[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 246
- Subject: Minime. 246
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 18 Oct 2007 00:45:31 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 246 del 18 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Viterbo 2. Verso il XXII congresso del Movimento Nonviolento 3. Raffaella Mendolia: Alcuni ambiti di iniziativa del Movimento Nonviolento (parte terza) 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. OGGI A VITERBO Oggi, giovedi' 18 ottobre, a Viterbo si svolgera' il secondo convegno sul tema "Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie". In difesa del diritto alla salute, in difesa dei beni ambientali e culturali, per valorizzare e non devastare le risorse e le vocazioni produttive del territorio, per una mobilita' adeguata e sostenibile, per un modello di sviluppo al servizio delle persone, per la legalita' e la democrazia, per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della biosfera. * Per informare e sensibilizzare la cittadinanza il comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo ha organizzato un secondo convegno di studi il giorno giovedi' 18 ottobre a Viterbo, presso la sala Anselmi della Provincia, di fronte a Palazzo Gentili, in via Saffi, con inizio alle ore 17. Partecipano al convegno in qualita' di relatori: l'on. Giulietto Chiesa, europarlamentare, giornalista e saggista; il professor Giuseppe Nascetti, docente di Ecologia all'Universita' della Tuscia; l'on. Enrico Luciani, presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio. Presiede il convegno la dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato; il professor Alessandro Pizzi svolgera' l'intervento introduttivo. * Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie Difendiamo la salute dei cittadini, l'ambiente e i beni culturali e sociali di Viterbo, l'economia locale e il diritto a un lavoro valido e sicuro. Difendiamo la biosfera e i diritti di tutti. Difendiamo la democrazia. Impediamo una speculazione scandalosa e gravemente nociva. 2. REPETITA IUVANT. VERSO IL XXII CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal Movimento Nonviolento (per contatti: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti": Verona, 1-4 novembre 2007, XXII congresso del Movimento Nonviolento Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini nel 1961, si riunisce a congresso per discutere e decidere le proprie linee di pensiero e di azione. E' un appuntamento aperto alle amiche e agli amici della nonviolenza. Solo gli aderenti votano, ma tutti possono portare il proprio contributo di idee e di proposte. L'invito e' rivolto in particolare a quanti si stanno impegnando contro la guerra, per il disarmo, per ridare dignita' alla politica, per costruire alternative, a chi ha manifestato il proprio sdegno a Vicenza, a chi ha camminato da Perugia ad Assisi, a chi ogni giorno fa un passo verso la nonviolenza. Nessun fucile si spezza da solo, c'e' bisogno di organizzare la nonviolenza, per essere in tanti e avere piu' forza. * Mercoledi' 31 ottobre, ore 21 Presentazione del Congresso alla citta'. Dibattito su: "Il caso Verona: cos'ha da dire la nonviolenza?". * Giovedi' primo novembre, ore 10,30 Apertura, relazione introduttiva, comunicazioni su "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui gruppi locali, dibattito in assemblea plenaria. * Venerdi' 2 novembre, ore 9,30 Lavoro nelle commissioni: Corpi Civili di Pace - Servizio Civile Volontario - Educazione alla nonviolenza - Economia Ecologia Energia - Risposte di movimento alla crisi della politica - Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso. * Sabato 3 novembre, ore 9,30 Dibattito, spazio per presentare le mozioni, votazioni, rinnovo delle cariche. * Domenica 4 novembre: non festa ma lutto Il Movimento Nonviolento promuove un'iniziativa pubblica a Verona domenica 4 novembre (anniversario della "vittoria" della prima guerra mondiale che costo' all'Italia 600.000 morti, da ricordare con il lutto civile, non con una festa militare), in ideale continuita' con la Marcia Perugia-Assisi e con gli impegni che la contrassegnano a partire dalla prima, indetta da Aldo Capitini nel 1961. La manifestazione e' aperta a tutti gli amici della nonviolenza e ne sollecita la consapevole partecipazione. Si rivolge in particolare a quanti, partecipando alla Marcia Perugia-Assisi, sanno bene che l'affermazione dei diritti umani richiede un impegno di costruzione della pace. Per questo e' necessario il rilancio della nonviolenza attiva. La manifestazione concludera' il congresso del Movimento Nonviolento, "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti", e ne riprende i temi attraverso un percorso che collega luoghi significativi della citta'. Partenza alle ore 10 dalla Casa per la Nonviolenza, via Spagna 8, sede del Movimento e della rivista "Azione nonviolenta". Camminata con soste in piazza San Zeno (primo vescovo "extracomunitario" di origini africane), al Tribunale militare (dove venivano processati e condannati gli obiettori di coscienza), all'Arsenale (riconversione a fini civili di strutture militari), al ponte della Vittoria (quella che fu "un'inutile strage"), per concludere alle ore 12 in Piazza Bra', dove insieme celebreremo un momento di riflessione e di impegno, perche' il rifiuto della guerra sia accompagnato da azioni coerenti ad ogni livello di responsabilita'. Un tavolo sara' a disposizione per la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare per Un futuro senza atomiche. 4 novembre, manifestazione a Verona: la nonviolenza e' in cammino... * Il Congresso si svolge presso la Sala "Comboni" dei Missionari Comboniani in Vicolo Pozzo 1, San Giovanni in Valle (vicino a Piazza Isolo, centro storico), a Verona. Pernottamento presso l'Ostello della Gioventu' "Villa Francescatti" salita Fontana del Ferro, 15 (a 100 metri dal luogo del congresso), tel. 045590360, fax: 0458009127. Per ulteriori informazioni: Casa per la nonviolenza, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 3. STUDI. RAFFAELLA MENDOLIA: ALCUNI AMBITI DI INIZIATIVA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO (PARTE TERZA) [Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti. Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione@nonviolenti:org, sito: www.nonviolenti.org] 2. Le campagne di obiezione Campagna per l'obiezione fiscale alle spese militari e Difesa popolare nonviolenta I primi casi di obiezione fiscale risalgono agli anni Settanta, e si ricollegano alla battaglia per il riconoscimento dell'obiezione al servizio militare, ma e' nel 1981, con l'incombere del pericolo di una nuova corsa al riarmo testimoniata dalla decisione di installare missili nucleari Nato a Comiso, che viene deciso di avviare una campagna ad hoc per pubblicizzare questa forma di disobbedienza civile e proporre un modo diverso di pensare la difesa, attraverso il metodo nonviolento. L'iniziativa parte da Movimento Nonviolento, Movimento internazionale della riconciliazione (in sigla: Mir), Lega obiettori di coscienza (in sigla: Loc) e dalla Lega per il disarmo unilaterale (in sigla: Ldu). Negli anni successivi si aggiungono altre associazioni: l'Associazione per la pace, Pax Christi, Servizio civile internazionale, Beati i costruttori di pace, la Comunita' Papa Giovanni XXIII, il movimento dell'Arca di Lanza del Vasto, e altri ancora. L'obiezione di coscienza alle spese militari e' una forma di lotta che consiste nella scelta consapevole, motivata e resa pubblica, del cittadino contribuente di rifiutare di versare una parte delle tasse allo Stato per destinarle a iniziative di pace. Tale quota e' inizialmente fissata al 5,5%, in base alla percentuale del bilancio dello Stato investita a favore del settore militare nel 1982, ed e' stata mantenuta per ragioni pratiche anche negli anni seguenti, nonostante le crescita significativa degli investimenti militari statali. La campagna non intende mettere in discussione il diritto dello Stato al prelievo fiscale e non attacca quindi la sua autorita', ma cerca un modo per manifestare un problema di coscienza che e' in linea con i principi costituzionali (art. 11: "L'Italia ripudia la guerra..."). Nel 1982 le somme detratte per obiezione vengono raccolte su un conto corrente e poi consegnate al Presidente della Repubblica Sandro Pertini perche' ne faccia un uso di pace e non di guerra, attuando il suo programma di "svuotare gli arsenali e riempire i granai" (14). Il rifiuto del Presidente di avallare tale azione "illegale" ha poi spinto gli obiettori a decidere, attraverso un apposito convegno, la ripartizione di tali fondi in contributi a sostegno di Amnesty International, del movimento delle donne di Plaza de Mayo, del Progetto Alto Volta, per l'acquisto di campi a Comiso, per il fondo per la difesa legale degli obiettori. Tale procedura della consegna pubblica dei fondi e' stata seguita anche negli anni seguenti individuando il miglior impiego delle somme eventualmente respinte nel sostegno di iniziative e progetti precisi secondo tre direzioni: pace e disarmo, Terzo Mondo e nuovo ordine economico internazionale, problema energetico e nuovo modello di sviluppo. La campagna fa appello alla volonta' del cittadino di attivarsi contro un sistema che non condivide, manifestando il proprio dissenso nella consapevolezza che il potere dello Stato trova la sua legittimazione nell'adesione della maggioranza dei cittadini. E' significativo rilevare che la Campagna di obiezione alle spese militari (in sigla: Osm) fa esplicito riferimento alle parole di Capitini, che credeva fortemente nella efficacia della mobilitazione popolare contro un sistema ingiusto. "La legge e' una conquista della ragione, e spesso merita di essere aiutata. Ma il nonviolento l'aiuta a modo suo. L'accetta quando e' molto buona. Fa campagne per sostituire leggi migliori quando le attuali sono insoddisfacenti e sbagliate, arrivando in casi estremi alla disobbedienza civile" (15). Per quanto riguarda le conseguenze dell'obiezione, da tempo la Campagna prepara gli aderenti: se da un lato non e' prevista alcuna conseguenza di carattere penale per gli obiettori, essi rischiano sanzioni amministrative e fiscali che con l'irrigidirsi della reazione statale possono arrivare al pignoramento forzoso di beni per un valore pari alla quota obiettata: e' quello che si e' piu' volte effettivamente verificato, soprattutto in momenti di irrigidimento dei rapporti con le autorita'. Diversa invece e' la situazione penale di chi promuove e propaganda l'obiezione fiscale, potendo rientrare nella fattispecie della turbativa alla riscossione di imposte in esazione e dell'istigazione alla disobbedienza alle leggi. Tuttavia tutti i processi penali fino al 1998 si sono risolti con l'assoluzione piena degli imputati. La prima ed unica condanna viene comminata a tre militanti di Gorizia nel 1989 dalla Corte d'Appello di Trieste ma viene successivamente annullata dalla Suprema Corte di Cassazione. L'obiettivo finale della campagna e' realizzare il disarmo unilaterale dell'Italia per poi sostituire il sistema tradizionale di difesa armata dello Stato con un nuovo modello di difesa, la Difesa popolare nonviolenta (in sigla: Dpn). Dal 1987 gli obiettori alle spese militari decidono di assumere il progetto per l'istituzionalizzazione della Difesa popolare nonviolenta come parte del programma costruttivo della campagna e di finanziarlo con le somme versate nel fondo comune (accanto agli altri progetti del programma, "Terzo Mondo" e "Nuovo modello di sviluppo"). La strategia della Dpn consiste da un lato nel partire da iniziative di base inerenti alla Difesa popolare nonviolenta per coinvolgere gradualmente le istituzioni; dall'altro nel sostenere esperienze di lotta nonviolenta preparate da un'adeguata formazione e da un serio lavoro di ricerca (16). Un obiettivo a medio termine va delineandosi col tempo nella presentazione e approvazione di una legge basata su due punti qualificanti: la modifica strutturale della Difesa e il riconoscimento della possibilita' dell'opzione fiscale per i cittadini che vogliano finanziare una difesa non armata. Questo progetto si definisce nella presentazione della proposta di legge Guerzoni, nel maggio 1989. Nel 1988 la prassi dell'"opzione Pertini", cioe' la presentazione in prima istanza dei fondi raccolti al Presidente della Repubblica, che ha sempre rifiutato di accettarli, subisce una svolta. Il Presidente Cossiga prende in considerazione la posizione degli obiettori e trasmette l'assegno al Ministero delle Finanze. Questo, non ritenendosi competente ad accettarli, lo rinvia a sua volta ad altro organo, avviando un travagliato iter che blocca la disponibilita' della somma. La struttura organizzativa della Campagna si e' sviluppata gradualmente con il prolungarsi nel tempo dell'iniziativa. A partire dal 1982 entrano in funzione un Centro coordinatore nazionale (per la raccolta di dati, informazioni e fondi), la Tesoreria, sotto il suo controllo, l'Assemblea degli obiettori (per le decisioni politico-organizzative), un Coordinatore locale eletto dall'Assemblea, il Collegio di difesa, che segue gratuitamente le vicende giudiziarie legate alla campagna. A questi si aggiungono nel 1987 un Consulente giuridico sugli aspetti giuridici della campagna, e nel 1988 un Coordinamento politico e un Comitato dei garanti. Il primo e' formato da un rappresentante della Segreteria del Progetto Dpn, da un rappresentante del Centro coordinatore nazionale, da tre rappresentanti degli obiettori eletti dall'Assemblea e da un rappresentante per ogni movimento promotore. Ha funzioni esecutive e di rappresentanza, mantiene i contatti con i coordinamenti locali, decide sull'assegnazione straordinaria di fondi, cura la pubblicazione della Guida all'obiezione alle spese militari. Il Comitato dei garanti e' formato da tre membri eletti dall'Assemblea. Controlla la gestione dei fondi e la realizzazione dei progetti finanziati, dirime le dispute interne. Nel 1990 nasce un'iniziativa di obiezione fiscale parallela, "Obiezione '90", promossa da Pax Christi e Servizio civile internazionale, ma gia' l'anno successivo viene riassorbita dalla Campagna Osm. A partire dal 1991, infine, viene istituita la Segreteria del Progetto per la Difesa popolare nonviolenta, che riunisce i vecchi organi interni della Commissione e della Segreteria. E' sottoposta al duplice controllo del Comitato dei garanti e dell'Assemblea, e' composta da due persone elette dall'Assemblea Osm, da due segretari operativi e da volontari. Si occupa dell'elaborazione e l'attuazione del progetto Dpn. Nel febbraio del 1993 viene inoltre alla luce lo Statuto della Campagna, frutto di anni di riflessione sulla sua organizzazione e sul ruolo dei suoi organi. Nel 1994 la lunga durata della Campagna porta lAssemblea a riflettere sull'opportunita' di un ripensamento dei propri obiettivi e si decide di aprire la Campagna anche ai non-obiettori che vogliono semplicemente sostenere le sue finalita' politiche. Si stabilisce anche di dedicare le proprie energie alla pressione istituzionale verso l'obiettivo dell'approvazione della legge di riforma dell'obiezione di coscienza e del servizio civile (legge Guerzoni), che prevede l'istituzione di un dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta. Questo traguardo viene raggiunto con l'approvazione della nuova Legge sull'obiezione di coscienza (230/98), che per la prima volta nell'ordinamento giuridico italiano riconosce la difesa popolare nonviolenta. La campagna viene seguita dal Movimento Nonviolento fino al 2000. E' da qualche anno che Mir e Movimento Nonviolento polemizzano con la nuova impostazione della campagna. A ben guardare il Movimento non ha mai approvato la svolta "tecnocratica" portata dall'introduzione del macroprogetto della Difesa popolare nonviolenta, che veniva a configurarsi come un impegno totalizzante mobilitante organismi e gruppi verso l'unico scopo di progettare, proporre e organizzare seminari, addestramenti e simulazioni per configurare un modello globale di difesa verso un ipotetico nemico. Cio' era improponibile non solo dal punto di vista pratico, data la limitatezza delle energie a disposizione e la mancanza di coinvolgimento popolare verso un ipotetico pericolo, remoto nel presente, ma anche dal punto di vista politico, in quanto la concentrazione sul progetto di difesa sottrae la possibilita' di dedicarsi alla lotta contro altre forme di oppressione e aggressione evidenti nella realta' quotidiana. Di conseguenza, i due movimenti hanno piu' volte affermato che il compito della campagna non e' quello di sostituirsi alle istituzioni, ma diffondere una cultura pratica della nonviolenza che faccia assumere alle istituzioni le richieste provenienti dal basso (17). Altre perplessita' sorgono inoltre sull'idea stessa di Difesa popolare nonviolenta, che conta sull'addestramento preventivo della popolazione a difendere se stessa dall'invasore, ma necessita anche di una guida e di una forte tensione morale (non programmabili) che spingano all'azione. Infine si basa su un concetto di aggressione militare territoriale che difficilmente potrebbe realizzarsi, in una guerra moderna, date le nuove tecnologie e mezzi bellici. Il Movimento si trova davanti al problema di valutare l'opportunita' di sviluppare una strategia autonoma della difesa nonviolenta rispetto agli altri modelli difensivi non militari, in cui stenta a riconoscersi. Si decide di affrontare la questione attraverso l'approfondimento teorico e a questo fine viene organizzato un seminario interno su "Dpn e disarmo unilaterale". Emerge nelle conclusioni la constatazione che realizzare una alternativa propria nel campo della difesa rischierebbe di isolare il movimento peraltro non assicurando il raggiungimento di risultati concreti. Data la struttura burocratica della campagna, che e' cresciuta grazie ai finanziamenti derivanti dall'aumento esponenziale delle adesioni specialmente nella sua fase iniziale, rideterminare fini e strategie in conseguenza alla riduzione sostanziale delle partecipazioni degli ultimi anni, non e' impresa facile. Percio' le polemiche rimangono all'interno degli organi e non riescono a produrre esiti rilevanti per diverso tempo. La situazione viene sbloccata dall'approvazione della legge Guerzoni che obbliga i movimenti promotori a prendere una decisione definita. Il Mir ritiene che sia un risultato sufficiente per chiudere la campagna, interrompendo un'iniziativa che si trascina ormai da tempo priva della sua capacita' di aggregazione. D'altro lato la Loc insiste nell'andare avanti nonostante tutto, per non perdere la possibilita' di gestire una buona fonte di finanziamento dei propri progetti. Viene proposta una terza soluzione: modificare la struttura della campagna passando dalla "disobbedienza" a una campagna propositiva. Il Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento ritiene di avere validi motivi per considerare esaurita la funzione politica della Campagna e per investire le energie da questa assorbite finora in nuove forme di opposizione. L'approvazione della Legge 230 nel 1998 e la appena precedente raccomandazione del Parlamento che impegna il Governo a lavorare per il riconoscimento dell'opzione fiscale, sono gia' risultati soddisfacenti. La constatazione che la maggioranza dei sostenitori non sono obiettori effettivi ma solo contribuenti volontari e' ancora piu' determinante. Inoltre la continua perdita di adesioni degli ultimi anni rende opportuna una conclusione che con il raggiungimento di un obiettivo parziale appare ancora dignitosa. Per decidere il futuro della Campagna Osm, i rappresentanti di Associazione per la Pace, Lega per il disarmo unilaterale, Lega obiettori di coscienza, Movimento Nonviolento, Movimento internazionale per la riconciliazione e Pax Christi si riuniscono a Cattolica nel settembre 1998. Il risultato e' l'approvazione da parte di tutti della chiusura della campagna nella sua forma di campagna di massa di disobbedienza civile, ma contemporaneamente viene proposto un progetto che non cancelli i risultati raggiunti anche dal punto di vista della rete di collaborazioni. Si decide la creazione di un Coordinamento che gestisca una nuova iniziativa comprendente tre direttrici d'azione: per il riconoscimento dell'opzione fiscale in materia di difesa; per la realizzazione di interventi di pace all'estero, attraverso la formazione di obiettori che partecipino a missioni di pace, e la formazione e organizzazione dei Corpi civili di pace, dei Caschi Bianchi, dei Volontari di pace; per il superamento delle spese militari. Al fine di favorire la transizione il Coordinamento politico della Campagna viene incaricato di proseguire il lavoro avviato su questi temi (Rete nazionale Caschi Bianchi, progetti di formazione di obiettori di coscienza, progetto sui Volontari di pace, campagna Venti di pace, Centro di documentazione su strumento militare e spesa militare, ecc.) e predisporre materiale informativo sulla trasformazione in atto della campagna e un progetto per la nuova iniziativa da realizzare nel 2000. La Campagna Osm ufficialmente non viene chiusa, ma in assenza delle maggiori forze promotrici viene ridimensionata notevolmente. * Campagna per l'obiezione di coscienza al servizio militare La lotta per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio militare ha una storia molto lunga e gia' agli inizi degli anni Settanta risulta fortemente politicizzata. I suoi protagonisti sono antimilitaristi, nonviolenti, radicali e obiettori, e tra loro molti dei membri piu' attivi del Movimento Nonviolento che riescono a organizzare un movimento di protesta che nei primi anni Settanta e' capace di sottoporre lo Stato a una fortissima pressione. Il braccio di ferro che si acuisce alla fine del 1972 ha l'esito di costringere il governo ad affrontare il progetto di legge Marcora, primo riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza in Italia. Dopo vent'anni di mobilitazioni, l'approvazione di questa legge piu' che essere un risultato e' il punto di partenza di una seconda fase di lotte volte a modificare quella che viene chiamata dagli obiettori "legge-truffa". L'approvazione in extremis della Legge 772/72 fu essenzialmente il risultato di un compromesso tra le forze politiche volto a chiudere entro Natale la questione degli obiettori incarcerati, che aveva acceso l'interesse dell'opinione pubblica sul tema dell'apparato militare e allargato il consenso verso l'antimilitarismo. Essa presentava forti limiti, soprattutto nel carattere punitivo e discriminatorio nei confronti degli obiettori: sottoponeva l'esame della motivazione di coscienza al giudizio di una commissione militare, equiparava l'obiettore al militare di leva, provvedimenti disciplinari compresi, e obbligava a effettuare un periodo di servizio notevolmente piu' lungo. Sono questi i motivi che spingono proprio gli obiettori a riorganizzarsi e riprendere la mobilitazione, con l'obiettivo primario di premere per la modifica della legge affinche' assuma almeno le condizioni per loro irrinunciabili gia' dichiarate: il riconoscimento dell'obiezione come diritto soggettivo, la pari durata del servizio civile e militare, la smilitarizzazione del servizio civile. In pochi mesi viene costituita la Loc, anche se la lotta viene portata avanti contemporaneamente anche da altri gruppi. Le azioni che per prime vengono portate avanti riguardano la proposta di due progetti di legge per l'interpretazione autentica della legge Marcora e la denuncia dell'ostruzionismo da parte delle autorita' militari contro la concreta organizzazione del servizio civile nazionale, che cercavano cosi' di smorzare la forza dell'ideale antimilitarista che gli obiettori stavano diffondendo. La situazione peggiora nel 1973, quando le autorita' assumono un atteggiamento fortemente repressivo verso gli obiettori in lotta. Dopo un appello presentato da uomini di cultura e religiosi a favore di una piena applicazione della legge, si apre una fase di apparente distensione con la cessione da parte del Ministero della completa gestione del servizio civile alla Loc. Il progetto viene elaborato in breve tempo e presentato al Ministero. Si individuano attraverso le poche esperienze gia' avviate i nuovi settori di attivita' per gli obiettori: enti pubblici e sindacati. I primi sono ritenuti utili perche' offrono la possibilita' di mobilitare l'opinione pubblica su vari problemi partendo dai luoghi stessi del dibattito politico. I secondi rappresentano l'occasione migliore per la partecipazione diretta nella lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori. A queste si aggiungono le strutture del campo dell'assistenza a portatori di handicap ed emarginati, che vengono accettate solo se scelte deliberatamente dall'obiettore e evitando il suo utilizzo come manodopera gratuita occupante posti di lavoro retribuibili. Inoltre il servizio civile viene immediatamente inteso come periodo di crescita e responsabilizzazione del giovane e cio' porta all'istituzione di corsi di formazione e orientamento dell'obiettore. Il progetto viene accettato dal Ministero e immediatamente avviato. Le difficolta' per gli obiettori comunque non diminuiscono: catapultati senza alcuna preparazione in realta' difficili da gestire per chiunque, sono in molti a soffrirne. Altri invece vedono smorzati i propri entusiasmi per lo sfruttamento da parte degli enti che li trattano come manodopera a basso costo. La fase del servizio civile "autogestito" termina per molteplici cause: l'aumento del numero degli obiettori rende sempre piu' difficile la loro gestione da parte della Loc, e la nascita di contrasti politici e ideologici al suo interno si somma alla moltiplicazione degli enti convenzionati, che in rapporto diretto col Ministero scavalcano l'organizzazione antimilitarista e accolgono obiettori anche in sostituzione del personale. Ad aggravare la situazione contribuisce sicuramente anche il ritardo nell'aggiornamento della legge Marcora che e' oggetto di continui boicottaggi. L'attesa si protrae per oltre vent'anni, fino a quando viene proposta nel 1989 una nuova legge, la cosiddetta legge Guerzoni. Essa tuttavia, nel 1992, dopo essere stata finalmente approvata da entrambi i rami del Parlamento, viene bloccata dal Presidente della Repubblica Cossiga che, manifestando la sua inclinazione militarista, rifiuta di apporre la sua firma sul testo approvato dal parlamento. Dovranno passare altri sei anni perche' una nuova legge sull'obiezione veda la luce e finalmente possa essere ritenuta un traguardo accettabile. La legge 230/98 assume le condizioni imprescindibili per cui gli obiettori hanno lottato dal 1972, ma non solo. Sancisce l'importanza della formazione non soltanto degli obiettori, ma anche dei formatori e sottrae la gestione del servizio civile al Ministero della Difesa. Ma la novita' piu' importante e' l'istituzione ufficiale, nell'ambito della formazione degli obiettori, della sperimentazione di forme nonviolente di soluzione dei conflitti, e l'impiego di questi in missioni umanitarie. Nonostante tali aspetti positivi il passaggio al nuovo sistema e' problematico e in particolare stentano ad avviarsi proprio i due nodi principali: il nuovo Ufficio nazionale per il servizio civile e la sperimentazione della Dpn. Nel 2000 viene decisa l'abolizione della leva obbligatoria a partire dal 2005, sostituita dall'esercito professionale. Da quel momento verra' vanificata anche la legge sull'obiezione, privata della sua stessa ragione d'essere. Anche il servizio civile corre il rischio di subire la stessa sorte e di vedere soffocate le esperienze proficue avviate in questi anni in collaborazione con il settore non profit, del volontariato e del lavoro socialmente utile. Dovrebbe riuscire ad assorbire le richieste di questi enti l'istituzione del Servizio civile nazionale volontario (legge 64/2001), sempre che un numero sufficiente di giovani siano disposti a scegliere questa strada. Questa iniziativa si differenzia notevolmente dal sistema precedente, innanzitutto perche' i volontari ricevono un compenso e perche' e' una possibilita' aperta anche alle donne. Il Movimento Nonviolento segue da tempo con grande interesse tanto lo sviluppo del Servizio civile volontario, quanto le iniziative per líattuazione dei Corpi civili di pace. In particolare gli impegni che assume il congresso nel 2002 riguardano il controllo sull'attuazione della legge 64/2001 e la presentazione di progetti di servizio civile nel settore della Difesa popolare nonviolenta, della predisposizione di un pacchetto formativo sull'obiezione di coscienza da mettere a disposizione del "Progetto di formazione alla nonviolenza attiva", di pubblicizzare e diffondere informazioni sul servizio civile sia attraverso "Azione nonviolenta", sia presso la Rete di Lilliput, di partecipare a tutti gli appuntamenti organizzati sul tema. * Note 14. Campagna nazionale nonviolenta, Guida pratica all'obiezione fiscale alle spese militari 1983. 15. A. Capitini, Ragioni della nonviolenza, "Azione Nonviolenta", anno V, agosto-settembre 1968, pp. 12-13. 16. Segreteria del progetto per la Difesa popolare nonviolenta (a cura di), Progetto per la Difesa Popolare Nonviolenta, giugno 1991 - maggio 1992, Bergamo 1991, p. 3. 17. Documento del Movimento Nonviolento sul rapporto Campagna Osm-Dpn, 1989. (Parte terza - segue) 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 246 del 18 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Coi piedi per terra. 40
- Next by Date: Nonviolenza. Femminile plurale. 132
- Previous by thread: Coi piedi per terra. 40
- Next by thread: Nonviolenza. Femminile plurale. 132
- Indice: