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Minime. 328
- Subject: Minime. 328
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 8 Jan 2008 00:38:35 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 328 dell'8 gennaio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Marinella Correggia: Per emergere dall'immondizia 2. Sergio Albesano: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 3. Eugenio Scardaccione: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 4. Giulio Vittorangeli: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 5. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 6. Ettore Masina: Lettera 128 del dicembre 2007 7. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Marina Catenazzi, Psicoanalisi ed educazione sessuale 8. L'Agenda dell'antimafia 2008 9. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. MARINELLA CORREGGIA: PER EMERGERE DALL'IMMONDIZIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 gennaio 2008, col titolo "Decalogo per riemergere dall'immondizia" e il sommario "L'obiettivo rivoluzionario e' Zero waste, rifiuti zero. E si raggiunge riorganizzando l'intero sistema di produzione e consumo. Una vita senza scarti, per andare oltre la raccolta differenziata e il riciclaggio". Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] La rivoluzione a partire dai rifiuti solidi urbani? Si puo' (si potrebbe), a prenderli come occasione per riorganizzare l'intero sistema di produzione e consumo. L'Obiettivo zero waste ("rifiuti zero"), proposto da una rete internazionale coordinata dal docente di chimica statunitense Peter Connet e alla quale aderiscono molte citta' del mondo, annulla lo pseudodilemma "inceneritore o discarica". Non per nulla la declinazione italiana di Zero waste, la Rete nazionale rifiuti zero, promuove fra l'altro un digiuno a catena contro gli inceneritori al quale da molto tempo partecipano attivisti di Trento e provincia, Roma e Lazio, Genova e Forli'. Zero waste va oltre perfino la pur indispensabile raccolta differenziata piu' riciclaggio. I rifiuti, infatti, si annullano a monte, in un'interazione di ruoli e responsabilita' fra i vari attori e livelli: legislatore nazionale, industria e distribuzione, istituzioni locali (e ce ne sono molte di virtuose), cittadini. Le pratiche delle comunita', quali il riuso, la riparazione, il riciclaggio e il compostaggio vanno collegate con le pratiche industriali, che le leggi devono incentivare ma anche rendere obbligatorie: dall'eliminazione delle sostanze tossiche alla riprogettazione degli imballaggi e dei prodotti. Delle merci va considerato l'intero ciclo di vita, per cercare le inefficienze a ogni stadio. * Vivere senza scarti - Apposite leggi dovrebbero proibire o almeno disincentivare gli usa e getta (imballaggi sostituibili bottega/casa - si pensi agli shopper, di qualunque materiale - od oggetti monouso). Proibire anche gli oggetti che non si possono riciclare o riusare facilmente. Rendere obbligatorio il riporto di imballaggi e prodotti alla fine della loro vita utile, con obbligo del produttore di riprenderseli e gestirli (responsabilita' industriale). - "Se una comunita' non puo' riutilizzare, riparare, riciclare o compostare un dato oggetto o materiale, allora le industrie non dovrebbero produrli", sostiene Zero Waste. Come scrive il professor Giorgio Nebbia, merceologo e ambientalista, "la salvezza puo' essere cercata soltanto nelle azioni della prima R (riduzione): sia diminuzione della massa dei rifiuti, sia progettazione di merci con minori rifiuti nella produzione e dopo l'uso". - Almeno nei casi di emergenze locali, perche' non vietare il maggior numero possibili di imballaggi? - Ci vorrebbe un premio non solo per i comuni ricicloni ma anche per quelli che riescono ad abbattere a monte il rifiuto pro capite prodotto sul proprio territorio, non solo a raccoglierlo e riciclarlo meglio (ci sono sempre perdite di energia e materiali anche nel miglior riciclaggio). - E a quando la promozione di feste nazionali e locali senza alcun usa e getta, nemmeno riciclabile? - Il rapporto diretto produttore-consumatore, gli acquisti vicini e la riduzione dei passaggi commerciali sono un modo per ridurre anche i rifiuti da imballaggi e da contenitori. I gruppi d'acquisto ne sono un buon esempio e alcuni enti locali cominciano a favorirli. - Quanto ai cittadini, dovrebbero essere incentivati a ridurre a monte i materiali che escono da casa come scarto, e dunque quelli che entrano. Cambiando le abitudini di acquisto. Ecco alcuni esempi. Per i materiali organici, in attesa del servizio comunale (da pretendere!), si puo' anche fare il compostaggio sul balcone - almeno i piu' bravi - o nel giardino condominiale con le compostiere; in alcuni comuni per chi lo fa e' prevista una riduzione della tariffa. E si possono anche minimizzare gli scarti di cucina con gustosi inaspettati risultati (usare le bucce se bio, non avanzare cibo ecc.). Per l'inorganico, evitare gli usa e getta, non comprare cose di facile rottura, non seguire le mode, cambiare le abitudini di consumo: bere acqua del rubinetto, far la spesa con le buste di tela, comprare materie prime anziche' bottigliame lattiname scatolame (l'onnipresente passata di pomodoro, e' facilissimo e rapido farla in casa riciclando le bottiglie di vetro anno per anno!). Si puo' vivere senza pattumiera, insomma. * Uso e riuso, che cultura! - Scuole e istituzioni possono fare un'opera di educazione dei cittadini all'uso e al riuso per uscire dalla incivilta' dell'usa e getta, non solo degli oggetti e imballaggi monouso "per vocazione" ma anche di quelli che, pur durevoli, sono gettati via prematuramente anzi quasi subito. - Occorrerebbero incentivi anche economici per allungare la vita agli oggetti. - Molti posti di lavoro si possono promuovere senza usare altre materie prime, solo pescando nel giacimento del gia' esistente, che puo' essere rivenduto, rigenerato, riadattato senza trasformazioni industriali tipo il riciclaggio (si pensi alle sartorie che confezionano o aggiustano abiti con stoffe gia' esistenti). - Alcuni enti locali e associazioni o cooperative intercettano gli oggetti prima del cassonetto e ne permettono il prelievo da parte di chi ne ha bisogno attraverso apposite isole ecologiche o riciclerie. * Differenziare per riciclare - Insieme all'adozione dei sistemi di raccolta differenziata piu' efficienti (in Italia, il porta a porta), il passaggio alla tariffazione a peso e una considerazione separata dei rifiuti delle famiglie rispetto a quelli degli esercizi commerciali responsabilizzano gli utenti. - Le vecchie discariche dovrebbero diventare ecoparchi industriali per il recupero e riciclaggio (ovviamente la premessa e' che funzioni il circuito raccolta differenziata/riciclaggio, che crea posti di lavoro). - Gli oggetti con materiali riciclati devono poi avere uno sbocco di mercato. Un modo per favorirlo e' l'applicazione della normativa per gli acquisti pubblici verdi (e riciclati), ancora disattesa da molti enti pubblici. * Lo screening del residuo Dopo tutte le cautele, il residuo che rimane deve essere stabilizzato e smaltito in loco ma soprattutto scrutinato attentamente: per eliminarlo in quanto errore di progettazione, fabbricazione o consumo nel ciclo di vita del prodotto. Zero Waste suggerisce inoltre alle comunita' che adottano la strategia Rifiuti zero di stabilire l'anno entro il quale non si dovranno piu' inviare rifiuti alla discarica "transitoria". Cosi' il cambiamento di mentalita' ha tempo di svilupparsi. 2. AMICIZIE. SERGIO ALBESANO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) per questo intervento. Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta' e per la nonviolenza, cura una rubrica di storia e una di libri su "Azione nonviolenta". Opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha coordinato la realizzazione del volume di AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione Anppia e Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999] Suonano alla porta. Vado ad aprire e una decina di persone sul pianerottolo mi salutano con affetto. Le stavo aspettando. Vengono a trovarmi una volta al mese e si fermano con me per un po' di tempo. Le faccio accomodare in salotto. Offro loro un the, qualche biscotto e intanto, a turno, cominciano a parlare. Inizia Massimo e mi racconta qual e' la posizione del Movimento Nonviolento rispetto alla situazione politica attuale. Non si dilunga molto, ma mi interessa molto stare ad ascoltarlo. Quindi interviene Elena. Lei lavora con i ragazzi e ha una grande esperienza del problema del bullismo. Su questo tema intervengono anche altri amici. Non li conoscevo di persona, ma certo quello che raccontano e' davvero interessante. Luca invece tira fuori alcuni giornali indiani di un secolo fa e mi legge qualche articolo scritto allora nientemeno che da Gandhi. Quelle parole hanno ancora oggi una grande forza, pervasa dalla tenerezza che nasce dalla loro distanza nel tempo. Poi interviene Paolo. E' un esperto di economia e con un tono giornalistico mi parla di un'inchiesta che ha condotto sulla scelta del 5 per mille. C'e' anche Elisabetta, bella ventenne, che si occupa dei giovani e insieme a Roberto mi racconta di come i videogiochi violenti possano influenzare i comportamenti dei ragazzi. Poi altri amici mi parlano ancora di musica, di cinema, di educazione. Cosi' passa il pomeriggio, parlando di tanti argomenti su cui mi piace imparare dall'esperienza di queste persone. Alla fine ci salutiamo e le accompagno alla porta. La promessa e' che il mese prossimo ritornino con altri interessanti argomenti di cui parlare. Dopo che se ne sono andati rimango un attimo in silenzio e penso che sono fortunato ad avere queste persone che ogni mese mi informano sulle tematiche della nonviolenza. Ci vuole cosi' poco per poterle ospitare in casa propria: basta abbonarsi ad "Azione nonviolenta" e le parole di quelle persone, se non loro stesse, ogni mese possono raggiungere anche la tua casa e portarti il loro importante messaggio. 3. AMICIZIE. EUGENIO SCARDACCIONE: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug at libero.it) per questo intervento. Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside, formatore alla pace e alla nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace. Riportiamo questa nota di qualche anno fa di vivace autopresentazione: "Eugenio Scardaccione (Gege'), nasce ad Aliano in provincia di Matera, la Gagliano di Carlo Levi, in un torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari e dopo aver piantato un albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima sfida nello scrivere un libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana - ndr]. Un disastroso passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due lauree e di superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa dire oggi: dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di coscienza, nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme ad una pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace). Con entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati Allegra...mente [ora 11 - ndr], durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003; Tu secchi, io fiorisco. Sogni, viaggi e ricordi di un educatore impertinente, Progedit, Bari 2006] Rinnovo l'abbonamento ad "Azione nonviolenta" perche' e' uno strumento utile ed amichevole per crescere in maniera piu' consapevole all'interno dell'universo variegato, impegnativo ma anche avvincente della pace e della nonviolenza, che devono andare sempre a braccetto con l'ambiente, la democrazia, la tenerezza, la poesia, la gioia di vivere, le relazioni umane e la giustizia. 4. AMICIZIE. GIULIO VITTORANGELI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Quante volte ci siamo detti: Dobbiamo essere umili, dobbiamo conoscere quello cui lottiamo. Per dare voce a chi non ce l'ha, dobbiamo essere informati. Dobbiamo studiare, ricercare, leggere, incontrarci, discutere, approfondire, viaggiare, prendere contatti, imparare. E quante volte l'abbiamo fatto veramente. E quante volte lo stiamo facendo. Mi sembra che "Azione nonviolenta" l'abbia fatto, lo stia facendo e lo fara'. La nonviolenza ha avuto il grande merito di avere definitivamente (si spera) messo in crisi la frase che "il fine giustifica i mezzi". Una frase che merita il primo posto nel libro universale dell'infamia. Eppure, in una societa' come la nostra, questo concetto e' stracondiviso e assolutamente trasversale tra destra e sinistra; termini che ancor oggi dovrebbero contraddistinguere un modo diverso di intendere il futuro dell'umanita'. Quando dico sinistra intendo chiunque consideri l'uguaglianza tra gli esseri umani un valore supremo, e la nazionalita' un fatto anziche' una questione etica; chiunque malgrado le ripetute sconfitte, non abbia rinunciato a cercare il modo di mettere fine allo sfruttamento della maggioranza del genere umano a vantaggio di minoranze che accumulano ricchezze e piaceri; chiunque, malgrado le sconfitte e le contraddizioni, non abbia smesso di credere e di sostenere le lotte popolari; tutti quelli che considerano i principi come dei cartelli sulla strada del pensiero e dell'azione, e non rigide leggi quasi religiose che santificano qualsiasi mezzo. In grazia di quel concetto: "il fine giustifica i mezzi", sono stati perpetrati, nel nome di tutti gli dei e di tutti i poteri, assassinii, massacri e genocidi, e non una sola infamissima shoah, bensi' tante shoah altrettanto infamissime, volute e fatte da esseri umani contro altri esseri umani. Da uomini per i quali sempre e comunque il fine giustificava e ognora giustifica i mezzi. Allora continuo ad abbonarmi ad "Azione nonviolenta", perche' mi sembra che all'interno del variegato mondo pacifista rappresenti comunque una posizione nobile e feconda; perche' continuo ad essere testardamente convinto che, in quella rivista, si ritrovano insieme non credenti e credenti in una casa comune. Perche' puo' fornire categorie interpretative utili per comprendere le dinamiche in atto nel mondo e nella societa' italiana. Perche' la nonviolenza resta la strada per superare l'"homo homini lupus", verso una giusta societa' di esseri umani liberi; tutta da costruire. Poi naturalmente ci sono i "distinguo", le cose che non si condividono fino in fondo; ma il grande pregio di "Azione nonviolenta" e' quella di restare un luogo aperto al confronto e di essere sostenuta da spirito critico. Non e' poca cosa nella fase storica che stiamo vivendo. La Costituzione italiana svuotata nei suoi principi fondamentali (su questo sara' opportuno ritornare, partendo proprio dal messaggio di fine anno del presidente della Repubblica); la incapacita' della politica (piu' precisamente dei partiti politici) di rappresentare gli interessi dei vari soggetti sociali e di confrontarli con gli "spiriti animali" del mercato, evitando che la risultante di questo equilibrio consista nella riduzione, o persino nella negazione, dei bisogni e dei diritti fondamentali dei piu' deboli. E' facile in questo contesto accusare la nonviolenza di "utopia", nel senso dispregiativo del termine. Ma vi sono periodi della storia in cui l'utopia e' l'unico realismo possibile. Come sosteneva il filosofo tedesco Ernst Bloch (1885-1977), citando Oscar Wilde: "Una carta geografica che non registra il paese di Utopia non merita uno sguardo". Di questo "Paese di Utopia" fa parte a pieno titolo "Azione nonviolenta"; non l'irrealta' o l'irrealizzabile, bensi' l'altra faccia della realta', quella che ancora non padroneggiamo. Tanto basta per abbonarsi alla rivista, ed al valore educativo dell'utopia della nonviolenza. Un gesto semplice e facile, ma di grande valore per chi crede nella pace e nella solidarieta' tra i popoli. 5. INDICAZIONI PRATICHE. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964; e' un mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Redazione, direzione e amministrazione sono in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. Oppure bonifico bancario sullo stesso conto presso BancoPosta ABI 07601 - CAB 11700. Speificare nella causale "Abbonamento a 'Azione nonviolenta'". E' possibile chiedere una copia omaggio della rivista, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 6. MAESTRI E COMPAGNI. ETTORE MASINA: LETTERA 128 DEL DICEMBRE 2007 [Dal sito di Ettore Masina (www.ettoremasina.it) riprendiamo la sua lettera mensile n. 128 del dicembre 2007. Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina, scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de "La nonviolenza e' in cammino"] Il papa e la speranza 1. Fine d'anno 2007: mentre cerchiamo di rendere le nostre case piu' allegre e festose, con sorrisi di parenti e di amici e voci di bambini, la cronaca appende ai nostri alberi di Natale certificati di comparizione in tribunale e bollettini medici di prognosi riservata. Provo a elencare: a Bali, ancora una volta, Wall Street e Bush hanno deciso che la Terra puo' andare in malora purche' l'industria americana non debba ridimensionare i suoi profitti; in non poche nazioni, compresa la nostra, i sistemi politici sembrano da rottamare per eccesso di astuzie (o credute tali); la societa' italiana - ci avverte autorevolmente il Censis - e' ormai mucillaginosa, cioe' disgregata e confusa; nel nostro paese riprendono slancio gli amanti del nucleare, eccetera eccetera. Fatti incontrovertibili, descrizioni dell'oggi, impietose ma non esagerate; e tuttavia c'e' di peggio, a me sembra, e il peggio riguarda il futuro: da cattedre molto autorevoli veniamo avvertiti che la speranza e' una patologia mentale se non porta un bollino di garanzia da esse rilasciato. Nella sua recente enciclica il papa esclude che le speranze umane abbiano un vero valore se non si fondano in Cristo, e - forse senza saperlo - Salman Rushdie, scrittore fra i piu' importanti della nostra epoca, gli risponde che le speranze proposte da quelli che egli sprezzantemente definisce "i preti" sono inganni micidiali e pesti fondamentaliste. Il messaggio che si ricava da questi interventi e' dunque che la speranza sine glossa - quella dei bambini, degli analfabeti, dei poveri, dei poeti, degli atei (tali per estenuazione, per scandalo o, piu' semplicemente, perche' nessuno gli ha mai parlato di Dio), - e' stupidita', miopia culturale o rimbambimento. Che ve ne pare? * 2. Quanto a me, io penso che le persone importanti vadano ascoltate con reverente attenzione, soprattutto quando ci mettono in guardia dalle sciocche illusioni di chi si affida a un Babbo Natale della storia o al dio tappabuchi di cui parlava Bonhoeffer; e pero', quando i Grandi ci esortano a gettare le nostre speranze nei cassonetti dell'immondizia ideologica mi pare psicologicamente ed eticamente sano stabilire fra loro e me un certo distacco. Benche' la mia lunga vita sia stata ferita, piu' e piu' volte, anche crudelmente, dal crollo di apparenti certezze, non ho nessuna intenzione di rinunziare alle mie speranze, a costo di soffrire, poi, per la loro mancata realizzazione. Stare accanto a chi vuole un mondo migliore e lo ritiene possibile significa dare alla propria vita una qualita' che il realismo dei profeti di sventura, come li chiamava papa Giovanni, non consente. E' come vivere dei grandi amori dei quali non dimenticheremo mai le dolcezze e il calore; qualunque sia il destino di queste esperienze, il rimpianto per cio' che poteva essere e non fu non sbiadisce la certezza di avere avuto attimi di gioia, di essere cresciuti "dentro"; e gli errori compiuti non cancellano la grandezza di sogni e sentimenti che ci stanarono dalla solitudine del nostro egoismo. * 3. Penso alla speranza come al respiro della storia, quella individuale e quella universale. "L'ottimismo della volonta', contrapposto al pessimismo della ragione", la definiva Gramsci, dal buio del carcere in cui il fascismo lo faceva morire poco a poco. La speranza non nasce soltanto dalla ragione ma anche da una misteriosa propensione che forse e' inscritta nella natura umana. Il grande La Pira, sul quale si abbatte' tante volte il sarcasmo dei politici senza ideali, ne parlava, da mistico, come di una navigazione su mari perigliosi, in cui, nonostante le tempeste, il timoniere sente che la sua rotta e' accompagnata da un forza positiva. Talvolta quella forza appare come una deriva, ma sempre sospinge verso orizzonti di luce. * 4. Se il respiro della storia e' avvelenato dagli inquinamenti della violenza (quella brutale delle guerre e del terrorismo in tutte le sue versioni e quella piu' sottile ma non meno orribile della cosiddetta "difesa della democrazia e della liberta'": Guantanamo e dintorni, per intenderci), molte speranze hanno vita breve; ma e' sorprendente vedere come subito altre fioriscano. L'ho gia' raccontato piu' volte ma non mi stanco di ripeterlo perche' mi pare emblematico: la notizia che i sandinisti avevano perso le elezioni e che quindi il Nicaragua sarebbe precipitato nuovamente nella miseria, mi giunse a Soweto mentre stavo per incontrare Mandela, appena liberato dopo tanti anni di carcere: una speranza veniva schiacciata da Reagan e un'altra dispiegava le ali. Mi pare che questo avvenga in tutti i tempi: in questi giorni, per esempio, mentre, se non spenta, almeno "contenuta" sembra la rivoluzione zapatista, i popoli indigeni della Bolivia e dell'Ecuador lottano per riscattare la loro storia di oppressione; e la vicenda della moratoria per la pena di morte mostra come speranze apparentemente assurde possano d'un tratto sbocciare in conquiste politiche di grande rilievo. L'anno prossimo compiro' ottant'anni; se osservo la carta geopolitica della Terra cosi' com'era disegnata quando sono nato (l'Africa e l'Asia schiacciate dalla ferocia del colonialismo, l'America centromeridionale ridotta a un grappolo di repubbliche delle banane, in Italia il fascismo, in Unione Sovietica la sedicente dittatura del proletariato, la Germania spinta dalla miseria verso il nazismo, il Portogallo nelle mani di Salazar, nell'Europa orientale un coacervo di regni da operetta, milioni di italiani, irlandesi, greci, polacchi costretti a un'emigrazione che, nella sua disperata inermita', prefigurava quella odierna dei popoli del Sud, la tragedia negra negli Stati Uniti, la condizione femminile ovunque segnata da una feroce minorita' eccetera) posso tracciare facilmente un censimento di speranze che allora apparivano al limite della follia ma che hanno mutato il mondo. Ottusa e' la cultura della realpolitik, aveva ragione Paolo VI, invece, quando diceva che vi sono periodi della storia in cui l'utopia e' l'unico realismo possibile. * 5. Se la speranza risulta cosi' odiosa a chi pretende di dirigere la storia e' proprio perche' essa contiene una dose di irrazionalita', non si lascia smentire dall'evidenza, non cessa di respirare nelle carceri e nei lager, almeno sin quando un uomo riesce a rimanere tale. La speranza non soggiorna nelle corti dei Potenti ne' si esibisce sui palcoscenici dei Filosofi. Veste il grembiule di una bambina (Mounier parlava della piccola speranza che ci da' il buongiorno ogni mattina) piuttosto che i paramenti di un gran sacerdote o le decorazioni di un generalissimo. Possiamo trovarla e dialogare con lei nelle favelas, nelle carceri e negli ospedali piuttosto che nei saloni dei congressi o nelle grandi assemblee dei partiti al potere o nei solenni pontificali delle basiliche. Non nei grandi luoghi dove la Storia con la S maiuscola e' l'invitata d'onore, ma dove la "piccola" gente - magari al di la' delle transenne poste dalla polizia a tutela dei Grandi - lavora, soffre, e ama. E' qui, in questi luoghi ignorati dai telegiornali ma notissimi a Dio che, a me pare, il papa avrebbe potuto trovare materiale prezioso per la sua recente enciclica sulla speranza. Come dice il pastore Paolo Ricca, "Se vuoi udire la parola di Dio, porta attenzione alla parola degli uomini... Non in voci celesti, in rivelazioni straordinarie, in esperienze eccezionali parla il Signore, ma preferibilmente nel mondo del quotidiano, nella normalita' di esistenze comuni". * 6. Quando ho letto che Benedetto XVI avrebbe pubblicato un suo documento sulla speranza, ne sono stato felice, il tema della speranza sembrandomi centrale nella vita della Chiesa. "Siate pronti a rendere ragione della speranza che e' in noi" ci esorta san Pietro. E pensavo che papa Ratzinger si sarebbe rivolto all'umanita' intera, essendo la mancanza di speranza un profondo malessere che connota il nostro tempo. Pensavo anche (presuntuoso come sono!) che egli, dall'alto della sua cattedra, avrebbe mostrato come un germe del Regno di Dio sia presente in tutti i luoghi in cui gruppi di persone lavorano, rischiano e soffrono per un mondo migliore. Del resto, molte speranze "soltanto umane" sono tali perche' la Chiesa, in alcune epoche e vicende, le ha avversate come estranee alla fede. "Poiche' nelle chiese veniva proclamato un dio senza speranza, i poveri andarono a trovare speranze senza Dio" ha scritto il teologo Moltmann. Il grande peccato della Chiesa pre-conciliare e' stato quello di dimenticare il criterio fondamentale del Giudizio di Dio, quello della liberazione dei poveri: Matteo XXV, 31-46. Ma il papa, che al Giudizio ha dedicato un lungo paragrafo della sua enciclica, quel vangelo non lo ha citato. * 7. Quando Giovanni XXIII ha voluto parlare al mondo di un problema mondiale - la pace -, ha indirizzato la sua enciclica non soltanto ai cattolici e neppure soltanto ai cristiani ma a loro e a "tutti gli uomini di buona volonta'". Un documento acquista validita' specifica in base al soggetto cui e' rivolto. Il mondo intese l'appello di papa Roncalli, lo pubblicarono nelle loro prime pagine persino i giornali sovietici. L'enciclica di Benedetto XVI e' indirizzata "ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici". Un documento interno alla Chiesa? Un discorso a porte chiuse? No: le porte sono silenziosamente aperte anche ai filosofi e agli storici, le due categorie di persone alle quali papa Ratzinger guarda come al sale della Terra. Accanto ai grandi santi compaiono Platone e Bacone, Kant, Engels, Marx, Lenin, Adorno, Horkheimer... Compaiono le loro teorie, che vengono riassunte e confutate con serena e acuta sensibilita'. Il disegno ideologico - e dunque l'asfissia - di certe speranze, catturate e distorte da intellettuali senza umilta' viene pacatamente denunziato. Cio' che manca nel documento papale e' l'attenzione al dramma e alla santita' di milioni di persone che affrontarono immensi pericoli e sofferenze - o addirittura andarono a morire - perche' i piu' poveri avessero dignita' e i figli non fossero segnati da antiche oppressioni. Il secolo XX non e' stato soltanto la terra del nazismo, dello stalinismo, del capitalismo selvaggio ma anche della meno vistosa ma non meno gigantesca epopea dei resistenti alla violenza dell'uomo sull'uomo e dei conquistatori di nuove liberta'. Non erano cristiani? Le lotte dei poveri del secolo scorso cominciano con i campesinos messicani che marciano sulle citta' inalberando stendardi con la Madonna di Guadalupe, e con i servi della gleba russi che scendono in piazza dietro i pope che levano la croce contro i cosacchi della repressione. Anche se gli ecclesiastici non lo compresero, un cristianesimo naturaliter tale, sotterraneo, inconsapevole segno' moltissimi, forse tutti, dei resistenti: "Vado a preparare domani che cantano" scrive un maquis comunista. Nelle camere di tortura e fra le rovine dei villaggi devastati per rappresaglia, le speranze continuano a vivere anche quando le loro parole sono come annegate dalle lacrime. Cristiane o no? "Domanderanno: quando mai Signore ti vedemmo?". E Lui sorridera' abbracciando questi suoi figli prediletti. * 8. Credo che noi cattolici dobbiamo pregare per questo nostro papa e Natale e' un buon giorno per farlo. Egli sembra racchiuso, come certi antichi orologi, in una campana di vetro che impedisce che vi entri la polvere (la polvere della storia, nel suo caso: le grida di dolore e quelle di gioia di tanta parte dell'umanita'). Desideriamo che l'Angelo dei pastori (non si definisce pastore anche il papa?) lo stani dal suo vegliare fra i libri e lo spinga la' dove risuona incessantemente il grido che ogni cristiano dovrebbe fare suo: "O voi che giacete nella polvere, alzatevi e cantate". 7. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI, MARINA CATENAZZI: PSICOANALISI ED EDUCAZIONE SESSUALE Silvia Vegetti Finzi, Marina Catenazzi, Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1994, pp. XXXVI + 372, lire 30.000. Aperto da due saggi delle autrici, il libro e' soprattutto una acutamente, dettagliatamente ragionata antologia di scritti sul tema di vari autori ed autrici delle principali tradizioni psicoanalitiche (li e le elenchiamo in ordine alfabetico: Karl Abraham, Alfred Adler, Lou Andreas-Salome', Bruno Bettelheim, Luigi De Marchi, Francoise Dolto, Sandor Ferenczi, Franco Fornari, Anna Freud, Sigmund Freud, Erich Fromm, Georg W. Groddeck, Susan Isaacs, Ernest Jones, Carl G. Jung, Melanie Klein, Alice Miller, Cesare L. Musatti, Wilhelm Reich, Emilio Servadio, Donald W. Winnicott). Una lettura appassionante e per molti versi illuminante. 8. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008 Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia 2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007, euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse. L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 9. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008 Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di "antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo. Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 328 dell'8 gennaio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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