Minime. 264



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 264 del 5 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Un passo in avanti
2. L'eredita' vivente di Aldo Capitini
3. Eduardo Galeano: Una guerra truccata
4. Adolfo Perez Esquivel: Alla Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado'
5. Giulio Vittorangeli: Le parole di Pasolini, oggi
6. Zofeen Ebrahim: Il fondamentalismo contro le donne
7. Vandana Shiva: La sopravvivenza
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: UN PASSO IN AVANTI
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per questo intervento
scritto subito dopo la conclusione del XXII congresso del Movimento
Nonviolento svoltosi dal primo al 4 novembre 2007.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e'
nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]

In un precedente articolo di presentazione del Congresso del Movimento
Nonviolento scrivevo "se riusciremo a svolgere un buon Congresso e condurre
una buona manifestazione, avremo, nei fatti, gia' messo in atto la nostra
politica nonviolenta. E' quello che possiamo e vogliamo fare".
Mi fa davvero piacere poter affermare ora che cio' e' effettivamente
accaduto.
Le amiche e gli amici della nonviolenza che si sono riuniti a Verona (un
centinaio nei quattro giorni di lavori congressuali) hanno dato vita ad un
buon congresso, che costituisce la base ideale e programmatica per i
prossimi anni di vita del Movimento Nonviolento.
La manifestazione del 4 novembre "non festa ma lutto" ha visto una
significativa partecipazione (oltre 200 persone in cammino per le vie di
Verona) a quella che e' stata una vera e propria "assemblea itinerante"
riunita nel nome della nonviolenza per onorare i caduti di tutte le guerre,
passate e presenti, nell'unico modo per noi possibile: impegnarsi con la
nonviolenza attiva contro la guerra e la sua preparazione.
Dunque un passo in avanti e' stato fatto nel cammino della nonviolenza.

2. RIFLESSIONE. L'EREDITA' VIVENTE DI ALDO CAPITINI
[Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura
di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

Con la manifestazione antimilitarista per le vie di Verona il 4 novembre
"non festa ma lutto" si e' concluso il XXII congresso del Movimento
Nonviolento.
Il movimento fondato da Aldo Capitini all'indomani della prima marcia
Perugia-Assisi si conferma un fondamentale punto di riferimento per quante e
quanti alla nonviolenza si accostano, per quante e quanti in essa persuasi
persistono.
Con la sua rivista mensile "Azione nonviolenta" che da oltre quarant'anni
costituisce uno strumento di informazione e formazione insostituibile nel
panorama editoriale italiano; con il suo sito www.nonviolenti.org che mette
a disposizione di tutte e tutti materiali indispensabili per la costruzione
di una cultura della pace; con le sue sedi, le sue iniziative, i suoi
militanti che nelle mobilitazioni sociali, nelle iniziative di solidarieta',
nelle lotte politiche per la verita' e la giustizia recano l'aggiunta
nonviolenta, la coerenza tra mezzi e fini, l'impegno per il riconoscimento
di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani; con la sua esemplare
lezione di rigore morale e intellettuale, la sua azione pedagogica nel farsi
stesso delle lotte contro ogni oppressione e devastazione, contro ogni
violenza e contro ogni menzogna, il Movimento Nonviolento e' la prova
vivente che l'appello e la proposta di Mohandas Gandhi, di Aldo Capitini, di
Danilo Dolci, e di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Hannah Arendt, vivono
e crescono nella coscienza e nell'agire di sempre piu' numerose persone,
persuase della necessita' di scegliere la nonviolenza per fermare le guerre
e le stragi, lo sfruttamento e l'oppressione delle donne e degli uomini,
l'inquinamento e la devastazione dell'unica casa comune dell'umanita'
intera.
La nonviolenza e' oggi l'unica proposta politica in grado di fermare le
stragi, la barbarie, il collasso della biosfera.
La nonviolenza e' in cammino. Il XXII congresso del Movimento Nonviolento ha
confermato questa verita', ed e' stato altresi' vibrante un appello a un
sempre piu' ampio e profondo e consapevole e condiviso impegno di ogni
persona di volonta' buona a scegliere la nonviolenza. A scegliere
l'umanita'.

3. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: UNA GUERRA TRUCCATA
[Dal sito dei "Quaderni Satyagraha" (www.gandhiedizioni.com) riprendiamo il
seguente testo (la traduzione e' di Oriana Marchi).
Eduardo Galeano e' nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay); giornalista e
scrittore, nel 1973 in seguito al colpo di stato militare e' stato
imprigionato e poi espulso dal suo paese; ha vissuto lungamente in esilio
fino alla caduta della dittatura. Dotato di una scrittura nitida, pungente,
vivacissima, e' un intellettuale fortemente impegnato nella lotta per i
diritti umani e dei popoli. Tra le sue opere, fondamentali sono: Le vene
aperte dell'America Latina, recentemente ripubblicato da Sperling & Kupfer,
Milano; Memoria del fuoco, Sansoni, Firenze; e i recenti A testa in giu',
Sperling & Kupfer, Milano, e Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, Milano.
Tra gli altri suoi libri editi in italiano: Guatemala, una rivoluzione in
lingua maya, Laterza, Bari; Voci da un mondo in rivolta, Dedalo, Bari; La
conquista che non scopri' l'America, Manifestolibri, Roma; Las palabras
andantes, Mondadori, Milano]

Piove morte.
Nel mattatoio cadono uccisi i colombiani
colpiti dai proiettili o dai coltelli,
dai machete o dalle bastonate,
dalla forca o dal fuoco
dalle bombe dal cielo o dalle mine nel suolo.
Nella selva di Uraba',
lungo qualche sponda del fiume Perancho o Peranchito,
nella sua casa di legno e palma,
una donna di nome Eligia si sventola per difendersi
dal calore e dalle zanzare,
e anche dalla paura.
E mentre il ventaglio
agita l'aria, lei dice, a voce alta:
- Come sarebbe bello morire di vecchiaia
*
All'inizio del ventesimo secolo, ci fu la guerra dei mille giorni.
A meta' del ventesimo secolo, ci fu la guerra dei tremila giorni.
E poco dopo la guerra torno', torno' senza essersene andata,
e all'inizio del ventunesimo secolo
i soldati fanno il tiro a bersaglio con i colombiani disarmati,
Hitler resuscita e muore d'invidia
vedendo quello che fanno i paramilitari,
e la guerriglia sequestra civili innocenti.
*
Questa guerra, letale per la Colombia,
non e' altrettanto letale per i padroni della Colombia:
la guerra moltiplica la paura, e la paura trasforma l'ingiustizia in
fatalita' del destino;
la guerra moltiplica la poverta', e la poverta' produce braccia a basso
costo;
la guerra caccia i contadini dalla loro terra, e questa terra non tornera'
mai piu' nelle
loro mani;
la guerra assassina i sindacalisti, affinche' i diritti dei lavoratori non
abbiano chi possa difenderli;
e la guerra occulta il mercato della droga, affinche' la droga continui ad
essere
un affare nel quale i nordamericani mettono le narici e i colombiani i
morti.
*
La guerra trasformata in fatalita' del destino.
Gli esperti "violentologi" accusano il paese: dicono che la Colombia e'
innamorata della morte.
E' insita nei geni, dicono. E' il marchio in fronte.
Questo paese gioioso, appassionato, innamorato della morte?
Perche' non lo chiedono alla Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado'?

4. RIFLESSIONE. ADOLFO PEREZ ESQUIVEL: ALLA COMUNITA' DI PACE DI SAN JOSE'
DE APARTADO'
[Dal sito dei "Quaderni Satyagraha" (www.gandhiedizioni.com) riprendiamo il
seguente testo (la traduzione e' di Valentina Palmieri).
Adolfo Perez Esquivel e' nato in Argentina nel 1931, scultore e architetto,
attivista nonviolento per i diritti umani, impegnato nel Movimento
Internazionale della Riconciliazione, fondatore del "Servicio Paz y
Justicia"; incarcerato, torturato, perseguitato per il suo impegno
nonviolento; premio Nobel per la Pace nel 1980; e' una delle grandi figure
della nonviolenza. Da un sito dedicato alle persone cui sono stati
attribuiti i premi Nobel per la pace riprendiamo la seguente piu' ampia
scheda: "Adolfo Perez Esquivel nasce a Buenos Aires, Argentina, nel 1931.
Completati gli studi alla Scuola nazionale di belle arti e all'Universita'
di La Plata, insegna per 25 anni nelle scuole elementari e secondarie, e
all'universita'. Come artista, realizza numerose opere plastiche e gli
vengono dedicate mostre internazionali. Negli anni '60, Adolfo Perez
Esquivel inizia a lavorare con organizzazioni popolari coinvolte nel
movimento cristiano nonviolento in America Latina. Nel 1974 viene eletto
coordinatore generale dei gruppi di base che militano in modo nonviolento
per la liberazione del continente. Dopo il golpe argentino del 1976, quando
i militari mettono in atto una politica di repressione sistematica,
contribuisce alla formazione e al rafforzamento dei legami tra le
organizzazioni popolari che lottano per i diritti umani e aiutano le
famiglie delle vittime. In questo contesto nasce il Servicio Paz y Justicia
di cui e' fondatore e che e' stato uno strumento di difesa dei diritti
umani, promuovendo una campagna internazionale per denunciare le atrocita'
commesse dal regime militare. Nel 1975 Adolfo Perez Esquivel viene arrestato
in Brasile dalla polizia militare, e di nuovo nel 1976 in Ecuador, insieme a
vescovi latinoamericani e statunitensi, e di nuovo nel 1977 a Buenos Aires,
nel quartier generale della polizia federale dove e' torturato, detenuto
senza processo, e liberato soltanto 14 mesi piu' tardi. Mentre e'
incarcerato riceve, tra gli altri riconoscimenti, il Memoriale per la Pace
di Papa Giovanni XXIII; nel 1980, gli viene conferito il Premio Nobel per la
Pace, per il suo impegno in difesa dei diritti umani E' presidente del
comitato d'onore del Servicio Paz y Justicia dell'America Latina e della
Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, ed e' membro
del Tribunale permanente dei popoli. Ha pubblicato El Cristo del Poncho e
Caminar junto a los Pueblos (1995) sulle esperienze nonviolente in America
Latina"]

Nella vita e nella memoria del popolo Guarani' e' presente la ricerca della
"Terra senza mali" attraverso il susseguirsi delle generazioni. Questa terra
desiderata e amata e' l'utopia permanente di tutti i popoli. I libri sacri
indicano le strade per la liberazione degli oppressi. Oltre i tempi del
dolore e delle sofferenze, c'e' la capacita' di intraprendere la resistenza
sociale, culturale, spirituale e politica per conseguire i cambiamenti di
cui la societa' ha bisogno, nella consapevolezza che la speranza vive sempre
nella mente e nel cuore dei popoli, nell'unione e nella forza della
comunita'.
Da decenni la Colombia vive una condizione di violenza strutturale e
sociale. Migliaia di morti, repressione, carcere, torture, testimoniano le
continue violazioni dei diritti umani provocate dallo Stato, dalle forze
armate, dai gruppi parapolizieschi e paramilitari, cosi' come dalle forze
ribelli della guerriglia che agiscono al di fuori di ogni diritto, sia
nazionale che internazionale, violando gli Accordi e i Protocolli delle
Nazioni Unite e il Patto di San Jose' di Costa Rica, dell'Organizzazione
degli Stati Americani.
La Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado' e' vittima della violenza in
una regione al centro di grossi interessi economici, che hanno spinto sia i
gruppi armati che le forze militari e politiche a provocare massacri nella
popolazione, furti, incendi di abitazioni, stupri, persecuzione giudiziaria
utilizzando false testimonianze e complicita' della magistratura, blocchi
militari, seminando il terrore tra la popolazione.
Nonostante la grave situazione di violenza che patiscono gli abitanti, la
Comunita' di Pace, con coraggio e determinazione, ha fatto propria la scelta
della resistenza civile nonviolenta: non reagire di fronte alle aggressioni
con maggiore violenza, ma rispondere in maniera organizzata alla guerra
attraverso la formulazione concreta di proposte economiche comunitarie.
Il coraggio e la determinazione sono fondamentali al fine di organizzare le
zone umanitarie di aiuto e prevenzione contro i continui attacchi da parte
dei gruppi armati e dello Stato, contro lo sfollamento forzato che comporta
il conseguente abbandono della terra, la distruzione del raccolto e la
perdita delle proprie risorse, con il risultato di lasciare la popolazione
in balia della miseria e priva di ogni protezione.
Il popolo colombiano, per decenni vittima di violenza, ha scelto di
difendere in prima persona i propri diritti con mezzi nonviolenti,
sviluppando la solidarieta' e il mutuo appoggio. Cio' che accade ad uno o ad
una degli abitanti accade a tutti. L'organizzazione e' fondamentale e c'e'
bisogno di molta determinazione, chiarezza e coraggio per affrontare la
grave situazione che stanno vivendo.
La Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado' e' testimonianza di vita e di
una costruzione sociale e culturale nonviolenta che difende il diritto e
l'uguaglianza per tutti. Sappiano le autorita' e la guerriglia che il popolo
e' determinato a resistere e a preservare cio' che considera "la Terra senza
mali", la propria terra, quella che ama e dove vuole vivere in pace e con
dignita', allo scopo di riappropriarsi degli spazi di liberta' e dei diritti
civili, per dire loro: basta con la violenza! La lotta che si deve portare
avanti e' quella contro le malattie, la fame, la poverta', l'emarginazione,
la mancanza di aiuti per l'istruzione e la sanita'. Abbiamo bisogno di aiuti
per la vita.
E' necessario che la comunita' internazionale denunci e agisca per porre
fine alla violenza che colpisce il popolo colombiano e molte altre regioni
da decenni.
E' necessario che la comunita' internazionale tenga conto dei contadini e
delle contadine che resistono alla violenza e reclamano il proprio diritto a
vivere in pace nella "Terra senza mali" di San Jose' de Apartado', nella
speranza di recuperare e aiutare coloro che, a causa del conflitto, sono
stati obbligati a sfollare in altre regioni del paese.
La lotta nonviolenta della Comunita' di Pace consiste nel seminare la
speranza e la dignita' di uomini e donne, per permettere loro di costruire
nuovi percorsi di pace e di solidarieta' tra la propria gente.
Speriamo e desideriamo che la testimonianza di vita che stanno dando porti a
dichiarare la Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado' "Patrimonio
dell'Umanita'", cosi' da illuminare le generazioni presenti e future. La
pace e' possibile se si ha il coraggio e la determinazione di cercare i
percorsi di costruzione solidale dei popoli.
Un fraterno abbraccio solidale di pace e bene.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LE PAROLE DI PASOLINI, OGGI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
 questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dellvAssociazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

"Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in
realta' e' una serie di golpe istituitasi a sistema di protezione del
potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi
mesi del 1974.
Io so i nomi del 'vertice' che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti
ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi,
sia, infine, gli 'ignoti' autori materiali delle stragi piu' recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della
tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase
antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in
second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del
resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968,
e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono
ricostituiti una verginita' antifascista, a tamponare il disastro del
referendum.
Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le
disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per
tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di
Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la
tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento,
e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione
antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei
personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto
operettisticamente, a Citta' Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei
personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici
ragazzi che hanno scelto le suicide atrocita' fasciste e ai malfattori
comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e
sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni
e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho
nemmeno indizi.
Io so perche' sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire
tutto cio' che succede, di conoscere tutto cio' che se ne scrive, di
immaginare tutto cio' che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche
lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un
intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica la' dove
sembrano regnare l'arbitrarieta', la follia e il mistero.
Tutto cio' fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere.
Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non
abbia cioe' attinenza con la realta', e che i suoi riferimenti a fatti e
persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e
romanzieri sappiano cio' che so io in quanto intellettuali e romanzieri.
Perche' la ricostruzione della verita' a proposito di cio' che e' successo
in Italia dopo il 1968 non e' poi cosi' difficile...".
Sono parole di Pier Paolo Pasolini, del lontano 14 novembre 1974, che
conservano intatta tutta la loro attualita' davanti ai troppi "misteri"
della repubblica italiana, vecchi e nuovi.
In particolare davanti all'affossamento (si spera non definitivamente) della
Commissione d'inchiesta parlamentare sulle tragiche giornate di Genova del
luglio 2001.
Commissione che era parte del programma con il quale l'Unione ha chiesto
voti non solo agli elettori di Di Pietro e Mastella, ma anche alle persone
che erano a Genova, ed anche a tutti coloro che a Genova non c'erano, ma
pretendono chiarezza.
Intanto, davanti a questo senso di impotenza, disperazione e indignazione,
resta la ferita inferta alle regole della democrazia; e come nei tanti
misteri d'Italia, ancora una volta, si nega la ricerca della verita' e il
perseguimento della giustizia.
"Immaginavo allora ñ ingenuo - che se un giorno un governo non dico 'amico'
ma semplicemente 'civile' avesse potuto sostituire quella banda di
avventurieri che guidava il paese, il primo gesto politico che non avrebbe
potuto non fare sarebbe stato quello di presentarsi in pubblico e dichiarare
formalmente che la polizia vista in opera a Genova nel luglio 2001 era
incompatibile con la nostra democrazia. Che cio' che era avvenuto nei giorni
del G8 non era accettabile ne' scusabile. E che gli autori di quel salto
indietro nel nostro peggiore passato avrebbero pagato, dal primo all'ultimo,
incominciando dai piu' alti in grado" (Marco Revelli).

6. MONDO. ZOFEEN EBRAHIM: IL FONDAMENTALISMO CONTRO LE DONNE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo dal
titolo originale "Giocare con i corpi delle donne".
Zofeen Ebrahim e' corrispondente per Inter Press Service]

Hyderabad, India. Ci hanno girato intorno, l'hanno rovesciato e sezionato,
ma il termine "fondamentalismo religioso" sfidava ogni definizione. L'unica
cosa di cui avevano certezza, tutte e tutti, e' che esso lavora contro i
diritti delle donne.
Il dibattito sul fondamentalismo religioso e' stato vivace ed animato, lo
scorso 30 ottobre, nel secondo giorno della quarta Conferenza dell'Asia del
Pacifico sulla salute e sui diritti riproduttivi e sessuali, che si e'
tenuta a Hyderabad dal 29 al 31 ottobre.
Kalpana Kannabiran, indiana, fondatrice del "Centro risorse per le donne",
pensa al fondamentalismo come ad un "terreno inospitale per la mobilitazione
femminista". Per Zaitun Mohammad Kasim di "Sorelle nell'Islam" il
fondamentalismo lavora per la "perpetuazione delle immagini che alimentano
l'islamofobia".
L'impatto del fondamentalismo, dice Jashodhara Dasgupta, direttrice
esecutiva dell'ong Sahayog, cade in particolare sulle donne, le quali
subiscono il peggio delle misure regressive che si prendono per proteggere
culture minoritarie. Leggi religiose o d'altro tipo criminalizzano le donne
rispetto alla contraccezione; inoltre, esse possono soffrire di
stereotipizzazione di genere, discriminazione, matrimoni forzati in giovane
eta', polluzione rituale (un costume che riguarda il modo in cui sono
considerate le mestruazioni) e delle imposizioni relative al controllo
demografico.
Il fondamentalismo religioso prende forme estremamente violente in alcuni
paesi islamici. Esse includono le mutilazioni genitali, i delitti "d'onore",
i test sulla verginita', la violenza domestica. Nella maggior parte di
questi paesi le donne soffrono di restrizioni rispetto all'abbigliamento,
alla mobilita' ed alla partecipazione economica e politica.
"Queste violazioni hanno ben poco a che fare con l'Islam, e tutto a che fare
con l'abuso, la ricerca del capro espiatorio e la politicizzazione
dell'Islam", dice ancora Zaitun Mohammad, che durante il dibattito ha
chiesto di rimpiazzare la nozione di obbedienza con il mutuo consenso, per
demistificare la sharia (legge islamica) e portare le idee relative alla
democrazia ed ai diritti umani all'interno della religione.
*
Riconoscendo che l'Asia e' una regione attraversata da conflitti, gli
esperti e le esperte hanno parlato dell'impatto delle guerre sulle donne, e
della lotta che esse portano avanti rispetto alla salute sessuale e
riproduttiva. "Il corpo delle donne e' visto come la sede dell'onore della
comunita' o della famiglia. Le donne del proprio gruppo devono essere
controllate strettamente, e quelle degli 'altri' possono essere stuprate per
punire la comunita' nemica", ha denunciato Dasgupta, citando come esempio la
divisione del 1947 tra India e Pakistan, che lascio' innumerevoli donne
stuprate, uccise o rapite, senza che questo venisse mai riconosciuto. In
tempi piu' recenti, il pogrom anti-musulmano nello stato occidentale indiano
di Guajarat ha preso a bersaglio le donne. La societa' civile ha riportato
le storie di un gran numero di donne stuprate e uccise, e ad alcune delle
assassinate, incinte, era stato squarciato il ventre.
*
Kalpana Kannabiran ha fatto notare che non vi e' un attimo di respiro per le
donne neppure in tempi di pace, quando "i movimenti fondamentalisti si
appropriano violentemente dei corpi e della sessualita' delle donne".
Kannabiran, ha citato il caso di Gudiya, il cui stato civile e' divenuto in
India materia di dispute religiose. Il marito di Gudiya, Arif, fu dato per
disperso nel 1999, durante il conflitto con il Pakistan, ma riapparve nel
2004 grazie ad un accordo sullo scambio di prigionieri. Nel frattempo Gudiya
si era risposata, e nessun giureconsulto religioso riusci' a dire per certo
se doveva tornare con il primo marito o restare con il secondo. Cosa
pensasse Gudiya non importava a nessuno. Per complicare la questione, la
donna era incinta. Finalmente tutti si tranquillizzarono quando la donna
mori', da sola, in un ospedale dell'esercito, abbandonata da entrambi i
mariti.
*
La professoressa Elizabeth Aguiling-Pangalangan, docente di diritto
all'Universita' delle Filippine, sospetta che nel suo paese vi siano molte
coppie infelici, costrette a tirare avanti matrimoni falliti, a causa della
religione. Assieme a Malta, le Filippine sono l'unico paese in cui il
divorzio non e' ammesso, eccetto che per i musulmani. Durante il dibattito
ha detto che il fallimento del suo governo, il governo di un paese
formalmente laico, di operare vere riforme e di "sollevare con azioni
concrete le vite delle persone dalla poverta'", ha condotto a sfiducia e
disperazione nella popolazione. Questo ha spinto le persone verso la
religione cattolica, che e' dominante nelle Filippine. La chiesa cattolica,
ha aggiunto Elizabeth Aguiling-Pangalangan, nel suo paese opera sulla base
di "conclusioni religiose arbitrarie, non basate sugli insegnamenti biblici
o del vangelo".
*
Sebbene le delegate e i delegati abbiano riconosciuto che agende della
destra politica frequentemente abusano di religione, culture e diritti
umani, hanno biasimato pero' i governi per la copertura che offrono ai
gruppi fondamentalisti per ottenere scopi politici.
"Lo fanno dicendo: questa e' la sharia, confondendo - deliberatamente o
meno - l'Islam autentico e l'islamismo politico, creando ed inventando
codici ed equazioni, come quella che fa dell'Arabia e dell'Islam la medesima
cosa. Oppure sostituiscono concetti di base con rituali, e restringono la
discussione sull'Islam a pochi eletti", conclude Kasim, "Ma se l'Islam deve
essere usato come fonte di politiche pubbliche, allora tutti e tutte devono
poterne discutere".

7. MAESTRE. VANDANA SHIVA: LA SOPRAVVIVENZA
[Da Vandana Shiva, Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003, 2004, p.
12.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della
globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli,
Milano 2006]

La sopravvivenza della popolazione e della democrazia dipendera' dalla
risposta al duplice fascismo della globalizzazione - il fascismo economico
che nega alle persone il diritto alle risorse, e il fascismo fondamentalista
che si nutre di espulsioni, espropriazioni, insicurezza economica e paura.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 264 del 5 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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