[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Nonviolenza. Femminile plurale. 150
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 150
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 3 Jan 2008 11:06:34 +0100
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 150 del 3 gennaio 2008 In questo numero: 1. Vandana Shiva: Agricoltura industriale e crisi idrica (2003) 2. Vandana Shiva: E adesso rifacciamo il Wto (2003) 3. Vandana Shiva: Alla conquista dell'India (2006) 4. Alessandro Capponi intervista Vandana Shiva (2002) 5. Francesco Battistini intervista Vandana Shiva (2002) 6. Giampaolo Cadalanu intervista Vandana Shiva (2004) 7. Roberto Rossi intervista Vandana Shiva (2005) 8. Mariella Tanzarella: Un incontro con Vandana Shiva (2002) 1. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: AGRICOLTURA INDUSTRIALE E CRISI IDRICA (2003) [Dal sito www.feltrinellieditore.it riprendiamo il seguente estratto dal libro di Vandana Shiva, Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003, 2004, pp. 114-116. Dallo stesso sito riprendiamo anche la seguente scheda di presentazione editoriale del libro: "Un libro importante che al contempo celebra il ruolo di pacificazione tra i popoli che l'acqua tradizionalmente ha sempre assunto e la minaccia dei conflitti che potrebbero derivare dalla sua privatizzazione. Nel 1995 il vicepresidente della Banca mondiale espresse una previsione inquietante: 'Se la guerre di questo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del contendere l'acqua'. Molti segni fanno pensare che avesse ragione. Le prime pagine di questo libro parlano di acqua insufficiente in Israele, India, Cina, Bolivia, Canada, Messico, Ghana e Stati Uniti. Le guerre dell'acqua non sono una prospettiva lontana nel futuro. Il conflitto e' gia' in corso, anche se non e' sempre visibile. Sono al tempo stesso guerre di paradigmi - conflitti su come percepiamo e viviamo l'esperienza dell'acqua - e guerre tradizionali. Questi scontri fra culture dell'acqua si stanno verificando in ogni societa'. Che si tratti del Punjab o della Palestina, spesso la violenza politica nasce dalla competizione sulle scarse ma vitali risorse idriche. Molti conflitti politici determinati dal controllo sull'acqua sono celati o repressi. Per esempio, nel Punjab una delle ragioni del conflitto che negli anni Ottanta ha provocato oltre quindicimila morti e' stata il continuo disaccordo sulla spartizione delle acque del fiume. Poi hanno attribuito gli eccidi e gli scontri alla rivolta sikh. Chi controlla il potere preferisce mascherare le guerre dell'acqua travestendole da conflitti etnici e religiosi. Sono travestimenti facili perche' le regioni lungo i fiumi sono abitate da societa' multietniche che presentano una grande diversificazione di gruppi umani, lingue e usanze. Indice del volume: Prefazione. Introduzione. Convertire l'abbondanza in scarsita'. Il diritto all'acqua: lo stato, il mercato, la comunita'. Mutamenti climatici e crisi dell'acqua. La colonizzazione dei fiumi: dighe e guerre dell'acqua. La Banca mondiale, il Wto e il controllo delle grandi aziende sull'acqua. Cibo e acqua. Convertire la scarsita' in abbondanza. Le acque sacre. Note. Appendice. I 108 nomi del Gange" Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006] L'agricoltura industriale ha spinto la produzione alimentare a usare metodi che hanno determinato una riduzione della ritenzione idrica del suolo e un aumento della domanda d'acqua. Non riconoscendo all'acqua il suo carattere di fattore limitante nella produzione alimentare, l'agricoltura industriale ha promosso lo spreco. Il passaggio dai fertilizzanti organici a quelli chimici e la sostituzione di colture idricamente poco esigenti con altre che abbisognano di grandi quantita' d'acqua hanno rappresentato una ricetta sicura per carestie d'acqua, desertificazione, ristagni e salinizzazione. Le siccita' possono essere aggravate dal mutamento climatico e dalla riduzione dell'umidita' nel suolo. La siccita' provocata dal mutamento climatico - fenomeno che prende il nome di siccita' meteorologica - e' collegata alla carenza di precipitazioni. Ma anche quando la quantita' di pioggia rientra nella norma, la produzione alimentare puo' risentirne se la capacita' di ritenzione idrica del suolo e' stata erosa. Nelle zone aride, dove foreste e fattorie dipendono totalmente dalla capacita' del suolo di mantenersi umido, l'unica soluzione e' l'aggiunta di materia organica. La siccita' dovuta a scarsa umidita' del suolo si presenta quando manca la materia organica che serve a trattenere l'acqua nel terreno. Prima della Rivoluzione verde la conservazione dell'acqua era parte integrante dell'agricoltura indigena. Nel Deccan, in India meridionale, il sorgo veniva associato a leguminose e semi oleosi per ridurre l'evaporazione. La Rivoluzione verde ha scalzato l'agricoltura indigena a favore di monocolture in cui le varieta' nane hanno sostituito quelle alte, i fertilizzanti chimici quelli organici e l'irrigazione artificiale le colture da pioggia. Il risultato e' che i suoli si sono impoveriti di materiale organico indispensabile e le siccita' provocate da scarsa umidita' del terreno sono diventate un fenomeno ricorrente. Nelle regioni esposte alla siccita', un sistema agricolo ecologicamente solido e' l'unica via per una produzione alimentare sostenibile. Tre acri di sorgo utilizzano la stessa quantita' d'acqua di un solo acro di risaia. Tanto il riso quanto il sorgo rendono 4.500 chilogrammi di cereale. Con la stessa quantita' di acqua, il sorgo fornisce una dose di proteine 4,5 volte superiore, quattro volte piu' minerali, 7,5 volte piu' calcio e 5,6 volte piu' ferro, e puo' fornire una quantita' di alimento 3 volte maggiore del riso. Se lo sviluppo agricolo avesse tenuto conto della conservazione dell'acqua, il miglio non sarebbe stato definito un prodotto agricolo marginale o inferiore. L'avvento della Rivoluzione verde ha spinto l'agricoltura del Terzo mondo verso la produzione di frumento e riso. Le nuove colture richiedevano piu' acqua del miglio e consumavano 3 volte piu' acqua delle varieta' indigene di frumento e riso. L'introduzione di queste coltivazioni ha avuto anche forti costi sociali ed ecologici. Il drastico aumento della quantita' d'acqua utilizzata ha determinato l'instabilita' degli equilibri idrici regionali. I massicci progetti di irrigazione e l'agricoltura a uso intensivo d'acqua, scaricando sull'ecosistema una quantita' d'acqua superiore a quella sopportabile dal suo sistema naturale di deflusso, hanno portato a ristagni, salinizzazione e desertificazione. I ristagni si verificano quando la profondita' della superficie freatica si riduce di una misura compresa tra 1,5 e 2,1 metri. Se in un bacino si aggiunge acqua piu' in fretta di quanto questo possa drenarne, la falda sale. Circa il 25% delle terre irrigate degli Stati Uniti soffre di salinizzazione e ristagni. In India, 10 milioni di ettari di terra irrigata con i canali e' intrisa d'acqua e altri 25 milioni di ettari sono a rischio di salinizzazione. 2. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: E ADESSO RIFACCIAMO IL WTO (2003) [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 gennaio 2003] Se vogliamo che smetta di terrorizzare i deboli e quelli che non hanno potere per imporre l'apertura di nuovi mercati a vantaggio dei paesi ricchi e delle corporation, il Wto deve essere riformato. Oggi esso non e' concepito per disciplinare i potenti, ne' e' in grado di farlo. Cio' che serve urgentemente per portare giustizia ed equita' nelle regole del mercato internazionale, per tutelare la sopravvivenza dei contadini del Terzo Mondo e per difendere i diritti alimentari dei poveri, e' che si abbassino i costi di produzione e si impedisca una competizione impari con prodotti d'importazione i cui costi vengono tenuti artificialmente bassi grazie ai contributi. Sono queste le questioni che dovrebbero avere la priorita' al prossimo "ministerial meeting" del Wto, che si terra' a Cancun in Messico (10-14 settembre 2003). L'Uruguay Round (1994) dell'Accordo generale sul commercio e le tariffe (General Agreement on Trade and Tariffs) e' stato fatto accettare al Terzo Mondo sulla base di una sola promessa: che i paesi ricchi avrebbero ridotto i propri contributi, abbassato le tariffe e creato delle opportunita' di esportazione per i paesi poveri. Al meeting di Doha del novembre 2001 si e' fatto ricorso alla stessa promessa, aggiungendo come argomentazione ulteriore la minaccia del terrorismo. Stuart Harbinson, all'epoca presidente del Consiglio generale del Wto, ha ammesso: "C'e' in una certa misura la sensazione che gli eventi dell'11 settembre rappresentassero una minaccia al mondo e alle procedure istituzionali internazionali. E che fosse importante per le istituzioni multilaterali, non solo per il Wto, il fatto di apparire efficaci. Percio' ritengo ci fosse una pressione particolare sulle persone perche' conseguissero un risultato". E' evidente che il cosiddetto "Doha Round" non e' stato un negoziato, ma una farsa inscenata per "apparire efficaci". Esso e' stato un tentativo di tenere vive le illusioni, non di regolare il mercato. Il fallimento di Seattle lo aveva reso necessario. L'incapacita' e la mancanza di volonta' del Wto di regolare gli abusi del mercato da parte dei ricchi e potenti sono dimostrate chiaramente dal fatto che, dopo Doha, i contributi degli Usa e quelli europei sono in realta' aumentati. L'amministrazione Bush ha recentemente approvato una legge sull'agricoltura che accresce i contributi agricoli negli Stati Uniti del 10%, portandoli a circa venti miliardi di dollari all'anno. In Europa, gli attuali contributi saranno mantenuti fino al 2013. Allo stesso tempo, paesi come l'India sono stati costretti ad abolire importanti restrizioni (conosciute come restrizioni quantitative, o Qrs) e hanno visto i loro mercati e i loro prezzi interni crollare, mentre il mercato e' invaso da prodotti il cui basso prezzo e' ottenuto artificialmente mediante forti contributi. A causa di un commercio ineguale legalizzato dal Wto, le importazioni agricole dell'India sono quadruplicate, da 1,04 miliardi di dollari nel 1995 a 4,16 miliardi di dollari nel 2000. Mentre cresce il commercio mondiale che avvantaggia l'industria agro-alimentare del Nord, i coltivatori del Terzo Mondo stanno perdendo la propria capacita' di sostentamento. Per esempio, il fatturato del caffe' e' salito da quaranta a settanta miliardi di dollari negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il guadagno dei coltivatori di caffe' e' sceso da nove a cinque miliardi di dollari. I coltivatori indiani di cotone stanno perdendo la loro capacita' di sostentamento in seguito a due fattori: la vendita sottocosto di cotone texano fortemente sostenuto dai contributi, e le sementi costose e inaffidabili come il cotone della Monsanto geneticamente modificato. Il vantaggio ottenuto dall'India grazie alle regole del Wto sulla liberalizzazione del mercato ha assunto la forma di suicidi tra i coltivatori e morti per fame. I doppi standard e le distorsioni del Wto sono evidenti. Ecco perche' persino la base vagamente democratica dei negoziati di Ginevra viene ormai sostituita da "mini-ministerials": a Sydney lo scorso novembre, a Tokyo questo febbraio. Questi piccoli incontri riservati sono perfetti per costringere, minacciare e corrompere, e l'esito che producono, qualunque esso sia, e' un oltraggio alla trasparenza e alla democrazia. Mentre ci prepariamo al meeting di Cancun, le questioni della democrazia, del cibo, della fame e della sopravvivenza dei coltivatori dovrebbero essere prioritarie. L'agricoltura sostenibile e la coltivazione organica - insieme a restrizioni quantitative, leggi contro la vendita sottocosto di prodotti e leggi anti-trust contro le corporation globali - sono l'unica garanzia per il sostentamento e la sicurezza alimentare nel Terzo Mondo. Eppure, mentre tutti i movimenti di coltivatori del pianeta chiedono le restrizioni quantitative, e' in atto un tentativo concertato di sviare l'attenzione da questa questione - che imporrebbe un cambiamento nelle regole del Wto - alle questioni che invece aiutano a rafforzare il Wto. Dopo Seattle, la diversione dalle restrizioni quantitative e' stata creata con l'argomentazione dell'"accesso al mercato", secondo cui il Wto servirebbe a costringere i paesi sviluppati ad aprire i loro mercati ai paesi del Terzo Mondo. Ora il discorso e' passato ai "contributi". Il Wto, si dice adesso, serve a eliminare i contributi dei paesi ricchi. Questo e' chiaramente falso, per una serie di ragioni: 1. Le attuali regole del Wto hanno costruito una clausola "di pace" per i paesi ricchi fino al 2005 (articolo 13 dell'Accordo sull'agricoltura - Agreement on Agriculture). 2. La stessa categorizzazione dei contributi nell'Accordo sull'agricoltura definisce la maggior parte dei contributi negli Stati Uniti e nell'Unione Europea come "tabella verde" e "tabella azzurra". Tali categorie non sono considerate "distorcenti il mercato" e dunque non possono essere oggetto di ricorso da parte del Wto. 3. Pur essendo in corso la revisione interna dell'Accordo sull'agricoltura - cominciata nel 2001 - gli Stati Uniti hanno ulteriormente incrementato i loro contributi all'agricoltura portandoli a 180 miliardi di dollari per i prossimi anni. 4. La recente decisione americana sugli accordi tessili dimostra chiaramente che gli Usa non si piegano al Wto quando esso va contro le lobby interne, un atteggiamento rafforzato dal nuovo ruolo militare degli Usa sin dall'11 settembre. 3. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: ALLA CONQUISTA DELL'INDIA (2006) [Dal quotidiano "l'Unita'" del 3 agosto 2006] I negoziati commerciali del "Doha Round" sono falliti una volta ancora il 23 luglio in occasione del minivertice ministeriale di Ginevra. Quando gli hanno chiesto se il Doha Round e' morto oppure e' in terapia intensiva, il ministro indiano del Commercio, Kamal Nath, ha risposto che si trova a meta' strada tra il reparto di terapia intensiva di un ospedale e l'obitorio. Peter Mandelson, Commissario Ue al Commercio, dopo la sospensione dei negoziati del World Trade Organization (Wto), ha detto alla stampa "ci siamo fatti sfuggire l'ultima uscita dell'autostrada". Tutti attribuiscono agli Stati Uniti la responsabilita' del fallimento dei colloqui per il fatto di essersi rifiutati di ridurre i sussidi agricoli. Gli Stati Uniti e le sue multinazionali sono stati il volano di due accordi dell'"Uruguay Round" che hanno un enorme impatto sui poveri del terzo mondo. L'accordo sui "Trade Related Intellectual Property Rights" (Trips) ha incrementato il costo delle sementi e dei medicinali promuovendo i monopoli. Migliaia di contadini indiani si sono suicidati per i debiti contratti per acquistare il costoso ancorche' inaffidabile cotone ibrido e cotone Bt venduto dalla Monsanto e dai suoi soci indiani. L'Accordo sull'Agricoltura ha distrutto la vita di milioni di contadini e la sicurezza alimentare dei poveri del mondo. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano consentito la sospensione dei negoziati del Doha Round mostrandosi inflessibili nel rifiutare di ridurre i sussidi agricoli che introducono un elemento di distorsione della concorrenza in cambio di un maggior accesso al mercato non vuol dire che gli Stati Uniti non sono piu' interessati all'accesso ai mercati agricoli. Gli Stati Uniti non sono costretti a fare concessioni in sede multilaterale in quanto ottengono l'accesso al mercato bilateralmente spesso con "non-accordi" come la "Knowledge Initiative in Agriculture" tra Usa e India che sta promuovendo gli Ogm, le importazioni agricole e l'ingresso dell'americana Wal-Mart nel settore della vendita al dettaglio in India. Monsanto, Wal-Mart e Adm sono in prima fila nell'Iniziativa Agricola Usa-India. US Aid sta interferendo direttamente nelle politiche dell'India e ha finanziato l'iniziativa volta a commercializzare la "melanzana Bt" che sarebbe il primo raccolto alimentare geneticamente modificato approvato in India per lo sfruttamento commerciale su vasta scala e la produzione di semi. Mentre la valutazione di biosicurezza dell'India non fa riferimento al principio non scientifico della "sostanziale equivalenza" (un principio promosso negli Stati Uniti per evitare di valutare le conseguenze biologiche degli alimenti geneticamente modificati), la "sostanziale equivalenza" e' alla base dei dati sulla melanzana Bt sottoposti dalla Monsanto-Mahyco alla Genetic Engineering Approval Committee (Geac), l'organismo statutario che approva gli Ogm. E' stato cosi' introdotto in India il virus della deregulation nel campo della biosicurezza. Gli Ogm si stanno diffondendo bilateralmente senza il Wto che si e' dovuto usare contro l'Europa nella controversia Usa-Ue in materia di Ogm. La politica agricola indiana viene altresi' infiltrata dall'agenda Usa in materia di biotecnologia. La Commissione di Pianificazione, il principale organismo di pianificazione dell'India, presieduta da Montek Singh Ahluwalia, sta nominando un non residente, Deshpal Verma, professore di genetica e biotecnologia presso la Ohio University e residente negli Stati Uniti, alla guida di un organismo che ha il compito di promuovere gli Ogm in agricoltura e di incrementare il ruolo delle multinazionali come la Monsanto nel settore agricolo. Gli accordi bilaterali si trasformano quindi in politiche unilaterali che vanno sotto la definizione di "liberalizzazione autonoma". Giganti agro-alimentari americani quali Cargill e Adm non hanno piu' bisogno delle norme di accesso al mercato del Wto per conquistare i mercati indiani. Nel quadro dell'accordo Bush-Singh, l'India e' stata convinta ad importare frumento anche se la produzione di frumento in India era sufficiente. Anche i mercati interni sono stati conquistati da multinazionali quali Cargill, Canagra, Lever e Itc. La sicurezza alimentare indiana viene sistematicamente smantellata. Il prezzo dei prodotti alimentari e' aumentato in maniera drammatica e, con esso, sono aumentate fame e malnutrizione. Anche se viene presentata come una potenza economica e come il nuovo simbolo della globalizzazione, l'India ha al momento un terzo di tutti i bambini malnutriti del mondo. E il problema della fame e' destinato a peggiorare nella misura in cui i contadini verranno cacciati dalle loro terre e il prezzo dei prodotti alimentari aumentera'. Nel frattempo multinazionali come Wal-Mart tentano di impadronirsi del mercato indiano della vendita al dettaglio che consiste di piccole rivendite che impiegano oltre 200 milioni di persone. Wal-Mart sta tentando di impadronirsi di questo grande mercato ed e' riuscita ad ottenere investimenti diretti esteri nel settore della vendita al dettaglio. Sta anche tentando di associarsi alla Reliance Industry Ltd (Ril) che intende costruire nuovi supermercati in 784 citta' indiane, 1.600 mercati generali di prodotti alimentari e che si propone di spostare la produzione con una flotta di 40 aerei da carico. Il gruppo Reliance e' anche diventato quello che piu' di ogni altro si accaparra nuova terra in India servendosi dei governi locali per entrare in possesso di centinaia di migliaia di acri di fertile terreno agricolo a un millesimo del prezzo di mercato. Questi sono i sussidi che Wal-Mart cerca tramite gli accordi di associazione. E Wal-Mart non ha bisogno di un accordo commerciale internazionale per impadronirsi del mercato dei servizi al dettaglio in India. Politiche bilaterali e unilaterali stanno aprendo alla Wal-Mart i mercati indiani. Forse il Wto e' in fin di vita, ma il "libero scambio" e' vivo e vegeto. Le iniziative bilaterali e unilaterali sono le nuove manifestazioni della globalizzazione e del libero scambio. E sono queste manifestazioni che dobbiamo sfidare per fermare il dominio delle multinazionali mentre il Wto sta a meta' strada tra la terapia intensiva e l'obitorio. 4. RIFLESSIONE. ALESSANDRO CAPPONI INTERVISTA VANDANA SHIVA (2002) [Tratto Dal quotidiano "Corriere della Sera" del 12 giugno 2002. Alessandro Capponi e' un giornalista del "Corriere della sera"] - Alessandro Capponi: Dopo aver visto il documento approvato alla Fao, ha scoperto che "il vertice e' soprattutto uno spot per gli organismi geneticamente modificati". Come puo' dirlo? - Vandana Shiva: Non sono l'unica: l'80% dei delegati e' scontento. * - Alessandro Capponi: Ma perche' non protestano? - Vandana Shiva: Perche' sono vittime del ricatto. Perche' i Paesi ricchi del G8, dietro i quali ci sono i poteri economici, minacciano di tagliare gli aiuti. Per questo, le decisioni del vertice non riflettono la volonta' democratica dei Paesi poveri. * - Alessandro Capponi: Se fosse vero, la Fao sarebbe... - Vandana Shiva: Uno spreco di tempo e di denaro pubblico, come e' stato dimostrato dall'approvazione di quel documento. * - Alessandro Capponi: Ha parlato di ricatto. Puo' fare un esempio? - Vandana Shiva: L'India, fino a marzo aveva messo al bando gli ogm, ora non piu'. * - Alessandro Capponi: E cosa sta accadendo, in India? - Vandana Shiva: I semi modificati vengono spacciati insieme con immagini sacre, le multinazionali distribuiscono agli agricoltori statuette di Hanuman e sacchettini di semi. * - Alessandro Capponi: Ma che cosa puo fare la Fao? - Vandana Shiva: La Fao deve uscire dall'agenda del Wto, l'organizzazione mondiale del commercio. Cio' che oggi la Fao definisce progressi in realta' sono decisioni errate. Ad esempio, le norme del Wto sulla sicurezza alimentare: eppure proprio il Wto mira a sostituire la varieta' del cibo con quello di produzione industriale. Eppure e' dimostrato: le biotecnologie non portano maggiore qualita', soltanto nuovi rischi. E allora a cosa serve destinare l'1% del Pil ai Paesi in via di sviluppo, se questi soldi finiscono per alimentare quel tipo di industria? Berlusconi ha parlato anche del software come garanzia di trasparenza. Cominci ad usarlo in Italia, allora... 5. RIFLESSIONE. FRANCESCO BATTISTINI INTERVISTA VANDANA SHIVA (2002) [Dal quotidiano "Corriere della Sera" del 28 agosto 2002, col titolo "Intervista a Vandana Shiva, la pasionaria dell'Himalaya". Francesco Battistini e' un giornalista e inviato del "Corriere della sera"] - Francesco Battistini: Le piace come si sta parlando d'agricoltura a questo summit? - Vandana Shiva: Non molto. Non si fanno passi in avanti e si stia profilando la solita distinzione: di qua i pochi Paesi ricchi che difendono gli interessi dei loro grandi finanziatori, la Monsanto o la Grace, e di la' i poveri che hanno un solo strumento per farsi valere: sono piu' numerosi. * - Francesco Battistini: Uno dei nodi cruciali e' quello dei sussidi che i governi ricchi versano ai propri agricoltori. Il Terzo mondo chiede che siano aboliti e girati, casomai, alle economie in via di sviluppo, favorendone l'ingresso nei grandi mercati. - Vandana Shiva: Mi sembra una richiesta piu' che giusta. La nostra agricoltura non ha possibilita' di sviluppo, senza un intervento di questo genere. * - Francesco Battistini: Ma non e' una contraddizione con quanto sostiene il suo amico Jose' Bove' sulla difesa delle produzioni di qualita'? - Vandana Shiva: Le cose cambiano a seconda dell'angolo di mondo da cui le guardi. L'agricoltura di qualita' e' un dovere per tutta l'umanita', perche' tutti mangiamo le stesse cose e ci ammaliamo delle stesse malattie. Ma di questa rivoluzione, anche stavolta, non possono essere i Paesi poveri a sopportare i costi. Nell'ultimo mezzo secolo siamo stati sotto il giogo dei brevetti, che sono la nuova forma di colonialismo. Quando una multinazionale brevetta il prodotto d'una piantagione in India, non scrive niente di diverso da quei foglietti che 500 anni fa Colombo e gli avventurieri come lui firmavano nelle Americhe o nelle Indie, per stabilire che li' era proprieta' dei sovrani europei. * - Francesco Battistini: Sta tornando ad Adamo ed Eva... - Vandana Shiva: No. L'unica ricchezza rimasta al Terzo mondo e' la biodiversita': i nostri semi, le nostre piante medicinali che ci permettono d'entrare nel mondo produttivo. Non possiamo tollerare che i brevetti, i giganti alimentari ci tolgano anche questo. * - Francesco Battistini: A proposito: gli ambientalisti protestano con McDonald's che ha messo in commercio, proprio in questi giorni, un panino "McAfrika". E' uno schiaffo alla fame? - Vandana Shiva: Non mi stupisco piu' di niente. In India, quando gli indu' hanno protestato perche' facevano gli hamburger nonostante le vacche siano sacre, non han fatto una piega: si sono alleati alla Kentucky Fried Chicken e invece delle vacche, eccoli a cucinare i polli. Con un sapore che, di biodiverso, non ha proprio nulla. 6. RIFLESSIONE. GIAMPAOLO CADALANU INTERVISTA VANDANA SHIVA (2004) [Dal quotidiano "la Repubblica" del 27 dicembre 2004, col titolo "Maremoto nel sud est asiatico. Vandana Shiva: 'Pensiamo a evitare altri disastri'". Giampaolo Cadalanu, giornalista della redazione esteri del quotidiano "La Repubblica", dopo gli studi di legge e la scuola di giornalismo ha lavorato come free-lance dalla Germania (Bonn e Berlino). Poi al "Corriere della Sera" (prima da Bonn poi alla redazione esteri per quasi un anno) e quindi alla fondazione dell'"Indipendente" 'prima maniera'. Ha collaborato con testate come "l'Espresso", "Panorama", "l'Europeo", "Italia Oggi" e vari mensili] Vandana Shiva, biologa e ambientalista indiana, si e' conquistata quasi una fama da Cassandra segnalando che lo sfruttamento sfrenato del pianeta avrebbe portato disastri ecologici. "Stavolta ovviamente le cause dello tsunami sono naturali. Ma e' un'occasione per vedere quali effetti portera' l'uso squilibrato delle risorse terrestri", dice. * - Giampaolo Cadalanu: Signora Shiva, ha sentito direttamente gli effetti del terremoto? - Vandana Shiva: Ho sentito le scosse, ma io vivo nell'interno, la mia zona non ha subito danni. Ed e' successo tutto cosi' in fretta, che non c'era il tempo di capire. Ma ovviamente sto seguendo i notiziari, so che sulle coste la situazione e' terribile. * - Giampaolo Cadalanu: Secondo lei, ci sono comunque responsabilita' umane in questa sciagura? - Vandana Shiva: Beh, non direi, a meno di non esasperare certi collegamenti. Ma credo comunque che questa disgrazia tremenda possa essere un insegnamento. Forse e' la prima volta che si vedono scene strazianti in cosi' gran numero. Ma non posso evitare di pensare che sara' ancora peggio se l'uomo continuera' nella direzione in cui sta andando. Anzi, se i paesi ricchi, se Bush in particolare, non cambieranno le loro politiche di inquinamento e sottovalutazione dell'effetto serra. * - Giampaolo Cadalanu: Stavolta pero' la causa di tutto e' un terremoto. - Vandana Shiva: Certo. Ma non e' grottesco che si debba imparare da un terremoto in Indonesia come gestire le risorse? Guardi, tutti gli esperti di ambiente sono d'accordo: i disastri non mancheranno, se non si rispetta la Terra. * - Giampaolo Cadalanu: Che cosa si puo' fare adesso? - Vandana Shiva: Non si puo' non cominciare da una gigantesca mobilitazione. Ci sono famiglie, paesi, popolazioni intere che hanno perso tutto. I familiari, ma anche la barca, la casa, il bestiame. Gente che ora ha bisogno dell'aiuto di tutta la comunita' internazionale. Insomma, oltre a quella ecologica cerchiamo di imparare da questa tragedia anche la lezione della solidarieta'. 7. RIFLESSIONE. ROBERTO ROSSI INTERVISTA VANDANA SHIVA (2005) [Dal quotidiano "l'Unita'" del 5 settembre 2005, col titolo "Katrina, figlia dell'economia del petrolio. Intervista a Vandana Shiva"- Roberto Rossi e' giornalista del quotidiano "L'Unita'"] Per parlare di economia del petrolio e delle infrastrutture, dei suoi eccessi, dei suoi disastri, di sostenibilita' tra sviluppo e natura, di alienazione da capitalismo, Vandana Shiva non avrebbe potuto chiedere una sede migliore. Il Corviale, all'estrema periferia di Roma, un mostro di cemento che in realta' e' un palazzo lungo un chilometro, e', in piccolo, un sunto di tutto quello che una tra le piu' brillanti teoriche dell'economia sociale, nonche' leader dell'International Forum of Globalization, va dicendo da anni. E al Corviale, che per tre giorni ha ospitato il "Forum di Sbilanciamoci! L'impresa di un'economia diversa", una sorta di "anti-Cernobbio", Vandana Shiva ci spiega come "la creazione di un'altra economia sia una questione di sopravvivenza per l'umanita' intera". La tragedia di New Orleans lo dimostra. * - Roberto Rossi: Secondo lei come si puo' classificare l'uragano Katrina? - Vandana Shiva: Come un effetto collaterale dell'economia fittizia, dell'economia del petrolio, di quella delle infrastrutture e delle multinazionali. Un effetto che ha portato alla morte di migliaia di persone. Un effetto che si basa su una presunzione, su una arrogante presunzione: quella che il capitalismo generi sicurezza. * - Roberto Rossi: Che cosa l'ha colpita di piu' di Katrina? - Vandana Shiva: Il livello di distruzione, di morte. Un livello paragonabile con lo Tsunami che ha colpito il Sud Est asiatico. * - Roberto Rossi: Ci sono dei punti in comuni tra i due avvenimenti? - Vandana Shiva: Questi eventi ci hanno drammaticamente detto che quella che noi chiamiamo economia non e' "l'economia". La parola economia significa gestione della casa. In questo caso e' stata perpetrata una cattiva gestione della casa. Un gestione che spinge molte persone verso una sofferenza piu' profonda. * - Roberto Rossi: Avvenimenti come questi possono indurre a un ripensamento del rapporto tra economia e natura da parte del governo, in questo caso, americano? - Vandana Shiva: Sono sicura che le lobby del petrolio che governano Washington in questi giorni stanno calcolando quanto e' costato all'economia del petrolio la tragedia di New Orleans. * - Roberto Rossi: Bush non modifichera' la sua politica di sfruttamento ambientale? - Vandana Shiva: Bush ha gia' fatto sapere che si impegnera' per garantire un maggiore sfruttamento delle risorse petrolifere, garantendo nuovi scavi. * - Roberto Rossi: Che cosa pensa di Kyoto? - Vandana Shiva: Penso che e' meglio di niente. Ma non e' molto. * - Roberto Rossi: Lei ha parlato di economia fittizia. Che cosa vuol dire? - Vandana Shiva: Le faccio un esempio. Se leggo il "Financial Times" apprendo che l'India brilla con un tasso di sviluppo dell'8%. Ma questo 8% non tiene conto del fatto che in una delle regioni piu' ricche del mio paese, quella di Mumbai, negli ultimi anni 175.000 bambini sono morti di fame. Questa crescita non tiene conto, poi, della distruzione sistematica delle mangrovie che ha portato alla morte di migliaia di persone durante lo Tsunami. * - Roberto Rossi: In che modo, scusi? - Vandana Shiva: Perche' il maggior numero di morti c'e' stato nelle zone dove le mangrovie sono state distrutte per favorire gli allevamenti dei gamberetti o per la costruzione di villaggi turistici. * - Roberto Rossi: Ci sono altri esempi? - Vandana Shiva: Si utilizzano misurazioni fittizie della ricchezza. Dire che l'India cresce dell'8% ma non dire che il 70-80% delle azioni di borsa e' in mano agli investitori stranieri e' mistificante. Come fittizia e' la misurazione della poverta'. Per cui si e' poveri se si vive sotto i due dollari al giorno. Se si si vive con due dollari allora non si e' piu' poveri. Nelle regioni montuose dell'Himalaya, da dove vengo, le persone hanno a malapena un reddito. Ma non c'e' un solo bambino che sia affamato. Se si misura il loro tenore di vita con i criteri del "dollaro al giorno", sono poveri, ma se li misuri in termini di qualita' della vita hanno un alto livello di benessere. * - Roberto Rossi: Tra le sua battaglie piu' accese c'e' quella contro i brevetti, specie in agricoltura. Perche'? - Vandana Shiva: Negli ultimi anni in India oltre 40.000 agricoltori si sono suicidati. In realta' sono stati uccisi da un mercato che li ha ridotti sul lastrico. Brevettare i semi significa spazzare via milioni di contadini custodi delle biodiversita'. Li costringe a indebitarsi, a non essere padroni della loro vita. E' il piu' grande genocidio del nostro tempo. * - Roberto Rossi: Lei ha denunciato piu' volte la dittatura della Banca Mondiale. Continua a farlo? - Vandana Shiva: In questo momento ci sono cinque multinazionali che, anche grazie all'intervento della Banca Mondiale, stanno cercando di cercano di metter le mani sul mercato dell'acqua. Contro la privatizzazione del bene comune acqua noi diciamo al presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz: Giu' le mani dalla nostra acqua! * - Roberto Rossi: C'e' una relazione tra fenomeni terroristici e globalizzazione? - Vandana Shiva: Possiamo dire che c'e' una relazione tra estremismo e globalizzazione. Imporre il modello di sviluppo occidentale genera insicurezza e vulnerabilita'. E alla fine estremismo. 8. RIFLESSIONE. MARIELLA TANZARELLA: UN INCONTRO CON VANDANA SHIVA (2002) [Dal quotidiano "La Repubblica" del primo dicembre 2002, col titolo "Vandana Shiva: Attenti agli Ogm, avvelenano i terreni". Mariella Tanzarella e' giornalista del quotidiano "La Repubblica"] Due ore e mezza di discorso non bastano: alla fine i partecipanti al convegno di Gazzada, in provincia di Varese, si stringono intorno alla signora dal sorriso luminoso, avvolta nel suo sari marrone e arancio, e le fanno mille domande. E' lei la star dell'incontro internazionale sul "Futuro della Terra", organizzato dall'associazione per l'agricoltura biodinamica e da Demeter, che si conclude oggi. Vandana Shiva, fisica indiana i cui interventi sono richiestissimi nel mondo, fondatrice sedici anni fa di un Centro di ricerca, autrice di molti libri e animatrice entusiasta di un movimento che predica la biodiversita' come alternativa all'impoverimento della Terra e alla distruzione di tutte le risorse naturali, oltre che alla totale dipendenza degli agricoltori dalle multinazionali. "Anni fa si e' iniziato a far credere alla gente che l'agricoltura chimica avrebbe risolto il problema della fame: ma i prodotti chimici hanno avvelenato e impoverito i terreni; poco tempo fa hanno ripetuto la stessa storia con gli organismi geneticamente modificati: in India molti ci hanno creduto, hanno usato i semi Ogm e adesso sono schiavi delle multinazionali dalle quali ogni anno devono comprare sementi che non rigermogliano mai da sole. Ma per loro diventa un meccanismo troppo caro e alla fine insostenibile: circa ventimila contadini si sono suicidati a causa di questa situazione, una tragedia di grandi proporzioni, anche se non se ne parla", spiega. E continua: "Un'altra minaccia viene dalla biopirateria, che consiste nel brevettare cose da sempre esistenti, rubando ai popoli cio' che da sempre hanno adoperato: per esempio, una compagnia americana ha 'brevettato' il riso basmati, che esiste da secoli in India. Per questo abbiamo fondato Navdanya, un progetto per salvaguardare le diverse varieta' di sementi locali e promuoverne lo scambio". Vandana Shiva, fautrice dell'ecofemminismo, in quanto le donne nel mondo sono quelle piu' a contatto con la terra e i problemi della coltivazione e dell'alimentazione, inizio' la sua battaglia ispirandosi a un episodio degli anni Settanta, quando in India nacque il movimento spontaneo "Abbraccia un albero" che si oppose con successo al progetto di disboscare un'area dell'Himalaya. Tra i prossimi impegni di Vandana c'e' l'ufficializzazione di un'area libera da Ogm in tre valli dell'Himalaya (in India i movimenti per la biodiversita' raccolgono in totale circa dieci milioni di persone). E, dopo il Social Forum di Firenze, al quale la Shiva ha partecipato, anche la Regione Toscana si e' dichiarata interessata a un progetto simile. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 150 del 3 gennaio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 323
- Next by Date: Minime. 324
- Previous by thread: Minime. 323
- Next by thread: Minime. 324
- Indice: