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Minime. 374
- Subject: Minime. 374
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 23 Feb 2008 00:36:25 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 374 del 23 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maso Notarianni: Rifinanziata la guerra 2. Giobbe Santabarbara: Stragisti. Una storia del paese degli Iperborei 3. Il 2 marzo a Bologna 4. Subito le liste femministe, ecologiste, nonviolente 5. Alessandro Dal Lago presenta "Le gouvernement de soi et des autres" di Michel Foucault 6. Enrico Peyretti presenta "Teologia degli animali" di Paolo De Benedetti 7. Donatello Santarone presenta "Il pensiero disarmato" di Marco Catarci 8. Letture. Dickinson. Vita, poetica, opere scelte 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. AFGHANISTAN. MASO NOTARIANNI: RIFINANZIATA LA GUERRA [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 21 febbraio 2008, dal titolo "E' lecito il disgusto?". Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"] Non e' normale utilizzare un articolo per esprimere il proprio disgusto. Utilizzare un quotidiano per raccontare la propria amarezza e la propria delusione. Ma in questo caso abbiamo deciso - anche noi - che si puo' fare. Che cosa e' successo per provocare cotanto sdegno? E' successo che ieri in parlamento, "la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonche' relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (C3395)". Che tradotto per i non legulei, significa che ha rifinanziato le nostre missioni militari. Compresa quella, di guerra, in Afghanistan. Qualcuno ha votato contro, ma adesso sono buoni tutti, visto che non sono piu' in discussione le poltrone e le poltroncine e gli stipendi. La stragrande maggioranza dei deputati ha votato a favore. Qualcuno ha visto bene di uscire dall'aula, piuttosto che votare contro. Ma il punto non e' tanto questo, siamo abituati oramai alle tristi vicende della politica italiana. Il punto e' che la notizia, perche' indiscutibilmente di notizia si tratta, questa volta non ha avuto eco in nessuno dei grandi quotidiani nazionali. Il che tradotto in parole povere significa che l'Afghanistan esiste solo in quanto funzionale alle vicende e alle beghe interne di casa nostra. Se non ce ne sono, via lisci, il fatto che si rifinanzi una missione clamorosamente di guerra non merita lo spazio che una buffonata come la lettera di Bondi "non si accetteranno candidati con processi in corso" o il no di Aida Yespica (chi era costei?) alla politica hanno avuto. Il fatto che il nostro Paese continui ad essere complice (solo complice?) di chi sta massacrando civili, di chi sta finendo di distruggere un altro Paese non importa a nessuno. Eppure cosi', siamo certi, non e'. Perche' se cosi' fosse, noi non esisteremmo. E "PeaceReporter" non avrebbe tutte le migliaia di lettori che ha. 2. LE ULTIME COSE. GIOBBE SANTABARBARA: STRAGISTI. UNA STORIA DEL PAESE DEGLI IPERBOREI Stragisti. Lo scriviamo di nuovo. stragisti. E chiediamo a chi ci legge se questa non sia una "notitia criminis". E chiediamo a chi sia pubblico ufficiale tra chi ci legge se questo non basti ad avviare l'azione penale contro i mandanti di una strage che in Afghanistan dura quasi dall'inizio del decennio per quanto riguarda la responsabilita' italiana, e da decine e decine di anni per quanto riguarda altri governi di altri paesi, altri regimi, regimi stragisti. Come e' stragista il governo e il parlamento italiano che continuano a mandare i nostri ragazzi a morire e far morire in Afghanistan in violazione del diritto internazionale, della legalita' costituzionale, del comune sentimento di umanita'. Quando proprio in Afghanistan proprio degli italiani hanno dato l'esempio di cio' che far si dovrebbe: assistere tutte le vittime, curare tutti i feriti, portare la pace con mezzi di pace, salvare le vite: l'esperienza di Emergency, nonviolenza in cammino. Lo scriviamo di nuovo. stragisti. Stragisti. * Stragisti. Loro e chi li vota. Loro e chi per anni li ha sostenuti e giustificati. E se fosse possibile provare una ripugnanza maggiore della ripugnanza per gli stragisti, allora questa ultraripugnanza sia per coloro che ora e solo ora votando contro il rifinanziamento della guerra argomentano che fino a prima della caduta del governo votavano a favore unicamente per "vincolo di coalizione", ovvero sapendo che votavano per la guerra e le stragi, sapendo che violavano la Costituzione, sapendo che frutto del loro voto era la morte di infiniti innocenti; e se e' lecito tradurre in lingua corrente quell'espressione callida e ribalda, "vincolo di coalizione", costoro ci dicono oggi che fino a ieri votavano per la guerra e per le stragi per poter continuare a sedere sui banchi del potere, nella stanza dei bottoni, e di li' saccheggiare il pubblico erario con i compari loro; ci dicono che questo, questo contava di piu' della legalita' costituzionale, ci dicono, ci dicono che questo contava di piu' della vita dei poveri cristi ammazzati in Afghanistan, ci dicono, ci dicono, ci dicono che per questo quelle vite venivano sacrificate. E vengono sacrificate ancora. Stragisti. Loro e chi li vota. Loro e chi per anni li ha sostenuti e giustificati. * Come potremo mai guardarci ancora in volto, amici e compagni di una volta, dopo tanto, tanto orrore? Stragisti. 3. INCONTRI. IL 2 MARZO A BOLOGNA L'assemblea promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana, "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" per verificare la possibilita' di liste femministe, ecologiste e della nonviolenza alle elezioni di aprile, si svolgera' domenica 2 marzo a Bologna, dalle ore 10 alle 17 circa, nella sala sindacale dei ferrovieri (appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub). Tutti gli interventi avranno un limite di tempo che stabiliremo assieme all'inizio (proposta: non oltre i 10 minuti); da un certo momento in poi (se lo stabiliremo assieme) spazio privilegiato alle proposte, su cui prendere eventuali decisioni. Se ci sono gia' proposte abbastanza precise, attinenti al tema (programmi, metodi di lavoro, eccetera) sarebbe meglio portarle scritte, in una cinquantina di copie, per distribuirle dall'inizio. * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org Chi volesse inviare contributi scritti anche a questo notiziario, indirizzi a: nbawac at tin.it 4. EDITORIALE. SUBITO LE LISTE FEMMINISTE, ECOLOGISTE, NONVIOLENTE Il momento e' ora. Ora si deve uscire dalla subalternita'. Ora si deve portare l'esperienza e la riflessione del femminismo, dell'ecologia, della nonviolenza nelle istituzioni democratiche, dove si fanno le leggi, dove si decide della cosa pubblica. Ogni attendismo e' ormai complicita'. Il momento e' ora. 5. LIBRI. ALESSANDRO DAL LAGO PRESENTA "LE GOUVERNEMENT DE SOI ET DES AUTRES" DI MICHEL FOUCAULT [Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 febbraio 2008, col titolo "Corpo a corpo con il potere della verita'" e il sommario "La svolta 'greca' degli anni Ottanta chiama in causa le fonti della tradizione occidentale. E' in questo contesto che il 'parlar chiaro' non ha nessun significato edificante, ma riguarda la possibilita' di trasformare la vita nella polis". Alessandro Dal Lago e' docente di sociologia dei processi culturali all'Universita' di Genova, presso la stessa Universita' coordina un gruppo di ricerca sui conflitti globali; e' membro della redazione della rivista filosofica "aut aut", ha curato l'edizione italiana di opere di Hannah Arendt e di Michel Foucault. Tra le opere di Alessandro Dal Lago segnaliamo particolarmente Non-persone. L'esclusione dei migranti in una societa' globale, Feltrinelli, Milano 1999. Cfr. inoltre: I nostri riti quotidiani, Costa & Nolan, Genova 1995; (a cura di), Lo straniero e il nemico, Costa & Nolan, Genova 1997; La produzione della devianza, Ombre corte, Verona 2001; Giovani, stranieri & criminali, Manifestolibri, Roma 2001. Polizia globale. Guerra e conflitti dopo l'11 settembre, Ombre corte, Verona 2003. Michel Foucault, filosofo francese (Poitiers 1926 - Parigi 1984), critico delle istituzioni e delle ideologie della violenza e della repressione. Opere di Michel Foucault: Storia della follia nell'eta' classica, Rizzoli; Raymond Roussel, Cappelli; Nascita della clinica, Einaudi; Le parole e le cose, Rizzoli; L'archeologia del sapere, Rizzoli; L'ordine del discorso, Einaudi; Io, Pierre Riviere..., Einaudi; Sorvegliare e punire, Einaudi; La volonta' di sapere, Feltrinelli; L'uso dei piaceri, Feltrinelli; La cura di se', Feltrinelli. Cfr. anche i tre volumi di Archivio Foucault. Interventi, colloqui, interviste, Feltrinelli. In italiano sono stati pubblicati in volume anche molti altri testi e raccolte di interventi di Foucault, come Malattia mentale e psicologia, Cortina; Questa non e' una pipa, Serra e Riva, Scritti letterari, Feltrinelli; Dalle torture alle celle, Lerici; Taccuino persiano, Guerini e associati; e varie altre raccolte di materiali, trascrizioni di conferenze, seminari. Opere su Michel Foucault: tra le molte disponibili segnaliamo Stefano Catucci, Introduzione a Foucault, Laterza; Vittorio Cotesta, Linguaggio, potere, individuo, Dedalo; Hubert L. Dreyfus, Paul Rabinow, La ricerca di Michel Foucault, Ponte alle Grazie; Didier Eribon, Michel Foucault, Flammarion; Francois Ewald, Anatomia e corpi politici. Su Foucault, Feltrinelli; Jose' G. Merquior, Foucault, Laterza; Judith Revel, Foucault, le parole e i poteri, Manifestolibri; Paolo Veronesi, Foucault: il potere e la parola, Zanichelli; cfr. anche il recente volume di "Aut aut", n. 232, settembre-ottobre 2004, monografico su Michel Foucault e il potere psichiatrico] E' noto che per Michel Foucault la scrittura in vista della pubblicazione era invenzione o deviazione che si staccava come una lamina dal flusso della sua ricerca. Lo stile dei suoi libri era troppo elegante per poter dar conto di un travaglio in cui accidenti, intoppi e svolte improvvise rappresentano vere e proprie emergenze produttive. Da questo punto di vista, l'uscita del settimo volume, su tredici, dei corsi al College de France e' un ulteriore, prezioso accesso a quello che non esitiamo a definire come il laboratorio storico-filosofico piu' imponente della seconda meta' del XX secolo. Scorrendo l'elenco dei corsi vediamo come il plesso soggetto/governo, fuoco dell'intera opera foucaultiana, sia indagato nei mondi delle pratiche scientifiche e dei controlli, delle strategie, dei saperi e dei discorsi istituzionali. Ma quella che fino alla fine degli anni Settanta poteva essere considerata come indagine storica controfattuale sulla preistoria della contemporaneita' diviene ora interrogativo filosofico sul presente. La svolta "greca" dei primi anni Ottanta e' il gesto radicale con cui il filosofo Foucault chiama in causa le fonti stesse della tradizione occidentale. Non sorprende cosi' che il corso Le gouvernement de soi et des autres sia inaugurato dalla lezione su "Che cos'e' l'illuminismo" di Kant. E' la posizione del problema, la liberta' di coscienza, che per Foucault non ha alcun significato intimistico o edificante, ma riguarda l'atteggiamento del pensiero davanti alla verita', in primo luogo del potere. Da qui, dall'ancoraggio alle radici filosofiche del presente, si svolge un'analisi accuratissima, ai limiti dell'acribia, del concetto chiave di parresia, il "parlar franco" o "parola verace", potremmo dire. La traduzione a breve, si spera, del corso fara' rapidamente giustizia anche da noi delle interpretazioni spiritualiste e cattolicheggianti, sulla falsariga di Pierre Hadot, che, in una fase di ripiegamento politico e accidia teorica, sono profuse a proposito della parresia. Perche' questa - letta da Foucault nelle tre figure dello Ione di Euripide, del Pericle di Tucidide e del Platone della VII Lettera, nel contesto della crisi della democrazia ateniese - e' in principio la presa di parola politica. Si tratta di un gesto che puo' essere esterno alla polis, passionale, fonte di fraintendimento, in cui pero', alla lunga emergono due accenti complementari: perche' il forte, che sia principe o cittadino eminente di una democrazia (per intendersi, un uomo come Pericle), possa dire la verita' alla sua citta', e' indispensabile che il debole, la vittima di un'ingiustizia, sia capace di gridargli in faccia la propria verita'. Il contesto e' l'Atene della guerra del Peloponneso, la scena e' l'agora', la cornice e' una relazione di potere, o se vogliamo di governo, in cui governanti e governati possono ancora vedersi in faccia, parlare ad alta voce e assumere i loro rischi. La scelta foucaultiana, in senso stretto tragico-teatrale, di mettere in scena un mito politico consente di ripercorrere la successiva torsione filosofica e insieme il declino pubblico della parresia: dalla politeia alla teoresi e da qui alla soggettivita' del filosofo. E' infatti con Platone che il "parlar franco" diverra' prerogativa del filosofo che si rivolge coraggiosamente al principe. Ma il coraggio non e' condizione di successo. Gli scacchi di Platone con Dionigi sono la condizione dell'applicazione filosofica come lavoro di se' su se'. Alla fine il coraggio sara' quello del pensiero che interroga arditamente se stesso. Sarebbe imperdonabile sottrarre al lettore, con cenni inevitabilmente caricaturali, il piacere di analisi che si configurano come corpo a corpo con la filosofia classica e le sue interpretazioni contemporanee: dalla morte di Socrate al confronto con la critica derridiana del logocentrismo. Quello che conta e' che, in ultimo, il gesto filosofico primario e' identificato con l'ascesi filosofica intesa come esteriorita' rispetto al potere, come quella liberta' di coscienza e parola in cui il "sapere aude" di Kant si riannoda alla fondazione greca della filosofia. E in cui lo stesso Foucault, il quale sta sobriamente parlando del proprio pensiero, si colloca sulla scia di Kant. Ma di quale ascesi si tratta? Non certamente di una discesa senza fine nel soggetto, o di quella pseudo-beatitudine a mezza via tra il pastorale e il pedagogico con cui l'ellenismo contemporaneo sta trasformando in barzelletta il pensiero di Foucault. No, parliamo di un'estraneita' costitutiva al potere in cui la filosofia trova la sua vera ragion d'essere. Perche', in fondo, ci dice Foucault, la liberta' di parola che irrompe tra gli uomini, nel pericolo di chi la pronuncia, echeggia nella polis, declina con essa e ad essa ritorna, nelle forme ambigue, ma comunque date, del presente. 6. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "TEOLOGIA DEGLI ANIMALI" DI PAOLO DE BENEDETTI [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa recensione, dal titolo originale "La filosofia tace davanti a un cane che muore". Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68. Paolo De Benedetti e' docente di Giudaismo presso la Facolta' teologica dell'Italia settentrionale di Milano e di Antico Testamento presso gli Istituti di Scienze religiose di Urbino e Trento; membro della commissione ecumenica e per il dialogo interreligioso della diocesi di Asti; uomo di frontiera, di grande apertura intellettuale e di profonda spiritualita'. Dal sito del mensile di alcuni cristiani torinesi "Il foglio" riprendiamo il seguente affettuoso profilo: "Lo potete incontrare sul treno, per lo piu' nelle ore ultime di un week-end al ritorno da qualche giornata di studio. O potete averlo conosciuto come oratore dove si e' fermato per poche ore, o averlo ascoltato per radio la domenica mattina o letto su una rivistina qualsiasi della diaspora ebraica o cristiana. E' sempre in viaggio tra Asti, Milano,Trento, Firenze, Roma e gli altri luoghi, piccoli e grandi, dove lo chiamano per corsi universitari, convegni, conferenze, redazioni di riviste o assemblee di movimenti, semplici serate parrocchiali. Corre dovunque per "'na bala a' fum", direbbero i suoi; per "amore del Regno", sta scritto nel Libro della vita, a parlare di un altro vagabondo e di antichi sapienti e profeti, commentatori di rotoli, tutti correligionari che viaggiavano a piedi e parlavano, senza scrivere, o scrivendo moltissimo, ma a minime dosi, testi brevi e densi, racconti, meditazioni, piccoli commenti, poesie e misteriosi indovinelli, il cui senso si affida all'intelligenza del lettore, suggerisce piu' che dire, sollecita e interroga, piu' che confermare o rispondere. Se non siete riusciti a farvene un'idea definita, a chiuderlo in un'identita' precisa, ma, ogni volta che ve lo siete visto davanti o ne avete sentito la voce o scorso una pagina, subito lo avete riconosciuto, e' lui. E' Paolo De Benedetti, ebreo e cristiano, curatore del Dizionario Bompiani delle Opere e degli Autori, promotore della prima edizione italiano di Resistenza e resa di Bonhoeffer, grande animatore delle attivita' culturali di "Biblia", interlocutore privilegiato di Gabriella Caramore in "Uomini e profeti" (Rai, radio 3), redattore di "Humanitas", autore de La morte di Mose' e altri esempi, di Cio' che tarda avverra', di Quale Dio? Una domanda, de L'asina di Baalam, di Nonsense e altro, di Gattilene, e di saggi e articoli, sparsi tra editori e riviste e libri collettivi, atti di convegni, presentazioni di scritti altrui, centinaia di pagine e di parole, gettate come semi, su terreni d'ogni sorta, ma capaci di rendere, qua l'uno e la' il cento per cento, ovunque di fruttificare in attesa del raccolto. E' lui: soggetto e oggetto di Il settantunesimo senso. Omaggio a Paolo de Benedetti, numero monografico di "Humanitas" (gennaio-febbraio 2006), dedicatogli dagli amici (in prima fila Carlo Maria Martini, Amos Luzzato, Agnese Cini, Umberto Eco, Salvatore Natoli, Laura Novati) all'approssimarsi dell'ottantesimo compleanno...". Tra le molte opere di Paolo De Benedetti: La chiamata di Samuele, Morcelliana, 1976, 2006; La morte di Mose' e altri esempi, Bompiani, 1978, Morcelliana 2005; Cio' che tarda avverra', Qiqajon 1992; Quale Dio? Una domanda dalla storia, Morcelliana 1997; Introduzione al giudaismo, Morcelliana, 1999; E l'asina disse... L'uomo e gli animali secondo la sapienza di Israele, Qiqajon, 1999; (con Elena Bartolini, Agostino Guccione), Ebraismo. Narrare l'esperienza mistica, Edizioni Studio Domenicano, 1999; A sua immagine. Una lettura della Genesi, Morcelliana 2000; Sulla Pasqua, Morcelliana, 2001, 2003; E il loro grido sali' a Dio. Commento all'Esodo, Morcelliana 2002; Gattilene, San Paolo Edizioni, 2003; Qohelet. Un commento, Morcelliana, 2004; Gatti in cielo, MC, 2006; Teologia degli animali, Morcelliana, 2007. Gabriella Caramore, nata a Venezia, fino al 1972 e' vissuta a Padova, dove ha insegnato, dopo essersi laureata in lingua e letteratura ungherese con una tesi su "Gyorgy Lukacs: da L'anima e le forme a Tattica ed etica". Dal 1972 vive a Roma, dove ha lavorato all'Ambasciata d'Ungheria come traduttrice e redattrice fino al 1984, collaborando nel frattempo alle pagine culturali di alcuni giornali e riviste. Dal 1982 inizia a collaborare ai programmi di Rai-Radio Tre. Dal 1984 ha la cura e la conduzione di alcuni programmi, come: Fatti, documenti, persone (radio-documentari), Terza Pagina (quotidiano culturale), Paesaggio con figure (incontri con interpreti del nostro tempo). Dal 1993 cura e conduce il programma di cultura religiosa Uomini e profeti, che alterna dialoghi e interventi su tutto cio' che concerne il religioso nella vita sociale, politica, culturale, a cicli monografici di riflessione su alcuni testi e figure delle grandi tradizioni religiose. Presso la casa editrice Morcelliana cura l'omonima collana che riproduce alcune delle serie monografiche del programma... Ha inoltre curato inoltre i seguenti volumi: AA.VV., Luoghi e oggetti della morte, Roma 1979; AA.VV., L'amore, Roma, 1980; G. Lukacs, Diario 1910-11, Milano 1983; Y. Bonnefoy, L'impossibile e la liberta', Genova 1988; Y. Bonnefoy, Entroterra, Roma 2004; Sergio Quinzio, Mi ostino a credere, Brescia 2006. Collabora a diverse testate culturali, dove da anni interroga le forme e i linguaggi dell'esperienza religiosa. Dal 2002 al 2005 ha insegnato Religioni e comunicazione all'Universita' La Sapienza di Roma, nell'ambito del Corso di laurea in scienze storico-religiose, tenendo i seguenti corsi: "L'ascolto nell'esperienza religiosa"; "Il dialogo come espressione spirituale"; "I linguaggi delle fedi". Nell'anno 2005-2006 ha tenuto ogni domenica una rubrica sul quotidiano "Avvenire" dal titolo "Sul confine"] Paolo De Benedetti, Teologia degli animali, a cura di Gabriella Caramore, Morcelliana 2007, pp. 85, euro 10. * E' almeno il quarto libretto di Paolo De Benedetti sugli animali che leggo con gioia. Anzi, l'ho letto lo stesso giorno in cui l'ho ricevuto dall'autore. Ma che succede? Uno studioso, docente, biblista come lui continua a perdersi dietro alle bestie grandi e piccole? Ora possiede un asino, come ha avuto cani, stornelli e soprattutto gatti. Ho in comune con lui, sebbene minore, una convivenza coi gatti e so qualcosa di cio' che significa. Egli fa gustare al lettore la sua grande capacita' di lodare il Signore in tutte le cose, specialmente nelle piccole umili vite degli animali, tanto da noi dimenticate, disprezzate, maltrattate, o soltanto non considerate per cio' che sono. Dice e raccoglie, come gia' negli altri libri, pensieri e suggerimenti veri e giusti. In queste conversazioni con vari interlocutori in "Uomini e profeti", la qualificata rubrica religiosa e sapienziale su Radiotre di Gabriella Caramore, che ne ha curato la pubblicazione, De Benedetti porta piu' avanti precedenti riflessioni. Intanto, sostiene che si tratta di una vera e propria teologia, una delle "nuove teologie", una "teologia di tutto cio' che e' vivo, e di tutto il creato" (p. 70), e ne mette in luce le chiare basi bibliche. Soprattutto, e' la fragilita' e la sofferenza degli animali, il loro silenzio, che li annovera tra i poveri del mondo, per i quali Dio ha uno sguardo privilegiato, non puo' non avere un tale sguardo (pp. 7-8). L'autore non dimentica che la creatura umana, nelle intenzioni di Dio, doveva essere il meglio del creato, e talvolta lo e', talvolta e' il peggio. Mentre noi commettiamo colpe, gli animali patiscono il dolore senza colpa. Non esita a dire che "il piu' grande problema che la teologia ha da affrontare e' la sofferenza degli animali" (p. 12). E' possibile risolverlo interamente come un effetto della nostra colpa? E dice di ritenere che "il dolore degli animali sia un mistero ancora maggiore rispetto al dolore umano" (p. 31). Il veterinario Squassino giudica "che l'animale soffra tanto quanto l'uomo" (p. 61). Ogni cuore sensibile se ne fa carico. Leggiamo nel libro pagine toccanti di tanti autori, su queste storie di dolore, che inquietano. In un cavallo "ingiuriato - usato e colpito - e poi ingiuriato", che Anna Maria Ortese ricorda dopo sessant'anni, Gabriella Caramore domanda se non si possa scorgere "un'immagine cristica". "Si', e a ragione" risponde de Benedetti, e aggiunge: "Credo che questa pagina sia stata letta anche da Dio in cielo" (p. 74). Egli afferma: "Credo che la vita sara' restituita". "Credo che l'animale, compagno di tante solitudini, di tante tristezze, in misura varia secondo la sua coscienza - affermo e ripeto coscienza - ci accompagnera' anche nell'altra vita e non ci si chieda di spiegare il perche'" (p. 55). Per la Bibbia, l'uomo non e' salvato da solo. "Liberta' e coscienza esistono, almeno negli animali cosiddetti superiori (...) anche se la coscienza dei singoli animali e' diversa dalla coscienza dell'uomo" (pp. 55, 61). Gli animali domestici hanno spesso una "concezione religiosa dell'uomo", "uno scambio di spirito" con lui, e dunque "sono davvero persone" (p. 30). * Diversi piccoli animali di casa sono morti nelle mie mani. Ultima, un'alba di maggio, la mia intelligente Gatta, di cui scrissi a Paolo. E non dimentico cio' che lui mi disse di quella sua gatta, a cui si rivolge e che lo ascolta, vivente nel mondo ulteriore. "Spesso, come gli angeli nelle antiche leggende, gli animali sono messaggeri del Cielo, memoria viva dell'innocenza, della grazia, della fedelta' che l'uomo ha perduto" (p. 64). E' vero che i loro occhi entrano nei nostri occhi, come suggerisce una poesia di Tagore, quando gioiscono di stare in nostra compagnia, quando soffrono e interrogano, quando muoiono. Io ricordo dopo decenni gli occhi tristi e belli di un puma dietro le sbarre della gabbia, fissi nei miei, quando ancora c'era lo zoo nella mia citta'. Resta ignoto il nome di quel filosofo che confessa: "Guardate gli occhi di un cane che muore e vergognatevi di tutta la vostra filosofia" (p. 59). Nessuna dottrina risponde a questa domanda, se non la sapienza dell'amore universale. Abbiamo con le bestie una "comunione di sofferenza" e il paradiso che speriamo non sarebbe, senza di loro, il recupero del creato. L'animale e' un soggetto morale, se non come agente, almeno nel senso di "paziente morale" (p. 18). De Benedetti ritiene che anche molti animali siano capaci di pieta', di perdono e di amore (p. 46). C'e' il gran problema - che fa sorridere chi non vuole pensare - del mangiare la loro carne, quindi della industria della carne. Luisella Battaglia, docente di filosofia morale, arriva a porre l'alternativa: "essere vegetariani o essere torturatori?". Tortura industriale, infatti, sono gli allevamenti intensivi, che un grande autore sudafricano, J. M. Coetzee, ma anche uno scrittore ebreo come Isaak Singer, paragonano a quanto i nazisti hanno fatto agli ebrei. De Benedetti ascolta angosciato. Trattare gli uomini come animali ci fa comprendere, per via negativa, la nostra fraternita' con gli animali trattati come cose insensibili (pp. 22-25). Anche la macellazione rituale, nell'ebraismo e nell'islam, e' un problema affrontato nel libro. Gia' la Tora' contiene varie regole limitative, perche' uccidere una vita e' tentazione di immedesimarsi con Dio, e soprattutto impone che l'animale non deve soffrire. Questo problema oggi non e' risolto (pp. 26-27). Cosi', i sacrifici religiosi di animali sono atti che ormai "ci ripugnano" (p. 37) e, nell'evoluzione religiosa, sono sostituiti dall'offerta di se' nell'ascolto esistenziale della Parola. Non si parla del giocare con la morte degli animali, come nella caccia e pesca sportive, e in certe crudelta' infantili: tra i miei rimorsi c'e' la partecipazione in un piccolo branco all'affogamento di un topo preso in una gabbietta. Lutero diceva: "Dio e' presente tanto nello spirito dell'uomo quanto nelle trippe di un topo" (p. 44). C'e' una piccola imprecisione dove si parla (p. 41) del trattamento degli animali nell'induismo: Gandhi era vegetariano ma non jainista (cfr. Teoria e pratica della nonviolenza, pp. 72-77). 7. LIBRI. DONATELLO SANTARONE PRESENTA "IL PENSIERO DISARMATO" DI MARCO CATARCI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 febbraio 2008, col titolo "Il profeta della nonviolenza che sale in cattedra" e il sommario "Aldo Capitini. 'Il pensiero disarmato', un saggio che ricostruisce la sua parabola di studioso. A scuola di valori. Un attivismo segnato da una forte tensione religiosa che si riflette nelle sue teorie pedagogiche". Donatello Santarone insegna Teorie e tecniche della mediazione culturale all'Universita' Roma Tre. Tra le opere di Donatello Santarone: Multiculturalismo, Palumbo, Palermo 2001; La mediazione letteraria. Percorsi interculturali su testi di Dante, Tasso, Moravia, Fortini, Arbasino, Defoe, Tournier, Coetzee, Emecheta, Ken Saro-Wiwa, Palumbo, Palermo 2005; Educare diversamente. Migrazioni, differenze, intercultura, Armando, Roma 2006. Marco Catarci, da sempre attivo in iniziative di solidarieta', per i diritti, la pace e la difesa della biosfera, e' ricercatore e docente di Pedagogia sociale presso la facolta' di Scienze della formazione dell'Universita' degli studi Roma Tre, dove collabora con il Creifos (Centro di ricerca sull'educazione interculturale e sulla formazione allo sviluppo). Ha partecipato a numerose ricerche in campo educativo e sociale, e' autore del volume All'incrocio dei saperi. Una didattica per una societa' multiculturale, e di numerosi saggi e articoli sui temi dell'immigrazione, della formazione, della mediazione culturale. Tra le opere di Marco Catarci: All'incrocio dei saperi. Una didattica per una societa' multiculturale, Anicia, Roma 2004; "La pedagogia degli oppressi di Paulo Freire", in "Studium", n. 4, 2004; "Il percorso formativo del mediatore linguistico-culturale: il modello proposto dal Cies" e "La mediazione in ambito educativo", in F. Susi, M. Fiorucci (a cura di), Mediazione e mediatori in Italia. La mediazione linguistico-culturale per l'inserimento socio-lavorativo dei migranti, Anicia, Roma 2004; "Formazione e inserimento lavorativo dei rifugiati in Italia", in M. Fiorucci, S. Bonetti (a cura di), Uomini senza qualita'. La formazione dei lavoratori immigrati: dalla negazione al riconoscimento, Guerini Associati, Milano 2006; Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org] Nella faticosa opera di ricostruzione di un pensiero critico e di un'azione politica di sinistra, un posto non secondario dovra' essere assegnato all'inquieto e profetico liberalsocialismo di Aldo Capitini. Personalita' profondamente religiosa, ma in modo sempre antidogmatico e polemico con la gerarchia ecclesiastica (la sua sensibilita' per i perseguitati lo porto' negli anni Trenta a definirsi "ebreo onorario" e nel dopoguerra a chiedere al vescovo di Perugia di essere cancellato dagli elenchi dei battezzati), coerente antifascista e attivo propugnatore, sul piano teorico e pratico, della lotta nonviolenta. La componente profetico-religiosa del socialismo di Capitini si sostanzia nel farsi carico, leopardianamente, e in un orizzonte storico di liberazione umana, anche di quelle dimensioni dell'esistenza spesso trascurate nell'azione politica: la malattia, la vecchiaia, la morte. Per Capitini, "oppresso - ha scritto Norberto Bobbio - e' un salariato, ma oppresso... e' anche il condannato alla pena capitale, il nato cieco, il morto". Fu di Capitini l'idea di promuovere nel 1961 la prima Marcia per la pace da Perugia ad Assisi. Espressione proprio di una nonviolenza tesa alla trasformazione dell'esistente che lo portera' a sostenere le lotte di Danilo Dolci in Sicilia, le denunce antimilitariste di don Milani e altre innumerevoli azioni contro la guerra e per il disarmo. Una lotta nonviolenta, pero', mai pensata come bel gesto eroico di un individuo isolato, ma come processo difficile e molecolare di lotta di cui - scrive Capitini riflettendo sul rapporto tra marxismo e nonviolenza - e' stato protagonista centrale proprio il movimento operaio con le sue posizioni contro le guerre imperialiste, con le manifestazioni di massa, gli scioperi, l'occupazione delle terre, la disobbedienza civile. Michelstaedter, Momigliano, Calogero, Codignola, Tartaglia furono alcuni degli interlocutori e maestri di Capitini. Ma la sua passione per la filosofia, la letteratura, la religione, la politica fu costantemente intrecciata a quella per la pedagogia (disciplina che insegno' per lunghi anni nelle universita' di Cagliari e Perugia). L'agire educativo permeo' l'intera sua esistenza, forte della convinzione che l'uomo nuovo nonviolento non nasce in maniera naturale ma necessita di un lungo percorso di apprendimento fatto di conoscenze e di comportamenti. E' proprio a questa dimensione che il giovane ricercatore Marco Catarci dedica il volume Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini (Edizioni Gruppo Abele, pp. 317, euro 18), un documentatissimo lavoro che ricostruisce l'intera parabola teorica e pratica di Capitini, approfondendone pero' in maniera intelligente e attuale la dimensione pedagogica. Il tutto intramezzato da interviste a quanti hanno conosciuto o si sono confrontati con i temi capitiniani: Goffredo Fofi, Pietro Pinna, Alberto Granese, Luciano Capitini, Lidia Menapace e altri. Un punto su cui Catarci insiste e' quello relativo alla concezione capitiniana dell'educazione come liberazione, in forte consonanza con un altro teorico della pedagogia del Novecento, il brasiliano Paulo Freire, anch'egli oggetto di interesse e studio da parte dell'autore. In questo Capitini non si accontenta della pur straordinaria tradizione dell'attivismo pedagogico, che con il filosofo statunitense John Dewey aveva esaltato l'esperienza del soggetto che apprende in un contesto di progressiva e autonoma conquista di una cittadinanza democratica. Capitini avverte tuttavia il pericolo di un'esperienza che amministra se stessa senza determinare quelle trasformazioni fondamentali del soggetto in direzione della pace e della nonviolenza e per il superamento delle ingiustizie sociali. "L'educazione - scrive nel 1953 - e' la concreta occasione a vivere il superamento del mondo e della sua ripetizione, incontrando il di piu'". Questo "di piu'" e' per Capitini quell'"aggiunta" di valori forti che soli danno un senso ai processi educativi. Valori propedeutici a una piena realizzazione del bene, della verita' e del perfezionamento di se' e degli altri. Valori d'altronde contemplati dalla carta costituzionale e che prevedono una scuola laica, pubblica, gratuita, democratica nei contenuti e nella didattica. Il suo impegno per la riforma della scuola media unica del 1962 fa sua questa prospettiva costituzionale. Suoi interlocutori negli anni Cinquanta e Sessanta su questi temi furono Lamberto Borghi, don Milani, Aldo Visalberghi, Danilo Dolci. Molto opportunamente Marco Catarci pubblica in appendice alcuni scritti finora inediti di Capitini del 1952 che costituiscono una sorta di feconda eredita' per quanti oggi lavorano nei sistemi educativi: "Perche' l'educazione detta attiva se vale come opposizione e liquidazione dell'educazione autoritaria ed esteriormente disciplinare, rischierebbe di rimanere sollecitazione e svolgimento delle energie umane in un modo semplicemente amministrativo, in direzione orizzontale, e di difesa di cio' che si e', della vita e del benessere, se non scendesse un senso del valore, una tensione al rinnovamento dell'uomo, l'apertura ad una liberazione che e' ben diversa dalla ripetizione o mera continuazione di cio' che e' attualmente l'umanita', la societa', la realta'". 8. LETTURE. DICKINSON. VITA, POETICA, OPERE SCELTE Dickinson. Vita, poetica, opere scelte, Il sole 24 ore, Milano 2008, pp. 624, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore"). Il volume accorpa materiali gia' editi da Electa e Mondadori: un'ampia silloge dei versi della grande poetessa, un saggio introduttivo e agili apparati di Ester Mazzoni, iconografia, e finalmente un indice (che nei precedenti volumi di questa collana assurdamente mancava). Emily Dickinson e' gia' tutta la letteratura e la sapienza e il mistero del mondo. Se si dovesse fare quel vecchio gioco di decidere quale unico libro vorresti avere su un'isola deserta, diceva Annibale Scarpante, decidermi non saprei ma certo l'opera enigmatica della donna di Amherst sarebbe tra quelle cui non vorrei rinunciare. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 374 del 23 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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