Minime. 321



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 321 del primo gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Vandana Shiva: L'insegnamento di Gandhi
2. Eduardo Galeano: Lezioni di storia
3. Ettore Masina: Lettera 121 del marzo-aprile 2007
4. Riletture: Belinda Coote, Caroline Lequesne, La trappola del commercio
5. L'Agenda dell'antimafia 2008
6. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. MAESTRE. VANDANA SHIVA: L'INSEGNAMENTO DI GANDHI
[Da Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, p.
109.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della
globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli,
Milano 2006.
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo
pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara,
L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega,
Torino 2006]

L'insegnamento di Gandhi e' vivo e ci trasmette la forza di creare strumenti
sempre nuovi per la tutela della liberta' della vita e della sua diversita'.
Il suo pensiero e' fonte di speranza per l'umanita' intera, perche' contiene
i semi necessari per far germogliare la liberta' degli uomini e di tutte le
specie.

2. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: LEZIONI DI STORIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 dicembre 2007, col titolo "Il
paradosso errante" e il sommario "Lezioni di storia. Pillole di verita' che
rovesciano la 'verita''".
Eduardo Galeano e' nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay); giornalista e
scrittore, nel 1973 in seguito al colpo di stato militare e' stato
imprigionato e poi espulso dal suo paese; ha vissuto lungamente in esilio
fino alla caduta della dittatura. Dotato di una scrittura nitida, pungente,
vivacissima, e' un intellettuale fortemente impegnato nella lotta per i
diritti umani e dei popoli. Tra le sue opere, fondamentali sono: Le vene
aperte dell'America Latina, recentemente ripubblicato da Sperling & Kupfer,
Milano; Memoria del fuoco, Sansoni, Firenze; e i recenti A testa in giu',
Sperling & Kupfer, Milano, e Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, Milano.
Tra gli altri suoi libri editi in italiano: Guatemala, una rivoluzione in
lingua maya, Laterza, Bari; Voci da un mondo in rivolta, Dedalo, Bari; La
conquista che non scopri' l'America, Manifestolibri, Roma; Las palabras
andantes, Mondadori, Milano]

Ogni giorno, leggendo i giornali, assisto a una lezione di storia. I
giornali mi insegnano con cio' che dicono e con cio' che non dicono.
La storia e' un paradosso errante. E' la contraddizione a farla muovere.
Forse per questo i suoi silenzi dicono piu' delle sue parole e spesso le sue
parole rivelano, mentendo, la verita'.
Di qui a poco sara' pubblicato un mio libro che si chiama Specchi. E' una
specie di storia universale, e scusate se e' poco. "Io posso resistere a
qualsiasi cosa, meno alla tentazione", diceva Oscar Wilde, e confesso di
aver ceduto alla tentazione di raccontare alcuni episodi dell'avventura
umana nel mondo, dal punto di vista di coloro che non compaiono nella foto.
Si tratta, per cosi' dire, di fatti non molto noti.
Ne riassumo qui alcuni, solo alcuni.
*
Quando furono cacciati dal Paradiso, Adamo ed Eva si trasferirono in Africa,
non a Parigi.
Qualche tempo dopo, quando ormai i loro figli si erano sparpagliati per le
strade del mondo, venne inventata la scrittura. In Iraq, non in Texas.
Anche l'algebra venne inventata in Iraq. La fondo' Mohamed al-Jwarizmi,
milleduecento anni fa, e la parola algoritmo deriva dal suo nome.
I nomi di solito non coincidono con cio' che denominano. Nel British Museum,
tanto per fare un esempio, le sculture del Partenone si chiamano "statue di
Elgin", ma sono statue di Fidia. Elgin era l'inglese che le vendette al
museo.
Le tre novita' che resero possibile il Rinascimento europeo, la bussola, la
polvere da sparo e la stampa, erano state inventate dai cinesi, che
inventarono anche quasi tutto quello che l'Europa ha reinventato.
Gli indu' avevano capito prima di tutti che la terra era rotonda e i Maya
avevano creato il calendario piu' preciso di tutti i tempi.
*
Nel 1493, il Vaticano regalo' l'America alla Spagna e fece dono dell'Africa
nera al Portogallo, "affinche' le nazioni barbare siano ricondotte alla fede
cattolica". A quel tempo, l'America aveva un numero di abitanti quindici
volte piu' grande di quello della Spagna e l'Africa nera cento volte piu'
grande di quello del Portogallo.
Cosi' come aveva ordinato il papa, le nazioni barbare furono ricondotte...
eccome.
*
Tenochtitlan, il centro dell'impero azteca, era d'acqua. Hernan Cortes
demoli' la citta', fino all'ultima pietra, e con le macerie copri' i canali
dove navigavano duecentomila canoe. Questa fu la prima guerra dell'acqua in
America. Adesso Tenochtitlan si chiama Citta' del Messico. Dove scorreva
l'acqua, corrono le automobili.
*
Il monumento piu' alto dell'Argentina era stato innalzato in omaggio al
generale Roca, che nel XIX secolo aveva sterminato gli indios della
Patagonia.
Il viale piu' lungo dell'Uruguay porta il nome del generale Rivera, che nel
XIX secolo aveva sterminato gli ultimi indios charruas.
*
John Locke, il filosofo della liberta', era azionista della Royal Africa
Company, che comprava e vendeva schiavi.
Agli albori del diciottesimo secolo, il primo dei borboni, Filippo V,
inauguro' il suo regno firmando un contratto con suo cugino, il re di
Francia, affinche' la Compagnie de Guinee vendesse neri in America. A ognuno
dei due spettava un 25% dei guadagni.
Nomi di alcune navi negriere: Voltaire, Rousseau, Gesu', Speranza,
Uguaglianza, Amicizia.
Due dei Padri Fondatori degli Stati Uniti svanirono nella nebbia della
storia ufficiale. Nessuno ricorda Robert Carter o Gouverner Morris.
L'amnesia fu la ricompensa per i loro atti. Carter fu l'unico sostenitore
dell'indipendenza che libero' i suoi schiavi. Morris, redattore della
Costituzione, si oppose alla clausola secondo la quale uno schiavo
equivaleva ai tre quinti di una persona.
"Nascita di una nazione", la prima superproduzione di Hollywood, venne
proiettata per la prima volta nel 1915 alla Casa Bianca. Il presidente,
Woodrow Wilson, la applaudi' in piedi. Lui era l'autore dei testi del film,
un canto razzista inneggiante al Ku Klux Klan.
*
Alcune date:
Dall'anno 1234 e per i sette secoli successivi la Chiesa Cattolica proibi'
che le donne cantassero nei templi. Le loro voci erano impure, per quella
storia di Eva e del peccato originale.
Nell'anno 1783 il re di Spagna decreto' che non erano disonorevoli i lavori
manuali, i cosiddetti "mestieri umili", che fino ad allora avevano
determinato la perdita della nobilta'.
Fino all'anno 1986 nelle scuole dell'Inghilterra era legale il castigo dei
bambini con cinghie, verghe e bacchette.
*
In nome della liberta', dell'uguaglianza e della fratellanza, la rivoluzione
francese proclamo' nel 1793 la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del
Cittadino. Allora, la militante rivoluzionaria Olympia de Gouges propose la
Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina. La ghigliottina le
taglio' la testa.
Mezzo secolo dopo, un altro governo rivoluzionario, durante la prima Comune
di Parigi, proclamo' il suffragio universale. Allo stesso tempo, nego' il
diritto di voto alle donne per unanimita' meno uno: 899 voti contrari, uno a
favore.
*
L'imperatrice cristiana Teodora non disse mai di essere rivoluzionaria, ne'
nulla di simile. Ma millecinquecento anni fa l'impero bizantino fu, grazie a
lei, il primo luogo al mondo dove l'aborto e il divorzio furono diritti
delle donne.
*
Il generale Ulysses Grant, vincitore nella guerra del nord industriale
contro il sud schiavista fu poi presidente degli Stati Uniti.
Nel 1875, rispondendo alle pressioni britanniche, rispose: "Fra duecento
anni, quando avremo ottenuto dal protezionismo tutto quello che ci puo'
offrire, anche noi adotteremo il libero commercio".
Cosi', nell'anno 2075, la nazione piu' protezionista del mondo adottera' il
libero commercio.
*
Lootie, "Piccolo bottino", fu il primo cane pechinese a giungere in Europa.
Arrivo' a Londra nel 1860. Gli inglesi lo battezzarono cosi' perche' faceva
parte del bottino strappato alla Cina, alla fine delle due lunghe guerre
dell'oppio.
Vittoria, la regina del narcotraffico, aveva imposto l'oppio a cannonate. La
Cina fu trasformata in una nazione di drogati, in nome della liberta', la
liberta' del commercio.
In nome della liberta', la liberta' del commercio, il Paraguay fu distrutto
nel 1870. Dopo una guerra di cinque anni, questo paese, l'unico paese delle
Americhe che non doveva un centesimo a nessuno, inauguro' il suo debito
estero. Alle sue fumanti rovine giunse, da Londra, il primo prestito. Fu
destinato per pagare un enorme indennizzo al Brasile, all'Argentina e
all'Uruguay. Il Paese assassinato pago' ai paesi assassini lo sforzo che
avevano fatto per assassinarlo.
*
Anche Haiti pago' un enorme indennizzo. Da quando nel 1804 aveva conquistato
la sua indipendenza, la nuova nazione distrutta per un secolo e mezzo
dovette pagare alla Francia una fortuna per espiare il peccato della sua
liberta'.
*
Le grandi imprese negli Stati Uniti godono dei diritti umani. Nel 1886 la
Suprema Corte di Giustizia estese i diritti umani alle corporazioni private
ed e' ancora cosi'.
Pochi anni dopo, in difesa dei diritti umani delle loro imprese, gli Stati
Uniti invasero dieci paesi, in diversi mari del mondo.
Allora Mark Twain, dirigente della Lega Antimperialista, propose una nuova
bandiera, con piccoli teschi al posto delle stelle, e un altro scrittore,
Ambrose Bierce, ebbe a sentenziare: "La guerra e' il cammino scelto da Dio
per insegnarci la geografia".
*
I campi di concentramento nacquero in Africa. Gli inglesi iniziarono
l'esperimento e i tedeschi lo misero a punto. Hermann Goering applico' in
Germania il modello che il suo papa' aveva sperimentato, nel 1904, in
Namibia. I maestri di Joseph Mengele avevano studiato, nel campo di
concentramento della Namibia, l'anatomia delle razze inferiori. I cobayos
erano tutti neri.
*
Nel 1936, il Comitato Olimpico Internazionale non tollerava insolenze. Nelle
Olimpiadi del 1936, organizzate da Hitler, la squadra di calcio del Peru'
sconfisse per 4 a 2 quella dell'Austria, il paese natale del Fuehrer. Il
Comitato Olimpico annullo' la partita.
*
A Hitler non mancarono amici. La Fondazione Rockfeller finanzio' ricerche
razziste della medicina nazi. La Coca-Cola invento' la Fanta, in piena
guerra, per il mercato tedesco. L'Ibm rese possibile l'identificazione e la
classificazione degli ebrei e questa fu la prima applicazione su vasta scala
del sistema delle schede perforate.
*
Nel 1953 scoppio' la protesta operaia nella Germania comunista. I lavoratori
occuparono le strade e i carri armati tedeschi si incaricarono di farli star
zitti. Allora Bertold Brecht propose: "Non sarebbe piu' facile che il
governo sciogliesse il popolo e ne scegliesse un altro?".
*
Operazione marketing. L'opinione pubblica e' il target. Le guerre si vendono
mentendo, cosi' come si vendono le automobili.
Nel 1964 gli Stati Uniti invasero il Vietnam, perche' il Vietnam aveva
attaccato due navi degli Stati Uniti nel golfo del Tonchino. Quando la
guerra aveva gia' fatto fuori un sacco di vietnamiti, il ministro della
Difesa, Robert McNamara, ammise che l'attacco del Tonchino non c'era mai
stato.
Quarant'anni dopo, la storia si e' ripetuta in Iraq.
*
Migliaia di anni prima che l'invasione nordamericana portasse la Civilta' in
Iraq, in quella terra barbara era nato il primo poeta d'amore della storia
universale. In lingua sumera, scritto sull'argilla, il poeta narro'
l'incontro di una dea e di un pastore. Inanna, la dea, quella notte amo'
come se fosse mortale. Damuzi, il pastore, quella notte fu immortale.
*
Paradossi erranti, paradossi intriganti:
L'Aleijandinho, l'uomo piu' brutto del Brasile, creo' le piu' belle sculture
dell'era coloniale americana.
Il libro di viaggi di Marco Polo, avventura della liberta', fu scritto nel
carcere di Genova.
Don Chisciotte della Mancia, altra avventura della liberta', nacque nel
carcere di Siviglia.
Furono dei nipoti degli schiavi neri a creare il jazz, la piu' libera delle
musiche.
Uno dei migliori chitarristi jazz, il gitano Django Reinhardt, aveva solo
due dita nella mano sinistra.
Non aveva mani Grimod de la Reyniere, il grande maestro della cucina
francese. Scriveva, cucinava e mangiava con un uncino.

3. MAESTRI E COMPAGNI. ETTORE MASINA: LETTERA 121 DEL MARZO-APRILE 2007
[Dal sito di Ettore Masina (www.ettoremasina.it) riprendiamo la sua lettera
mensile n. 121 del marzo-aprile 2007.
Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista,
scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una
delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue
esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri
autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e
guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in
cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un
cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo
secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella
storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in
serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile,
Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile,
Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire.
Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993
col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele,
1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del
passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo,
1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina,
scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de
"La nonviolenza e' in cammino"]

Nota a una nota
1. Non ho mai perdonato alla riforma liturgica conciliare di avere
"tagliato" le due frasi con le quali cominciavano le messe in latino:
"Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat  juventutem meam": mi
avvicinero' all'altare di Dio, al dio che rende allegra la mia giovinezza.
Quelle frasi esprimevano bene la convinzione che la fede nel Cristo dona ai
fedeli gioie che neppure la vecchiaia puo' cancellare. Papa Giovanni, il suo
sorriso, il suo coraggio ne furono la dimostrazione visibile. Per lui, e poi
per il Concilio, la Chiesa era il luogo in cui risuonavano non solo i gemiti
del Crocifisso ma anche la festa senza fine della sua resurrezione. Questa
pienezza di vita, che dovrebbe illuminare di speranza anche i giorni delle
tragedie personali o collettive, risuona, del resto, in tutto il vangelo.
"Non temete" e' il messaggio degli angeli e del Risorto. Negli Atti degli
apostoli le fragili navicelle dei missionari sono squassate dalle tempeste
ma non distrutte, i naufragi - e addirittura le persecuzioni - si tramutano
in occasioni per portare il vangelo in paesi scelti dalla Provvidenza contro
ogni progetto umano. Senza potere terreno, la Chiesa dei santi riluce nei
secoli di ferro e di buio. E' da quando la croce venne posta sulle bandiere
dei re, sugli scudi degli eserciti, sulle copertine  dei codici che quella
luce viene spesso ferita dalle ombre della insicurezza, da un profano
timore.
Anche oggi la Chiesa (la mia Chiesa) appare, almeno nei pastori che la
presiedono in Italia, ma anche nel papa tedesco, dominata da una fonda paura
che anziche' a un luogo di fraterna accoglienza la riduce a una fortezza
assediata dai barbari. Piu' che alla infinita ricchezza delle forme in cui
il Regno di Dio e' gia' presente sulla Terra, lo sguardo dei vescovi sembra
concentrarsi sulla fragilita' mondana dell'apparato ecclesiale. L'integrita'
della fede sembra loro vulnerata dalle sfide poste dal futuro e dalla
secolarizzazione a questa struttura. "A un tuo cenno, a una tua voce, un
esercito all'altar" cantavano le masse cattoliche, gremendo piazza San
Pietro nel dopoguerra. Quell'esercito e' andato di gran lunga
assottigliandosi, ma abbiamo giustamente irriso per piu' di mezzo secolo la
stolida domanda di Stalin: "Quanti battaglioni ha il papa?". Una paura che
ponesse oggi lo stesso interrogativo potrebbe dirsi cristiana?
Ritorna nel magistero di questi anni la predicazione dell'inferno, si negano
funerali religiosi a persone martirizzate da orrende malattie, e soprattutto
si tenta, con un'incessante campagna mediatica, di impedire che lo Stato
(laico per definizione) migliori la situazione giuridica di una non piccola
minoranza di cittadini.
Per i vecchi come me, si tratta di ritorni a fasi storiche che avremmo
voluto dimenticare. Non abbiamo vissuto gli anni della spietata lotta di Pio
X al modernismo ne' quelli dei concordati con il fascismo e il nazismo, ma
ricordiamo bene la scomunica decretata dal Sant'Uffizio (fine degli anni '40
del secolo scorso) per milioni e milioni di italiani - borghesi, ma anche, e
soprattutto, poveri operai e poverissimi contadini - assetati di giustizia;
pensiamo ai primi anni '50 in cui Carlo Carretto e Mario Rossi erano espulsi
dall'Azione cattolica per "deviazionismo" democratico, Luigi Gedda
dichiarava che "la Chiesa si salva con l'organizzazione" e De Gasperi e
monsignor Montini venivano puniti da Pio XII per il loro no ad accordi
elettorali con i fascisti, i qualunquisti e i monarchici; pensiamo alla
"normalizzazione" post-conciliare con l'inquisizione e la rimozione dalle
cattedre di teologi e teologhe; alla dura battaglia per la soppressione del
divorzio in cui alcuni di noi ebbero la carriera professionale stroncata dal
potere profano di ecclesiastici vaticani; mentre negli anni appena scorsi
siamo stati costretti ad assistere alle scelte elettorali di Ruini, a Roma,
ma anche vaticane: si' a Storace, si' a Berlusconi, si' alla Moratti, si' a
Casini, protettori dei redditi di scuole e cliniche cattoliche, si' agli
atei "devoti" pronti a incensare il ruolo della Chiesa nel "contenimento"
dell'Islam per averla compagna di "battaglie di civilta'"...
La ricerca di sicurezze terrene ha, del resto, reso talvolta affannoso il
respiro della Chiesa e ferito crudelmente il suo amore comunitario anche in
altri paesi: dalla lotta, in Francia, alla Nouvelle Theologie ai delitti
nelle adiacenze dello Ior, all'ossessione anticomunista che ha portato papa
Wojtyla a demolire buona parte delle realta' cattoliche in America Latina:
la tolleranza per i vescovi argentini complici della dittatura e la spietata
condanna all'isolamento di monsignor Romero, il dito ammonitore levato su
Ernesto Cardenal e la mano stretta a d'Aubuisson, notorio mandante
dell'assassinio del vescovo martire...
*
2. Tristi vicende di una Chiesa semper reformanda e semper casta et
meretrix, secondo i suoi Padri: sempre santa perche' congregata intorno al
Signore Gesu' e sempre meretrice perche' fatta di uomini con le loro
miserie, le loro paure, le loro incomprensioni. Ed e' un fatto che dovunque
la gerarchia ecclesiastica ha indurito la sua disciplina e ha preteso, in
vari modi, di porre nella societa' laica il suo magistero come fonte
assoluta ed esclusiva garanzia di autenticita' dei valori morali, li',
crescendo la distanza fra il vangelo e la sfida portata agli "altri", e'
stato inevitabile che la sua voce si facesse (come dire?) "sgraziata", e ne
scadesse la dignita'. Ricordo il vescovo di Prato, Fiordelli, che nel 1958
faceva leggere in tutte le sue chiese una notificazione in cui due giovani
che avevano scelto il matrimonio civile venivano bollati come "pubblici
concubini"; ricordo Amintore Fanfani - vicinissimo a monsignor Benelli,
segretario di Stato - gridare, in chiusura della campagna per l'abrogazione
del divorzio: "Donne, badate: i vostri mariti scapperanno con le serve di
casa!"... Tempi lontani? Mica tanto se il nuovo presidente della Conferenza
episcopale italiana cita la possibilita' della legalizzazione dell'incesto e
della pedofilia come possibili conseguenze del lassismo morale che, secondo
i vescovi, avvelenerebbe anche la legge sulle convivenze. Dichiarazione poi
smentita, secondo l'esempio di Berlusconi, il quale, contestato, guaisce (o
ringhia): "Avete frainteso!".
*
3. Quando una persona di buona volonta' entra in politica, porta dentro di
se' un sogno che va molto al di la' delle finalita' che si propone il
partito al quale aderisce. Il suo sogno (ripeto che parlo di persone di
buona volonta'!) e' quello di riuscire a cambiare radicalmente il mondo,
costruire una realta', locale o universale, che elimini tutto cio' che gli
pare male e realizzi tutto il bene che gli sembra necessario. Ma in
democrazia e' indispensabile tradurre i sogni in leggi ed ottenere su di
esse il consenso della maggioranza. E' un lavoro duro e difficile,
particolarmente per chi e' portatore di ideali cui e' sensibile soltanto una
parte dei cittadini. Ho vissuto anch'io questo dramma in dieci anni di vita
parlamentare: il mio sogno e la volonta' della maggioranza degli elettori
molto spesso divergevano. (Divergevano, anche, molte mie scelte, da quelle
di altri cattolici). La Costituzione afferma che il parlamentare non puo'
avere vincoli di mandato; vuol dire che il deputato e il senatore devono
votare sempre in piena liberta' di coscienza, senza accettare pressioni. Per
fare politica o per far fermentare la societa' in senso cristiano non e'
necessario entrare in parlamento e neppure in un partito; ci puo' essere la
via della missione evangelizzatrice, del sacerdozio, dell'apostolato, della
umile ma preziosa testimonianza di vita, e persino (parlo seriamente) della
profezia; ma se si sceglie una tribuna "laica" se ne debbono accettare
lealmente le regole. Il problema del parlamentare cattolico e' dunque quello
di esercitare una continua mediazione fra la sovranita' popolare e i propri
ideali in un luogo creato per il dialogo e non per lo scontro, per la
collaborazione e non per la rissa delle ideologie, per utopie che si
trasformino in capacita' di costruzione collettiva. I cattolici deputati
alla Costituente seppero farlo mirabilmente. Rispettare le competenze dei
parlamentari e la loro vocazione (quando c'e') dovrebbe essere anche oggi
impegno di tutti.
*
4. La gerarchia ecclesiastica tradirebbe la sua missione se non levasse alto
il vangelo, proponendolo all'intera societa'; e pero' la storia mostra
quanto frequenti siano i rischi di questa missione: non solo quando la
Chiesa la eserciti, spesso eroicamente, in regimi atei o totalitari, ma
anche quando la eserciti in regimi democratici. La lettura e le
interpretazioni dei "segni dei tempi", per esempio, non sono competenze
esclusive del suo magistero, anzi, talora, nella storia, i vescovi hanno
rivelato sconcertanti sordita' e confusioni: penso a come la Chiesa
gerarchica ha perso la classe operaia nel secolo XIX, negando ai poveri il
diritto alla giustizia per non deporre i privilegi che la assimilavano alla
classe padronale. Oggi le tentazioni che si pongono alla comunita' cristiana
sono piu' raffinate: molti sedicenti amici (atei "devoti") le chiedono di
trasformarsi in lobby, di non essere sale e lievito nella massa ma blocco di
lievito inerte, muraglia di sale scipito. Forze politiche e uomini di potere
che in cuor loro ritengono il messaggio del Cristo una follia si offrono di
essere il suo braccio  secolare nelle istituzioni. Non basta: viviamo anni
di confusione di valori, di sensibilita' e anche, purtroppo, di ostilita'
per chi propone un'etica senza compromessi; la sensibilita' nella
comunicazione ecclesiale dovrebbe essere dunque particolarmente attenta; si
ha invece la sensazione che molti fra i piu' importanti ecclesiastici
abbiano perso il contatto con la realta' culturale: se Benedetto XVI,
dovendo scegliere un esempio di violenza religiosa, indica l'Islam invece
delle crociate, se la Chiesa concede funerali religiosi a Pinochet e li nega
a Welby; se la continua reiterazione (per non dire l'ossessivita') di
interventi contro la "legalizzazione" delle famiglie "di fatto" contrasta
con la penuria - o almeno l'episodicita' - di interventi contro peccati
"sociali" come la feroce inutilita' della guerra (e dunque la necessita' di
un forte pacifismo cristiano), la frequenza delle morti nei cantieri e nelle
fabbriche o gli inquinamenti mafiosi nella politica; se il Vaticano
preferisce venire a patti  con i seguaci di Lefebvre, l'anticonciliarista,
piuttosto che entrare in dialogo fraterno con Jon Sobrino, il teologo dei
poveri; se tutto questo accade, l'opinione pubblica, piuttosto che
contemplare il mite, amorevole volto del Cristo, vede e sente estranea,
antipatica (ma si', diciamolo l'aggettivo) una istituzione che le pare
invadere la sfera del privato e del pubblico, in nome di una volonta' di
potere e di una serie di precetti formali, soprattutto sessuofobici. La
maggioranza degli italiani dichiara, nei sondaggi, di avere fiducia nella
Chiesa ma piuttosto che al magistero si riferisce alla straordinaria (e
talvolta eroica) rete di servizi tessuta dal volontariato cattolico.
*
5. Anche oggi (4 aprile) una nuova bordata della Cei contro le cosiddette
famiglie di fatto. Mi colpisce la reiterata violenza nel giudizio dei
vescovi. A me pare, intanto, che vi sia convivenza e convivenza, e non poche
esprimano un'affettuosa solidarieta' in cui si possono rinvenire tracce (e
talvolta ben piu' che tracce) di amore cristiano. Del resto, quando Gesu',
assumendo su di se' anche il loro strazio, affido' Maria a Giovanni e
Giovanni a Maria, non diede origine a una famiglia di fatto? E non esistono
sulla Terra piu' di un milione di persone, a stare alle statistiche
vaticane, che (frati, suore, seminaristi, membri di istituti secolari)
rivendicano con amorosa fierezza, per le loro convivenze, il nome di
"famiglie  religiose"? E al momento del Concordato non ha chiesto, e
ottenuto per esse la Santa Sede che lo Stato italiano concedesse loro
apposite normative?
Il fatto e' che i vescovi temono particolarmente due pericoli. Il primo e'
quello che si vada verso il riconoscimento di vincoli matrimoniali fra
omosessuali. Avendo dato origine a un sacerdozio celibatario, la cui
formazione avviene in istituti mono-sessuali, la Chiesa cattolica romana si
trova in effetti a dover fronteggiare, nei suoi stessi ambienti, un problema
reale e scabroso. Questa percezione ha generato una vera e propria omofobia,
la quale impedisce una serena valutazione della legge sulle cosiddette Dico,
che a molti (me compreso) appare nello stesso tempo assai ponderata. E la
durezza espressa dai vescovi, certamente al di la' delle proprie intenzioni
finisce per apparire ben poco evangelica: fossero pure, gli omosessuali, dei
"devianti", come dimenticare la misericordia con la quale Gesu' dichiara:
"Non spezzero' la canna fessa ne' il lucignolo fumigante"?
Il secondo pericolo avvistato dai vescovi mi sembra il seguente: che una
legittimazione delle coppie "di fatto" finisca per negare al matrimonio una
condizione di privilegio, mentre si perderebbe lo stigma sociale che ancora
oggi colpisce le unioni "irregolari". Questo concorrerebbe a una crisi della
famiglia "naturale" e in particolar modo di quella cattolica.
Vale qualcosa la testimonianza di una coppia che ha celebrato il
cinquantunesimo anniversario del suo matrimonio cattolico; di uno scrittore
che ha girato per anni tutte le regioni italiane - nessuna esclusa - in
un'attivita' di cosiddetto apostolato sociale; di un giornalista che ha
condotto inchieste approfondite sull'argomento? Se si', allora vorrei dire
sommessamente ai vescovi che e' vero che la fedelta' coniugale e' spesso
aggredita da un diffuso lassismo morale ma i prevalenti pericoli per la
famiglia (cattolica e no) nascono da altre realta'. Se i giovani, a causa
delle politiche governative che consentono un andamento selvaggio del
mercato immobiliare non riescono a "mettere su' casa"; se il precariato che
impera nel mondo del lavoro impedisce loro di ricorrere ai mutui bancari; se
i salari italiani sono i piu' bassi dell'Europa occidentale; se la
situazione degli asili e delle scuole e' vergognosa; se il caos del traffico
e dei trasporti pubblici priva centinaia di migliaia di padri di una
autentica presenza in famiglia; se la pressione consumista e' cosi' forte e
devastante, e' ovvio che la famiglia sia resa piu' fragile; ma anche su
questi fenomeni la voce dei vescovi si e' espressa saltuariamente e
fievolmente o almeno con forza e frequenza del tutto dissimili alla presente
offensiva mediatica. Su di essi i cattolici non sono mai stati chiamati in
piazza. Ne parleranno al cosiddetto Family Day?
*
6. Naturalmente sono vere molte altre cose: per esempio, che non raramente
ai documenti della Cei viene concesso dai media attenzione mediocre quando
non esigua, essendo presente nella borghesia italiana una rimarchevole
corrente anticlericale; che gli echi di questa inopinata battaglia vengono
grandemente ampliati da giornalisti al servizio di quei politici che vedono
il progetto delle Dico come una promettente pietra d'inciampo per il governo
Prodi; che i Dico appaiono a molti cattolici un'ulteriore forma di mutamenti
sociali che sgretolano il conforto di antiche certezze. Vero e' anche che
fra i cattolici regna una profonda ignoranza sui termini ecclesiologici; per
cui il dibattito sulla vicenda e' rozzo, elementare: molti non ne capiscono
le valenze, molti sono convinti che un saluto del papa ai pellegrini
domenicali abbia lo stesso valore, la stessa cogente importanza di
un'enciclica. Questo comporta la pratica inesistenza di un dialogo nella
Chiesa italiana. Il silenzio degli intellettuali laici aumenta a dismisura
l'isolamento dei pastori. E' talvolta un vero e proprio tradimento...
Dico questo perche' papa Giovanni ci ha insegnato che non si puo' battere il
confiteor sul petto altrui. La Chiesa non e' una realta' di "quadri", la
Chiesa siamo (anche) noi. Anche noi ne siamo responsabili. Lasciatemi dire
che vedo non pochi fratelli e sorelle nella fede quasi rattrappiti in una
dolorosa depressione, resi vecchi dalla convinzione che il Concilio sia
ormai da considerare lettera morta e che tentare di collaborare con i
vescovi tenendo dritta la schiena sia troppo scomodo e vano. In questa festa
di passaggio e di resurrezione, vorrei che questi uomini e donne di buona
volonta' sentissero che Dio, qualunque sia la nostra eta' anagrafica,
rallegra ancora la nostra giovinezza.

4. RILETTURE. BELINDA COOTE, CAROLINE LEQUESNE: LA TRAPPOLA DEL COMMERCIO
Belinda Coote, Caroline Lequesne, La trappola del commercio. Poverta' e
mercato globale delle materie prime, Emi, Bologna 1998, lire 25.000. Una
utile monografia promossa dall'Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief),
nota ong operante in oltre 70 paesi. L'edizione italiana e' a cura di Davide
Cambioli. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4,
40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it,
stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

5. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

6. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 321 del primo gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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