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Minime. 269
- Subject: Minime. 269
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 10 Nov 2007 00:37:42 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 269 del 10 novembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Mao Valpiana ricorda Franz Jaegerstaetter 2. Peppe Sini: Un messaggio di saluto al convegno di Roma del 9 novembre 2007 3. Alberto L'Abate: I Corpi civili di pace e la lotta all'emarginazione 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. MAO VALPIANA RICORDA FRANZ JAEGERSTAETTER [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per averci messo a disposizione il seguente saggio dal titolo "Opporsi alla guerra e alla sua preparazione. Beata obiezione" apparso nel volume di AA. VV. (a cura di Giampiero Girardi), Franz Jagerstatter, il contadino contro Hitler. Una testimonianza per l'oggi", Editrice Berti, Piacenza 2007, pp. 114, 7 euro (con contributi di Diego Cipriani, Francesco Comina, Anselmo Palini, Filippo Perrini, Enrico Peyretti, Mauro Stabellini, Sergio Tanzarella, Alberto Trevisan, Mao Valpiana). Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007. Franz Jaegerstaetter, contadino cattolico, condannato a morte ed ucciso il 9 agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare nell'esercito nazista. Scritti di Franz Jaegerstaetter: Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti, Edizioni Berti, Piacenza 2005. Opere su Franz Jaegerstaetter: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968, poi: Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, Editoria Universitaria, Venezia 2002; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti Piacenza, 2000; segnaliamo anche l'articolo di Enrico Peyretti riprodotto sul n. 637 de "La nonviolenza e' in cammino", articolo che segnalava anche i seguenti materiali: Alfons Riedl, Josef Schwabeneder (Hg), Franz Jaegerstaetter - Christlicher Glaube und politisches Gewissen [Fede cristiana e coscienza politica], Verlag Taur, 1997; videocassetta Franz Jaegerstaetter: un contadino contro Hitler, (27 minuti, in vhs) prodotta dall'Associazione Franz Jaegerstaetter, via Endrici 27, 38100 Trento (tel. 0461233777, oppure 810441); il capitolo "Un nemico dello Stato" (pp. 76-86), in Thomas Merton, Fede e violenza, prefazione di Ernesto Balducci, Morcelliana, Brescia 1965; una nota di Paolo Giuntella in "Adista", n. 11, 13 febbraio 1993, pp. 9-10. L'associazione "Franz Jaegerstaetter Italia" pubblica periodicamente una newsletter alla figura di Franz Jaegerstaetter dedicata (per richieste e contatti: Giampiero Girardi, via del Forte 44/B, 38100 Martignano, tel. 0461829526 o 3474185755, e-mail: franzitalia at gmail.com, gia.gira at gmail.com)] Sara' pure una coincidenza, ma Franz Jaegerstaetter e' nato nel 1907 (cent'anni fa), proprio l'anno in cui Gandhi "inventava" il suo primo Satyagraha in Sudafrica, cioe' un movimento basato sulla forza della verita', destinato a coniare la nonviolenza moderna. Sara' pure una coincidenza ma Franz e il satyagraha sono nati insieme... A volte conviene crederci alle coincidenze... Ora sappiamo dalla Chiesa che Franz Jaegerstaetter fu un perfetto cristiano. Ci piacerebbe che anche gli stati riconoscessero che fu un perfetto cittadino. Tutti coloro che per convinzione, interesse, paura, convenienza, seguirono o non si opposero al nazismo, e furono la quasi totalita' degli europei, avevano torto. I pochissimi, come Franz Jaegerstaetter, che non collaborarono al degrado civile, culturale, morale, dell'Europa nazista, avevano dunque ragione. Pago' con la vita il suo essere perfetto cristiano e perfetto cittadino, ma e' solo grazie a persone come lui che la Chiesa e l'Europa oggi possono ancora parlare ai giovani ed essere ascoltate. * "Imparino i vivi dal destino dei morti" sta scritto sul monumento al centro del campo di Mauthausen, uno dei luoghi di sterminio piu' feroci del nazismo. E' una frase di speranza, che guarda ai vivi, al domani, mentre tutto intorno trasuda di sangue e di morte, la' dove venivano allineati nudi, spogliati di tutto - anche del nome - i nuovi prigionieri arrivati allo Schutzhaftlager, il "campo di internamento protettivo". Mauthausen dal 1939 al '45 ha visto passare piu' di 195.000 prigionieri, per farli lavorare nelle cave di pietra o nell'industria bellica pesante. Oltre 105.000 sono morti, ammazzati o deceduti per i patimenti delle condizioni di vita, la fame, il freddo. A Mauthausen si moriva nelle camere a gas, camuffate da docce, per impiccagione, con il colpo alla nuca, e poi si finiva nei forni crematori. Furono sterminati in questo modo prima i detenuti comuni, poi i comunisti e i socialisti tedeschi, fu quindi la volta dei polacchi e degli ebrei, degli spagnoli repubblicani che furono deportati anche con i bambini, e poi artisti, intellettuali, sacerdoti, prigionieri di guerra dall'Unione Sovietica, prigionieri politici dalla Francia, dal Belgio, dall'Olanda, dall'Italia. Infine furono 22.000 i disertori e obiettori di coscienza condannati a morte dai tribunali militari nazisti dal 1940 al '45. Oltre 15.000 di queste condanne furono eseguite e moltissimi giovani renitenti furono sterminati proprio a Mauthausen. Nel 1997 per iniziativa del Beoc (Ufficio europeo per l'obiezione di coscienza), con il patrocinio del Consiglio d'Europa e il consenso del governo austriaco, partecipai con una delegazione di obiettori di coscienza provenienti dai paesi di tutta Europa, all'inaugurazione di una targa, che porta il simbolo del fucile spezzato, dedicata ai giovani tedeschi che durante il nazismo rifiutarono di entrare nella Wehrmacht di Hitler. C'e' scritto: "Per la resistenza nonviolenta nella Wehrmacht Contro la guerra e i suoi crimini Per gli obiettori di coscienza e i disertori In memoria delle migliaia di vittime della giustizia militare nazista". Oggi quella targa, posta a fianco di quella del popolo ebraico, degli zingari, degli omosessuali, dei prigionieri politici, testimonia che gli obiettori di coscienza furono tra le vittime principali del nazismo, scientificamente sterminati perche' costituivano un reale pericolo destabilizzante per il regime. E furono annientati senza nemmeno il diritto alla qualifica di obiettori o disertori, archiviati solo come numeri negli elenchi degli asociali o dei delinquenti comuni. Riconoscerli come obiettori sarebbe stato gia' di per se' un elemento sovversivo. E' lo stesso motivo per cui a Franz Jaegerstaetter, prima di essere decapitato, venne comunicata la perdita della dignita' militare e gli vennero disconosciuti i diritti civili. Probabilmente il giudice militare non si e' nemmeno reso conto del paradosso di questa decisione: la perdita della dignita' militare ai nostri occhi significa l'acquisizione della dignita' civile, e il disconoscimento dei diritti civile, oggi lo comprendiamo come il riconoscimento del dovere religioso. La targa affissa ufficialmente sul muro del pianto di Mauthausen e' importante anche come contributo per far accettare all'Austria e alla Germania la loro storia. La popolazione civile conosceva bene la realta' dei campi di concentramento, ma all'epoca fingeva di non vedere e oggi ha rimosso questa convivenza. Pressoche' ogni famiglia in Europa e' stata toccata, seppur con diverso peso, da questa guerra. E' forse anche per questo che la proposta di riabilitazione dei disertori e degli obiettori (ai sopravvissuti o alle vedove e' stata finalmente riconosciuta la pensione) ha fatto molta fatica ad essere accettata in Germania. Ci sono voluti piu' di 60 anni per far emergere la verita' storica. * Anche in Italia durante il regime fascista ci fu chi si oppose con la nonviolenza ed attuo' l'obiezione di coscienza, incurante delle conseguenze. Lo sviluppo di un'iniziativa coerente ed efficace contro la guerra, e dunque ispirata alla nonviolenza, e' stato l'impegno prioritario di Aldo Capitini (il filosofo fondatore del Movimento Nonviolento) fin dal periodo antifascista e resistenziale. "Certo io ero sconfitto - annota nel suo ultimo scritto, "Attraverso due terzi di secolo" - ma soprattutto perche' la mia attivita' non era stata capace di costituire 'gruppi' di nonviolenti. Con persuasione nonviolenta c'erano stati, oltre me, amici fin dal momento pisano del 1931-'32 e perfino tra i partigiani ci furono alcuni che non tolsero mai la sicura al loro fucile. Ma eravamo sparsi, e nulla sapemmo organizzare che fosse visibilmente coerente, efficiente e conseguente ad idee di nonviolenza". Nel dopoguerra questo tema ritorna con forza in tutti i suoi scritti e nelle iniziative. In un articolo sul "Nuovo Corriere", del luglio 1948 (lo si puo' trovare in Italia nonviolenta, sotto il titolo "Opposizione alla guerra") scrive: "In Italia accanto al vecchio pacifismo, si e' sviluppato un nuovo pacifismo. Gia' in antitesi al fascismo si ebbero nuclei nonviolenti, ed alcuni furono imprigionati od esuli per rifiuto del servizio militare". Chi si opponeva al nazifascismo con l'obiezione di coscienza, senza armi, era forse considerato un pericolo maggiore perche' minava il concetto di base su cui si reggeva il regime: la violenza. Questa ideologia totalitaria voleva annientare tutto cio' che era in antitesi e diverso dal punto di vista della "razza", della religione, della filosofia di vita o dell'opinione politica. I campi di concentramento che sono visitati ogni anno da moltissimi giovani, sono una testimonianza di un dramma della storia recente dell'Europa e dell'umanita'. Dopo questi milioni di morti, dopo tanto orrore, i popoli europei hanno accettato di unire i loro destini. Anche se imperfetto, il grande cantiere politico della costruzione europea mostra che e' possibile creare una zona di pace grazie alla cooperazione e alla solidarieta' reciproca fra i popoli. * Noi dobbiamo rendere omaggio ai 25.000 obiettori di coscienza, disertori e renitenti, che sono stati uccisi dal regime nazista perche' rifiutarono di partecipare all'avventura guerrafondaia e all'Olocausto. Il valore della testimonianza di questi obiettori di coscienza sotto il nazismo e' universale. Da allora la Storia ci ha riservato altre guerre, alcune piu' circoscritte ma non meno orribili. Il fenomeno della decolonizzazione ha conosciuto la guerra d'Algeria combattuta dalla Francia, durante la quale milioni di giovani francesi hanno disertato. Trentacinque anni fa molti soldati americani rifiutarono di bombardare con il napalm i contadini vietnamiti. Piu' recentemente 200.000 cittadini dell'ex-jugoslavia si sono rifugiati in Europa occidentale per non partecipare alla guerra di pulizia etnica condotta nei loro paesi. E ancora, ricordiamo quei soldati russi che hanno rifiutato di bombardare la citta' di Grozny e di combattere la guerra contro i ceceni. Anche i refusnik israeliani che rifiutano di compiere azioni illegali nei campi palestinesi, attuano una obiezione, come gli anonimi soldati americani che non vogliono tornare in Iraq dopo aver visto cosa significa quella guerra, come pure quei soldati birmani che si sono rifiutati di sparare sugli inermi monaci buddisti che manifestavano pregando per la democrazia e la liberta'. La coscienza umana, dunque, e' l'ultimo baluardo contro la tirannia. * Quando qualche giovane mi chiede cosa sia líobiezione di coscienza, racconto sempre questa storia: una sera díinverno del 1891, a Mosca, il conte Leone Tolstoj vide una guardia municipale che trattava brutalmente un mendicante. Egli interpello' il funzionario chiedendogli: "Hai mai letto il Vangelo?". Al che il poliziotto rispose: "E tu, non conosci il nostro regolamento?". Tutto il problema dell'obiezione di coscienza e' contenuto, in piccolo, in questo dialogo. Quando la regola sociale non coincide con la regola morale, si creano le condizioni dell'obiezione di coscienza. Il contenuto fondamentale dell'obiezione di coscienza e' il rifiuto di una legge, o di un ordine costituito, quando questi vogliono nascondere o far accettare situazioni di violenza, di ingiustizia o di oppressione. L'obiezione di coscienza al servizio militare (strumento che rende possibile la guerra, il piu' grande crimine contro l'umanita') ha fatto recentemente molti progressi grazie anche al suo riconoscimento come diritto umano fondamentale da parte delle Nazioni Unite e del Parlamento Europeo. Molti di noi sognano un'Europa dove non esista piu' lo spirito di conquista militare; vogliamo un'Europa che faccia delle prevenzione dei conflitti il punto forte della sua politica estera. Che la forza del pensiero e della testimonianza di personalita' come Gandhi, Martin Luther King e Franz Jaegerstaetter guidi i nostri passi verso una societa' piu' nonviolenta e piu' fraterna. 2. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN MESSAGGIO DI SALUTO AL CONVEGNO DI ROMA DEL 9 NOVEMBRE 2007 [Riportiamo il seguente messaggio di saluto inviato dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo a un convegno svoltosi a Roma il 9 novembre 2007, dal titolo "Contro il terzo polo aeroportuale del Lazio, per la drastica e immediata riduzione del trasporto aereo in difesa del diritto alla salute, dei beni ambientali e culturali, della biosfera"] Carissimo Walter, cari amici oggi riuniti a Roma, nell'impossibilita' di essere presente, ma consapevole che le opinioni che anch'io avrei potuto esprimere saranno autorevolmente esposte nelle relazioni della dottoressa Antonella Litta e del professor Alessandro Pizzi, invio queste poche righe di saluto al vostro convegno. * Un convegno che interpreto come in forte continuita' con le varie iniziative di studio e di sensibilizzazione gia' realizzate a Ciampino, a Viterbo, a Frosinone dai vari comitati e movimenti impegnati per l'immediata, drastica riduzione del trasporto aereo; per liberare Ciampino dall'eccessivo traffico aereo che soffoca la citta' e danneggia gravemente la salute dei cittadini; per impedire la realizzazione di un terzo polo aeroportuale nel Lazio, che lungi dal risolvere alcun problema tutti li aggraverebbe ulteriormente, e provocherebbe altri disastri ambientali, altre devastazioni territoriali, altra aggressione alla salute delle persone, ulteriore incremento di inquinamento, nocivita', surriscaldamento del clima - in un pianeta drammaticamente gia' prossimo al collasso della biosfera. * Un convegno che interpreto come in forte continuita' con la posizione assunta dalla vicepresidente del Parlamento Europeo, Luisa Morgantini, che ha espresso la sua solidarieta' alla nostra lotta; con la lettera inviata al Ministro dei Trasporti da dieci europarlamentari - Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni, Sepp Kusstatscher, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano - che hanno scritto al Ministro per sostenere le nostre ragioni; con le interrogazioni parlamentari presentate in aiuto al nostro impegno dai deputati Angelo Bonelli, Paolo Cacciari, Salvatore Cannavo', Massimiliano Smeriglio, Paolo Russo, Maria Cristina Perugia, Vladimir Luxuria, Salvatore Iacomino e dai senatori Francesco Martone, Haidi Giuliani, Salvatore Bonadonna; con le prese di posizione di molti parlamentari, consiglieri regionali, pubblici amministratori provinciali e comunali della sinistra che hanno espresso la loro piena solidarieta' alla nostra lotta, come anche hanno fatto illustri scienziati e autorevoli personalita' della cultura e della vita civile. E mi e' particolarmente grato ricordare l'appassionata relazione di Enrico Luciani, presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio, al nostro convegno viterbese del 18 ottobre sul tema "Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie. Ne' a Viterbo, ne' altrove". Anche Enrico Luciani e' uno dei relatori del convegno odierno, come anche Marinella Correggia, con la quale collaboriamo fin dalla nascita del nostro movimento per la riduzione del trasporto aereo. * Il comitato viterbese che si oppone al terzo polo aeroportuale laziale e s'impegna per la drastica ed immediata riduzione del trasporto aereo ha scritto mesi fa nel suo appello: 1. Un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei dintorni: sia attraverso l'inquinamento dell'aria, che causa gravi malattie; sia attraverso l'inquinamento acustico; 2. Il trasporto aereo contribuisce fortemente al surriscaldamento del clima; 3. Il trasporto aereo danneggia gravemente l'ambiente; 4. Il trasporto aereo e' antieconomico: consuma piu' energia di ogni altro mezzo di trasporto; danneggia gravemente la biosfera; costa molto alla comunita' poiche' e' fortemente sovvenzionato sia da finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mentre si effettuano sciagurati tagli di bilancio per sanita', istruzione ed assistenza): paradossalmente la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano; danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse pubbliche non aiuta le economie locali ma le impoverisce; l'occupazione nel settore e' limitata, spesso precaria, e le compagnie aeree hanno spesso condotte gravemente antisindacali; 5. Il trasporto aereo e' iniquo: statisticamente e' dimostrato che e' soprattutto un privilegio dei ricchi, ma i costi li pagano soprattutto i bilanci pubblici, e le conseguenze nocive le pagano innanzitutto i poveri. 6. Nel caso specifico del terzo polo aeroportuale laziale manca completamente la Valutazione díimpatto ambientale, obbligatoria per legge. Mi sembra che siano considerazioni che ogni persona ragionevole possa condividere. Il Lazio ha bisogno di un modello di mobilita' che privilegi la rete ferroviaria e il trasporto pubblico; una mobilita' coerente con la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, dei diritti sociali e delle vocazioni produttive del territorio. * Pochi giorni fa il congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione, presentata dal professor Alessandro Pizzi, con la quale: "esprime sostegno ai movimenti che si impegnano per la drastica riduzione del trasporto aereo; ed in tal ambito sostiene i movimenti e le iniziative che con la scelta della nonviolenza e la forza della democrazia, in difesa della legalita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) si oppongono alla realizzazione di nuovi aeroporti (e all'ampliamento degli aeroporti esistenti) laddove non ve ne sia una vera necessita' ma essi siano realizzati per promuovere forme di turismo 'mordi e fuggi' legate a una fruizione consumista, alienata, usurante e mercificata dei beni ambientali e culturali, e ad un'esperienza del viaggiare che non sia arricchimento di conoscenza ma asservimento agli imperativi delle agenzie della narcosi pubblicitaria; b) si impegnano per la riduzione drastica ed immediata del carico di voli dei sedimi aeroportuali collocati a ridosso di centri abitati gia' pesantemente gravati e fin soffocati dall'attivita' aeroportuale; c) chiedono la cessazione dello sperpero di pubblico denaro per finanziare le compagnie aeree; d) chiedono che cessino le agevolazioni e le esenzioni fiscali alle compagnie aeree; e) si oppongono alle condotte gravemente antisindacali e violatrici dei diritti dei lavoratori messe in atto da eminenti compagnie aeree; f) difendono il diritto alla salute, i beni culturali e ambientali, gli ecosistemi locali e l'ecosistema planetario, i diritti dell'umanita' presente e delle generazioni future, minacciati dal dissennato incremento del trasporto aereo; g) si impegnano per il rigoroso rispetto della legislazione in materia di difesa dell'ambiente, della salute, dei beni comuni; h) chiedono che tutte le strutture aeroportuali realizzate e realizzande siano sottoposte senza eccezioni alla dirimente verifica della compatibilita' con quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale (Via) e di Valutazione ambientale strategica (Vas); i) si oppongono alle attivita' militari che violano l'art. 11 della Costituzione e ad ogni ampliamento delle basi aeronautiche militari, e particolarmente alla presenza e all'ampliamento di basi aeronautiche militari di stati stranieri e di coalizioni intese a, o impegnate in, attivita' belliche che la Costituzione ripudia; l) promuovono forme di mobilita' sostenibile, modelli di sviluppo autocentrati con tecnologie appropriate, scelte economiche ecocompatibili, eque e solidali; m) promuovono una cultura della mobilita' e del viaggio sostenibile, conviviale, solidale, aperta all'incontro e all'ascolto reciproco, rispettosa delle persone e dell'ambiente; n) si impegnano per la riduzione del surriscaldamento climatico e per la difesa della biosfera". Mi sembra che siano impegni e obiettivi che anche il convegno odierno possa e debba condividere e promuovere. Auguri di buon lavoro. 3. RIFLESSIONE. ALBERTO L'ABATE: I CORPI CIVILI DI PACE E LA LOTTA ALL'EMARGINAZIONE [Ringraziamo Alberto L'Abate (per contatti: labate at unifi.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento predisposto come contributo per il XXII Congresso del Movimento Nonviolento svoltosi a Verona dal primo al 4 novembre 2007. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei "Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001] Uno dei problemi esplosi questa estate, e sui quali e' in atto un grosso dibattito, ed anche un diverbio, all'interno del governo ed delle sinistre, e' quello della microcriminalita', e delle forme piu' valide per lottare contro di questa. Da parte di varie amministrazioni comunali, come quella di Firenze, sono state fatte delle delibere, considerate illegali dai giudici, per impedire lavori considerati molesti, ad esempio quello dei lavavetri, e per chiedere maggiori poteri di intervento da parte delle amministrazioni comunali stesse di fronte a questi fenomeni. Ed il governo sta predisponendo una legge che prevede una risposta quasi esclusivamente di tipo repressivo-poliziesco, con la cessione anche di un certo numero di militari per svolgere questo tipo di attivita'. La cosa si sta coprendo di ridicolo quando si mette al livello delle microcriminalita' anche il lavoro dei lavavetri, qualche volta, e' vero, un po' fastidiosi perche' non aspettano che il cliente dia l'assenso al fatto che svolgano il lavoro, e talvolta anche astiosi nei riguardi degli automobilisti che rifiutano il loro servizio. Ma considerare questo come "microcriminalita'" sembra un assurdo vero e proprio, soprattutto se si pensa alla diffusione del nostro paese di forme reali di criminalita', come il borseggio, soprattutto al Sud, da parte di gruppi mafiosi e camorristici, di attivita' commerciali o industriali, per le quali gli interventi repressivi, che pur ci sono, sembrano essere del tutto inefficaci. Per quanto riguarda infatti il problema dei lavavetri basterebbe, come ha proposto un consigliere comunale fiorentino, che invece di lasciare i lavavetri alla merce' dei capoccia che li sfruttano (questo si', spesso a livello di criminalita'), vengano dati a loro dei posti fissi, e gli venga fatta anche una formazione al modo corretto di rivolgersi ai clienti senza molestarli. Ma la proposta del consigliere comunale, troppo saggia per il livello dell'amministrazione, non risulta essere stata accolta, e l'amministrazione comunale di Firenze, come varie altre, continua a pensare ad azioni di tipo repressivo, spalleggiata da un governo che anch'esso sembra non conoscere altri metodi, se non questi, per intervenire (non si puo' dire "risolvere" perche' l'esperienza ha dimostrato che questi metodi non risolvono affatto il problema) su problemi di questo tipo. * Le ricerche serie (non quelle che Amato ha chiamato "di sociologia d'accatto") su questi temi hanno dimostrato che una delle cause principali della nascita di violenze, ed anche della macro e microcriminalita' e' l'esistenza nella nostra societa' di grandi squilibri sociali, ed anche di violenza strutturale (carenza di leggi adeguate, meccanismi di sfruttamento che fanno si' che i marginali vengano utilizzati per lavori sottopagati, ed a condizioni estremamente difficili - un esempio concreto preso dalla mia esperienza in questo campo: si da' un lavoro notturno ma non continuato per cui si lasciano al lavoratore solo due ore, o al massimo tre di liberta' - che significa non pagate - per poi continuare il lavoro successivamente per alcune altre ore, ecc. ecc.). Questa situazione e' di per se' stimolatrice di violenza e di criminalita', ma non si risolve solo con leggi dal centro (anche se queste, se fatte bene possono aiutare), ma c'e' bisogno anche di un lavoro di base che aiuti i marginali (spesso immigrati, oppure giovani o giovanissimi, o anche donne con figli che non possono prendere lavori a pieno tempo, ecc.) a superare la loro marginalita', e le condizioni che permettono il loro sfruttamento. * Secondo gli studi piu' approfonditi su questi temi, cinque sono le attivita' principali che un operatore di base, o facilitatore, di cui ci sarebbe un estremo bisogno, deve svolgere in queste situazioni: 1) Coscientizzazione. Non sempre i gruppi marginali si rendono conto dei reali meccanismi che sono alla base della loro marginalita'. Spesso, come sostiene Freire, acquisiscono anche loro la cultura di chi li sfrutta e li domina, e questo rende impossibile un percorso che Freire chiama di ìliberazioneî. Per questo la prima attivita' e' quella di aiuto a prendere coscienza di questi meccanismi, ma anche, attraverso la conoscenza di casi positivi che hanno superato il problema, della possibilita' di superarli. 2) Organizzazione. I gruppi marginali hanno raramente la capacita' di organizzarsi. Sono spesso portati, dalle condizioni in cui vivono, a lottare l'uno con l'altro, o a prendersela con gruppi ancora piu' emarginati rispetto alla loro condizione. Questo impedisce il mutamento, e facilita la continuazione delle ingiustizie. Per questo la seconda attivita', in ordine di importanza, e' quella di aiutare questi gruppi ad organizzarsi, a prendere delle decisioni partecipate, e non determinate da un "capoccia" che spesso e' in collusione con il potere che li sfrutta. Un esempio positivo di questa attivita' e' l'uso del "metodo decisionale del consenso" che i gruppi nonviolenti hanno teorizzato e sperimentato. 3) Lavoro di rete. Altri gruppi soffrono degli stessi problemi, o possono dare una mano per risolverli. E' percio' importante avere la capacita' di scoprirli, e fare con loro alleanze che possano permettere di cambiare la situazione di partenza. Anche questo puo' essere appreso, e l'operatore di base puo' aiutare in questo processo. 4) Apprendimento delle forme di lotta nonviolenta. I gruppi marginali non conoscono la nonviolenza e spesso ne hanno una immagine falsata, come uno strumento per tenerli buoni. E tendono, quando non ne possono piu' di sopportare le ingiustizie, a ribellarsi violentemente. Ma questo, di solito, li emargina ulteriormente non risolvendo il problema ma spesso aggravandolo. Per questo e' importare un lavoro di formazione alla lotta nonviolenta per combattere, con questa, contro le ingiustizie ed i soprusi che sono connessi alla loro emarginazione. 5) Progetto costruttivo. Ma la nonviolenza implica il non accontentarsi della lotta ma cercare, da subito, quelli che, nella teoria specifica, si chiamano "gli obiettivi sovraordinati", e cioe' quegli scopi comuni, che ci possono essere tra gli sfruttati e gli sfruttatori, non quelli che sfruttano per "mestiere" ma quelli che inconsciamente si trovano da quella parte (questi scopi comuni possono essere, ad esempio, il bisogno del superamento del disordine e della criminalita'). Tutte le lotte nonviolente vincenti hanno sempre avuto queste due gambe (azione diretta nonviolenta, e progetto costruttivo). Per questo e' importante imparare, da subito, la risoluzione nonviolenta dei conflitti e la ricerca di possibili soluzioni che risolvano il problema in modo definitivo e non transitorio. * Una parte importante di un approfondimento di questo tema sarebbe quella di esaminare una serie di casi positivi che, utilizzando una metodologia di questo tipo, sono riusciti a cambiare la situazione di partenza. Non e' possibile, in una breve nota, analizzarli a fondo; mi limitero' percio' a segnalarne sinteticamente solo alcuni a titolo esemplificativo: a) il lavoro di Danilo Dolci in Sicilia. Egli e' partito dal presupposto che i "banditi" siciliani, per sconfiggere i quali si ricorreva all'esercito, alla polizia ed ai giudici, con spese ingentissime, erano di fatto "banditi" in quanto emarginati dalla societa' che non spendeva quasi nulla per aiutare queste persone ad uscire dal loro stato di emarginazione. E senza aiuti da parte dello stato (che anzi l'ha messo in carcere per un digiuno e uno "sciopero alla rovescia" ñ l'aggiustatura volontaria di una strada vicinale in pessime condizioni per rivendicare per gli abitanti della zona, che partecipavano con lui all'azione, il diritto al lavoro riconosciuto dalla nostra Costituzione), ma con l'aiuto di molti volontari e di gruppi esterni che hanno finanziato il suo lavoro (compreso un premio Lenin per la Pace) e' riuscito a cambiare totalmente la situazione economica e sociale di una zona grazie alla costruzione di una diga (fiume Jato) ñ questa si' pagata dallo Stato ma ottenuta con molte lotte e manifestazioni della popolazione stessa -, diga dove viene raccolta l'acqua che e' l'unica in Sicilia non gestita dalla mafia, dato che i contadini della zona, che avevano lanciato essi stessi la proposta di farla, si sono organizzati e gestiscono essi stessi l'uso agricolo delle acque che da questa si possono trarre. b) Il lavoro di una operatrice sociale contro la corruzione e la criminalita' in una cittadina degli Usa (Chelsea). La' Susan Podziba, che si e' specializzata nella soluzione di dispute pubbliche, attraverso un lavoro di poco piu' di un anno con il metodo del consenso (cercando di fare partecipare al processo decisionale tutti gli abitanti - compreso i tanti immigrati che erano del tutto esclusi in precedenza da questo processo) e' riuscita a trasformare una cittadina corrotta, in cui erano frequentissimi gli episodi di criminalita', e nella quale la corruzione era diffusissima anche tra gli amministratori e la polizia, in una cittadina diventata modello di convivenza e di democrazia. Si veda, della Podziba, Chelsea Story. Come una cittadina corrotta ha rigenerato la sua democrazia, Bruno Mondatori, Milano 2006). c) Il lavoro delle Pbi (Peace Brigades International) in situazioni di conflitto. Questa organizzazione, che opera, con gli strumenti della nonviolenza, ormai da moltissimi anni in molti paesi del mondo nei quali la conflittualita' e' altissima, aiuta la popolazione a prendere coscienza dei diritti umani che la legislazione internazionale riconosce ai singoli cittadini, aiuta le vittime ad organizzarsi (ad esempio le donne i cui mariti e altri parenti erano stati presi dalla polizia e non si aveva piu' notizie di loro = i famosi "desparecidos"), ed accompagna, giorno e notte, del tutto disarmati, ma con l'appoggio di gruppi di sostegno diffusi in tutti i paesi del mondo che ñ con telegrammi, e-mail, ed altri strumenti - chiedono l'intervento positivo delle autorita' della zona - le persone minacciate dagli "squadroni della morte". Anche il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu' e' stata salvata in questo modo, ed ha dichiarato pubblicamente la sua gratitudine a questa associazione. d) Una presenza amica in un quartiere di Torino (Centro Studi Sereno Regis). Questa metodologia, dell'accompagnamento di persone a rischio, si e' dimostrata valida anche in altre situazioni, ad esempio in un quartiere di Torino nel quale la sera le persone di sesso femminile non avevano il coraggio di uscire perche' rischiavano di essere molestate. La disponibilita' di obiettori di coscienza in servizio civile per accompagnarle ha permesso di superare questo problema, ed a poco a poco di eliminare del tutto il problema da quel quartiere. * Ma se si fa una ricerca approfondita gli esempi di questo tipo si moltiplicherebbero a dismisura, e confermerebbero che la criminalita' si combatte meglio, ed a costi sicuramente minori, attraverso un lavoro positivo di prevenzione che utilizzi operatori di base non armati, ed educati all'azione nonviolenta, che spesso ora vengono denominati "corpi civili di pace", che facciano, in gruppo, un lavoro tipo quello fatto da Dolci in Sicilia, che, se fatto bene ed in modo continuativo e non improvvisato (ma ci vorrebbero molti piu' operatori di base di quei pochissimi che fanno attualmente, pagati, un lavoro di questo tipo), puo' riuscire ad eliminare le cause di fondo dalle quali proviene la criminalita' e la violenza, e di cui queste si nutrono, piuttosto che attraverso interventi puramente repressivi che tendono spesso a mischiare i veri criminali con le loro vittime (che sono anche quelle che, per sopravvivere, sono costrette a subire le loro imposizioni e diventano gli strumenti della stessa criminalita'). * Sarebbe bello che questo intervento diventasse un saggio collettivo in cui ognuno dei lettori interessati possa aggiungere altri esempi positivi a sua conoscenza, o fare le eventuali correzioni al testo che ritengano piu' opportune, e me le facciano avere, scrivendomi all'indirizzo di posta elettronica: labate at unifi.it 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 269 del 10 novembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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