Minime. 160



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 160 del 24 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Sahar al-Haideri: Schiave
2. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte
quinta)
3. Enzo Bianchi presenta "Sullo spirito e l'ideologia" di Roberta De
Monticelli
4. Augusto Cavadi presenta "La tribu' degli antichisti" di Andrea Cozzo
5. Mario Pezzella presenta "Reificacao e linguagem em Guy Debord" di Joao
Emiliano Fortaleza de Aquino
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. IRAQ. SAHAR AL-HAIDERI: SCHIAVE
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo, li' pubblicato col titolo "Nessun rispetto. Le schiave sessuali in
Iraq raccontano le loro traversie".
Sahar al-Haideri era una giornalista che lavorava per l'"Institute for War
and Peace Reporting" a Mosul; e' stata assassinata nel giugno 2007]

La famiglia di Asma stava attraversando seri problemi finanziari quando un
uomo sulla sessantina presento' al padre una proposta che non poteva
rifiutare: disse che voleva assumere Asma per 200 dollari americani al mese
perche' accudisse sua moglie handicappata.
*
Storie dolorose
La madre di Asma e' cieca e il padre invalido, sempre in lotta per sbarcare
il lunario. L'uomo assicuro' alla coppia che Asma sarebbe potuta andare a
trovarli e che l'avrebbe cresciuta insieme alle sue figlie. La famiglia
indigente accetto' l'offerta ma Asma, 17 anni, non aveva idea di cosa la
stesse aspettando. "Il mio lavoro non consisteva solo nel badare alla
cucina; ero obbligata ad avere rapporti sessuali con il figlio dell'uomo che
mi aveva assunta e quattro o cinque dei suoi amici", racconta dopo essere
fuggita da una vita di schiavitu' sessuale. "Ho lasciato la casa di mio
padre vergine e ora sono...". Si interrompe. Suo padre non dice nulla a
parte "ripongo la mia fiducia in Dio".
La situazione della sicurezza si sta deteriorando e l'assenza di leggi ha
consentito che la schiavitu' sessuale dilagasse in Iraq. I trafficanti
possono vendere le loro vittime senza paura di essere puniti.
Secondo la relazione del Dipartimento di Stato Usa per il traffico di
persone, le ragazze, le giovani donne e i bambini provenienti da famiglie
povere e incolte sono obbligati alla prostituzione; rivenduti in Iraq e
all'estero in paesi come la Siria, la Giordania, il Qatar, gli Emirati
Arabi, la Turchia e l'Iran.
Nella grande citta' di nord-ovest, Mosul, vicino al confine con la Siria, le
ragazze e le giovani donne che provengono da famiglie indigenti e senza una
cultura sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento sessuale.
*
Come schiave
Molte di loro, impiegate per i lavori domestici, alla fine divengono schiave
sessuali. Khaled, 45 anni, ammette prontamente il suo coinvolgimento nel
business sessuale. Indossa dei jeans e una maglietta gialla, quattro o
cinque anelli alle dita e un braccialetto al polso. Un testimone ha riferito
di averlo visto discutere con un cliente se preferiva una schiava di
carnagione piu' scura o piu' chiara.
"Conosco alcune famiglie che sono disposte a farsi mantenere dalle loro
figlie", ha detto. "Alcuni mi domandano se (le loro figlie) possono lavorare
esclusivamente in cucina, mentre altri chiudono gli occhi e dicono di non
avere idea che le loro figlie saranno usate come prostitute".
Altre donne cercano Khaled per conto proprio ma non sempre conoscono bene il
suo lavoro. Zaineb, 20 anni, e' un'affascinante giovane donna con la
carnagione olivastra. Si sentiva responsabile per il mantenimento della
famiglia. Suo padre era stato arrestato dalla polizia americana, sua madre
era malata e le sue sorelle minori avevano bisogno di qualcuno che si
occupasse di loro. Zaineb trovo' lavoro tramite Khaled ma scopri' con orrore
che era entrata nel tunnel della prostituzione. "Devo avere rapporti
sessuali con diversi uomini ogni notte", racconta Zaineb, che e' riuscita a
mettersi in contatto con Iwpr. "Il mio capo e i suoi amici mi portano sempre
in una fattoria, si ubriacano e poi fanno sesso con me. Piango, chiedo aiuto
ai miei genitori, ma chi puo' sentirmi?".
Le vittime della schiavitu' sessuale in Iraq hanno poco aiuto da parte della
polizia o dei tribunali. La legge irachena punisce esclusivamente lo
sfruttamento dei bambini.
*
Un incubo infinito
Molte donne vengono irretite e ridotte in schiavitu' in Iraq con la promessa
di una nuova vita nel Golfo. Khaled ha convinto la famiglia della
diciottenne Alia che un uomo nel Golfo era ansioso di sposarla e le ha
comperato il passaporto e degli abiti nuovi. "Come ogni altra sposa, ero
felice", racconta. "Ma dopo essere arrivata nel Golfo, ho scoperto che lo
sposo altro non era che un gestore di un nightclub che sfruttava molte altre
donne irachene per la prostituzione. Sono riuscita a fuggire dopo dieci mesi
umilianti. Urlavo mentre uno di loro faceva sesso con me; mi trattavano come
una schiava che avevano comperato. Ho perso i miei sogni, speranze e
futuro".
Il documento del Dipartimento di Stato rileva che il governo iracheno non ha
perseguito alcun caso quest'anno, non ha offerto protezione alle vittime o
fatto alcuno sforzo per prevenire o documentare il traffico. Ha anche
documentato gli sforzi necessari a "tenere a freno la complicita' degli
ufficiali pubblici nel traffico delle donne irachene".

2. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA
(PARTE QUINTA)
[Dal sito www.uniroma2.it riprendiamo la seguente dispensa predisposta
nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del
corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina".
Sergio Casali (Varazze, 1969) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di
Pisa (corso ordinario e di perfezionamento) dal 1988 al 1997, con una
parentesi al St John's College di Oxford nel 1992/93; e' ricercatore
all'Universita' Roma Due "Tor Vergata" dal 1998, e professore associato di
Lingua e letteratura latina dal 2001. Si interessa soprattutto di poesia
augustea, in particolare Ovidio e Virgilio, della tradizione epica romana e
dell'esegesi antica dell'Eneide. Sta ultimando un sintetico commento a tutta
l'Eneide per la collana "Biblioteca della Pleiade" di Einaudi, e sta
lavorando a un commento in inglese al libro IV dell'Eneide per la collana
"giallo-verde" di Cambridge University Press. Ha tenuto conferenze e
partecipato a convegni su Ovidio e Virgilio in varie universita' italiane e
straniere, tra cui Harvard University, Columbia University, University of
Wisconsin at Madison, University of Colorado at Boulder, Keele University,
Bristol University, Institute of Classical Studies (London), Trinity College
(Dublin), University of Manchester, University of California at Los Angeles,
Cambridge University, University of Pennsylvania, University of Virginia.
Tra le opere di Sergio Casali: Publii Ovidii Nasonis Heroidum Epistula IX:
Deianira Herculi, a cura di Sergio Casali, Firenze: Le Monnier, 1995;
Commento a Virgilio: Eneide, in Virgilio: Opere, a cura di A. Barchiesi,
Torino: Einaudi (in preparazione); Virgil: Aeneid IV, ed. by S. C.,
Cambridge: Cambridge University Press (in preparazione)]

5. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (II): la questione della
violenza sessuale e della pornografia
Contenuto del capitolo
Altri due temi molto sentiti dalle femministe sono quelli della violenza
sessuale, e quello, ad esso correlato, della pornografia. Vedremo alcune
tappe essenziali del dibattito sull'argomento, dal libro di Susan
Brownmiller sullo stupro (Contro la nostra volonta', 1975), alle polemiche
sulla pornografia negli Stati Uniti e in Canada (Andrea Dworkin e Catherine
MacKinnon).
*
5. 1. Il problema della violenza sessuale: Susan Brownmiller
Il lavoro che ha dato il via al moderno dibattito sulla violenza sessuale e'
il libro della giornalista e pensatrice Susan Brownmiller (1935), Against
Our Will: Men, Women, and Rape, New York, Ballantine Books 1975 (trad. it.
Contro la nostra volonta'. Uomini, donne e violenza sessuale, Bompiani,
Milano 1976). Il libro e' diventato subito un successo internazionale ed e'
stato tradotto in sedici lingue.Il senso del libro di Brownmiller e'
racchiuso nel suo slogan tipicamente radicale secondo cui "Lo stupro e' un
processo cosciente di intimidazione attraverso il quale tutti gli uomini
tengono tutte le donne in uno stato di paura". Brownmiller parte dalla
considerazione che lo stupro e' sconosciuto nel mondo animale, ed e' una
pratica violenta tipica della specie umana. Essa e' nata nella preistoria,
quando l'uomo, che per ragioni anatomiche e' una sorta di predatore sessuale
per natura, ha scoperto di poter fare violenza alla donna nella sfera
sessuale, anche tramite la semplice minaccia della penetrazione violenta.
Tipica di una parte della riflessione femminista, ma non condivisa da tutte
le femministe, e' l'idea che nello stupro conti piu' la motivazione della
violenza "politica" e "morale" rispetto a quella specificamente sessuale.
*
5. 2. Il dibattito sulla pornografia: Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon
Collegato al tema dello stupro e' il dibattito sulla pornografia, in cui e'
stata, ed e', impegnata la stessa Brownmiller.
I nomi piu' famosi nel movimento delle donne contro la pornografia ssono
quelli della saggista e romanziera Andrea Dworkin e della giurista Catherine
MacKinnon, che, nella convinzione che ogni forma di pornografia costituisca
una violazione dei diritti civili delle donne e un'incitamento alla violenza
sessuale contro di loro, si sono anche battute perche' la pornografia fosse
proibita per legge nello stato del Minnesota (senza riuscirvi). Nel 1992
l'attivita' di lobbying di femministe canadesi ha invece ottenuto un
provvedimento legale restrittivo in materia di pornografia in Canada.
MacKinnon e' stata anche molto attiva nel campo della lotta contro le
molestie sessuali nei luoghi di lavoro, ottenendo che nel 1986 la Corte
Suprema degli Stati Uniti accettasse la sua teoria della molestia sessuale
come forma di discriminazione sessuale.
La lotta anti-pornografia di Dworkin e MacKinnon, e di altre femministe, che
hanno trovato scomodi alleati nei settori piu' conservatori dell'opinione
pubblica americana, ha suscitato aspre polemiche negli Stati Uniti,
provocando la reazione di altre femministe, contrarie alla limitazione della
liberta' di espressione; tra queste, nomi noti come Friedan, Millett, Rich,
insieme alla scrittrice Erica Jong, e alla maggioranza delle femministe
lesbiche.
(Parte quinta - segue)

3. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "SULLO SPIRITO E L'IDEOLOGIA" DI ROBERTA DE
MONTICELLI
[Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La
stampa" del 26 maggio 2007 (disponibile anche nel sito www.lastampa.it)
riprendiamo la seguente recensione, li' apparsa col titolo "La fede non e'
ideologia" e il sommario "Una 'Lettera ai cristiani' di Roberta De
Monticelli, pagine taglienti e scomode, eppure preziose, nate da una ferita:
credenti e non credenti di fronte alla vita e alla morte di Welby".
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006.
Roberta de Monticelli, acuta pensatrice, docente e saggista. Dal sito
dell'Universita' Vita-Salute San Raffaele di Milano (www.unisr.it)
riprendamo per stralci la seguente scheda: "Roberta De Monticelli ha
studiato alla Scuola Normale e all'Universita' di Pisa, dove si e' laureata
nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl: dalla Filosofia dell'aritmetica
alle Ricerche logiche; ha continuato i suoi studi presso le Universita' di
Bonn, Zurigo e Oxford, dove e' stata allieva di Michael Dummett, logico e
filosofo del linguaggio. Sotto la sua direzione ha scritto la tesi di
dottorato su Frege e Wittgenstein. A Oxford e' stata iniziata allo studio
della tradizione platonica da Raymond Klibansky, membro e custode del
Circolo Warburg, grande storico delle idee ed editore di numerosi testi
medievali e moderni. Ha cominciato la sua carriera universitaria come
ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, poi trasferita presso il
dipartimento di filosofia dell'Universita' statale di Milano, nell'ambito
della cattedra di Filosofia del linguaggio (Andrea Bonomi). A Milano ha
frequentato per anni i corsi della Facolta' Teologica dell'Italia
Settentrionale, approfondendo la sua formazione nel quadro delle sue
ricerche sul platonismo, e poi sulla filosofia di Agostino, di cui ha curato
per Garzanti un'edizione delle Confessioni con testo a fronte, commento e
introduzione (La Spiga 1992). E' stata dal 1989 al 2004 professore ordinario
di filosofia moderna e contemporanea all'Universita' di Ginevra, sulla
cattedra che fu di Jeanne Hersch (1910-2000, con Hannah Arendt e Raymond
Klibansky la migliore allieva di Karl Jaspers). Per valorizzare l'opera di
questa pensatrice, fra le piu' significative del Novecento, ha diretto fra
l'altro una ricerca d'equipe sull'opera e la figura di Jeanne Hersch,
finanziata dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ricerca
che ha gia' portato alla preparazione per la stampa di numerosi inediti, e a
svariate traduzioni in italiano e altre lingue di opere della pensatrice
ginevrina. A Ginevra ha fondato la scuola dottorale interfacolta' 'La
personne: philosophie, epistemologie, ethique', che ha diretto fino al 2004
(corresponsabili: Bernardino Fantini, Faculte' de Medicine, Bernard Rordorf,
Faculte' Autonome de Theologie Protestante, Alexandre Mauron, Centre
Lemanique d'ethique), scuola dottorale frequentata da studenti di ogni paese
europeo, nel quadro della quale ha invitato i migliori specialisti
internazionali delle discipline interessate (etica ed etica applicata,
ontologia, fenomenologia, filosofia della mente, filosofia della psicologia,
scienze cognitive, storia della medicina, filosofia della biologia).
Dall'ottobre 2003 e' stata chiamata per chiara fama all'Universita'
Vita-Salute San Raffaele, sulla cattedra di filosofia della persona. Un
insegnamento di concezione nuova anche nel nome (e' la prima cattedra in
italia con questa denominazione). La persona, la sua realta' e i modi della
sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che, pur riconoscendosi
erede della grande tradizione, da Platone ad Agostino a Husserl, tenta una
fondazione nuova, sul piano ontologico e sulla base del metodo
fenomenologico, di una teoria della persona. Sua ambizione e' di costruire
un linguaggio limpido e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono
a ogni esistenza personale matura (identita' personale, sfere della vita
personale - cognitiva, affettiva, volitiva -, libero arbitrio, natura della
conoscenza morale, fondamenti dell'etica, natura della vita spirituale). Un
linguaggio, d'altra parte, capace di contribuire, anche con analisi
concettuali e fenomenologiche e un proprio insieme di tecniche
d'argomentazione, al dibattito contemporaneo promosso dagli sviluppi della
filosofia della mente e delle scienze naturali dell'uomo, biologia,
neuroscienze, scienze cognitive...". Tra le opere di Roberta de Monticelli:
Dottrine dell'intelligenza - Saggio su Frege e Wittgenstein, De Donato, Bari
1982; (con M. Di Francesco), Il problema dell'individuazione - Leibniz, Kant
e la logica modale, Edizioni Unicopli, Milano 1984; Il richiamo della
persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le
preghiere di Ariele. Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica,
Feltrinelli, Milano 1995; L'ascese philosophique - Phenomenologie et
Platonisme, Vrin, Paris 1997; La conoscenza personale. Introduzione alla
fenomenologia, Guerini e associati, Milano 1998; (a cura di), La persona:
apparenza e realta'. Testi fenomenologici 1911-1933, Raffaello Cortina,
Milano 2000; L'avenir de la phenomenologie - Meditations sur la connaissance
personnelle  Aubier-Flammarion, Paris, 2000; Dal vivo, Rizzoli, Milano 2001;
El conoscimiento personal, Catedra, Madrid 2002; Le Medecin Philosophe aux
prises avec la maladie mentale, Actes du Colloque International
Phenomenologie et psychopathologie, Puidoux, 16-18 fevrier 1998 , Etudes de
Lettres, Lausanne 2002; Leibniz on Essental Individuality, Proceedings of
International Symposium on Leibniz (G. Tomasi, editor,  M. Mugnai, A.
Savile, H. Posen), Studia Leibnitiana, 2004; La persona e la questione
dell'individualita', in "Sistemi intelligenti", anno XVIII, .33, dic. 2005,
pp.419-445; L'ordine del cuore - Etica e teoria del sentire, Garzanti,
Milano 2003; (a cura di), Jeanne Hersch, la Dame aux paradoxes - Textes
rassembles par Roberta de Monticelli, L'Age d'Homme, Lausanne 2003;
L'allegria della mente, Bruno Mondadori Editore, Milano 2004; Nulla appare
invano - Pause di filosofia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Esercizi
di pensiero per apprendisti filosofi, Bollati Boringhieri, Milano 2006;
Sullo spirito e l'ideologia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007]

"Parlo, come parla un ferito - anzi, come parla una ferita". Sono parole
amare e sanguinanti, eppure dense di affetto e di sim-patia, di comune
patire quelle che Roberta De Monticelli scrive Sullo spirito e l'ideologia
indirizzandole come una "Lettera ai cristiani" (Baldini Castoldi Dalai, pp.
158, euro 10). Parole che nascono da una ferita che, come l'autrice, molti
hanno patito nella vicenda umana della vita e della morte di Piergiorgio
Welby: una ferita che molte parole pronunciate attorno a quella tragica
vicenda umana hanno acuito anziche' lenire. Eppure sono parole di cui
dovremmo fare tesoro, credenti e non credenti, perche' nella loro parresia
non possono sanare ma nemmeno vogliono ferire, non pretendono di spiegare e
tuttavia non cessano di interrogare.
E da quella circostanza particolare si dilatano fino a porre una questione
che oggi pare a molti cruciale: "e' possibile per il sentimento del divino,
per una fede cristiana, fondare e poi abitare un'istituzione terrena senza
perdersi?". Docente di Filosofia della persona presso l'Universita' San
Raffaele di Milano, l'autrice riesce a tenere un tono di elevato dibattito
filosofico senza per questo risultare "accademica" nel senso deteriore del
termine: nessuna risposta preconfezionata, nessun pregiudizio ideologico ma,
al contrario, uno smascheramento delle ideologie che sopraffanno lo spirito,
uno svelamento delle distorsioni che oggi subiscono le parole e i concetti,
uno sforzo costante di andare al cuore delle questioni e delle persone.
Si', l'incalzare dei ragionamenti della De Monticelli a volte risulta
tagliente come una spada, ma se ne intravede sempre la passione sincera che
lo pervade: nessuna irrisione della fede cristiana, nessuna supponenza di un
pensiero laico nei confronti della teologia ma, anzi, un chiedere conto
delle istanze piu' profonde contenute nel messaggio di Gesu' di Nazaret e
del Dio dei cristiani. Il rivolgersi ai credenti come ad amici cui si scrive
una lettera non e' un artificio letterario, ma l'atteggiamento di fondo che
anima queste pagine scomode eppur preziose che non esitano a entrare nel
complesso rapporto tra ragione, fede e violenza; cosi' come non si
rassegnano al crescente "disagio intellettuale" di chi vede contrapposti
artificiosamente fede e verita'. Disagio che deriva anche dal fatto che
"oggi il confronto tra 'credenti' e 'non credenti' sembra ridotto a un
confronto di opinioni e complessi contenuti mentali" e non riesce a
sostituire alla ormai usurata domanda "in cosa crede chi crede?"
l'interrogativo ben piu' stimolante "cosa vede chi vede il mondo consentendo
a Dio?".
Nate "in reazione a una ferita" queste pagine che non lasciano indifferente
il cristiano si chiudono su un'insolita preghiera di congedo rivolta al Tu
di un Dio non troppo ignoto: "Chi fosse capace di legare nella sua carne
l'Idea del Bene e la rinuncia alla forza. Incarnazione, e' questo: altro non
so... Aiuta la mia incredulita'". Si', da una ferita puo' venire anche un
balsamo di lenimento.

4. LIBRI. AUGUSTO CAVADI PRESENTA "LA TRIBU' DEGLI ANTICHISTI" DI ANDREA
COZZO
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci
messo a disposizione la seguente recensione apparsa nella cronaca di Palermo
del quotidiano "La repubblica" del 18 luglio 2007.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione
profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola
1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998;
Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale,
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998,
seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di
storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999;
Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica,
Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria
Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di
Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004;
Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per
passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono
apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili:
segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con
bibliografia completa).
Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico
della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e
nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori
sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle
riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei
prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come
la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta'
di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi
attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu'
libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza,
"Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al
potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e
filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza.
Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001;
Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero
caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti),
"Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione.
Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di),
Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp.
87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una
ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002;
Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che
cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di),
Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi,
Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del
Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11
settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28;
Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa,
Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma
2006]

L'antropologo studia  i propri simili con atteggiamento - almeno
intenzionalmente - asettico: senza ira moralistica ne' zelo apologetico.
Sappiamo che cosa succede quando un medico o un avvocato o uno spacciatore
di cocaina decide di raccontare, con atteggiamento antropologico, mentalita'
e comportamenti quotidiani dei suoi colleghi: un pandemonio. Qualcosa del
genere provoca un professore universitario quando analizza, con sguardo
scientificamente oggettivo, la propria categoria.
Se l'ultimo libro di Andrea Cozzo (La tribu' degli antichisti. Un'etnografia
ad opera di un suo membro, Carocci, Roma 2006) non ha suscitato un vespaio
analogo lo si deve - probabilmente - al fatto che gli studiosi di civilta'
antiche, in particolare della civilta' greca, sono pochi, sono molto educati
e, se proprio devono reagire alle provocazioni di un eretico della loro
chiesa, preferiscono metodi discreti dagli effetti di lungo periodo.
Peccato. Perche' il libro del docente universitario palermitano non e'
soltanto intelligentemente provocatorio ma  propositivo. Solleva questioni
che, almeno per chi vive nella Magna Grecia, sono ineludibili e ricorrenti
(basti pensare alla domanda imbarazzante che tutti i ragazzini che si
iscrivono al primo anno dei licei classici pongono al docente di turno: a
che serve studiare il greco?) e offre risposte che, per quanto opinabili,
sono meditate e argomentate. Infatti si preoccupa, preliminarmente, di
evocare le risposte ufficiali piu' diffuse e solo dopo averne saggiato la
consistenza tratteggia la propria convinzione. Per restare nell'esempio,
Cozzo richiama alcune opinioni sulla cui parzialita' raramente si e'
disposti a discutere (i Greci vanno studiati perche' avevano gli stessi
interrogativi che abbiamo noi oggi; oppure perche'  rappresentano un modello
superiore di umanesimo; oppure perche' conoscerne la lingua ci permette di
capire senza vocabolario molte parole dell'italiano di oggi; oppure perche'
la frequenza con i loro testi ci educa al gusto estetico e all'eleganza nel
nostro modo di esprimerci...) e si diverte - con serieta' talora tragica - a
ribaltarle per vederne l'altro lato, chiedendosi ad esempio, con Salvatore
Settis, se i Greci vanno ancora studiati perche' ci assomigliano o non
piuttosto perche' sono diversi, lontani, altri.
*
Non avrei ne' lo spazio ne' la competenza tecnica per entrare nei dettagli
del volume, ma non posso esonerarmi da due osservazioni di interesse
generale.
La prima e' che il libro costituisce una felice esemplificazione di cio' che
ogni professionista dovrebbe fare qualche volta nella vita: chiedersi che
senso abbia il proprio lavoro. Cozzo ricorre ad una citazione illuminante di
Nietzsche che riguarda un certo settore di attivita' ma che ogni lettore
puo' senza difficolta' estendere al proprio ambito: "Esiste un modo per
occuparsi di filologia, ed e' frequente. Ci si getta sventatamente - o si e'
gettati - su un qualche argomento: di li' si guarda a destra e a sinistra,
si trovano molte cose buone e originali. Ma in un momento di debolezza ci si
domanda: 'Che diavolo mi importa di tutto cio'?'. Frattanto si e'
invecchiati, ci si e' abituati, e si continua su quella strada, come nel
matrimonio".
La seconda osservazione ci tocca piu' da vicino come cittadini di Palermo.
Si puo' fare ricerca storica o cinema, giornalismo o imprenditoria, poesia o
politica come se vivessimo a Stoccolma o a Sidney? Che ogni attivita',
soprattutto se di valenza marcatamente intellettuale, implichi una presa di
distanza dal proprio contesto sociale immediato e' fisiologico: come
potremmo ipotizzare scenari di cambiamento se fossimo immersi nella marea
sino ai capelli? Ma una cosa e' fare un passo indietro metodologico - per
poi ritornare nel proprio ambiente con la testa alleggerita da certe
tensioni e arricchita da nuove intuizioni - e tutta un'altra cosa e'
illudersi, in nome di privilegi fortuiti e quasi sempre immeritati, di poter
mettere definitivamente fra parentesi i drammi che si consumano appena fuori
dalla nostra campana di vetro opaco.
Cozzo lo sa dire nella maniera semplice e convincente di chi vive
effettivamente certi sentimenti (e non e' un caso che da anni egli abbia
attivato dei corsi di Teoria e pratica della nonviolenza nella nostra
Facolta' di lettere e filosofia e si dedichi a sperimentare metodi di lotta
contro il sistema di potere mafioso ispirati a Gandhi e a Danilo Dolci).
Libri come questo - confessa a un certo punto - nascono da domande che mi
sono posto "mentre mi guardavo intorno e vedevo guerre, poverta', problemi
sociali, violenze grandi e piccole e le sofferenze connesse: lontane, nei
posti di cui leggevo sui giornali, o vicine, nelle strade adiacenti al parco
ormai cementificato in cui si stende la strada che si chiama forse un po'
narcisticamente viale delle Scienze su cui sorge il mio dipartimento.
Bastava alzare gli occhi da Omero, dall'apparato critico di Tucidide, dalle
figure retoriche della critica letteraria (...), per vedere che li', davanti
alla finestra, si attuavano prevaricazioni, si aggiravano mendicanti, si
litigava, si giustificavano guerre, si discuteva cercando di prevalere
sull'interlocutore, si faceva forza sull'eta', sul sapere, sul genere
sessuale, sulla gerarchia". Forse chiunque di noi, pungolato da questo
insolito insegnante universitario che gira in jeans e magliette da mercatino
rionale anche la' dove giacca e cravatta servono come simboli di uno status
invidiabile, potrebbe riconoscersi nel suo gesto di autocoscienza critica:
"E' bastato alzare lo sguardo dai libri per rendermi conto che il mondo e'
piu' grande di me con i miei libri e che io vivo in quel mondo e non sono
innocente rispetto a cio' che avviene in esso".

5. LIBRI. MARIO PEZZELLA PRESENTA "REIFICACAO E LINGUAGEM EM GUY DEBORD" DI
JOAO EMILIANO FORTALEZA DE AQUINO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 luglio 2007, col titolo "Trasgressioni
situazioniste" e il sommario "Un saggio del brasiliano Joao Emiliano
Fortaleza de Aquino affronta un tema poco noto nell'opera di Guy Debord, il
rapporto tra situazionismo e psicoanalisi freudiana".
Mario Pezzella, docente universitario di estetica, studi filosofici a Pisa e
a Parigi, ha curato l'edizione italiana di testi di Bachofen e su Jung,
organizzato seminari e convegni di studio, ha collaborato con Remo Bodei
nella progettazione della collana "Il lessico dell'estetica" presso
l'editore "ll Mulino" ed e' redattore della rivista "Iride" e direttore
responsabile della rivista "Controtempo".
Joao Emiliano Fortaleza de Aquino svolge le sue ricerche alla Pontificia
Universidade Catolica di San Paolo in Brasile.
Guy Debord, nato a Parigi nel 1931, tra i fondatori dell'Internazionale
Situazionista, si e' tolto la vita nel 1994. Opere di Guy Debord: Oeuvres,
Gallimard, Paris 2006; in traduzione italiana segnaliamo almeno La societa'
dello spettacolo, la sua opera fondamentale del 1967, che e' stata
pubblicata in italiano piu' volte e da diversi editori (tra le altre, vi e'
una edizione senza indicazione tipografica, 1974), tra le edizioni recenti
la piu' economica a nostra conoscenza e' quella di Stampa alternativa, Roma
1995; Opere cinematografiche complete, Arcana, Roma 1980 (uno dei testi qui
inclusi, In girum imus nocte et consumimur igni, e' stato ripubblicato
anche, in altra traduzione, da Mondadori, Milano 1998). Ovviamente si vedano
anche i testi di Debord in Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus,
Torino 1994. Opere su Guy Debord, altri materiali situazionisti e sul
situazionismo: Anselm Jappe, Debord, Tracce, Pescara 1993; fondamentale e'
Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus, Torino 1994; cfr. anche
l'antologia di testi situazionisti a cura di Pasquale Stanziale,
Situazionismo, Massari Editore, Bolsena 1998; cfr. anche Rene' Vienet,
Arrabbiati e situazionisti nel movimento delle occupazioni, La Pietra,
Milano 1978]

La critica della societa' dello spettacolo deve colpire anche i suoi
linguaggi: e' questa la tesi di Joao Emiliano Fortaleza de Aquino nel suo
Reificacao e linguagem em Guy Debord, da poco uscito in Brasile. Contro le
posizioni dialogiche positive della filosofia contemporanea Debord propone
la radicalita' di un dialogo negativo: se ogni comunicazione intersoggettiva
e' oggi ridotta a un gioco di maschere, non e' possibile un "linguaggio
comune" che non parta da una critica della merce e dal suo infiltrarsi in
ogni piega della comunicazione.
Riprendendo alcune osservazioni di Virno e di Agamben, Aquino insiste sulla
complementarita' tra espropriazione del lavoro ed espropriazione del
linguaggio comunicativo. Gli uomini possono oggi ritrovarsi in un dialogo
solo se esso e' in primo luogo un atto di lotta contro i significanti
iperreali suggeriti dal feticismo delle merci. La rivalutazione di questo
concetto marxiano, spesso ignorato dalla tradizione marxista, e'
indispensabile per comprendere l'impoverimento qualitativo che la
fantasmagoria delle merci impone al linguaggio: sia quello quotidiano, sia
quello artistico e letterario. La forma di merce produce una deformazione
irrimediabile del dialogo intersoggettivo e ne falsifica i presupposti
originari: nessuna neutralita' e' possibile, e il "tecnico" e' del tutto
permeabile alle seduzioni dello spettacolo.
Particolarmente importante - e poco studiato - e' per Aquino il rapporto fra
Debord e la psicoanalisi di Freud. Freud ha ipotizzato per la vita psichica
individuale la possibilita' di una "soddisfazione allucinatoria", che si
sostituisce alla realizzazione effettiva del desiderio: lo spettacolo,
secondo Debord, surroga sempre piu' sistematicamente una possibilita'
effettiva di vita con una immagine fantasmatica: "Le possibilita' costituite
dallo sviluppo delle forze produttive moderne sono sostituite da
soddisfacimenti falsificati di queste stesse possibilita'". Percio', come
gia' aveva intuito Benjamin, lo sviluppo della tecnica capitalista
intrattiene un elemento arcaico e onirico nel cuore stesso della sua
razionalita' dispiegata. Lo spettacolo propone continui sogni di un
possibile, che esso stesso condanna a rimanere sogni.
Secondo Aquino (che su questo punto contesta le affermazioni di altri
interpreti di Debord, come Jappe e Loewy) Debord non ha tuttavia alcun
rimpianto di una "prima natura" incontaminata o di un "linguaggio comune"
precedente alla modernita'. Un linguaggio comune e' in effetti esistito,
legato ai miti e alle ricorrenze della civilta' agraria, ma in tale versione
non era affatto immediatamente liberatorio e coincideva anzi con
l'espulsione dei dominati dal tempo della storia. Se i "signori" affermano
sempre di piu' il proprio potere nel tempo lineare, in cui progettano il
proprio poter essere e le proprie forme di vita, il tempo dei "servi" resta
legato alla ripetizione, al sempre uguale ritorno sia delle condizioni
sociali che di quelle naturali. Da questo punto di vista il "linguaggio
comune", che Debord immagina come risultato di una rivoluzione, rifiuta il
mito romantico di una lingua originaria e perduta. Solo il "dialogo
negativo", unendo gli uomini nella lotta ai presupposti spettacolari della
comunicazione, puo' aprire situazioni in cui i soggetti si sottraggono al
feticismo delle merci e possono tentare una relazione interumana diversa.
Le avanguardie del '900 hanno avuto grande influenza su Debord. Breton gli
ha suggerito l'idea che il linguaggio debba farsi espressione di una
profondita' psichica sottratta al linguaggio comunicativo mediato dallo
spettacolo. Il surrealismo, tuttavia, finisce per rinchiudersi sempre piu'
in una dimensione solipsistica e privata. L'espressione a cui pensa Debord
e' invece quella di un rinnovato linguaggio comune, e rivela la qualita'
passionale delle situazioni costruite e degli esperimenti di nuova
soggettivita' che i situazionisti hanno cercato di realizzare. Il
desiderio - questa la critica rivolta a Breton - deve divenire "consapevole,
collettivo e prospettico" (Aquino). Se l'avanguardia storica ha avuto il
merito di decostruire il "linguaggio comune" premoderno e la sua "aura"
sempre piu' falsificata, la neoavanguardia del secondo dopoguerra e' invece
complice del dominio, e non ha piu' neppure una funzione negativa. Le
dissacrazioni surrealiste o dadaiste vengono ripetute come luoghi comuni del
linguaggio pubblicitario o esibite nelle Mostre come simboli della
modernita'; ma la trasgressione e' ora divenuta oggetto "estetico", passivo
trastullo di un consumatore.
L'attivita' estetica deve percio' mutarsi in costruzione di situazioni e di
ambienti dove l'espressione avvenga in presenza di altri e sia legata al
loro riconoscimento: l'ambiente in cui avviene la ricezione e' non meno
importante della forma artistica stessa. Perche' questo ambiente esista,
occorre strappare lo spazio al dominio spettacolarizzato che separa i
soggetti. Era questa, fin dall'inizio, l'intenzione dell'urbanistica
unitaria dei situazionisti; e questa lotta per l'organizzazione degli spazi
urbani ebbe gran parte nel loro passaggio a una concezione rivoluzionaria
della lotta politica. La "situazione costruita" - come Debord la definiva -
doveva trasformarsi in "evento", ove fosse sospeso il tempo economico e
produttivo, liberando l'eros e il gioco reciproco tra i soggetti. Questo
arresto del tempo cronologico prefigurava - come una festa - la sospensione
rivoluzionaria del corso storico e il rovesciamento dei rapporti tra i servi
e i signori: "Se essa pone l'accento sul presente - ha scritto Debord - e'
nella misura in cui il marxismo ha potuto formulare il progetto di una
societa' nella quale 'il presente domina il passato'".

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 160 del 24 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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