Minime. 278



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 278 del 19 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio: centropacevt at gmail.com
1. Aldo Capitini: Dell'inganno
2. Maria Luisa Boccia e Ida Dominijanni ricordano Giglia Tedesco
3. Giancarla Codrignani ricorda Giglia Tedesco
4. Giulia Paola Di Nicola ricorda Giglia Tedesco
5. Isa Ferraguti ricorda Giglia Tedesco
6. Pina Nuzzo ricorda Giglia Tedesco
7. Marisa Rodano ricorda Giglia Tedesco
8. Mohandas Gandhi: Uno solo
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: CENTROPACEVT at GMAIL.COM

Per un problema tecnico non dipendente dalla nostra volonta' il nostro
account nbawac at tin.it in questi giorni non riceve posta.
Preghiamo tutti coloro che vogliono inviarci comunicazioni di scriverci al
seguente altro nostro indirizzo: centropacevt at gmail.com

1. RIFLESSIONE. ALDO CAPITINI: DELL'INGANNO
[Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 409
(e' un frammento da un articolo del 1966).
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura
di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

... accettare l'inganno, o e' mancanza di indagine della verita', cioe'
comoda fiacchezza; oppre e' consapevole smercio di menzogna, e ci disgusta.
La menzogna, per noi, ferisce gli esseri come la spada.

2. MEMORIA. MARIA LUISA BOCCIA E IDA DOMINJANNI RICORDANO GIGLIA TEDESCO
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 novembre 2007, col titolo "Giglia
Tedesco, donna d'esempio" e il sommario "Si e' spenta venerdi' a Roma
l'autorevole dirigente del Pci-Pds-Ds. L'impegno nell'Udi e l'incontro con
il femminismo. Il lavoro parlamentare da protagonista della legge
sull'aborto e della riforma del diritto di famiglia".
Maria Luisa Boccia, nata il 20 giugno 1945 a Roma, dove vive, e' attualmente
senatrice della Repubblica. Dal 1974 lavora all'Universita' di  Siena, e
attualmente vi insegna filosofia politica. Dagli anni '60 ha preso parte
alla vita politica del Pci e dei movimenti, avendo la sua prima importante
esperienza nel '68. Deve alla famiglia materna la sua formazione politica
comunista, e al padre, magistrato e liberale, la sua formazione civile,
l'attenzione per l'esistenza e la liberta' di ciascun essere umano. Ad
orientare la sua vita, la sua mente, le sue esperienze, politiche e umane,
e' stato il femminismo. In particolare e' stato il femminismo a motivare e
nutrire l'interesse alla filosofia. La sua pratica tra donne, cominciata nel
1974 a Firenze con il collettivo "Rosa", occupa tuttora il posto centrale
nelle sue attivita', nei suoi pensieri, nei suoi rapporti. Ha dato vita
negli anni a riviste di donne - "Memoria", "Orsaminore",  "Reti" - e a
diverse esperienze di gruppi, dei femminili tra i quali ricordare, oltre al
suo primo collettivo, dove iniziano alcune delle relazioni femminili piu'
profonde e durevoli, "Primo, la liberta'", attivo negli anni della "svolta"
dal Pci al Pds; "Koan", con alcune allieve dell'universita'; "Balena", nato
dal rifiuto della guerra umanitaria in Kosovo e tuttora felicemente attivo.
E' stata giornalista,  oltre che docente, partecipa dagli anni '70 alle
attivita' del Centro per la riforma dello Stato, ha fatto parte della
direzione del Pci, poi del Pds, ed ha  concluso questa esperienza politica
nel 1996. Vive da molti anni con Marcello Argilli, scrittore per l'infanzia,
e non ha figli. Ha scritto articoli, saggi, ed elaborato  moltissimi
interventi, solo in parte pubblicati, per convegni, incontri, iniziative.
Tra i suoi scritti recenti: Percorsi del femminismo, in "Critica marxista"
n. 3, 1981; Aborto, pensando l'esperienza, in Coordinamento nazionale donne
per i consultori, Storie, menti e sentimenti di donne di fronte all'aborto,
Roma 1990; L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga,
Milano 1990; con Grazia Zuffa, l'eclissi della madre. Fecondazione
artificiale, tecniche, fantasie, norme, Pratiche, Milano 1998; La sinistra e
la guerra, in "Parolechiave" nn. 20/21, 1999; Creature di sabbia. Corpi
mutanti nello scenario tecnologico, in "Iride" n. 31, 2000; L'eredita'
simbolica, in Rossana Rossanda (a cura di), Il manifesto comunista
centocinquanta anni dopo, Manifestolibri, Roma 2002; Miracolo della
liberta', declino della politica. Rileggendo Hannah Arendt e Simone Weil, in
Ida Dominijanni (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Miano 2001; La
differenza politica. Donne e cittadinanza, Il Saggiatore, Milano 2002.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Giglia Tedesco, "nata a Roma nel 1926, a diciannove anni, nel '45, si
iscrisse all'Udi, l'anno dopo al Pci, per non mollare piu' il duplice
impegno nel partito e nella politica delle donne. Dal '59 al '73 fece parte
della presidenza nazioanle dell'Udi, nel '60 entro' nel Comitato centrale
del Pci e nell'84 in direzione. Sposata con Tonino Tato', il segretario di
Berlinguer, era cattolica di fede e limpidamente laica nella visione
politica. Senatrice dal '68 al '94, fu vicepresidente del gruppo comunista e
poi, fra l'83 e l'87, vicepresidente del senato: ma il suo lavoro di
parlamentare resta legato soprattutto alla riforma del diritto di famiglia
del '75, alla riforma dell'adozione e alla legge sull'aborto, di cui fu
relatrice. Dopo la svolta della Bolognina, fu presidente del Pds dal '93 al
'97". E' deceduta pochi giorni fa]

"L'agguato contro le donne e' corposo e insidioso, al di la' delle parole.
Alla fine, si giunge anche a questo: alla 'punizione' esplicita della
soggettivita' femminile". Cosi' Giglia Tedesco nell'ultimo numero di "Reti",
la rivista che abbiamo fatto con lei e altre dal 1987 al 1993, quando
decidemmo di chiuderla considerando esaurita la stagione politica che
l'aveva resa necessaria. Giglia non era d'accordo: "l'agguato" contro le
donne lo proponeva come tema di lavoro ulteriore della rivista. Era convinta
che proprio perche' la politica delle donne, fra emancipazionismo e
femminismo, aveva cambiato il profilo della societa', proprio per questo
nelle istituzioni e nel mercato si stavano elevando nuove barriere per
renderci piu' difficile la strada. La crisi della politica, diceva nel '93,
si vede proprio dalla sua incapacita' di leggere e fare propria la crescita
della soggettivita' femminile.
"Reti" era stata una scommessa ardua e appassionante. Ardua, perche'
camminava su quel ponte fra cultura del femminismo e cultura della sinistra
che nella storia degli ultimi decenni e' sempre stato fragile.
Appassionante, perche' in quegli anni a cavallo della fine del Pci tutto era
in gioco, e noi donne, da fuori e da dentro quel partito, tutto giocavamo
con grande liberta'. E Giglia per prima, nonostante la sua biografia di
dirigente comunista fosse di quelle in cui non era scontato che la liberta'
singolare potesse sempre prevalere sui vincoli del percorso collettivo. Di
questo in primo luogo le siamo grate, e di questo in primo luogo, oggi che
pure molti vincoli collettivi sono caduti, sentiamo la mancanza e il vuoto.
Fra noi di "Reti" Giglia era una delle piu' anziane; stando agli standard
del lessico politico, era un'esponente di quella "generazione
dell'emancipazionismo" con cui noi femministe degli anni Settanta eravamo
sempre state in rapporto di rottura piu' che di continuita'. Ma non era solo
per l'inesauribile freschezza del suo carattere e della sua curiosita'
intellettuale che lei fuoriusciva dallo standard. Era piuttosto per una
miscela tutta sua di autorevolezza e apertura: l'incontro col femminismo
della differenza era stato per lei un'esperienza vera, non un'aggiunta al
suo percorso precedente ma uno spostamento del suo sguardo sulle cose, le
relazioni, la politica. Lei stessa lo ha lasciato scritto, nella
conversazione con Anna Maria Riviello pubblicata l'anno scorso (Ho imparato
tre cose, CalicEditori): "La ragione per cui io capii subito che il
femminismo era un fatto importante fu che ci spingeva a mettere in
discussione noi stesse. Nel movimento delle donne, prima del femminismo, tu
avevi messo in discussione anche te stessa, ma non l'avevi mai teorizzato.
Ora c'era qualcuno che ti diceva che lo dovevi riconoscere e teorizzare".
Per Giglia, come del resto per le donne alle quali e' sempre rimasta legata,
da Marisa Rodano a Luciana Viviani a Nilde Jotti, il lavoro politico
nell'Udi era cominciato in contemporanea con quello nel Pci, all'indomani
della Liberazione, ed era proseguito in un intreccio costante. Ma piu' di
altre Giglia aveva colto che con il femminismo della differenza - sono
ancora parole sue - "le donne, da alleate, diventano soggetti della
politica, da questione si trasformano in tensione permanente della
politica". Una tensione che lei sperimento' in prima persona non solo nel
partito ma anche nel lavoro parlamentare, da relatrice della 194 e da
protagonista della riforma del diritto di famiglia e della legge sulle
adozioni.
Era convinta - lo scrisse su "Reti" - che nell'esperienza del movimento
delle donne si potessero rintracciare "alcune idee-guida" di una cultura
istituzionale, anche se sulla presenza femminile in parlamento non si
accontentava di risultati apparenti. In un bilancio del '91, all'indomani di
un significativo aumento delle comuniste in parlamento, scrisse che "la
persona donna corre molti rischi in piu', rispetto alla persona uomo, di
scomparire nelle istituzioni; e si tratta di rischi suoi e tutti suoi". E
aggiunse: "Avremmo dovuto, e potuto, rimettere in discussione le istituzioni
proprio partendo dall'esperienza e dal punto di vista autonomo delle donne.
Sostanzialmente non l'abbiamo fatto". Sono giudizi da rimeditare oggi,
mentre si torna a discutere di se e come potenziare la presenza femminile
nelle istituzioni. Cosi' come e' da rimeditare, in tempi di "emergenza
rumena", l'apporto che Giglia diede, in particolare nella veste di
vicepresidente del gruppo comunista del senato, al contenimento della deriva
emergenzialista del Pci negli anni della lotta al terrorismo.
Tocco' a Giglia la funzione di presidente del Pds negli anni turbolenti
successivi alla svolta, quando la competizione per la leadership crebbe fra
i giovani dirigenti sulle ceneri del partito-padre. Fu lei in particolare a
governare la difficile partita fra Veltroni e D'Alema per la successione a
Occhetto nel '94. Nel loro libro le ricorda Anna Maria Riviello: "Tu
organizzasti tempi, modalita' e coinvolgimento dei compagni in modo
impeccabile". E lei: "Ma allora non me lo disse nessuno, solo alcune
compagne femministe e Nilde Jotti". Le "compagne femministe" seppero
riconoscere allora in lei un'autorevolezza femminile capace di civilizzare
il confronto, che in seguito - Giglia annuiva a chi glielo faceva notare, e
ne sorrideva - e' venuta meno.
"Ho imparato tre cose. Dal Pci, che 'Noi' e' piu' importante di 'Io'. Quando
sento qualcuno parlare sempre di se', ho una reazione allergica. Da mio
marito, che bisogna guardare al futuro, alle cose che vanno ancora fatte, a
cio' che deve ancora succedere. Dal movimento delle donne, che bisogna
sempre partire dalla propria esperienza, che questa e' una risorsa
insostituibile". Cosi' Giglia in chiusura della sua conversazione
autobiografica. Da lei, noi abbiamo imparato che anche nell'impegno pi?
greve si puo' mantenere una disposizione leggera al possibile.

3. MEMORIA. GIANCARLA CODRIGNANI RICORDA GIGLIA TEDESCO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org).
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

L'ho incontrata pochi mesi fa; non potevo immaginare che fosse l'ultima
volta. Succede; e ci si accorge quante parole sono rimaste non dette e
quante idee non scambiate. Con Giglia la relazione era facile, per la
spontaneita' del suo disporsi verso gli altri senza alcun senso di
presunzione, come capita alle tante persone autorevoli che si negano
l'autenticita'. L'ho sempre sentita amica, anche nel confronto politico, in
particolare per quella comunanza di pensieri e di intenti che portava
entrambe a privilegiare il valore delle donne.
Manchera' anche alle giovani che non la conoscevano: bisognera' riandare al
suo pensiero e al suo impegno non solo per farne memoria, ma perche' da una
come lei, che guardava sempre avanti, va raccolta la consegna a non
fermarsi. Le donne rappresentano - anche per il nuovo Pd - non solo il 52%
dell'elettorato, ma quella risorsa per innovare che finora, oscurata e
rimossa, e' stata emarginata con grave spreco per la societa' intera di
donne e di uomini.

4. MEMORIA. GIULIA PAOLA DI NICOLA RICORDA GIGLIA TEDESCO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org).
Giulia Paola Di Nicola e' docente di Sociologia della famiglia
all'Universita' di Chieti; con Attilio Danese dirige la rivista "Prospettiva
Persona". E' autrice di molte rilevanti pubblicazioni]

E' stata aperta, positiva, non fanatica, disposta a sottoporre a critica le
ideologie, compresa quella del suo partito. Ha partecipato al convegno
internazionale organizzato da me e da "Prospettiva Donna" nel 1991: Il tempo
dell'utopia, di cui esistono gli atti (Dehoniane edizioni) e in cui c'e' un
pezzo di Giglia.
Le dedichero' la rubrica "Ricordando" del prossimo numero di "Prospettiva
Persona".

5. MEMORIA. ISA FERRAGUTI RICORDA GIGLIA TEDESCO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org).
Isa Ferraguti e' la presidente della Cooperativa libera stampa, editrice di
"Noi donne". Nata a Carpi, ha lavorato nel settore tessile e abbigliamento
diventando poi nel '67 responsabile delle Politiche del lavoro per il Pci di
Carpi. Negli anni successivi ha svolto una crescente esperienza nazionale,
politica e istituzionale, occupandosi delle tematiche della condizione della
donna e delle politiche sociali e del lavoro. E' stata consigliera della
Regione Emilia Romagna negli anni '80-'87 e senatrice negli anni '87-'92,
impegnata nelle commissioni Lavoro e Sanita' in stretta collaborazione con
la Presidenza del Senato, in qualita' di senatore segretario. Dal '98 e'
anche Consigliera di parita' della Provincia di Modena]

Di Giglia Tedesco avevo sentito parlare con orgoglio dalle compagne dell'Udi
di Carpi che ci tenevano a sottolineare la sua radice cattolica e il suo
essere dirigente nazionale dell'associazione. Ho avuto modo di conoscerla
negli anni Settanta quando sono stata chiamata alla Sezione femminile della
Direzione del Pci.
Non potro' mai dimenticare, in particolare, la sua attenzione al dibattito
che in quegli anni si stava sviluppando sia nel mondo cattolico che nel
movimento femminista, mondi da sempre impegnati in un difficile
confronto/incontro che in qualche occasione rischiava di diventare scontro:
basti ricordare le lotte di quegli anni su divorzio ed aborto.
Sono andata a rileggermi in questi giorni due interessanti riflessioni
apparse sulla rivista "Donne e politica" nel febbraio e nell'ottobre del
'71. Nel febbraio a proposito de "Il movimento cattolico di fronte alla
questione femminile" Giglia concludeva: "se la cattolicita' democratica,
come noi crediamo, ha un suo ruolo da giocare nella battaglia per mutare la
condizione della donna, quel ruolo puo' affermarsi ed esercitarsi a
condizione di seppellire definitivamente ogni esclusivismo ideologico come
ogni pretesa di supremazia per instaurare l'indispensabile confronto
democratico". Nell'ottobre in "Neofemminismo: ribellismo o rivoluzione"
concludeva la sue considerazioni con questa frase: "una valutazione non
sbrigativa e superficiale dei movimenti neofemministi deve divenire per noi
motivo e stimolo ad una riconsiderazione complessiva della questione
femminile, ad un approfondimento delle sue implicazioni politiche ed
ideali".
Il modo migliore per ricordarla e' proseguire nell'impegno, seguendo le sue
indicazioni, affinche' le donne riescano ad affermare i loro diritti nella
societa' al di la' di ogni ideologismo e di nuovi integralismi.

6. MEMORIA. PINA NUZZO RICORDA GIGLIA TEDESCO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org).
Pina Nuzzo, apprezzata pittrice, e' una delle figure piu' prestigiose
dell'Unione delle donne in Italia (Udi)]

Carissime,
forse gia' lo sapete, Giglia Tedesco non c'e' piu'.
Abbiamo provato un senso di sgomento insieme al dolore perche' in molte
abbiamo ricordi recenti, di cose appena fatte insieme: chi l'aveva
incontrata a cena da poco, chi a un dibattito, chi ad un volantinaggio,
perche' non si tirava certo indietro... io avevo ricevuto un suo messaggio,
affidato a due donne diverse, con cui mi faceva sapere che non era riuscita
a venire in piazza Farnese il 13 ottobre perche' non aveva trovato un taxi.
Ecco, Giglia era anche questo, una presenza reale, viva, attenta al futuro.
Ed era un pezzo notevole della nostra storia.
Amata e apprezzata da tante donne dell'Udi che l'hanno conosciuta come
dirigente, ha significato tanto anche per quelle della mia generazione,
arrivate alla politica con il femminismo, perche' sapeva coniugare la sua
appartenenza politica con le ragioni delle donne.
Ha dato prova concreta della sua lucidita' durante la campagna per il
diritto di famiglia, per il divorzio, per i consultori e per la 194. Ha
vissuto con passione i momenti cruciali della storia dell'Udi partecipando
ai cambiamenti e alle trasformazioni, sempre pronta a cogliere lo spirito
del tempo.
Vorremmo ricordarla nel trigesimo della sua scomparsa con una iniziativa da
costruire con le donne di questa citta' e, per questo, abbiamo gia' preso i
contatti necessari.

7. MEMORIA. MARISA RODANO RICORDA GIGLIA TEDESCO
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org).
Marisa (Maria Lisa) Cinciari Rodano, nata a Roma il 21 gennaio 1921, ha
partecipato al movimento antifascista dei cattolici comunisti
all'Universita' di Roma, fu arrestata nel maggio 1943, ha diretto il
movimento femminile della Sinistra cristiana nella Resistenza romana;
deputata al Parlamento dal 1948 al 1968, vicepresidente della Camera nel
1963, senatrice della Repubblica nel 1968-1972, successivamente deputata al
Parlamento europeo, e' una delle figure piu' vive della vita civile
italiana, della solidarieta' internazionale, delle lotte per la democrazia]

Cara Giglia,
te ne sei andata all'improvviso, ma, come il tuo solito, in punta di piedi,
in modo discreto.
Hai lasciato un grande, incolmabile vuoto. Per tutte noi, che ti abbiamo
conosciuta, apprezzata, stimata per la tua passione, il tuo impegno, il tuo
disinteresse. Per le donne del nostro paese che ti devono tanto. Per me, in
modo particolare, dopo piu' di cinquanta anni di comune militanza e di una
profonda amicizia. Che cosa posso scrivere quando ho solo voglia di
piangere?
Ci eravamo sentite per telefono pochi giorni fa. Avevamo parlato del Secondo
sesso, di Simone de Beauvoir, dei nostri incontri con lei. Avevamo
ricordato - a suo tempo me lo avevi raccontato tu - che Simone de Beauvoir,
trovandosi a Roma e avendo visto un corteo delle casalinghe che, indossando
i grembiuli da cucina, rivendicavano la pensione, avesse commentato che, "se
le donne italiane si battevano, fin nella forma cosi' avanzata della
manifestazione di strada, per i loro diritti, cio' rivelava una elevata
coscienza autonoma, di emancipazione e politica nello stesso tempo".
Avevamo scherzato sulla tua elezione nella Costituente del Partito
democratico e tu mi avevi detto: "non credevo che ne sarebbe derivato tanto
lavoro che adesso bisogna fare". Eri come al solito pronta a una nuova
avventura, pronta a spenderti come per decenni avevi fatto, nel partito
della Sinistra Cristiana, nel Pci, nel Pds, nei Ds e soprattutto nell'Udi.
I ricordi si affollano e si confondono. La bella ragazza bionda, la giovane
militante impegnata alliindomani della liberazione di Roma a costruire il
nostro piccolo partito nelle borgate, nei quartieri, nei luoghi di lavoro.
Poi, dopo l'autoscioglimento della Sinistra cristiana, e la nostra
iscrizione al Pci, la tua attivita' di dirigente delle ragazze della Fgci,
quindi della Lega delle Cooperative.
E soprattutto la tua funzione nella Presidenza dell'Udi, in cui venisti
eletta al VI Congresso nel 1959, alla vigilia di un decennio, quello degli
anni '60, che, anche grazie al tuo lavoro e a quello di Nilde Jotti, sarebbe
stato essenziale per le conquiste di emancipazione delle donne italiane. Le
battaglie per affermare tra le nostre attiviste in primo luogo, ma anche nel
partito e all'esterno i principi basilari in cui credevamo: che fine e
ragion d'essere di un'associazione femminile non potesse che essere
l'emancipazione, che un'associazione con quello scopo doveva essere
autonoma - da partiti, da governi, da forze economiche e sociali - e
unitaria, capace di parlare a tutte le donne. Ricordo ancora le tue
conclusioni al VII Congresso, nel '64: "Possiamo fin d'ora asserire che
questo congresso segna... una cerniera tra due fasi della vita e della
politica dell'Udi... Questo VII Congresso... ha dimostrato come l'esigenza
che fu alla base del nostro VI Congresso, vale a dire lo sviluppo di
uníassociazione autonoma e unitaria per l'emancipazione femminile, sia
profondamente penetrata nella coscienza della nostra organizzazione. E' un
punto acquisito... che la svolta da realizzare oggi, la svolta che con le
tesi precongressuali si e' aperta e che ora e' di fronte a noi, e' quella
della messa in pratica dell'autonomia in tutti i campi, in tutte le sue
implicazioni e in tutti i suoi aspetti.
Fu determinante la tua convinzione anche nelle lotte condotte per difendere
l'Udi da quanti sostenevano, a destra, come a sinistra, alla meta' degli
anni Sessanta, che, essendosi conquistate buone leggi paritarie, le
associazioni femminili non avevano piu' ragion d'essere. Sempre nelle
conclusioni al VII Congresso dell'Udi, a riprova che quella discussione era
ancora viva, citando un commento abbastanza spiritoso di Alfredo Todisco sul
"Corriere della sera", affermavi: "Noi potremmo sintetizzare il Congresso
dell'Udi con questo interrogativo: con l'esaurirsi della lotta per la
parita' si esaurisce il ruolo delle associazioni femminili?... In un
congresso di donne piuttosto agguerrite, un simile interrogativo non e' di
poco conto. Sarebbe come se lo stato maggiore delle forze armate tenesse a
esaminare l'ipotesi dell'abolizione dell'esercito...".
Fosti al centro della campagna per la raccolta delle firme sotto la proposta
di iniziativa popolare per l'istituzione di un servizio nazionale degli
asili nido. Ricordo ancora quando, il 19 febbraio 1964, mi dicevi: "Aver
strappato alla Presidenza, malgrado le esitazioni delle socialiste, la
decisione di farne oggetto di una legge di iniziativa popolare, e' certo un
successo che non deve essere compromesso". E per difendere quell'iniziativa,
attorno alla quale l'Udi lavorava da anni ti eri scontrata anche con la
Commissione femminile della Cgil, che voleva farla sua.
E ancora, non si puo' non ricordare il ruolo che svolgesti al Congresso
della Fdif a Mosca del giugno 1963, quando, l'Udi, la prima a farlo tra le
cosiddette "associazioni di massa" italiane, affermo' il suo dissenso dalle
posizioni della Federazione internazionale e la sua indipendenza. La tua
convinzione (oltre che la tua presenza a capo della delegazione italiana in
quella assise) fu risolutiva per quel risultato. Lo deduco da un mio appunto
del 17 ottobre '62: in un incontro con Nilde Jotti e Giorgio Amendola delle
compagne comuniste della Presidenza delliUdi, avevi gia' ben sintetizzato i
problemi aperti: "la nostra adesione alla Fdif costituisce un tallone
d'Achille, il nostro punto di maggior debolezza" e chiedevi: "puo' il Pci
influire sulla politica della Fdif o dobbiamo scegliere tra l'unita'
dell'Udi e la Fdif?" "abbiamo nostri motivi di dissenso con la Federazione
internazionale" e avanzavi l'ipotesi che l'Udi potesse restarci come
"osservatrice".
Non furono anni facili. Ogni tanto ci sfogavamo assieme: "non ci sono soldi,
mantenere l'unita' e' sempre piu' faticoso, nessuno mostra di credere
nell'Udi. E' un'impresa disperata... Appare insensato insistere in un lavoro
che sembra il secchio delle Danaidi". Erano sfoghi momentanei; poi ci si
riaggiustava la soma sulle spalle e si continuava a stare in campo.
Vennero in seguito le tue battaglie parlamentari, in primo luogo quella, di
cui fosti decisiva protagonista e artefice, per dare alle donne italiane un
nuovo diritto di famiglia.
*
Ma tutto questo si intreccia e si confonde con altre e molto piu' personali
rimembranze. Per me eri piu' di una compagna, piu' di un'amica: quasi una
persona di famiglia... Tonino Tato', il compagno della tua vita, era il piu'
grande amico di mio marito. i suoi figli erano coetanei dei miei. Pranzi,
cene, passeggiate, soggiorni al mare a Tor S. Lorenzo nella vostra casa, in
campagna da noi, gite in montagna... Anni di stretta consuetudine. E tanti
ricordi.
Rammento ancora quando mi dicesti di aver incontrato Tonino Tato': me lo
dicesti in una palestra di via Bari, dove illudendoci di mantenerci in
forma, andavamo a far ginnastica alla mattina in ore antelucane, prima di
iniziare la consueta convulsa attivita' quotidiana. Ammirai il tuo coraggio
nello scegliere di legarti a un uomo che aveva gia' quattro figli e di
dedicarti a loro come fossero stati i tuoi e di affrontare con una dedizione
straordinaria gli eventi dolorosi che, nel corso degli anni, colpirono
quella vostra famiglia, di cui continuasti a farti carico, punto di
riferimento indispensabile, dopo la scomparsa prematura del tuo amatissimo
Tonino. Il tuo sorriso, la tua disponibilita', la tua serenita' hanno sempre
nascosto che non hai avuto una vita facile, funestata da drammi, dolori,
perdita prematura di tante persone a te care.
Eri una donna straordinaria e lo dimostravi non solo nei momenti dolorosi e
drammatici, ma nella vita quotidiana. Penso ad esempio alle cene: tu eri una
cuoca eccezionale, io, a casa mia, non potevo competere... Cene amicali tra
noi, con i nostri amici, con i nostri ragazzi. Ma penso anche a quelle che
organizzavi, non so come facessi in mezzo a tanti impegni di lavoro, per
favorire a casa tua incontri riservati tra Berlinguer e i dirigenti di altre
forze politiche... Un altro aspetto del tuo contributo alla causa della
sinistra, cui tanto credevi: eri una dirigente di primo piano, facevi anche
parte della Direzione del Pci, ma non disdegnavi di contribuire a un
paziente, discreto lavoro di tessitura di rapporti politici anche stando
dietro i fornelli.
Addio, cara Giglia. Hai scritto di aver nella tua vita imparato tre cose. A
noi, con la tua vita, ne hai insegnate molte di piu'.

8. RIFLESSIONE. MOHANDAS GANDHI: UNO SOLO
[Da Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino
1973, 1996, p. 188.
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo
pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e lÃIndia, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara,
L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega,
Torino 2006]

Non esiste nessun altro mondo. Tutti i mondi sono uno solo.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 278 del 19 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it