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Minime. 228
- Subject: Minime. 228
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 30 Sep 2007 00:31:13 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 228 del 30 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Mao Valpiana: Il metodo nonviolento dei monaci buddisti birmani 2. Amnesty International: Un appello 3. Luisa Morgantini: Contro l'aeroporto a Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo 4. Verso il congresso del Movimento Nonviolento 5. Raffaella Mendolia: Introduzione a "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento" 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL METODO NONVIOLENTO DEI MONACI BUDDISTI BIRMANI [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: e-mail: mao at sis.it o anche azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Tutto il mondo guarda alla prova di forza tra il regime e le preghiere di migliaia di monaci che lungo le strade di Rangoon, in Birmania, sfilano chiedendo il diritto alla vita per una popolazione affamata e sofferente. La loro preghiera e' per la democrazia e la liberta'. Ci sono molti insegnamenti nelle manifestazioni dei monaci e dei cittadini che si sono svolte nelle citta' birmane in questi giorni. Per solidarizzare concretamente con la lotta del popolo birmano (evitando la moda politica del momento e il rischio autoreferenziale che emerge da alcune iniziative partitiche ed istituzionali italiane) e' bene comprendere il senso profondo del metodo che i monaci hanno attuato (nel mezzo, diceva Gandhi, e' gia' insito il fine che si vuole raggiungere). * I monaci dicono che non si puo' realizzare ne' ottenere nulla di buono se non si ha sufficiente pace nell'anima e che agli attacchi dei militari del generale Than Shwe, si puo' rispondere solo con la preghiera. I monaci vogliono "pregare per il bene di tutti". E' con questo spirito che essi hanno la certezza di farcela e di conquistare la pace e la democrazia. "Ci vorra' tempo, ma il bene porta solo bene", assicurano. "Offrire aiuto ad un intero popolo senza abbracciare le armi e' un dovere", affermano, "ogni monaco deve essere partecipe e sapersi sacrificare per lenire le sofferenze del popolo dove vive e pratica. Preghiamo perche' tutto questo finisca e la Birmania possa contare su di un governo democratico". Marciano a piedi scalzi, perche' hanno fatto voto di poverta', e perche' il loro metodo e' quello di assumere su di se' le sofferenze, non di caricarle sulle spalle altrui. Hanno simbolicamente rovesciato le loro ciotole, perche' non vogliono accettare l'elemosina dai militari; anche questa e' una rinuncia alla collaborazione con il male. E' una sorta di digiuno, di sciopero, un modo di dire: "Io ti rispetto come persona, ma non accetto nulla dalla tua struttura di violenza". Manifestano senza bandiere di parte, solo quella con il pavone, simbolo di liberta' e democrazia. Hanno rinunciato ai loro segni distintivi, alla singola individualita', per riconoscersi tutti nell'identita' nazionale birmana, si sono completamente identificati nella sofferenza del popolo. Dai loro cortei non si levano slogans e proclami, ma una sola frase, in forma di preghiera: "viva la democrazia". Non portano cartelli, ne' striscioni, perche' il loro corpo disarmato e' il messaggio. Se vengono picchiati, bastonati, arrestati, torturati, non regiscono, subiscono, se possibile con il sorriso sulle labbra. La loro e' la nonviolenza del forte, non del debole. Pace interiore, preghiera, sacrificio, poverta', noncollaborazione, digiuno, tenacia, serenita': e' fatta di questo la nonviolenza dei monaci buddisti birmani. * Sono gli stessi valori vissuti e trasmessi da due maestri della nonviolenza che ci prepariamo ad onorare nei prossimi giorni: Mohandas Gandhi (il 2 ottobre, anniversario della nascita, si celebra la "Giornata internazionale della nonviolenza" indetta dall'Onu) e San Francesco d'Assisi (il 4 ottobre, anniversario della morte, e' la festa del patrono d'Italia). Nella memoria di Gandhi e di Francesco siamo vicini ai fratelli monaci birmani, e li ringraziamo per la loro lotta che fa tanto bene anche a noi, che dobbiamo trovare la forza per liberarci dalle basi militari e dalle bombe atomiche ancora pesenti sul nostro territorio, e per uscire dai conflitti armati nei quali il nostro paese e' coinvolto. Solo con la nonviolenza l'umanita' si potra' salvare. 2. APPELLI. AMNESTY INTERNATIONAL: UN APPELLO [Da innumerevoli persone amiche riceviamo il seguente appello di Amnesty International] A Myanmar e' in atto una violenta repressione delle manifestazioni pacifiche, che si stanno svolgendo in tutto il paese da oltre un mese. Il 25 settembre circa 300 persone sono state arrestate durante le proteste e tre monaci sono stati uccisi: uno da un colpo d'arma da fuoco e gli altri due a seguito di un pestaggio. Il giorno dopo vi sono state altre vittime, e almeno un giornalista e' rimasto ucciso. Fonti non ufficiali hanno fatto sapere ad Amnesty International che oltre 50 monaci sono rimasti feriti. Le ultime notizie ricevute da Amnesty International in queste ore non sono incoraggianti. Numerosi raid da parte della polizia stanno avendo luogo in queste ore nei monasteri buddisti di Yangon e in altre citta' del paese, non si conosce ancora il numero preciso dei monaci arrestati e delle persone rimaste ferite. Per scongiurare il ripetersi del bagno di sangue del 1988, quando furono uccise circa tremila persone, Amnesty International ha lanciato un appello alle autorita' di Myanmar chiedendo loro di mettere fine alle repressioni contro i dimostranti pacifici e garantire il rispetto del diritto di manifestazione. Si puo' firmare l'appello on-line all'indrizzo: http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar Far sentire la nostra voce in questo momento e' fondamentale. Insieme, la nostra voce puo' diventare piu' forte e salvare delle vite. Amnesty Internationals, sezione italiana, www.amnesty.it 3. SOLIDARIETA'. LUISA MORGANTINI: CONTRO L'AEROPORTO A VITERBO E PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO [Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: luisa.morgantini at europarl.europa.eu) per questa dichiarazione di solidarieta' che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Luisa Morgantini, parlamentare europea, vicepresidente del Parlamento Europeo, presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione per la pace; il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004] Sono completamente d'accordo con l'impedire la costruzione del terzo polo aeroportuale a Viterbo e per la riduzione e il controllo del trasporto aereo. Un abbraccio, Luisa Morgantini 4. INIZIATIVE. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona il XXII congresso nazionale del Movimento Nonviolento sul tema "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti". * Giovedi' primo novembre Mattina ore 10,30: Apertura del segretario e relazione introduttiva Pomeriggio - Comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui gruppi locali... - Dibattito in assemblea plenaria. * Venerdi' 2 novembre Mattina Lavoro in tre commissioni: I Corpi civili di pace; Il servizio civile volontario; L'educazione alla nonviolenza Pomeriggio Lavoro in tre commissioni: Economia, ecologia, energia; Risposte di movimento alla crisi della politica; Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso * Sabato 3 novembre Mattina - Riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito - Riferiscono le altre tre commissioni e poi dibattito - Spazio per presentare le mozioni Pomeriggio - Dibattito sulle mozioni - Votazioni - Rinnovo delle cariche * Domenica 4 novembre Mattina - "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata attraverso luoghi simbolici della citta'. * Per ulteriori informazioni: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org 5. MATERIALI. RAFFAELLA MENDOLIA: INTRODUZIONE A "ALDO CAPITINI E IL MOVIMENTO NONVIOLENTO" [Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti. Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione@nonviolenti:org, sito: www.nonviolenti.org] Al di fuori dell'ambito del pacifismo e della nonviolenza, pochi conoscono l'esistenza e ancor meno la storia del Movimento Nonviolento. Nonostante la sua esiguita' numerica, esso ha alle spalle una lunga esperienza storica sostenuta dall'elaborazione teorica del suo fondatore, Aldo Capitini. Tuttavia non e' necessario essere iscritti al movimento per riconoscere la ricchezza di contenuti e le potenzialita' della sua base teorica specialmente oggi, di fronte ad una realta' in cui impera la violenza, il consumismo, l'individualismo. Oggigiorno, per determinare le scelte politiche di un Paese ovunque si usano come parametri sempre meno i valori e sempre piu' l'opportunismo politico e il profitto economico. Di fronte alla crescita della domanda di partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, si manifesta l'inefficienza del sistema di rappresentanza tradizionale fondato sui partiti politici. Secondo Roberto De Vita cio' che oggi e' in crisi e' la rappresentanza come dimensione della politica di mediazione, che mette in luce la necessita' di nuove forme di democrazia e di modelli organizzativi, che rispondano concretamente all'emergere nella societa' di una crescente domanda di potere in senso democratico (1). Di opinione simile e' anche Norberto Bobbio che afferma che la crisi della partecipazione si lega al grave fenomeno dell'apatia politica: negli stati democratici, infatti, la partecipazione si risolve nella formazione di una maggioranza parlamentare, viene esercitata ad intervalli piu' o meno lunghi, si limita a legittimare una classe politica ristretta che si autoconserva, e' distorta dalla propaganda (2). Il Movimento Nonviolento, invece, e' portatore di un nuovo ideale che sposa fondazione teorica e azione concreta, perseguendo una rivoluzione radicale che parte dal rinnovamento della coscienza individuale, attraverso l'assunzione della responsabilita' per le proprie azioni, e investe le istituzioni e la societa' intera per realizzare una realta' nuova, civile, pacifica. Il metodo che esso propone e' il metodo nonviolento, che non consiste nel mero e passivo rifiuto della violenza, ma piuttosto comporta una presa di posizione attiva, una responsabilizzazione personale, appunto, che si puo' tradurre tanto nella noncollaborazione con un sistema ingiusto e coercitivo, quanto nella partecipazione all'esercizio del potere da parte di tutti. La nonviolenza quindi si pone l'obiettivo doppiamente valido di impegnarsi per liberare la societa' dalla violenza, che pare caratterizzare inevitabilmente tutta la storia dell'umanita', e di farlo partendo dal rinno vamento della realta' nel presente. * Tale proposta di rivoluzione nonviolenta si basa sull'elaborazione teorica di Aldo Capitini, che, influenzato dall'esperienza del fascismo e della guerra, riconosce nell'autoritarismo e nella violenza due pericoli costanti per la democrazia, superabili soltanto attraverso la massima partecipazione popolare al potere. Cosi', di fronte alla teoria elitistica che opera una netta separazione tra governanti e governati, riconoscendo che in ogni societa' umana il potere appartiene inevitabilmente a una minoranza che opprime la maggioranza inerme, Capitini offre una prospettiva assolutamente innovativa, che si basa sulla semplice constatazione che nessun potere puo' resistere senza l'appoggio delle masse. Weber afferma, infatti, che il potere consiste nella possibilita' per specifici comandi di trovare obbedienza da parte di un determinato gruppo di individui (3). Questa tesi viene confermata da Hannah Arendt che vede nella rivoluzione francese e in quella americana la dimostrazione che il sovvertimento del potere parte da un generale rifiuto di obbedire (4). E' indispensabile allora operare costantemente affinche' il popolo possa risvegliarsi dal torpore e prendere nuovamente il controllo della politica contro ogni regime dispotico. Capitini individua lo strumento adatto a tale impresa nella nonviolenza, che unisce alla noncollaborazione, l'educazione del singolo all'impegno concreto. Tale risultato e' piu' facilmente raggiungibile creando delle strutture in cui i cittadini possano partecipare attivamente alla vita pubblica ed informarsi sui problemi collettivi, caratteristiche che non sembrano appartenere ai partiti politici. "I partiti esistono per il 'potere', per acquistarlo o per sostenerlo. Da cio' la loro ragione d'essere e i loro limiti, il machiavellismo, la disciplina interna, le gelosie, il settarismo, il patriottismo di partito. La conquista del potere e' l'assoluto per il partito. Il partito e' il mezzo e il potere e' il fine. Ma qui sorgono gravi difficolta'. Puo' il mezzo essere diverso dal fine?" (5). Capitini sogna una societa' ideale in cui "il popolo non ha bisogno di partiti politici ma trae le sue idee e esplica le sue attivita' in libere associazioni culturali, tecniche, morali, religiose, seguendo e partecipando alla libera stampa" (6). Pur contribuendo alla loro ricostituzione dopo la caduta del fascismo, ritiene che i partiti non siano mezzi sufficienti per realizzare la partecipazione politica dei cittadini e imposta il suo lavoro di integrazione, con l'istituzione dei centri sociali. Essi consistono in libere assemblee locali in cui "la partecipazione dei cittadini alla discussione e alla decisione dei problemi collettivi sia tanto intensa da non rendere necessaria l'intermediazione dei gruppi organizzati: se il fine della politica non e' il potere ma la 'nuova socialita'' la forma della partecipazione non e' il partito ma il 'centro', che e' non societario ma comunitario, non si schiera contro altri partiti, ma si tiene aperto all'iniziativa di tutti, non impone dogmi ma discute problemi, non conosce privilegi di tessera, ne' poteri di funzionari" (7). Tale progetto non rimane una pura aspirazione ma trova una applicazione pratica: nel 1944, a guerra ancora in corso ma gia' conclusa nelle aree d'Italia liberate, Capitini fonda i C.O.S (Centri di Orientamento Sociale) anche se sara'' un'esperienza breve. Partecipazione attiva, decentramento, controllo dal basso, sono alcuni degli strumenti individuati da Aldo Capitini allora, e a mio parere si dimostrano anche nel presente essenziali, per sconfiggere l'apatia politica e superare i difetti della democrazia rappresentativa. * Di fronte a questa proposta alternativa, vale la pena verificare se ancora oggi, il Movimento Nonviolento sia portatore del messaggio capitiniano e se sia in grado di sostenere il confronto diretto con i nuovi, emergenti bisogni di partecipazione della collettivita'. Portata in Italia e sviluppata in una accezione originale dal suo fondatore, la nonviolenza ha ottenuto da poco il riconoscimento nel campo politico e culturale. Il Movimento Nonviolento puo' essere considerato il legittimo erede del patrimonio teorico e pratico lasciato da Capitini, perche' e' l'unico, tra i gruppi e movimenti che si rifanno alla nonviolenza, ad aver assunto integralmente come base costitutiva il suo pensiero. Tuttavia l'attivita' del Movimento non si riduce alla mera testimonianza, ma ha saputo evolversi nel tempo attraverso un costante confronto con il mondo circostante. Cio' ha portato a svolgere il concetto di nonviolenza anche in campi del tutto inediti, come l'ecologia e l'economia. I campi d'azione del Movimento sono molteplici, dall'elaborazione teorica all'organizzazione pratica, tutti volti alla diffusione dei principi nonviolenti. Nonostante la sua esiguita' numerica, il Movimento Nonviolento e' centro molto attivo: convegni, seminari di studio su temi specifici, campi estivi, oltre agli appuntamenti ricorrenti dei congressi nazionali ogni due anni, si accompagnano a numerosissime iniziative contro ogni forma di violenza. Oggi viene prestata particolare attenzione al tema della risoluzione nonviolenta dei conflitti, all'istituzione di Corpi civili di pace, allo sviluppo di una economia sostenibile e quindi coerente con il concetto di nonviolenza, ecc. Tutte queste attivita' sono portate avanti attraverso l'impegno costante di pochissime persone e promosse dalla rivista ufficiale, "Azione nonviolenta". Lo scopo del mio lavoro quindi si profila come il tentativo di dimostrare che questo piccolo movimento, poco conosciuto perche' poco considerato dai media, ha in nuce tutti gli elementi necessari per farsi interprete delle nuove esigenze della collettivita': un impianto teorico ricco di implicazioni che coinvolge diversi piani (religioso, politico, filosofico, educativo, ecc.) e una struttura organizzativa avviata anche se ancora di sviluppo limitato. Per fare cio' prima di tutto ho cercato di fare una sintesi del sistema del pensiero capitiniano, che risulta tutt'oggi la base teorica del Movimento, distinguendo tra nonviolenza, politica, religione, filosofia e pedagogia. L'impresa non si e' dimostrata affatto semplice, perche' i vari livelli del sistema capitiniano risultano fortemente intrecciati, tanto da rendere quasi impossibile una netta separazione: il concetto di compresenza, la realta' di tutti, l'iniziativa personale, l'importanza dell'educazione hanno per il pensatore umbro implicazioni in fondo in tutti i settori della vita umana. * Ho poi analizzato la storia recente del Movimento Nonviolento, (anni 1990-2002), soffermandomi sulla sua struttura organizzativa e sugli ambiti di intervento. La totale mancanza di studi o ricerche precedenti che avessero ad oggetto la storia recente del Movimento Nonviolento o la sua struttura organizzativa, hanno reso necessario l'utilizzo di altri tipi di fonti. Ho quindi reperito e analizzato gli atti dei congressi nazionali del Movimento, i verbali delle riunioni del Comitato di coordinamento, le relazioni e gli articoli della rivista ufficiale "Azione nonviolenta", i documenti ufficiali. Tale documentazione mi e' stata messa a disposizione dalla sede nazionale, la Casa per la nonviolenza di Verona, dove sto effettuando un anno di Servizio civile volontario. Infine ho raccolto utilissime informazioni attraverso un questionario a risposte aperte che ho sottoposto ai membri del Comitato di coordinamento. Da tutto cio' e' emerso, come spiego nel capitolo conclusivo di questo mio lavoro, che il Movimento, nonostante agisca quasi nell'ombra, ha avuto un ruolo importante non solo nella diffusione della nonviolenza sul piano teorico, ma ancor piu' nella realizzazione pratica di alcuni progetti che ad essa sono stati collegati, e che oggi riscuotono il consenso generale. Basti pensare ai Corpi civili di pace o alla mobilitazione nonviolenta e dal basso della Rete Lilliput. Sono giunta alla conclusione quindi che il Movimento Nonviolento possa essere ritenuto un attore del cambiamento sociale, che ha come riferimento costante per la sua azione la realta' concreta e un metodo innovativo. Esso tuttavia, al contrario dei partiti politici, non si offre come rappresentante delle istanze del popolo ma aspira a organizzare la partecipazione diretta dei cittadini al potere. La proposta capitiniana dell'omnicrazia, o potere di tutti, mantiene intatta la sua necessita' anche oggi e fonda un nuovo modo di fare politica. A questo punto credo di poter ritenere verificata la mia ipotesi iniziale: il Movimento Nonviolento risponde adeguatamente a chi oggi, di fronte alla realta' contemporanea, si sente direttamente responsabile e cerca un nuovo strumento organizzativo per esprimere il proprio dissenso. * Consapevole dei limiti di questo mio lavoro, mi auguro comunque di aver contribuito, seppur in minima parte, alla ricostruzione della variegata esperienza del Movimento Nonviolento degli anni Novanta. Rivolgo i piu' sentiti ringraziamenti al gruppo della Casa per la nonviolenza di Verona e in particolare a Mao Valpiana ed ai membri del comitato di coordinamento per la disponibilita' dimostratami. Infine ringrazio la mia famiglia per il sostegno che mi ha dato e tutti coloro che mi sono stati vicini. * Note 1. R. De Vita, Senso comune e trasformazioni sociali, Franco Angeli, Milano 1984, p. 63. 2. N. Bobbio, L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1997, pp. 166-167. 3. M. Weber, Economia e societa', Edizioni di Comunita', Milano 1981, vol. I, p. 207. 4. H. Arendt, Sulla rivoluzione, Edizioni di Comunita', Milano 1996, p. 262. 5. A. Capitini, Nuova socialita' e riforma religiosa, Einaudi, Torino 1950, p. 130. 6. A. Capitini, Nuova socialita' e riforma religiosa, cit., p. 32. 7. N. Bobbio, Religione e politica in Aldo Capitini, in Id., Maestri e compagni, Passigli, Firenze 1984, p. 267. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 228 del 30 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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