Minime. 357



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 357 del 6 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Stanislao Arditi e Oliviero Lorelli: Dieci buone ragioni per cui e'
necessario che alle prossime elezioni si presentino liste della sinistra
della nonviolenza
2. Giovanna Providenti: Un decreto, le ostetriche, le donne
3. Enzo Bianchi presenta "In cammino verso l'essenziale. Un appello ai
giovani" dell'Abbe' Pierre
4. Enrico Peyretti presenta "I beni comuni" di Giovanni Franzoni
5. Monica Ruocco presenta "Una primavera di fuoco" di Sahar Khalifah
6. L'Agenda dell'antimafia 2008
7. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: DIECI BUONE RAGIONI PER
CUI E' NECESSARIO CHE ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE SI PRESENTINO LISTE
DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA

La prima ragione: l'immensita' delle risorse pubbliche che oggi vengono
utilizzate a fini di male e potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio
dell'umanita'.
Tutti quelli di noi che nel corso della loro vita sono stati pubblici
amministratori recano in cuore una ferita che non cicatrizza: la
consapevolezza di quante risorse pubbliche si sperperino (e peggio: si usino
per provocare disastri), e come invece sarebbe agevole utilizzarle a
beneficio di tutti se ad amministrarle vi fosse anche qualche persona di
volonta' buona, di retto sentire, di tenace concetto.
Per questo occorre che a contribuire a gestire le risorse pubbliche nelle
istituzioni democratiche vadano persone amiche della nonviolenza; per questo
occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai
imminenti elezioni politiche.
*
La seconda ragione: la crisi della democrazia in Italia e' un dato di fatto.
Solo l'ingresso della nonviolenza nella politica e nelle istituzioni puo'
salvare la democrazia dalla deriva autoritaria ed anomica in corso.
Per questo occorre abbandonare ogni sentimento di minorita', di
marginalita', di rassegnazione e decidersi a portare la lotta nonviolenta
ovunque occorre lottare per difendere e inverare legalita' e democrazia; per
questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai
imminenti elezioni politiche.
*
La terza ragione: il ceto politico attuale non si autoriformera' mai.
Poiche' i meccanismi di cooptazione sono in se stessi corruttivi: e prova ne
e' la triste sorte di alcune brave persone cooptate in questa legislatura:
che si sono asservite quanto e piu' degli altri alla guerra e al razzismo.
Per questo occorre mandare in parlamento persone amiche della nonviolenza,
nitide e intransigenti; per questo occorre presentare liste della sinistra
della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
*
La quarta ragione: non c'e' piu' tempo da perdere, vi e' una catastrofe
ambientale di dimensioni planetarie in corso, e se i pubblici poteri non
mutano politiche non vi sara' salvezza.
Per questo occorre portare la scelta della nonviolenza dove si decide del
bene comune; per questo occorre presentare liste della sinistra della
nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
*
La quinta ragione, e dirimente: occorre rovesciare i rapporti di genere nel
governo della cosa pubblica, oppure il patriarcato e il maschilismo
continueranno a provocare crimini e disastri.
Per questo occorre candidare ed eleggere nelle istituzioni democratiche piu'
donne che sia possibile, donne portatrici delle esperienze e delle
riflessioni dei movimenti femministi; per questo occorre presentare liste
della sinistra della nonviolenza - che nel femminismo riconosce la sua
corrente calda e il suo storico maggior inveramento - alle ormai imminenti
elezioni politiche.
*
La sesta ragione: lo sfruttamento e le ideologie dello sfruttamento sono
crescite negli ultimi decenni a tal punto che sembra oggidi' ovvio cio' che
lungo gli ultimi due secoli parve a tutti cosi' oscenamente scandaloso che a
piu' riprese le oppresse e gli oppressi si sollevarono per abolire quel modo
di produzione che aliena e disumanizza chi al giogo della proprieta' e'
collocato e ai fini della massimizzazione del profitto vampirizzato, e a
scorpioni e frustate si pretende governarlo.
Per riaprire una prospettiva di solidarieta' che ogni essere umano raggiunga
e la dignita' umana di ciascuno rivendichi occorre occorre riaffermare una
scelta socialista e libertaria concreta e coerente nei mezzi e nei fini; per
questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai
imminenti elezioni politiche.
*
La settima ragione: e' la guerra, la guerra in corso, la guerra terrorista e
stragista, imperialista e razzista, cui l'Italia sta partecipando in
violazione della sua stessa legge fondamentale; e con la guerra il riarmo,
il militarismo: l'organizzazione, la prassi e l'ideologia sterminista. E
solo la nonviolenza si oppone alla guerra, al riarmo, al militarismo in modo
adeguato. Solo la nonviolenza.
Per contrastare la guerra, per difendere la Costituzione della Repubblica
Italiana; per questo occorre presentare liste della sinistra della
nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
*
L'ottava ragione e' costituita dalle generazioni future e da quelle passate:
accettare una politica irresponsabili e criminale che porta alla barbarie e
al collasso della biosfera denega in radici i diritti umani degli esseri
umani che verranno; e annienta il senso e il frutto di quell'impresa comune
dell'umanita' che chiamiamo la storia della civilta' umana, il progredire
dell'umana coscienza, dell'umana famiglia, dell'umana vicenda.
Anche per le generazioni future e per le passate ancora, anche per loro e'
oggi da lottare; anche per questo occorre presentare liste della sinistra
della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
*
Una nona ragione: non fermeranno l'avanzata della destra eversiva e razzista
e mafiosa coloro che in questi due anni hanno progressivamente ceduto alla
sua aggressione lasciandosene insignorire fino a portarne avanti le
politiche di guerra e razziste, ecocide e misogine. Potra' fermare
l'avanzata dell'estrema destra barbarica e gangsteristica soltanto
l'ingresso nelle istituzioni della nonviolenza.
Per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle
ormai imminenti elezioni politiche.
*
E una decima, infine: quel comando morale che dice: "tu non uccidere".
Perche' questo comando morale divenga criterio dell'azione politica, per
questo, per questo occorre oggi presentare liste della sinistra della
nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
*
Altre ragioni ancora vi sarebbero, ma qui e adesso bastino queste per dire,
ancora una volta, che occorre presentare liste della sinistra della
nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.

2. ITALIA. GIOVANNA PROVIDENTI: UN DECRETO, LE OSTETRICHE, LE DONNE
[Dal sito di "Noi donne" (www,noidonne.org), col titolo "Ostetriche.
Professioniste a liberta' vigilata" e il sommario "Il decreto sul ruolo
delle ostetriche stravolge la raccomadazione dell'Unione Europea. La
senatrice Tiziana Valpiana presenta un'interrogazione alla Ministra della
Salute".
Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's
and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di
nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla
prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa  al Circolo Bateson di Roma.
Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a
mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il
volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice
Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in
volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane
Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare
la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M.
Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e
genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come
progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria
Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta
preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra
Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza.
Tiziana Valpiana (Brescia, 1951), senatrice (e gia' deputata e senatrice
nelle precedenti legislature), vive a Verona, assistente sociale, e'
dirigente di una cooperativa sociale; fa parte della Commissione
parlamentare igiene e sanita', della Commissione di inchiesta sull'uranio
impoverito, della Commissione parlamentare per l'infanzia; da sempre
impegnata per la pace e i dirittti umani, e' la prima firmataria della
proposta di legge per l'istituzione dei Corpi civili di pace]

Sono bastate sei parole a smarrire in Italia il senso sul ruolo che una
indicazione europea affidava ai/alle ostetrici/che. Il problema nasce con il
Decreto n. 206 del 6 novembre 2007 in cui, capovolgendo la direttiva
dell'Unione Europea, e' previsto che sia il medico a stabilire se la
gravidanza e' o no a rischio. Le contestazioni al Decreto riguardano da un
parte l'aver tolto alla donna la possibilita' di assumere competenze,
consapevolezza e capacita' di scelta, e dall'altra aver decretato "l'inizio
di una nuova malattia che si chiama gestazione".
La senatrice Tiziana Valpiana ha presentato sull'argomento un'interrogazione
in cui definisce "stravolta la direttiva UE sul ruolo dell'ostetrica".
Infatti, citando la direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche
professionali in cui sono ribaditi i compiti dell'ostetrica nei 25 Paesi
membri, la Valpiana sottolinea che le ostetriche, tra l'altro, possono
"accertare la gravidanza e in seguito sorvegliare la gravidanza normale,
effettuare gli esami necessari al controllo dell'evoluzione della gravidanza
normale". Pero', nel testo emanato per il recepimento di tale direttive
"sono comparse alcune parole che cambiano di molto il senso della frase e di
molto cambieranno le sorti lavorative delle ostetriche, laddove medici,
assessori, direttori generali hanno 'finalmente' in mano uno strumento
giuridico per limitare l'autonomia professionale delle stesse ed e' noto
come basti poco per fare diventare una gravidanza normale una gravidanza a
basso rischio o con qualche elemento patologizzante". Infatti il testo
pubblicato nel Decreto recita "accertare la gravidanza e in seguito
sorvegliare la gravidanza diagnosticata come normale da un soggeto abilitato
alla professione medica, effettuare gli esami necessari al controllo
dell'evoluzione della gravidanza normale".
Il punto molto negativo che la senatrice Valpiana sottolinea e' che "il
sorvegliare la gravidanza diagnosticata come 'normale' da parte di un medico
riporta la figura delle ostetriche indietro di molto tempo" e annulla il
percorso di progresso professionale che e' anche latore di un messaggio
culturale a sostegno dell'autodeterminazione delle donne e della loro
liberta' di "scegliere l'ostetrica come operatrice per la propria gravidanza
fisiologica".

3. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "IN CAMMINO VERSO L'ESSENZIALE. UN APPELLO
AI GIOVANI" DELL'ABBE' PIERRE
[Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 2 febbraio
2008, col titolo "L'Abbe' Pierre una voce per i giovani".
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006.
L'Abbe' Pierre, al secolo Henry Groues (Lione 1912 - Parigi 2007),
religioso, ha partecipato alla Resistenza, ha fondato il movimento di
Emmaus, le cui comunita' sono oggi presenti in diversi paesi; figura
esemplare della solidarieta' concreta, della lotta per i diritti umani di
tutti gli esseri umani, della nonviolenza in cammino. Dal sito del "Corriere
della sera" riportiamo ampi stralci di una scheda biografica redatta nel
2007 in occasione della sua scomparsa: "E' morto l'abate Pierre, simbolo del
cattolicesimo francese. Aveva 94 anni. Il religioso e' deceduto durante la
notte nell'ospedale Val de Grace di Parigi dove era ricoverato dallo scorso
15 gennaio, era stato ricoverato per una infezione polmonare. La notizia e'
stata diffusa da Martin Hirsch, presidente di Compagnons d'Emmaus Francia,
l'organizzazione per i poveri e i rifugiati, fondata dall'abate nel 1949.
L'Abbe' Pierre era uno dei personaggi piu' popolari della Francia.
Nell'ottobre 2005, fece scalpore per l'ammissione di un rapporto sessuale
con una donna dopo l'ordinazione e per il suo appoggio alle unioni
omosessuali. Il suo vero nome era Henri Groues. Nato in una famiglia
benestante il 5 agosto del 1912 a Lione, studio' dai gesuiti e poi entro'
nell'ordine dei cappuccini. Prese gli ordini religiosi nel 1938 e, durante
la seconda guerra mondiale, partecipo' alla Resistenza francese salvando
numerose vite e favorendo la fuga di ebrei e perseguitati politici verso
Svizzera o Algeria. Nel 1944 fu arrestato dai tedeschi nel sud-ovest della
Francia, ma riusci' a fuggire e a riparare in Algeria. Rientrato alla fine
della guerra, Pierre si imbatte' in un ex carcerato che aveva le sue stesse
idee e insieme rinnovarono un vecchio edificio alla periferia di Parigi per
dare riparo ai senzatetto. Nacque cosi' nel 1949 la prima comunita' Emmaus
che si sosteneva soprattutto riciclando e rivendendo rifiuti.
L'organizzazione divenne un movimento internazionale con centri in cinquanta
Paesi. L'Abbe' Pierre si impose all'attenzione nazionale con una
trasmissione radiofonica andata in onda in una notte fredda dell'inverno del
1954. 'Amici miei, aiuto! Una donna e' morta assiderata alle 03:00 di questa
mattina', disse riferendosi a un fatto accaduto nel centro di Parigi, 'La
donna e' morta sulla strada a Boulevard Sebastopol. In mano aveva ancora il
documento con cui il giorno prima gli era stato notificato lo sfratto'. E
ancora: 'Entro questa notte, o al massimo domattina, abbiamo bisogno di
5.000 coperte, 300 grandi tende americane e 200 fornelli da campo'. Circa 40
anni piu' tardi, lo stesso frate, con la stessa tonaca e il berretto nero,
avrebbe lanciato un appello analogo ma questa volta diretto ai politici di
Francia. 'Dirigenti eletti: e' arrivato il momento di agire affinche' tutti
abbiano un alloggio... La Francia deve costruire case, ha le risorse per
farlo', disse ad agosto del 2003, quando si stava manifestando una nuova
ondata di senzatetto. All'abate Pierre nel 1992 fu conferita la Legion
d'onore e il religioso fu anche proposto per il Nobel per la pace. In anni
recenti i sondaggi lo indicavano come la figura piu' popolare della Francia,
prima di politici e imprenditori. (...). Nell'affrontare uno dei temi piu'
delicati della Chiesa cattolica, quello della castita' dei preti, a ottobre
del 2005 ammise di avere avuto un rapporto sessuale dopo l'ordinazione a
sacerdote. Ha vissuto gli ultimi anni in una casa per anziani fuori Rouen,
nel sud-ovest della Francia". Tra le pubblicazioni recenti dell'Abbe'
Pierre: Controcorrente, Emi, 1985; Il mistero della gioia, Emi, 1987;
Lettere all'umanita', Emi, 1991; La voce degli uomini senza voce, Piemme,
1992; Amare sempre, Piemme, 1994; Testamento, Piemme, 1994; Dio e gli
uomini, Bompiani, 1994; La voce degli uomini, Mondadori, 1995; Verita'
scomode, San Paolo Edizioni, 1996; Una terra per gli uomini. Meditazioni,
Queriniana, 1996; Dio e gli uomini. Un religioso scomodo, un laico
impegnato: un grande dialogo spirituale, Bompiani, 1997; Beati gli ultimi,
Mondadori, 1997; Amare sempre. Pensieri sulla vita, Piemme, 1998; Mi ero
scordato del mio angelo custode, Piemme, 1998; Servire per primi. Via
crucis, Edb, 1998; Grido le ingiustizie del mondo, Piemme, 1999; (con Albert
Schweitzer), Lui e' il mio prossimo, Archinto, 1999; La voce degli uomini,
Mondadori, 1999; Che cos'e' la vita? E perche' si muore? ... Spiegato ai
bambini, Piemme, 2000; Parole, Le Lettere, 2002; Avrei voluto fare il
marinaio, il missionario o il brigante. Appunti personali e selezione di
pensieri, Borla, 2003; Confessioni, Queriniana, 2003; (con padre Pedro), Per
un mondo di giustizia e di pace, Jaca Book, 2005; Foglie sparse, Fraternita'
di Romena Onlus, 2005; Mio Dio... perche'? Piccole meditazioni sulla fede
cristiana e il senso della vita, Garzanti Libri, 2006; Cinque minuti con
Dio, Piemme, 2006; In cammino verso l'essenziale. Un appello ai giovani,
Lindau. Tra le opere sull'Abbe' Pierre: Lucie Coutaz,  Abbe' Pierre, Emi,
Bologna; Jean-Marie Viennet, Abbe' Pierre, liberi per amare, Emi, Bologna
1996; Pierre Lunel, L' Abbe' Pierre. Una vita, Piemme, 2006]

"Nel giorno del Giudizio... credo che la domanda che ci verra' posta sara'
piu' simile a 'Sei stato credibile?' piuttosto che 'Sei stato credente?'".
E' passato un anno da quando l'Abbe' Pierre si e' trovato nel giorno del
Giudizio: non sappiamo se gli e' stata davvero rivolta la domanda che lui si
immaginava e nessuno puo' rispondere per un altro se e' stato credente o
meno, ma quello che sappiamo e che di lui possiamo dire e' che e' stato
credibile e che come tale e' stato percepito da milioni di uomini e donne di
ogni fede e convinzione etica.
Credibile e' stata per oltre settant'anni la testimonianza di questo
"ribelle per amore" che seppe inventare e organizzare la raccolta
differenziata dei rifiuti per sostenere l'assistenza indifferenziata a ogni
tipo di "rifiuto" della societa' del benessere. Il suo agire immediato,
efficace, coinvolgente andava di pari passo con la sua parola schietta,
bruciante, radicale: il "si', si'; no, no" evangelico non era per lui uno
slogan, ma l'approccio convinto all'umanita' di Cristo e all'umanita'
sofferente.
Ormai ultranovantenne volle raccogliere alcuni dei pensieri che ne avevano
sempre accompagnato l'azione, per presentarli ai giovani delle nuove
generazioni. Ne e' nato In cammino verso l'essenziale. Un appello ai giovani
(Lindau, pp. 174, euro 14) che si presenta come un discorso da cuore a cuore
tra un anziano e i "suoi" giovani: suoi non per generazione fisica ne' per
senso di possesso e di controllo, ma perche' abitati dai "suoi" sogni, dal
desiderio di un mondo piu' abitabile, umano e fraterno.
Non vi e' nessuna compiacenza affettata in queste pagine, nessuna
mitizzazione della gioventu' come eta' favolosa anzi, vi e' se mai la
percezione di una nuova stagione non certo facile per gli odierni ventenni;
ma vi e' anche la convinzione che ogni generazione ha in se' l'anelito verso
un'etica condivisa e la forza per tentare di tradurlo in azione quotidiana:
e' perche' e' stato un uomo, un cristiano e un prete sempre capace di
leggere nel cuore dei propri simili che l'Abbe' Pierre ha saputo risvegliare
i cuori e le menti.
In quel celeberrimo inverno del 1954 fu il freddo gelido delle strade di
Parigi a fargli gridare "Amici miei, aiuto!" con la forza non della
disperazione ma della consapevolezza che quel gelo non doveva impossessarsi
dei cuori. Da quel momento e grazie alla lucidita' di quella intuizione,
questo servitore dei poveri divenne una delle voci piu' credibili del
Novecento, al di la' di ogni barriera ideologica o confessionale, una voce
che non cessa di provocarci e di destarci dal torpore del sonno.
Si', perche' se oggi tanti si interrogano su se stessi e sugli altri se
siano o meno credenti, pochi si preoccupano di essere davvero credibili: ed
e' invece di testimoni credibili che tutti, ma in particolare i giovani,
abbiamo bisogno.

4. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "I BENI COMUNI" DI GIOVANNI FRANZONI
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa
recensione, dal titolo "Un altro comunismo, per un futuro possibile".
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di
pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato
con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il
foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro
Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo
comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione
col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento
Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora
a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di),
Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni,
Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi
1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?,
Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'.
Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e'
disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica
Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e
nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al
libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro
di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu'
volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli,
indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org,
www.ilfoglio.info e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia
degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n.
68.
Giovanni Franzoni e' una delle figure piu' autorevoli della spiritualita'
contemporanea, della solidarieta' con le persone ed i popoli oppressi, della
pace e della nonviolenza; nato nel 1928 a Varna, in Bulgaria, dove il padre
toscano si era trasferito per lavoro, cresciuto a Firenze, studente di
teologia presso il Pontificio Ateneo di Sant'Anselmo di Roma, viene ordinato
prete nel 1955, e negli anni sessanta insegna storia e filosofia nel
Collegio di Farfa, monaco benedettino, nel marzo 1964 e' eletto abate
dell'abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma, e' padre conciliare alle
ultime due sessioni del Concilio Vaticano II; le sue prese di posizione
contro il Concordato, contro la guerra nel Vietnam, di solidarieta' con le
lotte operaie e popolari, gli procurano l'ostilita' delle gerarchie
vaticane; animatore di comunita' cristiane di base, collabora dalla
fondazione con la rivista ecumenica "Com-nuovi tempi" (poi divenuta
"Confronti"); ha sempre partecipato al dibattito sociale ed etico intorno ai
temi cruciali del nostro tempo da un punto di vista che tiene conto del
pensiero religioso in modo libero e autonomo; da oltre quarant'anni la sua
attivita' pratica e teorica e' rivolta alle popolazioni piu' povere del
pianeta, senza dimenticare le responsabilita' e i problemi delle societa'
avanzate. Dal sito www.cdbchieri.it riprendiamo la seguente notizia
biografica: "Giovanni Franzoni, (Varna, Bulgaria, 1928) ha trascorso la sua
giovinezza a Firenze, dove ha lavorato nella Dc. Maturata la vocazione
sacerdotale nell'Azione Cattolica, ha frequentato il Collegio Capranica a
Roma e ha poi studiato teologia al Sant'Anselmo. Rettore del collegio di
Farfa, nel marzo 1964 e' eletto abate dell'Abbazia di S. Paolo fuori le mura
a Roma. Partecipa come padre conciliare alle ultime due sessioni del
Concilio Vaticano II. Le sue prese di posizione contro il concordato tra
Stato e Chiesa e contro la guerra nel Vietnam, come la solidarieta' espressa
alle lotte operaie nel 1969 e nel 1970, gli procurano l'ostilita' del
Vaticano e nel 1973 e' costretto a dimettersi dalla carica di abate. Nel
1974 prende posizione per la liberta' di voto dei cattolici per il
referendum sul divorzio e viene sospeso a divinis. In occasione delle
elezioni politiche del 1976, annuncia che votera' per il Pci e il 2 agosto
dello stesso anno viene ridotto allo stato laicale. Animatore di comunita'
cristiane di base, collabora, dalla fondazione con la rivista ecumenica
'Com-Nuovi tempi' (dal 1989 'Confronti'). E' redattore del mensile 'Input'".
Tra le opere di Giovanni Franzoni: Tra le opere di Giovanni Franzoni: La
terra e' di Dio, Com, Roma 1973 (recentemente riedita in edizione ampliata);
Il mio regno non e' di questo mondo, Com, Roma 1974; Omelie a S. Paolo fuori
le mura, Idoc-Mondadori, Milano 1974; Tra la gente, Com, Roma 1976; Il posto
della fede, Coines, Roma 1977; Il diavolo, mio fratello, Rubbettino, Soveria
Mannelli 1986 (tr. tedesca, Der Teufel mein Bruder, Koesel-Ver); Le
tentazioni di Cristo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1990; La solitudine del
samaritano, Theoria, Roma-Napoli 1993; Farete riposare la terra, Edup, Roma
1996; Giobbe. L'ultima tentazione, Com - Nuovi Tempi, Roma 1997; Lo strappo
nel cielo di carta, Edup 1999; Anche il cielo e' di Dio, Edup, Roma 2000;
con Mario Manacorda, Le ombre di Wojtyla, 2000; La donna e il cerchio, 2001;
Ofelia e le altre, Datanews, Roma 2001; La morte condivisa, Edup, Roma;
Eutanasia. Pragmatismo, cultura, legge, Edup, Roma 2004; I beni comuni,
Edup, Roma 2006]

Giovanni Franzoni, I beni comuni, Edup, Roma 2006, pp. 330, euro 20.
*
Giovanni Franzoni e' una testa pensante del cattolicesimo critico (detto
anche "del dissenso"). Come abate di S. Paolo fuori le mura partecipo' al
Concilio. Per motivi di politica ecclesiastica fu restituito d'autorita'
allo stato laicale nel 1976. E' venuto a Torino il 25 gennaio alla Torre di
Abele per la presentazione di questo suo libro. Ha voluto ricordare che
Michele Pellegrino una volta ando' a casa sua a Roma a chiedergli "perdono
per come ti abbiamo trattato", assumendosi cosi' la responsabilita'
collegiale, che pure non era personale, di quella vicenda ecclesiastica.
Consiglio di entrare nel libro dal fondo, leggendo il dialogo fra Techne e
Res (del 2005), cioe' la Tecnica, l'Immaginazione e la Natura, con un
intervento del saggio Kant. Questo testo ironico e amaro ricapitola i temi
trattati da Franzoni lungo 35 anni. Nel 1973 con la pastorale La terra e' di
Dio affrontava l'appropriazione speculativa del territorio a Roma, che
implicava anche istituzioni ecclesiastiche. Pellegrino, che nel '72 aveva
posto con energia il problema della casa a Torino, entro' in dialogo con
Franzoni sul tema. Nel 1996 con Farete riposare la terra, in vista del
Giubileo, Franzoni proponeva una "moratoria della crescita illimitata". Nel
2000 Anche il cielo e' di Dio allargava ancora il raggio dell'attenzione,
trattando dei diritti della popolazione del pianeta a fruire della ricchezza
del sistema solare, contro la corsa gia' iniziata, da parte delle potenze,
all'appropriazione dello "spazio esterno". Cosi', il tema passa dal suolo
urbano, alla biosfera, all'universo cosmico.
Nelle Ri-trattazioni (2003), ovvero riprese e precisazioni, Franzoni
approfondisce l'esigenza di un diritto internazionale dei beni comuni,
configurando l'umanita' intera come soggetto di diritto, anche in base al
fatto che gia' ora una quantita' di preziosi beni dell'universo - scoperte
fondamentali come la ruota, la navigazione, la scrittura, ecc. - sono
eredita' indivisa di tutti gli umani non brevettabile, non privatizzabile.
Cosi' deve essere, per esempio, per i medicinali necessari. Per lo "spazio
esterno" e' necessaria una moratoria dell'appropriazione delle cose di
tutti. Nelle religioni creazioniste c'e' il fondamento della destinazione
universale dei beni, ma hanno tutte trovato compromessi con la divisione
sociale tra ricchi e poveri. Il pensiero femminile puo' apportare un
correttivo importante al carattere patriarcale-dominativo delle culture
tradizionali.
Rispondendo a domande dei molti presenti, l'autore ha riconosciuto che il
comunismo, al di la' del sovietismo fallito, ritorna come esigenza
universale dell'umanita', perche' un futuro sia possibile. In questa ricerca
c'e' una linea religiosa, sulla quale le religioni possono elaborare una
posizione comune, e una linea laica, che definisca giuridicamente la
titolarita' universale dei beni di tutti.

5. LIBRI. MONICA RUOCCO PRESENTA "UNA PRIMAVERA DI FUOCO" DI SAHAR KHALIFAH
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 gennaio 2008, col titolo "Da Sahar
Khalifah scorci sulla storia palestinese" e il sommario "In Primavera di
fuoco, appena uscito per Giunti, la scrittrice palestinese descrive due
fratelli che si ritrovano su fronti opposti sullo sfondo della seconda
intifada".
Monica Ruocco e' docente di lingua e letteratura araba all'Universita' di
Palermo; saggista, traduttrice, autrice di diversi lavori in volume e in
riviste sulla letteratura dei paesi arabi (e' autrice tra l'altro delle voci
sulla letteratura di Algeria, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Libia,
Libano, Marocco, Mauritania, Malta, Oman, Palestina, Siria, Sudan, Tunisia,
Yemen per l'Enciclopedia de Agostini, aggiornamento 1997); redattrice della
rivista scientifica "Oriente Moderno" pubblicata dall'Istituto per l'Oriente
"A. Nallino" di Roma dal 1994; ha partecipato come relatrice a convegni
nazionali e internazionali; ha organizzato il convegno della Societa di
studi per il Medio Oriente su "Pace e guerra nel Medio Oriente in eta
moderna e contemporanea" (Universita di Lecce, 2004); partecipa a vari
progetti di ricerca internazionali. Tra le opere di Monica Ruocco: Il mondo
arabo, Pendragon; L'intellettuale arabo tra impegno e dissenso, Jouvence,
Roma 1999; (a cura di), Migrazioni: idee, culture, identita in Medio Oriente
e Nord Africa, numero speciale della rivista "Meridione. Sud e Nord nel
Mondo", III, 1-2, 2003.
Sahar Khalifah, scrittrice e intellettuale impegnata per i diritti umani,
vive ad Amman ed e' una delle voci piu' autorevoli della letteratura
palestinese; impegnata nella denuncia della condizione della donna nella
societa' araba contemporanea, ha fondato il "Centro per le donne" a Nablus,
Amman e Gaza. Opere di Sahar Khalifah: La svergognata. Diario di una donna
palestinese, Giunti, Firenze 1989; La porta della piazza, Jouvence editore,
Roma 1994; Terra di fichi d'India, Jouvence, Roma. 1996; Una primavera di
fuoco, Giunti, Firenze 2008]

La centralita' delle donne palestinesi nella formazione dell'identita'
nazionale, e il loro prezioso ruolo di custodi della memoria storica di un
popolo sono gli elementi alla base del romanzo Primavera di fuoco della
scrittrice Sahar Khalifah, che esce in questi giorni per Giunti nella
coinvolgente traduzione di Leila Mattar (pp. 333, euro 14,50) Alla fine del
libro la scrittrice dichiara la propria riconoscenza alle donne di un
quartiere della vecchia Nablus - citta' che fa da sfondo alle vicende
narrate - che "hanno spalancato le loro memorie come finestre" regalandole
racconti "colmi di particolari e di sentimenti profondi". Ma da parte sua
Sahar Khalifah, le donne palestinesi le conosce molto bene.
E' stata infatti proprio lei a fondare nel 1989, dopo avere conseguito negli
Stati Uniti un dottorato in Women's Studies, il primo centro di ricerche
sulla condizione femminile nei Territori Occupati. Alla sede di Nablus (la
citta' dove la scrittrice e' nata nel 1941) se ne sono poi aggiunte altre
due, a Gaza (nel '91) e ad Amman (nel '94). La sua carriera letteraria era
invece iniziata subito dopo il 1967, con la pubblicazione di un romanzo, Non
saremo piu' le vostre schiave (Lan na'ud giawari lakum, 1972), considerato
il primo testo palestinese ad affrontare apertamente temi legati alla
questione femminile. Un impegno sociale e politico che, di pari passo con
quello letterario, ha portato Khalifah - insignita nel 2006 del premio
Mahfuz per la narrativa al Cairo - a diventare l'autore palestinese piu'
tradotto dopo Mahmud Darwish.
Ideale seguito di Terra di fichi d'India (Jouvence 1996) e La porta della
piazza (Jouvence 1994), Primavera di fuoco e' ambientato nel 2002 nel pieno
della seconda intifada quando i Territori Occupati erano sconvolti dagli
attacchi israeliani a Nablus, dall'assedio alla Muqata, residenza di Arafat
e sede dell'Autorita' palestinese a Ramallah, e dalla costruzione del Muro.
Sahar Khalifah racconta le vicende di una famiglia che vive nel campo
profughi di 'Ein al-Murgian e, anche qui, seguendo una abituale strategia
narrativa della scrittrice, i protagonisti del romanzo si ritrovano su
fronti opposti. Se in Terra di fichi d'India i due cugini rappresentavano il
conflitto tra i palestinesi della diaspora e quelli costretti a convivere
con gli occupanti, e nella Porta della piazza Sahar Khalifah riproduceva il
dualismo tra uomini e donne durante la prima intifada, Primavera di fuoco
ruota intorno al rapporto di due fratelli che rappresentano la nuova realta'
sociale della Palestina: entrambi vorrebbero trovare riscatto
dall'occupazione nell'arte, Magid nella musica e Ahmad nella pittura e nella
fotografia, ma si ritrovano coinvolti, forse loro malgrado, nella
resistenza. Magid, che sognava di diventare una star al pari dei cantanti
egiziani, viene ferito in uno scontro a fuoco e trovera' rifugio nella
residenza di Arafat durante l'assedio mentre Ahmad, in seguito a varie
disavventure, conoscera' il carcere e dovra' affrontare l'occupante.
Sahar Khalifah non ritrae pero' in modo schematico ne' i protagonisti
(intensi in particolare gli incontri tra Ahmad e Mira, una giovane
israeliana figlia di coloni), ne' gli altri personaggi, resi sempre con
realismo e partecipazione. L'attenzione della scrittrice alle sfumature e ai
dettagli riesce a dare vita a uno scenario complesso. Complesso come il
territorio palestinese che, dal punto di vista geografico, pare "una camicia
fatta a brandelli: il colletto qui e la manica laggiu'", oppure come il suo
popolo che comprende "un contadino di Tubas, un beduino di Khan Yunis, un
intellettuale di Ramallah, uno che dice una parola in arabo e una in
inglese, e poi ragazze che giocano in pantaloncini corti e spose avvolte in
tuniche e veli". Dal lato israeliano il miscuglio appare altrettanto ricco:
"un colono canadese, altri che arrivano da Parigi, Roma, Londra, e poi dalla
Bulgaria e dalla Romania, neri che vengono dall'Abissinia e dall'Etiopia".
Su tutti irrompe la storia: da una parte gli israeliani che occupano, o
meglio rioccupano i Territori palestinesi e, dall'altra parte,
l'establishment corrotto dell'Autorita' e i vari gruppi piu' o meno armati
che si contendono il potere e costringono i palestinesi a combattere una
doppia occupazione, esterna e interna. Le vite di Magid e Ahmad si
incrociano con quelle delle donne, inermi di fronte a quelle ruspe che, come
bestie mitologiche, sprofondano nelle viscere della terra sradicando gli
ulivi e divorando ogni cosa. Alle ruspe si oppongono anche i pacifisti
israeliani e stranieri, ed e' chiaro l'omaggio a Rachel Corrie, la pacifista
americana uccisa da un bulldozer israeliano.
Fin dai suoi primi romanzi, Sahar Khalifah persegue fermamente lo scopo di
registrare con scrupolo e sincerita' i diversi periodi della storia
palestinese. In Primavera di fuoco questa cronaca assume una connotazione
estremamente realistica grazie al carattere colloquiale della parola scritta
e alla misteriosa voce narrante che, forse, appartiene a uno dei personaggi
della scrittrice o alle donne della vecchia Nablus. E la saga continua:
al-Mirath, "L'eredita'", il romanzo che Sahar Khalifah ha scritto dopo gli
accordi di Oslo, e' in preparazione presso la casa editrice Ilisso di Nuoro.

6. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

7. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 357 del 6 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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