Minime. 202



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 202 del 4 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Uscire dalla guerra, costruire la pace
2. Rocco Altieri: Caro Antonio...
3. Comitato organizzatore della giornata dei dialogo cristiano-islamico: Un
appello ai delegati dell'incontro ecumenico di Sibiu
4. Diana Napoli intervista Alfredo Mori
5. Giulio Vittorangeli: Scene di persecuzione dei poveri
6. A Roma dal 20 al 23 settembre
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. USCIRE DALLA GUERRA, COSTRUIRE LA PACE

Per costruire la pace e' necessario cessare di fare la guerra.
L'Italia sta ancora assurdamente e scelleratamente partecipando alla guerra
terrorista e stragista in Afghanistan.
L'Italia cosi' pratica e alimenta il terrorismo e il fascismo nel mondo.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra illegale e criminale. Torni
l'Italia nell'alveo del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale. Avvii l'Italia un ampio, persuaso, coerente intervento di
pace con mezzi di pace, nonarmato e nonviolento, potenziando e moltiplicando
le esperienze come quella condotta da Emergency, promuovendo i Corpi civili
di pace, scegliendo una politica internazionale di sicurezza comune fondata
sulla cooperazione, sulla solidarieta', sull'aiuto umanitario, sul
riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, una
politica internazionale fondata sulla scelta della nonviolenza, la
nonviolenza giuriscostituente, la nonviolenza inveratrice degli impegni
sanciti ed assunti nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta
delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
Cessi l'Italia di fare la guerra, inizi a costruire la pace.

2. SOLIDARIETA'. ROCCO ALTIERI: CARO ANTONIO...
[Da Rocco Altieri (per contatti: centro at gandhiedizioni.com) riceviamo e
diffondiamo questa dichiarazione di solidarieta', cui ci associamo ed alla
quale invitiamo chi ci legge ad associarsi. Una lettere aperta agli amici
della nonviolenza di Antonio D'Agostino e' stata pubblicata nel notiziario
di ieri. Dichiarazioni di solidarieta' con Antonio D'Agostino e Francesca
Romano possono essere inviate a Raffaello Saffioti (e-mail:
rsaffi at libero.it) che provvedera' a inoltrarle.
Rocco Altieri e' nato a Monteleone di Puglia, studi di sociologia, lettere
moderne e scienze religiose presso l'Universita' di Napoli, promotore degli
studi sulla pace e la trasformazione nonviolenta dei conflitti  presso
l'Universita' di Pisa, docente di Teoria e prassi della nonviolenza
all'Universita' di Pisa, dirige la rivista "Quaderni satyagraha". Tra le
opere di Rocco Altieri segnaliamo particolarmente La rivoluzione
nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca
Franco Serantini, Pisa 1998.
Antonio D'Agostino, ingegnere, insegnante, e' persona di forte impegno
civile, amico della nonviolenza.
Francesca Romano, coniuge di Antonio D'Agostino, e' magistrata alla Corte
d'appello di Catanzaro.
Raffaello Saffioti, amico della nonviolenza, infaticabile promotore di
iniziative di pace, solidarieta', cultura, e' animatore dell'esperienza
della Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone" di Palmi ed e' segretario
dell'Associazione amici dell'Antiquarium e dell'Associazione amici della
Pietrosa]

Caro Antonio,
dagli amici della nonviolenza di Palmi sono stato informato delle minacce
che hai subito a causa del tuo impegno civile a Vibo e nella difficile
realta' calabrese.
Sono rimasto profondamente turbato e addolorato da quanto ti e' accaduto, e
ho chiesto a Raffaello Saffioti di aggiungere l'adesione mia personale, dei
"Quaderni Satyagraha" e del Centro Gandhi Edizioni al documento di
solidarieta' da lui redatto.
E' importante in questo momento non lasciarti solo, pur nella difficolta' di
abitare in posti diversi e lontani.
Ma la lontananza e' solo fisica, non certo ideale.
Fraterni saluti,
Rocco Altieri

3. APPELLI. COMITATO ORGANIZZATORE DELLA GIORNATA DEL DIALOGO
CRISTIANO-ISLAMICO: UN APPELLO AI DELEGATI DELL'INCONTRO ECUMENICO DI SIBIU
[Dal comitato organizzatore della sesta giornata del dialogo
cristiano-islamico (per contatti: webmaster at ildialogo.org) riceviamo e
diffondiamo]

Un appello ai delegati del terzo incontro ecumenico di Sibiu: istituire una
giornata di dialogo cristiano islamico a livello europeo
Si apre oggi a Sibiu in Romania il terzo incontro ecumenico europeo che
avra' per tema "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento
ed unita' in Europa". Nel salutare ed augurare buon lavoro a tutte le
delegazioni che fino al 9 settembre cercheranno di rilanciare l'ecumenismo
in Europa, superando le gravi difficolta' che sta vivendo il processo
ecumenico, vogliamo sottoporre loro l'esigenza di mettere al centro di tale
incontro anche il dialogo con le altre religioni. Siamo convinti che
l'ecumenismo cristiano puo' essere rafforzato se e' capace di aprirsi al
dialogo con le altre religioni. Particolarmente urgente, vista la
congiuntura internazionale che stiamo vivendo, e' il dialogo con l'islam che
e' fondamentale per fermare la guerra e costruire un mondo di pace.
Per tale motivo ed in vista della Sesta giornata ecumenica del dialogo
cristiano-islamico che si celebrera' in Italia il prossimo 5 ottobre 2007,
facciamo appello alle delegazioni riunite a Sibiu affinche' analoga giornata
di dialogo con l'islam venga istituita a livello europeo.
Con un sincero augurio di shalom, salaam, pace
Il Comitato organizzatore della sesta giornata ecumenica del dialogo
cristiano islamico
*
Segnaliamo che alla seguente pagina web:
www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/metriali12072007.htm e' possibile
scaricare il testo dell'appello e la locandina per la sesta giornata
ecumenica del dialogo cristiano islamico.
La giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico e' promossa in Italia
da: Adista, Confronti, Cem - Mondialita', Cipax - Centro interconfessionale
per la pace, Emi, Agnese Ginocchio cantautrice per la pace, Il dialogo, il
foglio - mensile di alcuni cristiani torinesi, Isola nera, La nonviolenza e'
in cammino, Missione oggi, Mosaico di pace, Notam - Lettera agli amici del
Gruppo del Gallo di Milano, Qol, Riforma, Tempi di fraternita', Volontari
per lo sviluppo.
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org, per ulteriori informazioni e contatti: e-mail:
redazione at ildialogo.org

4. TESTIMONIANZE. DIANA NAPOLI INTERVISTA ALFREDO MORI
[Ringraziamo Diana Napoli (per contatti: e-mail: mir.brescia at libero.it,
sito: www.storiedellastoria.it) ed Alfredo Mori (per contatti:
mir.brescia at libero.it) per questa intervista.
Diana Napoli, laureata in storia presso l'Universita' degli studi di Milano,
e' attualmente volontaria presso il Centro per la nonviolenza di Brescia.
Alfredo Mori e' da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, di cui e' uno
dei rappresentanti piu' autorevoli in Italia]

Alfredo Mori ha 61 anni e dal 1970 e' impegnato sui temi della nonviolenza;
e' stato per anni segretario del Movimento Nonviolento, presidente del
Movimento internazionale della riconciliazione (Mir) dal 1977 al 1979 e
responsabile del Centro coordinatore nazionale della campagna per
l'obiezione alle spese militari. E' ora uno dei dirigenti della sede di
Brescia.
Quella di Brescia, in via Milano 65 dal 1975, e' stata una delle prime sedi
italiane del Movimento Nonviolento. In prima linea per il riconoscimento
giuridico dell'obiezione di coscienza, ha ospitato gran parte degli
obiettori negli  anni immediatamente seguenti l'approvazione della legge.
A testimonianza di questa storia gloriosa, restano la biblioteca,
l'emeroteca e soprattutto l'archivio, la cui consultazione consente di
ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della storia
dell'antimilitarismo e della nonviolenza in Italia.
*
- Diana Napoli: La sede di Brescia e' una delle sedi storiche del Movimento
Nonviolento e del Movimento internazionale della riconciliazione: come e'
nata?
- Alfredo Mori: Noi siamo venuti in questa sede alla fine del '75, per
avviare la pratica del servizio civile tramite il Movimento internazionale
della riconciliazione la cui sezione locale avevamo costituito qualche mese
prima. A Brescia avevamo anche costituito un gruppo nonviolento dall'aprile
del 1971 e le nostre attivita' principali erano state volte al sostegno
della legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. In seguito
all'approvazione della legge eravamo stati impegnati soprattutto in corsi di
formazione agli obiettori con cui, al di la' delle istruzioni su tutte le
sfaccettature della legge, cercavamo di costituire un luogo di riflessione
in cui mostrare il contributo che la nonviolenza poteva dare a tutte le
problematiche di solito sollevate in quegli incontri: la guerra fredda, la
corsa agli armamenti, la funzione e il ruolo dell'esercito...
Quest'ultimo soprattutto era un punto controverso e su cui noi insistevamo:
se per il resto il consenso tra gli obiettori era piu' o meno unanime,
sull'esercito c'erano sempre screzi con i militanti dei gruppi
extraparlamentari che avevano il mito dell'esercito popolare: un radicale
antimilitarismo e il rifiuto di tutti gli eserciti erano una nostra
"specificita'". Eravamo per il disarmo unilaterale (cominciando noi a far
venir meno le nostre minacce puo' darsi che anche altri riducano).
La nostra sede era in contatto con i movimenti nazionali, percorrevamo
l'Italia in lungo e in largo e nei primi anni facemmo partire circa la meta'
di tutti gli obiettori italiani.
*
- Diana Napoli: Consultando l'archivio si trova il tuo nome ovunque:
raccolte di firme, dichiarazioni, iniziative... per te la nonviolenza e'
stato l'investimento di una vita. Ma come ci sei arrivato?
- Alfredo Mori: Dunque, gia' nel 1969 a Brescia si erano costituiti un
Gruppo di impegno sociale  (Gis) e un Coordinamento pace nell'ambito delle
iniziative cattoliche organizzate sull'onda della Populorum Progressio e che
nella nostra citta' avevano un punto di riferimento presso la comunita' dei
Padri Filippini. A queste attivita' partecipavano quelli che sarebbero
divenuti gli animatori del gruppo nonviolento nel 1971: io, le sorelle
Capra, Claudio Bedussi, mio fratello Carlo, Adriano Moratto. C'erano Pino
Buizza, Giuliano Ferrari e Gigi Lardelli che mori' in un incidente stradale
nel '71, mentre a Capodanno andava a Peschiera per portare dei regali agli
obiettori in carcere. Inoltre avevamo, sempre quell'anno, preso contatto con
gli ambienti antimilitaristi che erano passati per la nostra citta' in
occasione della marcia antimilitarista Milano-Vicenza.
Pero' la decisione di costituirci in gruppo del Movimento Nonviolento venne
solo due anni dopo. Prima ci fu un'altra marcia nel 1970 dove conoscemmo un
personaggio come Nobilini, un medico della bassa bresciana (a cui si deve
peraltro il simbolo del fucile spezzato, e che era stato amico di Capitini),
Marasso, Achille Croce e poi Pinna. Poi nel '71 ci fu la prima discussione
in Commissione Difesa del Senato di una legge sull'obiezione di coscienza:
in quell'occasione andammo a Roma in sei o sette, tutti appartenenti a un
coordinamento che si era costituito a sostegno della legge, la' riprendemmo
i contatti con Pinna e lo invitammo a tenere una conferenza a Brescia per
l'aprile dello stesso anno; fu allora che divenimmo ufficialmente gruppo
nonviolento. Il nostro obiettivo non era solo quello di spingere per
l'approvazione della legge, ma anche quello di diffondere e mantenere nelle
diverse iniziative un'ispirazione nonviolenta.
Per quel che riguarda l'obiezione di coscienza, c'era molto sostegno e
partecipazione alle nostre attivita': si parlava, si discuteva... Anche
perche', diciamo, le cose erano sempre drammatiche, gente in galera... il
primo obiettore bresciano fu nel 1970 Claudio Bedussi (che ando' in galera
due volte, confermo' un'obiezione di coscienza, ebbe due processi per
obiezione di coscienza e uno per una disobbedienza in carcere, perche' si
rifiuto' di staccare una poesia dal muro), ma poi ce ne furono altri. Il
tema era comunque all'ordine del giorno, potremmo dire. Gia' nel 1970 enorme
successo era stato riscosso a Brescia dalla proiezione, da parte di gruppi
collegati ai circoli Acli, del film francese  di Autant-Lara "Tu non
uccidere", che presentava un confronto tra un obiettore di coscienza e un
cappellano militare, una cosa proibita in Italia (credo che La Pira lo fece
comunque proiettare a Palazzo Vecchio tra mille polemiche): questo per dire
che in fondo i coordinamenti, le attivita', andavano incontro all'esigenza
di trovare rappresentanza per un sentire comune, condiviso.
E questo non valeva solo per l'obiezione di coscienza. Piu' in generale,
c'e' da dire che la mia generazione e' nata nella guerra fredda, non solo,
ma nello stesso momento in cui sono scoppiate le bombe atomiche. Questo ha
gia' snaturato la storia: una bomba che ammazza indiscriminatamente,
distrugge una citta'...
Noi ci siamo trovati con arsenali, bombe atomiche in crescita esponenziale,
perche' c'era la corsa per lo spazio, spirali di scontri ideologici...
l'esigenza di "darsi una calmata", il rendersi conto che era un vicolo
cieco, erano sentimenti condivisi e diffusi. Io ero convinto che di quanto
certe proposte fossero demenziali si sarebbero prima o poi accorti tutti.
Inoltre il Movimento Nonviolento e' stato veramente all'avanguardia nelle
sue proposte: i temi dell'ecologismo, del vegetarianesimo, dell'energia, la
messa in discussione di un certo modello di sviluppo... non facevano parte
del dibattito o linguaggio quotidiano. Eppure sono state tematiche lanciate
dal Movimento Nonviolento e dagli amici della nonviolenza o in ogni modo da
persone e gruppi collegati al mondo della nonviolenza. Mi ricordo di un
convegno nel 1976 a Roma in cui intervenneno Giannozzo Pucci e Tonino Drago
portando all'attenzione di tutti, quando ancora nessuno ne parlava e sapeva
niente, la questione energetica, il piano energetico nazionale, l'energia
nucleare. Proposero di fare una manifestazione a Roma e io pensai che non ci
sarebbe stato nessuno. Verso Natale del 1976 la manifestazione ci fu e ci
trovammo con i gruppi autonomi di via dei Volsci. Fu una questione che poi
mobilito' tutti. A Montalto di Castro ci piazzammo per due, tre anni, contro
la centrale nucleare.
*
- Diana Napoli: Il tuo racconto vale per la storia della costituzione del
gruppo nonviolento a Brescia. Ma il tuo percorso personale, qual e' stato?
Sono stati solo gli incontri e i coordinamenti a farti avvicinare alla
nonviolenza?
- Alfredo Mori: Le attivita' che si facevano a Brescia hanno certo
costituito il mio retroterra, pero' veramente fondamentale per me e' stato
l'incontro con don Milani, avvenuto nel '69. Nel 1967 avevo partecipato in
un Gruppo studenti alla lettura di Lettera a una professoressa. In verita'
quel primo incontro fu, diciamo, fortuito, io mi sentii toccato solo da
certe questioni su cui avevo meditato o che avevano toccato anche me a
scuola. Tra l'altro io in quel periodo non facevo che organizzare gite,
ovunque, in lungo e in largo: si cantava, suonava, ballava. C'era la gita
sul pullman, gite culturali anche, si andava a vedere il castello di Mantova
e poi si andava a ballare (si andava sempre a ballare), io non sapevo
nemmeno sciare eppure sono andato ad un sacco di gite sciistiche senza mai
sciare. Questo solo per dire che conducevo un vita abbastanza goliardica...
Poi pero' nel 1969 trovai don Milani veramente, assistendo a una
rappresentazione teatrale del gruppo La Loggetta: c'erano solo due attori:
uno che raccontava la storia, l'altro che impersonava don Milani parlando
attraverso i suoi scritti. Io rimasi colpito prima di tutto dalla questione
dell'esercito, le lettere ai cappellani e ai giudici, perche' avevano
attinenza con la mia sensibilita' (anche se la cosa andava parecchio oltre
ascoltando). E inoltre rileggere in quell'ottica tutta la storia d'Italia fu
illuminante: ma allora  - mi chiesi - cosa m'hanno raccontato a scuola?
Nessuno che avesse mai insinuato alcun dubbio di quel genere sul
Risorgimento! E allora comperai i libri. In quel momento c'erano soltanto
L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa ed
Esperienze pastorali. Le lettere del priore di Barbiana uscirono nel 1970,
un anno dopo, e ampliarono ancora la mia visione di don Milani: non un
personaggio ritiratosi dal mondo, ma uno che a Barbiana s'era tirato
appresso il mondo! E allora anche tutte le battaglie di tipo civico, quella
sull'acqua, quelli che imbrogliavano facendo le foto, quelli che rubavano
coi costi delle patenti, tutti gli imbrogli che c'erano... divennero anche
un mio pallino. Difatti ricordo che nel '71 feci una battaglia sulla
questione dei privilegi sui treni...
In don Milani c'era la giustificazione per qualsiasi tipo di presa di
posizione, c'era il fare, la sostanza, l'essere, l'attenzione, il rigore, la
precisione di linguaggio, la semplicita', la chiarezza dei temi e dei
contenuti. Per me don Milani aveva interiorizzato sostanza e la distribuiva
a piene mani: per me e' stato un'illuminazione.
E c'era, soprattutto, la questione della responsabilita', che per noi, poi,
era il "tema forte" dell'obiezione di coscienza: all'inizio non era una
scelta, nessuno ti chiedeva di scegliere prima che venisse approvata la
legge. Era un'assunzione di responsabilita' che nessuno aveva chiesto; si
finiva in galera per una responsabilita' che ognuno sentiva come interiore.
E in seguito la questione della responsabilita' secondo me ha precorso tutto
il movimento nonviolento e io l'ho ritrovata nelle altre mie letture.
In Gandhi, per esempio, quando scriveva del rifiuto di partecipare alla
guerra anche come cuciniere: la guerra e la sua responsabilita' non e'
soltanto di chi spara, ma di chi prepara; infatti noi al Movimento
Nonviolento non abbiamo fatto un discorso solo contro la guerra, ma
soprattutto contro la preparazione della guerra. E poi c'e' stata Simone
Weil. Come gli altri citati impossibile da esaurire in poche parole, ma,
rimanendo sullo stesso terreno, la Weil aveva colto la differenza e l'abisso
tra il pacifismo e la nonviolenza, nel senso che pur affermando le stesse
cose, e lei proprio lo chiarisce, i pacifisti non vogliono morire, in
assoluto, mentre i nonviolenti non vogliono ammazzare, che e' una cosa
completamente diversa. I pacifisti sono quelli che finirono anche con
Petain. Esiste la riluttanza a morire, ma anche quella ad uccidere ed e' la
riluttanza piu' coraggiosa e pronta a farsi riconoscere, ad essere
imputabile.
Non bisogna dimenticare che in ogni modo nel 1970 mi colpi' anche uno
scritto di Pinna raccolto in un volume dal titolo La coscienza dice no.
Lessi anche Capitini e proprio riferendomi al concetto di "centro" io stesso
spinsi affinche' la nostra sede di Brescia si chiamasse "centro" per la
nonviolenza. A parte che ogni persona puo' essere centro di irradiazione di
idee, sentimenti... il fatto e' che il centro apre, mentre il circolo
chiude. Ma certo, anche il primo aspetto non va affatto sottovalutato:
ognuno ha un suo frammento di verita': esiste una verita' oggettiva ma anche
una soggettiva.
*
- Diana Napoli: Quali sono i ricordi piu' belli della tua esperienza
all'interno della nonviolenza (anche se non dirai mai ovviamente che si e'
conclusa)? Tu sei stato anche segretario nazionale del Movimento
internazionale della riconciliazione e del Movimento nonviolento?
- Alfredo Mori: Si', entrambe le cose. Ma io, veramente, me la sono goduta
tutta. La cosa che ricordo piu' piacevolmente sono i campi d'addestramento
alla nonviolenza in cui tutti eravamo motivati ad acquisire qualcosa, dal
punto di vista valoriale, innanzitutto.
Ah, e poi la campagna di obiezione alle spese miliari, l'ultima grande
campagna del Movimento Nonviolento che per molti anni era riuscita a
riaggregare gruppi e iniziative che si stavano disperdendo. Un primo
episodio che ci ispiro' c'era stato nel '72, mi pare che si trattasse,
allora, di 2.000 lire date al Comune invece che allo Stato. Poi era successo
nel '75 con un nostro amico che per un'eredita' aveva fatto un'obiezione e
dato i soldi a noi, 40.000 lire: pochi, pero' noi ne avevamo bisogno. Nel
1980 andai a parlare con un magistrato per conoscere le controindicazioni
legali. L'idea dell'obiezione alle spese militari era un'opportunita' per
tutti coloro che si opponevano alla guerra perche' era un modo concreto di
non partecipare, di non sostenere, e uno strumento per cercare di incidere
politicamente, per cercare di far migliorare le leggi; anche un modo per
creare degli spazi nuovi. E nel 1981 si lancio' la Campagna di obiezione
alle spese militari.
Poi alla fine e' anche questo il discorso della nonviolenza: creare degli
spazi. Certo, c'e' da vedere chi li gestisce, alla fine, gli spazi. Basti
pensare che, nell'82, qui venne nientepopodimeno che Umberto Bossi, a quel
tempo un perfetto sconosciuto, interessato agli aspetti pratici della
campagna e a una certa idea di autarchia che aveva letto in Gandhi...
In ogni modo, l'obiezione alle spese militari non era solo un fatto di
materialita' (per dire "vediamo quante risorse sottraggo alla guerra"),
anche perche' per lo Stato non era evidentemente difficile recuperarle in
altro modo (anche se poi le regole del fisco si sono inasprite per chi
voleva praticare l'obiezione): era uno strumento di sottrazione di consenso.
Un modo evidente per dire: "noi non siamo d'accordo".
*
- Diana Napoli: Cos'e' la nonviolenza oggi?
- Alfredo Mori: La nonviolenza rimane quel che era, questo e' certo.
*
- Diana Napoli: E di tutte le battaglie condotte, la nonviolenza, o piu'
nello specifico il Movimento Nonviolento, ha lasciato qualcosa? Tu cosa
vedevi per il futuro quando eri piu' giovane? e lo vedi ancora?
- Alfredo Mori: Io non credo in nessun tipo di progresso, io vedo solo il
progresso delle persone. La storia e' cosi', si realizza con le persone che
la vivono. Non c'e' un futuro piu' bello. E gia' incidere nella vita di una
singola persona e' tantissimo. Se anche ognuno di noi e' stato migliorato da
questa esperienza, se ognuno di noi ha vissuto coerentemente ai principi
della nonviolenza e li ha diffusi, insegnati, trasmessi nel quotidiano, nei
rapporti personali, ai figli, a chi e' piu' giovane, se qualcuno ha sentito
se stesso cambiato dalla nonviolenza, questo gia' mi sembrerebbe tantissimo.
*
- Diana Napoli: Se tu oggi fossi segretario del Movimento Nonviolento cosa
proporresti?
- Alfredo Mori: Io proporrei di non fare niente. Assolutamente nulla.
Meditare. Cosa abbiamo prodotto in questi anni? Abbiamo fatto bene o no a
dire che l'aborto non era un argomento della nonviolenza (Capitini era
contrario all'aborto e non se n'e' parlato per i laici)? E cosi' i diritti
civili. La questione e' un bene in si'? Qui mi ha illuminato Simone Weil:
lei diceva che il diritto e' l'ombra di un dovere gia' compiuto. Tu non puoi
reclamare diritti. Se nessuno te li da' cosa fai? Ti sbatti per tutta la
vita? Io voglio il diritto? C'e' solo il dovere incondizionato. Te lo scegli
tu. Ed e' verso la persona umana in quanto tale. L'obiezione non e' un
diritto, ma un dovere. Nessuno te lo ha chiesto. Dopo diventa anche un
diritto, pero' prima e' realizzato come un dovere.
Questo per me e' ora il versante della storia altrimenti si rischia di
scadere in questioni palliative o evanescenti.
Tutti vogliono fare chissa' cosa, tutti parlano della democrazia. Chi e' che
vuole esportare la democrazia? Non sono solo i guerrafondai, ma anche tutti
coloro per cui la democrazia e' diventata un lasciapassare per ogni idea e
iniziativa. Ma se non sappiamo nemmeno qui cos'e' la democrazia! Si
continuano a cambiare le regole, ognuno si inventa un marchingegno e lo
chiama democratico! Su questo dobbiamo meditare. Una volta, quando si
votava, un voto valeva uno. Oggi no. Non si capisce: qualcosa anche nel
meccanismo va male. Bisogna pensare oggi. Rilanciare dei contenuti.
*
- Diana Napoli: Ma da un punto di vista piu' concreto il Movimento
Nonviolento ha pur lasciato qualcosa: ad esempio il servizio civile...
- Alfredo Mori: Si', si', Il Movimento Nonviolento ha aperto grandi spazi,
come il fatto che la gente non e' piu' obbligata a fare il servizio
militare. Il problema pero', come dicevo prima, e' capire chi li occupa gli
spazi. Cosa sta accadendo. Occorre vedere se abbiamo lasciato nelle
istituzioni gente che vale o no. Perche' mi pare che con la scusa della
democrazia si stia barattando tutto, un modo di gestire e cogestire... Oggi
si fa finta di non andare d'accordo, ma poi vanno d'accordo tutti.
E con la scusa che si parla della pace, della globalizzazione, dei commerci,
sono tutti bravi perche' accettano luoghi comuni in maniera superficiale.
*
- Diana Napoli: Dunque per il Movimento Nonviolento oggi la riflessione...
- Alfredo Mori: Si'. A Pinna, per esempio, va riconosciuta, tra tutte le
cose, la capacita' di richiamare sempre al nocciolo delle questioni. Il non
lasciarti mai andare oltre, al di la' (e questo senza considerare
l'esperienza biografica: l'essere stato sempre rigorosissimo e l'essere
stato ligio fin nei dettagli ad una vita spartana che non concedeva niente a
se stesso. Tutto era in funzione di crescita del Movimento Nonviolento).
Ma oltre alla riflessione le rinunce. Le cose che stimolano di piu' sono le
rinunce: rinunciare a qualcosa e riempire con altro. Questo era (e') il
principio del digiuno, ma esiste anche un digiuno della parola, il silenzio,
ed esiste un digiuno dalla frenesia, dal fare mille attivita' che riempiono
solo spazi senza essere concrete.
*
- Diana Napoli: Cosa ne pensi dell'antimilitarismo oggi? Ha ancora un senso?
Condividi il titolo del congresso di quest'anno?
- Alfredo Mori: Il militarismo e' la peggiore manifestazione della vita
collettiva. Questo non si discute. Pero' oggi dobbiamo dire: dove ci
collochiamo e a fare che cosa? Oggi non c'e' obbligo alcuno (nemmeno quello
militare) e dunque fare scelte e prendersi responsabilita' non e' facile. In
che posto siamo e qual e' il nostro quadro di vita? Siamo noi i padretermi e
se manca qualcosa a noi e' la fine o siamo in grado di valutare anche i
nostri limiti?
Antimilitarismo poi vuol dire una cosa molto precisa, nel senso che il
militarismo ha il suo parallelo in un codice sociale molto preciso. Siamo
sicuri che sia ancora quello attuale? Superfluo dire che oggi si fa una
guerra senza eserciti, poi. Non c'e' piu' nemmeno l'imperativo di salvarsi
la pelle. E sta emergendo il problema di una societa', piu' che militarista,
suicida: qui ci stiamo suicidando tutti. E' tutto una forma di suicidio e di
disperazione totale. E' questa la riflessione che dobbiamo fare oggi. Il
problema e' che non si vede piu' nell'oggi il sol dell'avvenire.
Su questo il Movimento Nonviolento si deve impegnare, sono questi i temi che
deve fare suoi. Riappropriarsi di queste responsabilita'. Trovare cose
piccole ma assolutamente significative, simboliche, che possono colpire
l'immaginazione. Ad esempio la forza del dissenso organizzato, anche di
poche persone. Ristabilire i punti su cui non si negozia nulla. Esistono dei
principi non negoziabili e di questo il Movimento Nonviolento si dovrebbe
riappropriare, perche' fanno parte della sua eredita' e sono il lascito piu'
importante che noi, allo stato attuale, possiamo offrire.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: SCENE DI PERSECUZIONE DEI POVERI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell’Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

In ordine sparso: a Bologna l'ordinanza comunale prevede sanzioni per chi
lava i vetri ai semafori; a Roma una task force di vigili urbani (voluta dal
sindaco) e' impiegata per "aggredire e reprime le attivita' abusive e
illegali", in parole semplici contro ambulanti, posteggiatori abusivi, ecc.;
a Firenze l'ordinanza, quella che ha avuto piu' risalto sui mass-media, di
divieto per i lavavetri; a Trieste l'ordinanza comunale comprende, oltre i
soliti lavavetri, anche accattoni e venditori abusivi; a Pavia
l'amministrazione comunale sgombera circa 150 rom che sopravvivevano nei
locali dell'ex Snia; e si potrebbe tranquillamente continuare.
Da parte dei politici del centrosinistra: Romano Prodi, presidente del
Consiglio dei ministri, auspica che il divieto venga esteso ai cosiddetti
"graffitari"; Giuliano Amato, Ministro dell'Interno, auspica una lotta
all'illegalita' a 360 gradi prendendo a modello l'ex sindaco di New York,
Rudolph Giuliani e chiede "certezza della pena"; Walter Veltroni, attuale
sindaco di Roma e futuro leader del Partito Democratico, si vanta di aver
chiuso 28 campi rom spostando 15.000 persone.
Il quadro e' veramente allarmante davanti a tanti zelanti persecutori dei
poveri che "danno fastidio", e disarmante per chiunque continua a pensare
che tutti gli esseri umani hanno diritto ad eguali diritti, deboli compresi.
*
A prescindere dal fatto che molti di questi provvedimenti sono al limite
della costituzionalita', e che fondamentalmente si basano sui peggiori
luoghi comuni, pregiudizi e stereotipi che riguardano immigrati e rom, ci
viene detto che sono indispensabili per combattere la criminalita', il
racket e per dare sicurezza ai cittadini.
Ora sui pregiudizi, se li accettiamo, dovremmo riconoscerci nella
descrizione dispregiativa di noi italiani, che hanno fatto alcuni giornali
tedeschi dopo la strage di Duisburg.
Sul tema della sicurezza, relativo peraltro alla piccola criminalita', si
tratta di capire se la risposta puo' essere solo la repressione e la
criminalizzazione di chi e' povero.
Le forze politiche invece di cavalcare in senso reazionario il disagio, la
paura e le angosce della gente, dovrebbero chiedersi da dove nascono questi
sentimenti e trovare le adeguate risposte.
Per quanto lavavetri, rom, ecc. possano "infastidire", non rappresentano
certo l'emergenza criminalita' che devasta da anni gran parte del nostro
Paese.
*
Si finge di ignorare che almeno tre regione italiane, Sicilia, Calabria e
Campania, sono in mano alla criminalita' organizzata.
Il racket di Cosa Nostra e' forse paragonabile al presunto racket dei
lavavetri? Gli affari della Camorra sui rifiuti in Campania (secondo
Legambiente un giro d'affari che tocca i 23 miliardi di euro all'anno) si
commentano da soli. Secondo quanto dichiarato all'Ansa dal prefetto di
Reggio Calabria, Luigi De Seta, a margine dell'audizione davanti alla
Commissione parlamentare del 5 luglio scorso, in tema di lotta alla
'Ndrangheta lo Stato e' ancora "al punto di partenza".
In questi zone, purtroppo, la debacle dello Stato italiano e' piu' che
evidente; documentata, tra l'altro, dall'intreccio perverso fra i poteri
criminali e consistenti parti dei poteri legali. Cosi' nella piu' tranquilla
normalita', un presidente della Regione, sotto processo per mafia, continua
ad occupare il suo posto; come i 25 condannati in via definitiva continuano
ad occupare il loro seggio in Parlamento.
Ha scritto una rivista: "Non si prevede nulla di buono all'orizzonte, tanto
meno da questo governo che sta ripresentando la medesima politica
fallimentare del 1996 e che nasconde la propria disfatta dietro la facciata
di un nuovo partito, che di nuovo non ha nulla, nemmeno nelle parole di
esordio di Walter Veltroni. Il quale, ovviamente, non ha fatto menzione di
lotta alla mafia e di recupero di capitali illeciti da investire nelle
strutture piu' bisognose del nostro Paese, magari da destinare alle vittime
della mafia cui ora, ufficialmente, oltre alla verita', vengono negati anche
i fondi che spetterebbero loro di diritto".

6. INCONTRI. A ROMA DAL 20 AL 23 SETTEMBRE
[Dai promotori della Fiera dell'editoria della pace di Roma (per contatti:
e-mail: info at editoriadellapace.org, sito: www.editoriadellapace.org)
riceviamo e diffondiamo]

Carissimi,
siamo i promotori della prima Fiera dell'editoria della pace di Roma.
Partecipate e aiutateci a far conoscere l'evento, in programma dal 20 al 23
settembre al Parco Meda.
Per informazioni e contatti:  e-mail: info at editoriadellapace.org, sito:
www.editoriadellapace.org

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 202 del 4 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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