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Minime. 245
- Subject: Minime. 245
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 17 Oct 2007 00:44:09 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 245 del 17 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Dagli amici di Attigliano 2. Il 18 ottobre un convegno a Viterbo 3. Raffaella Mendolia: Alcuni ambiti di iniziativa del Movimento Nonviolento (parte seconda) 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. LUTTI. DAGLI AMICI DI ATTIGLIANO Dagli amici dell'associazione "Sulla strada" di Attigliano ci giunge la notizia della scomparsa della signora Carla, mamma amatissima di don Carlo Sansonetti. Anche la redazione di questo foglio e' vicina a Carlo, ai familiari, a tutti gli amici di "Sulla strada". 2. INCONTRI. IL 18 OTTOBRE UN CONVEGNO A VITERBO Giovedi' 18 ottobre a Viterbo si svolgera' il secondo convegno sul tema "Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie". In difesa del diritto alla salute, in difesa dei beni ambientali e culturali, per valorizzare e non devastare le risorse e le vocazioni produttive del territorio, per una mobilita' adeguata e sostenibile, per un modello di sviluppo al servizio delle persone, per la legalita' e la democrazia, per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della biosfera. * Per informare e sensibilizzare la cittadinanza il comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo ha organizzato un secondo convegno di studi il giorno giovedi' 18 ottobre a Viterbo, presso la sala Anselmi della Provincia, di fronte a Palazzo Gentili, in via Saffi, con inizio alle ore 17. Partecipano al convegno in qualita' di relatori: l'on. Giulietto Chiesa, europarlamentare, giornalista e saggista; il professor Giuseppe Nascetti, docente di Ecologia all'Universita' della Tuscia; l'on. Enrico Luciani, presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio. Presiede il convegno la dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato; il professor Alessandro Pizzi svolgera' l'intervento introduttivo. * Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie Difendiamo la salute dei cittadini, l'ambiente e i beni culturali e sociali di Viterbo, l'economia locale e il diritto a un lavoro valido e sicuro. Difendiamo la biosfera e i diritti di tutti. Difendiamo la democrazia. Impediamo una speculazione scandalosa e gravemente nociva. 3. STUDI. RAFFAELLA MENDOLIA: ALCUNI AMBITI DI INIZIATIVA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO (PARTE SECONDA) [Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti. Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione@nonviolenti:org, sito: www.nonviolenti.org] 1. L'elaborazione teorica Convegni e pubblicazioni Per quanto riguarda il settore dell'approfondimento teorico sulla nonviolenza, il Movimento Nonviolento si e' sempre impegnato nella diffusione degli scritti dei grandi maestri della nonviolenza e di tutti i materiali utili a sviluppare la cultura nonviolenta in Italia. Per questo cura la pubblicazione di libri, quaderni ed opuscoli anche attraverso la sua casa editrice. Negli ultimi anni inoltre si comincia ad utilizzare altri strumenti, dalla produzione di cd-rom ai supporti audiovisivi. Negli anni Novanta il Movimento cura la trilogia sulla vita di Gandhi, in collaborazione con la casa editrice Sonda, il terzo volume dellíopera di G. Sharp, pubblica un quaderno su Martin Luther King, uno sull'esperienza di obiezione di Pinna, si occupa a lungo del libro sulla storia nel Movimento, Nonviolenza in cammino, che uscira' nel 1998, contribuisce alla pubblicazione di Le periferie della memoria, di Sergio Albesano. All'inizio del 2000 si sperimenta il settore digitale: esce un cd-rom dedicato a Capitini, seguito da quello dedicato ad Alex Langer. Il settore dell'editoria e' inoltre affiancato dall'organizzazione costante di seminari, campi di studio e convegni su argomenti specifici. * Nonviolenza e ordine internazionale Il primo convegno importante del decennio 1990-2000 si svolge a Firenze nel novembre 1991. Il suo titolo e' "Nonviolenza ed ordine internazionale democratico". In questa sede viene affermata la sfida della nonviolenza ad essere non solo strumento di lotta nella trasformazione sociale, ma anche attivatrice di programmi di risoluzione della situazione di crisi attuale in molti Paesi. Per Alberto L'Abate si delineano due nuovi campi di azione per la nonviolenza. Sul presupposto che i conflitti sono piu' facilmente risolvibili prima della loro degenerazione violenta, e' necessario elaborare uno schema interpretativo della nascita e dello sviluppo della violenza, per individuare forme di intervento capaci di impedirne l'esplosione. Contemporaneamente si deve sviluppare l'azione nonviolenta oltre i classici impegni pacifisti di lotta antimilitarista e di educazione alla pace, verso l'intervento a livello istituzionale, per individuare degli strumenti adeguati al raggiungimento di soluzioni condivise e pacifiche dei conflitti. Assume particolare rilievo in questo quadro la concreta strategia di pace formulata nel 1992 dall'allora Segretario generale dell'Onu, Boutrus Ghali. Nello studio denominato "Agenda per la pace", individua una serie di strumenti che l'Onu potrebbe mettere in campo per gestire le situazioni di conflitto. Il primo e' costituito dalla diplomazia preventiva, che avvalendosi di sistemi di preallarme puo' intervenire prontamente per comporre pacificamente le controversie anche facendo ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia. Il secondo livello e' costituito dal ricorso a sanzioni economiche. Il terzo consiste nell'intervento diretto nelle zone di conflitto, attraverso un corpo di polizia internazionale, che non sia controllata dagli stati, ma direttamente dall'Onu. Tale progetto e' attuabile solo con la sincera collaborazione di tutti gli Stati, mentre la Nato, con la sua organizzazione militare comprendente solo alcuni stati e il rifiuto di adeguare la sua attivita' agli scopi e principi dello Statuto dell'Onu, ne e' il principale ostacolo. Questo progetto, accompagnato dalla richiesta di democratizzazione dell'Onu, sono obiettivi determinanti per l'azione del Movimento Nonviolento in questo settore. Il tema dello sviluppo di un diritto internazionale di pace e' una costante per tutto il decennio e oggetto di riflessione in ogni incontro dei gruppi nonviolenti. Nella Carta della nonviolenza presentata in occasione della marcia specifica "2000 anno della cultura di pace", vengono riassunti gli impegni principali. Emerge l'opportunita' di distinguere al livello di organo sovranazionale dell'Onu tra polizia ed esercito. Se quest'ultimo confida nella superiorita' della propria forza per vincere sull'avversario, la polizia si basa sul principio di riduzione della violenza ed ha un fine correttivo prima che aggressivo. In tale differenza il movimento giustifica la proposta di costituzione di un corpo internazionale di polizia per l'intervento nei conflitti. Nel caso di missioni di pace all'estero, la componente di polizia internazionale dovrebbe essere accompagnata o sostituita da una componente civile e nonviolenta, un corpo civile di pace. L'istituzione di un Corpo civile di pace europeo e' uno degli obiettivi per cui Alex Langer ha combattuto maggiormente all'interno del Parlamento Europeo. Nel maggio 1995 il Parlamento adotta a sorpresa il suo emendamento. A cinque anni dalla sua morte, nel 2000 il progetto viene finalmente proposto dal Parlamento Europeo al Consiglio. Cio' si configura come l'assunzione a livello istituzionale di iniziative che i movimenti della pace hanno gia' sperimentato con un certo successo, considerando la loro scarsa professionalita', attraverso le marce per la pace a Gerusalemme, l'azione dei volontari per la pace in Medio Oriente, le marce a Sarajevo e la Campagna per il Kossovo, e l'efficace opera di mediazione della comunita' di S. Egidio in Mozambico e Guatemala. Alle soglie del 2002 vengono ridefinite le iniziative pratiche del Movimento sul problema: finanziare istituti di ricerca per la risoluzione nonviolenta dei conflitti internazionali; istituire, reclutare ed addestrare Corpi civili di pace per la prevenzione dei conflitti; avviare un processo di democratizzazione dell'Onu; dotare l'Onu di una polizia internazionale; favorire processi di integrazione con i paesi a rischio; sostenere i gruppi dissidenti dei regimi dittatoriali; creare una rete di monitoraggio nelle aree a rischio di crisi; avviare passi di disarmo unilaterale e preparare forme di difesa nonviolenta; investire in diplomazia e favorire processi di pacificazione, di riconciliazione, di convivenza; eliminare il commercio di armamenti, bandire la produzione di armi chimiche, batteriologiche, nucleari. Alcuni di questi sono obiettivi di lunga data e testimoniano la difficolta' di ottenere dei risultati davanti all'ostilita' piu' volte manifestata sull'argomento da parte delle istituzioni. Parliamo della questione della democratizzazione dell'Onu e dell'avvio di una difesa popolare nonviolenta, per esempio. Tuttavia si deve riconoscere che si sono fatti significativi passi avanti. Su questo impegnativo terreno il pensiero nonviolento ha dimostrato di poter dare un contributo importante. Negli ultimi anni sono state attuate da numerosi gruppi forme di interposizione, riconciliazione, mediazione, diplomazia popolare, e inviati aiuti umanitari: basti ricordare le esperienze di Peace Brigades International, Balkan Peace Teams, Witness for Peace, Peace Workers, Assemblea dei Cittadini di Helsinky, Christian Peace Makers Teams, Sipax, Mir, War Resisters' International, ecc. Ma in Italia, nonostante la legge sull'obiezione di coscienza e servizio civile preveda la sperimentazione di forme di difesa nonviolenta e intervento degli obiettori in missione di pace all'estero, la strada e' ancora lunga. * La mediazione All'inizio degli anni Novanta il Movimento Nonviolento concentra la sua attenzione su un nuovo tema di intervento nel sociale: la risoluzione dei conflitti attraverso la figura del mediatore. La mediazione interviene in tutti i livelli di conflitto della realta' sociale (micro, meso e macro) e di conseguenza si diversifica il ruolo del mediatore. Nanni Salio analizza il livello macro e individua quattro diverse modalita' di mediazione nonviolenta, distinguendo tra mediazioni dall'alto (istituzionali) e dal basso (popolari), e tra azione individuale (o di piccoli gruppi) e collettiva (di massa). Da questo schema risultano diversi attori del processo di pace: la mediazione istituzionale e diplomatica (individuale e dall'alto), la diplomazia popolare nonviolenta (individuale dal basso), i Caschi Bianchi dell'Onu (dall'alto, collettiva), l'interposizione nonviolenta (dal basso e collettiva) (2). Sottolinea inoltre altre importanti caratteristiche: di contro alla tradizionale concezione del mediatore come elemento esterno al conflitto e super partes, concorda con la ricerca Wehr-Lederach che dimostra l'efficacia in certe condizioni di un mediatore interno, che possa seguire il processo di pace per un lungo periodo di tempo. Qui si ricollega la concezione della mediazione come processo che prosegue oltre il raggiungimento dell'accordo (3). I movimenti nonviolenti hanno approfondito la ricerca e la sperimentazione di diverse forme di intervento, di interposizione e di difesa civile a livello macro, dai Caschi Bianchi alla diplomazia non ufficiale della comunita' di Sant'Egidio in Mozambico. Per quanto riguarda il livello micro il mediatore interviene per la risoluzione dei conflitti interpersonali. Le parti in causa scelgono volontariamente di interpellarlo e sono da lui invitate al dialogo aperto per individuare autonomamente una soluzione. Il ruolo di mediatore si differenzia tanto dallo psicologo quanto dall'esperto di questioni legali o patrimoniali, in quanto il suo compito fondamentale e' individuare e rimuovere le cause di contrasto tra gli individui. Concretamente egli si attiva per far incontrare le parti e mette a disposizione un ambiente neutrale, per favorire l'emergere in entrambe di una reale volonta' di trovare un accordo. Tale sistema trova le prime applicazioni pratiche nell'avvio di alcuni progetti a carattere locale, come il Centro giovanile per la gestione dei conflitti di Torino (1996) e il Centro comunale per la soluzione dei conflitti di Pesaro, avviato nel 1999 grazie all'impegno personale di Luciano Capitini. Quest'ultimo progetto provvisto dell'appoggio della struttura amministrativa, attenta al miglioramento della qualita' della vita dei cittadini, si e' concretizzato nella costituzione di un'apposita struttura di accoglienza dei cittadini e ha dato ottimi risultati. * Il consumo etico Il tema dei consumi come scelta quotidiana di vita si lega sempre piu' al problema del rapporto Nord-Sud e alla questione ambientale, e genera il proliferare di iniziative e campagne da parte di gruppi e associazioni (Wwf, Greenpeace, ecc.). Fino agli anni Novanta l'impegno del Movimento Nonviolento nel settore dell'economia, dello sviluppo e della solidarieta' fra Nord e Sud del mondo si e' concretizzata solo con scelte individuali dei suoi membri e sostenitori, a livello di consumo e di lavoro (vegetarianesimo, consumo di prodotti naturali, lavoro manuale, uso di materiali riciclabili, boicottaggio di alcuni prodotti) e cio' ha permesso di stabilire una fitta rete di rapporti nel settore. Dal 1990 il Movimento decide di utilizzare queste esperienze per elaborare una proposta politica concreta, che comincia a delinearsi nell'organizzazione di un convegno sul de-sviluppo e la promozione di una giornata di sciopero dell'uso dell'auto. Sulla scia del congresso di Verona, "Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite...", organizzato dal Movimento Nonviolento e dal Mir alla fine del 1990, nasce l'idea della Lega consumatori nonviolenti. Nonostante la difficolta' di stabilire dei collegamenti duraturi tra i gruppi che concretizzassero tale iniziativa, il lavoro del Movimento e' continuato attraverso la rivista "Azione nonviolenta", in particolare con una rubrica fissa, spesso curata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo (4) di Vecchiano e dall'informazione sulla campagna di boicottaggio della Nestle'. Inoltre diverse sedi locali mettono in atto iniziative in collaborazione con movimenti dei consumatori e altri gruppi, come la campagna "Consumi e nuovo modello di sviluppo" in Piemonte. Il Movimento Nonviolento prende parte alla campagna contro la Nestle' nel 1990 e nell'autunno 1995 individua due prodotti (Nescafe' e Nesquik) come oggetti di boicottaggio per l'avvio ufficiale di una campagna specifica italiana. Responsabile della campagna per il Movimento Nonviolento e' il gruppo di Varese. Grazie a questa iniziativa e al riscontrato aumento di partecipazione da parte della popolazione, le condizioni si dimostrano favorevoli al rilancio dell'idea di un coordinamento nel settore attraverso la costituzione di una Associazione nazionale di consumatori etici che ponga in relazione la dimensione individuale dell'adesione alle campagne di boicottaggio finora avviate e la dimensione strutturale dei conflitti sociali (a cominciare dallo sfruttamento dei lavoratori), per poi proporre degli atti concreti che inducano al cambiamento. La proposta parte dalla sezione di Varese e dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, che diffondono un questionario attraverso le riviste "Azione nonviolenta" (organo del Movimento Nonviolento) e "I Care" (Rivista del consumatore dritico edita dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo). L'obiettivo dichiarato e' "fare del boicottaggio uno strumento di lotta reale per esercitare dal basso la pressione necessaria a costringere le imprese a comportamenti etici" (5). Lo strumento individuato non e' una organizzazione non governativa, ne' una associazione per la sensibilizzazione sui problemi Nord-Sud, esperienze gia' avviate e diffuse, ma "un coordinamento di associazioni e cittadini, che sensibili alle problematiche Nord-Sud, promuova in positivo il consumo etico e abbia il suo cardine nello strumento di azione diretta nonviolenta del boicottaggio" (6). Il questionario sulla costituzione di una Associazione consumatori etici riscuote un buon successo e in pochi mesi si raccolgono circa 200 adesioni, cio' permette di avviare concretamente il progetto. Viene scelta la struttura a rete, per assicurare il rispetto di ciascuna realta' partecipante, mentre il compito di mantenere i collegamenti tra i vari nodi viene affidato ad un coordinamento la cui organizzazione, dopo la rinuncia da parte della sezione di Varese, viene assunta dal gruppo di Vecchiano. A gennaio 1998 si fa il punto delle iniziative prese in carico dall'associazione. Dopo la conclusione della battaglia contro la Artsana/Chicco, si proseguono le campagne contro la Nike, la Nestle' e l'iniziativa "Bilanci di giustizia", mentre nuovi obiettivi cominciano a profilarsi: contro le guerre provocate dal mercato delle banane, operando contro le imprese Dole, Chiquita e Del Monte, contro le piu' famose aziende di produzione di giocattoli, per far loro accettare il codice di condotta firmato da Artsana, contro il comportamento disumano della Shell tenuto in Nigeria, per la riduzione della produzione di rifiuti, con il progetto "Verso una Banca Etica" finalizzato ad escludere dagli investimenti delle banche il settore delle armi. In questo stesso periodo, contribuisce ad accentuare l'attenzione sul tema l'intervento di Pasquale Pugliese, che sprona il Movimento ad attivarsi per combattere un nuovo nemico: la violenza economica, radicata profondamente nella struttura stessa della societa'. Di fronte al costante e progressivo impoverimento di fette sempre maggiori della popolazione mondiale, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, si evidenzia il legame tra poverta', guerra, fame e malattie, che genera le piaghe piu' atroci di cui soffre oggi l'umanita': sfruttamento di uomini, donne e bambini, commercio di organi, traffico di droga e di armi, migrazioni di massa, devastazioni ambientali, smantellamento delle protezioni sociali, disoccupazione di massa. Il capitalismo ne e' responsabile e il crollo dei regimi dell'Est ha fatto sparire l'unico tentativo moderno di organizzazione non capitalista in economia. Il compito del movimento deve essere quello di diffondere tra la gente l'idea che un'alternativa al neoliberismo esiste e spingere affinche' il centro dell'organizzazione sociale torni ad essere l'uomo e non il capitale. Cio' e' possibile solo elaborando tesi e progetti in materia di economia, di organizzazione generale della societa', di modelli di sviluppo e stili di vita fondati sulla nonviolenza. Sul piano politico inoltre e' indispensabile affrontare la questione del primato dell'economia sulla politica che depotenzia l'efficacia del voto come strumento di democrazia. Il Movimento Nonviolento deve agire per recuperare la partecipazione politica diretta dei cittadini, come affermava Capitini, in modo che possano esercitare un potere reale sulle decisioni che riguardano la loro vita. Le proposte concrete che avanza Pugliese sono infine: un convegno internazionale sull'economia che avvii un nuovo impegno culturale ed editoriale per il movimento con maggiori spazi sulla rivista e pubblicazioni, cui segua una campagna specifica, aperta alla collaborazione con altri gruppi (7). In ordine a questa richiesta, si organizza un seminario informativo interno intitolato "Economia e nonviolenza, dal pensiero al progetto", con l'intento primario di fornire ai membri del movimento una informazione adeguata sul tema dell'economia. Questo si svolge vicino a Desenzano del Garda, nel giugno 1998. Ne emerge l'idea condivisa da tutti che sia necessario individuare altri movimenti e gruppi con cui collaborare e avviare iniziative significative, cominciando dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo e dalla rivista "Equonomia", e l'utilita' dell'approfondimento teorico sul tema. Si stabilisce di organizzare degli appuntamenti annuali per verificare la crescita delle iniziative. L'anno successivo infatti si rinnova l'appuntamento, questa volta all'Impruneta, Firenze, animato dai significativi interventi di Nanni Salio, Franco Gesualdi e Giorgio Cingolani. Il primo evidenzia subito i tre livelli di azione che si aprono di fronte ai nonviolenti: a livello micro ognuno puo' contribuire modificando il suo stile di vita, optando per la semplicita' volontaria; a livello meso vanno valorizzate le iniziative di economia locale; a livello macro trovano posto le campagne. Giorgio Cingolani porta a riflettere sul fenomeno della finanziarizzazione dell'economia, nuovo settore di espressione della violenza economica, e sulla necessita' di migliorare l'efficacia delle campagne avviate con questo obiettivo (ad esempio: Sdebitarsi, Attac, Campagna per la riforma della Banca Mondiale). Francuccio Gesualdi, del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, ripercorre la storia del Centro e ammette che, di fronte al fenomeno della delocalizzazione produttiva, la strategia di lotta contro le singole imprese non e' piu' sufficiente e che per questo la nuova sfida, gia' avviata, si combatte a livello istituzionale, per l'approvazione di una legge che obblighi le imprese alla trasparenza e all'informazione sul processo di produzione delle merci. In questa sede egli parla della necessita' di riunire le forze di tutte le associazioni operanti nel settore dell'economia, che oggi sono disgregate, affinche' si possa attuare una vera azione di contrasto verso l'attuale sistema economico. Propone allora di seguire l'esempio dei piccoli lillipuziani, che nel celebre romanzo di Swift riescono ad immobilizzare il gigante Gulliver ciascuno legandogli un capello. Allo stesso modo il gigante dell'economia globalizzata puo' essere forse disarmato dall'azione collettiva e coordinata di individui e movimenti di base che agiscano dal basso promuovendo il passaggio ad un modello di economia alternativo (8). In questa metafora per la prima volta si materializza l'idea della costituzione di una rete che dara' l'avvio al progetto Lilliput. La riflessione su economia e nonviolenza avviata dal Movimento Nonviolento ormai da diversi anni trova in questo progetto il suo compimento. Ancora una volta, pur non essendo protagonista diretto dell'iniziativa, ha contribuito in modo determinante all'incontro di volonta' separate ma tendenti allo stesso scopo, preparando quindi le basi per la collaborazione nella Rete. L'iniziativa viene presentata ufficialmente da "Azione nonviolenta": "L'idea, elaborata dagli attivisti americani Jeremy Brecher e Tim Costello nel loro libro Contro il capitale globale. Strategie di Resistenza, e' stata rilanciata in Italia - su sollecitazione dell'infaticabile Alex Zanotelli - da Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e fatta propria da un numero via via crescente di realta' nazionali e locali, fino alla costituzione di Reti di Lilliput in molte citta', provincie e regioni" (9). Naturalmente il Movimento e' tra i primi ad aderire. E' importante sottolineare che nel Manifesto della Rete di Lilliput viene esplicitamente dichiarato il carattere nonviolento delle sue strategie di intervento, che comprendono l'informazione e la denuncia, il consumo critico e il boicottaggio, la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita piu' sobri. La partecipazione ai grandi meetings mondiali sui temi della globalizzazione, ha inserito questa iniziativa all'interno del cosiddetto "movimento dei movimenti", emerso a cavallo del nuovo secolo a Seattle, a Porto Alegre e Genova. Queste mobilitazioni internazionali hanno portato il conflitto ecologico e sociale tra paesi ricchi e paesi poveri nelle piazze di tutto il mondo. Molti tra gli attori di questo conflitto hanno scelto esplicitamente, in Italia e nel mondo, la strada della nonviolenza, altri ne sono vicini, altri ancora la rifiutano esplicitamente. In ogni caso mai come ora la nonviolenza e' centrale per la costruzione di un altro mondo possibile. Il Movimento Nonviolento entra politicamente in questo processo globale sia direttamente che attraverso la Rete Lilliput con l'obiettivo di rendere la nonviolenza efficace strumento del nuovo movimento di lotta. La violenza prodotta nello scontro tra manifestanti e polizia in tali appuntamenti ha costretto presto a ripensare la strategia di azione della Rete, e ad individuare una strada per sottrarsi alla trappola delle manifestazioni realizzate nei luoghi dei vertici, concentrate, onnicomprensive e poco controllabili. Si sceglie allora di effettuare nuove azioni nonviolente su territori e obiettivi specifici. E' ancora il Movimento Nonviolento a offrire la soluzione, proponendo la formula del Gruppo di Azione Diretta Nonviolenta (in sigla: Gan), di cui aveva fatto per primo esperienza in Italia negli anni Sessanta (10). Come dimostra l'esperienza pluridecennale del Movimento il Gan e' lo strumento piu' idoneo di intervento nella situazione contemporanea, potendo essere attuato da piccoli gruppi ben preparati. L'obiettivo diventa costituire un Gan in ogni nodo locale della rete, per affrontare diverse situazioni di violenza attraverso azioni simboliche. A partire da questa nuova prospettiva nasce l'esigenza di approfondire la teoria e la pratica della nonviolenza, a cui viene risposto nel 2002 con líistituzione del Gruppo di lavoro tematico "Nonviolenza e conflitti", che lega due fronti specifici: la preparazione al metodo nonviolento per agire nella realta' quotidiana, e l'opposizione integrale alla guerra attraverso una campagna a tema, la Campagna di obiezione del cittadino denominata "Scelgo la nonviolenza". La collaborazione del Movimento Nonviolento con la Rete di Lilliput prosegue oggi attraverso alcuni membri del Comitato di coordinamento che lavorano anche all'interno della Rete. * Laicita', religione e nonviolenza L'ultimo tema oggetto di un convegno specifico del Movimento Nonviolento riguarda l'aspetto religioso della nonviolenza. Nel 2002 si svolge a Perugia il convegno di studio dedicato a "Laicita', religione e nonviolenza", organizzato dal Centro Studi Aldo Capitini, dal Mir e dal Movimento Nonviolento. Le valutazioni espresse vengono raccolte nel libro Convertirsi alla nonviolenza, curato da Matteo Soccio. Lo scopo e' approfondire il rapporto tra questi tre elementi per individuare su quale terreno e' possibile una conciliazione. Gia' Capitini nella sua teoria della nonviolenza aveva legato laicita' e religione, attraverso una ispirazione spirituale personale che non puo' essere ricondotta alla religione tradizionale, ma che non puo' parimenti essere ritenuta laica. Oggi una possibilita' di superamento della contrapposizione tra religiosi e laici e' quella determinata dalla nonviolenza. La nonviolenza unisce laici, religiosi e fedeli di tutte le chiese al di la' delle differenze. Afferma Matteo Soccio: "La spaccatura tra laicita' e religiosita', che esiste nel pensiero occidentale dopo Kant, puo' essere sanata dalla nonviolenza, con la quale si puo' fondare una nuova religiosita' e una nuova laicita'. Con la nonviolenza laici e religiosi assumono un impegno costruttivo con cui si aprono alle esigenze della 'realta' di tutti'" (11). Gli uni e gli altri vengono invitati alla conversione portata dal rifiuto della violenza, che e' l'inizio della trasformazione dell'umanita'. Questa si presenta come l'unica via per la salvezza collettiva. Emerge allora il sospetto che la nonviolenza possa configurarsi come una "religione mascherata". E' cio' che si domanda Gloria Gazzeri, che peraltro ritiene che la nonviolenza si fondi necessariamente sulla fede in Dio. In effetti le radici della nonviolenza si collegano ad esperienze religiose, ma oggi la scelta della nonviolenza da parte di molti non credenti dimostra come essa sia ormai stata riconosciuta come principio universale. Rocco Pompeo al contrario ritiene che la questione centrale sia non tanto la religiosita' della nonviolenza originaria, quanto la sua istituzionalizzazione in una chiesa, essa deve essere esclusa, dato il carattere universale della nonviolenza, tendente a includere tutti. Interviene anche Matteo Soccio, che oltre al contributo sulla laicita' di Gandhi, affronta come Mario Martini il problema della secolarizzazione del mondo provocata dal trionfo della tecnologia e del mercato globale. L'ipotesi conseguente della sparizione delle religioni si presenta pericolosamente: la svalutazione dei valori insiti nelle religioni renderebbe la morale, la filosofia e la scienza inefficaci come regole di condotta (12). Ancora una volta e' la nonviolenza a offrire una via d'uscita, recuperando la necessita' della ricerca della verita' di fronte alla sparizione dei dogmi religiosi: "La nonviolenza, per chi l'ha scelta, ha la forza persuasiva di una religione o di una dimostrazione matematica, ma non e' una religione e non e' una scienza esatta. E' una possibilita' che l'umanita' e' venuta scoprendo da quando ha cominciato a provare disgusto di fronte alle manifestazioni di violenza e ha sentito il peso di questo orrore" (13). Allora laici e religiosi persuasi della nonviolenza si trovano ad avere in comune questo mezzo formidabile per liberare la storia dagli errori passati e per fondare un nuovo mondo. * Note 2. N. Salio, Mediazione Internazionale, dal micro al macro, "Azione Nonviolenta", anno XXXVI, aprile 1996, p. 10. 3. N. Salio, Mediazione Internazionale, dal micro al macro, cit. 4. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo e' un piccolo centro di documentazione sorto nel 1985 a Vecchiano, nei pressi di Pisa, e coordinato da Francesco Gesualdi. Affronta i temi del disagio economico, psichico e ambientale sia a livello locale che internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo, per capire quali sono le responsabilita' della nostra societa' e per scoprire quali iniziative si possono intraprendere contro l'impoverimento mondiale. A questo scopo ha pubblicato numerosi libri, tra cui ricordiamo: Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti, Emi, 1997; Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, 1998; Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli, 1999; Guida al consumo critico, Emi, 2003. 5. L. Chiarei, F. Gesualdi, Un'associazione nazionale dei consumatori etici? La proposta e' lanciata, se ci sei batti un colpo, "Azione Nonviolenta", anno XXXIV, luglio-agosto 1997, pp. 12-13. 6. L. Chiarei, F. Gesualdi, Un'associazione nazionale dei consumatori etici?, cit. 7. P. Pugliese, Movimento Nonviolento e economia, una proposta di impegno, documento presentato alla riunione del Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento del 20-21 settembre 1997. 8. F. Gesualdi, La strategia lillipuziana e i capelli di Gulliver, "Azione Nonvilenta", anno XXXVI, settembre 1999, pp. 22-23. 9. P. Pugliese, Ed infine i lillipuziani annodarono i loro fili..., "Azione Nonviolenta", anno XXXVII, luglio-agosto 2000, p. 12. 10. Il Gruppo di Azione Diretta Nonviolenta opera sotto il coordinamento di Pietro Pinna tra il 1963 e il 1966, mettendo in pratica dimostrazioni nonviolente in sostegno alla campagna per l'obiezione di coscienza. La loro strategia si fonda inizialmente sul rispetto della forma: informazione delle proprie intenzioni e dialogo con le forze dell'ordine, ridimensionamento degli obiettivi in caso di mancata autorizzazione, attenzione a non uscire mai dalla legalita'. Essa pero' prevede l'innalzamento del livello di tensione con i poliziotti, diminuendo la collaborazione fino alla resistenza passiva e alla manifestazione ad oltranza o a staffetta fino all'ottenimento del permesso di manifestare. La polizia si dimostra quasi sempre ostile a questi attivisti perche' impreparata a gestire un rifiuto di ubbidire non violento. 11. M. Soccio (a cura di), Convertirsi alla nonviolenza?, Gabrielli Editore, Verona 2003, pp. 19-20. 12. M. Soccio (a cura di), Convertirsi alla nonviolenza?, cit., p. 24. 13. M. Soccio (a cura di), Convertirsi alla nonviolenza?, cit., p. 25. (Parte seconda - segue) 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 245 del 17 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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