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Minime. 160
- Subject: Minime. 160
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 24 Jul 2007 00:49:53 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 160 del 24 luglio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Sahar al-Haideri: Schiave 2. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte quinta) 3. Enzo Bianchi presenta "Sullo spirito e l'ideologia" di Roberta De Monticelli 4. Augusto Cavadi presenta "La tribu' degli antichisti" di Andrea Cozzo 5. Mario Pezzella presenta "Reificacao e linguagem em Guy Debord" di Joao Emiliano Fortaleza de Aquino 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. IRAQ. SAHAR AL-HAIDERI: SCHIAVE [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo, li' pubblicato col titolo "Nessun rispetto. Le schiave sessuali in Iraq raccontano le loro traversie". Sahar al-Haideri era una giornalista che lavorava per l'"Institute for War and Peace Reporting" a Mosul; e' stata assassinata nel giugno 2007] La famiglia di Asma stava attraversando seri problemi finanziari quando un uomo sulla sessantina presento' al padre una proposta che non poteva rifiutare: disse che voleva assumere Asma per 200 dollari americani al mese perche' accudisse sua moglie handicappata. * Storie dolorose La madre di Asma e' cieca e il padre invalido, sempre in lotta per sbarcare il lunario. L'uomo assicuro' alla coppia che Asma sarebbe potuta andare a trovarli e che l'avrebbe cresciuta insieme alle sue figlie. La famiglia indigente accetto' l'offerta ma Asma, 17 anni, non aveva idea di cosa la stesse aspettando. "Il mio lavoro non consisteva solo nel badare alla cucina; ero obbligata ad avere rapporti sessuali con il figlio dell'uomo che mi aveva assunta e quattro o cinque dei suoi amici", racconta dopo essere fuggita da una vita di schiavitu' sessuale. "Ho lasciato la casa di mio padre vergine e ora sono...". Si interrompe. Suo padre non dice nulla a parte "ripongo la mia fiducia in Dio". La situazione della sicurezza si sta deteriorando e l'assenza di leggi ha consentito che la schiavitu' sessuale dilagasse in Iraq. I trafficanti possono vendere le loro vittime senza paura di essere puniti. Secondo la relazione del Dipartimento di Stato Usa per il traffico di persone, le ragazze, le giovani donne e i bambini provenienti da famiglie povere e incolte sono obbligati alla prostituzione; rivenduti in Iraq e all'estero in paesi come la Siria, la Giordania, il Qatar, gli Emirati Arabi, la Turchia e l'Iran. Nella grande citta' di nord-ovest, Mosul, vicino al confine con la Siria, le ragazze e le giovani donne che provengono da famiglie indigenti e senza una cultura sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento sessuale. * Come schiave Molte di loro, impiegate per i lavori domestici, alla fine divengono schiave sessuali. Khaled, 45 anni, ammette prontamente il suo coinvolgimento nel business sessuale. Indossa dei jeans e una maglietta gialla, quattro o cinque anelli alle dita e un braccialetto al polso. Un testimone ha riferito di averlo visto discutere con un cliente se preferiva una schiava di carnagione piu' scura o piu' chiara. "Conosco alcune famiglie che sono disposte a farsi mantenere dalle loro figlie", ha detto. "Alcuni mi domandano se (le loro figlie) possono lavorare esclusivamente in cucina, mentre altri chiudono gli occhi e dicono di non avere idea che le loro figlie saranno usate come prostitute". Altre donne cercano Khaled per conto proprio ma non sempre conoscono bene il suo lavoro. Zaineb, 20 anni, e' un'affascinante giovane donna con la carnagione olivastra. Si sentiva responsabile per il mantenimento della famiglia. Suo padre era stato arrestato dalla polizia americana, sua madre era malata e le sue sorelle minori avevano bisogno di qualcuno che si occupasse di loro. Zaineb trovo' lavoro tramite Khaled ma scopri' con orrore che era entrata nel tunnel della prostituzione. "Devo avere rapporti sessuali con diversi uomini ogni notte", racconta Zaineb, che e' riuscita a mettersi in contatto con Iwpr. "Il mio capo e i suoi amici mi portano sempre in una fattoria, si ubriacano e poi fanno sesso con me. Piango, chiedo aiuto ai miei genitori, ma chi puo' sentirmi?". Le vittime della schiavitu' sessuale in Iraq hanno poco aiuto da parte della polizia o dei tribunali. La legge irachena punisce esclusivamente lo sfruttamento dei bambini. * Un incubo infinito Molte donne vengono irretite e ridotte in schiavitu' in Iraq con la promessa di una nuova vita nel Golfo. Khaled ha convinto la famiglia della diciottenne Alia che un uomo nel Golfo era ansioso di sposarla e le ha comperato il passaporto e degli abiti nuovi. "Come ogni altra sposa, ero felice", racconta. "Ma dopo essere arrivata nel Golfo, ho scoperto che lo sposo altro non era che un gestore di un nightclub che sfruttava molte altre donne irachene per la prostituzione. Sono riuscita a fuggire dopo dieci mesi umilianti. Urlavo mentre uno di loro faceva sesso con me; mi trattavano come una schiava che avevano comperato. Ho perso i miei sogni, speranze e futuro". Il documento del Dipartimento di Stato rileva che il governo iracheno non ha perseguito alcun caso quest'anno, non ha offerto protezione alle vittime o fatto alcuno sforzo per prevenire o documentare il traffico. Ha anche documentato gli sforzi necessari a "tenere a freno la complicita' degli ufficiali pubblici nel traffico delle donne irachene". 2. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE QUINTA) [Dal sito www.uniroma2.it riprendiamo la seguente dispensa predisposta nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina". Sergio Casali (Varazze, 1969) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa (corso ordinario e di perfezionamento) dal 1988 al 1997, con una parentesi al St John's College di Oxford nel 1992/93; e' ricercatore all'Universita' Roma Due "Tor Vergata" dal 1998, e professore associato di Lingua e letteratura latina dal 2001. Si interessa soprattutto di poesia augustea, in particolare Ovidio e Virgilio, della tradizione epica romana e dell'esegesi antica dell'Eneide. Sta ultimando un sintetico commento a tutta l'Eneide per la collana "Biblioteca della Pleiade" di Einaudi, e sta lavorando a un commento in inglese al libro IV dell'Eneide per la collana "giallo-verde" di Cambridge University Press. Ha tenuto conferenze e partecipato a convegni su Ovidio e Virgilio in varie universita' italiane e straniere, tra cui Harvard University, Columbia University, University of Wisconsin at Madison, University of Colorado at Boulder, Keele University, Bristol University, Institute of Classical Studies (London), Trinity College (Dublin), University of Manchester, University of California at Los Angeles, Cambridge University, University of Pennsylvania, University of Virginia. Tra le opere di Sergio Casali: Publii Ovidii Nasonis Heroidum Epistula IX: Deianira Herculi, a cura di Sergio Casali, Firenze: Le Monnier, 1995; Commento a Virgilio: Eneide, in Virgilio: Opere, a cura di A. Barchiesi, Torino: Einaudi (in preparazione); Virgil: Aeneid IV, ed. by S. C., Cambridge: Cambridge University Press (in preparazione)] 5. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (II): la questione della violenza sessuale e della pornografia Contenuto del capitolo Altri due temi molto sentiti dalle femministe sono quelli della violenza sessuale, e quello, ad esso correlato, della pornografia. Vedremo alcune tappe essenziali del dibattito sull'argomento, dal libro di Susan Brownmiller sullo stupro (Contro la nostra volonta', 1975), alle polemiche sulla pornografia negli Stati Uniti e in Canada (Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon). * 5. 1. Il problema della violenza sessuale: Susan Brownmiller Il lavoro che ha dato il via al moderno dibattito sulla violenza sessuale e' il libro della giornalista e pensatrice Susan Brownmiller (1935), Against Our Will: Men, Women, and Rape, New York, Ballantine Books 1975 (trad. it. Contro la nostra volonta'. Uomini, donne e violenza sessuale, Bompiani, Milano 1976). Il libro e' diventato subito un successo internazionale ed e' stato tradotto in sedici lingue.Il senso del libro di Brownmiller e' racchiuso nel suo slogan tipicamente radicale secondo cui "Lo stupro e' un processo cosciente di intimidazione attraverso il quale tutti gli uomini tengono tutte le donne in uno stato di paura". Brownmiller parte dalla considerazione che lo stupro e' sconosciuto nel mondo animale, ed e' una pratica violenta tipica della specie umana. Essa e' nata nella preistoria, quando l'uomo, che per ragioni anatomiche e' una sorta di predatore sessuale per natura, ha scoperto di poter fare violenza alla donna nella sfera sessuale, anche tramite la semplice minaccia della penetrazione violenta. Tipica di una parte della riflessione femminista, ma non condivisa da tutte le femministe, e' l'idea che nello stupro conti piu' la motivazione della violenza "politica" e "morale" rispetto a quella specificamente sessuale. * 5. 2. Il dibattito sulla pornografia: Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon Collegato al tema dello stupro e' il dibattito sulla pornografia, in cui e' stata, ed e', impegnata la stessa Brownmiller. I nomi piu' famosi nel movimento delle donne contro la pornografia ssono quelli della saggista e romanziera Andrea Dworkin e della giurista Catherine MacKinnon, che, nella convinzione che ogni forma di pornografia costituisca una violazione dei diritti civili delle donne e un'incitamento alla violenza sessuale contro di loro, si sono anche battute perche' la pornografia fosse proibita per legge nello stato del Minnesota (senza riuscirvi). Nel 1992 l'attivita' di lobbying di femministe canadesi ha invece ottenuto un provvedimento legale restrittivo in materia di pornografia in Canada. MacKinnon e' stata anche molto attiva nel campo della lotta contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, ottenendo che nel 1986 la Corte Suprema degli Stati Uniti accettasse la sua teoria della molestia sessuale come forma di discriminazione sessuale. La lotta anti-pornografia di Dworkin e MacKinnon, e di altre femministe, che hanno trovato scomodi alleati nei settori piu' conservatori dell'opinione pubblica americana, ha suscitato aspre polemiche negli Stati Uniti, provocando la reazione di altre femministe, contrarie alla limitazione della liberta' di espressione; tra queste, nomi noti come Friedan, Millett, Rich, insieme alla scrittrice Erica Jong, e alla maggioranza delle femministe lesbiche. (Parte quinta - segue) 3. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "SULLO SPIRITO E L'IDEOLOGIA" DI ROBERTA DE MONTICELLI [Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 26 maggio 2007 (disponibile anche nel sito www.lastampa.it) riprendiamo la seguente recensione, li' apparsa col titolo "La fede non e' ideologia" e il sommario "Una 'Lettera ai cristiani' di Roberta De Monticelli, pagine taglienti e scomode, eppure preziose, nate da una ferita: credenti e non credenti di fronte alla vita e alla morte di Welby". Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. Roberta de Monticelli, acuta pensatrice, docente e saggista. Dal sito dell'Universita' Vita-Salute San Raffaele di Milano (www.unisr.it) riprendamo per stralci la seguente scheda: "Roberta De Monticelli ha studiato alla Scuola Normale e all'Universita' di Pisa, dove si e' laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl: dalla Filosofia dell'aritmetica alle Ricerche logiche; ha continuato i suoi studi presso le Universita' di Bonn, Zurigo e Oxford, dove e' stata allieva di Michael Dummett, logico e filosofo del linguaggio. Sotto la sua direzione ha scritto la tesi di dottorato su Frege e Wittgenstein. A Oxford e' stata iniziata allo studio della tradizione platonica da Raymond Klibansky, membro e custode del Circolo Warburg, grande storico delle idee ed editore di numerosi testi medievali e moderni. Ha cominciato la sua carriera universitaria come ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, poi trasferita presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' statale di Milano, nell'ambito della cattedra di Filosofia del linguaggio (Andrea Bonomi). A Milano ha frequentato per anni i corsi della Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, approfondendo la sua formazione nel quadro delle sue ricerche sul platonismo, e poi sulla filosofia di Agostino, di cui ha curato per Garzanti un'edizione delle Confessioni con testo a fronte, commento e introduzione (La Spiga 1992). E' stata dal 1989 al 2004 professore ordinario di filosofia moderna e contemporanea all'Universita' di Ginevra, sulla cattedra che fu di Jeanne Hersch (1910-2000, con Hannah Arendt e Raymond Klibansky la migliore allieva di Karl Jaspers). Per valorizzare l'opera di questa pensatrice, fra le piu' significative del Novecento, ha diretto fra l'altro una ricerca d'equipe sull'opera e la figura di Jeanne Hersch, finanziata dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ricerca che ha gia' portato alla preparazione per la stampa di numerosi inediti, e a svariate traduzioni in italiano e altre lingue di opere della pensatrice ginevrina. A Ginevra ha fondato la scuola dottorale interfacolta' 'La personne: philosophie, epistemologie, ethique', che ha diretto fino al 2004 (corresponsabili: Bernardino Fantini, Faculte' de Medicine, Bernard Rordorf, Faculte' Autonome de Theologie Protestante, Alexandre Mauron, Centre Lemanique d'ethique), scuola dottorale frequentata da studenti di ogni paese europeo, nel quadro della quale ha invitato i migliori specialisti internazionali delle discipline interessate (etica ed etica applicata, ontologia, fenomenologia, filosofia della mente, filosofia della psicologia, scienze cognitive, storia della medicina, filosofia della biologia). Dall'ottobre 2003 e' stata chiamata per chiara fama all'Universita' Vita-Salute San Raffaele, sulla cattedra di filosofia della persona. Un insegnamento di concezione nuova anche nel nome (e' la prima cattedra in italia con questa denominazione). La persona, la sua realta' e i modi della sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che, pur riconoscendosi erede della grande tradizione, da Platone ad Agostino a Husserl, tenta una fondazione nuova, sul piano ontologico e sulla base del metodo fenomenologico, di una teoria della persona. Sua ambizione e' di costruire un linguaggio limpido e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono a ogni esistenza personale matura (identita' personale, sfere della vita personale - cognitiva, affettiva, volitiva -, libero arbitrio, natura della conoscenza morale, fondamenti dell'etica, natura della vita spirituale). Un linguaggio, d'altra parte, capace di contribuire, anche con analisi concettuali e fenomenologiche e un proprio insieme di tecniche d'argomentazione, al dibattito contemporaneo promosso dagli sviluppi della filosofia della mente e delle scienze naturali dell'uomo, biologia, neuroscienze, scienze cognitive...". Tra le opere di Roberta de Monticelli: Dottrine dell'intelligenza - Saggio su Frege e Wittgenstein, De Donato, Bari 1982; (con M. Di Francesco), Il problema dell'individuazione - Leibniz, Kant e la logica modale, Edizioni Unicopli, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele. Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; L'ascese philosophique - Phenomenologie et Platonisme, Vrin, Paris 1997; La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Guerini e associati, Milano 1998; (a cura di), La persona: apparenza e realta'. Testi fenomenologici 1911-1933, Raffaello Cortina, Milano 2000; L'avenir de la phenomenologie - Meditations sur la connaissance personnelle Aubier-Flammarion, Paris, 2000; Dal vivo, Rizzoli, Milano 2001; El conoscimiento personal, Catedra, Madrid 2002; Le Medecin Philosophe aux prises avec la maladie mentale, Actes du Colloque International Phenomenologie et psychopathologie, Puidoux, 16-18 fevrier 1998 , Etudes de Lettres, Lausanne 2002; Leibniz on Essental Individuality, Proceedings of International Symposium on Leibniz (G. Tomasi, editor, M. Mugnai, A. Savile, H. Posen), Studia Leibnitiana, 2004; La persona e la questione dell'individualita', in "Sistemi intelligenti", anno XVIII, .33, dic. 2005, pp.419-445; L'ordine del cuore - Etica e teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003; (a cura di), Jeanne Hersch, la Dame aux paradoxes - Textes rassembles par Roberta de Monticelli, L'Age d'Homme, Lausanne 2003; L'allegria della mente, Bruno Mondadori Editore, Milano 2004; Nulla appare invano - Pause di filosofia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Bollati Boringhieri, Milano 2006; Sullo spirito e l'ideologia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007] "Parlo, come parla un ferito - anzi, come parla una ferita". Sono parole amare e sanguinanti, eppure dense di affetto e di sim-patia, di comune patire quelle che Roberta De Monticelli scrive Sullo spirito e l'ideologia indirizzandole come una "Lettera ai cristiani" (Baldini Castoldi Dalai, pp. 158, euro 10). Parole che nascono da una ferita che, come l'autrice, molti hanno patito nella vicenda umana della vita e della morte di Piergiorgio Welby: una ferita che molte parole pronunciate attorno a quella tragica vicenda umana hanno acuito anziche' lenire. Eppure sono parole di cui dovremmo fare tesoro, credenti e non credenti, perche' nella loro parresia non possono sanare ma nemmeno vogliono ferire, non pretendono di spiegare e tuttavia non cessano di interrogare. E da quella circostanza particolare si dilatano fino a porre una questione che oggi pare a molti cruciale: "e' possibile per il sentimento del divino, per una fede cristiana, fondare e poi abitare un'istituzione terrena senza perdersi?". Docente di Filosofia della persona presso l'Universita' San Raffaele di Milano, l'autrice riesce a tenere un tono di elevato dibattito filosofico senza per questo risultare "accademica" nel senso deteriore del termine: nessuna risposta preconfezionata, nessun pregiudizio ideologico ma, al contrario, uno smascheramento delle ideologie che sopraffanno lo spirito, uno svelamento delle distorsioni che oggi subiscono le parole e i concetti, uno sforzo costante di andare al cuore delle questioni e delle persone. Si', l'incalzare dei ragionamenti della De Monticelli a volte risulta tagliente come una spada, ma se ne intravede sempre la passione sincera che lo pervade: nessuna irrisione della fede cristiana, nessuna supponenza di un pensiero laico nei confronti della teologia ma, anzi, un chiedere conto delle istanze piu' profonde contenute nel messaggio di Gesu' di Nazaret e del Dio dei cristiani. Il rivolgersi ai credenti come ad amici cui si scrive una lettera non e' un artificio letterario, ma l'atteggiamento di fondo che anima queste pagine scomode eppur preziose che non esitano a entrare nel complesso rapporto tra ragione, fede e violenza; cosi' come non si rassegnano al crescente "disagio intellettuale" di chi vede contrapposti artificiosamente fede e verita'. Disagio che deriva anche dal fatto che "oggi il confronto tra 'credenti' e 'non credenti' sembra ridotto a un confronto di opinioni e complessi contenuti mentali" e non riesce a sostituire alla ormai usurata domanda "in cosa crede chi crede?" l'interrogativo ben piu' stimolante "cosa vede chi vede il mondo consentendo a Dio?". Nate "in reazione a una ferita" queste pagine che non lasciano indifferente il cristiano si chiudono su un'insolita preghiera di congedo rivolta al Tu di un Dio non troppo ignoto: "Chi fosse capace di legare nella sua carne l'Idea del Bene e la rinuncia alla forza. Incarnazione, e' questo: altro non so... Aiuta la mia incredulita'". Si', da una ferita puo' venire anche un balsamo di lenimento. 4. LIBRI. AUGUSTO CAVADI PRESENTA "LA TRIBU' DEGLI ANTICHISTI" DI ANDREA COZZO [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci messo a disposizione la seguente recensione apparsa nella cronaca di Palermo del quotidiano "La repubblica" del 18 luglio 2007. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa). Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma 2006] L'antropologo studia i propri simili con atteggiamento - almeno intenzionalmente - asettico: senza ira moralistica ne' zelo apologetico. Sappiamo che cosa succede quando un medico o un avvocato o uno spacciatore di cocaina decide di raccontare, con atteggiamento antropologico, mentalita' e comportamenti quotidiani dei suoi colleghi: un pandemonio. Qualcosa del genere provoca un professore universitario quando analizza, con sguardo scientificamente oggettivo, la propria categoria. Se l'ultimo libro di Andrea Cozzo (La tribu' degli antichisti. Un'etnografia ad opera di un suo membro, Carocci, Roma 2006) non ha suscitato un vespaio analogo lo si deve - probabilmente - al fatto che gli studiosi di civilta' antiche, in particolare della civilta' greca, sono pochi, sono molto educati e, se proprio devono reagire alle provocazioni di un eretico della loro chiesa, preferiscono metodi discreti dagli effetti di lungo periodo. Peccato. Perche' il libro del docente universitario palermitano non e' soltanto intelligentemente provocatorio ma propositivo. Solleva questioni che, almeno per chi vive nella Magna Grecia, sono ineludibili e ricorrenti (basti pensare alla domanda imbarazzante che tutti i ragazzini che si iscrivono al primo anno dei licei classici pongono al docente di turno: a che serve studiare il greco?) e offre risposte che, per quanto opinabili, sono meditate e argomentate. Infatti si preoccupa, preliminarmente, di evocare le risposte ufficiali piu' diffuse e solo dopo averne saggiato la consistenza tratteggia la propria convinzione. Per restare nell'esempio, Cozzo richiama alcune opinioni sulla cui parzialita' raramente si e' disposti a discutere (i Greci vanno studiati perche' avevano gli stessi interrogativi che abbiamo noi oggi; oppure perche' rappresentano un modello superiore di umanesimo; oppure perche' conoscerne la lingua ci permette di capire senza vocabolario molte parole dell'italiano di oggi; oppure perche' la frequenza con i loro testi ci educa al gusto estetico e all'eleganza nel nostro modo di esprimerci...) e si diverte - con serieta' talora tragica - a ribaltarle per vederne l'altro lato, chiedendosi ad esempio, con Salvatore Settis, se i Greci vanno ancora studiati perche' ci assomigliano o non piuttosto perche' sono diversi, lontani, altri. * Non avrei ne' lo spazio ne' la competenza tecnica per entrare nei dettagli del volume, ma non posso esonerarmi da due osservazioni di interesse generale. La prima e' che il libro costituisce una felice esemplificazione di cio' che ogni professionista dovrebbe fare qualche volta nella vita: chiedersi che senso abbia il proprio lavoro. Cozzo ricorre ad una citazione illuminante di Nietzsche che riguarda un certo settore di attivita' ma che ogni lettore puo' senza difficolta' estendere al proprio ambito: "Esiste un modo per occuparsi di filologia, ed e' frequente. Ci si getta sventatamente - o si e' gettati - su un qualche argomento: di li' si guarda a destra e a sinistra, si trovano molte cose buone e originali. Ma in un momento di debolezza ci si domanda: 'Che diavolo mi importa di tutto cio'?'. Frattanto si e' invecchiati, ci si e' abituati, e si continua su quella strada, come nel matrimonio". La seconda osservazione ci tocca piu' da vicino come cittadini di Palermo. Si puo' fare ricerca storica o cinema, giornalismo o imprenditoria, poesia o politica come se vivessimo a Stoccolma o a Sidney? Che ogni attivita', soprattutto se di valenza marcatamente intellettuale, implichi una presa di distanza dal proprio contesto sociale immediato e' fisiologico: come potremmo ipotizzare scenari di cambiamento se fossimo immersi nella marea sino ai capelli? Ma una cosa e' fare un passo indietro metodologico - per poi ritornare nel proprio ambiente con la testa alleggerita da certe tensioni e arricchita da nuove intuizioni - e tutta un'altra cosa e' illudersi, in nome di privilegi fortuiti e quasi sempre immeritati, di poter mettere definitivamente fra parentesi i drammi che si consumano appena fuori dalla nostra campana di vetro opaco. Cozzo lo sa dire nella maniera semplice e convincente di chi vive effettivamente certi sentimenti (e non e' un caso che da anni egli abbia attivato dei corsi di Teoria e pratica della nonviolenza nella nostra Facolta' di lettere e filosofia e si dedichi a sperimentare metodi di lotta contro il sistema di potere mafioso ispirati a Gandhi e a Danilo Dolci). Libri come questo - confessa a un certo punto - nascono da domande che mi sono posto "mentre mi guardavo intorno e vedevo guerre, poverta', problemi sociali, violenze grandi e piccole e le sofferenze connesse: lontane, nei posti di cui leggevo sui giornali, o vicine, nelle strade adiacenti al parco ormai cementificato in cui si stende la strada che si chiama forse un po' narcisticamente viale delle Scienze su cui sorge il mio dipartimento. Bastava alzare gli occhi da Omero, dall'apparato critico di Tucidide, dalle figure retoriche della critica letteraria (...), per vedere che li', davanti alla finestra, si attuavano prevaricazioni, si aggiravano mendicanti, si litigava, si giustificavano guerre, si discuteva cercando di prevalere sull'interlocutore, si faceva forza sull'eta', sul sapere, sul genere sessuale, sulla gerarchia". Forse chiunque di noi, pungolato da questo insolito insegnante universitario che gira in jeans e magliette da mercatino rionale anche la' dove giacca e cravatta servono come simboli di uno status invidiabile, potrebbe riconoscersi nel suo gesto di autocoscienza critica: "E' bastato alzare lo sguardo dai libri per rendermi conto che il mondo e' piu' grande di me con i miei libri e che io vivo in quel mondo e non sono innocente rispetto a cio' che avviene in esso". 5. LIBRI. MARIO PEZZELLA PRESENTA "REIFICACAO E LINGUAGEM EM GUY DEBORD" DI JOAO EMILIANO FORTALEZA DE AQUINO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 luglio 2007, col titolo "Trasgressioni situazioniste" e il sommario "Un saggio del brasiliano Joao Emiliano Fortaleza de Aquino affronta un tema poco noto nell'opera di Guy Debord, il rapporto tra situazionismo e psicoanalisi freudiana". Mario Pezzella, docente universitario di estetica, studi filosofici a Pisa e a Parigi, ha curato l'edizione italiana di testi di Bachofen e su Jung, organizzato seminari e convegni di studio, ha collaborato con Remo Bodei nella progettazione della collana "Il lessico dell'estetica" presso l'editore "ll Mulino" ed e' redattore della rivista "Iride" e direttore responsabile della rivista "Controtempo". Joao Emiliano Fortaleza de Aquino svolge le sue ricerche alla Pontificia Universidade Catolica di San Paolo in Brasile. Guy Debord, nato a Parigi nel 1931, tra i fondatori dell'Internazionale Situazionista, si e' tolto la vita nel 1994. Opere di Guy Debord: Oeuvres, Gallimard, Paris 2006; in traduzione italiana segnaliamo almeno La societa' dello spettacolo, la sua opera fondamentale del 1967, che e' stata pubblicata in italiano piu' volte e da diversi editori (tra le altre, vi e' una edizione senza indicazione tipografica, 1974), tra le edizioni recenti la piu' economica a nostra conoscenza e' quella di Stampa alternativa, Roma 1995; Opere cinematografiche complete, Arcana, Roma 1980 (uno dei testi qui inclusi, In girum imus nocte et consumimur igni, e' stato ripubblicato anche, in altra traduzione, da Mondadori, Milano 1998). Ovviamente si vedano anche i testi di Debord in Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus, Torino 1994. Opere su Guy Debord, altri materiali situazionisti e sul situazionismo: Anselm Jappe, Debord, Tracce, Pescara 1993; fondamentale e' Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus, Torino 1994; cfr. anche l'antologia di testi situazionisti a cura di Pasquale Stanziale, Situazionismo, Massari Editore, Bolsena 1998; cfr. anche Rene' Vienet, Arrabbiati e situazionisti nel movimento delle occupazioni, La Pietra, Milano 1978] La critica della societa' dello spettacolo deve colpire anche i suoi linguaggi: e' questa la tesi di Joao Emiliano Fortaleza de Aquino nel suo Reificacao e linguagem em Guy Debord, da poco uscito in Brasile. Contro le posizioni dialogiche positive della filosofia contemporanea Debord propone la radicalita' di un dialogo negativo: se ogni comunicazione intersoggettiva e' oggi ridotta a un gioco di maschere, non e' possibile un "linguaggio comune" che non parta da una critica della merce e dal suo infiltrarsi in ogni piega della comunicazione. Riprendendo alcune osservazioni di Virno e di Agamben, Aquino insiste sulla complementarita' tra espropriazione del lavoro ed espropriazione del linguaggio comunicativo. Gli uomini possono oggi ritrovarsi in un dialogo solo se esso e' in primo luogo un atto di lotta contro i significanti iperreali suggeriti dal feticismo delle merci. La rivalutazione di questo concetto marxiano, spesso ignorato dalla tradizione marxista, e' indispensabile per comprendere l'impoverimento qualitativo che la fantasmagoria delle merci impone al linguaggio: sia quello quotidiano, sia quello artistico e letterario. La forma di merce produce una deformazione irrimediabile del dialogo intersoggettivo e ne falsifica i presupposti originari: nessuna neutralita' e' possibile, e il "tecnico" e' del tutto permeabile alle seduzioni dello spettacolo. Particolarmente importante - e poco studiato - e' per Aquino il rapporto fra Debord e la psicoanalisi di Freud. Freud ha ipotizzato per la vita psichica individuale la possibilita' di una "soddisfazione allucinatoria", che si sostituisce alla realizzazione effettiva del desiderio: lo spettacolo, secondo Debord, surroga sempre piu' sistematicamente una possibilita' effettiva di vita con una immagine fantasmatica: "Le possibilita' costituite dallo sviluppo delle forze produttive moderne sono sostituite da soddisfacimenti falsificati di queste stesse possibilita'". Percio', come gia' aveva intuito Benjamin, lo sviluppo della tecnica capitalista intrattiene un elemento arcaico e onirico nel cuore stesso della sua razionalita' dispiegata. Lo spettacolo propone continui sogni di un possibile, che esso stesso condanna a rimanere sogni. Secondo Aquino (che su questo punto contesta le affermazioni di altri interpreti di Debord, come Jappe e Loewy) Debord non ha tuttavia alcun rimpianto di una "prima natura" incontaminata o di un "linguaggio comune" precedente alla modernita'. Un linguaggio comune e' in effetti esistito, legato ai miti e alle ricorrenze della civilta' agraria, ma in tale versione non era affatto immediatamente liberatorio e coincideva anzi con l'espulsione dei dominati dal tempo della storia. Se i "signori" affermano sempre di piu' il proprio potere nel tempo lineare, in cui progettano il proprio poter essere e le proprie forme di vita, il tempo dei "servi" resta legato alla ripetizione, al sempre uguale ritorno sia delle condizioni sociali che di quelle naturali. Da questo punto di vista il "linguaggio comune", che Debord immagina come risultato di una rivoluzione, rifiuta il mito romantico di una lingua originaria e perduta. Solo il "dialogo negativo", unendo gli uomini nella lotta ai presupposti spettacolari della comunicazione, puo' aprire situazioni in cui i soggetti si sottraggono al feticismo delle merci e possono tentare una relazione interumana diversa. Le avanguardie del '900 hanno avuto grande influenza su Debord. Breton gli ha suggerito l'idea che il linguaggio debba farsi espressione di una profondita' psichica sottratta al linguaggio comunicativo mediato dallo spettacolo. Il surrealismo, tuttavia, finisce per rinchiudersi sempre piu' in una dimensione solipsistica e privata. L'espressione a cui pensa Debord e' invece quella di un rinnovato linguaggio comune, e rivela la qualita' passionale delle situazioni costruite e degli esperimenti di nuova soggettivita' che i situazionisti hanno cercato di realizzare. Il desiderio - questa la critica rivolta a Breton - deve divenire "consapevole, collettivo e prospettico" (Aquino). Se l'avanguardia storica ha avuto il merito di decostruire il "linguaggio comune" premoderno e la sua "aura" sempre piu' falsificata, la neoavanguardia del secondo dopoguerra e' invece complice del dominio, e non ha piu' neppure una funzione negativa. Le dissacrazioni surrealiste o dadaiste vengono ripetute come luoghi comuni del linguaggio pubblicitario o esibite nelle Mostre come simboli della modernita'; ma la trasgressione e' ora divenuta oggetto "estetico", passivo trastullo di un consumatore. L'attivita' estetica deve percio' mutarsi in costruzione di situazioni e di ambienti dove l'espressione avvenga in presenza di altri e sia legata al loro riconoscimento: l'ambiente in cui avviene la ricezione e' non meno importante della forma artistica stessa. Perche' questo ambiente esista, occorre strappare lo spazio al dominio spettacolarizzato che separa i soggetti. Era questa, fin dall'inizio, l'intenzione dell'urbanistica unitaria dei situazionisti; e questa lotta per l'organizzazione degli spazi urbani ebbe gran parte nel loro passaggio a una concezione rivoluzionaria della lotta politica. La "situazione costruita" - come Debord la definiva - doveva trasformarsi in "evento", ove fosse sospeso il tempo economico e produttivo, liberando l'eros e il gioco reciproco tra i soggetti. Questo arresto del tempo cronologico prefigurava - come una festa - la sospensione rivoluzionaria del corso storico e il rovesciamento dei rapporti tra i servi e i signori: "Se essa pone l'accento sul presente - ha scritto Debord - e' nella misura in cui il marxismo ha potuto formulare il progetto di una societa' nella quale 'il presente domina il passato'". 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 160 del 24 luglio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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