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Minime. 357
- Subject: Minime. 357
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 6 Feb 2008 00:38:51 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 357 del 6 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Stanislao Arditi e Oliviero Lorelli: Dieci buone ragioni per cui e' necessario che alle prossime elezioni si presentino liste della sinistra della nonviolenza 2. Giovanna Providenti: Un decreto, le ostetriche, le donne 3. Enzo Bianchi presenta "In cammino verso l'essenziale. Un appello ai giovani" dell'Abbe' Pierre 4. Enrico Peyretti presenta "I beni comuni" di Giovanni Franzoni 5. Monica Ruocco presenta "Una primavera di fuoco" di Sahar Khalifah 6. L'Agenda dell'antimafia 2008 7. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: DIECI BUONE RAGIONI PER CUI E' NECESSARIO CHE ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE SI PRESENTINO LISTE DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA La prima ragione: l'immensita' delle risorse pubbliche che oggi vengono utilizzate a fini di male e potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio dell'umanita'. Tutti quelli di noi che nel corso della loro vita sono stati pubblici amministratori recano in cuore una ferita che non cicatrizza: la consapevolezza di quante risorse pubbliche si sperperino (e peggio: si usino per provocare disastri), e come invece sarebbe agevole utilizzarle a beneficio di tutti se ad amministrarle vi fosse anche qualche persona di volonta' buona, di retto sentire, di tenace concetto. Per questo occorre che a contribuire a gestire le risorse pubbliche nelle istituzioni democratiche vadano persone amiche della nonviolenza; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * La seconda ragione: la crisi della democrazia in Italia e' un dato di fatto. Solo l'ingresso della nonviolenza nella politica e nelle istituzioni puo' salvare la democrazia dalla deriva autoritaria ed anomica in corso. Per questo occorre abbandonare ogni sentimento di minorita', di marginalita', di rassegnazione e decidersi a portare la lotta nonviolenta ovunque occorre lottare per difendere e inverare legalita' e democrazia; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * La terza ragione: il ceto politico attuale non si autoriformera' mai. Poiche' i meccanismi di cooptazione sono in se stessi corruttivi: e prova ne e' la triste sorte di alcune brave persone cooptate in questa legislatura: che si sono asservite quanto e piu' degli altri alla guerra e al razzismo. Per questo occorre mandare in parlamento persone amiche della nonviolenza, nitide e intransigenti; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * La quarta ragione: non c'e' piu' tempo da perdere, vi e' una catastrofe ambientale di dimensioni planetarie in corso, e se i pubblici poteri non mutano politiche non vi sara' salvezza. Per questo occorre portare la scelta della nonviolenza dove si decide del bene comune; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * La quinta ragione, e dirimente: occorre rovesciare i rapporti di genere nel governo della cosa pubblica, oppure il patriarcato e il maschilismo continueranno a provocare crimini e disastri. Per questo occorre candidare ed eleggere nelle istituzioni democratiche piu' donne che sia possibile, donne portatrici delle esperienze e delle riflessioni dei movimenti femministi; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza - che nel femminismo riconosce la sua corrente calda e il suo storico maggior inveramento - alle ormai imminenti elezioni politiche. * La sesta ragione: lo sfruttamento e le ideologie dello sfruttamento sono crescite negli ultimi decenni a tal punto che sembra oggidi' ovvio cio' che lungo gli ultimi due secoli parve a tutti cosi' oscenamente scandaloso che a piu' riprese le oppresse e gli oppressi si sollevarono per abolire quel modo di produzione che aliena e disumanizza chi al giogo della proprieta' e' collocato e ai fini della massimizzazione del profitto vampirizzato, e a scorpioni e frustate si pretende governarlo. Per riaprire una prospettiva di solidarieta' che ogni essere umano raggiunga e la dignita' umana di ciascuno rivendichi occorre occorre riaffermare una scelta socialista e libertaria concreta e coerente nei mezzi e nei fini; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * La settima ragione: e' la guerra, la guerra in corso, la guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, cui l'Italia sta partecipando in violazione della sua stessa legge fondamentale; e con la guerra il riarmo, il militarismo: l'organizzazione, la prassi e l'ideologia sterminista. E solo la nonviolenza si oppone alla guerra, al riarmo, al militarismo in modo adeguato. Solo la nonviolenza. Per contrastare la guerra, per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana; per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * L'ottava ragione e' costituita dalle generazioni future e da quelle passate: accettare una politica irresponsabili e criminale che porta alla barbarie e al collasso della biosfera denega in radici i diritti umani degli esseri umani che verranno; e annienta il senso e il frutto di quell'impresa comune dell'umanita' che chiamiamo la storia della civilta' umana, il progredire dell'umana coscienza, dell'umana famiglia, dell'umana vicenda. Anche per le generazioni future e per le passate ancora, anche per loro e' oggi da lottare; anche per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * Una nona ragione: non fermeranno l'avanzata della destra eversiva e razzista e mafiosa coloro che in questi due anni hanno progressivamente ceduto alla sua aggressione lasciandosene insignorire fino a portarne avanti le politiche di guerra e razziste, ecocide e misogine. Potra' fermare l'avanzata dell'estrema destra barbarica e gangsteristica soltanto l'ingresso nelle istituzioni della nonviolenza. Per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * E una decima, infine: quel comando morale che dice: "tu non uccidere". Perche' questo comando morale divenga criterio dell'azione politica, per questo, per questo occorre oggi presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. * Altre ragioni ancora vi sarebbero, ma qui e adesso bastino queste per dire, ancora una volta, che occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche. 2. ITALIA. GIOVANNA PROVIDENTI: UN DECRETO, LE OSTETRICHE, LE DONNE [Dal sito di "Noi donne" (www,noidonne.org), col titolo "Ostetriche. Professioniste a liberta' vigilata" e il sommario "Il decreto sul ruolo delle ostetriche stravolge la raccomadazione dell'Unione Europea. La senatrice Tiziana Valpiana presenta un'interrogazione alla Ministra della Salute". Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza. Tiziana Valpiana (Brescia, 1951), senatrice (e gia' deputata e senatrice nelle precedenti legislature), vive a Verona, assistente sociale, e' dirigente di una cooperativa sociale; fa parte della Commissione parlamentare igiene e sanita', della Commissione di inchiesta sull'uranio impoverito, della Commissione parlamentare per l'infanzia; da sempre impegnata per la pace e i dirittti umani, e' la prima firmataria della proposta di legge per l'istituzione dei Corpi civili di pace] Sono bastate sei parole a smarrire in Italia il senso sul ruolo che una indicazione europea affidava ai/alle ostetrici/che. Il problema nasce con il Decreto n. 206 del 6 novembre 2007 in cui, capovolgendo la direttiva dell'Unione Europea, e' previsto che sia il medico a stabilire se la gravidanza e' o no a rischio. Le contestazioni al Decreto riguardano da un parte l'aver tolto alla donna la possibilita' di assumere competenze, consapevolezza e capacita' di scelta, e dall'altra aver decretato "l'inizio di una nuova malattia che si chiama gestazione". La senatrice Tiziana Valpiana ha presentato sull'argomento un'interrogazione in cui definisce "stravolta la direttiva UE sul ruolo dell'ostetrica". Infatti, citando la direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali in cui sono ribaditi i compiti dell'ostetrica nei 25 Paesi membri, la Valpiana sottolinea che le ostetriche, tra l'altro, possono "accertare la gravidanza e in seguito sorvegliare la gravidanza normale, effettuare gli esami necessari al controllo dell'evoluzione della gravidanza normale". Pero', nel testo emanato per il recepimento di tale direttive "sono comparse alcune parole che cambiano di molto il senso della frase e di molto cambieranno le sorti lavorative delle ostetriche, laddove medici, assessori, direttori generali hanno 'finalmente' in mano uno strumento giuridico per limitare l'autonomia professionale delle stesse ed e' noto come basti poco per fare diventare una gravidanza normale una gravidanza a basso rischio o con qualche elemento patologizzante". Infatti il testo pubblicato nel Decreto recita "accertare la gravidanza e in seguito sorvegliare la gravidanza diagnosticata come normale da un soggeto abilitato alla professione medica, effettuare gli esami necessari al controllo dell'evoluzione della gravidanza normale". Il punto molto negativo che la senatrice Valpiana sottolinea e' che "il sorvegliare la gravidanza diagnosticata come 'normale' da parte di un medico riporta la figura delle ostetriche indietro di molto tempo" e annulla il percorso di progresso professionale che e' anche latore di un messaggio culturale a sostegno dell'autodeterminazione delle donne e della loro liberta' di "scegliere l'ostetrica come operatrice per la propria gravidanza fisiologica". 3. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "IN CAMMINO VERSO L'ESSENZIALE. UN APPELLO AI GIOVANI" DELL'ABBE' PIERRE [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 2 febbraio 2008, col titolo "L'Abbe' Pierre una voce per i giovani". Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. L'Abbe' Pierre, al secolo Henry Groues (Lione 1912 - Parigi 2007), religioso, ha partecipato alla Resistenza, ha fondato il movimento di Emmaus, le cui comunita' sono oggi presenti in diversi paesi; figura esemplare della solidarieta' concreta, della lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, della nonviolenza in cammino. Dal sito del "Corriere della sera" riportiamo ampi stralci di una scheda biografica redatta nel 2007 in occasione della sua scomparsa: "E' morto l'abate Pierre, simbolo del cattolicesimo francese. Aveva 94 anni. Il religioso e' deceduto durante la notte nell'ospedale Val de Grace di Parigi dove era ricoverato dallo scorso 15 gennaio, era stato ricoverato per una infezione polmonare. La notizia e' stata diffusa da Martin Hirsch, presidente di Compagnons d'Emmaus Francia, l'organizzazione per i poveri e i rifugiati, fondata dall'abate nel 1949. L'Abbe' Pierre era uno dei personaggi piu' popolari della Francia. Nell'ottobre 2005, fece scalpore per l'ammissione di un rapporto sessuale con una donna dopo l'ordinazione e per il suo appoggio alle unioni omosessuali. Il suo vero nome era Henri Groues. Nato in una famiglia benestante il 5 agosto del 1912 a Lione, studio' dai gesuiti e poi entro' nell'ordine dei cappuccini. Prese gli ordini religiosi nel 1938 e, durante la seconda guerra mondiale, partecipo' alla Resistenza francese salvando numerose vite e favorendo la fuga di ebrei e perseguitati politici verso Svizzera o Algeria. Nel 1944 fu arrestato dai tedeschi nel sud-ovest della Francia, ma riusci' a fuggire e a riparare in Algeria. Rientrato alla fine della guerra, Pierre si imbatte' in un ex carcerato che aveva le sue stesse idee e insieme rinnovarono un vecchio edificio alla periferia di Parigi per dare riparo ai senzatetto. Nacque cosi' nel 1949 la prima comunita' Emmaus che si sosteneva soprattutto riciclando e rivendendo rifiuti. L'organizzazione divenne un movimento internazionale con centri in cinquanta Paesi. L'Abbe' Pierre si impose all'attenzione nazionale con una trasmissione radiofonica andata in onda in una notte fredda dell'inverno del 1954. 'Amici miei, aiuto! Una donna e' morta assiderata alle 03:00 di questa mattina', disse riferendosi a un fatto accaduto nel centro di Parigi, 'La donna e' morta sulla strada a Boulevard Sebastopol. In mano aveva ancora il documento con cui il giorno prima gli era stato notificato lo sfratto'. E ancora: 'Entro questa notte, o al massimo domattina, abbiamo bisogno di 5.000 coperte, 300 grandi tende americane e 200 fornelli da campo'. Circa 40 anni piu' tardi, lo stesso frate, con la stessa tonaca e il berretto nero, avrebbe lanciato un appello analogo ma questa volta diretto ai politici di Francia. 'Dirigenti eletti: e' arrivato il momento di agire affinche' tutti abbiano un alloggio... La Francia deve costruire case, ha le risorse per farlo', disse ad agosto del 2003, quando si stava manifestando una nuova ondata di senzatetto. All'abate Pierre nel 1992 fu conferita la Legion d'onore e il religioso fu anche proposto per il Nobel per la pace. In anni recenti i sondaggi lo indicavano come la figura piu' popolare della Francia, prima di politici e imprenditori. (...). Nell'affrontare uno dei temi piu' delicati della Chiesa cattolica, quello della castita' dei preti, a ottobre del 2005 ammise di avere avuto un rapporto sessuale dopo l'ordinazione a sacerdote. Ha vissuto gli ultimi anni in una casa per anziani fuori Rouen, nel sud-ovest della Francia". Tra le pubblicazioni recenti dell'Abbe' Pierre: Controcorrente, Emi, 1985; Il mistero della gioia, Emi, 1987; Lettere all'umanita', Emi, 1991; La voce degli uomini senza voce, Piemme, 1992; Amare sempre, Piemme, 1994; Testamento, Piemme, 1994; Dio e gli uomini, Bompiani, 1994; La voce degli uomini, Mondadori, 1995; Verita' scomode, San Paolo Edizioni, 1996; Una terra per gli uomini. Meditazioni, Queriniana, 1996; Dio e gli uomini. Un religioso scomodo, un laico impegnato: un grande dialogo spirituale, Bompiani, 1997; Beati gli ultimi, Mondadori, 1997; Amare sempre. Pensieri sulla vita, Piemme, 1998; Mi ero scordato del mio angelo custode, Piemme, 1998; Servire per primi. Via crucis, Edb, 1998; Grido le ingiustizie del mondo, Piemme, 1999; (con Albert Schweitzer), Lui e' il mio prossimo, Archinto, 1999; La voce degli uomini, Mondadori, 1999; Che cos'e' la vita? E perche' si muore? ... Spiegato ai bambini, Piemme, 2000; Parole, Le Lettere, 2002; Avrei voluto fare il marinaio, il missionario o il brigante. Appunti personali e selezione di pensieri, Borla, 2003; Confessioni, Queriniana, 2003; (con padre Pedro), Per un mondo di giustizia e di pace, Jaca Book, 2005; Foglie sparse, Fraternita' di Romena Onlus, 2005; Mio Dio... perche'? Piccole meditazioni sulla fede cristiana e il senso della vita, Garzanti Libri, 2006; Cinque minuti con Dio, Piemme, 2006; In cammino verso l'essenziale. Un appello ai giovani, Lindau. Tra le opere sull'Abbe' Pierre: Lucie Coutaz, Abbe' Pierre, Emi, Bologna; Jean-Marie Viennet, Abbe' Pierre, liberi per amare, Emi, Bologna 1996; Pierre Lunel, L' Abbe' Pierre. Una vita, Piemme, 2006] "Nel giorno del Giudizio... credo che la domanda che ci verra' posta sara' piu' simile a 'Sei stato credibile?' piuttosto che 'Sei stato credente?'". E' passato un anno da quando l'Abbe' Pierre si e' trovato nel giorno del Giudizio: non sappiamo se gli e' stata davvero rivolta la domanda che lui si immaginava e nessuno puo' rispondere per un altro se e' stato credente o meno, ma quello che sappiamo e che di lui possiamo dire e' che e' stato credibile e che come tale e' stato percepito da milioni di uomini e donne di ogni fede e convinzione etica. Credibile e' stata per oltre settant'anni la testimonianza di questo "ribelle per amore" che seppe inventare e organizzare la raccolta differenziata dei rifiuti per sostenere l'assistenza indifferenziata a ogni tipo di "rifiuto" della societa' del benessere. Il suo agire immediato, efficace, coinvolgente andava di pari passo con la sua parola schietta, bruciante, radicale: il "si', si'; no, no" evangelico non era per lui uno slogan, ma l'approccio convinto all'umanita' di Cristo e all'umanita' sofferente. Ormai ultranovantenne volle raccogliere alcuni dei pensieri che ne avevano sempre accompagnato l'azione, per presentarli ai giovani delle nuove generazioni. Ne e' nato In cammino verso l'essenziale. Un appello ai giovani (Lindau, pp. 174, euro 14) che si presenta come un discorso da cuore a cuore tra un anziano e i "suoi" giovani: suoi non per generazione fisica ne' per senso di possesso e di controllo, ma perche' abitati dai "suoi" sogni, dal desiderio di un mondo piu' abitabile, umano e fraterno. Non vi e' nessuna compiacenza affettata in queste pagine, nessuna mitizzazione della gioventu' come eta' favolosa anzi, vi e' se mai la percezione di una nuova stagione non certo facile per gli odierni ventenni; ma vi e' anche la convinzione che ogni generazione ha in se' l'anelito verso un'etica condivisa e la forza per tentare di tradurlo in azione quotidiana: e' perche' e' stato un uomo, un cristiano e un prete sempre capace di leggere nel cuore dei propri simili che l'Abbe' Pierre ha saputo risvegliare i cuori e le menti. In quel celeberrimo inverno del 1954 fu il freddo gelido delle strade di Parigi a fargli gridare "Amici miei, aiuto!" con la forza non della disperazione ma della consapevolezza che quel gelo non doveva impossessarsi dei cuori. Da quel momento e grazie alla lucidita' di quella intuizione, questo servitore dei poveri divenne una delle voci piu' credibili del Novecento, al di la' di ogni barriera ideologica o confessionale, una voce che non cessa di provocarci e di destarci dal torpore del sonno. Si', perche' se oggi tanti si interrogano su se stessi e sugli altri se siano o meno credenti, pochi si preoccupano di essere davvero credibili: ed e' invece di testimoni credibili che tutti, ma in particolare i giovani, abbiamo bisogno. 4. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "I BENI COMUNI" DI GIOVANNI FRANZONI [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa recensione, dal titolo "Un altro comunismo, per un futuro possibile". Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68. Giovanni Franzoni e' una delle figure piu' autorevoli della spiritualita' contemporanea, della solidarieta' con le persone ed i popoli oppressi, della pace e della nonviolenza; nato nel 1928 a Varna, in Bulgaria, dove il padre toscano si era trasferito per lavoro, cresciuto a Firenze, studente di teologia presso il Pontificio Ateneo di Sant'Anselmo di Roma, viene ordinato prete nel 1955, e negli anni sessanta insegna storia e filosofia nel Collegio di Farfa, monaco benedettino, nel marzo 1964 e' eletto abate dell'abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma, e' padre conciliare alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II; le sue prese di posizione contro il Concordato, contro la guerra nel Vietnam, di solidarieta' con le lotte operaie e popolari, gli procurano l'ostilita' delle gerarchie vaticane; animatore di comunita' cristiane di base, collabora dalla fondazione con la rivista ecumenica "Com-nuovi tempi" (poi divenuta "Confronti"); ha sempre partecipato al dibattito sociale ed etico intorno ai temi cruciali del nostro tempo da un punto di vista che tiene conto del pensiero religioso in modo libero e autonomo; da oltre quarant'anni la sua attivita' pratica e teorica e' rivolta alle popolazioni piu' povere del pianeta, senza dimenticare le responsabilita' e i problemi delle societa' avanzate. Dal sito www.cdbchieri.it riprendiamo la seguente notizia biografica: "Giovanni Franzoni, (Varna, Bulgaria, 1928) ha trascorso la sua giovinezza a Firenze, dove ha lavorato nella Dc. Maturata la vocazione sacerdotale nell'Azione Cattolica, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma e ha poi studiato teologia al Sant'Anselmo. Rettore del collegio di Farfa, nel marzo 1964 e' eletto abate dell'Abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma. Partecipa come padre conciliare alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II. Le sue prese di posizione contro il concordato tra Stato e Chiesa e contro la guerra nel Vietnam, come la solidarieta' espressa alle lotte operaie nel 1969 e nel 1970, gli procurano l'ostilita' del Vaticano e nel 1973 e' costretto a dimettersi dalla carica di abate. Nel 1974 prende posizione per la liberta' di voto dei cattolici per il referendum sul divorzio e viene sospeso a divinis. In occasione delle elezioni politiche del 1976, annuncia che votera' per il Pci e il 2 agosto dello stesso anno viene ridotto allo stato laicale. Animatore di comunita' cristiane di base, collabora, dalla fondazione con la rivista ecumenica 'Com-Nuovi tempi' (dal 1989 'Confronti'). E' redattore del mensile 'Input'". Tra le opere di Giovanni Franzoni: Tra le opere di Giovanni Franzoni: La terra e' di Dio, Com, Roma 1973 (recentemente riedita in edizione ampliata); Il mio regno non e' di questo mondo, Com, Roma 1974; Omelie a S. Paolo fuori le mura, Idoc-Mondadori, Milano 1974; Tra la gente, Com, Roma 1976; Il posto della fede, Coines, Roma 1977; Il diavolo, mio fratello, Rubbettino, Soveria Mannelli 1986 (tr. tedesca, Der Teufel mein Bruder, Koesel-Ver); Le tentazioni di Cristo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1990; La solitudine del samaritano, Theoria, Roma-Napoli 1993; Farete riposare la terra, Edup, Roma 1996; Giobbe. L'ultima tentazione, Com - Nuovi Tempi, Roma 1997; Lo strappo nel cielo di carta, Edup 1999; Anche il cielo e' di Dio, Edup, Roma 2000; con Mario Manacorda, Le ombre di Wojtyla, 2000; La donna e il cerchio, 2001; Ofelia e le altre, Datanews, Roma 2001; La morte condivisa, Edup, Roma; Eutanasia. Pragmatismo, cultura, legge, Edup, Roma 2004; I beni comuni, Edup, Roma 2006] Giovanni Franzoni, I beni comuni, Edup, Roma 2006, pp. 330, euro 20. * Giovanni Franzoni e' una testa pensante del cattolicesimo critico (detto anche "del dissenso"). Come abate di S. Paolo fuori le mura partecipo' al Concilio. Per motivi di politica ecclesiastica fu restituito d'autorita' allo stato laicale nel 1976. E' venuto a Torino il 25 gennaio alla Torre di Abele per la presentazione di questo suo libro. Ha voluto ricordare che Michele Pellegrino una volta ando' a casa sua a Roma a chiedergli "perdono per come ti abbiamo trattato", assumendosi cosi' la responsabilita' collegiale, che pure non era personale, di quella vicenda ecclesiastica. Consiglio di entrare nel libro dal fondo, leggendo il dialogo fra Techne e Res (del 2005), cioe' la Tecnica, l'Immaginazione e la Natura, con un intervento del saggio Kant. Questo testo ironico e amaro ricapitola i temi trattati da Franzoni lungo 35 anni. Nel 1973 con la pastorale La terra e' di Dio affrontava l'appropriazione speculativa del territorio a Roma, che implicava anche istituzioni ecclesiastiche. Pellegrino, che nel '72 aveva posto con energia il problema della casa a Torino, entro' in dialogo con Franzoni sul tema. Nel 1996 con Farete riposare la terra, in vista del Giubileo, Franzoni proponeva una "moratoria della crescita illimitata". Nel 2000 Anche il cielo e' di Dio allargava ancora il raggio dell'attenzione, trattando dei diritti della popolazione del pianeta a fruire della ricchezza del sistema solare, contro la corsa gia' iniziata, da parte delle potenze, all'appropriazione dello "spazio esterno". Cosi', il tema passa dal suolo urbano, alla biosfera, all'universo cosmico. Nelle Ri-trattazioni (2003), ovvero riprese e precisazioni, Franzoni approfondisce l'esigenza di un diritto internazionale dei beni comuni, configurando l'umanita' intera come soggetto di diritto, anche in base al fatto che gia' ora una quantita' di preziosi beni dell'universo - scoperte fondamentali come la ruota, la navigazione, la scrittura, ecc. - sono eredita' indivisa di tutti gli umani non brevettabile, non privatizzabile. Cosi' deve essere, per esempio, per i medicinali necessari. Per lo "spazio esterno" e' necessaria una moratoria dell'appropriazione delle cose di tutti. Nelle religioni creazioniste c'e' il fondamento della destinazione universale dei beni, ma hanno tutte trovato compromessi con la divisione sociale tra ricchi e poveri. Il pensiero femminile puo' apportare un correttivo importante al carattere patriarcale-dominativo delle culture tradizionali. Rispondendo a domande dei molti presenti, l'autore ha riconosciuto che il comunismo, al di la' del sovietismo fallito, ritorna come esigenza universale dell'umanita', perche' un futuro sia possibile. In questa ricerca c'e' una linea religiosa, sulla quale le religioni possono elaborare una posizione comune, e una linea laica, che definisca giuridicamente la titolarita' universale dei beni di tutti. 5. LIBRI. MONICA RUOCCO PRESENTA "UNA PRIMAVERA DI FUOCO" DI SAHAR KHALIFAH [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 gennaio 2008, col titolo "Da Sahar Khalifah scorci sulla storia palestinese" e il sommario "In Primavera di fuoco, appena uscito per Giunti, la scrittrice palestinese descrive due fratelli che si ritrovano su fronti opposti sullo sfondo della seconda intifada". Monica Ruocco e' docente di lingua e letteratura araba all'Universita' di Palermo; saggista, traduttrice, autrice di diversi lavori in volume e in riviste sulla letteratura dei paesi arabi (e' autrice tra l'altro delle voci sulla letteratura di Algeria, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Libia, Libano, Marocco, Mauritania, Malta, Oman, Palestina, Siria, Sudan, Tunisia, Yemen per l'Enciclopedia de Agostini, aggiornamento 1997); redattrice della rivista scientifica "Oriente Moderno" pubblicata dall'Istituto per l'Oriente "A. Nallino" di Roma dal 1994; ha partecipato come relatrice a convegni nazionali e internazionali; ha organizzato il convegno della Societa di studi per il Medio Oriente su "Pace e guerra nel Medio Oriente in eta moderna e contemporanea" (Universita di Lecce, 2004); partecipa a vari progetti di ricerca internazionali. Tra le opere di Monica Ruocco: Il mondo arabo, Pendragon; L'intellettuale arabo tra impegno e dissenso, Jouvence, Roma 1999; (a cura di), Migrazioni: idee, culture, identita in Medio Oriente e Nord Africa, numero speciale della rivista "Meridione. Sud e Nord nel Mondo", III, 1-2, 2003. Sahar Khalifah, scrittrice e intellettuale impegnata per i diritti umani, vive ad Amman ed e' una delle voci piu' autorevoli della letteratura palestinese; impegnata nella denuncia della condizione della donna nella societa' araba contemporanea, ha fondato il "Centro per le donne" a Nablus, Amman e Gaza. Opere di Sahar Khalifah: La svergognata. Diario di una donna palestinese, Giunti, Firenze 1989; La porta della piazza, Jouvence editore, Roma 1994; Terra di fichi d'India, Jouvence, Roma. 1996; Una primavera di fuoco, Giunti, Firenze 2008] La centralita' delle donne palestinesi nella formazione dell'identita' nazionale, e il loro prezioso ruolo di custodi della memoria storica di un popolo sono gli elementi alla base del romanzo Primavera di fuoco della scrittrice Sahar Khalifah, che esce in questi giorni per Giunti nella coinvolgente traduzione di Leila Mattar (pp. 333, euro 14,50) Alla fine del libro la scrittrice dichiara la propria riconoscenza alle donne di un quartiere della vecchia Nablus - citta' che fa da sfondo alle vicende narrate - che "hanno spalancato le loro memorie come finestre" regalandole racconti "colmi di particolari e di sentimenti profondi". Ma da parte sua Sahar Khalifah, le donne palestinesi le conosce molto bene. E' stata infatti proprio lei a fondare nel 1989, dopo avere conseguito negli Stati Uniti un dottorato in Women's Studies, il primo centro di ricerche sulla condizione femminile nei Territori Occupati. Alla sede di Nablus (la citta' dove la scrittrice e' nata nel 1941) se ne sono poi aggiunte altre due, a Gaza (nel '91) e ad Amman (nel '94). La sua carriera letteraria era invece iniziata subito dopo il 1967, con la pubblicazione di un romanzo, Non saremo piu' le vostre schiave (Lan na'ud giawari lakum, 1972), considerato il primo testo palestinese ad affrontare apertamente temi legati alla questione femminile. Un impegno sociale e politico che, di pari passo con quello letterario, ha portato Khalifah - insignita nel 2006 del premio Mahfuz per la narrativa al Cairo - a diventare l'autore palestinese piu' tradotto dopo Mahmud Darwish. Ideale seguito di Terra di fichi d'India (Jouvence 1996) e La porta della piazza (Jouvence 1994), Primavera di fuoco e' ambientato nel 2002 nel pieno della seconda intifada quando i Territori Occupati erano sconvolti dagli attacchi israeliani a Nablus, dall'assedio alla Muqata, residenza di Arafat e sede dell'Autorita' palestinese a Ramallah, e dalla costruzione del Muro. Sahar Khalifah racconta le vicende di una famiglia che vive nel campo profughi di 'Ein al-Murgian e, anche qui, seguendo una abituale strategia narrativa della scrittrice, i protagonisti del romanzo si ritrovano su fronti opposti. Se in Terra di fichi d'India i due cugini rappresentavano il conflitto tra i palestinesi della diaspora e quelli costretti a convivere con gli occupanti, e nella Porta della piazza Sahar Khalifah riproduceva il dualismo tra uomini e donne durante la prima intifada, Primavera di fuoco ruota intorno al rapporto di due fratelli che rappresentano la nuova realta' sociale della Palestina: entrambi vorrebbero trovare riscatto dall'occupazione nell'arte, Magid nella musica e Ahmad nella pittura e nella fotografia, ma si ritrovano coinvolti, forse loro malgrado, nella resistenza. Magid, che sognava di diventare una star al pari dei cantanti egiziani, viene ferito in uno scontro a fuoco e trovera' rifugio nella residenza di Arafat durante l'assedio mentre Ahmad, in seguito a varie disavventure, conoscera' il carcere e dovra' affrontare l'occupante. Sahar Khalifah non ritrae pero' in modo schematico ne' i protagonisti (intensi in particolare gli incontri tra Ahmad e Mira, una giovane israeliana figlia di coloni), ne' gli altri personaggi, resi sempre con realismo e partecipazione. L'attenzione della scrittrice alle sfumature e ai dettagli riesce a dare vita a uno scenario complesso. Complesso come il territorio palestinese che, dal punto di vista geografico, pare "una camicia fatta a brandelli: il colletto qui e la manica laggiu'", oppure come il suo popolo che comprende "un contadino di Tubas, un beduino di Khan Yunis, un intellettuale di Ramallah, uno che dice una parola in arabo e una in inglese, e poi ragazze che giocano in pantaloncini corti e spose avvolte in tuniche e veli". Dal lato israeliano il miscuglio appare altrettanto ricco: "un colono canadese, altri che arrivano da Parigi, Roma, Londra, e poi dalla Bulgaria e dalla Romania, neri che vengono dall'Abissinia e dall'Etiopia". Su tutti irrompe la storia: da una parte gli israeliani che occupano, o meglio rioccupano i Territori palestinesi e, dall'altra parte, l'establishment corrotto dell'Autorita' e i vari gruppi piu' o meno armati che si contendono il potere e costringono i palestinesi a combattere una doppia occupazione, esterna e interna. Le vite di Magid e Ahmad si incrociano con quelle delle donne, inermi di fronte a quelle ruspe che, come bestie mitologiche, sprofondano nelle viscere della terra sradicando gli ulivi e divorando ogni cosa. Alle ruspe si oppongono anche i pacifisti israeliani e stranieri, ed e' chiaro l'omaggio a Rachel Corrie, la pacifista americana uccisa da un bulldozer israeliano. Fin dai suoi primi romanzi, Sahar Khalifah persegue fermamente lo scopo di registrare con scrupolo e sincerita' i diversi periodi della storia palestinese. In Primavera di fuoco questa cronaca assume una connotazione estremamente realistica grazie al carattere colloquiale della parola scritta e alla misteriosa voce narrante che, forse, appartiene a uno dei personaggi della scrittrice o alle donne della vecchia Nablus. E la saga continua: al-Mirath, "L'eredita'", il romanzo che Sahar Khalifah ha scritto dopo gli accordi di Oslo, e' in preparazione presso la casa editrice Ilisso di Nuoro. 6. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008 Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia 2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007, euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse. L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 7. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008 Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di "antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo. Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 357 del 6 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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