Minime. 315



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 315 del 26 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Aloisio Lorscheider
2. Renzo Giacomelli: Aloisio Lorscheider ricorda Helder Camara (1999)
3. Un'intervista ad Aloisio Lorscheider del 2005
4. Marinella Correggia: Biciclette
5. Enzo Bianchi presenta "Parole semplici" di Adin Steinsaltz
6. Riletture: AA. VV., Globalizzato sara' lei!
7. Riletture: Carla Antonini, Lino Ronda, Aluisi Tosolini, Riccardo Zucca, A
scuola di pace in tempi di guerra
8. Riletture: Gianfranco Bologna (a cura di), Italia capace di futuro
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LUTTI. ALOISIO LORSCHEIDER
[Dal sito www.zenit.org riprendiamo la seguente notizia d'agenzia di Jose'
Caetano sulla scomparsa di Aloisio Lorscheider: "Porto Alegre, domenica, 23
dicembre 2007 - E' morto alle 5,20 di questa domenica mattina nella citta'
di Porto Alegre (Rio Grande do Sul, Brasile), all'eta' di 83 anni,
l'arcivescovo emerito di Aparecida, il cardinale Aloisio Lorscheider, Ofm.
Il porporato, che e' stato anche presidente della Conferenza Nazionale dei
Vescovi del Brasile (Cnbb), era ricoverato nell'Ospedale Sao Francisco dal
10 dicembre scorso in seguito a un attacco cardiaco, in base alle notizie
pubblicate sul sito della Cnbb. Nato a Estrela (Rio Grande do Sul) l'8
ottobre 1924, era entrato nel 1934 nel seminario dei padri francescani a
Taquari. Nel 1942 aveva fatto il noviziato e seguito il primo anno di
filosofia nel Convento di San Bonaventura a Garibaldi, nel sud del Paese.
Nel 1944 venne trasferito al Convento di Sant'Antonio a Divinopolis (Stato
di Minas Gerais), dove termino' il corso di filosofia e studio' teologia.
Nato come Leo Arlindo Lorscheider, in quel periodo adotto il nome religioso
di fra' Aloisio, che ha conservato fino alla morte. Il 22 agosto 1948 venne
ordinato sacerdote a Divinopolis, e nello stesso anno fu inviato a Roma,
dove si specializzo' in teologia dogmatica presso il Pontificio Ateneo
Antonianum, difendendo la sua tesi di dottorato nel 1952 e conseguendo il
voto massimo. E' stato professore nel Seminario Serafico, Taquari, RS, e poi
e' stato nominato docente di teologia dogmatica nel Convento di Sant'Antonio
a Divinopolis. E' stato Commissario Provinciale dell'Ordine Francescano
Secolare, Consigliere Provinciale e Maestro degli Studenti di teologia e dei
Candidati allo stato di frate francescano. Nel 1958 ha partecipato al
Congresso Mariologico Internazionale a Lourdes (Francia) ed e' stato
chiamato a Roma per insegnare teologia dogmatica all'Antonianum. L'anno dopo
e' stato nominato Visitatore Generale per la Provincia Francescana del
Portogallo e ha ricevuto l'incarico di Maestro dei Padri Francescani
studenti nelle varie universita' di Roma. Il 3 febbraio 1962 e' stato
nominato da papa Giovanni XXIII Vescovo della giovane diocesi di Santo
Angelo, nel sud del Brasile, ricevendo l'ordinazione episcopale il 20 maggio
1962 e adottando il motto "In Cruce Salus et Vita", "Nella Croce la Salvezza
e la Vita". Nel novembre 1963 e' stato eletto dall'Assemblea del Concilio
Vaticano II come membro delle Commissioni Conciliari, specificamente per la
Segreteria per l'Unione dei Cristiani. Ha svolto l'incarico di Segretario
Generale della Cnbb e due volte e' stato presidente dello stesso organismo
episcopale. E' stato eletto primo vicepresidente del Consiglio Episcopale
Latinoamericano(Celam) per due volte, e nel 1976 ha assunto la presidenza
del Consiglio. E' stato eletto anche vicepresidente di Caritas
Internationalis e ha assunto la presidenza dell'organizzazione caritativa
della Chiesa nel 1974. Il 4 aprile 1973, Papa Paolo VI l'ha nominato
Arcivescovo di Fortaleza, in Brasile, e il 24 aprile 1976 lo stesso Papa
l'ha creato Cardinale. Nel luglio 1995 e' stato nominato Arcivescovo di
Aparecida e nel 1997 ha ricevuto il Pallio dalle mani di Giovanni Paolo II,
avendo nello stesso anno partecipato al Sinodo dei Vescovi per l'America. Il
28 gennaio 2004 ha ricevuto la notizia dell'accettazione della sua rinuncia
al governo pastorale dell'Arcidiocesi, incarico nel quale e' stato
sostituito da monsignor Raymundo Damasceno Assis. Da allora, il Cardinale
Aloisio Lorscheider e' tornato a Porto Alegre, al convento dei Francescani.
La Cnbb ha pubblicato una nota per la morte del Cardinale, ricordando che
era "ammirato per la sua intelligenza e santita'" ed e' diventato "un punto
di riferimento per l'episcopato brasiliano per la testimonianza di amore e
coraggio in difesa dei piu' poveri, frutto della sua fede in Gesu' Cristo e
del suo zelo a servizio della Chiesa". Il suo successore ha inviato oggi a
"Zenit" una nota relativa alla morte del Cardinale manifestando il suo
dolore per la perdita dell'"amato fratello nell'episcopato" e pregando
"tutti coloro che hanno conosciuto monsignor Aloisio e hanno beneficiato del
suo ministero di chiedere a Dio, per intercessione della Beata Vergine
Maria, della quale era molto devoto, di San Giuseppe e di San Francesco che
lo ha attirato alla vita religiosa francescana, di ricevere nella loro
gloria l'amato fratello, che Lo ha amato e servito fedelmente per tutta la
vita". Il corpo del Cardinale sara' vegliato nella cattedrale di Porto
Alegre. Verra' sepolto nel convento di Daltro Filho, a 130 chilometri da
Porto Alegre. Il giorno e l'ora della sepoltura non sono ancora stati
stabiliti..."]

Un fratello, un compagno ci ha lasciato. La sua lotta, la nostra lotta
continua. La nonviolenza e' in cammino.

2. MEMORIA. RENZO GIACOMELLI: ALOISIO LORSCHEIDER RICORDA HELDER CAMARA
(1999)
[Da "Famiglia cristiana" n. 36 del 12 settembre 1999 riprendiamo il seguente
ricordo dal titolo "Parla il cardinale Lorscheider. L'eredita' di don
Helder".
Renzo Giacomelli e' autorevole giornalista di "Famiglia Cristiana" e
saggista; ha scritto numerosi reportage dall'America Latina. Tra le opere di
Renzo Giacomelli: Quale catechesi. Dossier Sinodo 1977, Elledici, 1978; (con
Peter-Hans Kolvenbach), Fedeli a Dio e all'uomo. I gesuiti, un'avanguardia
obbediente di fronte alle sfide della modernita', San Paolo Edizioni, 1990;
(con Domenico Del Rio), San Pietro e il Cremlino. Memoria della Ostpolitik
vaticana, Piemme, 1991; Diario di Bartolome', San Paolo Edizioni, 1992; (a
cura di), Brasile al bivio, Paoline Editoriale, Milano 2004.
Helder Camara, nato nel 1909, scomparso nel 1999, arcivescovo di Recife nel
nordest brasiliano, straordinario difensore dei diritti umani, e' stato una
delle voci piu' autorevoli del sud del mondo e della nonviolenza in cammino.
Tra le opere di Helder Camara: Chi sono io?, Cittadella; Il deserto e'
fecondo, Cittadella; Il vangelo con dom Helder, Cittadella; Interrogativi
per vivere, Cittadella; Fame e sete di pace con giustizia, Massimo; Violenza
dei pacifici, Massimo. Tra le opere su Helder Camara: Jean Toulat, Don
Helder Camara, Cittadella]

Il commosso ricordo di monsignor Camara, il vescovo dei poveri e dei diritti
umani, nelle parole di un suo illustre confratello brasiliano. Il coraggio
delle sue denunce. "Un limpido esempio di coerenza tra Vangelo e vita".
"Dom Helder? Un uomo molto buono e un prete esemplare, un vero testimone del
Vangelo. Non lo dico ora che e' morto. L'ho sempre pensato e in questo senso
mi sono espresso in molte occasioni". Il cardinale Aloisio Lorscheider,
teologo, arcivescovo di Aparecida e una delle figure piu' illustri della
Chiesa brasiliana, non teme d'essere offuscato dalla lunga amicizia nel
ricordare dom Helder Camara, il vescovo dei poveri e dei diritti umani,
morto il 28 agosto a Recife, diocesi che guido' dal 1964 al 1985. In questa
citta' del Nordeste, una delle regioni piu' povere del Brasile, dom Helder
era arrivato da Rio de Janeiro, dove era stato vescovo ausiliare per nove
anni.
"Io lo conobbi a Rio, dove incominciavo a insegnare teologia e lui era gia'
una figura importante della Chiesa brasiliana e un esempio stimolante per
noi giovani preti", continua il cardinale Lorscheider. "Gia' in quegli anni,
e nei successivi incontri, di lui mi colpivano l'umilta', la pazienza che
aveva con tutti, la grande capacita' di accoglienza e di dialogo. Ricordo
che una volta, a Recife, durante un convegno, entro' nella sala uno
scrittore che aveva spesso criticato Dom Helder per il suo impegno con i
poveri, giudicato 'eccessivo'. Appena scorse lo scrittore, gran parte del
pubblico incomincio' a rumoreggiare e poi a fischiare. Dom Helder scese
dalla tribuna, si avvicino' al suo critico e lo abbraccio', costringendo
l'uditorio a un lungo applauso".
Dom Helder Camara resse l'arcidiocesi di Olinda e Recife durante la
dittatura militare, alla quale non risparmio' denunce e critiche. I militari
e la destra brasiliana lo definirono percio' "vescovo rosso" o "comunista".
"Dom Helder non badava a queste etichette", ricorda il cardinale
Lorscheider, "e continuava nel suo impegno a fianco dei poveri e degli
oppressi. Sia in Brasile sia all'estero, egli insisteva su un concetto
fondamentale: il Vangelo accettato e vissuto coerentemente porta alla
pratica della giustizia e al rispetto dei diritti umani. Era accusato di
trascurare il lavoro pastorale in diocesi a causa dei numerosi viaggi. Non
era vero, perche' lui aveva suscitato nella sua comunita' tanto entusiasmo e
grandi energie - nel clero e nel laicato - al servizio della pastorale. E
poi, nei suoi viaggi all'estero non faceva altro che annunciare il Vangelo
della giustizia e dei diritti umani, con concrete applicazioni alla
situazione dell'America latina e del Terzo Mondo in generale. Una certa
sensibilita' delle Chiese del mondo ricco verso gli 'impoveriti' del Terzo
Mondo si deve anche a dom Helder".
L'allora arcivescovo di Olinda e Recife moltiplico' i suoi interventi
soprattutto dopo l'assassinio d'uno dei suoi piu' stretti collaboratori,
padre Enrique Pereira. "Subito dopo l'uccisione di questo sacerdote",
ricorda il cardinale Lorscheider, "trovai dom Helder triste e preoccupato.
Fu uno dei rari momenti in cui mi sembro' scoraggiato e stanco. Poi riprese
con rinnovato vigore le sue denunce. Nel 1970 accuso' apertamente il governo
militare di torturare i prigionieri politici. Per un certo periodo la stampa
e la televisione del Brasile non poterono pubblicare nulla su dom Helder, a
meno che non fosse denigratorio. Fu anche frequentemente minacciato, ma lui
diceva: 'Quanto piu' mi minacciano e tentano di isolarmi, tanto piu' io
parlo chiaro e mi mostro in pubblico'".
Il cardinale Lorscheider partecipo', come dom Helder Camara, a tutte e
quattro le sessioni del Concilio Vaticano II. Ricorda il cardinale: "Se non
sbaglio, dom Helder non prese mai la parola in aula, nelle assemblee
generali. Era invece molto attivo nelle Commissioni e, soprattutto, era
bravissimo nell'intrecciare rapporti con vescovi di tutto il mondo. Era
grande amico del cardinale Lercaro, con il quale lavoro' molto, ma senza
grande successo, perche' il Concilio desse maggiore voce ai poveri e
spronasse tutta la Chiesa all'impegno a favore dei poveri. Pure con il
cardinale Suenens aveva molto affiatamento: li accomunava l'aspirazione a
una Chiesa piu' aperta al mondo. Dom Helder era assai stimato anche
dall'allora arcivescovo di Milano, cardinale Montini. Con il futuro Paolo VI
dom Helder aveva gia' avuto stretti rapporti per la creazione della
Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e poi del Consiglio
episcopale latinoamericano (Celam). Queste grandi figure di ecclesiastici
erano affascinate, come molti di noi, dalle intuizioni di dom Helder e dalla
forza che egli metteva nel comunicarle, con quel suo linguaggio semplice e
poetico".
Il cardinale Lorscheider e' convinto che dom Helder Camara lascia alla
Chiesa del Brasile un'eredita' importante: "Come cristiano e prete, un
limpido esempio di coerenza tra annuncio del Vangelo e vita; come vescovo,
la capacita' di coniugare profezia ed efficacia pastorale. E questo, sotto
la spinta della scelta preferenziale per i poveri, una delle grandi
intuizioni della Chiesa latinoamericana, che deve moltissimo al cuore
generoso di dom Helder".
Il successore di dom Helder Camara a Olinda e Recife, monsignor Jose'
Cardoso Sobrinho, ha pero' corretto radicalmente gli indirizzi pastorali
precedenti e smantellato le strutture pastorali create da Dom Helder.
"Questo e' stato un male", afferma il cardinale Lorscheider. "Il successore
avrebbe dovuto parlare con dom Helder e i suoi collaboratori e poi prendere
le misure. Invece l'ha fatto lasciandosi condizionare da dicerie".
Obiettiamo: se Roma gli ha dato un successore dalle idee teologiche e
pastorali cosi' diverse, non sara' stato perche' riteneva dom Helder
pericoloso per la Chiesa? Il cardinale Lorscheider ride, prima di
rispondere: "Pericoloso? Al contrario. Era un mite, un uomo di pace. Certo
era anche uno che sapeva trascinare, ma questo non guasta in un pastore. Ad
ogni modo, non ho mai sentito dom Helder lamentarsi per il cambio di rotta
impresso alla diocesi. Soffriva, questo si', e offriva la sua sofferenza a
Dio: era un'anima eucaristica".
Chiedo al cardinale se non ritiene che la morte di dom Helder Camara segni,
anche simbolicamente, la fine di quella Chiesa brasiliana e latinoamericana
caratterizzata dalle comunita' ecclesiali di base e dalla teologia della
liberazione. "Ufficialmente, forse si'; nella pratica, certamente no",
afferma il cardinale Lorscheider. "Perche' la teologia della liberazione e
le comunita' ecclesiali di base continuano a riflettere, a organizzarsi e a
operare".

3. MEMORIA. UN'INTERVISTA AD ALOISIO LORSCHEIDER DEL 2005
[Dal "Teologi@Internet" (www.queriniana.it/teologia.asp) n. 43 del 25
febbraio 2005, col titolo "A quarant'anni dalla costituzione conciliare
'Lumen gentium'. La centralizzazione della Chiesa e' uno dei problemi che
ancora rimangono". La traduzione di questa intervista e' purtroppo in alcuni
punti inadeguata, ma il senso dei ragionamenti che vi vengono svolti e'
sempre chiaro. "Teologi@Internet" e' un forum teologico a cura di Rosino
Gibellini, nel sito della benemerita Editrice Queriniana di Brescia.
Rosino Gibellini, illustre teologo e straordinario promotore della
conoscenza della riflessione teologica di tutto il mondo; riteniamo
fondamentale il suo contributo al dibattito filosofico oltre che teologico
contemporaneo (ma anche, aggiungiamo, all'impegno per la pace, di
liberazione, per i diritti umani), contributo estrinsecatosi particolarmente
con quell'impegno monumentale che sono le stupende collane "Biblioteca di
teologia contemporanea" e "Giornale di teologia" edite dalla Queriniana di
Brescia. Opere di Rosino Gibellini: fondamentale e' La teologia del XX
secolo, Queriniana, Brescia 1995, ma dovremmo citare numerosi altri suoi
volumi, ed almeno i seguenti tutti editi dalla Queriniana: (a cura di),
Breviario teologico dell'Avvento; (a cura di), Prospettive teologiche per il
XXI secolo; Teilhard De Chardin: l'opera e le interpretazioni; La teologia
di Juergen Moltmann; (a cura di), La nuova frontiera della teologia in
America Latina; (a cura di), Teologia nera; Teologia e ragione. Itinerario e
opera di Wolfhart Pannenberg; Il dibattito sulla teologia della liberazione;
(a cura di), Percorsi di teologia africana; con Gilberto Gillini, Patrizio
Rota Scalabrini, Mariateresa Zattoni Gillini, Alternativa; con Mary Hunt (a
cura di), La sfida del femminismo alla teologia; con Dean Peerman (a cura
di), Teologia dal Nordamerica; con Giorgio Penzo (a cura di), Dio nella
filosofia del Novecento; con Marie Therese Van Lunen-Chenu, Donna e
teologia. Opere su Rosino Gibellini: in suo onore (per festeggiarne i
settant'anni) e' stato pubblicato il volume di AA. VV., Cammino e visione,
Queriniana, Brescia 1996]

In occasione del XL anniversario della promulgazione della costituzione
conciliare "Lumen Gentium" (21 novembre 1964) si e' tenuto un congresso di
studio all'universita' brasiliana di Vale do Rio dos Sinos - Unisinos - i
cui interventi sono stati pubblicati sulla rivista "Ihu" (Istituto Humanitas
Unisinos) on-line. Riproduciamo l'intervista fatta in questa occasione al
cardinal Aloisio Lorscheider, una delle personalita' ecclesiastiche piu'
note e piu' coraggiose dell'America Latina.
*
- Domanda: Quali sono state le diverse percezioni di Chiesa sentite al
Concilio?
- Aloisio Lorscheider: C'e' stata una serie di percezioni diverse che, alla
fine, e' rimasta, piu' o meno, registrata nella Lumen Gentium. Si
incomincio' a insistere sul concetto di Chiesa pellegrinante e Chiesa
"ìpopolo di Dio". Io in quel tempo facevo scuola e avevo imparato e
insegnato molto di piu' che la Chiesa era militante e "corpo mistico di
Cristo". Significo' un grande cambiamento, un capovolgimento nella nostra
vita. Tanto che, quando termino' il Concilio, dissi al mio segretario: "Io
non so piu' che cosa pensare". Rimasi perplesso rispetto a tutto quello che
avevo imparato e insegnato. Il Concilio ha rivoluzionato la Chiesa, ma
spiegare questa rivoluzione e' molto difficile. A cominciare dalla stessa
Messa, passammo dal latino al portoghese, dalle spalle ad essere rivolti
verso il popolo. Sembrava tanto strano... Noi siamo stati formati in latino,
fino al Concilio si parlava in latino e, improvvisamente, sembrava che tutto
cio' non servisse piu' a niente. D'altra parte, fino allora la Messa era
celebrata individualmente. Per me fu difficile abituarmi al nuovo. Quando
cominciai a notare che quelle nuove forme facevano partecipare di piu' la
gente, mi adattai ai cambiamenti. Avevamo imparato nel Diritto Pubblico
della Chiesa che "la Chiesa e' una societa' perfetta" accanto all'altra
societa' perfetta che e' lo Stato: improvvisamente questo non esisteva piu':
la Chiesa era un lievito nella societa'. Noi che abbiamo partecipato al
Concilio eravamo pre-conciliari, non eravamo solo noi ad agire, agiva anche
lo Spirito Santo e abbiamo avuto anche l'aiuto di molti teologi che avevano
una visione nuova di teologia e di cambiamento nella Chiesa e nella
societa'. Noi ascoltavamo tutto questo e votavamo coscientemente, solo che
votare era piu' facile che confrontarsi con tutti quei cambiamenti per
portarli nella vita.
*
- Domanda: Che aspetti ha toccato questo cambiamento all'interno della
Chiesa?
- Aloisio Lorscheider: Fu un capovolgimento nella teologia, nella liturgia,
nella morale. La nostra morale si basava molto sulla casistica. Ora la
casistica non conta molto, cio' che conta e' la legge del principio, della
morale, fondata nella parola di Dio. Prima c'era si' la parola di Dio, ma si
applicava la morale, come casi su casi.
*
- Domanda: Tutto questo cambiamento fu interrotto a un certo punto o e' un
processo che continua?
- Aloisio Lorscheider: E' un processo che continua. Anche se penso che il
papa attuale lo ha frenato molto. Egli e' diventato molto conservatore
rispetto alla Chiesa, non rispetto allo Stato. La mia impressione e' che
egli dice molto bene di applicare il Concilio, ma non sempre lo applica,
perche' il nostro papa non ha avuto molta esperienza pastorale, ha avuto
piu' esperienza di lotta al comunismo, in questo e' molto bravo, conosce
bene le cose. Ma nell'esperienza pastorale concreta, lui e molti altri della
curia romana sono deboli. In questo senso, essi non riescono a capire il
Concilio, perche' il Vaticano II e' stato profondamente pastorale, non e'
stato ne' dogmatico ne' giuridico; e' chiaro che tocca il dogma, il diritto
e la morale, ma fu profondamente pastorale. E questo molti non l'hanno
ancora capito. Penso che sia una mancanza che esiste in gran parte della
Chiesa: non e' stata capita la pastoralita' di questo Concilio. In paesi
dell'Europa che ho percorso, per esempio, tutto sembra essere rimasto come
era prima del Concilio. Non c'e' stato il rinnovamento che voleva il
Concilio. Qui, in Brasile e, fino a un certo punto, in America Latina,
mettiamo in pratica questo cambiamento. Gli episcopati colombiano,
venezuelano, argentino, uruguaiano sono tutti episcopati che resistono,
mentre negli altri, come il boliviano, l'ecuadoriano, il cileno e il nostro,
abbiamo fatto molti piu' passi avanti. Ci capiamo molto di piu' sul campo
pastorale del Concilio. Penso che il paese che fino ad oggi ha messo piu' in
pratica il Concilio e' stato il Brasile, senza alcuna vanita'. Il Brasile e'
diventato un paese che emerge per la sua teologia e pastorale e, per questo,
ha saputo comprendere il Concilio. Molti guardano al Brasile con molta
speranza. Noi siamo sempre considerati un po' sospetti perche' applichiamo
il Concilio.
*
- Domanda: Cosa fa la differenza che ha aiutato o no le Chiese a mettere in
pratica il Concilio?
- Aloisio Lorscheider: Detto in poche parole: ci sono episcopati che sono
piu' vicini alla gente e tentano di capire le problematiche che essa vive, e
altri che restano di piu' nel campo dei principi, del "noi pensiamo che deve
essere cosi'". In Brasile, la Campagna della Fraternita' e' un esempio di
questo che dovrebbe essere piu' studiato. Ogni anno viene affrontato un
problema reale, che e' "nella carne" della nostra gente. A volte si fa una
lettura dell'ortodossia della nostra chiesa, che e' molto piu' ortoprassi.
Il grande problema della teologia della liberazione e' che i teologi della
liberazione insistevano sull'ortoprassi e non sull'ortodossia. Questo dava
l'impressione a molti di Roma che stavamo allontanandoci dalla verita', ma
non e' cosi'. Noi mettevamo avanti la prassi cristiana, che cerca di aiutare
la gente nei suoi problemi piu' urgenti. Per tutto cio', possiamo dire che
abbiamo due Costituzioni molto importanti di cui ancora non troviamo la
sintesi: la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes. Noi brasiliani siamo molto
piu' della Lumen Gentium che della Gaudium et Spes. La Gaudium et Spes, con
molta prudenza, dice che essa e' per il proprio tempo. Diversamente dalla
Lumen Gentium, i cui principi sono per sempre. Bisogna leggere tutto il
Concilio alla luce della Lumen Gentium senza dimenticare la Gaudium et Spes.
Ma penso che ora la Gaudium et Spes dovrebbe essere rivista. Dovrebbero
essere convocati i vescovi per fare una revisione della Gaudium et Spes. Lo
spirito che le sta dietro e' meraviglioso, perche' e' questo spirito
pastorale. La fede deve aiutare a risolvere i problemi della gente. La
Gaudium et Spes e' stata un grande sforzo di conciliare fede e vita, ma,
forse, non vi e' riuscita totalmente. Bisognerebbe rivedere i problemi
specifici della persona umana oggi, in che cosa non viene rispettata. Oggi
non e' in gioco il marxismo, bensi' l'individualismo, frutto di una dottrina
liberale che si diffonde in tutto il pianeta e che valorizza la persona non
per quello che e', ma per quello che produce e, quando non produce piu',
viene scartata. Il problema di fondo sta un po' nel rapporto tra la Lumen
Gentium e la Gaudium et Spes. Accenno qui solo al problema, senza
approfondire. Non troviamo ancora la sintesi tra l'aspetto teologico piu'
dottrinario e l'aspetto piu' pastorale.
*
- Domanda: Che cosa e' rimasto meno chiaro nella formulazione della
costituzione Lumen Gentium?
- Aloisio Lorscheider: Il rapporto tra il papa e l'episcopato, per esempio.
Primato di giurisdizione del papa e dei vescovi, che pure hanno il pieno
potere, universale, ma sempre sotto la guida del papa. Ma cosa significa
questo? Ce l'hanno o non ce l'hanno? Non abbiamo molta chiarezza. Anche il
diritto delle Conferenze Episcopali. C'e' uno sfasamento nello stabilire da
dove viene un potere e l'altro. Questo gia' nel campo della dottrina. Si
immagini nel capo pastorale.
*
- Domanda: In pratica, vi sarebbe una centralizzazione nel pontificato?
- Aloisio Lorscheider: Secondo me il Papa attuale lo riconosce. Egli e'
vissuto in un'epoca in cui, in Polonia, il cardinal Wiszinski era il
riferimento e tutti i vescovi della Polonia pensavano come il cardinal
Wiszinski, perche' se qualcuno pensava diversamente era "rompere lo schema",
e questo non era ben visto. Giovanni Paolo II pensa allo stesso modo. Se noi
pensiamo, come lui, stiamo "rompendo lo schema", per questo egli non lascia
liberi i vescovi, le conferenze, non ha il coraggio. Lui dice: "Studiamo
insieme, sediamoci con i teologi", ma questo non accade mai.
*
- Domanda: Come ha sentito questa centralizzazione la Chiesa in Brasile?
- Aloisio Lorscheider: Nella nomina dei vescovi, diamo suggerimenti, ma loro
nominano chi vogliono. Noi indichiamo nomi di nostra fiducia, ma sono
ignorati.
*
Domanda: Quali sono i principali cambiamenti che, nella sua visione, sono
piu' urgenti nella Chiesa?
- Aloisio Lorscheider: Dipende dal potere della Chiesa. Finche' questo
potere non sara' definito nella sua totalita', sara' molto difficile dire
quali cambiamenti. Uno degli aspetti molto discussi oggi e' quello dei
ministeri e anche quello del potere di decisione del laico cristiano: voto
consultivo appena, o anche deliberativo. Infine la questione del posto della
donna nella Chiesa richiede maggiore chiarezza. Questa eccessiva
centralizzazione deve essere superata. Lo stesso papa ha detto a noi: "Io
sono polacco, ho la chiesa polacca nella mia carne e nel mio sangue". E'
vero, ma i consiglieri dovevano aiutarlo in questo aspetto. Il papa puo'
essere un grande uomo, ma ha questo limite che, a mio parere, danneggia la
Chiesa. La centralizzazione esagerata non e' mai buona, perche' si perde
molta ricchezza, ed e' un grande impedimento per il dialogo ecumenico. La
centralizzazione e l'allontanamento della gente sono le due cose da cambiare
piu' urgentemente.

4. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: BICICLETTE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 dicembre 2007, col titolo "Bici,
ecologia ed emancipazione della donna".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

"La bicicletta ha contribuito grandemente all'emancipazione delle donne",
sosteneva nel XIX secolo la femminista statunitense Susan B. Anthony. Nel
Sudafrica del XXI secolo, secondo un servizio dell'agenzia stampa Inter
Press Service, la cultura e la tradizione tengono ancora lontane molte donne
da questo mezzo di trasporto pieno di virtu' non solo ecologiche, in grado
di aprire alle donne prospettive sociali ed economiche. Nella provincia del
Western Cap il governo locale porta avanti il programma "Donne in
bicicletta". Myolisi Nioli, che lo dirige, spiega all'agenzia stampa che
"per la maggior parte dei sudafricani la bici non e' per le donne,
soprattutto se sposate". Aggiunge Marianne Vanderschuren, ricercatrice
esperta di mobilita' all'Universita' del Capo e presidente dell'associazione
Cycling Academy Network: "Molte donne temono che andare in bici dia un'idea
poco femminile o addirittura indegna". E per un'altra attivista a pedali,
Meshck Nchupetsang, del Bycicling Empowerment Network (Ben) di Citta' del
Capo, "e' un'autentica sfida liberare le donne e farle salire in bici,
perche' ci sono anche problemi di sicurezza, una volta superato il disagio".
In effetti il Sudafrica sembra essere uno dei paesi piu' pericolosi al mondo
quanto a morti sulle strade, e dal 40 al 45% degli incidenti riguardano
utenti di veicoli non a motore. E molte donne - responsabili come sono della
famiglia e dei bambini - non sono ovviamente disposte a mettere in gioco la
loro vita diventando utenti deboli delle strade. Cosi' a Khayelitsha, un
sobborgo del Capo dove le donne si spostano o a piedi o con mezzi pubblici
stracarichi, una ventina di loro hanno appena seguito un corso pubblico di
formazione in tema di sicurezza stradale e manutenzione e uso della
bicicletta.
"Certo c'e' anche una questione di status: nel paese, come altrove, per
essere rispettato, per essere qualcuno, devi andare in auto", aggiunge la
ricercatrice Vanderschuren. Ma il progetto "Donne in bicicletta" cerca di
cambiare le mentalita', anche perche' effettivamente il mezzo a pedali e'
adatto alle esigenze delle donne, che si spostano in genere su brevi
tragitti e al di fuori delle ore di punta, dribblando fra le esigenze del
lavoro, quelle della casa e i bambini. A pedali si e' indipendenti dagli
orari dei mezzi e si raggiunge una maggiore flessibilita' nell'uso del
tempo.
L'accessibilita' economica della bici e' un fattore chiave. La rete Ben
importa bici usate dai Paesi Bassi e dalla Germania vendendole per
l'equivalente di 30 dollari. Secondo l'ultima inchiesta sulle famiglie
sudafricane, del 2003, una persona che guadagna 75 dollari al mesi ne deve
destinare un terzo a pagare i trasporti pubblici; per i quali comunque la
maggioranza dei sudafricani spende il 20% del proprio reddito.
C'e' una correlazione notevole fra poverta' e mobilita' urbana: la prima
complica la mobilita' e la mancanza di trasporti aggrava la poverta'. Il
problema e' di grandi numeri visto che anche secondo l'ultimo rapporto
dell'Onu sullo sviluppo umano, un terzo dei sudafricani (soprav)vive con
meno di due dollari al giorno.
Il governo sudafricano e' ben conscio del circolo vizioso fra poverta' e
difficile mobilita'. Per questo, da qui al 2015 le autorita' hanno
l'ambizione di distribuire un milione di biciclette. Il programma si chiama
"Shova kalula": in lingua zulu, "Pedalare in tranquillita'". Principali
beneficiari saranno le donne, i lavoratori della salute e gli insegnanti.
C'e' ancora da pedalare prima di cambiare le mentalita'. Ma nel lontano
Bangladesh degli anni '70, agli inizi dell'indipendenza, la glorioso storia
dell'organizzazione medica Gonoshastra Kendra, fondata da Zafrullah
Chowdury, punto' anche sui pedali per dare empowerment alle donne: fra lo
scandalo generale doto' di biciclette le sue bravissime infermiere
itineranti. E quando il soccorso e la salute arrivano con le bici, le
tradizioni retrograde non possono che lasciarle passare.

5. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "PAROLE SEMPLICI" DI ADIN STEINSALTZ
[Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 3 novembre
2007, col titolo "Le sapienti parole semplici".
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006.
Adin Steinsaltz, nato a Gerusalemme nel 1937, rabbino e leader spirituale,
laureato in chimica e fisica, e' conosciuto principalmente per la sua
monumentale traduzione commentata del Talmud in ebraico moderno. Tra le
opere di Adin Steinsaltz: La rosa dai tredici petali, La Giuntina, Firenze
2000; Cos'e' il Talmud, La Giuntina, Firenze 2004; Parole semplici, Utet,
Torino 2007]

"Anziche' aggiungerne di nuove, dobbiamo alleggerirci di una quantita' di
cose superflue, parole e idee inutili". Suggerimento decisamente
controcorrente quello di Adin Steinsaltz, rabbino tra i massimi studiosi di
Talmud, in conclusione del suo recente Parole semplici (Utet, pp. 290, euro
14), agile e profonda raccolta di "Riflessioni intorno a cio' che conta
veramente nella vita".
Si', la semplicita' oggi viene vista come ingenuita' o dabbenaggine se non
addirittura come pericoloso freno alle "magnifiche sorti e progressive"
della nostra societa'. Spogliarsi del superfluo per dedicarsi all'essenziale
nei rapporti umani come nei consumi, muoversi con leggerezza nel parlare
come nell'agire, perseguire l'unita' e l'integrita' interiore per poter
dialogare e comunicare con franchezza e credibilita' sembrano imprese
riservate a folli utopisti, ignari di come va davvero il mondo, dimentichi
dell'antico homo homini lupus. Percio' si crede che le "parole semplici" non
siano in grado di spiegare i problemi complessi che oggi come sempre
l'essere umano deve affrontare nella sua vita di ogni giorno. Ebbene,
leggere quel distillato di sapienza umana prima ancora che ebraica offerto
dalle pagine di Steinsaltz ci dimostra proprio il contrario. La complessita'
della nostra esistenza non e' sciolta da involute risposte costruite su
teorie per iniziati, ma dal prendere sul serio l'immediatezza delle domande
esistenziali e dal fare dell'interrogativo stesso la chiave per aprire la
porta verso la comprensione.
Muovendosi con competenza e naturalezza nella tradizione ebraica e nella
conoscenza del cuore umano, questo rabbino capace di dissertazioni
universitarie come di dialoghi coinvolgenti con il proprio pubblico, passa
in rassegna quelle piccole e grandi cose che, intersecandosi con la nostra
vita, fanno di ciascuno quello che e' in verita': natura, bene, spirito e
materia, fede, buone azioni, sesso, morte, invidia, amici, famiglia, amore,
Dio... abbracciano gli aspetti piu' disparati della nostra esistenza.
L'elenco non e' ovviamente esaustivo - avremmo potuto aspettarci anche
"vita" e, perche' no, "semplicita'" - ma molti si chiederanno comunque che
ci fanno in cotanta compagnia due voci come "Hollywood" e "maschere". In
realta' sono proprio due "parole semplici", con cui tutti hanno
dimestichezza, attraverso le quali Steinsaltz ci parla di idolatria e di
identita': questioni complesse e fondamentali che fin dall'antichita' piu'
remota angustiano l'uomo e il suo rapporto con se stesso, con gli altri e
con l'Altro. L'insieme del libro - che ha al cuore delle pagine affascinanti
sulla morte e "l'altra vita" - si rivela cosi' un cordiale appello al
dialogo sincero, all'aprirsi nella semplicita' del dono gratuito: "quando
parlo con un'altra creatura a me simile, per quanto diversa, comincio non
solo a conoscere l'altro, ma anche a capire di che cosa sto parlando". Di
questa duplice comprensione abbiamo un grande bisogno oggi.

6. RILETTURE. AA. VV.: GLOBALIZZATO SARA' LEI!
AA. VV., Globalizzato sara' lei! Per dire no alla Grande Rete senza varcare
la linea rossa, Emi, Bologna 2001, pp. 94, euro 6,20. A cura e con una
prefazione di Davide Demichelis, Angelo Ferrari, Raffaele Masto, Luciano
Scalettari, il libro presenta gli interventi all'incontro omonimo svoltosi a
Milano il 16 giugno 2001. Contributi di Luigi Ciotti, Gianni Mina', Beppe
Grillo (in forma di intervista), Sergio Marelli, Riccardo Moro, "Tritemius",
Alex Zanotelli, Luis Sepulveda, Idris Sanneh, Alessandro Robecchi, e una
scheda di Efrem Fumagalli. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di
Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail:
sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

7. RILETTURE. CARLA ANTONINI, LINO RONDA, ALUISI TOSOLINI, RICCARDO ZUCCA: A
SCUOLA DI PACE IN TEMPI DI GUERRA
Carla Antonini, Lino Ronda, Aluisi Tosolini, Riccardo Zucca, A scuola di
pace in tempi di guerra, Emi, Bologna 1993, pp. 176, euro 15,49. Un ampio
repertorio di materiali e proposte per una didattica della pace. Per
richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna,
tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it,
ordini at emi.it, sito: www.emi.it

8. RILETTURE. GIANFRANCO BOLOGNA (A CURA DI): ITALIA CAPACE DI FUTURO
Gianfranco Bologna (a cura di), Italia capace di futuro, Emi, Bologna 2000,
pp. 528, euro 19,63. Una proposta ecologista ed equosolidale per un modello
di sviluppo sostenibile. Un libro a piu' mani (frutto di un gruppo di lavoro
cui hanno contribuito molte autorevoli personalita' dell'impegno per
l'ambiente e la giustizia sociale, da Alberto Castagnola a Wolfgang Sachs;
ed ispirato a studi analoghi realizzati in altri paesi) di grande utilita'
come esempio di capacita' programmatica coerente e concreta e come
repertorio di proposte praticabili. Con una prefazione di Wolfgang Sachs.
Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128
Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it,
stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 315 del 26 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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