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Minime. 240
- Subject: Minime. 240
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 12 Oct 2007 00:35:34 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 240 del 12 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Elena Buccoliero intervista Daniele Lugli 2. Settimo salone dell'editoria di pace di Venezia 3. Il 29 ottobre a Marino 4. A Brescia dal 4 al 6 gennaio 5. Olivia Guaraldo presenta i "Diari" di Hannah Arendt 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ELENA BUCCOLIERO INTERVISTA DANIELE LUGLI [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per averci messo a disposizione questa intervista di Elena Buccoliero a Daniele Lugli apparsa su "Azione nonviolenta" n. 10, ottobre 2007, col titolo "Amiche e amici della nonviolenza si riuniscono a Verona per dare idee e gambe ad un progetto comune", in preparazione del XXII congresso del Movimento Nonviolento. Elena Buccoliero, nata a Ferrara nel 1970, collabora ad "Azione nonviolenta" e fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; lavora per Promeco, un ufficio del Comune e dell'Azienda sanitaria locale di Ferrara dove si occupa di adolescenti con particolare attenzione al bullismo e al consumo di sostanze psicotrope, e con iniziative rivolte sia ai ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad altri amici, anima la Scuola della nonviolenza. E' autrice di diverse pubblicazioni, tra cui il recente (con Marco Maggi), Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano 2005. Un piu' ampio profilo biobibliografico di Elena Buccoliero e' nel n. 836 de "La nonviolenza e' in cammino". Daniele Lugli e' il segretario nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza, unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande] A pochi giorni dal Congresso di Verona (che si svolgera' dal primo al 4 novembre), mettendo da parte per un attimo le preoccupazioni organizzative e contingenti, abbiamo chiesto a Daniele Lugli, segretario nazionale del nostro Movimento, di presentarci contenuti e aspettative di questo nuovo appuntamento. * - Elena Buccoliero: Daniele, come immagini questo congresso? - Daniele Lugli: Un congresso che sia veramente tale, e cioe' sia, come suggerisce l'etimologia, congredi/gradi, l'incontro anche stretto, la discussione impegnata, ma il camminare e l'avanzare assieme, il salire un gradino verso il varco della nonviolenza. Il titolo inusitatamente lungo mi suggerisce di scomporlo. Comincio dalla nonviolenza, una freccia di direzione da dare alla propria vita e da portare nella vita pubblica, in particolare. Mi sembra importante una collettiva riflessione sull'attualita' della nostra Carta costitutiva. In essa sono evidenziati obiettivi e metodo verso una societa' nonviolenta. Non vi e' dubbio dunque che per noi la nonviolenza e' politica. Cosi' formulato e' stato il tema dell'ultimo congresso e di una riflessione che a questo congresso ci porta. Avviene nel momento in cui una crisi della politica e' generalmente riconosciuta, se ne indica la fine e persone che vi hanno profuso impegno le danno l'addio. E' una crisi non solo italiana. La difficolta' che la democrazia e i suoi istituti incontrano e' generalizzata nel nostro continente e fuori. Una ventata autoritaria sembra percorrere anche le democrazie di piu' lunga tradizione. Lo strumento principale previsto dalla Costituzione per il concorso dei cittadini a determinare con metodo democratico la politica nazionale, e cioe' il partito, e' da tempo in una crisi senza sbocchi visibili. Ne' sembra che le proposte in campo siano in grado di rivitalizzarlo. * - Elena Buccoliero: C'e' una specificita' italiana di questa crisi cosi' largamente diffusa? - Daniele Lugli: E' una societa' che appare in fuga dalla politica, nella gran parte delle regioni del nord, come se questa fosse un puro ostacolo al combinare affari, e nelle ragioni del sud in gran parte in mano alla criminalita' organizzata. Resta un "ridotto", piu' o meno ubicato nel centro, dell'esperienza repubblicana. * - Elena Buccoliero: La nonviolenza, allora...? - Daniele Lugli: E' proprio qui che si rende particolarmente necessaria l'aggiunta del pensiero e della pratica nonviolenta, sintetizzabile in una partecipazione consapevole alla vita pubblica con strumenti nuovi di democrazia partecipativa e l'adozione di un metodo rigorosamente nonviolento nell'azione individuale e collettiva. Che entrambe le esigenze siano diffusamente avvertite e' un dato di esperienza. Mancano pero' continuita' e coerenza. I partiti che hanno mostrato piu' attenzione a questi temi, anche da ultimo Verdi e Rifondazione intervenuti anche al nostro congresso di Gubbio, non sembrano pero' averne fatto un uso conseguente nella pratica politica, a partire dalla formazione delle liste elettorali e fino ad oggi. * - Elena Buccoliero: Parlare di disarmo sembra un'ovvieta', per un movimento che si chiama nonviolento. Nel frattempo pero' sembra riprendere un clima di Guerra Fredda... - Daniele Lugli: La sottolineatura viene proprio da questa ripresa del clima che ha caratterizzato il secondo dopoguerra. Sciolto il Patto di Varsavia, il mantenimento e l'estensione della Nato non poteva che produrre questo risultato. A chi va in giro con un grosso martello, e' stato detto, la maggior parte delle cose che incontra appaiono come chiodi. C'e' anche un altro elemento che ha a che fare con il diffuso, e fondato, senso di insicurezza, per cui occorre spiegare come togliere uno strumento di offesa non sia anche contemporaneamente togliere uno strumento di difesa. Le armi sono tante. Arma in latino e' sempre plurale, e noi sappiamo come, pur essendo rilevante l'A-B-C (atomiche, batteriologiche e chimiche), non sia sottovalutabile l'impatto delle cosiddette armi leggere. E' un argomento che spazia dalla ripresa del fuoco atomico al commercio e diffusione di ogni tipo di arma. E del resto il campo distruttivo e' quello che costantemente e in modo crescente impegna scienza e tecnologia. C'e' il grande tema culturale, sociale ed economico della riconversione dell'industria bellica in costante espansione. Bisogna far comprendere come tutte le armi siano per cosi' dire sempre a doppio taglio, rivolte verso chi e' colpito e verso chi le usa, e come sia indispensabile trovare altro per difendersi da minacce vere e presunte che provengono dall'esterno e dall'interno delle nostre societa'. Affermare una diversa possibilita' di convivenza. * - Elena Buccoliero: Il titolo del congresso sottolinea il ripudio della guerra, cosi' come e' scritto nell'articolo 11 della Costituzione. - Daniele Lugli: E' un tema al quale abbiamo dedicato un apposito seminario. Si puo' certo dire che la guerra e' una continuazione della politica e ne manifesta la medesima inettitudine a risolvere i problemi che pretende di affrontare. La sua conclamata inefficacia e' quasi un luogo comune eppure sembra inevitabile, nella ripetuta pantomima tra i combattenti su chi l'abbia provocata. Anche continuando a ignorare i piu' sanguinosi conflitti africani, e' questo certamente il caso dell'Iraq e dell'Afghanistan. E' stato detto giustamente che di fronte ai flagelli che affliggono l'umanita' ñ miseria, fame, stermini di massa, malattia... - le guerre possono apparire eventi minori, ma sono assieme gli eventi che maggiormente veicolano quei flagelli e aprono al peggio. Ecco perche' l'attenzione non deve calare. Questo abbiamo voluto sottolineare fin dalla Marcia per la nonviolenza, contro la guerra e gli eserciti, che abbiamo promosso da Perugia ad Assisi nel 2000. In questo senso qualche perplessita' desta l'abbandono della intitolazione alla pace della Marcia Perugia-Assisi, che si vorrebbe in continuita' con l'iniziativa nonviolenta e capitiniana del 1961. * - Elena Buccoliero: Ora e' una marcia "per i diritti umani"... - Daniele Lugli: Non che questo tema non meriti la massima attenzione. Richiede pero' approfondimento e riflessione nelle societa' che ritengono di averli in buona misura gia' realizzati. Il modo migliore di diffonderli consiste nel farli vivere e approfondire, nel riconoscere la loro presenza anche in culture differenti, sapere che mai la loro diffusione potra' avvenire sulla punta delle baionette, come si sarebbe detto un tempo. Senza questa attenzione - dalla quale si e' ben lontani, basti pensare al trattamento generalmente riservato agli immigrati nei paesi piu' ricchi e fortunati che li ricevono ñ la questione dei diritti umani diviene addirittura pretesto di guerra. Un filosofo del diritto ha proposto di non usare piu' la parola "guerra", ma "carneficina di massa", piu' difficilmente conciliabile con aggettivi quali santa, umanitaria, giusta... Un grande contributo puo' dare l'Unione Europea, oggi in grande difficolta', con politiche decise contro la guerra. Del suo possibile ruolo di potenza di pace abbiamo parlato a Gubbio dopo la camminata da Assisi. * - Elena Buccoliero: Che ne e' degli eserciti? - Daniele Lugli: La loro evidente trasformazione in eserciti di mestiere sostenuti da compagnie private mercenarie rende necessaria una maggior conoscenza. La sospensione della leva obbligatoria non e' stata accompagnata da una riflessione adeguata. L'impegno crescente in missioni di pace variamente giustificate comporta un aumento delle spese nel bilancio della Difesa. E' una tendenza criticata da una componente molto limitata dello schieramento politico e dell'opinione pubblica. Complessivamente l'istituzione esercito e' la piu' apprezzata, non solo in Italia ma in tutta Europa, rispetto a tutte le altre istituzioni, mentre gli ultimi posti in classifica sono occupati da partiti, sindacati, Parlamento. E' questa una realta' con la quale occorre fare i conti. Cosi' non si puo' ignorare che dopo l'esercito vengono nella considerazione generale le Forze dell'ordine, a riprova della sensazione generalizzata di insicurezza a cui accennavo prima. L'impopolarita' degli strumenti tradizionali di democrazia completa il quadro. La questione dell'esercito e del suo ruolo, del suo impatto sulla politica in generale, richiede di essere affrontata in una interlocuzione anche con quanti, dall'interno delle Forze Armate, si pongono in modo critico il problema dell'attuale loro ruolo. Le sporadiche occasioni in cui cio' e' avvenuto hanno mostrato la fecondita' di tale rapporto. Vi e' un disagio nell'esercizio del mestiere delle armi che il miglior addestramento non riesce a superare. La comprovata incapacita' della guerra a risolvere i problemi che vorrebbe affrontare ha certamente il suo peso e, per quanto sofisticati si facciano i sistemi d'arma impiegati, l'esperienza di guerra e' profondamente traumatica non solo per le popolazioni civili colpite, ma per i guerrieri addestrati. Un segno puo' essere il fatto che l'anno scorso si e' toccato il picco, negli ultimi ventisei anni, di suicidi tra i soldati statunitensi, e un terzo di quanti si sono tolti la vita l'hanno fatto mentre erano in servizio in Iraq o in Afghanistan. Maggior conoscenza e vicinanza possono agevolare una presa di coscienza all'interno dell'esercito con conseguenze importanti, tanto piu' se si considera la partecipazione ad alleanze militari e la prospettiva di un esercito europeo. * - Elena Buccoliero: Come si articola il dibattito su questi temi all'interno del congresso? - Daniele Lugli: Una discussione generale puo' essere avviata gia' con le suggestioni che il lungo titolo propone, ma come sempre il lavoro fondamentale si svolgera' in commissioni di approfondimento delle nostre proposte, certamente non esaustive e per fortuna non solo nostre. I Corpi civili di pace costituiscono un terreno di forte impegno per strutturare esperienze differenti che mirano a questa prospettiva. E' una prospettiva in cui vi sono molti elementi di integrazione a livello europeo ma che richiede un grande impegno anche a livello nazionale. Sottolineiamo la necessita' di una preparazione adeguata, di chiari obiettivi e strumenti, e l'utilita' di conoscere in modo approfondito logiche e modalita' dell'intervento militare, laddove si operi in condizioni di compresenza. * - Elena Buccoliero: A livello nazionale e internazionale il Servizio civile volontario procede in una logica affine ai Corpi civili di pace, almeno stando ai documenti istitutivi. - Daniele Lugli: Questo e' vero forse nelle esperienze migliori, come erede del servizio civile iniziato dagli obiettori. Non va sottovalutato il rischio di una deriva del servizio analoga a quella che ha caratterizzato, nel tempo e per gran parte, proprio il cosiddetto servizio civile degli obiettori. E' un servizio civile tagliato su misura delle grandi associazioni e in secondo luogo degli enti pubblici, non e' un caso che movimenti come il nostro abbiano gravi difficolta' nell'utilizzarlo. Ma al di la' di questo si avverte, sotto le solenni proclamazioni della normativa, un'incertezza del ruolo sia rispetto alla difesa popolare nonviolenta, che lo vedrebbe come luogo privilegiato di esperienza, sia rispetto alla proposta che costituisce per i giovani. E' uno strumento che serve davvero ai giovani e al welfare? Se e' cosi', perche' non generalizzarlo almeno per tutti i volontari? - anche senza arrivare all'obbligatorieta' prevista in Abolire la miseria, lo studio che Ernesto Rossi pubblico' nell'immediato dopoguerra. * - Elena Buccoliero: Il Servizio civile volontario diventa di fatto anche uno strumento di educazione alla nonviolenza, visto che su questo punta buona parte della formazione per i giovani. Un altro tema che verra' affrontato in commissione. - Daniele Lugli: Certamente, anche se i semi di nonviolenza vanno piantati anche in anni precedenti alla maggiore eta' dei ragazzi, e di un'opera educativa c'e' bisogno giacche' nonviolenza e' acquisizione di un'apertura, di un metodo, non mera conoscenza di tecniche. La difficolta' di un'azione incisiva, nella quale l'impegno non e' solamente nostro, e' attestata dalla scarsa attuazione del Decennio per l'educazione alla pace e alla nonviolenza. In essa e' stato profuso molto impegno e altro ne occorre. Educare alla nonviolenza vuol dire anche indirizzare verso una societa' in cui l'economia riconosca i vincoli ecologici e sappia produrre e diversamente usare l'energia. * - Elena Buccoliero: Di questo si trattera' nella commissione su economia, ecologia ed energia. - Daniele Lugli: Riportiamo l'attenzione su tre "e" fondamentali senza le quali le "e" piu' ripetute (economicita', efficienza, efficacia) non hanno alcun fondamento. Servono al piu' a ottimizzare i disastri sociali. Naturalmente ciascuno dei tre termini evocati presenta aspetti complessi, ed anche piu' complesso e' il loro rapporto. Si e' diffusa la consapevolezza dell'insopportabilita' ecologica dei consumi energetici e del modello di sviluppo fondato sull'economia capitalistica. Pesa pero' in modo schiacciante il fallimento di modelli che richiamandosi al socialismo si sono pretesi alternativi, e si sono mostrati solamente una via particolarmente sanguinosa al capitalismo. C'e' il problema complesso di una trasformazione e della capacita' di vederne necessita' e desiderabilita'. * - Elena Buccoliero: Quali risposte possono venire dai movimenti di fronte alla crisi della politica? - Daniele Lugli: Ci sono esperienze e frequenti tentativi su temi sopra evocati, dal trattamento delle scorie radioattive, ai rifiuti, alla disponibilita' dell'acqua, alla realizzazione di infrastrutture, come su temi piu' direttamente connessi al militare: allargamento di basi, presenza di bombe atomiche. Indicano una sensibilita' presente, di stimolo alle forze politiche tradizionali e di pratica diretta. A parte il necessario rifiuto di ogni forma di violenza, che dovrebbe essere ovvio dopo ripetute esperienze per qualsiasi essere ragionevole, occorre un'estrema attenzione nell'impiego dei mezzi di coinvolgimento della popolazione e nella formulazione e praticabilita' delle proposte alternative. Forme di disobbedienza incivile possono attrarre l'attenzione dei mass media, non avvicinare la soluzione dei problemi. E' alla luce dell'accresciuta o meno consapevolezza delle persone coinvolte, e della qualita' del programma costruttivo che ne e' scaturito, che cercheremo di analizzare le diverse esperienze. * - Elena Buccoliero: Su questo un laboratorio specifico e' quello che riguarda il contrasto della mafia. - Daniele Lugli: Si tratta di un fenomeno particolarmente radicato nel nostro Paese, a partire dal Regno delle Due Sicilie, con diverse denominazioni, connotazioni e specializzazioni, e assieme diffuso in tutto il Paese e nel mondo come componente importante della criminalita' internazionale. Per l'intensita' che nella nostra societa' presenta e per la sua diffusione globale e' dunque un tema decisivo, nel quale sperimentare la capacita' della nonviolenza. Si e' visto come la resistenza al pizzo, all'usura, l'uso dei beni confiscati alle mafie siano elementi fondamentali. Aggiungerei il valore della legalita', talora sottovalutato anche in ambienti attenti ai temi della nonviolenza. La tolleranza verso l'inosservanza delle norme e' una caratteristica diffusa nel nostro Paese, si tratti di limiti alla velocita' o all'edificazione, di obblighi fiscali o di norme sul lavoro. Sappiamo che alla legge si puo' disobbedire: a malincuore, apertamente, e per ottenere una legge migliore. Altra disobbedienza non ci e' concessa. 2. INCONTRI. SETTIMO SALONE DELL'EDITORIA DI PACE DI VENEZIA [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] La Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace invita al settimo Salone dell'editoria di pace di Venezia il 13-14-15 ottobre 2007, dalle ore 10 alle ore 19, presso il Chiostro della Santissima Trinita' - Archivio di Stato (davanti alla Chiesa dei Frari). * Tra gli eventi del Salone segnaliamo: Sabato 13 - ore 10, Teatro dei Frari, "Argentina trenta anni dopo: tre generazioni di donne militanti della memoria". Incontro con Vera Jarach (madre di Plaza de Mayo), Norma Berti (sopravvissuta al carcere), Julieta Mira (movimento Hijos, Argentina). - ore 15, Scoletta dei Calegheri, "Odio e riconciliazione nella prospettiva del buddismo impegnato. L'esperienza di Auschwitz". Con Andrzeji Krajewski, direttore della Polish Peacemaker Community e Roberto Mander, La rete di Indra. - Alle ore 21 la straordinaria esibizione del quartetto "Scores! Alborada String Quartet & Paolo Fresu". L'Alborada String Quartet e' composto da: Anton Berovski, Sonia Peana, Nicola Ciricugno e Piero Salvatori. In collaborazione con Caligola. * Domenica 14 - ore 17, Frari, "C'e' paura in citta'?". Dibattito con Marinella Sclavi e Vittorio Gregotti. - ore 21, "Canti contro la guerra. Da Brecht a Vian a De Andre'". Con Raffaella Benetti e Roberto Nardin. Al pianoforte Giannantonio Mutto. * Lunedi' 15 - ore 17, Scoletta San Rocco, "Guerra ai civili". Il sostituto procuratore militare di Padova Sergio Dini e il prof. Giovanni Contini discutono il libro di Elena Carano "Oltre la soglia. Uccisioni di civili nel Veneto 1943-1945". Coordina Marco Borghi alla presenza dell'autrice. * Il programma completo del settimo Salone dell'editoria di pace e' pubblicato nel sito web www.farepace.org Per avere maggiori informazioni o per richiedere il programma completo, si puo' telefonare ai numeri 041935666 o 3381805195 o scrivere a editoriadipace at stevanato.org o consultare il sito www.farepace.org 3. INCONTRI. IL 29 OTTOBRE A MARINO [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Lunedi' 29 ottobre 2007 presso il ristorante vegetariano "la Mucca Pazza" di Marino (via Giardino Vecchio 3, Marino - Roma -, tel. 069367484) dalle ore 18,30 in poi si terra' un incontro conviviale a sostegno del settimanale anarchico "Umanita' Nova". * Il settimanale anarchico "Umanita' Nova", fondato nel 1920 tra gli altri da Errico Malatesta, e' in forte crisi economica, quando si e' pensato per la prima volta di realizzare un'iniziativa di finanziamento il disavanzo della testata era di 14.000 euro circa, ora sono oltre 15.000 e il 29 chissa' quanti. "Da piu' di ottant'anni, il settimanale anarchico Umanita' Nova rappresenta il tentativo di fornire un'informazione puntuale sulle analisi, l'impegno e le lotte degli anarchici in Italia e nel mondo dando ampio spazio a tutte le lotte di liberta' dei movimenti sociali a livello locale e globale. Il nostro settimanale si e' sempre basato sull'autofinanziamento, sul sostegno libero e volontario di chi ha animato le sue pagine, e sulla solidarieta' di quanti vi hanno trovato un mezzo coerente con gli obiettivi e le pratiche di emancipazione e di trasformazione rivoluzionaria della societa'. Oggi Umanita' Nova si trova in una difficilissima situazione economica e c'e' bisogno di uno sforzo da parte dei lettori, degli abbonati, dei simpatizzanti, dei militanti e di tutti coloro i quali non vogliono rinunciare a un'informazione dal basso, libera e non imbavagliata per far si' che le pagine di Umanita' Nova continuino a raccontare la societa' di oggi e l'impegno di quanti ogni giorno si battono per trasformarla". * Alle ore 18,30 proiezione del film "Non son l'un per cento. Anarchici a Carrara", regia di Antonio Morabito, ingresso libero. Alle ore 20 breve presentazione della rivista, sara' possibile conoscerla, acquistarla e sottoscrivere abbonamenti. Alle ore 20,30 inizio cena. Prezzo politico di finanziamento: 10 euro (gradita prenotazione, fateci sapere se venite, in quanti venite ecc.). 4. INCONTRI. A BRESCIA DAL 4 AL 6 GENNAIO [Da Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo. Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta' e per la nonviolenza, cura una rubrica di storia e una di libri su "Azione nonviolenta". Opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha coordinato la realizzazione del volume di AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione Anppia e Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999] "Disonora il denaro". Seminario 2008 del Movimento Nonviolento per giovani. Il seminario e' rivolto ai ragazzi dai quindici ai vent'anni. Si terra' dal pomeriggio di venerdi' 4 al pomeriggio di domenica 6 gennaio 2008. L'obiettivo del seminario e' di proporre ai giovani un rapporto equilibrato con il denaro, senza trasformarlo nel proprio dio come ci invita a fare la societa' in cui viviamo, ma dandogli un valore relativo, inferiore ad altri valori quali l'amicizia, la condivisione e l'amore. Formatore sara' Beppe Marasso. Il seminario si svolgera' presso il Centro per la nonviolenza, via Milano 65, Brescia, tel. 030317474 (il Centro per la nonviolenza e' situato a circa un chilometro dalla stazione di Brescia). Posti disponibili: 16. Organizzazione del Movimento Nonviolento. Quota di partecipazione: 27 euro a persona, comprensiva di vitto, alloggio e copertura assicurativa. Eventuali resti di cassa saranno devoluti al Movimento Nonviolento. Notizie organizzative: Il seminario e' autogestito e quindi tutti dovranno portare il loro contributo lavorativo per le esigenze fondamentali: cucina e pulizia. Il seminario sara' organizzato con la seguente impostazione: venerdi' pomeriggio: arrivi, cena e incontro di presentazione; sabato mattino: lavori manuali per aiutare la manutenzione del luogo; sabato pomeriggio: presentazione del tema, riflessione, interventi, dibattito e decisioni; sabato sera: festa; domenica mattina: visita del centro cittadino; pranzo comunitario con i genitori dei ragazzi partecipanti. L'alimentazione sara' vegetariana. Il campo e' riservato ai ragazzi, ma si invitano i loro genitori a partecipare comunitariamente al pranzo della domenica. I genitori dei partecipanti minorenni dovranno firmare e consegnare a uno dei coordinatori la seguente dichiarazione firmata in originale: "Il sottoscritto..., padre/madre di..., dichiara di essere d'accordo che suo/a figlio/a ... partecipi al seminario 'Disonora il denaro' organizzato dal Movimento Nonviolento che si terra' a Brescia dal 4 al 6 gennaio 2008 e con la presente dichiara di assumersi in toto la responsabilita' degli atti che suo/a figlio/a potra' fare, dei danni che potra' arrecare a persone e cose e degli infortuni che potra' eventualmente subire, ritenendo il Movimento Nonviolento e i coordinatori del campo esenti da qualsiasi responsabilit‡ al riguardo. In fede. Data e firma". Coordinatori: Cinzia Regini (tel. 3474493043) e Sergio Albesano (tel. 3494031378; e-mail: sergioalbesano at tiscali.it). Iscrizioni: da effettuarsi entro il 20 dicembre 2007, rivolgendosi ai coordinatori. Ospitante: Adriano Moratto. 5. RIFLESSIONE. OLIVIA GUARALDO PRESENTA I "DIARI" DI HANNAH ARENDT [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 ottobre 2007, col titolo "Hannah Arendt. Appunti allo stato nascente sulla tirannia degli assoluti" e il sommario "Dai 'Diari' della pensatrice tedesca, in uscita nei prossimi giorni per Neri Pozza, anticipiamo una pagina dedicata alla potenza universale dell'amore. Pubblicato in tedesco con il titolo di 'Denktagebuch', il libro non rivela nulla di sensazionalmente nuovo sull'opera di Hannah Arendt, ma consente di varcare la soglia di una affascinante officina teorica, in cui pare di sentire il respiro e la fatica del lavoro intellettuale". Olivia Guaraldo e' docente di filosofia politica all'Universita' di Verona. Opere di Olivia Guaraldo: Corpi che non contano. Femminismo radicale e identita', in "aut aut", n. 298, luglio-agosto 2000; Storylines. Politics, History and Narrative from an Arendtian Perspective, SoPhi, Jyvaskyla (Finlandia) 2001; Politica e racconto. Trame arendtiane della modernita', Meltemi, Roma 2003; Per una nuova poetica della politica. Nota a margine dell'Archivio Arendt, in "Filosofia politica", vol. XVII, n. 2, 2003;"Hannah Arendt" in Raffaella Gherardi (a cura di), La politica e gli stati, Carocci, Roma 2004; Il pensatore scabroso. Note a margine dell'opera di Slavoj Zizek, in "Filosofia politica", vol. XVIII, n. 1, 2004; (a cura di, con Leonida Tedoldi), Lo stato dello Stato. Riflessioni sul potere politico nell'era globale, Ombre corte, Verona 2005. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo líanno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dellíedizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentissimi Diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Cosi' gelosa del proprio privato, Hannah Arendt non avrebbe con ogni probabilita' apprezzato la pubblicazione delle sue ruminazioni filosofico-politiche, il loro svelamento allo sguardo indagatore - e un po' voyeuristico - del pubblico. Arendt fu sempre, infatti, strenua sostenitrice della necessita' di separare politicamente la sfera pubblica da quella privata, non per tutelare quest'ultima, ma per preservare la pluralita' dello spazio pubblico, evitando che venisse ridotto a una "biologia" dei sentimenti e a una economia dei bisogni. Del resto, Arendt - come ogni altro intellettuale novecentesco che non sia vissuto oltre gli anni '70 - difficilmente avrebbe potuto prevedere (e approvare) gli sviluppi di un mercato editoriale tanto spettacolarizzato quanto incoraggiato dal rumoroso caravanserraglio di feste, festival, fiere. Parte di questa spettacolarizzazione, e' noto, si nutre instancabilmente dell'inedito (sia esso il diario, il taccuino, il carteggio, il corso registrato o gli appunti lasciati incompleti) che e' oggi la merce editorialmente piu' appetibile. Sebbene i Diari - versione italiana del Denktagebuch, il nome tedesco che le curatrici Ursula Ludz e Ingeborg Nordmann hanno dato ai ventotto quaderni di appunti della pensatrice tedesca, appena tradotti a cura di Chantal Marazia per i tipi di Neri Pozza (pp. 688, euro 55) - non abbiano nulla a che fare con documenti di carattere privato nel senso pieno del termine, e nemmeno stuzzichino appetiti pettegoli di sorta, rimane forte la sensazione, scorrendo qua e la' le pagine, di invadere uno spazio privato, un pensiero che e' sul punto di farsi ma ancora acerbo, abbozzato, libero di ruminare sulle proprie incertezze, indecisioni e letture. Il disagio, tuttavia, si mescola ben presto al piacere (un piacere un po' perverso, voyeuristico appunto) di assistere dal vivo alla costruzione teorica delle grandi opere arendtiane, da The Human Condition a On Revolution, da Between Past and Future a The Life of the Mind. L'impropria traduzione di Denktagebuch con Diari potra' forse far pensare alle lettrici e ai lettori che, come in ogni diario, vi si trovino riflessioni personali, private, intime. Nulla di tutto cio': si tratta di taccuini di lavoro, quaderni di appunti in cui la pensatrice annotava - in maniera abbastanza sistematica - citazioni di autori, poesie, parole-chiave, brevi ragionamenti e altrettanto fugaci riflessioni teoriche su alcune questioni centrali nel dibattito filosofico novecentesco. Se di inedito si deve parlare, tuttavia, non e' nel senso tradizionale del termine. I diari, infatti, non rivelano nulla di sensazionalmente nuovo sull'opera di Arendt. Se di "nuovo" si tratta, e' invece nel senso di una nuova emozione: cio' che l'illuminante pensiero di Arendt ci aveva gia' trasmesso lo ritroviamo qui allo stato nascente, in una sorta di rozza, caotica ma affascinante officina teorica in cui ci pare di sentire il respiro e la fatica del lavoro intellettuale. Arendt insomma ci viene incontro, o meglio, siamo noi che, attraverso la scansione cronologica dei documenti pazientemente messa a punto dalle curatrici dell'edizione tedesca, prendiamo confidenza con una nuova emozione, che e' quella di sentire il pensiero arendtiano pulsare, sbocciare, prendere lentamente la forma che avra' poi nei testi maturi. Gran parte dei taccuini e' relativa agli anni 1950-'58, non a caso l'epoca in cui Arendt lavora alla sua opera di maggiore rilevanza teorica: The Human Condition (trad. it. Vita activa). I diari ci offrono l'opportunita' di cogliere e di avere riconfermata la centralita' e la radicalita' di alcune questioni che quel testo mette in luce, prima fra tutte la distinzione tra fabbricare e agire. La tradizione del pensiero politico ha scambiato l'azione politica per "fabbricazione", costruzione di un prodotto finale, che, come tale, e' attivita' solitaria, mentre l'azione e' per natura plurale. "Da Platone in poi (e fino a Heidegger) questa pluralita' e' d'ostacolo all'uomo - nel senso che essa non vuole lasciargli la sua sovranita'. L'uomo e' pero' sovrano soltanto in quanto fabbricante, cioe' in quanto lavoratore. Se le categorie del lavoro produttivo vengono applicate alla politica, allora 1. la pluralita' viene concepita come somma degli individui isolati, e precisamente di coloro che isolatamente fabbricano nella scissione soggetto-oggetto. Oppure 2. la pluralita' e' pervertita a un individuo-mostro chiamato umanita'". Sono gia' presenti, in queste annotazioni del 1950, le note posizioni arendtiane relative alla politica come sfera di esibizione dell'unicita' e ambito di piena realizzazione della pluralita' umana: "la politica nasce nell'infra-tra-gli-uomini, dunque del tutto al di fuori dell'uomo. Non esiste percio' una sostanza propriamente politica. La politica nasce nell'infra e si stabilisce quale relazione. Hobbes lo aveva capito". La politica come relazione, come in-between che permette agli uomini di "nascere di nuovo", non secondo il ritmo biologico, animale, del corpo, bensi' secondo quello davvero umano della relazione con altri. Tutto questo e' patrimonio arendtiano acquisito: i diari ci offrono pero' il noto sotto forma nuova, primitiva, e per questo potente nella sua brevita'. Difficile riassumere in poco spazio la ricchezza di materiale che i Diari ci presentano. Tuttavia una cosa si percepisce immediatamente: cio' che rimane costante, e cio' che Arendt si sforza di sviscerare dalle citazioni e nei pensieri abbozzati che, ossessivamente, ricompaiono dopo anni, e' un modo efficace di formulare e rafforzare argomentativamente la critica agli "assoluti" filosofico-politici della tradizione. Storia, Umanita', Progresso, Verita' sono alcuni dei termini che ossessivamente ricorrono, nel tentativo di venir scalzati dal piedistallo epocale su cui la filosofia li ha collocati. E proprio alla filosofia sono rivolte, nei Diari, alcune delle parole piu' dure, non mediate dalla revisione o dall'attenuazione, come invece avvenne nei testi pubblicati. Quella filosofia che Arendt aveva amato alla follia - ci piace pensare che abbia amato piu' la filosofia di quanto abbia amato Heidegger - ma che, proprio in forza di quell'amore, l'aveva irrimediabilmente delusa dopo il 1933 (e Heidegger con essa). "L'affinita' tra il filosofo e il tiranno da Platone in poi (...). La logica occidentale, che passa per pensiero e ragione, e' tiranna by definition. Di fronte alle leggi immodificabili della logica non vi e' nessuna liberta'; se la politica e' una faccenda che riguarda l'uomo, e la costituzione ragionevole, allora soltanto la tirannide puo' generare una buona politica. La questione e': esiste un pensiero che non sia tirannico?". Chi conosce e ama il pensiero arendtiano trovera' in questi Diari parole nuove per cose gia' note, provando pero' in questa scorpacciata di "Arendt in aforismi" una inaspettata sensazione di vicinanza, quasi di intimita' con una pensatrice che poco amava gli attaccamenti morbosi. Consapevoli di questa ambiguita', non possiamo tuttavia resistere alla tentazione di varcare la soglia dell'intimo "luogo" del pensiero arendtiano, ricordando pero' che proprio Hannah Arendt non si stancava mai di ribadire che il pensiero non ha luogo. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 240 del 12 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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