Minime. 294



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 294 del 5 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La guerra
2. Marco Catarci intervista Grazia Honegger Fresco sulla pedagogia di Maria
Montessori e quella di Aldo Capitini a confronto
3. Assemblea romana delle donne promotrici della manifestazione del 24
novembre: Un'assemblea nazionale il 24 gennaio a Roma
4. Giovanna Providenti: Nutrirsi di fiducia per fermare la violenza contro
le donne
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LA GUERRA

La guerra.
La guerra terrorista e stragista.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan cui l'Italia sta
partecipando.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan cui l'Italia sta
partecipando nella coalizione militare delle potenze occupanti.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan cui l'Italia sta
partecipando nella coalizione militare delle potenze occupanti in violazione
del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.
La guerra che sempre uccide esseri umani.
La guerra che sempre uccide. Esseri umani.
La guerra. Che sempre uccide. Esseri umani.
Anche noi siamo esseri umani.

2. RIFLESSIONE. MARCO CATARCI INTERVISTA GRAZIA HONEGGER FRESCO SULLA
PEDAGOGIA DI MARIA MONTESSORI E QUELLA DI ALDO CAPITINI A CONFRONTO
[Ringraziamo Marco Catarci (per contatti: catarci at uniroma3.it) per averci
messo a disposizione questa sua intervista a Grazia Honegger Fresco,
estratta dalle pp. 109-115 del suo recente libro Il pensiero disarmato. La
pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007. L'intervista
e' stata realizzata a Roma il 12 maggio 2007. Di seguito riportiamo solo
l'ampia risposta dell'intervistata.
Marco Catarci, da sempre attivo in iniziative di solidarieta', per i
diritti, la pace e la difesa della biosfera, e' ricercatore e docente di
Pedagogia sociale presso la facolta' di Scienze della formazione
dell'Universita' degli studi Roma Tre, dove collabora con il Creifos (Centro
di ricerca sull'educazione interculturale e sulla formazione allo sviluppo).
Ha partecipato a numerose ricerche in campo educativo e sociale, e' autore
del volume All'incrocio dei saperi. Una didattica per una societa'
multiculturale, e di numerosi saggi e articoli sui temi dell'immigrazione,
della formazione, della mediazione culturale. Tra le opere di Marco Catarci:
All'incrocio dei saperi. Una didattica per una societa' multiculturale,
Anicia, Roma 2004; "La pedagogia degli oppressi di Paulo Freire", in
"Studium", n. 4, 2004; "Il percorso formativo del mediatore
linguistico-culturale: il modello proposto dal Cies" e "La mediazione in
ambito educativo", in F. Susi, M. Fiorucci (a cura di), Mediazione e
mediatori in Italia. La mediazione linguistico-culturale per l'inserimento
socio-lavorativo dei migranti, Anicia, Roma 2004; "Formazione e inserimento
lavorativo dei rifugiati in Italia", in M. Fiorucci, S. Bonetti (a cura di),
Uomini senza qualita'. La formazione dei lavoratori immigrati: dalla
negazione al riconoscimento, Guerini Associati, Milano 2006; Il pensiero
disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino
2007.
Grazia Honegger Fresco, educatrice insigne, e' una delle piu' prestigiose
personalita' della nonviolenza in Italia; presidente dell'Associazione e del
Centro Nascita Montessori di Roma, condirettrice del trimestrale "Il
quaderno Montessori", ha una lunga esperienza di lavoro con bambini piccoli
e grandi; allieva di Maria Montessori in uno degli ultimi corsi da lei
diretti, ha lavorato e a lungo sperimentato la forza innovativa delle sue
proposte, dalla nascita alle soglie dell'adolescenza nelle maternita' e nei
nidi, nelle case dei bambini e nelle scuole elementari; sulla base delle
esperienze realizzate con i bambini e con i loro genitori, dedica da vari
anni molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e
all'estero, adottando metodologie attive, verificate in numerosi incontri
con i Cemea francesi e italiani; di origini romane, vive dagli anni Sessanta
in Lombardia, qui si e' sposata, ha avuto due figli e oggi ha la gioia di
cinque nipoti. Tra le opere di Grazia Honegger Fresco: Abbiamo un bambino,
Red/Studio Redazionale, 1994; Essere nonni. Che cosa vuol dire essere
genitori di genitori, Red/Studio Redazionale, 1995; Un bambino con noi,
Red/Studio Redazionale, 1997; Facciamoci un dono. Uno scrigno di idee per
costruire un dono, La Meridiana, 1999; (con Sara Honegger Chiari), Una casa
a misura di bambino. Suggerimenti pratici, proposte creative, soluzioni
facili ed economiche per rendere l'ambiente domestico adatto a grandi e
piccini, Red, 2000; Un nido per amico. Come educatori e genitori possono
aiutare i bambini a diventare se stessi, La Meridiana, 2001; Senza parole.
Accogliere il bambino da zero a tre mesi, La Meridiana, 2002; Essere
genitori, Red/Studio Redazionale, 2003; Essere nonni, Red/Studio
Redazionale, 2003; C'era una volta. Filastrocche, favole, racconti,
Gribaudo, 2003; Abbiamo un bambino, Red/Studio Redazionale, 2004; (con Sara
Honegger Chiari), Una casa a misura di bambino, Red/Studio Redazionale,
2005; Facciamo la nanna. Quel che conviene sapere sui metodi per far dormire
il vostro bambino, Il Leone Verde, 2006; Maria Montessori, una storia
attuale, L'Ancora del Mediterraneo, 2007.
Maria Montessori, nata nel 1870 e deceduta nel 1952, medico, illustre
pedagogista, antifascista, abbandono' l'Italia nel 1936. Opere di Maria
Montessori: segnaliamo almeno Il metodo della pedagogia scientifica (poi col
titolo: La scoperta del bambino), 1909; L'autoeducazione nelle scuole
elementari, 1916; il Manuale di pedagogia scientifica, 1930; Il segreto
dell'infanzia, 1950; La mente del bambino, 1952; un'utile antologia
(autorizzata dalla Montessori, e curata da M. L. Leccese) e' Educazione alla
liberta', Laterza, Bari 1950; cfr. anche Educazione e pace, Garzanti, Milano
1970. Opere su Maria Montessori: segnaliamo almeno F. De Bartolomeis, Maria
Montessori e la pedagogia scientifica, La Nuova Italia, Firenze 1953; A.
Leonarduzzi, Maria Montessori. Il pensiero e l'opera, Paideia, Brescia 1967;
A. Scocchera, Maria Montessori. Quasi un ritratto inedito, La Nuova Italia,
Firenze 1990. Siti: www.montessori.edu, www.montessori.it Un'ampia
bibliografia di e su Maria Montessori e' nel n. 899 de "La nonviolenza e' in
cammino".
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura
di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza
di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a
Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi,
Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro
di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini
sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini:
www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai
utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere
richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a
Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento
Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org]

Grazia Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori e gia' presidente del
Centro Nascita Montessori di Roma, discute dei temi della liberazione,
dell'educazione alla pace e della valutazione, confrontando le prospettive
di Maria Montessori e di Aldo Capitini.
*
- Grazia Honegger Fresco: Aldo Capitini parla di liberazione, con un
significato che esprime la sua visione religiosa. L'idea della liberazione
nella Montessori non e' quella di un adulto che libera il bambino, ma del
bambino che, se messo in condizioni adatte, "si libera", ovvero costruisce
la propria liberta', anche interiore, quella che porta al saper discernere e
al saper assumere le proprie responsabilita', per minime che siano gia' nei
primi anni, ad esempio rispettando il gioco di un altro bambino. E' bella
l'immagine di Capitini del fanciullo come "inizio della liberta'": anche per
la Montessori ogni bambino che nasce, essendo nuovo, portatore di novita'
misteriose, e' l'inizio della liberta'. Non e' quindi l'adulto che libera il
bambino. Un esempio di come Montessori intenda questa liberazione: il
bambino entra in una stanza e subito si orienta verso il fare, l'essere
attivo, e in questo stesso agire si appaga, impara e insieme sperimenta la
liberta' di scegliere; invece l'adulto vuole decidere in sua vece e gli
impone: "stai zitto, non toccare, fai questo, non devi fare cosi'...". Lei
da scienziata - non ha mai fatto la maestra, non insegnava imponendo -
osservando tale comportamento spontaneo del bambino, ritiene opportuno
assecondarlo come fattore biologico e psicologico e rispondervi. Fonda,
dunque, il suo progetto educativo sulla libera scelta, riconoscendo al
bambino le capacita' di trasformare un proprio interesse in azione
costruttiva. Il bambino non ha bisogno di stimoli continui, ma di risposte.
Gli adulti invece cosa fanno? Sono loro che dirigono, loro che si
sostituiscono al bambino, trattandolo sempre da inferiore, da incapace. La
Montessori, sperimentato il valore formativo della libera scelta, sostiene
anche la necessita' di definire lo "spazio di liberta'": non "fa quel che ti
pare", ma "puoi fare fino a qui". Il confine e' necessario: questo e' il
disastro che osserviamo oggi con i bambini perfino di 18 mesi, due anni,
ormai tiranni dei loro genitori, che non sanno mettere i limiti necessari.
Se il bambino deve avere la possibilita' di scegliere tante cose
interessanti da fare in un ambiente ben organizzato, ha altrettanto bisogno
di muoversi entro un spazio, circoscritto in modo chiaro da piccole regole
che non cambiano. Nelle scuole montessoriane, ad esempio, il bambino
apprende via via a rimettere al loro posto le cose che ha utilizzato.
Un'altra regola riguarda il fatto che non puo' togliere un gioco a un altro
bambino: occorre aspettare finche' l'altro ha finito di adoperarlo.
Nell'ambiente preparato mettiamo tutte cose diverse; se ci sono tre tricicli
sono, anche per pochi elementi, diversi tra loro, e cosi' gli incastri o i
libri: questo aumenta le possibilita' di scegliere dentro confini ben
definiti e semplici da sperimentare. Il bambino comincia a rendersi conto
che puo' scegliere fra molte cose, ma che non puo' fare qualsiasi cosa gli
salti in mente: deve camminare su un "binario" e se in principio si oppone,
ben presto si calma (gli adulti non alzano la voce, non mettono in
punizione, ma restano fermi sulle regole date), finche' sente una pace che
lo fa star bene. E' quello il momento della vera liberazione, perche'
comincia a entrare in rapporto con gli altri, con i compagni, con gli adulti
in modo non conflittuale.
Nelle scuole Montessori non si danno voti, anche al nido non si danno premi,
come le caramelle, e tanto meno minacce o castighi: il bambino in un
ambiente interessante ha il piacere di agire non per ricevere un premio.
Quest'ultimo crea dipendenza, umilia, abbassa il livello "morale"
dell'individuo in crescita, alimenta il giudizio negativo sugli altri e su
di se', mentre sul gusto di agire nel rispetto degli altri il bambino
crescendo costruisce il senso di lealta' e di responsabilita'.
Aldo, che forse non ha mai lavorato concretamente con i bambini, si
confronta con quest'idea di liberazione. Io non so se abbia mai visto una
scuola Montessori o, se l'ha vista, se gli sia piaciuta, dato che negli anni
Sessanta le scuole Montessori erano spesso strutturate in modo piuttosto
rigido.
Un altro punto critico riguarda i "materiali sensoriali". Aldo dice: "La
liberta' e' da ritenere non sintesi con oggetti, ma con valori, questo non
si avverte nell'ambiente montessoriano". E' vero, forse dalle opere di Maria
Montessori risulta poco, ma nella pratica del lavoro su cui lei e' molto
vigile, gli oggetti sono uno strumento, un aiuto allo sviluppo che il
bambino adopera con i suoi tempi e secondo il suo interesse. Li usa
ripetutamente dato che mette al centro della sua vita l'agire (infatti non
puo' stare mai immobile: in questo e' un vero cucciolo biologico), ma il suo
e' un agire intelligente ("Se faccio capisco", "A scuola con il corpo" erano
slogan del Sessantotto).
Anche la questione dell'educazione alla pace e' affrontata in modo
differente dalla Montessori e da Capitini. La Montessori non parla di
"educazione alla pace", ma di "educazione e pace", con l'idea, comprovata da
osservazioni in tante scuole, che il bambino soddisfatto profondamente nei
suoi bisogni e' un individuo pacifico. Se arriva a scuola molto inquieto,
cambia a poco a poco il suo comportamento aggressivo o autolesionista,
mentre in altre situazioni scolastiche, basate su una forte competizione, lo
accresce. Questo non significa idealizzare fino al punto di dire che
l'essere umano e' per sua natura pacifico; eppure cio' che spesso constato
e' che i bambini, se profondamente rispettati e allenati in modo nonviolento
ad accettare le semplici leggi di convivenza, sono pronti ad andare verso
gli altri. E' il principio della "societa' per coesione" della Montessori:
un gruppo, la scuola, che da collettivita' diventa comunita'; se ciascuno
sente che i suoi bisogni profondi sono soddisfatti e le proprie paure
risolte, non e' spinto ad aggredire l'altro, perche' questi non si presenta
come una minaccia a priori. E il conflitto, quando emerge, lo si affronta
discutendo e accettando la rabbia propria e altrui. La grande utopia o
speranza di Maria Montessori e' che un'educazione nonviolenta su larga scala
possa realmente generare un'umanita' pacifica in grado di realizzare ideali
di giustizia: "L'educazione arma della pace".
Riferendosi al materiale sensoriale della Montessori, Aldo si chiede anche:
"Ci giova meglio esser preparati a distinguere piu' le sessanta sfumature
dei colori o aver colto un valore, aver seguito un ideale dominante, un
entusiasmo?". Va detto pero' che a tre anni il bambino non puo' avere un
ideale dominante, a quell'eta' ha un grande interesse per questa o altre
attivita' di classificazione sensoriale (riconoscere gli uguali o i simili e
dunque appaiare o mettere in gradazione): e' un passaggio naturale delle
capacita' mentali. La pace si costruisce fornendo le risposte adeguate al
livello di sviluppo, secondo le abilita' che via via vengono raggiunte,
aiutando e non bloccando le autonome iniziative; questo tranquillizza il
bambino e su tale base mettono radici la sua sicurezza e la collaborazione
con gli altri: l'ideale e la pace, diciamo cosi', come risultati a lunga
scadenza, come punti d'arrivo.
La Montessori osserva come bambini di 3-5 anni provino grande piacere a
trovare cose uguali e, successivamente, a riconoscere cose simili. E' un
bisogno dell'eta' appaiare, discernere, mettere in fila dal grande al
piccolo, azioni che poi diventano la base per costruzioni di livello piu'
avanzato, anche di ordine astratto e morale. Nei primi anni lo fanno
spontaneamente con i sassi, le conchiglie, i pezzetti di legno. Ovviamente
il bambino riesce a fare meglio questo percorso se ha oggetti studiati con
cura a questo scopo. E' significativo come i bambini di oggi, che pure hanno
a casa loro mille giochi, siano tuttora molto interessati a questi materiali
creati cento anni fa: adoperarli crea nella loro mente esattezza, calma,
grande soddisfazione. Per lei dunque l'educazione sensoriale era la base per
la costruzione della mente "matematica" di Pascal, dell'ordine mentale.
Anche quando Aldo dice che la Montessori "tende a dare importanza principale
all'ambiente, e percio' rimuove l'insegnante, che resta semplice tramite o
dirigente o consegnatario e sorvegliante" e' alquanto riduttivo. Nelle
scuole montessoriane non stiamo a dire "tutti hanno gli stessi diritti", ma
i bambini lo vivono in pratica sia con gli oggetti sia nella relazione con
la maestra che, se ben preparata, non fa preferenze e da' a ciascuno secondo
le sue esigenze di sviluppo. La relazione e', infatti, al centro del lavoro
per la Montessori: una relazione delicata, di ascolto. I materiali di
sviluppo sono un aiuto nella scuola, ma e' l'adulto che ha il compito
fondamentale: non si mette a tavolino a scrivere una programmazione uguale
per tutti nei tempi, nei modi e nei contenuti, ma arricchisce il luogo di
vita con grande cura, con empatia, come spazio in cui le relazioni affettive
si realizzano senza seduzioni ne' lodi. In principio comincia a mettere
alcune semplici proposte di attivita', poi guardando ai desideri ragionevoli
dei bambini, ai loro gesti, agli incontri tra loro ne aggiunge altre. Detto
cosi', puo' sembrare che l'adulto stia lontano da loro indifferente, mentre
e' cruciale una relazione "calda", ma non invasiva, con la quale l'adulto
non aiuta se non occorre ("ogni aiuto inutile e' un ostacolo allo
sviluppo"), pur offrendo un "binario" rassicurante. Per questo non basta
certo una previsione di oggetti sia pure accurata, occorre la maestra con le
sue parole misurate, il sorriso, la calma presenza.
L'analisi critica della valutazione e', invece, un elemento comune tra
Montessori e Capitini: per entrambi essa non deve essere qualcosa che
inchioda la persona alla negativita'. Nelle scuole Montessori si avviano i
ragazzi degli ultimi anni delle elementari all'autovalutazione, anche tra
compagni ("Che cosa ti pare di questo lavoro?", "e' brutto, lo devo
rifare"). Essa comincia gia' nei primi anni quando offriamo oggetti che
consentono il "controllo dell'errore" (per esempio a tre anni bicchieri di
vetro e non di plastica o di acciaio suggeriscono al bambino come muoversi
per non rompere l'oggetto fragile). La verifica personale degli eventuali
sbagli - l'errore come mezzo di crescita del singolo e non di accusa da
parte di altri - e' un'alta scuola di nonviolenza che consente anche di
acquistare, grazie al clima di classe che l'adulto determina, indipendenza,
senso di dignita' e di responsabilita', tutti aspetti essenziali per la
formazione. Quando invece i bambini o i ragazzi sono sempre giudicati,
agiscono in funzione del parere dell'adulto: il giudizio diventa motivo di
lotta anche tra compagni per il fatto di sentirsi sempre valutati, ma al
tempo stesso strumento di pressione di cui i ragazzi stessi non possono pii'
fare a meno ("se non c'e' il voto perche' devo studiare cose che non mi
interessano?"). Anche per gli adolescenti occorrerebbe rovesciare la
questione: come organizzare il lavoro e lo studio per favorire al massimo il
piacere di imparare e di impegnarsi anche in cose che costano fatica?
Davvero non c'e' altro che il premio?
Quanto a coloro che vedono nella Montessori una pedagogista cristiana, io
credo che si mettano in una posizione unilaterale. Certamente e' cristiana
la sua ferma scelta di opporsi al giudizio verbale, alla stupida gara che
esclude e umilia, alla violenza nei rapporti tra le persone e a maggior
ragione tra grandi e piccoli - l'evangelico "Lasciate che i fanciulli
vengano a me" e' ed e' stato travisato in molti modi - mentre lei e' davvero
poliedrica e sostanzialmente uno spirito laico, positivista nel senso che si
basa sui fatti, sull'osservazione dei comportamenti e dei risultati e da
questi soltanto trae le idee per le proposte concrete da offrire ai bambini.
E' questa la sua formazione e, quando lei si occupa di religione cattolica
in Spagna, lo fa per rispondere a un bisogno espresso dai genitori della
Catalogna, molto religiosi, che chiedono il suo aiuto per fornire elementi
di religione ai bambini con lo stesso spirito di amorosa attenzione da lei
proposto nell'educazione dei figli. E' in base a questo che, con l'aiuto
della sua allieva Anna Maria Maccheroni, anche lei molto religiosa, elabora
un progetto, ben lontano dal solito moralismo e dalla paura dell'inferno, lo
sperimenta e su questo scrive I bambini viventi nella Chiesa, La Messa
spiegata ai bambini, La vita in Cristo, approvati senza correzioni
dall'Imprimatur della Curia, tanto lei era precisa nel fare e nel proporre.
Quando trent'anni dopo e' in India, in questo grande respiro dell'Oriente,
trova altre risposte per i bambini della scuola da lei aperta a Kodaikanal,
risposte relative alle leggi della biosfera, alla forza della vita e agli
equilibri su cui essa si regge, al sentimento di essere noi parte del cosmo
e fatti degli stessi elementi di cui sono fatte le stelle. Dunque non un
positivismo chiuso alla Ardigo', uomo dell'Ottocento che pure era stato
straordinario, ma un senso di grande apertura che affascina i bambini e da'
loro entusiasmo, aprendo la strada a conoscenze storiche, geografiche,
scientifiche, ma anche spirituali, legate alla storia degli esseri umani.
Una visione su cui si puo' innestare una fede religiosa, non solo cattolica,
ma anche un atteggiamento laico di approccio al mondo, scelta che, a suo
avviso, e' in primo luogo di ordine individuale.

3. INIZIATIVE. ASSEMBLEA ROMANA DELLE DONNE PROMOTRICI DELLA MANIFESTAZIONE
DEL 24 NOVEMBRE: UN'ASSEMBLEA NAZIONALE IL 12 GENNAIO A ROMA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo la seguente lettera
aperta dell'assemblea romana dopo la manifestazione contro la violenza
maschile sulle donne del 24 novembre]

Care tutte,
la manifestazione che abbiamo costruito insieme in poco piu' di un mese, ha
superato di gran lunga le aspettative di ognuna di noi. La presa di parola
di oltre centocinquantamila donne e lesbiche contro la violenza maschile
sulle donne, agita soprattutto in famiglia, e' un risultato politico
straordinario. Il corteo ha attraversato generazioni e femminismi dando
valore alle differenze. Per molte di noi un corteo di donne per le donne ha
dato forza alla nostra voce, ai nostri corpi, alla nostra soggettivita'
politica. Consapevoli che quella separatista e' una delle pratiche con cui
le donne scelgono di esprimersi, siamo interessate a rilanciare una
discussione perche' non vogliamo prescindere dal dialogo e dal confronto.
Il dato politico piu' importante e' l'instancabile partecipazione di ognuna
di noi in questo percorso, la condivisione di una piattaforma comune,
l'autodeterminazione con la quale abbiamo rivendicato contenuti, pratiche e
finalita', la sintonia con cui abbiamo risposto alla prevaricazione di
soggetti istituzionali e partitici che, con politiche familiste e sessiste,
hanno disconosciuto la liberta' di scegliere delle donne. La nostra lotta
contro la violenza passa necessariamente attraverso la liberta' e
l'autodeterminazione delle donne e delle lesbiche, messe in discussione da
una proposta di modifica peggiorativa della 194, dal mantenimento della
legge 40, dalle politiche pro famiglia avanzate dal governo grazie
all'istituzione di un ministero ad hoc, dal pacchetto sicurezza.
Avevamo dichiarato in piu' occasioni (appello e comunicati stampa) di essere
antifasciste, antirazziste e antisessiste. E' per questa ragione che ci
siamo riappropriate del corteo e della piazza spontaneamente e
collettivamente. Altro che violenza, la nostra contestazione e' stata una
forma di autodifesa. Non e' forse violenza il comportamento di sopraffazione
di chi non ha voluto ascoltare il contenuto di questa giornata di lotta? Non
e' forse violenza non rispettare le nostre pratiche di rifiuto della delega
e delle logiche di rappresentanza?
"Quando le donne dicono no, vuol dire no". Le parlamentari e le ministre
contestate hanno tentato di togliere la parola alle donne del corteo per
ottenere visibilita' e sostenere politiche in contrapposizione con i
contenuti della manifestazione. Hanno cercato di strumentalizzare il nostro
movimento anche grazie al salotto mediatico allestito da "La 7", venuta meno
agli accordi presi.
Le contestazioni hanno contribuito a chiarire sui media la distanza delle
nostre posizioni politiche con quelle istituzionali, la differenza tra
protagonismo collettivo e presenzialismo opportunista, l'affermazione della
soggettivita' femminista, lesbica e femminile contro la mercificazione dei
nostri corpi.
E la chiamano antipolitica... noi la chiamiamo coerenza dei nostri percorsi
politici.
Nostra esigenza e desiderio e' ora una valutazione collettiva del percorso e
della giornata che ha segnato il 24 novembre. Per questo proponiamo
un'assemblea nazionale il 12 gennaio a Roma come luogo di espressione, di
incontro e di relazione, strumento e pratica utile a dare continuita' al
nostro movimento con una reale condivisione di pratiche e di percorsi.
Rimaniamo aperte ad altre proposte che potrebbero venire da reti
territoriali differenti.
Saluti femministi.
L'assemblea romana

4. RIFLESSIONE. GIOVANNA PROVIDENTI: NUTRIRSI DI FIDUCIA PER FERMARE LA
VIOLENZA CONTRO LE DONNE
[Dal sito della Libreria della donne di Milano (www.libreriadelledonne)
riprendiamo il seguente intervento che sara' pubblicato su "Noi donne" di
gennaio 2008, col titolo "Nutrirsi di fiducia per fermare la violenza contro
le donne" e il sommario "Osare amare se stesse e pronunciarsi 'per' invece
che 'contro' sono le prime regole di un efficace decalogo di autodifesa
contro la violenza alle donne, come dimostra il personaggio di Modesta".
Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's
and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di
nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla
prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa  al Circolo Bateson di Roma.
Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a
mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il
volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice
Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in
volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane
Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare
la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M.
Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e
genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come
progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria
Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta
preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra
Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza]

Il 25 novembre e' stata la "giornata internazionale per l'eliminazione di
tutte le forme di violenza contro le donne": nel 1999 l'Onu, accogliendo una
richiesta dei movimenti femministi, ha deliberato questa data in memoria di
tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana, le sorelle Mirabal, che
nel 1960 sono state seviziate e assassinate dai militari mentre si recavano
a far visita ai loro mariti, in carcere per motivi politici.
In Italia questa giornata e' stata ricordata con molte iniziative. Peccato
pero' che in molti casi, gia' dal titolo, si sia trascurato il "per" e il
"tutte le forme di violenza", limitandosi a dichiararsi "contro la violenza
alle donne", talvolta specificando "contro la violenza maschile", come nel
caso della manifestazione di Roma. Anche io mi sento impegnata in prima
persona nella battaglia culturale rivolta a "un nuovo patto di convivenza
tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civilta'" (cito
dall'appello), e credo che alla base di molta violenza vi siano misoginismo
e maschilismo. Ma non condivido alcun tipo di semplificazione e non
definirei il grave dramma di tante donne un "conflitto di genere"
attribuibile solo all'aggressivita' e alla "violenza maschile".
A chi si rivolge e verso quale direzione ci porta proporre la violenza
contro le donne in questi termini? E' cosi' che vogliamo contribuire a
diminuire la rabbia e la paura alla base della maggior parte dei conflitti
domestici (e non) causa di molte morti femminili?
La rappresentazione della donna indifesa e vittima di un uomo dominatore, o
arrabbiata contro il maschio cattivo, rischia di diventare un facile
strumento nelle mani del simbolico patriarcale sempre pronto a rinnovarsi.
Eccola la debole, la pazza che reagisce alle torture subite in maniera
inconsulta! Un secolo fa era internata in manicomi o sottoposta ad
elettroshock, e oggi mette in piazza la rabbia!
E se invece di cercare colpevoli provassimo a comprendere piu' profondamente
le ragioni della violenza? Se smettessimo di attribuire a qualcun altro il
tracciato della nostre vite? Se ci assumessimo la nostra parte di
responsabilita'? Se provassimo ad essere libere?
La liberta' femminile non parte da una reazione istintiva, ma da una
profonda ricerca che alla critica della societa' patriarcale accosta una
personale e radicale indagine interiore. Per Carla Lonzi la prima
oppressione da sconfiggere e' quella radicata in ogni singola donna.
Virginia Woolf ne Le tre ghinee invita a "pensare e pensare" e a scoprire le
nostre "oscure emozioni": "perche' quella paura e quella rabbia impediscono
una vera liberta' tra le pareti domestiche... e possono impedire una vera
liberta' nel mondo della vita pubblica: possono contribuire concretamente a
provocare le guerre".
La causa della violenza contro le donne non e' l'aggressivita' maschile, ma
una serie di concause secolari (da sempre le donne muoiono per la disgrazia
di stare dalla parte "sbagliata", la novita' e' che finalmente se ne parla)
di cui anche le donne sono state complici; ma oggi possono non esserlo piu'.
Mancanza di autentica liberta', condizionamenti sociali, privazioni
(materiali, culturali e spirituali), complessi processi psichici, e molta
sofferenza, sia femminile che maschile, sono le cause della violenza, che
scatta perche' non si e' in grado di gestire il conflitto, ne' di
assumersene la responsabilita'.
La violenza e' una relazione, non ha un responsabile soltanto: e questa e'
una buona notizia perche' significa che ciascuna di noi puo' fare qualcosa
'per' eliminare la violenza contro le donne.
Anche io che scrivo e racconto di donne, scegliendo di rappresentarle in un
modo o nell'altro, posso contribuire a fermarla, comunicando fiducia e
potenzialita' piuttosto che rabbia e paura.
Noi siamo fatte di cio' con cui ci nutriamo: se non vogliamo finire
schiacciate dalle oscure emozioni suscitate da descrizioni di stupri e
assassini vari, anche particolareggiate, propostici da trasmissioni
televisive e pagine di giornali, serve un contrappasso. Oltre a denunciare
cio' che le donne subiscono a causa del perpetuarsi del patriarcato, e'
necessario documentare storie di donne che, avendo scelto di prendere in
mano la propria vita, riescono ad emergere da terribili storie di
oppressione e a gestire complessi conflitti, divenendo protagoniste di
trasformazione culturale.
Regalando un libro ad un'amica posso contribuire a fermare la violenza
contro le donne. Scegliere, ad esempio, il recente libro in cui Lilli Gruber
testimonia "la rivoluzione pacifica delle donne musulmane", invece delle
molte autobiografie (talvolta pilotate) di donne prima vittime della
societa' patriarcale in cui sono nate e poi "liberate" in quest'altra parte
del mondo. Oppure di nuovo vittime della nostra doppia morale o della nostra
finta liberta'.
Se provassimo a spostare l'ottica riduzionista patriarcale, nutrendoci di
simbolici meno opprimenti? Se provassimo ad attraversare paradossi e
contraddizioni, cercando saperi piu' articolati, sia maschili che femminili,
a partire dalle "narrazioni" di cui ci nutriamo?
La storia di Modesta, la protagonista del romanzo L'Arte della gioia di
Goliarda Sapienza, e' l'esempio di un tipo di narrazione che, osando
attraversare in profondita' la "disgrazia delle donne", va in tutt'altra
direzione rispetto al simbolico femminile della cultura patriarcale.
Modesta conosce bene il "destino coatto" delle donne: il loro cadere vittime
della propria dipendenza affettiva, del senso di vergogna, della
depressione, della paura di rimanere sola, come di quella di essere
"squartata" dalla violenza maschile. Quando viene violentata dal padre sa
capire che il proprio corpo sessuato e il proprio piacere erano tutt'altra
cosa da "quella lama fra le cosce tremanti" che "affondava nel sangue per
dividere, separare". Per questo non rimane "li' sulle tavole del letto, a
pezzi", come pure "sarebbe rimasta". Non va nemmeno a rifugiarsi nello
stanzino dove sono nascoste la madre e la sorella, pur subendo l'attrazione
di questo tipo di destino. Preso il lume con cui non riesce a svegliare le
due donne addormentate lascia che tutto bruci, senza piu' desiderare l'aiuto
del suo uomo: "questa volta lui non era li', e io anche a costo di morire
dalla paura per quelle fiamme per quel fumo che quasi mi strozzava, non
avrei chiamato aiuto, ne' gridato".
Salvatasi dalla violenza maschile Modesta pero' finisce nella brace della
violenza femminile, l'oppressione psicologica che la donna si autoinfligge,
rappresentata simbolicamente dalle cure premurose di una madre-badessa, che,
pur aiutandola ad elevarsi culturalmente, la spinge a trascendere il corpo e
ad abnegarsi in nome di un ideale-dio, rubandole la gioia di essere viva.
Ma lei e' una bambina curiosa che fa molte domande e studia le persone come
si studia la matematica, la musica e la grammatica, e impara sulla propria
pelle a liberarsi anche da questa subdola forma di oppressione, e a non
ricadere in alcun tipo di riduzionismo e/o dogma che "nasconde la paura
della ricerca, della sperimentazione, della scoperta, della fluidita' della
vita".
Modesta, nata in una famiglia poverissima e in un contesto sociale molto
degradato, finisce col trovare in se stessa le risorse 'per' non subire piu'
violenza. Gia' donna matura, e in crisi per le continue
delusioni-contraddizioni che la vita le pone, succede che un uomo la
aggredisce per gelosia. Lei, guardando allo specchio la sua ferita, si
accorge di avere "cercato la morte affrontando Mattia quella notte", e
capisce che e' sua la responsabilita' di abbandonare le pulsioni
autodistruttive e di amare se stessa: "Rinasce Modesta partorita dal suo
corpo, sradicata da quella di prima che tutto voleva, e il dubbio di se' e
degli altri non sapeva sostenere. Rinasce nella coscienza d'essere sola".
Ecco! Se, invece di aizzare inutili conflitti di genere, assumessimo il dato
statistico che la violenza maschile e' la prima causa di morte femminile
come un'opportunita' per motivarci a rinascere nella coscienza di se'? Se
provassimo a toglierci di dosso il ruolo delle vittime indifese e
iniziassimo a percorrere piu' saldamente la nostra liberta' divenendo
persone forti, consapevoli e responsabili? Se imparassimo a contrapporci
alla violenza nutrendo, come Modesta, "l'arte della gioia"?

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 294 del 5 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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