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Minime. 317
- Subject: Minime. 317
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 28 Dec 2007 01:59:39 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 317 del 28 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Distinguere vittime e carnefici, nominare la violenza e contrastarla 2. Angela Barker: Educare i nostri figli per porre fine alla violenza 3. Fulvio Papi: Una breve notizia biografica di Antonio Banfi 4. Riletture: Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, I nuovi schiavi del lavoro 5. Riletture: Marco Gallicani (a cura di), Scopri il denaro che sostiene l'alternativa 6. Riletture: Francisco Gutierrez, R. Cruz Prado, Ecopedagogia e cittadinanza planetaria 7. Riletture: Massimo Moretuzzo, Aluisi Tosolini e Davide Zoletto (a cura di), L'acqua come cittadinanza attiva 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: DISTINGUERE VITTIME E CARNEFICI, NOMINARE LA VIOLENZA E CONTRASTARLA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] Proviamo a dirlo in un altro modo, ecco qua. * "Allora, lei sostiene di essere stata vittima di uno stupro?". "Si', cioe' no, non vorrei fare del vittimismo. Come vede, sono una donna, e non posso permettermelo. Diciamo che mi sono trovata in una dinamica relazionale sbilanciata in cui, nel mentre ero soggetta all'uso applicato di un certo ammontare di brutalita'... Crede che possa usare 'soggetta' o e' un'ammissione di debolezza?". "Ma lo vuole denunciare o no il suo aggressore?". "Ecco, si', ma dipende. Non vorrei che questo poi mi facesse passare per vittima, capisce, le donne sono libere e felici, a priori, e se io finisco per dare un'impressione diversa da questa forse sbaglio, no?". * Non mi pare che funzioni. Distinguere chi usa violenza da chi la subisce passa anche attraverso la consapevolezza che le vittime di violenza non sono colpevoli di cio' che viene loro fatto. Questo si' e' un "a priori": la violenza e' sbagliata, sempre. So che puo' sembrare banale, ma la confusione fra aggressore e aggredito/a e' la scappatoia (e la scorciatoia) costante dei picchiatori e dei violentatori. * Dire quindi che delle donne sono "vittime" di violenza non comporta ne' il piangersi addosso, ne' il "tornare indietro". Distinguere chi alza le mani per colpire da chi alza il braccio per parare i colpi significa restituire la responsabilita' della violenza a chi sceglie di usarla. E' stato questo a portare in piazza cosi' tante "donne comuni", il cui pentolino ribolliva da mesi, stando almeno alla notevole quantita' di mail che ho ricevuto io prima del 24 novembre scorso. Alla maggior parte delle mie corrispondenti non interessava analizzare la piattaforma della manifestazione, ne' si definivano femministe. Quello che volevano era un'occasione per dire pubblicamente "basta". E nessuna era cosi' ottusa da non sapere che una donna non e' solo la violenza che eventualmente subisce, non c'era alcun bisogno di fare esercizi linguistici per renderle edotte di cio': perche' al di la' di cio' che ciascuna di noi puo' credere e pensare e inventare, ogni sfregio simbolico o reale sul viso di un'altra ci rimanda a cio' che potrebbe accadere a noi domani (o come parecchie mi hanno scritto, a cio' che era gia' accaduto). E ognuna di noi e' una storia, ma sappiamo da tempo, e da un po' troppo tempo senza fare granche', che moltissime storie potrebbero essere piu' felici e soddisfacenti senza violenza. * Le donne sono libere per diritto di nascita, come qualsiasi altro essere umano. Quanti ostacoli vengano messi davanti all'esercizio di tale liberta' e' stranoto e non li ripetero' qui. Mi pare che purtroppo tali ostacoli sovente le rendano "libere" nel senso in cui, mettiamo, un commerciante e' "libero" di non pagare il pizzo alla mafia, che poi gli fa saltare per aria la casa o gli rapisce un figlio. Cosi' alcune sono "libere", in tutto il mondo, di non aderire al credo della famiglia, o di vestirsi come a loro pare e piace, o di rigettare un matrimonio forzato: poi la liberta' viene fatta loro pagare in mille modi meschini e troppo spesso persino con la vita, ma guai a dire che sono state vittime di violenza. E' stata una perturbazione atmosferico-sociale, un uragano umano, un efflusso di ormoni storici, cose che capitano, non sia mai che ne chiediamo conto a quelli con le mani sporche di sangue. 2. RIFLESSIONE. ANGELA BARKER: EDUCARE I NOSTRI FIGLI PER PORRE FINE ALLA VIOLENZA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di Angela Barker apparso su "RH Reality Check" (www.rhrealitycheck.org) il 26 dicembre 2007] Sei anni or sono, una violenta aggressione del mio ex ragazzo mi ridusse in ospedale per tre anni. Io ne avevo 16, allora. Le ferite che ho riportato hanno cambiato la mia vita: oggi uso una tastiera luminosa per parlare e mi muovo in carrozzella. Uso anche l'esperienza che ho vissuto per istruire i giovani, e lotto perche' il governo intervenga con piu' forza per contrastare la violenza contro donne e bambine, e stili programmi per prevenirla. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne, definisce quest'ultima come: "ogni atto di violenza basata sul genere che risulti, o possa risultare, in un danno fisico, psicologico o sessuale sofferto dalle donne". Gli atti in questione includono la violenza fisica, l'abuso o la coercizione sessuale, o la molestia sessuale. Ma la triste verita' e' che, nonostante decenni di retorica politica, il mondo non si e' spinto molto avanti nel mettere fine alla violenza ed all'abuso sessuale contro donne e bambine, che rimane una delle maggiori lesioni nell'ambito della sanita' e dei diritti umani. Nello stato australiano di Victoria, dove io vivo, la violenza e' la causa principale della morte prematura e della malattia fra le donne sotto i 45 anni. A livello globale, una donna su tre verra' stuprata, picchiata o si abusera' di lei durante la sua vita. E, in un'epoca in cui il contagio da Hiv continua a crescere fra le ragazze, la violenza o la minaccia di violenza impediscono spesso alle giovani donne di negoziare l'uso dei condom, di rifiutare atti sessuali o di compiere altri passi necessari alla protezione della loro salute. Oggi vi sono al mondo un miliardo e duecentomila giovani fra i 10 e i 19 anni. Sebbene questa generazione fronteggi minacce alla salute ed al benessere che non hanno precedenti, pure essi rappresentano un'opportunita' per mettere fine a secoli di discriminazioni e violenze intrecciate al genere. Riconoscere le realta' delle esistenze dei giovani, ed in particolar modo il loro bisogno di conoscenza riguardo i loro corpi, ed i loro diritti e le loro responsabilita' rispetto al sesso, e' cruciale per la costruzione di un passaggio sicuro dall'adolescenza all'eta' adulta. Un'educazione sessuale efficace, non settaria, costante, basata sui principi dei diritti umani e dell'eguaglianza di genere e' un bisogno terribilmente urgente. I giovani hanno necessita' di sapere come sviluppare abilita' comunicative, decisionali e di negoziazione per compiere il passaggio all'eta' adulta senza danni. Un'educazione sessuale inclusiva insegna ad esempio ai ragazzi ed alle ragazze come proteggersi da gravidanze indesiderate e malattie a trasmissione sessuale, ed insegna come prendere decisioni condivise, rinforza l'autostima, e promuove il rispetto di se stessi, degli altri, e dell'eguaglianza di genere. Io parlo di tutto questo ai giovani perche' so che bisogna cominciare presto nell'insegnare il rispetto tra maschi e femmine. E' inaccettabile che per moltissime ragazze la prima esperienza sessuale sia forzata. Io devo credere che possiamo cambiare il futuro, che possiamo far capire ai giovani che usare violenza contro qualcuno che ami non e' ammissibile. Questa settimana, i delegati dei governi si incontrano alle Nazioni Unite per valutare i progressi che il mondo ha fatto nell'assicurare un futuro migliore e piu' sano per la nostra gioventu'. Io mi sono unita ad altri giovani attivisti a livello mondiale nel chiedere che vengano intraprese azioni concrete contro la violenza e le altre minacce al benessere dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Sostenere il diritto della gioventu' a vivere vite senza violenza e' l'unico mondo per promuovere un cambiamento fondamentale e duraturo del nostro mondo. 3. MEMORIA. FULVIO PAPI: UNA BREVE NOTIZIA BIOGRAFICA DI ANTONIO BANFI [Dal sito www.liceoparini.it riprendiamo la seguente breve nota biografica scritta da Fulvio Papi e originariamente apparsa nella rivista "aut-aut", 43-44, gennaio-marzo 1958, pp. 93-97. Fulvio Papi, nato a Trieste, vive a Milano e a Stresa; filosofo, docente universitario, sggista autore di molte pubblicazioni, nel secondo Novecento e' una figura filosofica originale che ha ereditato, in una libera interpretazione, il patrimonio culturale e teorico della "scuola di Milano"; ha tenuto per decenni la cattedra di Filosofia teoretica, e ha attraversato le varie direzioni della filosofia contemporanea: neokantismo, fenomenologia, marxismo, neopositivismo, ontologia, decostruzionismo; il suo recente scritto Sull'ontologia (2005) offre una sintesi del suo pensiero filosofico. Antonio Banfi, illustre filosofo italiano (1886-1957), nel 1925 e' tra i firmatari del manifesto antifascista di Croce, nel periodo dell'occupazione nazista prende parte alla Resistenza; propugnatore di un razionalismo critico, nel suo magistero di docente universitario, di organizzatore di cultura e di persona di forte impegno civile e' stato suscitatore di vive energie ed educatore di molti al rigore intellettuale e morale. Opere di Antonio Banfi: dal 1986 e' in corso l'edizione delle Opere, a cura dell'Istituto Antonio Banfi - Regione Emilia Romagna. Si veda il sito: www.istitutobanfi.it] Antonio Banfi nacque a Vimercate, in provincia di Milano, il 30 settembre 1886 da una famiglia di tradizione colta, cattolica e liberale. Il padre Enrico era ingegnere e per quarant'anni fu preside dell'Istituto tecnico di Mantova, il nonno paterno fu ufficiale napoleonico e quello materno era uno Strambio de Castiglia, nome questo che richiama direttamente quella tradizione della nobilta' milanese in cui le ispirazioni patriottiche e nazionali si fondevano, per un verso, con un'interpretazione moderna e positiva del cattolicesimo, e per altro con gli influssi illuministici valorizzati soprattutto nella loro componente tecnico-scientifica. Questo fu l'ambiente che circondo' la primissima formazione del giovane Banfi, i cui soggiorni si alternavano tra Mantova, dove condusse a termine al Liceo Virgilio i suoi studi medi, e Vimercate, dove la famiglia trascorreva il periodo delle vacanze estive nella casa paterna, la cui ricca biblioteca fu il primo luogo di raccoglimento intellettuale del giovane (1). Nel 1904 s'iscrisse alla Regia Accademia scientifico-letteraria di Milano per i corsi della Facolta' di Lettere che ultimo' quattro anni dopo, ottenendo i pieni voti assoluti e la lode con una monografia su Francesco da Barberino discussa con Francesco Novati. Inizio' immediatamente il suo lavoro di insegnante all'Istituto Cavalli-Conti di Milano, e contemporaneamente prosegui' all'Accademia gli studi di filosofia (con Giuseppe Zuccante per la storia della filosofia e Piero Martinetti per la teoretica), e consegui' il dottorato nell'autunno del 1909 con pieni voti discutendo con Martinetti una dissertazione composta di tre monografie sul pensiero di Boutroux, Renouvier e Bergson. Nello stesso periodo consegui' anche i diplomi dei corsi di magistero sia per le lettere che per la filosofia. A 23 anni la sensibilita' culturale del giovane Banfi appare gia' vivacissima, agile nell'individuare i piu' vivi problemi speculativi, curiosa delle correnti piu' moderne, desiderosa di spezzare i limiti della provincia filosofica italiana. E, a questo punto, piu' che ogni considerazione e' utile riportare direttamente alcuni passi particolarmente salienti della lettera con cui Banfi si rivolgeva nel settembre del 1909, due mesi prima di conseguire la laurea in filosofia, alla commissione dell'Istituto Franchetti di Mantova, che aveva l'incarico di attribuire le borse di studio per l'estero agli studenti e ai laureati meritevoli di appoggio: " [...] Io intendo di recarmi in una sede di Universita' germanica, e preferibilmente in due semestri successivi come ivi lo concedono le leggi: ed e' l'uso degli studenti desiderosi di una vasta cultura, a Berlino e ad Heidelberg per iscrivermi ai corsi universitari di filosofia. E' noto che in Germania la filosofia costituisce una profonda tradizione nazionale che colora e vivifica tutte le manifestazioni dello spirito: essa ha ispirato l'arte da Goethe a Wagner, ha discusso e rinnovato i fondamenti e i metodi scientifici dalla celebre disputa del materialismo alla famosa relazione del Du Bois-Reymond, alla piu' recente del Lipps, alle attuali dispute biologiche sull'evoluzionismo, ha guidato gli spiriti a quelle ricerche storiche che, uscite dalla fonte prima dell'hegelismo, si sono rivolte agli studi sulle origini delle civilta' e delle religioni, sullo sviluppo del pensiero, sull'evoluzione sociale e sui suoi caratteri che hanno lasciato orma si' profonda pur nella vita contemporanea. Tale senso dell'organicita' e della vitalita' della filosofia manca purtroppo in generale alla nostra cultura italiana che sembra a volte privata di una unita' interiore ed estenuarsi nell'astrattismo speculativo, nel pedante frammentarismo storico e letterario, nell'invecchiato dogmatismo scientifico. [...] Ma una ragione ancora piu' precisa, l'attuale corso degli studi, mi consiglia una dimora in Germania. I1 lavoro che costitui' l'argomento della mia tesi letteraria, e di cui solo l'ampiezza ha ritardato la pubblicazione, nacque da un lungo studio sulla civilta' e il pensiero medioevale in cui io venni organizzando i risultati intorno all'esame critico delle opere - nella piu' parte inedite e per la cui ricerca l'Accademia milanese mi forni' un sussidio - di Francesco da Barberino tra le piu' caratteristiche della tarda cultura enciclopedica dell'eta' di mezzo. Ebbi allora l'occasione di studiare i rapporti che il Medio Evo stabili' tra le scienze della natura, la scienza dello spirito e la religione, di porli a raffronto con lo stato loro nel Rinascimento e nell'eta' moderna. Ma i problemi che tali rapporti presentavano, gravi pure al pensiero contemporaneo e che costituiscono, giustamente interpretati, il problema della filosofia, compresa come sintesi del sapere, alla cui soluzione io mi ero venuto preparando con un paziente esame storico, richiamarono tosto il mio interesse. mi posi ad un lavoro ordinato ma arduo e vasto e cominciai con l'esame delle teorie contemporanee sugli indirizzi scientifici di una filosofia della natura. Non occorre una cultura eccessivamente estesa per accorgersi quanto a tal problema oggi si rivolga il pensiero. Le scienze acquistano per mezzo dei suoi rappresentanti stessi, del Boltzmann, del Mach, del Poincare', del Milhaud, del Duhem e altri numerosi, una nuova coscienza dei propri diritti e doveri. Le matematiche stesse, dopo gli studi sugli spazi aneuclidei del Lobatchewski e del Riemann e le ricerche infinitiste del Cantor, richiedono che i loro fondamenti siano riesaminati, e a cio' numerosi studiosi si sono rivolti: il Peano, il Russell, il Couturat, il Poincare' per tacere dei minori. D'altra parte una nuova filosofia della Natura, l'energetismo, l'Ostwald, il celebre chimico, fonda in Germania, mentre il materialismo si ringiovanisce nell'empiriocriticismo dell'Avenarius e del Petzoldt, e il pragmatismo idealistico del Bergson sembra rilevare, con genialita' meravigliosa, vie affatto insospettate. Di piu' in Germania risorge lo schellinghianesimo stesso, la metafisica dell'idealismo assoluto. In mezzo a tale enorme sviluppo di pensiero il mio lavoro procedette lentamente, per divisione. Il primo frutto fu uno studio che all'imminente sessione autunnale io presentero' come tesi di filosofia all'Accademia scientifico-letteraria, sull'idea di Natura nella filosofia francese della liberta' e della contingenza considerando l'empirismo del Boutroux, il neocriticismo del Renouvier, le differenziate forme idealistiche dell'Hamelin, del Secretan, dell'Evellin, del Bergson e gli studi metodologici che a tale corrente si riattaccano. Sarebbe cosi' venuta l'ora di occuparmi dei molteplici indirizzi sorti in Germania, ma i primi tentativi mi hanno persuaso che, a non voler essere vanamente sommario, rimanendo in Italia, tale opera e' impossibile. [...] Ho nominato le mie condizioni finanziarie: esse, come risultano dai documenti, non sono di poverta', sono tali pero' che mi hanno fatto concedere dall'Accademia presso cui ho studiato la dispensa totale dalle tasse, sono tali che non pure non mi consentono un soggiorno fuori d'Italia, ma non mi consentono di rimanere, finita la scuola, senza occupazione remunerativa a carico della mia famiglia. D'altronde non so se sia piu' triste la condizione di chi sin dal principio deve rinunciare allo studio o piuttosto quella di chi, raggiunto un diploma che gli apre dinanzi una professione in se' misera di soddisfazione e di guadagno, deve rinunciare a quell'unico desiderio, a quella sola speranza che gli hanno fatto lasciare le vie piu' remunerative, il desiderio e la speranza di potersi raccogliere nella serieta' di uno studio cosciente dei propri fini e del proprio significato, da attingere in esso una serena onesta' e indipendenza di pensiero che egli possa riflettere su quegli spiriti alla cui educazione la sua carriera lo chiama". La Commissione dell'Istituto Franchetti non sbaglio' nel giudicare e, qualche mese dopo la tesi di laurea, nel marzo del 1910, Banfi con l'amico Cotti prese la via della Germania. Il 28 aprile venne immatricolato alla Facolta' di Filosofia della "Friedrich Wilhelms Universitat" di Berlino seguendo nel primo semestre, secondo quanto risulta dal suo libretto universitario, i corsi di Riehl, del Lasson, Simmel, Spranger e Harnack, e nel secondo semestre - dall'ottobre 1910 al marzo 1911 - i corsi dell'Erdmann, Simmel, Dessoir, Lasson, Munsterberg e Wilamowitz-Moellendorff. In questo anno fu vicino a Simmel, del quale frequento' familiarmente la casa, e a Dessoir. Nella primavera del 1911 Banfi ritorna in Italia e prende parte ai concorsi per le cattedre di filosofia nei Licei riuscendo sesto tra gli idonei e diciassettesimo in graduatoria. Nell'ottobre del 1911 ottiene per sei mesi la supplenza di filosofia a Lanciano, scaduta la quale viene trasferito ad Urbino dove resta sino alla fine dell'anno scolastico 1911-12. Nel novembre del 1912 il Ministero della Pubblica Istruzione gli comunica la vittoria della cattedra di filosofia con la possibilita' di scelta tra quattro sedi. All'inizio del 1913 Banfi passa come professore straordinario al liceo di Jesi e vi rimane per tutto l'anno scolastico. In agosto gli giunge la nomina di ordinario al Liceo di Alessandria dove si reca nell'autunno del 1913 svolgendo il suo insegnamento presso il Liceo Piana e, come incaricato, alle locali scuole magistrali. Quale testimonianza particolarmente interessante per rilevare la tonalita' morale che percorre questi anni di formazione e di studio del giovane Banfi vale la pena di riportare la conclusione di una relazione degli studi e della carriera didattica che egli inviava il 5 maggio 1912 da Urbino, dove insegnava, al Ministero della Pubblica Istruzione: "Della direzione e dei risultati dei miei studi filosofici, a cui ho dedicato la mia attivita' spirituale non mi giova parlare in un documento burocratico. Della loro severita' e intensita', fuor della coscienza, non ho altra testimonianza, se non forse il presentare - anche dopo l'esperienza dei passati concorsi - alcuna pubblicazione, il che vuol dire credere che il pensiero valga per se stesso, e debba liberamente svolgersi e maturarsi, e non ridursi all'ufficio miserabile di protettore dell'umile carriera di un pubblico insegnante". * Il 4 marzo 1916, al municipio di Bologna, si uni' in matrimonio con Daria Malaguzzi Valeri, che poi per tutta la vita sara' la sua amorosa e sollecita compagna, vivamente partecipe del suo mondo intellettuale e morale. Allo scoppio della guerra, Banfi, riformato al servizio di leva, pote' rimanere al suo posto di insegnante; una seconda riforma nella primavera del 1916 lo tenne ancora lontano dagli obblighi militari. In quegli anni in cui la scuola era assottigliata gravemente nel suo personale insegnante, Banfi, oltre alla sua cattedra, ricopri' piu' di un incarico, sempre con scrupolosa diligenza, e si guadagno' la stima dei colleghi e dei superiori. Nei primi mesi del 1918 venne invece aggregato come soldato semplice all'ufficio annonario della Prefettura di Alessandria. Smobilitato all'inizio del 1919, riprese l'insegnamento al Liceo, mantenendo anche l'incarico alle scuole magistrali. Fu durante il periodo del primo dopoguerra che Banfi si avvicino' decisamente alle posizioni di sinistra. Pur non militando all'interno del movimento socialista ne condivise a pieno le finalita', s'iscrisse alla Camera del Lavoro sin dal 1919, partecipo' attivamente all'organizzazione della cultura popolare e divenne una delle personalita' piu' in vista del mondo culturale democratico di Alessandria. In questi stessi anni venne nominato direttore della biblioteca comunale alessandrina, carica che mantenne fin che lo squadrismo fascista non riusci' a provocare il suo allontanamento. Di fronte alle minacce delle squadre fasciste mantenne sempre un atteggiamento di fermezza e di radicale opposizione. Nel mentre proseguiva l'attivita' didattica, Banfi si dedico' in quegli anni ad un intenso lavoro scientifico che ebbe il suo primo riconoscimento nel conseguimento della libera docenza il 9 dicembre 1924. Nella primavera del 1923, quando aveva gia' una notevole familiarita' con le sue opere, conobbe personalmente Edmund Husserl durante una visita in Italia del filosofo tedesco. Da allora tenne sempre stretti rapporti con Husserl fino al 1938 quando egli si spense. * Nel 1925 fu tra i firmatari della famosa risposta, redatta da Benedetto Croce, a un manifesto degli intellettuali fascisti. Nell'autunno del 1926, dopo 13 anni di insegnamento ad Alessandria, ottenne il trasferimento al R. Liceo-Ginnasio Parini di Milano dove insegno' ancora filosofia e storia. Nell'anno accademico precedente (1925-26) e in quello stesso anno (1926-27) chiese all'Universita' di Milano di tenere i seguenti corsi: "La filosofia neo-kantiana della religione" e "La filosofia francese della liberta'", richiesta che, peraltro, rimase senza seguito pratico. Nell'anno accademico 1929-30 tiene invece presso la stessa sede universitaria un corso libero di filosofia non pareggiato. Frattanto il primo dicembre 1929 ottiene il comando dal Liceo Parini al Regio Istituto superiore di Magistero di Firenze dove viene incaricato del corso di filosofia che inizia il 3 febbraio 1930. Nell'anno successivo gli fu rinnovato il comando e l'incarico all'Istituto di magistero venne esteso alla storia della filosofia. Il Consiglio direttivo dell'Istituto stesso in data 30 aprile 1931 dell'opera didattica svolta da Banfi dava questo giudizio: "Il Prof. Antonio Banfi qui comandato per l'insegnamento della filosofia e storia della filosofia ha rivelato doti veramente eccellenti di studioso e di insegnante, interessando vivamente la scolaresca alle sue lezioni sui classici della filosofia antica e moderna con metodo rigorosamente scientifico. E. Codignola". Nello stesso 1931 presentatosi al concorso a professore straordinario alla cattedra di storia della filosofia dell'Universita' di Genova, riusci' vincitore. La commissione giudicatrice composta da Faggi, Gentile, Aliotta, Schiaffini, Carabellese gli assegno' i1 primo posto della terna con tre voti, e, per quanto riguarda la valutazione scientifica, il giudizio era il seguente: "Il Banfi richiama a se' l'attenzione dei commissari, quale studioso seriamente preparato a salire la cattedra messa a concorso, per la vastita' della cultura, la vigoria del pensiero, la molteplicita' degli argomenti trattati. Si nota, specie nel suo lavoro fondamentale (Principi di una teoria della ragione), certa oscurita' forse non disgiunta da immaturita' di pensiero teoretico, oscurita' pero', che, a giudizio della maggioranza dei commissari, non toglie che il Banfi emerga sugli altri concorrenti". La data del documento e' del 13 ottobre. Negli anni tra il 1925 e il 1931 ebbe diretti rapporti con il gruppo culturale diretto da Giuseppe Gangale che faceva capo alla rivista "Conscientia" e alla Casa editrice Doxa. L'iniziativa di Gangale si ispirava ad un neo-calvinismo critico e liberale ma si valeva della collaborazione piu' vasta ed aperta. Il fatto che in questa sede, in pieno fascismo (ma nel 1932 anche questa voce fu spenta), potessero essere dibattuti problemi di attualita' culturale con uno spirito di liberta', e che Banfi, proprio in quel tempo, dimostrasse un vivo interesse storico per le correnti teologiche del protestantesimo, spiega, in un senso generale, l'assiduita' e la positivita' di questa collaborazione. Dopo l'esito del concorso ricopre la cattedra di Genova per l'anno accademico 1931-1932 svolgendo un corso sul pensiero kantiano e contemporaneamente a Milano viene incaricato dell'insegnamento dell'estetica. L'anno successivo viene definitivamente chiamato a Milano per la cattedra di storia della filosofia. Dal 1932 iniziano gli anni piu' proficui dell'insegnamento banfiano ed e' in quel periodo che si venne formando quel solido nucleo di studiosi che, nella cultura filosofica italiana, oggi vengono definiti "della scuola di Banfi". Il suo atteggiamento, in quel periodo tragico della cultura nazionale, fu sempre improntato alla piu' viva liberta' di pensiero e le sue lezioni, oltre che un rigoroso insegnamento filosofico, costituirono una scuola di antifascismo. E non e' senza significato che tra gli arrestati dai fascisti al principio dell'aprile del 1937 (l'azione repressiva culmino' con il processo dell'ottobre nel quale il Tribunale commino' una serie di durissime condanne) figurassero alcuni giovani della Facolta' milanese di Lettere e Filosofia. Nel 1940 fondo' la rivista "Studi Filosofici" che divenne il centro di raccolta delle nuove energie che uscivano dalla sua stessa scuola. Sul finire del 1941 Banfi entro' in contatto con l'organizzazione clandestina del Partito comunista italiano e aderi' a questo movimento. Immediatamente dopo il 25 luglio 1943 Banfi, attraverso Bruno Venturini, ucciso poi dai nazifascisti, tiene direttamente i contatti con Giovanni Roveda allora responsabile per la zona di Milano dell'organizzazione clandestina del Partito comunista. Dello stesso 26 luglio e' un manifesto in cui si chiede l'immediata abolizione nelle Universita' delle discriminazioni politiche e razziali. Il documento porta le firme di Banfi e dei professori Francesco Brambilla per la "Bocconi", Pietro Bucalossi per la Facolta' di Medicina, Ezio Franceschini per l'Universita' Cattolica, Giorgio Peyronel della Facolta' di Scienze, Mario Rollier per il Politecnico. Nel periodo che va fino all'8 settembre 1943 Banfi partecipa a numerose riunioni di professori che avevano lo scopo di porre le basi per un sindacato libero della scuola. Dopo l'8 settembre Banfi prende direttamente parte all'organizzazione della Resistenza. Nel 1944 fonda con Eugenio Curiel il "Fronte della Gioventu'". Nello stesso periodo fonda l'"Associazione professori e assistenti universitari", l'organizzazione clandestina che dirige la lotta antifascista nel settore universitario. Durante tutto il periodo della Resistenza Banfi prosegue le sue lezioni accademiche che cessano solo il 17 marzo 1945, poco prima della fase insurrezionale. A riconoscimento della sua azione in questo periodo la "Commissione di riconoscimento qualifiche partigiani per la Lombardia" gli conferisce la qualifica di partigiano combattente nel III Gap per il periodo dal 9 settembre 1943 al 25 aprile 1945. * Dopo la Liberazione Banfi si prodigo' per organizzare quelle strutture culturali necessarie per il rinnovamento intellettuale e morale del Paese. Immediatamente dopo l'insurrezione fonda il "Fronte della Cultura" che vuole raccogliere tutte le energie moderne e sensibili dell'intelligenza nazionale. Lo statuto dell'associazione che e' della fine del 1945 risente direttamente dell'impostazione culturale banfiana: bastera' a questo proposito, citarne alcuni paragrafi: "A) dare vita ad attivita' che promuovano, approfondiscano ed allarghino un clima di comune interesse e di reciproca comunicazione tra gli uomini di cultura e le masse popolari; B) realizzare una concreta e libera comunione di interessi culturali di tutte le forze intellettuali, nella loro attiva partecipazione alla vita del Paese; C) promuovere un'azione volta a colmare il distacco tra il mondo universale e il mondo delle specializzazioni tecniche". Nella stessa direzione culturale, come strumento di raccolta delle energie e di incontro delle tendenze, si muove la fondazione al termine del 1946, in collaborazione con Ferruccio Parri e con altre personalita', della Casa della Cultura di Milano. Sempre nel 1946 riprese a pubblicare "Studi Filosofici" e venne chiamato a far parte del gruppo editoriale della rivista "Philosophy and Phenomenological Research" che negli Stati Uniti riprendeva sotto l'impulso del Farber e la cura di Frau Husserl la tradizione husserliana. Sul piano piu' strettamente politico Banfi partecipa alla vita del Partito comunista con conferenze, dibattiti, comizi. Nel 1948, come candidato del "Fronte democratico popolare", viene eletto senatore nel collegio di Abbiategrasso. Fa quindi parte della sesta commissione del Senato per la Pubblica Istruzione. In questa sede, e nel lavoro parlamentare, partecipa vivamente all'attivita' legislativa e svolge un'energica azione in difesa della scuola nazionale, universitaria e secondaria. Di questi stessi anni sono una serie di viaggi politico-culturali che conducono Banfi in Belgio, Olanda, Francia, Polonia. Nel 1949, per la prima volta, Banfi si reca nell'Unione Sovietica da cui torna con una viva e positiva impressione. Torno' successivamente in Urss altre due volte nella sua qualita' di commissario per l'Italia del Premio Lenin. Nel 1953, il 7 giugno, venne rieletto al Senato nel secondo collegio di Cremona. Poco prima dello svolgimento delle elezioni Banfi compi' un lungo viaggio nella Cina, fino in Mongolia. In Cina ebbe occasione di celebrare il centenario leonardesco. Da questo viaggio Banfi torno' con un'impressione vivissima, e quella occasione forni' lo spunto per la sua ripresa di studi intorno alla cultura cinese. Nel 1954 si reco' in Inghilterra e nella primavera del 1957 torno' per l'ultima volta in Urss. Quivi prese contatto con esponenti della cultura cinese, indiana e musulmana nel quadro del piano che egli aveva tracciato per la ripresa di "Studi Filosofici". Nonostante la ricca partecipazione alla vita politica, l'attivita' fervida dedicata all'organizzazione della cultura, gli interessi molteplici della sua personalita' (oltre che professore universitario e senatore della Repubblica era consigliere comunale di Milano, membro del Comitato Centrale del Pci, membro dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, accademico dei Lincei, Vicepresidente della Federazione Internazionale sindacale dell'insegnamento, Presidente della sezione sociologica del Centro di Prevenzione sociale, Vicepresidente della Societa' filosofica italiana, membro dell'Unione interparlamentare, nel Consiglio della Societa' Europea di Cultura, Presidente dell'Associazione Italia-Urss, membro del Centro studi per la Cina, membro del Comitato Thomas Mann), anche in questi anni tenne regolarmente i suoi corsi universitari, ebbe cura dei suoi nuovi scolari, indirizzandoli e aiutandoli negli studi scientifici e prosegui' la ricerca teorica. Nell'estate del 1957, dopo aver regolarmente terminato i corsi all Universita' degli Studi, dove dirigeva la scuola di perfezionamento, e all'Universita' Bocconi, cadde ammalato ai primi di luglio. Dopo circa venti giorni di malattia mori' alle 15,30 del 22 luglio alla clinica Columbus di Milano circondato dalla moglie, dal figlio e dal gruppo dei suoi piu' affezionati scolari. Le sue ultime parole, come un estremo invito alla vita, furono: "che gioia, che gioia". * Note 1. La schematica biografia che qui presentiamo, aliena da qualsiasi disegno piu' vasto, vuole soltanto ordinare cronologicamente alcuni momenti della vita di Antonio Banfi. Nella scelta dei medesimi si e' proceduto tenendo soprattutto presenti quelli che possano presentare un interesse diretto per la conoscenza del suo sviluppo spirituale. In merito alle fonti compulsate, ci siamo valsi dei documenti ufficiali che gentilmente la signora Daria Banfi Malaguzzi ha messo a nostra disposizione e degli altri che siamo riusciti a reperire, non tralasciando naturalmente, per il periodo della Resistenza, le indispensabili testimonianze orali, debitamente controllate. Non abbiamo viceversa potuto fare uso delle lettere che devono ancora essere completamente ordinate, la cui considerazione, peraltro, condurrebbe implicitamente a un lavoro di ben altre proporzioni e di ben piu' profondo impegno. Abbiamo invece colto l'occasione di trascrivere in parte due documenti che, per il loro diretto interesse in merito alla primissima formazione di Banfi di cui non v'e' che una scarsissima testimonianza a stampa, ci pare utile di portare fin d'ora a conoscenza di tutti. 4. RILETTURE. COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE BRASILIANA: I NUOVI SCHIAVI DEL LAVORO Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, I nuovi schiavi del lavoro nelle fazende del Para' e dell'Amapa' (Brasile 1980-1998), Emi, Bologna 2000, pp. 192, euro 9,30. Una ricerca che documenta e denuncia "una violenza barbara, diabolica e sanguinaria"; un libro che chiama alla lotta e alla solidarieta'. Nella presentazione dell'edizione italiana scrive Francesco Grasselli: "La 'nuova schiavitu'' e' il punto di arrivo di una progressiva riduzione della persona umana a strumento economico e di un conseguente indebolimento della democrazia reale. Sta qui il legame diretto, anche se poco visibile, fra i casi di schiavitu' dei lavoratori rurali in Brasile, quella delle ragazze e dei bambini chiusi negli stabilimenti-prigione in alcuni paesi del Sudest asiatico, quella delle giovani prostitute 'di importazione' sulle nostre strade, e la stessa 'flessibilita'' che si esige sempre maggiore dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali per l'ottimizzazione del processo produttivo. 'Ottimizzazione' in realta' significa possibilita' di massimo profitto per gli imprenditori/investitori". Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 5. RILETTURE. MARCO GALLICANI (A CURA DI): SCOPRI IL DENARO CHE SOSTIENE L'ALTERNATIVA Marco Gallicani (a cura di), Scopri il denaro che sostiene l'alternativa, Emi, Bologna 2002, pp. 144, euro 7. Il libro contiene gli atti della prima Giornata nazionale della finanza etica e solidale, svoltasi a Bologna il 24 novembre 2001. Prefazione di Romano Prodi (allora presidente della Commissione Europea), introduzione di Marco Gallicani, interventi di Marco Ghiberti, Alfredo Bertelli, Edo Patriarca, Antonio Sambo, Vittorio Prodi, Franco Marzocchi, Gianni Caligaris, Vera Zamagni, Fabio Salviato, Alessandro Azzi, Alessandro Antoniazzi, Stefano Zapponini, Francesco Terreri, Giovanni Acquati, Irene Gatti, Lorenzo Vinci, Daniela Guerra, Enrico Palmerini, Gianluca Viaggi, Roberto Burlando, postfazione di Marco Piccolo, indirizzi, libri e siti di riferimento. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 6. RILETTURE. FRANCISCO GUTIERREZ, R. CRUZ PRADO: ECOPEDAGOGIA E CITTADINANZA PLANETARIA Francisco Gutierrez, R. Cruz Prado, Ecopedagogia e cittadinanza planetaria, Emi, Bologna 2000, pp. 160, euro 11,36. Un libro appassionato e delicato, amichevole e appassionante, semplice e composito (molte poesie, molte immagini, molte proposte di lavoro), che invita a un'educazione consapevole del legame del'umanita' (e di ogni essere umano quindi) con il pianeta vivente, l'unica casa comune che abbiamo e cui apparteniamo. Con una presentazione dell'edizione italiana di Bartolomeo Bellanova e Fausto Telleri, e un'introduzione di Alicia Barcena. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 7. RILETTURE. MASSIMO MORETUZZO, ALUISI TOSOLINI E DAVIDE ZOLETTO (A CURA DI): L'ACQUA COME CITTADINANZA ATTIVA Massimo Moretuzzo, Aluisi Tosolini e Davide Zoletto (a cura di), L'acqua come cittadinanza attiva. Democrazia e educazione fra i Nord e i Sud del mondo, Emi, Bologna 2003, pp. 160, euro 9. Nato dall'esperienza di un corso di formazione on line per insegnanti, educatori e formatori, il libro reca utili contributi - oltre che dei curatori - di Riccardo Petrella, Paolo Tomasin, Flavia Virgilio, Roberto Albarea; e un'appendice di strumenti e materiali. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 317 del 28 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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