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Minime. 202
- Subject: Minime. 202
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 4 Sep 2007 00:25:59 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 202 del 4 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Uscire dalla guerra, costruire la pace 2. Rocco Altieri: Caro Antonio... 3. Comitato organizzatore della giornata dei dialogo cristiano-islamico: Un appello ai delegati dell'incontro ecumenico di Sibiu 4. Diana Napoli intervista Alfredo Mori 5. Giulio Vittorangeli: Scene di persecuzione dei poveri 6. A Roma dal 20 al 23 settembre 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. USCIRE DALLA GUERRA, COSTRUIRE LA PACE Per costruire la pace e' necessario cessare di fare la guerra. L'Italia sta ancora assurdamente e scelleratamente partecipando alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. L'Italia cosi' pratica e alimenta il terrorismo e il fascismo nel mondo. Cessi la partecipazione italiana alla guerra illegale e criminale. Torni l'Italia nell'alveo del diritto internazionale e della legalita' costituzionale. Avvii l'Italia un ampio, persuaso, coerente intervento di pace con mezzi di pace, nonarmato e nonviolento, potenziando e moltiplicando le esperienze come quella condotta da Emergency, promuovendo i Corpi civili di pace, scegliendo una politica internazionale di sicurezza comune fondata sulla cooperazione, sulla solidarieta', sull'aiuto umanitario, sul riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, una politica internazionale fondata sulla scelta della nonviolenza, la nonviolenza giuriscostituente, la nonviolenza inveratrice degli impegni sanciti ed assunti nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Cessi l'Italia di fare la guerra, inizi a costruire la pace. 2. SOLIDARIETA'. ROCCO ALTIERI: CARO ANTONIO... [Da Rocco Altieri (per contatti: centro at gandhiedizioni.com) riceviamo e diffondiamo questa dichiarazione di solidarieta', cui ci associamo ed alla quale invitiamo chi ci legge ad associarsi. Una lettere aperta agli amici della nonviolenza di Antonio D'Agostino e' stata pubblicata nel notiziario di ieri. Dichiarazioni di solidarieta' con Antonio D'Agostino e Francesca Romano possono essere inviate a Raffaello Saffioti (e-mail: rsaffi at libero.it) che provvedera' a inoltrarle. Rocco Altieri e' nato a Monteleone di Puglia, studi di sociologia, lettere moderne e scienze religiose presso l'Universita' di Napoli, promotore degli studi sulla pace e la trasformazione nonviolenta dei conflitti presso l'Universita' di Pisa, docente di Teoria e prassi della nonviolenza all'Universita' di Pisa, dirige la rivista "Quaderni satyagraha". Tra le opere di Rocco Altieri segnaliamo particolarmente La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998. Antonio D'Agostino, ingegnere, insegnante, e' persona di forte impegno civile, amico della nonviolenza. Francesca Romano, coniuge di Antonio D'Agostino, e' magistrata alla Corte d'appello di Catanzaro. Raffaello Saffioti, amico della nonviolenza, infaticabile promotore di iniziative di pace, solidarieta', cultura, e' animatore dell'esperienza della Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone" di Palmi ed e' segretario dell'Associazione amici dell'Antiquarium e dell'Associazione amici della Pietrosa] Caro Antonio, dagli amici della nonviolenza di Palmi sono stato informato delle minacce che hai subito a causa del tuo impegno civile a Vibo e nella difficile realta' calabrese. Sono rimasto profondamente turbato e addolorato da quanto ti e' accaduto, e ho chiesto a Raffaello Saffioti di aggiungere l'adesione mia personale, dei "Quaderni Satyagraha" e del Centro Gandhi Edizioni al documento di solidarieta' da lui redatto. E' importante in questo momento non lasciarti solo, pur nella difficolta' di abitare in posti diversi e lontani. Ma la lontananza e' solo fisica, non certo ideale. Fraterni saluti, Rocco Altieri 3. APPELLI. COMITATO ORGANIZZATORE DELLA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO: UN APPELLO AI DELEGATI DELL'INCONTRO ECUMENICO DI SIBIU [Dal comitato organizzatore della sesta giornata del dialogo cristiano-islamico (per contatti: webmaster at ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo] Un appello ai delegati del terzo incontro ecumenico di Sibiu: istituire una giornata di dialogo cristiano islamico a livello europeo Si apre oggi a Sibiu in Romania il terzo incontro ecumenico europeo che avra' per tema "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento ed unita' in Europa". Nel salutare ed augurare buon lavoro a tutte le delegazioni che fino al 9 settembre cercheranno di rilanciare l'ecumenismo in Europa, superando le gravi difficolta' che sta vivendo il processo ecumenico, vogliamo sottoporre loro l'esigenza di mettere al centro di tale incontro anche il dialogo con le altre religioni. Siamo convinti che l'ecumenismo cristiano puo' essere rafforzato se e' capace di aprirsi al dialogo con le altre religioni. Particolarmente urgente, vista la congiuntura internazionale che stiamo vivendo, e' il dialogo con l'islam che e' fondamentale per fermare la guerra e costruire un mondo di pace. Per tale motivo ed in vista della Sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico che si celebrera' in Italia il prossimo 5 ottobre 2007, facciamo appello alle delegazioni riunite a Sibiu affinche' analoga giornata di dialogo con l'islam venga istituita a livello europeo. Con un sincero augurio di shalom, salaam, pace Il Comitato organizzatore della sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico * Segnaliamo che alla seguente pagina web: www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/metriali12072007.htm e' possibile scaricare il testo dell'appello e la locandina per la sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico. La giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico e' promossa in Italia da: Adista, Confronti, Cem - Mondialita', Cipax - Centro interconfessionale per la pace, Emi, Agnese Ginocchio cantautrice per la pace, Il dialogo, il foglio - mensile di alcuni cristiani torinesi, Isola nera, La nonviolenza e' in cammino, Missione oggi, Mosaico di pace, Notam - Lettera agli amici del Gruppo del Gallo di Milano, Qol, Riforma, Tempi di fraternita', Volontari per lo sviluppo. Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito: www.ildialogo.org, per ulteriori informazioni e contatti: e-mail: redazione at ildialogo.org 4. TESTIMONIANZE. DIANA NAPOLI INTERVISTA ALFREDO MORI [Ringraziamo Diana Napoli (per contatti: e-mail: mir.brescia at libero.it, sito: www.storiedellastoria.it) ed Alfredo Mori (per contatti: mir.brescia at libero.it) per questa intervista. Diana Napoli, laureata in storia presso l'Universita' degli studi di Milano, e' attualmente volontaria presso il Centro per la nonviolenza di Brescia. Alfredo Mori e' da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, di cui e' uno dei rappresentanti piu' autorevoli in Italia] Alfredo Mori ha 61 anni e dal 1970 e' impegnato sui temi della nonviolenza; e' stato per anni segretario del Movimento Nonviolento, presidente del Movimento internazionale della riconciliazione (Mir) dal 1977 al 1979 e responsabile del Centro coordinatore nazionale della campagna per l'obiezione alle spese militari. E' ora uno dei dirigenti della sede di Brescia. Quella di Brescia, in via Milano 65 dal 1975, e' stata una delle prime sedi italiane del Movimento Nonviolento. In prima linea per il riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza, ha ospitato gran parte degli obiettori negli anni immediatamente seguenti l'approvazione della legge. A testimonianza di questa storia gloriosa, restano la biblioteca, l'emeroteca e soprattutto l'archivio, la cui consultazione consente di ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della storia dell'antimilitarismo e della nonviolenza in Italia. * - Diana Napoli: La sede di Brescia e' una delle sedi storiche del Movimento Nonviolento e del Movimento internazionale della riconciliazione: come e' nata? - Alfredo Mori: Noi siamo venuti in questa sede alla fine del '75, per avviare la pratica del servizio civile tramite il Movimento internazionale della riconciliazione la cui sezione locale avevamo costituito qualche mese prima. A Brescia avevamo anche costituito un gruppo nonviolento dall'aprile del 1971 e le nostre attivita' principali erano state volte al sostegno della legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. In seguito all'approvazione della legge eravamo stati impegnati soprattutto in corsi di formazione agli obiettori con cui, al di la' delle istruzioni su tutte le sfaccettature della legge, cercavamo di costituire un luogo di riflessione in cui mostrare il contributo che la nonviolenza poteva dare a tutte le problematiche di solito sollevate in quegli incontri: la guerra fredda, la corsa agli armamenti, la funzione e il ruolo dell'esercito... Quest'ultimo soprattutto era un punto controverso e su cui noi insistevamo: se per il resto il consenso tra gli obiettori era piu' o meno unanime, sull'esercito c'erano sempre screzi con i militanti dei gruppi extraparlamentari che avevano il mito dell'esercito popolare: un radicale antimilitarismo e il rifiuto di tutti gli eserciti erano una nostra "specificita'". Eravamo per il disarmo unilaterale (cominciando noi a far venir meno le nostre minacce puo' darsi che anche altri riducano). La nostra sede era in contatto con i movimenti nazionali, percorrevamo l'Italia in lungo e in largo e nei primi anni facemmo partire circa la meta' di tutti gli obiettori italiani. * - Diana Napoli: Consultando l'archivio si trova il tuo nome ovunque: raccolte di firme, dichiarazioni, iniziative... per te la nonviolenza e' stato l'investimento di una vita. Ma come ci sei arrivato? - Alfredo Mori: Dunque, gia' nel 1969 a Brescia si erano costituiti un Gruppo di impegno sociale (Gis) e un Coordinamento pace nell'ambito delle iniziative cattoliche organizzate sull'onda della Populorum Progressio e che nella nostra citta' avevano un punto di riferimento presso la comunita' dei Padri Filippini. A queste attivita' partecipavano quelli che sarebbero divenuti gli animatori del gruppo nonviolento nel 1971: io, le sorelle Capra, Claudio Bedussi, mio fratello Carlo, Adriano Moratto. C'erano Pino Buizza, Giuliano Ferrari e Gigi Lardelli che mori' in un incidente stradale nel '71, mentre a Capodanno andava a Peschiera per portare dei regali agli obiettori in carcere. Inoltre avevamo, sempre quell'anno, preso contatto con gli ambienti antimilitaristi che erano passati per la nostra citta' in occasione della marcia antimilitarista Milano-Vicenza. Pero' la decisione di costituirci in gruppo del Movimento Nonviolento venne solo due anni dopo. Prima ci fu un'altra marcia nel 1970 dove conoscemmo un personaggio come Nobilini, un medico della bassa bresciana (a cui si deve peraltro il simbolo del fucile spezzato, e che era stato amico di Capitini), Marasso, Achille Croce e poi Pinna. Poi nel '71 ci fu la prima discussione in Commissione Difesa del Senato di una legge sull'obiezione di coscienza: in quell'occasione andammo a Roma in sei o sette, tutti appartenenti a un coordinamento che si era costituito a sostegno della legge, la' riprendemmo i contatti con Pinna e lo invitammo a tenere una conferenza a Brescia per l'aprile dello stesso anno; fu allora che divenimmo ufficialmente gruppo nonviolento. Il nostro obiettivo non era solo quello di spingere per l'approvazione della legge, ma anche quello di diffondere e mantenere nelle diverse iniziative un'ispirazione nonviolenta. Per quel che riguarda l'obiezione di coscienza, c'era molto sostegno e partecipazione alle nostre attivita': si parlava, si discuteva... Anche perche', diciamo, le cose erano sempre drammatiche, gente in galera... il primo obiettore bresciano fu nel 1970 Claudio Bedussi (che ando' in galera due volte, confermo' un'obiezione di coscienza, ebbe due processi per obiezione di coscienza e uno per una disobbedienza in carcere, perche' si rifiuto' di staccare una poesia dal muro), ma poi ce ne furono altri. Il tema era comunque all'ordine del giorno, potremmo dire. Gia' nel 1970 enorme successo era stato riscosso a Brescia dalla proiezione, da parte di gruppi collegati ai circoli Acli, del film francese di Autant-Lara "Tu non uccidere", che presentava un confronto tra un obiettore di coscienza e un cappellano militare, una cosa proibita in Italia (credo che La Pira lo fece comunque proiettare a Palazzo Vecchio tra mille polemiche): questo per dire che in fondo i coordinamenti, le attivita', andavano incontro all'esigenza di trovare rappresentanza per un sentire comune, condiviso. E questo non valeva solo per l'obiezione di coscienza. Piu' in generale, c'e' da dire che la mia generazione e' nata nella guerra fredda, non solo, ma nello stesso momento in cui sono scoppiate le bombe atomiche. Questo ha gia' snaturato la storia: una bomba che ammazza indiscriminatamente, distrugge una citta'... Noi ci siamo trovati con arsenali, bombe atomiche in crescita esponenziale, perche' c'era la corsa per lo spazio, spirali di scontri ideologici... l'esigenza di "darsi una calmata", il rendersi conto che era un vicolo cieco, erano sentimenti condivisi e diffusi. Io ero convinto che di quanto certe proposte fossero demenziali si sarebbero prima o poi accorti tutti. Inoltre il Movimento Nonviolento e' stato veramente all'avanguardia nelle sue proposte: i temi dell'ecologismo, del vegetarianesimo, dell'energia, la messa in discussione di un certo modello di sviluppo... non facevano parte del dibattito o linguaggio quotidiano. Eppure sono state tematiche lanciate dal Movimento Nonviolento e dagli amici della nonviolenza o in ogni modo da persone e gruppi collegati al mondo della nonviolenza. Mi ricordo di un convegno nel 1976 a Roma in cui intervenneno Giannozzo Pucci e Tonino Drago portando all'attenzione di tutti, quando ancora nessuno ne parlava e sapeva niente, la questione energetica, il piano energetico nazionale, l'energia nucleare. Proposero di fare una manifestazione a Roma e io pensai che non ci sarebbe stato nessuno. Verso Natale del 1976 la manifestazione ci fu e ci trovammo con i gruppi autonomi di via dei Volsci. Fu una questione che poi mobilito' tutti. A Montalto di Castro ci piazzammo per due, tre anni, contro la centrale nucleare. * - Diana Napoli: Il tuo racconto vale per la storia della costituzione del gruppo nonviolento a Brescia. Ma il tuo percorso personale, qual e' stato? Sono stati solo gli incontri e i coordinamenti a farti avvicinare alla nonviolenza? - Alfredo Mori: Le attivita' che si facevano a Brescia hanno certo costituito il mio retroterra, pero' veramente fondamentale per me e' stato l'incontro con don Milani, avvenuto nel '69. Nel 1967 avevo partecipato in un Gruppo studenti alla lettura di Lettera a una professoressa. In verita' quel primo incontro fu, diciamo, fortuito, io mi sentii toccato solo da certe questioni su cui avevo meditato o che avevano toccato anche me a scuola. Tra l'altro io in quel periodo non facevo che organizzare gite, ovunque, in lungo e in largo: si cantava, suonava, ballava. C'era la gita sul pullman, gite culturali anche, si andava a vedere il castello di Mantova e poi si andava a ballare (si andava sempre a ballare), io non sapevo nemmeno sciare eppure sono andato ad un sacco di gite sciistiche senza mai sciare. Questo solo per dire che conducevo un vita abbastanza goliardica... Poi pero' nel 1969 trovai don Milani veramente, assistendo a una rappresentazione teatrale del gruppo La Loggetta: c'erano solo due attori: uno che raccontava la storia, l'altro che impersonava don Milani parlando attraverso i suoi scritti. Io rimasi colpito prima di tutto dalla questione dell'esercito, le lettere ai cappellani e ai giudici, perche' avevano attinenza con la mia sensibilita' (anche se la cosa andava parecchio oltre ascoltando). E inoltre rileggere in quell'ottica tutta la storia d'Italia fu illuminante: ma allora - mi chiesi - cosa m'hanno raccontato a scuola? Nessuno che avesse mai insinuato alcun dubbio di quel genere sul Risorgimento! E allora comperai i libri. In quel momento c'erano soltanto L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa ed Esperienze pastorali. Le lettere del priore di Barbiana uscirono nel 1970, un anno dopo, e ampliarono ancora la mia visione di don Milani: non un personaggio ritiratosi dal mondo, ma uno che a Barbiana s'era tirato appresso il mondo! E allora anche tutte le battaglie di tipo civico, quella sull'acqua, quelli che imbrogliavano facendo le foto, quelli che rubavano coi costi delle patenti, tutti gli imbrogli che c'erano... divennero anche un mio pallino. Difatti ricordo che nel '71 feci una battaglia sulla questione dei privilegi sui treni... In don Milani c'era la giustificazione per qualsiasi tipo di presa di posizione, c'era il fare, la sostanza, l'essere, l'attenzione, il rigore, la precisione di linguaggio, la semplicita', la chiarezza dei temi e dei contenuti. Per me don Milani aveva interiorizzato sostanza e la distribuiva a piene mani: per me e' stato un'illuminazione. E c'era, soprattutto, la questione della responsabilita', che per noi, poi, era il "tema forte" dell'obiezione di coscienza: all'inizio non era una scelta, nessuno ti chiedeva di scegliere prima che venisse approvata la legge. Era un'assunzione di responsabilita' che nessuno aveva chiesto; si finiva in galera per una responsabilita' che ognuno sentiva come interiore. E in seguito la questione della responsabilita' secondo me ha precorso tutto il movimento nonviolento e io l'ho ritrovata nelle altre mie letture. In Gandhi, per esempio, quando scriveva del rifiuto di partecipare alla guerra anche come cuciniere: la guerra e la sua responsabilita' non e' soltanto di chi spara, ma di chi prepara; infatti noi al Movimento Nonviolento non abbiamo fatto un discorso solo contro la guerra, ma soprattutto contro la preparazione della guerra. E poi c'e' stata Simone Weil. Come gli altri citati impossibile da esaurire in poche parole, ma, rimanendo sullo stesso terreno, la Weil aveva colto la differenza e l'abisso tra il pacifismo e la nonviolenza, nel senso che pur affermando le stesse cose, e lei proprio lo chiarisce, i pacifisti non vogliono morire, in assoluto, mentre i nonviolenti non vogliono ammazzare, che e' una cosa completamente diversa. I pacifisti sono quelli che finirono anche con Petain. Esiste la riluttanza a morire, ma anche quella ad uccidere ed e' la riluttanza piu' coraggiosa e pronta a farsi riconoscere, ad essere imputabile. Non bisogna dimenticare che in ogni modo nel 1970 mi colpi' anche uno scritto di Pinna raccolto in un volume dal titolo La coscienza dice no. Lessi anche Capitini e proprio riferendomi al concetto di "centro" io stesso spinsi affinche' la nostra sede di Brescia si chiamasse "centro" per la nonviolenza. A parte che ogni persona puo' essere centro di irradiazione di idee, sentimenti... il fatto e' che il centro apre, mentre il circolo chiude. Ma certo, anche il primo aspetto non va affatto sottovalutato: ognuno ha un suo frammento di verita': esiste una verita' oggettiva ma anche una soggettiva. * - Diana Napoli: Quali sono i ricordi piu' belli della tua esperienza all'interno della nonviolenza (anche se non dirai mai ovviamente che si e' conclusa)? Tu sei stato anche segretario nazionale del Movimento internazionale della riconciliazione e del Movimento nonviolento? - Alfredo Mori: Si', entrambe le cose. Ma io, veramente, me la sono goduta tutta. La cosa che ricordo piu' piacevolmente sono i campi d'addestramento alla nonviolenza in cui tutti eravamo motivati ad acquisire qualcosa, dal punto di vista valoriale, innanzitutto. Ah, e poi la campagna di obiezione alle spese miliari, l'ultima grande campagna del Movimento Nonviolento che per molti anni era riuscita a riaggregare gruppi e iniziative che si stavano disperdendo. Un primo episodio che ci ispiro' c'era stato nel '72, mi pare che si trattasse, allora, di 2.000 lire date al Comune invece che allo Stato. Poi era successo nel '75 con un nostro amico che per un'eredita' aveva fatto un'obiezione e dato i soldi a noi, 40.000 lire: pochi, pero' noi ne avevamo bisogno. Nel 1980 andai a parlare con un magistrato per conoscere le controindicazioni legali. L'idea dell'obiezione alle spese militari era un'opportunita' per tutti coloro che si opponevano alla guerra perche' era un modo concreto di non partecipare, di non sostenere, e uno strumento per cercare di incidere politicamente, per cercare di far migliorare le leggi; anche un modo per creare degli spazi nuovi. E nel 1981 si lancio' la Campagna di obiezione alle spese militari. Poi alla fine e' anche questo il discorso della nonviolenza: creare degli spazi. Certo, c'e' da vedere chi li gestisce, alla fine, gli spazi. Basti pensare che, nell'82, qui venne nientepopodimeno che Umberto Bossi, a quel tempo un perfetto sconosciuto, interessato agli aspetti pratici della campagna e a una certa idea di autarchia che aveva letto in Gandhi... In ogni modo, l'obiezione alle spese militari non era solo un fatto di materialita' (per dire "vediamo quante risorse sottraggo alla guerra"), anche perche' per lo Stato non era evidentemente difficile recuperarle in altro modo (anche se poi le regole del fisco si sono inasprite per chi voleva praticare l'obiezione): era uno strumento di sottrazione di consenso. Un modo evidente per dire: "noi non siamo d'accordo". * - Diana Napoli: Cos'e' la nonviolenza oggi? - Alfredo Mori: La nonviolenza rimane quel che era, questo e' certo. * - Diana Napoli: E di tutte le battaglie condotte, la nonviolenza, o piu' nello specifico il Movimento Nonviolento, ha lasciato qualcosa? Tu cosa vedevi per il futuro quando eri piu' giovane? e lo vedi ancora? - Alfredo Mori: Io non credo in nessun tipo di progresso, io vedo solo il progresso delle persone. La storia e' cosi', si realizza con le persone che la vivono. Non c'e' un futuro piu' bello. E gia' incidere nella vita di una singola persona e' tantissimo. Se anche ognuno di noi e' stato migliorato da questa esperienza, se ognuno di noi ha vissuto coerentemente ai principi della nonviolenza e li ha diffusi, insegnati, trasmessi nel quotidiano, nei rapporti personali, ai figli, a chi e' piu' giovane, se qualcuno ha sentito se stesso cambiato dalla nonviolenza, questo gia' mi sembrerebbe tantissimo. * - Diana Napoli: Se tu oggi fossi segretario del Movimento Nonviolento cosa proporresti? - Alfredo Mori: Io proporrei di non fare niente. Assolutamente nulla. Meditare. Cosa abbiamo prodotto in questi anni? Abbiamo fatto bene o no a dire che l'aborto non era un argomento della nonviolenza (Capitini era contrario all'aborto e non se n'e' parlato per i laici)? E cosi' i diritti civili. La questione e' un bene in si'? Qui mi ha illuminato Simone Weil: lei diceva che il diritto e' l'ombra di un dovere gia' compiuto. Tu non puoi reclamare diritti. Se nessuno te li da' cosa fai? Ti sbatti per tutta la vita? Io voglio il diritto? C'e' solo il dovere incondizionato. Te lo scegli tu. Ed e' verso la persona umana in quanto tale. L'obiezione non e' un diritto, ma un dovere. Nessuno te lo ha chiesto. Dopo diventa anche un diritto, pero' prima e' realizzato come un dovere. Questo per me e' ora il versante della storia altrimenti si rischia di scadere in questioni palliative o evanescenti. Tutti vogliono fare chissa' cosa, tutti parlano della democrazia. Chi e' che vuole esportare la democrazia? Non sono solo i guerrafondai, ma anche tutti coloro per cui la democrazia e' diventata un lasciapassare per ogni idea e iniziativa. Ma se non sappiamo nemmeno qui cos'e' la democrazia! Si continuano a cambiare le regole, ognuno si inventa un marchingegno e lo chiama democratico! Su questo dobbiamo meditare. Una volta, quando si votava, un voto valeva uno. Oggi no. Non si capisce: qualcosa anche nel meccanismo va male. Bisogna pensare oggi. Rilanciare dei contenuti. * - Diana Napoli: Ma da un punto di vista piu' concreto il Movimento Nonviolento ha pur lasciato qualcosa: ad esempio il servizio civile... - Alfredo Mori: Si', si', Il Movimento Nonviolento ha aperto grandi spazi, come il fatto che la gente non e' piu' obbligata a fare il servizio militare. Il problema pero', come dicevo prima, e' capire chi li occupa gli spazi. Cosa sta accadendo. Occorre vedere se abbiamo lasciato nelle istituzioni gente che vale o no. Perche' mi pare che con la scusa della democrazia si stia barattando tutto, un modo di gestire e cogestire... Oggi si fa finta di non andare d'accordo, ma poi vanno d'accordo tutti. E con la scusa che si parla della pace, della globalizzazione, dei commerci, sono tutti bravi perche' accettano luoghi comuni in maniera superficiale. * - Diana Napoli: Dunque per il Movimento Nonviolento oggi la riflessione... - Alfredo Mori: Si'. A Pinna, per esempio, va riconosciuta, tra tutte le cose, la capacita' di richiamare sempre al nocciolo delle questioni. Il non lasciarti mai andare oltre, al di la' (e questo senza considerare l'esperienza biografica: l'essere stato sempre rigorosissimo e l'essere stato ligio fin nei dettagli ad una vita spartana che non concedeva niente a se stesso. Tutto era in funzione di crescita del Movimento Nonviolento). Ma oltre alla riflessione le rinunce. Le cose che stimolano di piu' sono le rinunce: rinunciare a qualcosa e riempire con altro. Questo era (e') il principio del digiuno, ma esiste anche un digiuno della parola, il silenzio, ed esiste un digiuno dalla frenesia, dal fare mille attivita' che riempiono solo spazi senza essere concrete. * - Diana Napoli: Cosa ne pensi dell'antimilitarismo oggi? Ha ancora un senso? Condividi il titolo del congresso di quest'anno? - Alfredo Mori: Il militarismo e' la peggiore manifestazione della vita collettiva. Questo non si discute. Pero' oggi dobbiamo dire: dove ci collochiamo e a fare che cosa? Oggi non c'e' obbligo alcuno (nemmeno quello militare) e dunque fare scelte e prendersi responsabilita' non e' facile. In che posto siamo e qual e' il nostro quadro di vita? Siamo noi i padretermi e se manca qualcosa a noi e' la fine o siamo in grado di valutare anche i nostri limiti? Antimilitarismo poi vuol dire una cosa molto precisa, nel senso che il militarismo ha il suo parallelo in un codice sociale molto preciso. Siamo sicuri che sia ancora quello attuale? Superfluo dire che oggi si fa una guerra senza eserciti, poi. Non c'e' piu' nemmeno l'imperativo di salvarsi la pelle. E sta emergendo il problema di una societa', piu' che militarista, suicida: qui ci stiamo suicidando tutti. E' tutto una forma di suicidio e di disperazione totale. E' questa la riflessione che dobbiamo fare oggi. Il problema e' che non si vede piu' nell'oggi il sol dell'avvenire. Su questo il Movimento Nonviolento si deve impegnare, sono questi i temi che deve fare suoi. Riappropriarsi di queste responsabilita'. Trovare cose piccole ma assolutamente significative, simboliche, che possono colpire l'immaginazione. Ad esempio la forza del dissenso organizzato, anche di poche persone. Ristabilire i punti su cui non si negozia nulla. Esistono dei principi non negoziabili e di questo il Movimento Nonviolento si dovrebbe riappropriare, perche' fanno parte della sua eredita' e sono il lascito piu' importante che noi, allo stato attuale, possiamo offrire. 5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: SCENE DI PERSECUZIONE DEI POVERI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell’Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] In ordine sparso: a Bologna l'ordinanza comunale prevede sanzioni per chi lava i vetri ai semafori; a Roma una task force di vigili urbani (voluta dal sindaco) e' impiegata per "aggredire e reprime le attivita' abusive e illegali", in parole semplici contro ambulanti, posteggiatori abusivi, ecc.; a Firenze l'ordinanza, quella che ha avuto piu' risalto sui mass-media, di divieto per i lavavetri; a Trieste l'ordinanza comunale comprende, oltre i soliti lavavetri, anche accattoni e venditori abusivi; a Pavia l'amministrazione comunale sgombera circa 150 rom che sopravvivevano nei locali dell'ex Snia; e si potrebbe tranquillamente continuare. Da parte dei politici del centrosinistra: Romano Prodi, presidente del Consiglio dei ministri, auspica che il divieto venga esteso ai cosiddetti "graffitari"; Giuliano Amato, Ministro dell'Interno, auspica una lotta all'illegalita' a 360 gradi prendendo a modello l'ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani e chiede "certezza della pena"; Walter Veltroni, attuale sindaco di Roma e futuro leader del Partito Democratico, si vanta di aver chiuso 28 campi rom spostando 15.000 persone. Il quadro e' veramente allarmante davanti a tanti zelanti persecutori dei poveri che "danno fastidio", e disarmante per chiunque continua a pensare che tutti gli esseri umani hanno diritto ad eguali diritti, deboli compresi. * A prescindere dal fatto che molti di questi provvedimenti sono al limite della costituzionalita', e che fondamentalmente si basano sui peggiori luoghi comuni, pregiudizi e stereotipi che riguardano immigrati e rom, ci viene detto che sono indispensabili per combattere la criminalita', il racket e per dare sicurezza ai cittadini. Ora sui pregiudizi, se li accettiamo, dovremmo riconoscerci nella descrizione dispregiativa di noi italiani, che hanno fatto alcuni giornali tedeschi dopo la strage di Duisburg. Sul tema della sicurezza, relativo peraltro alla piccola criminalita', si tratta di capire se la risposta puo' essere solo la repressione e la criminalizzazione di chi e' povero. Le forze politiche invece di cavalcare in senso reazionario il disagio, la paura e le angosce della gente, dovrebbero chiedersi da dove nascono questi sentimenti e trovare le adeguate risposte. Per quanto lavavetri, rom, ecc. possano "infastidire", non rappresentano certo l'emergenza criminalita' che devasta da anni gran parte del nostro Paese. * Si finge di ignorare che almeno tre regione italiane, Sicilia, Calabria e Campania, sono in mano alla criminalita' organizzata. Il racket di Cosa Nostra e' forse paragonabile al presunto racket dei lavavetri? Gli affari della Camorra sui rifiuti in Campania (secondo Legambiente un giro d'affari che tocca i 23 miliardi di euro all'anno) si commentano da soli. Secondo quanto dichiarato all'Ansa dal prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Seta, a margine dell'audizione davanti alla Commissione parlamentare del 5 luglio scorso, in tema di lotta alla 'Ndrangheta lo Stato e' ancora "al punto di partenza". In questi zone, purtroppo, la debacle dello Stato italiano e' piu' che evidente; documentata, tra l'altro, dall'intreccio perverso fra i poteri criminali e consistenti parti dei poteri legali. Cosi' nella piu' tranquilla normalita', un presidente della Regione, sotto processo per mafia, continua ad occupare il suo posto; come i 25 condannati in via definitiva continuano ad occupare il loro seggio in Parlamento. Ha scritto una rivista: "Non si prevede nulla di buono all'orizzonte, tanto meno da questo governo che sta ripresentando la medesima politica fallimentare del 1996 e che nasconde la propria disfatta dietro la facciata di un nuovo partito, che di nuovo non ha nulla, nemmeno nelle parole di esordio di Walter Veltroni. Il quale, ovviamente, non ha fatto menzione di lotta alla mafia e di recupero di capitali illeciti da investire nelle strutture piu' bisognose del nostro Paese, magari da destinare alle vittime della mafia cui ora, ufficialmente, oltre alla verita', vengono negati anche i fondi che spetterebbero loro di diritto". 6. INCONTRI. A ROMA DAL 20 AL 23 SETTEMBRE [Dai promotori della Fiera dell'editoria della pace di Roma (per contatti: e-mail: info at editoriadellapace.org, sito: www.editoriadellapace.org) riceviamo e diffondiamo] Carissimi, siamo i promotori della prima Fiera dell'editoria della pace di Roma. Partecipate e aiutateci a far conoscere l'evento, in programma dal 20 al 23 settembre al Parco Meda. Per informazioni e contatti: e-mail: info at editoriadellapace.org, sito: www.editoriadellapace.org 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 202 del 4 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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