Minime. 346



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 346 del 26 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Una cosa che chiunque capisce
2. Mao Valpiana: Giornalismo e nonviolenza. L'esempio di Gandhi
3. Umberto Santino: Cuffaro e dintorni. Ovvero: appunti per una
fenomenologia dell'indecenza
4. Ad Orte scalo contro l'aeroporto
5. A Bolzano il 30 gennaio
6. A Piacenza il 30 gennaio e il 2 febbraio
7. A Vicenza il 30 gennaio
8. Maria Antonietta Saracino presenta "Turpestato" di Sony Labou Tansi
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA COSA CHE CHIUNQUE CAPISCE

Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, molti
elettori e molte elettrici che vogliono essere persone oneste non potranno
votare alle prossime elezioni.
*
Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, molti
elettori e molte elettrici che vogliono essere persone democratiche e di
sinistra non potranno votare alle prossime elezioni.
*
Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, molti
elettori e molte elettrici che vogliono essere persone di pace, solidali con
l'umanita' intera e sollecite della biosfera, non potranno votare alle
prossime elezioni.
*
Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, molti
elettori e molte elettrici il cui voto e' determinante per impedire la
vittoria della coalizione della destra piu' oltranzista, nazista  e mafiosa,
non potranno votare alle prossime elezioni.
*
Se non altro per questo, per consentire a tante persone (persone di tenace
concetto, di retto sentire, di volonta' buona) di votare, di godere ancora
del diritto e del piacere di votare, di usare dello strumento democratico
del voto per affermare giustizia e liberta', verita' e  responsabilita',
solidarieta' e dignita', e' indispensabile presentare liste della sinistra
della nonviolenza alle prossime elezioni.

2. EDITORIALE. MAO VALPIANA: GIORNALISMO E NONVIOLENZA. L'ESEMPIO DI GANDHI
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci messo a
disposizione in anteprima l'editoriale (dal titolo "Giornalismo e
nonviolenza. La forza delle parole") del numero 1-2 di gennaio-febbraio 2008
di "Azione nonviolenta", un prezioso fascicolo monografico dedicato a
"Gandhi giornalista".
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile
chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
Per contattare la redazione, la direzione o l'amministrazione di "Azione
nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a
venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org,
sito: www.nonviolenti.org
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e'
nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007.
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo
pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara,
L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega,
Torino 2006]

Oggi l'informazione e' in crisi. I giornali sono strumenti di potere e
manipolazione, asserviti al lucro degli editori che vivono di contributi
statali e pubblicita'. La liberta' di stampa e' soffocata dal mercato.
"Azione nonviolenta" ha sempre rifiutato questa logica, e grazie solo alla
fiducia e al consenso dei suoi lettori ha mantenuto la propria indipendenza
e dignita', al servizio della nonviolenza. Con questo numero, rinnovato
nella grafica, la nostra rivista entra nel suo quarantacinquesimo anno di
vita. Lo facciamo con un fascicolo monografico dedicato al giornalismo
nonviolento inaugurato cento anni fa dal giornalista Gandhi, che ha
inventato la parola Satyagraha per definire il suo movimento e poterne
scrivere per farlo conoscere a tutto il mondo. A quel giornalismo ci
ispiriamo. La nonviolenza, oggi come ieri, e' forza della verita', e' parola
che entra nella storia.
*
L'iconografia gandhiana solitamente ci mostra il Mahatma come un marciatore
alla testa dei suoi, un digiunatore a letto, un asceta in preghiera, un
oratore davanti a folle enormi, un prigioniero dietro le sbarre; nei filmati
d'epoca lo vediamo spesso in viaggio in India o in Inghilterra; le
fotografie ufficiali lo ritraggono con il vicere' o con le nipoti. Raramente
lo vediamo con la penna in mano, intento a scrivere. Eppure Gandhi, oltre
che avvocato, politico, santo, fu soprattutto un giornalista. I cento volumi
dei "Collected works of Mahatma Gandhi" ci confermano che Gandhi scrisse
moltissimo. Uno dei motivi per cui ringraziava chi lo incarcerava era che le
quattro pareti bianche intorno gli consentivano di concentrarsi
esclusivamente su preghiera e scrittura, i due pilastri della sua vita. "Non
puo' esservi posto per la menzogna nei miei scritti, perche' e' mia
incrollabile fede che non vi e' altra religione che la Verita'".
Dunque per Gandhi giornalismo e nonviolenza sono un binomio indissolubile.
E' lui stesso a raccontarcelo: "Mi sono dedicato al giornalismo... per
appoggiare quella che ho creduto essere la missione della mia vita. Sono
ansioso, anzi impaziente, di dimostrare che non vi e' rimedio ai molti mali
della vita salvo che nella nonviolenza".
Le "regole" di Gandhi, per scrivere in spirito di verita', sono semplici e
chiare: "ogni parola e' oggetto di meditazione e ponderazione, non una e'
scritta con voluta esagerazione o semplicemente per far piacere a
qualcuno... per essere coerente con la mia fede non posso scrivere con ira o
malizia, non posso scrivere oziosamente, o per eccitare la passione...
Spesso la mia vanita' detta un'espressione brillante, o l'ira un aggettivo
duro. E' una prova terribile ma un buon esercizio strappare queste erbacce".
*
La scrittura di Gandhi ha uno stile asciutto e lineare. Con parole semplici
arriva alla profondita' del suo pensiero. Sapeva di rivolgersi a gente in
gran parte ancora analfabeta, che avrebbe sentito leggere quegli articoli
durante le assemblee serali di villaggio. Il suo doveva essere insieme un
giornalismo militante ed educativo. Doveva elevare un popolo, e mobilitarlo.
Il giornale doveva essere letto e compreso da tutti. Gandhi mira percio',
nella scelta dei temi e del vocabolario usato, a stabilire un intimo legame
fra il direttore ed i lettori: "Settimana dopo settimana ho messo tutta la
mia anima in quelle colonne".
Naturalmente i giornali fondati da Gandhi non avevano scopo di lucro, ma
egli si occupava di tutti gli aspetti editoriali, anche quello economico.
Nella sua autobiografia, parlando di "Indian Opinion", ci racconta: "Non
pensavo di dover investire del denaro in questo giornale, ma presto mi
accorsi che non avrebbe potuto continuare ad esistere senza il mio aiuto
economico... sospenderlo a questo punto sarebbe stato una vera perdita,
oltre che una disgrazia. Cosi' continuai ad immettervi il mio denaro,
sinche' alla fine vi riversai tutti i miei risparmi: ricordo che in un certo
periodo ci rimettevo 75 sterline al mese".
Egli, come in tutti gli aspetti della sua vita spirituale e materiale, cerca
di avvicinarsi alla perfezione anche nel giornalismo: "Il lettore scorre le
pagine di 'Young India' discretamente rifinite e talvolta, con Romain
Rolland, e' propenso a dire 'che vecchio perfetto dev'essere!'. Bene, sappia
il mondo che questa perfezione e' coltivata ansiosamente e piamente... e il
lettore sappia che quando questa perfezione sara' diventata perfettamente
naturale, vale a dire quando io saro' diventato incapace di male e nulla di
duro o altezzoso occupera', sia pure momentaneamente, il mondo del mio
pensiero, allora e soltanto allora la mia nonviolenza muovera' tutti i cuori
del mondo. Non ho proposto a me e al lettore una prova o un ideale
impossibile. E' privilegio e diritto innato dell'uomo. Abbiamo perduto il
paradiso solo per riconquistarlo".

3. EDITORIALE. UMBERTO SANTINO: CUFFARO E DINTORNI. OVVERO: APPUNTI PER UNA
FENOMENOLOGIA DELL'INDECENZA
[Dal sito del Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" (per
contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax:
0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo
il seguente articolo, precedentemente apparso nell'edizione palermitana del
quotidiano "La Repubblica" il 23 gennaio 2008 con il titolo "Il doppio volto
della sentenza".
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934]

Siamo ormai in piena overdose di indecenza e temo che non sia agevole
trovare l'antidoto per uscirne. La sentenza che condanna Cuffaro a 5 anni di
carcere per favoreggiamento a singoli mafiosi (questa e' la lettura che
danno del dispositivo i procuratori Grasso e Messineo, mentre Cuffaro e i
suoi avvocati escludono qualsiasi riferimento a imputati o condannati per
mafia), ma non alla mafia nel suo complesso, e' un capolavoro di
bizantinismo e viene incontro all'attesa del presidente che aveva piu' volte
manifestato il suo pensiero: se non mi condannano per mafia resto al mio
posto. Difficile dire quanto gli abbiano giovato le preghiere dei suoi amici
o quanto sia piu' terrenamente da addebitare a una giustizia che non e'
nuova a sortite del genere. Gia' con il processo Andreotti si era messo a
punto un modello: quello del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno, cosi' sono
contenti tutti. Contenta la Procura che otteneva l'accertamento del delitto
di associazione semplice fino al 1980, ma impunibile perche' prescritto;
contento l'imputato che da quell'anno in poi veniva riconosciuto innocente e
santificato come antimafioso. Ora, sulla linea di quel precedente, Cuffaro
viene condannato per favoreggiamento senza l'aggravante mafiosa, in base a
un'interpretazione delle norme vigenti che sara' correttissima per gli
addetti ai lavori ma e' indigeribile sul piano logico: non si capisce come
favorire dei mafiosi, che sono tali per l'appartenenza all'organizzazione,
non significhi favorire la mafia. Si aggiunga che il reato per cui e' stato
condannato e' soggetto a rapida prescrizione, che l'esclusione perpetua dai
pubblici servizi scatta solo con sentenza definitiva, che con ogni
probabilit‡ non ci sara' mai. E volete che Toto' non festeggiasse con vassoi
di cannoli? La stampa annuncia che due magistrati, che a quanto pare hanno
idee un po' diverse, indagano per incriminare Cuffaro per concorso esterno
ma non e' detto che ci riescano. Il precedente non puo' non pesare come non
puo' non aver pesato su quanto e' accaduto la scelta dell'allora procuratore
capo di andarci piano e puntare solo sul favoreggiamento, con il risultato
di produrre profonde spaccature nel palazzo di giustizia.
Ora, giustissimamente, l'opposizione, le associazioni, finora qualche
migliaio di persone, chiedono che Cuffaro si dimetta e dalla maggioranza
arrivano prese di distanza da Micciche' e perfino da Dell'Utri che ha sulle
spalle una condanna per concorso, ma si riuscira' a scalzare Toto' dalla
poltrona?
Mi auguro che ci si riesca, perche' la vergogna e' troppo grande, ma i
problemi che ci troviamo di fronte vanno oltre le disavventure di un singolo
personaggio. Per cominciare, una giustizia che, sulla base di una
legislazione antimafia, frettolosa, contraddittoria e lacunosa, picchia duro
su capi e gregari ma balbetta sul sistema di relazioni che fanno forte e,
finora, indistruttibile il potere mafioso. Si continua con un vero e proprio
imbarbarimento della vita politica: l'antico clientelismo ha lasciato spazio
all'illegalita' sistemica e diffusa, grembo ospitale per il proliferare
delle mafie. Gli elettori siciliani hanno votato Cuffaro pur sapendo che era
indagato: gli interessi di molti, le attese di tanti evidentemente hanno
pesato piu' delle inchieste giudiziarie o forse le inchieste sono servite ad
aureolare il volto tondeggiante di Toto'. Qualcuno parla di una "questione
meridionale" irrisolta precipitata in questione criminale, ma, per fare
qualche esempio, le montagne di rifiuti campani prima che prodotto dei
camorristi lo sono di politici sedicenti di sinistra incapaci e pasticcioni.
E le ultime vicende di Mastella rimandano alle scelte dell'attuale governo:
non ci voleva molto a capire che tutto avrebbe dovuto fare meno che il
ministro della giustizia. Se il centrodestra inclina al criminale, ma e'
riuscito finora a salvare un bel po' di penne, il centrosinistra si e'
liquefatto, ben piu' delle previsioni di Bauman.
Per una fenomenologia dell'Italia contemporanea non guasta aggiungere
qualcosa sui rapporti con il Vaticano. Un rettore ha la felice idea di
invitare il papa all'inaugurazione dell'anno accademico, alcuni dicono: cosa
c'entra il papa e ricordano che questo papa non perde occasione per
proclamare la superiorita' della fede sulla scienza. La lettera di 67
docenti e l'annuncio di proteste di qualche centinaio di studenti vengono
bollati come intolleranza e si ha un miracoloso rovesciamento delle parti:
la chiesa e' per la liberta' di pensiero, gli scienziati che ricordano il
processo a Galilei sono dei "laicisti" come oggi si dice, fanatici e
antidemocratici. E, su invito del cardinal Ruini, in duecentomila accorrono
in piazza san Pietro per essere vicini al papa a cui si sarebbe impedito di
parlare. Tra di essi parecchi del neonato Partito democratico che e'
certamente meno laico della Dc degasperiana.
Per una fenomenologia dell'eta' contemporanea il materiale basta e avanza...

4. INIZIATIVE. AD ORTE SCALO CONTRO L'AEROPORTO
[Riportiamo il seguente comunicato dal titolo completo "Il 25 gennaio 2008
ad Orte scalo contro l'aeroporto il 'Centro di ricerca per la pace' di
Viterbo diffonde un documento informativo"]

Il 25 gennaio 2008 ad Orte scalo il "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo ha diffuso tra la cittadinanza ed i viaggiatori un documento
informativo sulle gravi conseguenze della realizzazione del devastante
mega-aeroporto di Viterbo.
Molto interesse ha suscitato il dettagliato documento diffuso e
l'illustrazione di esso da parte del responsabile della struttura pacifista
viterbese.
Ancora una volta si conferma che quando i cittadini vengono correttamente
informati essi concordano con il movimento che si oppone alla nociva e
distruttiva opera aeroportuale, condividono la necessita' di ridurre
drasticamente il trasporto aereo, sostengono la proposta di un modello di
mobilita' che migliori il trasporto pubblico terrestre e particolarmente le
ferrovie, e di un modello di sviluppo che valorizzi e non distrugga i beni
ambientali e culturali, le autentiche vocazioni produttive locali, le
risorse materiali e civili del territorio e della comunita'.
Ancora una volta si conferma che quando si propone un'informazione adeguata
i cittadini si pronunciano in difesa del diritto alla salute, si esprimono
in difesa di un ambiente salubre e vivibile, si pronunciano contro le
sperpero del pubblico denaro, si pronunciano in difesa dei diritti sociali
della popolazione.
Il devastante progetto del mega-aeroporto a Viterbo e' privo delle verifiche
e quindi dei requisiti previsti dalla vigente legislazione in materia di Via
(Valutazione d'impatto ambientale), Vas (Valutazione ambientale strategica),
Vis (Valutazione d'impatto sulla salute).
Il devastante progetto del mega-aeroporto a Viterbo produrrebbe un enorme
inquinamento, in un territorio come l'Alto Lazio che gia' subisce la
presenza di molti fattori gravemente inquinanti. Inquinamento atmosferico,
inquinamento acustico, inquinamento elettromagnetico. Inquinamento che
provoca gravi patologie.
Il devastante progetto del mega-aeroporto a Viterbo costerebbe al pubblico
erario una spesa enorme, spesa che andrebbe a vantaggio di pochi speculatori
e a danno della collettivita'. I denari pubblici devono invece essere usati
per opere e servizi a beneficio dei cittadini e non a loro danno.
Il devastante progetto del mega-aeroporto a Viterbo danneggerebbe
rilevantissimi beni naturalistici, storici, culturali, sociali, terapeutici
ed economici. Danneggerebbe l'intera comunita' altolaziale.
Il devastante progetto del mega-aeroporto a Viterbo incrementerebbe
ulteriormente un trasporto aereo che gia' contribuisce in ingente misura
all'effetto serra, ovvero al surriscaldamento del clima che costituisce oggi
la prima e piu' drammatica emergenza ambientale mondiale. L'Onu, la
comunita' scientifica internazionale, gli statisti piu' avvertiti,
l'opinione pubblica informata, i popoli del sud del mondo, chiedono da anni
di ridurre l'effetto serra che sta provocando una immensa catastrofe. Per
ridurre l'effetto serra e' indispensabile ridurre le emissioni inquinanti:
ridurre il trasporto aereo, cosi' come il traffico veicolare privato, e' una
priorita' assoluta.
Realizzare un mega-aeroporto a Viterbo e' un danno enorme e un'enorme
follia. Occorre impedire questo danno e questa follia. Occorre piuttosto
ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo. Cominciando da
Ciampino, che da anni e' vittima dell'enorme nocivita' dell'aeroporto.
I cittadini dell'Alto Lazio, quando hanno la possibilita' di disporre di una
corretta informazione, scelgono di difendere la salute, l'ambiente, il bene
pubblico, i diritti di tutti. Scelgono di difendere la legalita' e la
democrazia.
Nei prossimi giorni il movimento che si oppone al disastroso mega-aeroporto
realizzera' altre iniziativa di informazione, sensibilizzazione,
coscientizzazione, partecipazione democratica.

5. INCONTRI. A BOLZANO IL 30 GENNAIO
[Da Francesco Comina (per contatti: francesco.comina at gmail.com) riceviamo e
diffondiamo]

Primo convegno nazionale: "Il Mahatma letto da quattro angolature diverse.
Il futuro di Gandhi. A sessant'anni dalla scomparsa (30 gennaio 1948)".
Il Centro per la pace del Comune di Bolzano apre una riflessione
interculturale sul tema della nonviolenza con alcuni relatori di primo piano
del panorama italiano, come mons. Luigi Bettazzi, testimone degli eventi che
hanno segnato l'Italia negli anni Sessanta e Settanta,  Enrico Peyretti, uno
dei maggiori studiosi di Gandhi, membro del Peace Recherche Institut.
Mercoledi' 30 gennaio, ore 20,30, Sala di Rappresentanza del Comune, vicolo
Gumer 7. Bolzano.
*
Sono passati sessant'anni dalla morte del profeta della nonviolenza. Poche
ore prima di venire colpito da una pallottola Gandhi disse: "Se anche ora
venissi colpito da una pallottola e nel morire pronunciassi solamente il
nome di Dio allora significa che il mio intento e' stato raggiunto".
L'intento di Gandhi era quello di rendere l'umanita' nonviolenta, ossia
capace di risolvere le controversie non attraverso l'uso della forza ma
attraverso la forza insopprimibile della ragione e del buon senso.
Ora, dopo sessant'anni, ci accorgiamo che Gandhi e' stato un uomo del
futuro. La sua azione si spalanca nel futuro. Ecco perche' abbiamo scelto di
dare come titolo all'incontro "Il futuro di Gandhi", perche' sempre piu' la
sua azione, la sua forza della verita' (satyagraha) diventera' il principio
della saggezza politica dell'avvenire.

6. INCONTRI. A PIACENZA IL 30 GENNAIO E IL 2 FEBBRAIO
[Dall'associazione Ariel (per contatti: tel. 0523976738, e-mail:
info at associazione-ariel.it, sito: www.associazione-ariel.it) riceviamo e
diffondiamo]

L'associazione Ariel (per contatti: tel. 0523976738, sito:
www.associazione-ariel.it) promuove il convegno "Neotopia. La nonviolenza di
Gandhi per la democrazia partecipata oggi" che si terra' a Piacenza il 30
gennaio e il 2 febbraio 2008.
*
Sessant'anni fa, attorno alle cinque pomeridiane del 30 Gennaio 1948, nel
giardino di casa Birla dove ogni giorno teneva i suoi incontri di preghiera
aperti a tutte le religioni, Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma, veniva
assassinato da un fanatico indu'.
Motivo di tanto odio l'amore incondizionato, e il profondo senso di
giustizia ed equanimita', che Gandhi dimostrava nei confronti dei musulmani;
troppo amore, dunque, la sua colpa agli occhi dei fanatici intolleranti.
Per questa assurda ragione il mondo fu privato della guida dell'uomo di cui
Albert Einstein avrebbe detto: Le generazioni a venire difficilmente
potranno credere che un uomo simile abbia camminato in carne e ossa sulla
Terra.
E' probabilmente vero che Gandhi, come egli stesso affermo' piu' volte, non
abbia inventato nulla di nuovo: la verita' e la nonviolenza, soleva dire,
sono antiche come le montagne.
Ma oggi piu' che mai e' chiaro al mondo che la sua lettura in chiave
spirituale dei nodi politici, economici e sociali che affliggono la societa'
moderna rimane di straordinaria attualita' e utilita'.
Questo convegno si pone dunque come momento di confronto e progettualita'
per il risveglio di una coscienza spirituale, etica e sociale che favorisca
la conversione delle odierne societa' strutturalmente violente in comunita'
nonviolente basate sui valori da sempre insegnati dai maestri spirituali
dell'umanita'.
*
Programma
Mercoledi' 30 gennaio 2008, LX anniversario dell'assassinio di Mohandas K.
Gandhi, ore 21, sala convegni dell'Unione dei Commercianti, str. Bobbiese 2
(Galleana), Piacenza: "L'eredita' del Mahatma e i maestri italiani della
nonviolenza".
Videoproiezione di documenti rari su Gandhi, Vinoba e i discepoli italiani.
Intervengono: padre Anthony Elenjimittam, monaco domenicano e discepolo
diretto del Mahatma Gandhi, fondatore della Missione Sat-Chit-Ananda di
Assisi per il dialogo interreligioso; Federico Fioretto, ricercatore,
vicepresidente dell'Associazione Ariel, Gazzola (Piacenza); Daniele Novara,
direttore del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti
di Piacenza; Giovanni Salio, presidente del Centro Studi Sereno Regis di
Torino, membro del Mir ñ Movimento Nonviolento e della rete Transcend.
*
Sabato 2 febbraio 2008, ore 9, cinema teatro Politeama, via S. Siro, 7,
Piacenza: "Fondamenti, attualita' e urgenza dell'azione nonviolenta".
In apertura dei lavori: Alexia canta John Lennon.
Introduzione dei lavori: Federico Fioretto, vicepresidente Associazione
Ariel; intervengono: Ervin Laszlo, fondatore e presidente del Club di
Budapest (in video); don Albino Bizzotto, fondatore e presidente di "Beati i
costruttori di pace"; Silvana Borgognini, docente di Biologia delle
popolazioni umane presso il corso di laurea in Scienze della Pace
dell'Universita' di Pisa; Piero Giorgi, del Centro Europeo di Gargnano
(Brescia), Adjunct Professor all'Australian Centre for Peace and Conflict
Studies - Faculty of Sociology, University of Queensland, Brisbane; Enrico
Peyretti, del Centro Studi Sereno Regis di Torino, fondatore del mensile "Il
foglio". Vi sara' spazio per le domande del pubblico.
*
Sabato 2 febbraio 2008, ore 15, Aula Magna I.s.i.i. "G. Marconi", via IV
Novembre 122, Piacenza: primo tavolo di dibattito: "L'educazione alla
democrazia partecipata e alla nonviolenza"; intervengono: Valeria Ando',
docente di Lingua e civilta' greca e responsabile del laboratorio "Pensiero
femminile e nonviolenza di genere" all'Universita' di Palermo; Piero Giorgi,
del Centro Europeo di Gargnano (Brescia), Adjunct Professor all'Australian
Centre for Peace and Conflict Studies - Faculty of Sociology, University of
Queensland, Brisbane; Daniele Novara, direttore del Centro psicopedagogico
per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza; Pierpaolo Triani,
docente di Metodologia dell'integrazione sociale e Metodologia del lavoro
socio-educativo all'Universita' cattolica di Piacenza; vi sara' spazio per
le domande del pubblico.
Secondo tavolo di dibattito: "La forza della nonviolenza nelle esperienze
comunitarie"; intervengono: Antonino Drago, docente di Strategie di difesa
popolare nonviolenta all'Universita' di Pisa, alleato dell'Arca; Elfo
Frassino (Antonio Bernini), presidente Conacreis - coordinamento nazionale
comunita' di ricerca etica, interiore e spirituale; Vincenzo Linarello,
presidente del Consorzio di cooperative sociali Goel, animatore delle
Comunita' libere di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria); Silvana Panciera,
premio "Donna d'Europa" 1995 (per il Belgio) per l'impegno socioculturale,
del Centro Europeo di Gargnano (Brescia); vi sara' spazio per le domande del
pubblico.
Intervento conclusivo: padre Alex Zanotelli: missionario comboniano, della
comunita' "Crescere insieme" di Napoli.

7. INCONTRI. A VICENZA IL 30 GENNAIO
[Da Francesco e Adelina Ambrosi (per contatti:
ambrosi.francesco at fastwebnet.it) riceviamo e diffondiamo]

A 60 anni dalla morte di Gandhi, il profeta della nonviolenza e dei diritti
civili, una serata di riflessione, approfondimento e commemorazione.
Mercoledi' 30 gennaio 2008, ore 20,30, presso l'Istituto saveriano missioni
estere, in viale Trento n. 119, a Vicenza, proiezione di un filmato su
Gandhi; seguiranno gli interventi: "Attualita' del messaggio di Gandhi, a
cura di Matteo Soccio (Movimento Nonviolento); "Obiezione di coscienza alla
guerra: ua testimonianza" di Russel Hoitt (ex soldato Usa della caserma
Ederle di Vicenza).
Organizzano l'iniziativa il Movimento Internazionale della Riconciliazione,
il Movimento Nonviolento, la Rete Lilliput.

8. LIBRI. MARIA ANTONIETTA SARACINO PRESENTA "TURPESTATO" DI SONY LABOU
TANSI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 gennaio 2008, col titolo "La storia
declamata di Labou Tansi. Una satira sferzante della corruzione" e il
sommario "Apparso nel 1981, Turpestato, romanzo breve dell'autore congolese,
e' uscito da poco per la sigla Le Nuove Muse. Un esempio fra i tanti
dell'attenzione che le piccole case editrici dimostrano verso i testi
africani".
Maria Antonietta Saracino, anglista, insegna all'Universita' di Roma "La
Sapienza"; si occupa di letterature anglofone di Africa, Caraibi, India e di
multiculturalismo. Ha curato numerosi testi, tra cui Altri lati del mondo
(Roma, 1994), ha tradotto e curato testi di Bessie Head (Sudafrica), Miriam
Makeba (Sudafrica), la narrativa africana di Doris Lessing e Joseph Conrad,
testi di Edward Said, di poeti africani contemporanei, di Aphra Behn; ha
curato Africapoesia, all'interno del festival Romapoesia del 1999; ha
pubblicato saggi sulle principali aree delle letterature post-coloniali
anglofone, collabora regolarmente con le pagine culturali de "Il manifesto"
e con i programmi culturali di Radio3.
Sony Labou Tansi, scrittore, poeta, drammaturgo e regista congolese (nato
nell'ex Congo Belga, poi Zaire, ora Repubblica democratica del Congo, nel
1947, e deceduto nel 1995); autore di opere teatrali e poetiche, nel 1979 ha
scritto il suo primo romanzo, La vie et demie, che gli e' valso un premio al
Festival Internazionale della Francofonia; ne sono seguiti con successo
altri cinque, l'ultimo, Le commencement des douleurs, e' uscito nel 1995,
anno della sua prematura scomparsa. Tra le opere di Sony Labou Tansi
tradotte in italiano: Le sette solitudini di Lorsa Lopez, Einaudi, 1988; Il
quarto lato del triangolo, La Rosa, 1997; Turpestato. Lo Stato scandaloso,
Le Nuove Muse, 2007; Nemico del popolo, Epoche', 2007]

"Vorrei riuscire a cacciare dentro a ogni parola il dolore degli uomini che
vivono sotto gli artigli di un secolo che strazia ogni speranza... Con quale
diritto, mi si dira'? Avendo avuto la fortuna sfacciata di nascere Africano,
ho il diritto di gettare uno sguardo di controllo su tutti i conti
dell'Umanita', e in particolare su quelli che si chiamano Storia". A parlare
e' Sony Labou Tansi, congolese, nella prefazione alla piece teatrale Antoine
m'ha venduto il suo destino (Einaudi 1987). Parole dure e affilate che
contraddistinguono tutta l'opera di Tansi, autore che alla scrittura -
poetica, teatrale e narrativa - affida il compito di "far dire alla realta'
quello che con i suoi soli mezzi non avrebbe potuto dire... che nessun
aspetto della realta' umana puo' essere fatto passare sotto silenzio dalla
Storia... La mia scrittura sara' piuttosto strillata, che semplicemente
scritta. La mia stessa vita sara' fatta di proteste, di urla e di
manifestazioni, piuttosto che semplicemente vissuta" (Le sette solitudini di
Lorsa Lopez, Einaudi 1988).
E' la potenza di un urlo che tanto piu' alto si deve levare quanto piu'
forte e' la violenza cui si deve opporre. Un urlo dichiarato, ma non per
questo meno doloroso, che attraversa ogni pagina di questo autore - nato nel
1947 in Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, morto di aids a
quarantotto anni, nel 1995 - e che ritroviamo in tutta la sua forza
nell'ultima delle opere di Tansi ad apparire in italiano, Turpestato. Lo
stato scandaloso (traduzione di Irene Stelli e Egi Volterrani, Le Nuove Muse
pp. 156, euro 14). Romanzo breve, apparso in francese nel 1981, narrato da
una voce che anche in questo caso ci arriva decisa, stentorea: piu' che
scritta, la storia e' parlata, declamata quasi, con un ritmo verbale
crescente e via via piu' intenso, a dare corpo, con toni di satira
sferzante, alla presunta controstoria di un paese africano dal punto di
vista di un dittatore-presidente corrotto, un essere dal corpo gonfio e
puzzolente, preda di voracita' fisiche e sessuali (rappresentate da una
gigantesca ernia), i cui desideri insistenti devono venire soddisfatti con
la complicita' di cortigiani corrotti, metafora del sottobosco politico
senza la connivenza del quale nessun potere corrotto riuscirebbe a durare.
Contro questa Africa rovinata da una parte dei suoi stessi figli, in un
potente romanzo che ha la forza del discorso teatrale, si scaglia Sony Labou
Tansi assumendo su di se' il ruolo di coscienza civile e militante, di
portavoce di un popolo, che in altri paesi africani, si pensi alla Nigeria
ad esempio, hanno fatto proprio autori quale Wole Soyinka e Ken Saro-Wiwa, o
in Kenya, Ngugi wa Thiong'o.
*
Turpestato e' uno dei titoli della casa editrice torinese Le Nuove Muse,
creata nel 2007 da Egi Volterrani, traduttore e grande esperto di
letterature africane francofone, per dare spazio a voci dell'universo
multiculturale contemporaneo. Testi agili, grande cura nelle traduzioni,
veste grafica attraente. Oltre a Turpestato, sono gia' apparsi, tra gli
altri, Regina Poku, della ivoriana Veronique Tadjo che con questa rilettura
di un'antica leggenda si e' aggiudicata nel 2005 il Grand Prix Litteraire
d'Afrique Noire; ma anche Dalla Mecca a qui, di al-Sadiq al-Nayhum (uno dei
due soli autori libici a essere stati tradotti in italiano sino ad oggi,
come avverte nella prefazione Isabella Camera D'Afflitto) o Garcon Manque'
della algerina Nina Bouraoui. Scritti che arrivano da varie parti del
continente africano e che silenziosamente - perche' sopraffatti dal rumore
della editoria di massa - ma con decisione, nel corso dell'anno appena
passato sono arrivati in libreria.
Segno di una attenzione della piccola editoria che gia' da anni svolge un
prezioso lavoro di scouting in questo settore, dando spazio alle nuove
generazioni di autori africani che si affacciano sulla scena editoriale.
Numerosi i nigeriani, a cominciare da Biyi Bandele, classe 1967, poeta,
drammaturgo, nato in Nigeria ma residente a Londra, di cui la casa editrice
Goree ha proposto Nudo al mercato (in originale The Sympathetic Undertaker
and Other Dreams, traduzione di Barbara Del Mercato, cura di Pietro
Deandrea, pp. 266, euro 15), satira tragicomica non priva di toni di grande
drammaticita' che prende di mira un periodo particolarmente duro della
storia nigeriana, quello che tra il 1985 e il 1993 ha visto al potere la
giunta militare presieduta da Ibrahim Babangida, sospettato di crimini
efferati e responsabile di avere annullato, nel 1993, le libere elezioni nel
paese. E a Goree si deve anche la pubblicazione di Questo e' il mio corpo!,
della sudafricana Sindiwe Magona (traduzione di Claudia Menichella e Maria
Scaglione, postfazione di Maria Paola Guarducci, pp. 282, euro 17), il primo
romanzo ad affrontare il tema dell'aids in Sudafrica con riferimento alla
condizione femminile; mentre l'autobiografia della scrittrice, Ai figli dei
miei figli (traduzione di Paola Gaddi, pp. 253, euro 16) era apparsa in
precedenza per Nutrimenti.
Di nuovo nell'ambito della letteratura nigeriana vanno segnalati L'occhio
della terra, raccolta poetica di Niyi Osundare, pubblicata con testo a
fronte dall'editore Le Lettere, di Firenze (traduzione e cura di Pietro
Deandrea, pp. 122, euro 16,50) e, per i tipi di Fusi Orari, il divertente e
dissacrante L'ibisco viola, opera di esordio della giovane - classe 1977 -
Chimamanda Ngozi Adichie (traduzione di Maria Giuseppina Cavallo, pp. 260,
euro 15), il cui secondo romanzo, Half of a Yellow Sun, uscira'
prossimamente per Einaudi. Nel catalogo della casa editrice Sartorio di
Pavia, infine, non ha avuto la fama che avrebbe meritato un altro romanzo di
autore nigeriano, il notevolissimo Angeli dannati di Helon Habila.
Sul versante della francofonia, invece, la casa editrice Epoche', piccola,
ma con un catalogo molto curato, presenta Notte dentro, intenso romanzo di
esordio della camerunense Leonora Miano (traduzione di Monica Martignoni,
pp. 190, euro 13,50).

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 346 del 26 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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