Minime. 367



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 367 del 16 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Dove ci si incontra domenica 2 marzo a Bologna
2. Vandana Shiva: La liberta' di essere diversi
3. Virginia Woolf: Un interesse comune
4. Emily Dickinson: Non e' "Rivelazione" ad esser tarda
5. Glauco Cruscolini: I sovversivi ministeriali, ovvero della catastrofe
della ex-sinistra senza qualita'
6. Giuliano Falco: Costruire un movimento
7. Stefano Longagnani: Ora
8. Marco Palombo: Un movimento politico degli amici della nonviolenza
9. Beppe Pavan: A partire da se'
10. Piercarlo Racca: Non rinunciatari
11. Una glossa al testo che precede
12. Nanni Salio: Quel lavoro preliminare
13. Armando Timballi: Per le liste elettorali della sinistra della
nonviolenza
14. Severino Vardacampi: Cinque distici senza perifrasi
15. Riedizioni: Germano Maifreda, La disciplina del lavoro
16. Riedizioni: Pierluigi Pallante, La tragedia delle "foibe"
17. Riedizioni: Enzo Santarelli (a cura di), Dalla monarchia alla repubblica
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. DOVE CI SI INCONTRA DOMENICA 2 MARZO A  BOLOGNA

L'assemblea promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao
Valpiana, "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti
e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna" per verificare
la possibilita' di liste femministe, ecologiste e della nonviolenza alle
elezioni di aprile, si svolgera'  domenica 2 marzo a Bologna, nella sala
sindacale dei ferrovieri, appena usciti dalla porta principale della
Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette,
dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei
carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub.
L'orario e' in via di definizione.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org

2. MAESTRE. VANDANA SHIVA: LA LIBERTA' DI ESSERE DIVERSI
[Da Vandana Shiva, Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005,
p. 118.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della
globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli,
Milano 2006]

Tutti i movimenti di liberazione della storia recente sono stati di parte ed
esclusivisti. Hanno, infatti, tagliato fuori le altre specie e le culture
altrui, oltre che la politica del rinnovamento portata avanti dalle donne
nel quotidiano. Per la prima volta abbiamo l'opportunita' di andare alla
ricerca della liberta' secondo dettami esattamente antitetici, ovvero
trovandola nella nostra diversita', in collaborazione con le altre specie e
con metodi nonviolenti. La liberta' di essere diversi e' l'alternativa alla
globalizzazione.

3. MAESTRE. VIRGINIA WOOLF: UN INTERESSE COMUNE
[Da Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli,
Milano 1979, 1987, pp. 186-187.
Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra
nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande
rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi,
di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida
nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti
delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue
opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi
(in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di
Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un
atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana
ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia
delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini
nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai
quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono
particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per
se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma
ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono
le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf,
Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova
Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980;
Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf,
Mondadori, Milano 2006; Liliana Rampello, Il canto del mondo reale. Virginia
Woolf, la vita nella scrittura, Il saggiatore, Milano 2005. Segnaliamo anche
almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis,
Einaudi, Torino 1977]

Ci unisce un interesse comune; e' un unico mondo, un'unica vita. E'
indispensabile renderci conto dell'unita' che cadaveri e macerie ci
dimostrano. Perche' cadaveri e macerie saranno il nostro destino se voi,
nell'immensita' delle vostre astrazioni pubbliche, dimenticherete l'immagine
privata, e se noi, nell'intensita' delle nostre emozioni private,
dimenticheremo il mondo pubblico. Entrambe le case, quella pubblica e quella
privata, quella materiale e quella spirituale, verranno distrutte, perche'
sono inseparabilmente collegate.

4. MAESTRE. EMILY DICKINSON: NON E' "RIVELAZIONE" AD ESSER TARDA
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 777.
Emily Dickinson visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886;
molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo
originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni:
Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo
segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante:
Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e
Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario
curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni,
Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua
figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto
dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei
sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002]

Non e' "Rivelazione" ad esser tarda
ma i nostri occhi imperfetti.

5. RIFLESSIONE. GLAUCO CRUSCOLINI: I SOVVERSIVI MINISTERIALI, OVVERO DELLA
CATASTROFE DELLA EX-SINISTRA SENZA QUALITA'
[Glauco Cruscolini e' un collaboratore del Centro di ricerca per la pace di
Viterbo]

I sovversivi mnisteriali sono quelli che nei giorni dispari votano per la
guerra in Afghanistan e il riarmo e la persecuzione dei migranti, e nei
giorni pari tuonano "siamo tutti sovversivi", "senza se e senza ma"; poi
torna il giorno dispari.
*
Per questo serve in Italia una sinistra della nonviolenza: che si opponga
all'estremismo totalitario e squadrista, e si opponga al ministerialismo
razzista e stragista: che sono due movimenti, due volti, di uno stesso
atteggiamento, di una stessa Weltanschauung, di uno stesso ceto politico:
totalitario e opportunista, demagogico e irresponsabile, disponibile a
qualunque crimine, perche' privo di rigore morale e intellettuale (e Gramsci
spiegava che proprio la riforma morale e intellettuale occorreva ed occorre
in questo paese ed ovunque: quella riforma che e' altro nome per dire quel
mutamento politico che inveri i diritti umani di tutti gli esseri umani).
*
Serve una sinistra della nonviolenza che porti nelle istituzioni non le
chiacchiere da caffe' e da barbiere, non la corso all'occupazione delle
cattedre e degli scranni, all'accaparramento dei finanziamenti, degli
incarichi, della consulenze, non l'assalto alla diligenza dei soldi
pubblici.
Serve una sinistra della nonviolenza che porti nelle istituzioni la lotta
contro la guerra e contro il razzismo, contro il patriarcato e contro
l'ecocidio, contro il regime della corruzione e il modo di produzione dello
sfruttamento.
Serve una sinistra della nonviolenza che porti nelle istituzioni il
programma costruttivo che si riassume nella semplice formula "Tu non
uccidere". Il programma costruttivo della difesa intransigente della
legalita' costituzionale. Il programma costruttivo del riconoscimento di
tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
Non si perda altro tempo. Non si deleghi piu'. La nonviolenza e' in cammino,
questo cammino oggi incontra questo varco: che la nonviolenza diventi azione
politica e presenza istituzionale nell'organo legislativo dell'ordinamento
giuridico democratico del nostro paese. Prima che sia troppo tardi.
Somma vilta' sarebbe sottrarsi a questo compito sapendo che nessun altro lo
svolgera', poiche' quanti hanno governato e legiferato negli ultimi due anni
che pur dichiaravano di ispirarsi alla nonviolenza hanno dimostrato, alla
prova dei fatti, di essere complici della guerra e del riarmo, del razzismo
e dell'ecocidio.
Non si deleghi piu'. Non si perda altro tempo. A fronte della catastrofe
della ex-sinistra guerrafondaia e riarmista e razzista, a fronte
dell'irresponsabilita' della pseudo-sinistra militarista e squadrista e
totalitaria, si costruiscano subito le liste elettorali della sinistra della
nonviolenza.

6. RIFLESSIONE. GIULIANO FALCO: COSTRUIRE UN MOVIMENTO
[Ringraziamo Giuliano Falco (per contatti: e-mail: giulianofalco at gmail.com,
blog: www.giulianofalco.blogspot.com) per questo intervento.
Giuliano Falco, nato nel 1958, impegnato per i dritti, la solidarieta', la
convivenza, la pace, e' insegnante di sostegno per scelta e promuove
iniziative volte a migliorare l'inserimento e l'integrazione delle persone
diversamente abili e degli alunni stranieri; opera altresi' nell'ambito
dell'intercultura, favorendo processi di convivenza con le comunita'
straniere nella zona di Albenga dove vive e lavora; ha fondato e dirigo un
centro a questi fini; cultore di archeologia, ha realizzato un percorso per
non vedenti all'interno del Civico Museo Storico Archeologico di Savona;
collabora con diversi siti e fa parte della redazione del Didaweb
(www.didaweb.net), un portale che lavora per una "scuola come territorio di
incontro tra le culture, per la condivisione dei diritti e la valorizzazione
delle differenze"]

Questa volta qualche perplessita' ce l'ho anch'io. Ammetto che in un primo
momento la proposta di presentare liste nonviolente alle prossime elezioni
amministrative, politiche e europee mi aveva entusiasmato: non se ne puo'
piu' di questi pacifisti guerrafondai, di questi di centrosinistra che
aumentano le spese militari piu' dei loro omologhi di centrodestra, di
questi rifondaroli che, sulla via di Montecitorio, si convertono alla
nonviolenza...
Ma, parliamoci francamente: ci sono alternative? Il movimento pacifista si
e' eclissato, come periodicamente accade; il movimento nonviolento e' sempre
stato fortemente minoritario e con una scarsa capacita' di incidere sulla
realta'. La sinistra (?) istituzionale fa pena, ora poi che ha presentato
questo cartello, Sinistra arcobaleno, mi sembra sempre piu' vuota di
contenuti e legata a frasi fatte... in questo cartello, poi, i verdi sono un
partito di governo e di governo (e non ci sono errori di battitura).
Insomma, la sinistra arcobaleno brilla per... oddio, pensandoci bene, brilla
solo per aver votato a favore di guerre e di missioni militari (per carita':
di pace, umanitarie, non di occupazione di territori stranieri e
sfruttamento coloniale di paesi indipendenti; il fatto poi che la caserma di
Nassirya, tanto per fare un esempio, sia vicino a una delle piu' grandi
raffinerie di petrolio irachene, e' solo un dispetto di un dio geopolitico e
beffardo...
Nell'assurdo panorama politico italiano, salta fuori un comico,
professionista, mica come altri, che sono dilettanti: Beppe Grillo. Anche
se, a onor del vero, mi sembra si sia un po' eclissato. Grillo, le poche
volte che l'ho ascoltato in tv, mescola, nei suoi discorsi populismo, buon
senso e cose giuste. Un mix che ti fa prendere una percentuale magari buona
di voti ma che poi non sai come gestire... Un Peron nostrano in sedicesimo?
Comunque, Grillo e i grillini mi sembrano affetti da culto della
personalita' e temo che si senta inviato dalla Provvidenza (un altro!)...
eh, si sa, come diceva Hegel, la storia non si ripete: la prima volta e' una
tragedia, la seconda una farsa (a dire il vero, il primo uomo della
Provvidenza e' stato - a suo dire, ovviamente [e a detta di un certo
vicario - ndr] - Mussolini, il secondo Berlusconi... quindi il buon Beppe
Grillo si metta in fila!).
*
Partecipare alla competizione elettorale convinti di modificare dall'interno
le istituzioni mi sembra essere una pia illusione: ammettiamo pure di
conquistare qualche consigliere comunale, provinciale o regionale, qualche
deputato o senatore: cambierebbe qualcosa? Temo di no. Del resto, potremmo
anche diventare tutti soldati volontari per cambiare l'esercito, o no? Gia',
un primo problema me lo procura il solo pensiero di uno dei nostri eletto al
Parlamento, con uno stipendio mensile che equivale a un anno del mio (piu' o
meno: sono un insegnante elementare, di ruolo dal 1989 - anno storico - e
prendo circa 1.400 euro al mese). Gia' solo questa perplessita' mi crea dei
problemi. Lo trovo eticamente poco corretto: mi si dira' l'eventuale eletto
potrebbe (o dovrebbe) trattenere per se' l'equivalente della paga di un
operaio e versare il resto alle casse del coordinamento delle liste? Del
Movimento Nonviolento? Di chi?
Ma il tempo trascorre e piu' passano i giorni e piu' mi convinco
dell'urgenza, del dovere intervenire in questa situazione sempre piu'
caotica, dove il mondo politico in ristrutturazione sembra spostarsi sempre
piu' verso destra, verso il populismo e il nichilismo, verso l'anomia.
E mentre rifletto su questi pensieri, leggo sui giornali della violenza dei
balordi di Torino che "giustiziano" stranieri a sprangate o della violenza
ancor piu' subdola di sindaci che escludono i figli di stranieri irregolari
dal percorso formativo (come la Moratti a Milano) o che mandano le ruspe o
la polizia contro i rumeni come Cofferati o Veltroni in difesa di una
"legalita'" a senso unico: basti pensare alle continue violazioni della
Costituzione, di cui ipocritamente, si celebra l'anniversarioÖconsigliando
di leggerla. Leggiamola fino in fondo allora! Vedremo che proibisce la
ricostituzione del partito fascista (e nel varesotto abbiamo consiglieri
comunali neonazisti, e Forza Nuova e simili non sono certo boy scout); vieta
la partecipazione alla guerra, ma di questo abbiamo gia' detto; garantisce a
tutti l'istruzione obbligatoria e gratuita, mentre in realta' non e' ne'
l'una ne' l'altra: fatevi un giro per le scuole e vedrete insegnanti
demotivati e scarsita' di ogni mezzo, dai gessetti alla carta igienica... la
"dispersione" in aumento (tra l'altro si noti la raffinatezza del potere: un
tempo si parlava di scuola selettiva: ora non c'e' piu' selezione, sono gli
alunni che si "disperdono"); dice che la Repubblica e' fondata sul lavoro
(ma si sa, la delocalizzazione e tutto il resto creano qualche problema...);
dice che la stessa salvaguarda la salute, ma ogni giorno due, tre, quattro
operai muoiono nei cantieri o nelle fabbriche; dice anche che la stessa
tutela il paesaggio, ma si continua a costruire, si vuole tornare al
nucleare (questa voglia cosi' bipartisan) dimenticando che potremmo
utilizzare l'energia eolica o quella solare (del resto, vogliamo ricordarci
due cose: che il nucleare e' stato solennemente bocciato in un referendum e
che il paese europeo che utilizza maggiormente il solare e' la Finlandia?).
Dunque, la violenza dilaga, checche' ne dicano i benpensanti del partito
democratico. E occorre fare qualcosa. Magari anche poco, magari lanciare un
segnale: almeno provare a influenzare i futuri governi, di destra o di
sinistra, a volte poco importa (Marco Revelli non parlava forse di due
destre?).
*
Personalmente, ho militato per parecchi anni nel campo libertario. Poi, per
motivazioni piu' personali che politiche, mi sono allontanato. Ho sempre
avuto una certa diffidenza verso le istituzioni (Dio ha creato le anime, non
le istituzioni, diceva Gioacchino da Fiore). Pero', e su questo concordo,
dobbiamo rompere una logica, forzare un circolo vizioso fino a farlo
divenire virtuoso: compito difficile e ingrato, ma qualcuno, da qualche
parte, deve cominciare.
Occorre, a mio parere, ovviamente, ripartire dal basso, dai posto di vita e
di lavoro, e seminare dubbi, aprire discorsi, attivare percorsi di
appropriazione della propria esistenza. Non e' un compito ne' facile ne'
semplice. Richiede al contrario tempi lunghi, forse lunghissimi. Il problema
e' che non c'e' piu' molto tempo. Non siamo alla fine della storia, ma forse
ci siamo vicini. Se i lettori vogliono un esempio, riflettano sulle bombe
atomiche e l'energia nucleare. Ne abbiamo accennato poc'anzi, ma quando
pochi decenni fa noi, antinuclearisti, dicevamo che uno dei pericoli era
rappresentato dal fatto che una centrale potesse essere obiettivo dei
terroristi o che il nucleare poteva cadere in mano di "cattivi" (non che
prima fossero tutti "buoni" quello che lo possedevano) eravamo etichettati
come i soliti catastrofisti e contrari al progresso, anche da parte della
sinistra filonucleare che oggi sembra essere rinata, ma dopo l'11 settembre
e la vicenda iraniana, le nostre perplessita' mi sembra siano state
riconosciute piu' che giustificate.
*
Ma torniamo all'oggetto del nostro discorso. Se mi si dice che il presentare
liste nonviolente puo' fungere da stimolo per le istituzioni, per partiti e
movimenti, allora posso comprendere la partecipazione alle elezioni (anche
se devo ancora capire se, davvero, il gioco valga la candela, , per gioco
intendo spendere soldi, tempo ed energie). Anche se rimango dell'idea, lo
ripeto, che dobbiamo lavorare dal basso, nelle situazioni di lavoro, tra le
persone che conosciamo e con cui veniamo a contatto quotidianamente, per
costruire insieme un fronte di lotta realmente pacifista e nonviolento.
Per questi motivi, esposti forse in maniera poco sistematica, mi schiero a
favore della presentazione delle liste nonviolente, senza tante illusioni,
ma con molta voglia di fare: presentiamoci dunque pure alle elezioni, senza
dimenticarci, pero', che siamo, per dirla con il vangelo, "in questo mondo,
ma non di questo mondo".
Presentiamoci alle elezioni senza grandi illusioni, anzi con la coscienza
del rischio che si corre: se possiamo avvicinare molti alle nostre tematiche
grazie agli spazi elettorali, in caso di sconfitta molti potrebbero essere
quelli che si allontanano, demotivati.
Superate dunque le mie perplessita', si pongono ora diversi problemi:
1. Prima del voto: dove troviamo i finanziamenti per la campagna elettorale?
2. Al momento della formazione delle liste: chi viene coinvolto? Chi le
presenta? Quali sono le modalita' di scelta dei candidati? Chi offre
garanzie? Chi offre garanzie per chi? C'e' un "centro" nazionale che da' il
bollino di qualita' come sembra che faccia Grillo? E non mi sembra un
problema da poco... il candidato deve presentare un curriculum vitae? Deve
essere conosciuto in loco? Si presenta a nome di chi? Con quale simbolo?
Dove?
3. Dopo il voto: che si fa? Saremmo perpetuamente all'opposizione. E, anche
se questo e' un problema che non mi preoccupa, e un ruolo che mi si addice,
che si fa? Come dicevo prima, si fa testimonianza? Si cerca di convertire le
istituzioni alla teoria e alla pratica della nonviolenza? e' soprattutto a
questa domanda che non riesco a trovare una risposta.
*
Faccio un esempio concreto: io lavoro in un piccolo comune del savonese,
Albenga. Sono molto conosciuto perche' insegno in una grande scuola
elementare (la stessa da tanti anni); la gente mi conosce anche perche'
presiedo un'associazione che si occupa di inserire gli alunni stranieri e ho
dato vita a diverse iniziative interculturali e di cittadinanza attiva a
livello cittadino e provinciale. Presento una lista nonviolenta. Vengo
eletto: che faccio?
C'e' un altro rischio che mi assilla: che assilla i movimenti da sempre:
quello dell'infiltrazione di opportunisti, di gente che non aspira ad altro
che a rivestire il ruolo di capo o capetto, che cerca una poltrona,
insomma... non vorrei che nelle nostre liste si infiltrassero i soliti
furbi, sempre presenti e sempre pronti. Come si puo' fare per "vaccinare" il
movimento da questi loschi figuri?
Mi rendo conto di aver sollevato tanti problemi e nessuna soluzione.
Presentiamo le liste, anche se e' uno scenario che non riesco a immaginare e
che mi inquieta ma che mi da' anche  speranza... occorre provare anche
perche' non c'e' molto tempo.
*
In conclusione: occorre costruire un movimento, come e' stato gia' scritto,
socialista e libertario, ecologista e solidale, che sappia canalizzare le
energie, l'intelligenza e le forze delle donne, dei precari, dei volontari,
di tutti coloro a cui sta a cuore una societa' senza guerra, senza violenza,
senza sfruttamento...

7. RIFLESSIONE. STEFANO LONGAGNANI: ORA
[Ringraziamo Stefano Longagnani (per contatti: ognianno-2008 at yahoo.it) per
questo intervento.
Stefano Longagnani e' impegnato nei movimenti di solidarieta', per la pace e
la nonviolenza, nell'educazione alla pace e ai diritti umani, ed e' una
delle persone piu' sagge e miti e generose che abbiamo avuto l'immensa
fortuna di conoscere]

Appoggio totalmente la proposta di una presenza di liste di persone amiche
della nonviolenza alle prossime elezioni. Sarebbe ora che si passasse dalle
parole ai fatti concreti, altrimenti il senso di impotenza incomincerebbe a
dilagare (ma mi sa che lo stia gia' facendo).
Trovo piu' che condivisibile, trovo necessaria, indispensabile una presenza
autenticamente nonviolenta nel quadro politico. A mio parere pero' questa
presenza potrebbe risultare realmente migliore delle attuali proposte in
circolazione (cioe' migliore degli attuali partiti, altrimenti perche'
sprecar tempo in un "nuovo" partito che non sarebbe affatto diverso dagli
altri) solo e soltanto se questo "partito" avesse profondamente diverso il
metodo, il funzionamento, la struttura, se fossero cioe' le procedure
interne ad essere diverse, migliori appunto, perche' sono le regole di
funzionamento interno la vera anima delle organizzazioni. Mi spiego: questo
partito dovrebbe essere solo una interfaccia tra i corpi sociali che lo
promuovono e le istituzioni, senza poter decidere autonomamente praticamente
nulla di importante (delegati a rappresentarci, non a decidere al posto
nostro una volta eletti), avendo al primo posto assoluto la cura e la
promozione della partecipazione di tutti i promotori ad un tale "partito",
per esempio attraverso l'utilizzazione degli strumenti messi a disposizione
in questi ultimi anni dall'Ict (Information Communication Technology).
Rimando ad un articolo di Adamovsky che ben illustra i problemi e le
prospettive di come una tale interfaccia potrebbe realmente funzionare dal
punto di vista organizzativo: www.zcommunications.org/znet/viewArticle/15788
In questo articolo si puo' trovare una proposta, sicuramente perfettibile ma
gia' operativa, di come creare una interfaccia tra delegati e deleganti, in
modo da migliorare notevolmente il livello di qualita' del processo
democratico. Il punto e' in fondo tutto qui: si tratta di "inventare" nuovi
metodi di partecipazione democratica, che facilitino realmente la
partecipazione (non come le primarie all'italiana), dato che la democrazia,
come la liberta' di cui cantava Giorgio Gaber, "e' partecipazione". Questa a
mio parere e' la "diversita'" autentica di cui dovrebbe essere portatore un
"partito" nonviolento": il metodo. Altrimenti sulla piazza di partiti con
ogni posizione politica possibile ce ne sono gia' a sufficienza, quello che
manca, e che manca dato che toglierebbe potere alla "casta", e' un "partito"
che per primo, fondamentale principio, faciliti la partecipazione, a tutti i
costi.
In tanti ormai ne abbiamo abbastanza di stare a guardare, per poi
indignarci, e per poi... fare poco, soli, nel nostro piccolo. Troppo piccolo
il nostro piccolo. Abbiamo bisogno, in tanti, di tornare a guardare
l'orizzonte, a camminare verso l'orizzonte, a spostarlo un poco piu' in la',
camminando verso un miglioramento che e possibile e necessario. Ora.

8. RIFLESSIONE. MARCO PALOMBO: UN MOVIMENTO POLITICO DEGLI AMICI DELLA
NONVIOLENZA
[Ringraziamo Marco Palombo (per contatti: elbano9 at yahoo.it) per questo
intervento.
Marco Palombo, amico della nonviolenza, e' tra i promotori dell'appello di
Verona dell'8 novembre 2003 per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e
smilitarizzata, solidale e nonviolenta]

Riguardo alle liste elettorali degli amici della nonviolenza sono
"perplesso" e non "persuaso".
Sono convintissimo invece che gli amici della nonviolenza debbano farsi
sentire, stare dentro i movimenti, parlare con la gente, avere dei
portavoce, a rotazione, senza creare nuovi professionisti della politica,
dare dei riferimenti anche a chi abita nella provincia piu' profonda.
Saro' a Bologna il 2 marzo, lasciando agli altri la scelta sulle liste, ma
con la proposta di avviare un movimento politico degli amici della
nonviolenza, che rappresenti, magari solo in alcune situazioni e su punti
delimitati, tutti coloro che in Italia fanno riferimento alla nonviolenza.
Ma so che questo non nascera' per decreto legge, ma costruendo
quotidianamente legami tra chi ha gli stessi riferimenti ideali e culturali.
Bologna e' una occasione, come occasioni buone da rilanciare sono le
raccolte di firme per due leggi di iniziativa popolare sulle armi atomiche e
sulle basi militari.
Temo inoltre l'isolamento volontario degli amici della nonviolenza. C'e' una
sinistra contro la guerra, che non crede e spesso neppure conosce la
nonviolenza, ci sono i comitati territoriali contro le basi, penso che sia
necessario lavorare insieme ugualmente, sulla proposta di legge sulle basi
militari qualcuno lo sta gia' facendo, cosi' nel Patto permanente contro la
guerra. Il terreno elettorale potrebbe essere un'altra occasione di lavoro
comune. Liste distinte, che comunichino con chiarezza le diverse identita',
ma collegate, come la legge elettorale consente, e unite da un orizzonte
comune: "un movimento indipendente e autogestito contro la guerra, il
patriarcato, la distruzione del pianeta, il liberismo".

9. RIFLESSIONE. BEPPE PAVAN: A PARTIRE DA SE'
[Ringraziamo Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della
comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di
un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu'
dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre
esperienze di pace, di nonviolenza, di solidarieta'; cura la newsletter
"Uomini in cammino" ed e' tra i promotori dell'associazione "Maschile
plurale"]

... No, non sono ottimista sulla possibilita' di "farlo subito".
Sono, invece, radicalmente convinto di dover "avviare un serio lavoro",
formativo e autoformativo, per "costruire in prospettiva un movimento
politico nazionale" di cui leggo sul documento dei "3 M" (Michele Maria
Mao). Ne parlavamo anche ieri mattina, nell'assemblea eucaristica della
nostra comunita' di base, commentando le famosissime Beatitudini nel Vangelo
di Matteo al capitolo 4. Il cambiamento delle pratiche di vita (per la
giustizia, la pace, la mitezza...) nasce dal cambiamento dell'ordine
simbolico di riferimento: senza la "conversione del cuore" (del modo di
pensare e di vedere il mondo e le relazioni) non c'e' "conversione della
vita". Dove "conversione" vuol dire proprio "cambiamento", non passaggio da
una religione a un'altra, tutte rigorosamente patriarcali.
Questo "cambiamento del cuore" avviene in ciascuno e ciascuna "a partire da
se'". E' l'autoformazione, di cui dicevo sopra. Chi si impegna in politica
deve camminare sul sentiero del cambiamento di se', altrimenti non ci puo'
offrire nessuna speranza di un reale cambiamento delle pratiche. E' un
cammino che sembra lungo, a descriverlo cosi'... In realta' non si tratta di
una banale riproposizione della perdente politica dei due tempi, il primo
dei quali non si conclude mai... Sono due cambiamenti simultanei, perche' il
cambiamento delle pratiche comincia non appena ci si incammina sulla strada
di un nuovo ordine simbolico, di un nuovo modo di pensare al mondo e alle
relazioni.
Cominciando dalle relazioni tra uomini e donne: la quinta ragione di Arditi
e Lorelli, che io metterei al primo posto. La democrazia reale (seconda
ragione) si basa anche sul riconoscimento dell'irriducibilita' della
differenza sessuale: gli uomini non possono, serenamente, rappresentare le
donne; e viceversa.
Sabato 16 e domenica 17 febbraio partecipero' all'incontro dell'associazione
nazionale "Maschile plurale" a Viareggio. Proporro' queste riflessioni e
queste proposte. Perche' alle "gambe della nonviolenza, dell'ecologia e del
femminismo" possiamo aggiungere anche quella del "nuovo maschile", degli
uomini in "cammino di cambiamento", che, sottraendo consapevolmente il loro
consenso al patriarcato, sanno di rinnegare anche, coerentemente,
capitalismo, militarismo, violenza, mafiosita'... e via elencando.
Che tutto cio' non resti un mucchietto di belle parole, un flatus vocis: ne'
in noi ne' in quei politici che ogni tanto le pronunciano. Io non entrero'
in liste, ma per questo cambiamento continuero' a spendere la mia vita.

10. RIFLESSIONE. PIERCARLO RACCA: NON RINUNCIATARI
[Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarlo.racca at fastwebnet.it)
per questo intervento.
Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei movimenti nonviolenti in
Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le esperienze piu' vive e piu'
nitide di impegno di pace; e' per unanime riconoscimento una delle voci piu'
autorevoli della nonviolenza in cammino]

Nel dibattito in corso sulle prossime elezioni e nella richiesta pressante
al Movimento Nonviolento di costituire liste nonviolente ritengo opportuno
esprimere pareri e valutazioni.
*
Personalmente sarei contento se ci fossero liste nonviolente, ma il nostro
limite e' purtroppo oggettivo e non politico. Noi non abbiamo una
organizzazione sufficiente capace di raccogliere le firme necessarie per
presentare "liste nonviolente" in ogni circoscrizione elettorale. Inoltre
alcuni tentativi, anche recenti, fatti a livello locale di liste che si
richiamano alla nonviolenza (Partito Umanista a Torino e Verdi per la Pace a
Verona) non hanno prodotto sul piano del consenso elettorale risultati
entusiasmanti.
Fatta questa premessa, non bisogna assolutamente essere rinunciatari ma
occorre cercare di essere presenti e attivi nella competizione elettorale,
quindi ben venga la riunione promossa da Mao Valpiana, Maria G. Di Rienzo e
Michele Boato a Bologna il prossimo 2 marzo in cui oltre a produrre un
documento di cio' che noi vorremmo, occorre anche autoproporsi come persone
nonviolente disponibili a candidarsi, e nella assenza di liste nonviolente
cerchiamo, come ripiego, almeno di essere presenti nella nascente coalizione
della sinistra arcobaleno che pur non essendo "nonviolenta", sul piano del
rifiuto della guerra dovrebbe essere sufficientemente unita.

11. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA AL TESTO CHE PRECEDE

E' incredibile che una persona del valore, dell'acutezza e dell'onesta' di
Piercarlo Racca possa scrivere che la cosiddetta "sinistra arcobaleno" "sul
piano del rifiuto della guerra dovrebbe essere sufficientemente unita". Si
tratta infatti di quattro partiti  (piu' precisamente tre partiti - verdi,
Pdci, Prc -, e un pezzo di un altro - Sd -) che negli ultimi due anni hanno
governato l'Italia votando costantemente provvedimenti scellerati per la
prosecuzione della guerra terrorista e stragista in Afghanistan e per il
riarmo.
Qualunque menzogna possano proclamare nella loro propaganda elettorale, i
fatti sono chiari e inconfutabili: quei quattro partiti sono complici della
guerra, corresponsabili delle stragi, colpevoli della violazione della
Costituzione della Repubblica Italiana lungo due anni di governo.
Dimenticarlo e' impossibile, ma certe volte anche le persone migliori - come
Piercarlo Racca - si distraggono. Capitava anche a Omero, come si sa.

12. RIFLESSIONE. NANNI SALIO: QUEL LAVORO PRELIMINARE
[Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: info at cssr-pas.org) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943, ricercatore nella facolta'
di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri (Italian Peace
Research Institute), si occupa da alcuni decenni di ricerca, educazione e
azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della cultura
nonviolenta in Italia; e' il fondatore e presidente del Centro studi
"Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed emeroteca
specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13, 10122
Torino, tel. 011532824 - 011549005, fax: 0115158000, e-mail:
info at cssr-pas.org, sito: www.cssr-pas.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa
armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione
riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace
educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago,
Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la
pace, vol. I. Le ragioni e il futuro,  vol. II. Gli attori principali, vol.
III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le
guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il
potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine
mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia
nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G.
Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001]

Sono d'accordo sulla necessita', in linea di principio, di un impegno
politico che si richiami esplicitamente alla nonviolenza. Ma perche' questo
possa avvenire e non sia solo un pio desiderio occorrono alcune cose
preliminari:
1. un lavoro organizzativo preciso, costante, non episodico, con strutture e
risorse adeguate. Per far cio' ci vuole tempo e non ci si puo' muovere solo
a ridosso delle elezioni;
2. un programma politico preciso con pochi obiettivi chiari;
3. sinora, i tentativi di mettere insieme le varie componenti del variegato
mondo che si richiama alla nonviolenza non sono stati fruttuosi. C'e' troppa
dispersione, approssimazione, nessuna rivista e tanto meno settimanali o
quotidiani che esprimano il punto di vista che si richiama alla nonviolenza.
Gandhi fu capace di ben altro!
4. se si lavora a livello istituzionale, spesso viene meno il lavoro di
base, di movimento;
5. infine non e' neppur detto che il compito politico di chi si richiama
alla nonviolenza sia specificamente quello elettorale. Il lavotro di base
non solo e' preliminare, ma essenziale, e amcora una volta Gandhi si tenne
fuori dalle competizioni elettorali.
Non intendo dire in assoluto che questo sia il modo piu' corretto di agire,
ma certo oggi non si vede in concreto, ancora una volta, che il "meno
peggio". E comunque sia occorre quel lavoro preliminare di cui dicevo al
punto 1, senza il quale non si conclude nulla...

13. RIFLESSIONE. ARMANDO TIMBALLI: PER LE LISTE ELETTORALI DELLA SINISTRA
DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo il nostro buon amico Armando Timballi per averci messo a
disposizione questi stralci da una lettera privata]

Il tempo e' cosi' poco, che quasi si arrossisce a voler dire che il compito
dell'ora e' costruire liste elettorali della sinistra della nonvolenza.
Ovvero della sinistra che faccia della scelta della nonviolenza il criterio,
il cardine della sua azione politica.
Eppure dirlo bisogna.
E adesso, non domani.
*
Costruire liste elettorali che raccolgano le esperienze di pace e di
solidarieta' di tante persone e di tanti anni.
Costruire liste elettorali che propongano di recare in parlamento la verita'
delle lotte femministe e ambientaliste, antirazziste e antimafia, contro la
guerra e contro il terrorismo, per il diritto al lavoro e alla salute, per
la dignita' che e' di tutti e per l'umanita' che e' una.
Occorre costruire le liste elettorali della sinistra della nonviolenza come
un dono a questo paese, come un fermo ristare nel vero, come un satyagraha.
Il momento e' ora.

14. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: CINQUE DISTICI SENZA PERIFRASI

A forza di pensarsi subalterni
si resta complici tutta la vita.
*
Chi alla guerra si e' prostituito
chiama estremista chi seppe resistere.
*
Chi vota gli assassini agli assassini
di assassinare ancora da' il potere.
*
La nonviolenza e' lotta, chi si e' arreso
alle uccisioni e al male, l'ha lasciata.
*
Fare le liste della nonviolenza
a questo serve: contrastare il male.

15. RIEDIZIONI. GERMANO MAIFREDA: LA DISCIPLINA DEL LAVORO
Germano Maifreda, La disciplina del lavoro. Operai, macchine e fabbriche
nella storia d'Italia, Paravia Bruno Mondadori, Milano 2007, "Il giornale",
Milano s.d. ma 2008, pp. VI + 344, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano
"Il giornale"). Un libro assai interessante, che raccomandiamo.

16. RIEDIZIONI. PIERLUIGI PALLANTE: LA TRAGEDIA DELLE "FOIBE"
Pierluigi Pallante, La tragedia delle "foibe". Memoria e storia, Editori
Riuniti, Roma 2006, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008, pp. 276, euro
7,50 (in supplemento al quotidiano "L'Unita'"). Una ricostruzione (forse
troppo breve) di alcuni aspetti e momenti di una tragedia e del suo
contesto. Con un'ampia appendice di documenti di grande interesse.

17. RIEDIZIONI. ENZO SANTARELLI (A CURA DI): DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA
Enzo Santarelli (a cura di), Dalla monarchia alla repubblica, Editori
Riuniti, Roma 1974, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2007, pp. 276, euro
6,90 (in supplemento al quotidiano "L'Unita'"). Opportunamente viene
ripubblicato questo libro che leggemmo quando primieramente apparve. Con
un'introduzione dell'illustre storico - e resistente antifascista -
scomparso nel 2004, e un'antologia di testi di grande rilevanza (di Luigi
Salvatorelli, Mario Missiroli, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, Federico
Comandini, Francesco Flora, Pietro Silva, Corrado Alvaro, Carlo Sforza,
Winston Churchill, Alcide De Gasperi, Guido Dorso, Pietro Nenni, Pio XII,
Ferruccio Parri, Enzo Selvaggi, Roberto Battaglia, Guido De Ruggiero,
Giuseppe Di Vittorio, Gabriele Pepe, Arrigo Cajumi, Francesco Salvatore
Romano, Pietro Barbieri, Palmiro Togliatti, Umberto di Savoia, Giuseppe
Romita, Felice Platone, Umberto Terracini, Gioacchino Volpe, Mario
Vinciguerra, Lelio Basso, Carlo Arturo Jemolo, Piero Calamandrei, Federico
Chabod, Gastone Manacorda, e del Partito comunista italiano, del Partito
d'azione, del Partito repubblicano italiano). In questa riedizione mancano
le cinque pagine di bibliografia ragionata dell'edizione originale
(bibliografia che certo oggi andrebbe aggiornata).

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 367 del 16 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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