'ultima volta in quella che doveva essere una tua residenza provvisoria. Tutti ti speravamo presto a casa. Incontrandoti ognuno di noi si e' accorto in quel momento di avere ancora tante cose da dirti e chiederti, e di non avere piu' il tempo necessario. Lo abbiamo fatto in silenzio in quella triste stanza dove giacevi, pensandoti ancora una volta intenta a discutere con noi tutti, dedicando ad ognuno la tua attenzione, cosi' come facevi durante le lezioni universitarie e i nostri seminari conviviali, dove ognuno era certo di ricevere una tua premurosa risposta al suo personale quesito. Ascoltavi tutti con autentico interesse, testimoniando quella tua capacita' maieutica di sollecitare in ognuno di noi la risposta di cui era in cerca. La tua pratica pedagogica richiamava da vicino quella della scuola di Barbiana dove "non passava giorno che non s'entrasse in problemi pedagogici. Ma non con questo nome". A noi allievi di una novella Barbiana laica, le riflessioni pedagogiche erano sempre proposte in riferimento ad un fatto, a una vicenda del vivere quotidiano al quale venivamo chiamati a dare una risposta con le parole ed i fatti. Il tutto non avveniva mai in modo unidirezionale, come spesso avviene nelle aule universitarie, ma in modo pluridirezionale, con una modalita' di comunicazione che facilitava la compartecipazione di tutti. La tua concezione religiosa, dai tratti capitiniani, si esplicitava in quell'atteggiamento di scontentezza nei confronti di una realta' disattenta ai bisogni dell'altro. Ci viene qui naturale, ripensando al tuo rifiuto verso i privilegi dell'ordinamento sociale e a quelli che spesso la stessa realta' inserisce nella vita di alcuni uomini, ricordare le parole di Aldo Capitini che annotava in Religione aperta: "Mi vengono a dire che la realta' e' fatta cosi', ma io non l'accetto". Questo tuo insegnamento e' oggi per ognuno di noi un impegno che abbiamo liberamente assunto con te e con noi stessi, al quale intendiamo far fede anche attraverso i tuoi insegnamenti. Dal tuo maestro Capitini hai ereditato quella che egli indicava come "libera aggiunta", cioe' quel di piu' che l'atteggiamento religioso non istituzionale apporta alla lotta contro il mondo cosi' com'e', al fine di tramutarlo. Ecco allora il tuo sollecito richiamo ad un incessante impegno di pensieri ed azioni da condividere insieme. Da cio' prendeva forma quella tua passione per gli altri, quell'apertura al tu-tutti ed ai loro problemi e difficolta'. Eccoti allora alla ricerca di una risposta premurosa ed esaudiente ad ogni nuovo problema e difficolta' che ti venivano sottoposti, impegnata a richiamarci ad un'attenzione collettiva all'altro, bisognoso di concreto aiuto e di una corale solidarieta'. In questo tuo fare il concetto di "compresenza" prendeva forma. Come per Capitini anche per te l'aiuto all'altro era un fatto piu' che necessario, in quanto l'individuo di fronte alle difficolta', se lasciato solo e' insufficiente e rischia di non riuscire a mutare quella sua condizione di disagio e di non realizzare la propria autonomia. Quel dire e fare insieme, che da sempre hanno identificato la tua pedagogia, hanno riassunto al meglio il tuo convincimento sulla necessita' di riunire dialetticamente il momento teorico con il momento pratico. Il tuo intento era quello di sottolineare la necessita' di fornire all'esperienza pratica un chiarimento teorico, che meglio la precisasse offrendole nuovi spunti per un riaffermarsi nuovamente pratico. In cio' consisteva la caratteristica fondamentale del tuo pensiero-azione che avevi tratto dall'esempio del tuo maestro Aldo Capitini, e che ci riproponevi nelle tue lezioni, arricchito e caratterizzato dalla tua pluriennale esperienza di studiosa e di educatrice. Tue caratteristiche erano il modo orizzontale di relazionarti con noi studenti e il donare in modo spassionato quanto da te maturato nella tua esperienza di vita e ricerca in ambito civico ed educativo. Gli anni sono trascorsi, noi siamo diventati pedagogisti ed educatori, mariti e mogli, padri e madri, ma il nostro rapporto e' rimasto inalterato; la tua attenzione per le vicende di ciascuno di noi e del mondo non e' mai venuta meno, come la tua capacita' di pensare sempre al positivo nonostante le tante cose negative che vedevi succedere attorno a te. Quante volte nei nostri incontri hai richiamato l'importanza, per chi vuol essere educatore, d'integrare insieme il fare con il riflettere! Sollecitazione che non sempre siamo stati capaci di raccogliere appieno. Per questo ti chiediamo scusa, anche se pensiamo che tu ci abbia gia' perdonato, tanta era la tua fiducia nell'altro, in particolare nei tuoi allievi. Ogni essere umano, ne eri davvero convinta, e' capace di bene, ha la possibilita' di mutare se stesso, di divenire migliore. Questa tua certezza ci fa ripensare a quell'idea laica di "provvidenza", che in molte occasioni richiamavi nei tuoi discorsi, e che tanto risulta in sintonia con quella di Aldo Capitini per il quale "l'intervento collaboratore della provvidenza" si precisa nella compresenza "come continuamente disponibile" verso un futuro dalle tante possibilita'. Nella compresenza tutti sono insieme riuniti, ed essa raccoglie i vivi e i morti. Eccoci qui allora a salutarti, sapendoti al nostro fianco per aiutarci a dar vita al tuo e al nostro sogno di un mondo migliore; felici di accogliere il tuo invito ad oltrepassare i valori fin qui con te condivisi, per impegnarci a produrne di nuovi, compiendo aggiunte e sintesi in un processo senza interruzioni, che sempre hai coltivato e promosso. Ciao Elisa, un sentito grazie per tutto quello che ci hai insegnato e donato. Daniele Altieri, Ausilia Medda, Arianna Cocco, Pietro Calia, Giorgio Cocco Quartu Sant'Elena, 22 febbraio 2008 2. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: LA CENTRALITA' DELLA NASCITA NEL PENSIERO ARENDTIANO [Da Diotima, Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, p. 110 e p. 111. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Universita' di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003; Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Roma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentissimi Diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Nell'opera matura di Hannah Arendt - soprattutto Vita activa - il nascere e' appunto questo schiudersi del se', irripetibile e singolare, alla condizione plurale umana. * La centralita' della nascita nel pensiero arendtiano, dunque, proprio perche' mette in campo una categoria in grado di accogliere l'intrascendibile apparenza del mondo nel luogo dell'umano apparire, nel medesimo tempo mette in campo una categoria critica in grado di dirompere l'ottica metafisica stagliata sulla morte e sulla "mortificazione" dell'apparire stesso. Cosicche' ora "la natalita', e non la mortalita', puo' essere la categoria centrale del pensiero politico in quanto si distingue da quello metafisico". 3. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "GINOCIDIO" DI DANIELA DANNA (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti (scelti da Angela Razzini) dal libro di Daniela Danna, Ginocidio. La violenza contro le donne nell'era globale, Eleuthera, Milano 2007. Daniela Danna (Milano, 1967), ricercatrice, saggista, docente, insegna presso la Facolta' di Sociologia dell'Universita' degli Studi di Milano. Dal sito www.danieladanna.it riprendiamo il seguente profilo: "La mia professione e' quella di ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Sociali della facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' degli Studi di Milano, dove tengo un corso di 'Sistemi sociali comparati' e una parte monografica sul concetto di capitalismo in Marx, Weber e altri autori nel corso di 'Storia del pensiero sociologico'. E' la facolta' dove mi sono laureata nel 1991, con una tesi di laurea intitolata 'La teoria della transizione demografica di John Caldwell e il caso della Danimarca', che ho fatto durante un periodo ad Aarhus (la seconda citta' della Danimarca, anche se non e' molto famosa), nel bel mezzo di un gelido inverno. Ancora prima di laurearmi comincio a lavorare a 'Babilonia' con Giovanni Dall'Orto, tenendo le (due) pagine lesbiche, la rubrica di notizie dall'estero, occupandomi sotto la guida di Giovanni degli aspetti pratici della campagna in difesa di don Crema, che era minacciato di 'licenziamento' per le sue posizioni poco vaticane in materia di omosessualita' (teneva una rubrica su 'Babilonia', che dovette abbandonare) e scrivendo articoli su temi vari. Subito dopo la laurea parto per Berlino, dove continuo a scrivere per 'Babilonia', insegno italiano, lavoro in bar e in un ristorante, insomma, mi arrangio a reddito minimo ma con molto tempo libero. Agli archivi lesbici Spinnboden scopro l'esistenza di uno scaffale intero di libri che parlano dell'amore tra donne nella storia, in tedesco, inglese ed altre lingue, e comincio a lavorare a una sintesi dei materiali per farli conoscere alle italiane. Dopo la fine di questa ricerca propongo al mio editore un libro sul riconoscimento giuridico e sociale delle unioni omosessuali. Mondadori accetta, ma poi in un momento di difficolta' economica non pubblica il lavoro (contemporaneamente fa uscire Praticamente normali di Andrew Sullivan sullo stesso tema, quindi non sembra essere una censura sui contenuti). La scoperta di accadimenti fantascientifici, come la pratica di emettere certificati di nascita con i nomi delle co-madri della California, o lo sviluppo dei servizi di inseminazione assistita per lesbiche, mi spinge (per tornare sulla Terra) a intraprendere una ricerca sulla maternita' delle lesbiche in Italia, realizzando interviste in tutta Italia, grazie all'aiuto di molte amiche del movimento, in particolare Giovanna Olivieri. Stanca dell'isolamento (e anche della scarsa considerazione) che la ricerca 'selvatica' ottiene, approdo all'Universita' come dottoranda in sociologia nel 1998, e decido (finalmente! dice il mio palato intellettuale) di cambiare argomento di ricerca, dedicandomi alle politiche sulla prostituzione. Ora si e' chiuso anche questo ciclo, sto preparando il mio corso e studiando autori che occhieggiavano da un po' (magari solo parzialmente letti!) dai miei scaffali: Wallerstein, Arrighi, Boutang, Tobin, Barrington Moore, Diamond, Delphy e molti altri". Pubblicazioni di Daniela Danna: dalla medesima fonte riprendiamo la seguente bibliografia: "a) Pubblicazioni recenti: (a cura di), Prostituzione evita pubblica in quattro capitali europee, Carocci, Roma 2007; Ginocidio. La violenza contro le donne nell'era globale, Eleuthera, Milano 2007. b) Pubblciazioni sulla prostituzione. 1. Saggi: Donne di mondo. Costruzione sociale e realta' della prostituzione e del suo controllo statale, Eleuthera, 2004; Cattivi costumi: Le politiche sulla prostituzione nell'Unione Europea negli anni Novanta, Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, Universita' di Trento, n. 25, 2002; Le politiche sulla prostituzione in Europa negli anni Novanta. Tesi di dottorato di ricerca in Sociologia e ricerca sociale presso l'Universita' degli studi di Trento, 2001. 2. Articoli: La prostituzione di strada nell'Unione Europea: le stime piu' recenti, in "Polis", n. 2, 2000, pp. 301-321; Paradossi della prostituzione, in "Polis", n. 1, 2001, pp. 5-12; La prostituzione come issue politica: l'abolizionismo della legge italiana e le proposte di cambiamento, in "Polis", 1, 2001, pp. 55-75; Danish legislation on prostitution in the context of the policy models in the E. U., in Kvinder, koen og forskning, n. 3, 2001, pp. 34-47. Lo sfruttamento della prostituzione, in La criminalita' in Italia, a cura di Marzio Barbagli e Ubaldo Gatti, Il Mulino 2002, pp. 149-158; Le politiche prostituzionali in Europa, in On the road: Manuale di intervento sociale nella prostituzione di strada, Milano, Franco Angeli 2003; Italy, the never-ending debate in The Politics of Prostitution: Women's Movements, Democratic States, and the Globalisation of Sex Commerce, a cura di Joyce Outshoorn, Cambridge University Press, in corso di pubblicazione. 3. Convegni. Organizzazione della Giornata di studi sulla prostituzione in Italia dell'Istituto Cattaneo (Bologna, 15.9.2000) e partecipazione con il paper La prostituzione di strada nell'Unione Europa: le stime piu' recenti; The position of the prostitutes in E. U. countries law and practice al workshop Ties that Bind: the Law, Economics and the Labour Market della IV Conferenza europea di ricerca femminista (Bologna, 28.9-1.10.2000), vedi in www.women.it/cyberarchive ; Organisations active in the field of prostitution in a comparative Western European perspective. Prostitution and trafficking as political issues Joint sessions dell'Ecpr (14-19 aprile 2000Copenaghen), vedi in www.essex.ac.uk/ecpr/; Models of policies about prostitution in the E. U. member states. Lezione tenuta al College di Vassar 23 aprile 2001; Danish legislation in a E. U. perspective. Sex til salg (28 settembre 2001 Copenaghen); Modelli di regolazione della prostituzione nell'Unione Europea.Rompere il silenzio sulle nuove schiavitu' della strada (17 maggio 2002 Cremona) in corso di pubblicazione negli Atti; Street prostitution and public policies in Milan, Italy. Sex work and public health Conference (18-20 gennaio 2002 Milton Keynes, UK); Trafficking and prostitution of foreigners in the context of the E. U. countries' policy about prostitution. Newr Workshop on Trafficking (25-26 aprile 2003 Amsterdam); Uno sguardo all'Europa. Convegno Nazionale Oltre le terre di mezzo. Ipotesi per nuove politiche sulla prostituzione (22-23 settembre 2003 San Benedetto del Tronto). c) Pubblicazioni sul lesbismo: 1. Saggi: Amiche, compagne, amanti. Storia dell'amore tra donne, Mondadori, Milano 1994 (ristampato nella collana Oscar, 1996). Pubblicato in edizione integrale e aggiornata da Editrice Uni Service, 2003; Matrimonio omosessuale, Erre Emme Edizioni, Roma 1997 (poi Massari Editore, Bolsena); "Io ho una bella figlia..." Le madri lesbiche raccontano, Zoe Edizioni, Forli', 1998. 2. Articoli: "Bisogna difendere la famiglia" Suggerimenti per un dibattito sulla destra al governo e le lesbiche: perche' non ci vogliono bene? Introduzione al dibattito in occasione della Giornata dell'orgoglio gay e lesbico a Milano, giugno 2002; Pregiudizio e orgoglio: gli effetti italiani del world pride, Incontro annuale dell'Associazione Americana di Italianistica, Filadelfia 2001; Cronache recenti di lesbiche in movimento, in "Quaderni viola", n. 4, 1996, pp. 6-17; Italy, in Lesbian motherhood in Europe, a cura di Kate Griffin e Lisa A. Mulholland, London, Cassell 1997, pp. 141-147; Lesbiche in movimento, in Pro/posizioni. Interventi alla prima universita' gay e lesbica d'estate, a cura di Gigi Malaroda e Massimo Piccione, Livorno, 24-30 agosto 1997. Universita' gay e lesbica d'estate, Livorno, 2000, pp. 50-56; The Beauty and the Beast. Lesbian characters in the turn-of-the-century Italian literature, in Queer Italia: Same-Sex Desire in Italian Literature & Film, a cura di Gary P. Cestaro, Palgrave MacMillan, 2004. 3 Convegni: Lesbian mothers in contemporary Italy, alla sezione "GenDerations" convegno internazionale "Women's Worlds '99" (Tromsoe 20-26.6.1999), vedi in www.skk.uit.no/WW99 ; Le modele italien: 20 ans de luttes lesbiennes organisees, in "Espace lesbien. Rencontre et revue d'etudes lesbiennes", n. 2, 2001 (Actes du colloque europeen d'etudes lesbiennes, Toulouse 13-16.4.01), pp.179-194, intervento al convegno "La grande dissidence et le grand effroi. Colloque europeen d'etudes lesbiennes"; Effetti italiani del World Pride al convegno annuale dell'American Association for Italian Studies (Filadelfia 19-22.4); Bisogna difendere la famiglia La destra al governo e le lesbiche. Perche' non ci vogliono bene? Giornata del Pride Glbt (21 giugno 2002 Cdm Milano); Non osava esprimere il suo desiderio: Gertrude Stein anno 1903, intervento al convegno "Dalle grandi madri alle grandi figlie. Storia della letteratura lesbica dal Novecento ad oggi", Roma 26-28.6.02, in corso di pubblicazione negli Atti"] Societa'senza violenza (p. 23 e sgg.) "La violenza e' una modalita' dell'interazione umana, e' una possibilita' sempre presente nell'incontro con l'altro - ed e' molto piu' presente negli incontri tra estranei laddove il grado di organizzazione sociale e' piu' basso: le fitte foreste tropicali sono molto piu' pericolose delle strade asfaltate delle grandi citta'" (Diamond 1998). Eppure esiste una minoranza di societa prestatuali in cui i rapporti tra uomini e donne non seguono il copione dell'aggressione maschile contro le femmine: non vi e' alcuna violenza ginocida, non vi sono maltrattamenti o stupri, ne' fra estranei ne' all'interno della coppia. L'antropologo David Levinson (1989) ha esaminato un campione di 90 societa' descritte negli Human Relations Area Files, trovando che in 15 di esse la violenza all'interno delle famiglie non esiste. Non vi e' violenza ginocida sulle mogli, ne' violenza delle mogli sui mariti, la violenza non e' un metodo educativo per correggere i bambini, ne' gli anziani sono maltrattati. Queste societa' sono sparse in tutti i continenti, ma hanno alcune caratteristiche in comune. La prima che Levinson elenca e' il matrimonio monogamico: la monogamia e' espressione di parita' tra i sessi. L'importanza della parita' la si trova anche nelle due caratteristiche successive: la prima e' l'eguaglianza economica tra i sessi, che potremmo chiamare anche il controllo femminile su una parte equa delle risorse familiari, e la seconda e' l'eguaglianza tra i sessi nelle pratiche sessuali prematrimoniali e nella possibilita' di divorziare. E' importante poi che il divorzio esista, come nota lo stesso Levinson: "Tra i Bororo del Brasile furono i missionari, nel loro zelo di prevenire il divorzio, a incoraggiare indirettamente la violenza sulle mogli", perche' se una coppia non andava d'accordo, prima della cristianizzazione si sarebbe semplicemente separata (Levinson 1989, 64). Un'altra caratteristica e' invece la bassa frequenza dei divorzi effettivi. Un altro tratto comune e' che molte altre persone, oltre ai genitori, si occupano dei bambini: l'allevamento dei figli e' una grossa fonte di stress, e la possibilita' di suddividere il carico di lavoro per la loro cura tra piu' persone migliora notevolmente le relazioni familiari. Tra i fattori individuati vi e' anche la disponibilita' a intervenire da parte di vicini e parenti che si accorgano di atti di aggressione - una conseguenza dell'ultimo fattore, che e' la presenza di norme che prediligono una risoluzione non violenta dei conflitti anche al di fuori della famiglia. Viceversa, i maltrattamenti dei mariti sulle mogli accadono piu' di frequente in societa' in cui, nelle parole dello stesso Levinson, "gli uomini controllano i frutti del lavoro familiare, hanno l'ultima parola nelle decisioni della famiglia, il divorzio e' piu' difficile per le donne che per gli uomini, le donne non si uniscono in gruppi di lavoro esclusivamente femminili, il parentado del marito controlla il diritto a risposarsi della vedova e il matrimonio poliginico e' permesso" (Levinson 1989, 71). Questi risultati forniscono prove sia alla teoria della "cultura della violenza" (il fatto che una forma socialmente approvata di violenza renda piu' facile esercitarne altre forme), sia alla teoria femminista che sottolinea l'importanza dell'eguaglianza tra i sessi. In Sanctions and Sanctuary (Counts et al. 1992) un gruppo di antropologhe, coordinate da Dorothy Ayer Counts, Judith Brown e Jacquelyn Campbell, descrive altre societa' in cui la violenza contro le donne non e' presente e le compara con quelle in cui accade con frequenza diversa. Un popolo in cui i mariti non picchiano mai le mogli e' quello dei Wape di Papua-Nuova Guinea (Mitchell 1992). I Wape sono orticoltori che vivono in montagna nella foresta tropicale, tagliando e bruciando la vegetazione per seminare sul terreno concimato dalla cenere. La loro vita sociale richiede il controllo delle emozioni, specialmente di quelle che possono sfociare nella violenza, come l'aggressivita' e la gelosia - in una curiosa similitudine con i tratti psico-sociali prevalenti nell'Europa del Nord, in particolare nell'egualitaria Scandinavia. Il clima sociale in cui la violenza non e' ammessa e' trasmesso fin dall'infanzia, come scrive William Mitchell: "Acculturare un antropologo residente o i bambini wape non e' sempre un compito facile, ma il metodo e' identico. Gli atti aggressivi incontrano disinteresse. Un bambino piccolo che si arrabbia e' lasciato solo a scalciare e gridare finche' non torna alla ragione. I bambini e gli antropologi imparano presto che l'aggressivita' esibita in pubblico e' imbarazzante, e' un'attivita' del tutto priva di ricompense. Di conseguenza, i Wape limitano l'espressione di emozioni negative verso gli altri e sono generalmente amichevoli nelle loro attivita' quotidiane nel villaggio" (Mitchell 1992, 90-91). Alla valorizzazione dell'interazione pacifica si unisce un altro tratto per noi estremamente interessante: le differenze di genere, espresse dall'abbigliamento e dalla divisione del lavoro, non polarizzano i sessi. Nelle societa' dove la violenza ginocida e' meno diffusa si cerca di minimizzare le differenze sessuali invece di accentuarle. Tra i Wape i bambini e le bambine giocano insieme e vengono accuditi da persone di entrambi i sessi; gli uomini e le donne vivono mescolandosi socialmente, anche durante il periodo mestruale. I maschi che raggiungono la puberta' vanno si' a dormire nella casa degli scapoli, ma vedono quotidianamente i parenti e i genitori, e di solito mangiano a casa con loro. Nella loro vita sociale i Wape non prevedono i sanguinosi riti di passaggio alla virilita' che in altre parti della Nuova Guinea sono approntati per purificare i giovani maschi dalle nefaste influenze materne e femminili e farli diventare dei guerrieri. Questa interessante tendenza all'indifferenziazione sessuale collegata all'assenza di violenza contro le donne non la si ritrova pero' in tutte le societa' libere dal ginocidio. I Gerai, daiacchi che vivono nell'isola di Kalimantan in Indonesia, classificano rigidamente un individuo nel sesso maschile o in quello femminile, ma non per la capacita' riproduttiva, quanto per la divisione del lavoro tra "quelle che conoscono le specie di riso" (donne) e "quelli che dissodano i campi per piantare il riso" (uomini). Lo stupro e' inesistente: "L'idea di avere un rapporto sessuale con qualcuno che non vuole - e cosi' l'idea di costringere qualcuno al sesso - e' quasi impensabile per il popolo gerai. Gli informatori affermano inoltre che qualunque azione di tal fatta distruggerebbe l'equilibrio spirituale dell'individuo e del suo gruppo del riso, portando calamita' all'intero gruppo" (Helliwell 2000, 192). L'antropologa Christine Helliwell scrive di non essere stata subito classificata come donna, dal momento che insieme ai genitali femminili possedeva molte caratteristiche maschili: l'alta statura, il coraggio nell'attraversare la giungla per andare da un villaggio all'altro, e soprattutto l'incapacita' di distinguere le specie di riso. I Gerai credono che i bambini vengano concepiti grazie all'incontro di fluidi simili ("altrimenti come potrebbero unirsi?"), e che anche gli uomini in linea di principio possano condurre una gravidanza, benche' non lo facciano a motivo del fatto che le donne sono molto piu' brave. I Wape e i Gerai non sono i soli popoli che ignorano il ginocidio. Sempre in Nuova Guinea, anche ai Nagovisi rimangono sconosciute e incomprensibili le violenze coniugali e le aggressioni sessuali: "In generale, la gente non riusciva proprio a immaginare come potesse avvenire uno stupro: dicevano che la donna avrebbe gridato e che gli altri sarebbero accorsi per aiutarla" (Nash 1992. 103). Il meccanismo sociale per limitare la violenza e' diverso dalla prevenzione dei Wape ma egualmente efficace: l'interposizione attiva dei vicini. Un'altra caratteristica di questo popolo e' la sua filosofia dell'"azione circolare": "Per i Nagovisi, l'idea di reciprocita' delle azioni e degli oggetti materiali impregna il comportamento sociale. Fin dall'infanzia si ha la consapevolezza che sia il comportamento positivo che quello negativo verranno ripagati" (Nash 1992, 108). Un'altra societa' che non pratica il ginocidio di cui si parla estesamente in Sanctions and Sanctuary e' quella dei Mayotte che vivono nell'arcipelago delle Comore, tra Madagascar e Tanzania. I Mayotte sono musulmani, ma le relazioni tra i sessi sono molto diverse dallo stereotipo che l'Occidente attribuisce a tutto l'islam derivandolo dall'estremismo integralista: "Le donne non sono segregate dagli uomini in nessun modo particolare e non indossano veli; oggi hanno parecchia voce in capitolo nella scelta del loro primo partner nel matrimonio e piena voce in capitolo dopo di cio'; possono far finire un matrimonio praticamente a piacimento e di frequente agiscono nella sfera pubblica, politica e cerimoniale" (Lambeck 1992, 159). Anche qui troviamo una caratteristica estremamente interessante del modo di vivere le relazioni intime. La gelosia e' un sentimento che non e' socialmente sostenuto, dal momento che non si concepisce l'unione coniugale come l'attribuzione all'uno del possesso del corpo dell'altro: "L'autonomia corporea degli adulti si riflette anche sui costumi sessuali. L'adulterio e' piuttosto comune; inoltre, se i coniugi feriti rispondono con dolore e rabbia, essi non possono, nel senso stretto del termine, punirsi l'un l'altro a causa di un adulterio, dal momento che ne' l'uno ne' l'altra sono sotto il controllo sessuale altrui. Se un marito si arrabbia per le conquiste sessuali di sua moglie (ma alcuni uomini sono compiacenti), la sua aggressivita' viene diretta, in modo piu' appropriato, verso l'amante della moglie" (Lambeck 1992, 165). L'uomo tradito puo' lasciare la moglie, ridurre la quantita' di aiuti che le fornisce o lottare contro l'amante, sia fisicamente sia per mezzo della stregoneria. Invece tra i Mayotte e' socialmente scorretto aggredire fisicamente la moglie (o il marito nel caso delle donne che vengono tradite), perche' cio' significherebbe rivendicare un'autorita' su di essa, significherebbe voler controllare la sessualita' della moglie, come se fosse una propria subordinata. E sarebbe cosi' scorretto da provocare un grande risentimento sia da parte della moglie che del suo intero clan. L'indagine comparativa di questi autori rimane senza pretesa di definitivita', come essi stessi ammettono, anche per il basso numero di societa' studiate, scelte con il semplice criterio delle competenze degli antropologi che hanno accettato di partecipare all'impresa. In totale cinque delle societa' a confronto presentano un livello alto di violenza contro le mogli (iraniana, indiana, indo-figina, taiwanese, bun); in cinque il livello e' intermedio (aborigeni, paesani dell'Ecuador, !Kung, Kaliai e abitanti delle isole Marshall); mentre tre hanno una bassa frequenza di violenza coniugale (Garifuna, Nagovisi, Mayotte), con un solo caso privo di violenza (Wape). La prima conclusione degli autori e' che non esiste un rapporto lineare tra la frequenza della violenza contro le mogli e lo status femminile generale, status definito essenzialmente come il controllo del comportamento sessuale premaritale e la divisione ereditaria della proprieta'. E' importante invece lo status delle donne all'interno della famiglia per capacita' di guadagno, capacita' di decisione femminile, presenza o assenza di restrizioni al divorzio. La presenza di gruppi di lavoro femminili protegge le donne che ne fanno parte. Le caratteristiche correlate a una maggiore violenza contro le donne sono l'isolamento delle mogli dal gruppo familiare di origine, la mancanza di sanzioni e di rifugi contro questo tipo di violenza, la bassa eta' delle mogli, perche' nel processo di invecchiamento una donna conquista un potere maggiore sia in famiglia che nella societa'. Si riduce l'abuso sulle mogli anche quando le sanzioni sono certe, immediate e severe. Tra tutti i fattori elencati, i rifugi, cioe' le alternative al continuare la convivenza con un uomo violento, sembrano essere quello piu' importante, insieme alla solidarieta' femminile che si concretizza nell'intervento di altre donne in immediato soccorso della donna maltrattata. La presenza di parenti vicini (residenza uxorilocale) in particolare garantisce protezione a una moglie: al contrario, se e' la moglie a dover andare a vivere presso la famiglia allargata del marito (residenza virilocale), si trovera' tra estranei che piu' difficilmente le presteranno soccorso. La protezione del vicinato in casi di violenza infatti mancava quasi del tutto nel villaggio iraniano, dove la condizione femminile era indubbiamente la peggiore: "La gente non voleva intervenire, e alcune donne consigliavano pazienza: le donne devono sopportare e rassegnarsi" (Hegland 1992, 207). Una donna maltrattata avrebbe potuto trovare rifugio solo presso il padre, che pero' non avrebbe avuto il diritto di rimproverare il marito per la violenza, contemplata nell'autorita' che questi esercita sulla moglie. Alle donne schiacciate da questo sistema, si richiede inoltre di accettarlo e di provare amore per i propri oppressori: "Gli uomini iraniani picchiavano le loro mogli e sorelle quando le donne sfidavano il sistema gerarchico autoritario. Se le mogli disobbedivano al marito o se gli rispondevano, se non eseguivano immediatamente e con allegria il lavoro che veniva loro richiesto, se non erano abbastanza sottomesse e bendisposte verso i parenti di lui, venivano punite. Il comportamento corretto non era sufficiente, era dovuto ai superiori anche un sentimento corretto" (Hegland 1992, 208). ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 163 del 29 febbraio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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