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Coi piedi per terra. 2
- Subject: Coi piedi per terra. 2
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 8 Aug 2007 10:43:40 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 2 dell'8 agosto 2007 In questo numero: 1. Marinella Correggia:A terra, a terra 2. Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino: Impatto ambientale e sanitario dovuto allo sviluppo fuori controllo del traffico aereo nell'aeroporto di Roma-Ciampino 3. Alessandro Pizzi: Le forti ragioni del comitato che si oppone all'aeroporto 4. Wangari Maathai: Il clima, l'umanita' 5. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. RIFLESSIONE. MARINELLA CORREGGIA: A TERRA, A TERRA [Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor at libero.it) per averci messo a disposizione il testo del capitolo "Volare? A terra, a terra" del suo recentissimo libro La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007. Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] "Giri su Internet alla ricerca del volo piu' economico? Vuoi andare in luoghi caldi in inverno, o a una conferenza sul futuro del mondo? Bene, ti diciamo noi qual e' il vero prezzo da pagare per ogni viaggio aereo, e vedrai che e' il modo piu' rapido per stare per sempre al caldo e precludere un futuro all'umanita'" Avvertimento del sito specialistico www.chooseclimate.org Il contesto Per superare il confine fra terra e cielo l'essere umano che sa volare unicamente in sogno deve ricorrere massicciamente a un terzo elemento: il fuoco, l'energia. Aumenta continuamente il trasporto aereo di persone e merci. In ogni attimo i cieli sono arati da almeno 10.000 apparecchi. Volare entusiasma. Accorcia le distanze. Uccide il clima. L'aeronautica civile (non parliamo poi dei bombardieri) "in apparenza" contribuisce nella misura del 3-4% alle emissioni globali di anidride carbonica, ma il cosiddetto radiative forcing, effetto di riscaldamento combinato di CO2, ozono, vapore acqueo e condensa e' circa tre volte piu' grande di quello della sola CO2. A causa di questa "triplicazione" gia' oggi, secondo i calcoli del California Institute of Technology, il trasporto aereo provoca il 10% dell'effetto serra totale. Un aereo con 400 posti per un viaggio di 6.000 chilometri ha bisogno di oltre 60.000 litri di kerosene; significa che un passeggero transcontinentale esaurisce in una volta il proprio "diritto annuale a inquinare", quanto a effetto serra. Nel 2002 il Wwf britannico calcolo' l'impatto ambientale di due vacanze da due settimane, una a Maiorca e l'altra a Cipro partendo da Londra: insieme coprivano fino al 50% della fetta di risorse disponibili spettante a ogni individuo del pianeta. Al tempo stesso un singolo viaggio contribuisce all'effetto serra quanto una donna afgana o un bambino congolese in diversi anni di vita, comprendendo tutti i loro (scarsi) consumi. Pero' sono gli ambienti e le vite di chi non vola a subire gli effetti peggiori del riscaldamento del clima. In Europa le emissioni di CO2 da aviazione sono cresciute del 73% fra il 1990 e il 2002 e cresceranno del 150% dal 2002 al 2012; e' il settore in cui crescono piu' in fretta. Il fenomeno dei low cost, voli a un centesimo, un euro, dieci euro ha fatto lievitare il consumo di aerei. Queste formule stracciate erano il 5% del traffico europeo nel 2000 e nel 2006 ne erano diventate un quinto. Che comunque rimane poco democratico, concentrato com'e' nel 5% della popolazione mondiale. I low cost fanno volare molto di piu' ma sempre i soliti. Italiani per il week end ad Amsterdam, olandesi per la notte bianca a Roma. La donna afgana non vola, nemmeno a un dollaro (se non altro, non si riempie di particelle di ritardanti di fiamma). Il traffico aereo inquina anche vicino a terra, in prossimita' degli aeroporti, con monossido di carbonio e particolato totale. E poi, fine del silenzioso cielo: rombi d'aereo dominanti o in sottofondo, di giorno e di notte rendono difficile la vita a chi abita nelle vicinanze delle partenze, degli arrivi e dei corridoi di ascesa e discesa. E le grandi opere espandono continuamente la cementificazione da aeroporto. Secondo alcuni calcoli la collettivita' paga oltre 2.000 milioni di euro all'anno per i costi "esterni" - non contabilizzati nel prezzo del volo - legati alle cinque emergenze: inquinamento, rumore, effetto serra, congestione, incidenti. Sono i classici costi ambientali scaricati sulla collettivita': anche su chi non vola mai. Il settore dell'aviazione civile gode di privilegi sfacciati: esenzioni fiscali e perfino l'esenzione dall'applicazione del protocollo di Kyoto sull'effetto serra. * Che cosa posso fare io Volare piace quasi a tutti. Ma e' una delle attivita' piu' ecologicamente e dunque socialmente disdicevoli a cui una persona si possa dedicare. Urgono svolte individuali e collettive. a) Ridurre la domanda e' ridurre l'offerta Banalmente, gli aerei volano perche' volano le persone volano e comprano merci che volano. - Intanto, calcolare. In media (dipende da tanti fattori come il tipo di aereo, il tasso di riempimento, la quantita' di scali) si puo' calcolare un impatto sull'effetto serra per persona pari a: 30 kg di CO2 equivalente ogni 100 km per i voli di meno di 2.000 km; 19 kg di Co2 equivalente ogni 100 km per i voli piu' lunghi (salita e discesa sono le fasi piu' energivore). Fanno quasi 2 tonnellate e mezza per un'andata e ritorno ai Caraibi (15.000 km). E 140 kg per un Roma-Milano. E oltre 3 tonnellate per andare e tornare dalla Madunina a Jakarta. Bisognerebbe razionarsi i voli sulla base del loro costo ecologico, non economico. - Meno clienti oggi meno voli domani. Obiezione: "Senza di te l'aereo volerebbe lo stesso e l'inquinamento pro capite dei viaggiatori sarebbe ancora piu' alto per via del tuo posto lasciato vuoto". Risposta: a una minore domanda corrisponderebbe velocemente una riduzione dei voli (e quindi del danno); le compagnie non possono certo viaggiare vuote. - Charter e low cost no grazie. A differenza dei voli di linea periodici, i charter partono solo "a comando", quindi il collegamento domanda-offerta e' immediato. Scegliere i charter o il low cost significa premiare chi opera per fare dell'aereo una specie di bus. - Svuotare i cargo. Le merci viaggiano per i continenti perche' c'e' qualcuno che le preferisce a cio' che viene da vicino. Consumiamo e soprattutto mangiamo prodotti locali e di stagione. Portare una tonnellata in aereo per un chilometro provoca l'emissione di 0,9 kg di anidride Co2. b) Alternative certe Sulle brevi e medie distanze si tratterebbe solo di tornare a quel che si faceva fino a una decina di anni fa (non proprio i tempi bui della candela e del calesse): viaggiare via terra. - Rotaie europee a buon prezzo. Da Roma a Milano, Messina a Napoli, Torino a Parigi, Bari a Venezia e via elencando medie e corte distanze, il treno e' di gran lunga piu' ecosostenibile dell'aereo. E si trovano - a prenotarle per tempo - tariffe vantaggiose con le quali raggiungere anche molte citta' europee. - Cosi' veloce non e'. Se si calcolano i tragitti da e verso l'aeroporto, il check in e lo spezzettamento del viaggio, al di sotto dei 700 chilometri l'aereo non e' nemmeno piu' veloce (del treno). Con i treni notturni e relative cuccette non si perdono mattinate o pomeriggi e si risparmia sull'albergo. - Non partire! Chi viaggia per lavoro... o per riunioni di "attivisti-per-cambiare-il-mondo" si chieda se e' davvero necessario. Molto si puo' sbrigare da fermi, a meno di essere affetti da apodemomania (mania del movimento). - Se c'e' di mezzo il mare. Mediterraneo, Tirreno e Adriatico sono quasi dei laghi. Si arriva in Sardegna e in Grecia in una notte di nave (l'avvistamento della costa e' sempre magico e certi traghetti hanno saloni e bar da crociera). Anche la Spagna e' ben servita e con ottimi prezzi. c) Distanze intercontinentali L'eventualita' di un viaggio via terra su 3.000 o 10.000 chilometri e' ovviamente riservata ai pochi privilegiati con tanto tempo a disposizione. Ma anche l'eventualita' di un viaggio via aerea e' riservata a pochi terrestri economicamente privilegiati. E' dunque troppo disinvolto salire su un aereo con leggerezza, come fosse un treno. - La prima domanda. Serve davvero questo viaggio? Mark Linas, autore di "Notizie da un pianeta rovente", avendo esaurito - nei viaggi aerei per la preparazione del libro - la sua quota equa di emissioni per i prossimi venti anni, dice ormai no a qualunque viaggio turistico aereo. Mathis Wackernagel, inventore dell'impronta ecologica, minimizza i propri consumi salvo quelli degli aerei andando in giro per il mondo a propagandare l'impronta ma... "sinceramente non ho ancora capito se il bilancio finale di questa contraddizione e' positivo, nel senso che molte persone capiscono che bisogna orientarsi verso uno stile di vita e un modello di consumo piu' realistico, o se e' negativo, perche' le idee di cui parlo rimangono solo discorsi in aria". - Telelavoro. Fanno miracoli le teleconferenze e telefonate "di gruppo". - Quale turismo. Molti viaggi esotici sono un lusso e basta. I bei paesi del Mediterraneo offrono praticamente tutto. Quanto alle genti e alle culture altre da conoscere, anche gli abitanti di quei luoghi lontani amerebbero venire a conoscere le nostre, di genti e culture. Non c'e' giustizia in questi viaggi a senso unico. - Riscaldare il pianeta per andare al caldo? Chi parte in inverno per stare al caldo e in estate per stare al fresco non ha capito granche' della bellezza delle stagioni, e di come il suo comportamento contribuisca a farle saltare. - "Me lo posso permettere, ecorisparmio altrove". Ho evitato l'auto tutto l'anno? Ho tenuto spenti i riscaldamenti? Ho risparmiato molti kilowattora? Ho mangiato solo cibi a basso impatto? Ho evitato qualunque usa e getta? Non volo da tempo? Allora forse ho pagato in anticipo almeno parte del costo ambientale del mio viaggio. (Comunque la mia impronta ecologica schizzera' subito ben oltre i tre pianeti). * Azioni in comune In attesa degli aerei solari, che pero' non potranno portare miliardi di persone all'anno, il fenomeno "volo pazzo" va collettivamente arginato. a) Campagne terra terra Con un allarmato rapporto sull'aviazione di qualche anno fa, l'Ipcc (organismo scientifico dell'Onu sui cambiamenti climatici) raccomandava l'applicazione da parte degli stati di alcune misure: l'introduzione di tasse per scoraggiare l'uso eccessivo degli aerei e il "decollo" di politiche di sostituzione con il treno sulle brevi e medie distanze. - Giusto prezzo del trasporto aereo. Tutti amano volare a basso costo e comunque andare lontano, anche gli ambientalisti; ecco perche' soprattutto in Italia e' difficile avviare campagne per il modico uso dell'aereo. In altri paesi come Germania e Gran Bretagna gli attivisti sono piu' attivi. - Fermare l'avanzata degli aeroporti. Le lotte contro il rumore e gli altri inconvenienti degli aeroporti vedono spesso soli gli abitanti delle zone limitrofe. A quando una grande campagna nazionale contro l'ampliamento degli aeroporti e la creazione di nuovi? - Il moto perpetuo del "movimento dei movimenti". "Non viaggio per turismo! Vado lontano si', ma in Palestina in carovana di pace, in Chiapas in delegazione, a Porto Alegre per il Social Forum, in Nepal a dir ciao ai produttori della carta di riso equa, in Indonesia ad ascoltare un'assemblea antiguerra". Questi spostamenti in massa da movimento sono certo un'occasione per incontrare persone (ma le decisioni si prendono altrove e in altro modo), ma molto da elite occidentale (e pochi del Sud). Il che e' poco altermondialista. Non sara' meglio mandare un solo rappresentante a turno per tutto il gruppo? E piuttosto pagare il viaggio a qualcuno del Sud? - Merci in volo? Il trasporto su nave sviluppa 30 grammi di anidride carbonica al chilometro per tonnellata di peso spostato; per la stessa quantita', i treni sono a quota 41 grammi al chilometro; su strada si arriva a 200; gli aerei schizzano a quota 1.00 grammi. Acquirenti e volontari delle strutture di commercio equo - per cominciare da loro - potrebbero accertarsi che le merci "senza sfruttamento" arrivino in nave. E in generale, la promozione dei consumi "vicini" al posto di quelli globalizzati aiuterebbe a ridurre l'impatto climatico del settore. b) Provvedimenti da chiedere Vanno ridotte le sovvenzioni al trasporto aereo. L'Unione Europea titubante ci prova. - Tassare il kerosene. L'esenzione del kerosene dalle tasse costa all'Unione Europea otto miliardi di euro all'anno. Una tassa sul carburante porterebbe a miglioramenti tecnologici, una gestione del traffico aereo meno "pindarica" e un aumento dei biglietti con conseguente riduzione della domanda. La direttiva europea 96 del 2003 permette l'imposizione di questa tassa ma solo sui voli domestici; accordi internazionali ne rendono difficile l'applicazione generale, senza la quale le compagnie andrebbero ad approvvigionarsi esentasse nel piu' vicino paradiso fiscale del kerosene. - Tasse ambientali. Un'imposta sulle emissioni aeree potrebbe essere calcolata in aggiunta a ogni biglietto. A tutt'oggi, e' la Norvegia l'unico paese ad avere un prelievo basato sulle emissioni per i voli nazionali. L'Unione Europea sta proponendo un supplemento sul biglietto, basato su distanza ed emissioni per km, con un sovrapprezzo per decollo e atterraggio. - Protocollo di Kyoto anche fra le nuvole. Che gli aerei siano rimasti fuori dal Protocollo di Kyoto e' un'altra anomalia su cui gli ambientalisti dovrebbero dar battaglia. Il settore va compreso nel sistema di commercio di emissioni in vigore in Europa dal gennaio 2005. - Un segno: tasse di solidarieta'. Dal luglio 2006 la Francia imita la Gran Bretagna e introduce una piccola tassa sui biglietti aerei il cui introito finanziera' progetti di lotta ad Aids, malaria e tubercolosi in Africa. - Limiti di velocita'. Un sito di ecofantascienza sostiene che fra qualche tempo gli inquinanti aerei saranno sostituiti dai dirigibili con consumi decine di volte inferiori, ma piu' lenti: 200 km orari invece di 800 e piu'. A quel punto volerebbero solo, per passione assoluta, i fratellini di Leonardo; gli altri sceglierebbero il treno o di stare a casa. Pero', chiedere una certa limitazione della velocita' - cosi' come sulle strade - non e' fantascienza. - Sognare non e' peccato. La meta' di tutti i voli in Europa sono al di sotto dei 500 km, dunque non piu' veloci di un treno che parte e arriva dal centro di una citta'. E che e' dieci volte meno inquinante. Attivisti tedeschi chiedono la messa al bando dei voli a corto raggio. Almeno quelli. 2. DOCUMENTAZIONE. COMITATO PER LA RIDUZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE DELL'AEROPORTO DI CIAMPINO: L'IMPATTO AMBIENTALE E SANITARIO DELLO SVILUPPO FUORI CONTROLLO DEL TRAFFICO AEREO NELL'AEROPORTO DI ROMA-CIAMPINO [Dal sito del Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino (www.comitatoaeroportociampino.it)] Dal 2001 ad oggi, il traffico di passeggeri nell'aeroporto di Ciampino e' passato da 700.000 unita' a oltre cinque milioni, un incremento enorme, dovuto per lo piu' all'attivazione dei voli "low cost" di compagnie come Ryanair e EasyJet. L'aeroporto di Ciampino e' un aeroporto urbano, in un'area densamente abitata e trafficata, circondato da case a brevissima prossimita' (150 metri dalla pista, incluso un asilo) edificate, secondo il piano regolatore, negli anni in cui l'attivita' dell'aeroporto di Ciampino era limitata ai soli voli di Stato e a pochi charter. Uno sviluppo del traffico commerciale su un aeroporto del genere, avrebbe inevitabilmente comportato gravi danni alla cittadinanza. Per questo, qualsiasi azione avrebbe dovuto essere preceduta da una attenta valutazione dell'impatto sulla popolazione, come peraltro prevede la normativa vigente. L'incremento del traffico aereo a Ciampino e' invece avvenuto nella piu' totale illegalita', al di fuori di ogni controllo, e sta causando grossi problemi alla popolazione di Ciampino, S. Maria della Mole e di una parte consistente della citta' di Roma interessata dalla rotta di atterraggio. Gli aerei sorvolano le case ad altezza ravvicinata, con una frequenza che in alcune fascie orarie e' parossistica - un volo ogni 2 minuti - scaricando ingenti quantita' di gas e polveri inquinanti sulla popolazione inerme, rendendo l'aria irrespirabile e generando rumore intollerabile sia di giorno sia di notte. Il risultato e' un danno ambientale e sanitario gravissimo e il disagio, per la popolazione interessata, di non poter condurre una vita normale. * I dati ufficiali che iniziano ad eemrgere sono di estrema gravita'. La centralina di monitoraggio della qualita' dell'aria finalmente installata a Ciampino dopo le pressioni dei cittadini, ha gia' raggiunto in soli due mesi di rilevazioni (al 6 febbraio 2007) il limite massimo di sforamento delle polveri sottili PM10 non superabile in un anno secondo la normativa vigente. La centralina, tra l'altro, non registra altre fonti gravemente inquinanti come il benzene o il biossido d'azoto, presenti in elevata concentrazione nei gas di scarico degli aerei. Stanno emergendo dati preoccupati sull'insorgenza di malattie respiratorie nei bambini di Ciampino - tra l'altro, un asilo e' proprio a ridosso della pista. Inoltre, mentre ancora un'indagine epidemiologica e' in corso, appare inquietante il dato che la Asl di Ciampino risulterebbe essere quella con la piu' alta spesa per farmaci pro-capite in Italia, e che tale spesa e' soprattutto causata da farmaci anti-tumorali. L'inquinamento acustico e dell'aria causato dall'aeroporto sta minando la salute dei cittadini. Le leggi a tutela dei cittadini a Ciampino sono state completamente disattese. * Riteniamo che lo sviluppo di una rete di trasporto aereo europeo sia importante per il nostro paese e la nostra citta', ma lo sviluppo deve essere sostenibile e nel rispetto delle norme, non solo ambientali, ma anche di tutela dei lavoratori. Compagnie lowcost come Ryanair mostrano invece atteggiamenti arroganti e pesantemente antisindacali, costringendo tecnici e assistenti di volo italiani a lavorare senza alcuna tutela sindacale, sanitaria, previdenziale, firmando contratti capestro registrati all'estero. E' inconcepibile che in uno Stato democratico si consenta che cio' avvenga. Lo sviluppo del traffico low-cost e' stato effettuato non solo nel disprezzo della legge, ma anche nel disprezzo delle sofferenze e al prezzo della salute di una parte della cittadinanza. * Il Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino ha preparato una lista di inadempienze, omissioni, persino abusi, commessi dal 1997 ad oggi a Ciampino da enti e aziende, Istttuzioni e pubbliche amministrazioni. Si evidenziano qui in breve alcune delle piu' evidenti inadempienze: 1) Valutazione di impatto ambientale (Dpcm 377 del 10/8/1988): mai effettuata. Il Dpcm del 27/12/1988, all'art. 8, IV comma, lettera b) impone la VIA [Valutazione d'Impatto Ambientale] nel caso di "sostanziali modifiche al piano regolatore aeroportuale connesse all'incremento del traffico aereo e che comportino essenziali variazioni spaziali ed implicazioni territoriali dell'infrastruttura stessa". Ora, risulta ben difficile immaginare che un piccolo aeroporto militare che sopportava un traffico di soli 700.000 passeggeri/anno, ospitandoli in un vetusto capannone, possa diventare uno dei principali aeroporti europei, rinnovato e quasi raddoppiato nelle infrastrutture, con un traffico di oltre cinque milioni di passeggeri, senza l'applicazione di una seria procedura di VIA. Proprio negli ultimi mesi sono avvenuti nell'aeroporto "Pastine" imponenti lavori di ampliamento, condotti senza alcuna procedura di VIA, e oggi terminati nonostante il decreto di sospensiva e la diffida a proseguire i lavori inviata dal Ministero dell'Ambiente. 2) Sistemi di monitoraggio del rumore (art. 2 del DPR 496/97), a carico di AdR [Aeroporti di Roma, l'ente gestore degli impianti di Ciampino e Fiumicino]: dal 1997 la normativa imponeva l'installazione di centralina di monitoraggio, anche finanziate nel 1999 ad AdR, e solo oggi in corso di installazione grazie alla lotta dei cittadini. 3) Controllo sui sistemi di monitoraggio (art. 2 comma 5, Dpr 496) a carico di Arpa Lazio e Ministero dell'Ambiente: mai effettuati. L'Arpa doveva presentare una relazione semestrale sullo stato dei sistemi di monitoraggio a Ciampino, mai effettuata, e il Ministero dell'ambiente non e' mai intervenuto. 4) Procedure antirumore (art. 5 Dm 31/10/97) a carico dell'Enac: assenti. 5) Zonizzazione acustica dell'intorno aeroportuale (Dm 31/10/97 art. 6 comma 1) a carico della Commissione aeroportuale. Dal 1997 ad oggi non si e' riusciti a giungere ad una impronta acustica attendibile dell'aeroporto di Ciampino, a causa dell'atteggiamento "riduzionista" dell'Enac, che cercava di imporre una sua propria interpretazione tecnica della normativa (che escludeva dal computo della mappa acustica i voli di Stato, militari e di emergenza), poi rigettata dal Ministero dell'ambiente. L'impronta acustica andava realizzata prima diprocedere a qualsiasi aumento di traffico aereo: dalla zonizzazione sarebbe emersa l'impossibilita' di conciliare l'aumento del volume di traffico con l'esistenza di case e di un asilo a 150 metri dalla pista, mantenendo il rumore al di sotto dei 65 dB Lav come previsto in zona A "residenziale". Misure effettuate da Legambiente con fonometri professionali, indicano livelli di rumore che giungono a 105 dB(A) nelle case di Ciampino, livello gravemente lesivo della salute dei residenti. 6) Piani di abbattimento e contenimento del rumore (art. 3 comma 1 del Dpr 496) a carico di AdR, con i Comuni e la Regione: assenti. 7) Divieto del volo notturno dalle 23 alle 6 (Dpr 476 del 1999): mai rispettato. il Dpr 476 e' stato oggetto di ricorsi al Tar ed e' sospeso dal 2000 (in attesa di un intervento legislativo mai avvenuto. Negli altri aeroporti, pero', il riposo notturno e' sostanzialmente rispettato, mentre a Ciampino i voli di linea atterrano ben oltre le 24, e i postali nel cuore della notte. * Tutte le istituzioni locali e nazionali si sono schierate apertamente a favore dei cittadini, a cominciare dal ministro dei trasporti e dal sindaco di Roma, che il 16 ottobre 2006 aveva aperto un tavolo tecnico per spostare un significativo numero di voli da Ciampino a Fiumicino, sostanzialmente fallito per l'atteggiamento di netta chiusura dell'Enac e le pressioni delle compagnie low-cost, in particolare di Ryanair. Per tutto quanto qui esposto, il Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino chiede l'immediato trasferimento dei voli low-cost a Fiumicino, in attesa che si realizzino le infrastrutture aeroportuali previste dal nuovo Piano regionale dei trasporti. 3. RIFLESSIONE. ALESSANDRO PIZZI: LE FORTI RAGIONI DEL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO [Riproponiamo il seguente intervento di Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza". Alesandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (l'istituto scolastico dove ha lungamente insegnato)] Ho aderito al comitato che si oppone alla costruzione dell'aeroporto a Viterbo con convinzione. La nascita del comitato rappresenta un evento importante perche' favorisce un dibattito in un contesto finora tutto di esaltazione acritica della costruzione dell'aeroporto, che viene visto dai partiti locali, ad eccezione della federazione provinciale di Rifondazione Comunista, come la grande occasione di sviluppo. Non sono da meno a livello nazionale: dall'Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile) al Ministro Bianchi, tutti sostengono l'espansione degli aeroporti e quindi del traffico aereo. Mentre lo sviluppo e' illusorio (lo dimostra cio' che avviene in altri luoghi), di sicuro rimane il problema dell'impatto ambientale (produzione immane di gas serra, di polveri sottili e inquinamento acustico). Il comitato ha avuto il merito di portare all'attenzione dei cittadini l'impatto ambientale del trasporto aereo e dell'aeroporto, come ben documentato da questo notiziario. Penso agli interventi della portavoce del comitato Antonella Litta e della giornalista e saggista Marinella Correggia. * Credo sia importante cercare un collegamento con i comitati di Ciampino e di Frosinone per impedire la costruzione di un terzo aeroporto nel Lazio e per diminuire il numero di voli negli aeroporti esistenti. A Ciampino sono drammaticamente emersi i lati negativi: c'e' la piu' alta spesa pro-capite di farmaci antitumorali su scala nazionale. Cosi' come la percentuale di asma tra i bambini e' molto piu' alta della media italiana. Una riduzione dei gas serra e delle polveri sottili passa anche per una diminuzione del traffico aereo, altro che lodare i low-cost come ha fatto il Ministro Bianchi in un recente convegno. Gia' nel 1999 l'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc, organo tecnico dell'Onu che si occupa dell'effetto serra), provocando l'irritazione del business aereo e petrolifero, suggeri' di "adottare politiche di sostituzione con altri mezzi di trasporto" e di "disincentivare l'uso disinvolto del trasporto aereo con tasse". Non se ne fece nulla. * Il comitato sta gia' ponendo all'attenzione dei cittadini una riflessione sul modello di mobilit', che oggi si basa su automobili e aerei, che consuma ingenti quantita' di energia e produce, conseguentemente, grande inquinamento; il trasporto aereo e' quello che dal 1990 ad oggi e' cresciuto piu' in fretta, come risulta anche dal rapporto annuale sull'ambiente dell'Enea. Sempre dal rapporto dell'Enea si apprende che il settore dei trasporti rappresenta il 30% degli usi finali di energia. Questa discussione deve riguardare lo stile di vita di noi abitanti della zona ricca del mondo. E' necessario ripensare il nostro modo di consumare energia e le materie prime, per il rispetto del clima, dell'ambiente naturale, e per il rispetto della vita e della dignita' delle persone che vivono nella parte povera del mondo, che si vedono depredare le loro risorse in cambio di inquinamento e qualche volta anche di bombardamenti. Trovo drammatico scoprire che basta qualche migliaio di chilometri sulle nuvole per produrre piu' anidride carbonica di dieci contadini del Bangladesh in un anno di vita, considerati tutti i loro consumi. All'interno della riflessione sugli stili di vita e' di estremo interesse la proposta che viene dalla Gran Bretagna sul "turismo di vicinato". Turismo che permette di scoprire le bellezze dei luoghi vicini con un uso minimo di energia. * Opporsi alla costruzione di un nuovo aeroporto e lottare per un ridimensionamento del numero dei voli e' un'azione necessaria per la difesa della salute delle persone e per pensare ad un modello di societa' che si basi su un basso consumo di energia, sull'uso delle tecnologie appropriate e su un'economia legata alle risorse locali. 4. RIFLESSIONE. WANGARI MAATHAI: IL CLIMA, L'UMANITA' [Dal quotidiano "La Repubblica" del 4 agosto 2007, col titolo "Quello del Nord del mondo non e' l'unico punto di vista dal quale guardare ai rischi planetari". Wangari Muta Maathai (Nyeri, 1940), premio Nobel per la pace nel 2004, biologa, docente universitaria, gia' presidente del Consiglio nazionale delle donne del Kenya, sottosegretario nel Ministero dell'Ambiente e delle Risorse naturali del Kenya, con un lungo impegno in difesa dei diritti umani e dell'ambiente (impegno che l'ha portata a subire minacce, aggressioni, persecuzioni), ha fondato nel 1977 il movimento "Green Belt", un movimento formato da donne che hanno piantato decine di milioni di alberi in Kenya e in altri paesi africani: in particolare Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe, promuovendo difesa dell'ambiente e diritto al lavoro, e valorizzando la centralita' delle donne nel mondo rurale. Dal sito www.greencrossitalia.it riprendiamo per estratti la seguente scheda a cura di Sergio Ferraris: "E' donna, e' ecologista, e' africana. E' Wangari Maathai, il premio Nobel per la Pace 2004, viceministro per l'ambiente del Kenia, rappresentante della Carta della Terra per l'Africa e membro di Green Cross. Il comitato norvegese per il premio Nobel ha assegnato il prestigioso riconoscimento per la pace all'ecologista kenyana, 64 anni, prima donna africana nella storia a ricevere l'importante premio. Alla Maathai e' stato riconosciuto il suo impegno nella lotta per la preservazione dell'ambiente e la difesa dei diritti umani. 'La causa ecologista e' un aspetto importante della pace - ha affermato Wangari Maathai, immediatamente dopo la notizia del premio - perche' nel momento in cui le risorse si rarefanno, noi ci battiamo per riappropriarcene. Piantiamo i semi della pace, ora e per il futuro'. L'ecologista keniana e' anche avvocato dei diritti umani. Dopo il conferimento del premio la biologa ha detto: ''Continuero' nella mia campagna e chiedo ai keniani di unirsi a me'. L'impegno di Wangari Maathai sul fronte ambientale e' storico. E' stata la fondatrice del movimento 'Green Belt' (cintura verde) che ha piantato oltre trenta milioni di alberi lungo il continente africano per lottare contro la desertificazione. La deforestazione, infatti, e' un grave problema per l'Africa che spinge, ogni anno, milioni di persone nella poverta'. L'organizzazione fondata da Maathai, il 'Movimento della cintura verde' ha anche dato, tra le altre cose, lavoro a decine di migliaia di persone... La motivazione con cui il Comitato del premio Nobel per la pace, con sede a Oslo, ha assegnato il premio per la pace recita: 'Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace nel 2004 a Wangari Maathai per il suo contributo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla pace. La pace sulla terra dipende dalla nostra capacita' di assicurare l'ambiente dove viviamo. Maathai e' in prima linea nella lotta per promuovere ecologicamente lo sviluppo sociale, economico e culturale in Kenya e in Africa. Ella ha adottato un approccio olistico allo sviluppo sostenibile che comprende democrazia, diritti umani e diritti delle donne in particolare, pensando globalmente e agendo localmente. Maathai ha contrastato coraggiosamente il precedente regime oppressivo in Kenya. Le sue iniziative in prima persona hanno contribuito ad attirare l'attenzione sull'oppressione politica, sul piano nazionale e internazionale. Maathai combina scienza, impegno sociale e politica attiva. Piu' che proteggere semplicemente l'habitat esistente, la sua strategia tende ad assicurare e rafforzare la vera base per lo sviluppo ecologicamente sostenibile. Ha fondato il movimento Green Belt (Cintura Verde), con cui da circa 30 anni ha attivato donne povere per piantare 30 milioni di alberi. I suoi metodi sono stati adottati anche da altri Paesi. Siamo tutti testimoni di come la deforestazione e la perdita del verde abbiano portato alla desertificazione in Africa e minacciato altre regioni del globo, compresa l'Europa. Proteggere le foreste dalla desertificazione e' un fattore vitale nella lotta per rafforzare l'ambiente in cui viviamo sulla nostra comune Terra. Attraverso istruzione, pianificazione familiare, nutrizione e lotta contro la corruzione il movimento Green Belt ha aperto la strada allo sviluppo a livello rurale. Riteniamo che Maathai sia una voce, appartenente alle migliori forze dell'Africa, che parla per promuovere pace e condizioni di benessere su questo continente. Wangari Maathai sara' la prima donna africana a essere insignita del premio Nobel per la Pace. Sara' anche la prima cittadina africana della vasta area tra il Sudafrica e l'Egitto a ricevere il Nobel. Rappresenta un esempio e una fonte di ispirazione per chiunque in Africa lotti per lo sviluppo sostenibile, la democrazia e la pace'. 64 anni, la Maathai e' stata la prima donna in Africa centrale-orientale a fare carriera unversitaria. Ha fondato il movimento ambientalista kenyota nel 1977, e grazie a un progetto da lei ideato che ha coinvolto soprattutto le donne, ha fatto si' che venissero piantati milioni di alberi per impedire l'erosione del terreno e per fornire la legna da ardere a tutto il Paese... Laureata in biologia all'Universita' del Kansas e all'Universita' di Pittsburgh, ritornata in Kenya, Wangari Maathai ha lavorato nel dipartimento di ricerca in medicina veterinaria all'Universita' di Nairobi e, malgrado lo scetticismo e perfino l'opposizione degli allievi e della facolta' tradizionalmente maschili, ha ottenuto il dottorato. Wangari Maathai ha iniziato a lavorare per alleviare la poverta' della gente del suo Paese cercando di creare progetti dal basso, partecipati, su base comunitaria, per offrire occupazione e migliorare l'ambiente allo stesso tempo... Wangari Maathai e' stata presidente nazionale del Consiglio nazionale delle donne del Kenya, e nel 1997 si e' candidata alla presidenza del paese, senza tuttavia poter concorrere perche' il suo partito ritiro' la sua candidatura alcuni giorni prima delle elezioni... Nel 1998, Wangari Maathai si guadagno' l'attenzione di tutto il mondo quando si oppose al progetto del presidente del Kenya di costruire alloggiamenti di lusso eliminando centinaia di ettari di foreste. Nel 1991, venne arrestata e incarcerata, fu poi liberata in seguito a una campagna internazionale. Nel 1999 venne ferita alla testa mentre piantava alberi nella foresta di Karura, a Nairobi, nel corso di una protesta contro il disboscamento continuo. E' stata arrestata piu' volte dal governo del presidente Arap Moi e nel gennaio del 2002, la Maathai ha accettato il posto di ricercatore alla facolta' di agraria dell'universita' di Yale, occupandosi di silvicoltura sostenibile. Dal gennaio 2003 e' sottosegretario al Ministero dell'ambiente, delle risorse naturali e della fauna selvatica. Nel 2001 ha dato vita a 'Tree is Life'... Il progetto di Tree is Life e' recentemente stato riconosciuto come "buona pratica" dalle Nazioni Unite. Wangari Maathai e' la dodicesima donna, la prima africana, a ricevere il premio Nobel per la pace". Opere di Wangari Maathai: Solo il vento mi pieghera', Sperling & Kupfer, Milano 2007. Su Wangari Maathai si veda il profilo scritto da Nanni Salio nel n. 792 de "La nonviolenza e in cammino"] L'Africa e' il continente che sara' colpito piu' duramente di tutti dal cambiamento del clima. Piogge e inondazioni inimmaginabili, siccita' prolungate, conseguenti raccolti andati a male, rapido processo di desertificazione - volendo citare soltanto alcuni dei sintomi del riscaldamento globale - di fatto hanno gia' iniziato ad alterare l'aspetto del continente africano. I piu' poveri e i piu' vulnerabili tra gli abitanti di questo continente saranno particolarmente colpiti dagli effetti delle temperature in aumento: in alcune aree dell'Africa le temperature sono salite a un ritmo doppio rispetto al resto del pianeta. Nei Paesi ricchi, l'incombente crisi climatica e' motivo di preoccupazione, in quanto essa avra' un impatto sia sul benessere economico sia sulla vita delle popolazioni. In Africa, pero', regione che non ha contribuito quasi in nulla al cambiamento del clima (le sue emissioni di gas serra sono irrilevanti rispetto a quelle di altre zone industrializzate del pianeta), la crisi climatica determinera' la vita o la morte. Di conseguenza, l'Africa non deve tacere a fronte delle realta' del cambiamento climatico e delle sue cause. I leader africani e la societa' civile africana devono essere coinvolti nel processo decisionale globale su come affrontare e risolvere la crisi del clima, con metodi efficaci e al contempo equi. * Per questo motivo, quando i capi di Stato del G8 si sono incontrati all'inizio di giugno a Heiligendamm in Germania, ho inviato loro un appello nel quale sollecitavo i Paesi industrializzati a dare il buon esempio, essendo essi inoltre i principali responsabili del cambiamento del clima. Ora, quindi, i leader dei Paesi industrializzati devono intraprendere i passi decisivi e risolutivi volti a contrastare il cambiamento del clima. Essendo inoltre loro i principali inquinatori, i Paesi industrializzati hanno altresi' la responsabilita' di aiutare l'Africa a ridurre la sua vulnerabilita' e ad aumentare le sue capacita' di adattamento al cambiamento del clima. I Paesi industrializzati devono mettere in essere i meccanismi atti ad aumentare i finanziamenti, rendendoli costanti nel tempo e affidabili, destinati alle prime vittime della crisi del clima, in Africa e in altre regioni in via di sviluppo. * Sappiamo che tra ambiente, governance e pace esiste un legame preciso molto profondo ed e' essenziale pertanto che la nostra definizione di pace e sicurezza sia allargata fino a includervi una gestione consapevole e responsabile delle limitate risorse della Terra, come pure una loro spartizione piu' equa. Il cambiamento del clima rende quanto mai impellente la necessita' di tale ridefinizione. Affinche' gli esseri umani utilizzino e condividano in modo piu' equo e giusto le risorse che la Terra offre, i sistemi di governo devono essere maggiormente dinamici e inclusivi. La popolazione deve provare un senso di appartenenza. Le voci delle minoranze devono essere ascoltate, anche se poi sara' la maggioranza a decidere. Sono necessari sistemi di governo che rispettino i diritti umani e la legalita', e promuovano spontaneamente l'equita'. Molti dei conflitti e delle guerre si combattono per avere l'accesso a, o il controllo o la distribuzione di risorse quali acqua, carburanti, terreni da pascolo, minerali e terra. Del resto, e' sufficiente pensare al Darfur: negli ultimi decenni il deserto del Sudan Occidentale si e' ampliato a causa della siccita' e di piogge occasionali, fattori imputabili al cambiamento del clima. Di conseguenza, i coltivatori e gli allevatori si sono scontrati per contendersi la poca terra arabile e l'acqua, mentre leader privi di scrupoli hanno approfittato di questi conflitti per scatenare violenze di massa. Sono state uccise centinaia di migliaia di persone. Molte di piu' sono profughe tra vere e proprie campagne di intimidazione, stupri di massa e rapimenti. * Gestendo meglio le risorse, riconoscendo il rapporto che esiste tra gestione sostenibile delle limitate risorse e conflitti, avremo invece maggiori probabilita' di prevenire le cause profonde delle guerre civili e delle guerre in generale, e di conseguenza creeremo un mondo piu' pacifico e piu' sicuro. L'ambiente, in ogni caso, si degrada poco alla volta, e la maggioranza delle persone potrebbe non accorgersene: se sono povere, egoiste o avide, potrebbero essere troppo concentrate sulla propria sopravvivenza o sulla necessita' di soddisfare le proprie necessita' piu' immediate e i propri desideri e non preoccuparsi per le conseguenze delle proprie azioni Sfortunatamente, la generazione che distrugge l'ambiente potrebbe non essere la medesima che ne paghera' le conseguenze. Saranno le generazioni future a dover affrontare le conseguenze delle azioni devastatrici dell'attuale generazione. La responsabilita' di affrontare i problemi ai quali ci troviamo di fronte - ivi compresa la crisi del clima - in tempo utile per il bene comune impone ai governi una volonta' politica capace di una lungimirante visione, e al mondo delle corporation una responsabilita' sociale. Per quanto concerne il clima siamo chiamati tutti a fare qualcosa di concreto. * Molti Paesi che hanno vaste foreste e una considerevole copertura di vegetazione proteggono la loro biodiversita' e godono di un ambiente sano e pulito. Alcuni di essi, pero', si dedicano a un accanito disboscamento e abbattimento di alberi o attingono alla biodiversita' lontano dai propri confini. E' pertanto estremamente importante iniziare a considerare il nostro pianeta un tutt'uno, e adoperarci a proteggere l'ambiente non soltanto a livello locale, ma soprattutto a livello globale. Le pressioni per sacrificare le foreste e far spazio per gli insediamenti umani, l'agricoltura o l'industria sono continue e non potranno che aumentare in un mondo surriscaldato nel quale il clima e' sempre piu' instabile. Da un punto di vista politico, e' estremamente piu' conveniente e opportunistico sacrificare il bene comune a lungo termine e la responsabilita' intergenerazionale per la convenienza e i vantaggi del presente. Ma dal punto di vista morale e' nostro dovere agire per il bene collettivo. Abbiamo la responsabilita' di salvaguardare i diritti delle generazioni, di tutte le specie, che non sono in grado di farsi sentire. La sfida globale del cambiamento del clima ci impone di non pretendere niente meno di questo, dai nostri leader come da noi stessi. 5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo: e-mail provvisoria presso: info at comitatonepiperlapace.it Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 2 dell'8 agosto 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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