[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Voci e volti della nonviolenza. 81
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 81
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Jul 2007 11:43:56 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 81 del 18 luglio 2007 In questo numero: 1. Francesco Tomatis: Una breve biografia di Luigi Pareyson 2. Francesco Tomatis: Luigi Pareyson filosofo della liberta' 3. Francesco Tomatis: Pareyson. Una bibliografia essenziale 4. Luigi Pareyson: La riforma della scuola e del costume (1944) 5. Et coetera 1. FRANCESCO TOMATIS: UNA BREVE BIOGRAFIA DI LUIGI PAREYSON [Dal sito del Centro studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" (www.pareyson.unito.it) riprendiamo la seguente breve notizia biografica a cura di Francesco Tomatis pubblicata su "Cuneo: provincia granda", n. 2, anno 2000, pp. 21-22, col titolo "A scuola da Pareyson... tutta una vita"] Nato il 4 febbraio 1918 a Piasco, paese occitano all'imbocco della valle Varaita, da genitori entrambi originari della valle d'Aosta, Luigi Pareyson fu precocissimo nei suoi studi, iscrivendosi nel novembre 1935 all'Universita' di Torino e laureandovisi nel giugno 1939. Gia' nell'autunno del 1935, a soli diciassette anni di eta', tenne le sue prime lezioni come supplente al Liceo Cavour di Torino. Nelle estati del 1936 e del 1937 frequento' Karl Jaspers a Heidelberg. Il suo magistero di filosofo della liberta' lo rivelo' gia' incomparabilmente al Liceo classico di Cuneo, dove neolaureato e abilitato insegno' dall'ottobre del 1940 al marzo del 1944, sulla cattedra che fu gia' di Gioele Solari: fra i suoi maestri prediletti, assieme ad Augusto Guzzo, all'Universita' di Torino. A Cuneo formo' alcuni di quelli che fin troppo presto sarebbero dovuti diventare esponenti della Resistenza italiana: fra i molti ricordiamo Ildebrando Vivanti, che assieme al collega Leonardo Ferrero accompagnera' in bicicletta il 10 settembre 1943, per poi rientrare in citta', alla volta di Madonna del Colletto, dove nacque il nucleo originario delle formazioni partigiane azioniste Giustizia e liberta', e Uberto Revelli, uno dei fondatori della organizzazione partigiana Franchi. Fra gli allievi liceali cuneesi che lo emuleranno nella carriera filosofica si annoverano invece Carlo Arata (professore all'Universita' di Genova), Michelangelo Ghio (professore all'Universita' di Chieti), Valerio Verra (professore all'Universita' di Roma, ora accademico dei Lincei, fra i maggiori storici italiani della filosofia). Sempre con Leonardo Ferrero e con Duccio Galimberti costituisce nel 1942 il nucleo cuneese del Partito d'Azione. Nel marzo 1944 viene sospeso dall'insegnamento e arrestato dall'ufficio politico della Federazione fascista; rilasciato dopo alcuni giorni di prigionia e interrogatori, operera' in semiclandestinita' fra Torino, Cuneo, Alba e Piasco, come responsabile dell'ufficio del comando delle formazioni Giustizia e liberta' per la provincia di Cuneo, in stretto e riservato contatto con Duccio Galimberti, anch'egli in clandestinita' a Torino. Fra i fondatori del clandestino Cln-scuola piemontese, sino alla liberazione pubblica anonimamente diversi articoli su "L'Italia libera" e documenti programmatici sul problema di una riforma della scuola e dell'educazione. Dal febbraio 1946 sino all'ottobre 1988 insegna all'Universita' di Torino, prima Estetica e Pedagogia, poi Filosofia teoretica e Filosofia morale. Nel 1948 e nel 1949 insegna anche all'Universidad de Cuyo di Mendoza, in Argentina, dove ancora e' vivo il ricordo della sua personalita'. Fra i suoi allievi piu' noti: Umberto Eco e Gianni Vattimo, laureati con Pareyson rispettivamente con una tesi su Tommaso d'Aquino ed una su Aristotele, Giuseppe Riconda, suo attuale successore sulla cattedra di filosofia teoretica, nonche' presidente del Centro Studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson", presso l'Universita' di Torino, Sergio Givone e Mario Perniola, fra i maggiori esperti di estetica in Italia, inoltre Claudio Ciancio, Francesco Moiso e Maurizio Pagano, affermati studiosi del romanticismo e dell'idealismo tedesco, Ugo Perone, oltre che filosofo attuale assessore alla cultura del Comune di Torino, Valerio Zanone, gia' segretario del Partito liberale italiano e ministro della Repubblica. Tra i molti allievi universitari cuneesi laureati con Pareyson anche Maria Lucia Villani, poliedrica ispiratrice del Laboratorio Aggiornamento Poesia Europea del Liceo scientifico di Cuneo. L'insegnamento di Pareyson, malgrado l'assidua e frenetica attivita' universitaria, non si riduce tuttavia alle relazioni accademiche. Gia' durante gli anni di Cuneo il filosofo amava circondarsi di una schiera ristretta di allievi e amici eletti, per confrontarsi periodicamente in liberta' su problemi filosofici, politici, esistenziali - o anche per suonare, come amava fare, la fisarmonica. Sin dal suo nascere nel comitato direttivo del Centro di studi filosofici cristiani di Gallarate, il suo lavoro nel campo editoriale come direttore della "Rivista di estetica" e di diverse collane filosofiche presso gli editori Mursia, Zanichelli, Bottega d'Erasmo fu inestenuabile, coinvolgendo i migliori studiosi italiani e stranieri. Gli ultimi anni della sua vita mortale, segnati dalla malattia e dalla sofferenza, lo vedono ritirato nella solitudine di Rapallo, concentrato a raccogliere tutte le forze per il suo ultimo lavoro filosofico. Tuttavia anche qui seppe trovare lo spazio per l'amicizia e il magistero, non foss'altro che telefonicamente e via lettera, o attraverso quei preziosissimi incontri di cui di quando in quando faceva dono ai propri scelti interlocutori. E' a Rapallo che, oltre al sempre affettuoso rapporto con i famigliari, gli amici di sempre, Giuseppe Riconda, Xavier Tilliette, Gianni Vattimo, si uniscono alle ultime generazioni di studiosi, che iniziano a frequentarlo in quanto oggetto di studio e di pensiero anziche' come mero professore, nel costituire il suo personale filtro di mediazione con la storicita'. La morte lo coglie, non impreparato, l'8 settembre 1991, mentre sta concludendo l'opera a cui affidare l'ultima elaborazione del suo pensiero, dall'inizio alla fine ispirato alla liberta': l'Ontologia della liberta'. 2. FRANCESCO TOMATIS: LUIGI PAREYSON FILOSOFO DELLA LIBERTA' [Dal sito del Centro studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" (www.pareyson.unito.it) riprendiamo il seguente articolo di Francesco Tomatis pubblicato su "Cuneo: provincia granda", n. 2, anno 2000, pp. 16-20, col titolo "Luigi Pareyson filosofo della liberta'" e il sommario "Nato a Piasco nel 1918, giovane professore al Liceo classico di Cuneo e al fianco di Duccio Galimberti nella Resistenza italiana, fra i maggiori pensatori europei del dopoguerra"] Luigi Pareyson (1918-1991) e' indubbiamente uno dei maggiori filosofi italiani del XX secolo. Per quanto poco valgano in filosofia i confronti e le classifiche, trattandosi sempre di un caso singolarissimo - e cosi' qualitativamente eccezionale da essere incomparabile - quello del nascere al mondo di un filosofo, non mi sottraggo tuttavia a un arrischiato compito comparativo, prima che storiografico, per rendere l'idea della sua grandezza. A mio giudizio, nella filosofia italiana del Novecento, a Pareyson possono essere messi accanto solo Michelstaedter e Gentile: non quindi Croce, Gramsci, Evola, Del Noce, Severino, per quanto importanti. Cio' significa che nell'ambito della filosofia europea (ma l'aggettivo e' tautologico) solo Wittgenstein e Heidegger lo precedono, soprattutto per gli effetti suscitati dal loro pensiero, notando quanto comunque gli stessi due filosofi maggiori del Novecento non siano che epigoni rispetto ai grandi della stagione greca e tedesca della filosofia: Platone, Aristotele e Plotino da un lato, Kant, Fichte, Hegel e Shelling dall'altro. Che Pareyson fosse destinato a divenire un grande filosofo lo si comprese presto. Nel 1937, ad esempio, presento' una esercitazione scritta a un seminario universitario del suo maestro Augusto Guzzo, dal 1934 titolare della cattedra di filosofia morale all'Universita' di Torino. Questi, aprezzandola, la fece leggere a Giovani Gentile, in quanto all'epoca direttore della maggiore rivista italiana di filosofia, il "Giornale critico della filosofia italiana". Stupito per la profondita' e l'originalita' del testo, Gentile chiese a Guzzo di quale filosofo torinese si trattasse, non pensando certo ad un diciannovenne. Nel 1938 usci' quindi sulla rivista di Gentile la prima pubblicazione di Pareyson, le famose Note sulla filosofia dell'esperienza. E proprio dal particolare rapporto di Pareyson con l'esistenzialismo e' possibile avviare un tentativo di comprensione della sua originalita' nell'ambito della filosofia novecentesca. Pareyson fu il primo filosofo a far conoscere in Italia la filosofia dell'esistenza, tedesca soprattutto, sviluppando egli stesso una forma personalistica ed ontologica di esistenzialismo. Con irruente purezza e semplicita' giovanile Pareyson ruppe l'unico coro neo-idealista (rarissime eccezioni degli isolati, se non esiliati, quali Giuseppe Rensi, Piero Martinetti, Adriano Tilgher) - unente sino ad allora, nelle figure esemplari di Gentile, Croce e Gramsci, accademia soggetta al regime, pubblicistica liberale, opposizione politica incarcerata - presentando l'esistenzialismo non solo come filosofia capace di comprendere le tragiche problematiche contemporanee: fatte di guerra e sofferenza, di fallimento dei totalitarismi politici e intellettuali, dei falsi egalitarismi collettivi, nelle varie versioni borghesi, cameratesche, comuniste, ma anche come antidoto radicale alle filosofie e ideologie ottocentesche all'origine delle catastrofi novecentesche, cogliendo in Kierkegaard il padre dell'esistenzialismo e la vera alternativa a Hegel, cosi' rinvigorendo per giunta le pure fonti religiose dello stesso ateismo esistenzialista novecentesco, nonche' aprendo nuove prospettive di lettura e comprensione di profonde correnti di pensiero e filosofi tacitati dall'hegelismo imperante, quali l'idealismo e il romanticismo, Fichte e Schelling in particolare. * Sin dalle sue prime opere: La filosofia dell'esistenza e Carlo Jaspers (1939, 1940), Studi sull'esistenzialismo (1943, 1950), Esistenza e persona (1950), Pareyson individua quello che sara' il nucleo incandescente alimentante perennemente il suo pensiero successivo, nei suoi continui approfondimenti ulteriori, ereditandolo dalla concezione di Kierkegaard dell'esistenza come coincidenza paradossale di autorelazione ed eterorelazione. Varco di accesso non solo alla mia vita personale, ma alla realta' in genere, e' l'esistenza: l'esistenza di questo singolo che io sono. Tuttavia il singolo non e' un separato individuo, soggetto assolutamente autonomo e autosussistente. L'esistenza e', in quanto tale, coincidenza di cio' che parrebbe non poter coincidere - e che e' quindi coincidente in modo paradossale -, paradossale coincidenza cioe' non necessaria articolazione o relazione - di autorelazione ed eterorelazione, della relazione con se', autofondantesi, che ogni singola esistenza e', e della relazione con altro, che altrettanto imprescindibilmente, seppur coincidente in maniera paradossale, essa stessa e'. L'esistenza e' se stessa e comprende se stessa in quanto e' in relazione con altro e comprende l'altro, e viceversa. Secondo questa profonda radice kierkegaardiana dell'esistenzialismo, Pareyson propone quindi la propria autentica versione di esso come esistenzialismo personalistico e ontologico. Personalistico perche' e' la singola persona vivente, non un astratto a priori trascendentale o esistenziale, a qualificare l'esistenza e la sua inaggirabilita', pena l'intransitabilita' di qualsivoglia minimo senso della realta' e della vita umana. Ontologico perche' e' nell'apertura all'essere che ci trascende, che mi trascende, che io posso scegliere ed essere me stesso. Che l'esistenzialismo non possa che essere personalistico e che il personalismo non possa che essere ontologico ci dice allora che l'esistenza e' quia talis apertura di trascendenza, quindi possibilita' di esperienza religiosa. Infatti che l'esistenza sia paradossale coincidenza nel tempo di autorelazione e di eterorelazione mostra quanto la relazione con se', nell'apertura alla relazione con altro, che ogni singolo e' non possa esistere se non in quanto posta, istituita, donata a se stessa e al suo aprirsi all'alterita' da una trascendenza che e' tale non in quanto posta dalla autorelazione coincidente con la eterorelazione, ma perche' trascendente la stessa relazione, e nel momento stesso in cui istituisca tale relazione, cioe' perche' e' l'irrelativo che pone la relazione fra il relativo e l'irrelativo stesso, quindi senza cessare di essere irrelativo nell'istituire liberamente il relativo come possibile relazione con l'irrelativo. * Grazie a questo ritorno a Kierkegaard Pareyson puo' risalire la nefasta storia degli effetti hegeliana. Leggendo la filosofia e la storia contemporanea come dissoluzione dell'hegelismo, Pareyson ne individua due correnti, quella risalente a Kierkegaard, che conduce all'esistenzialismo, e quella che attraverso Feuerbach giunge sino al marxismo e all'attualismo. Kierkegaard dissolve il sistema hegeliano negando l'identita' fra pensiero e realta', la conciliazione dialettica fra storia ed eternita', ancorando ogni possibile verita' alla soggettivita' del singolo, incoercibile a qualsivoglia sistema assoluto del sapere. Tuttavia, a detta di Pareyson, mantenendo la concezione negativa del finito, tipicamente luterana, gia' propria a Hegel, Feuerbach risolve invece la filosofia di Hegel antropomorfizzandone gli aspetti piu' ideali, riducendo a cio' che e' reale il razionale e il reale a cio' che e' sensibilmente percepibile o desiderabile. Tuttavia la posizione atea di Feuerbach e dei suoi epigoni e' ricomprendibile, in un orizzonte piu' ampio, nella kierkegaardiana, nella concezione dell'esistenza come innanzitutto autorelazione, che se inospitale giunge alla disperazione, malattia mortale, e se invece aperta nella eterorelazione alla trascendenza, ed eventualmente all'esperienza religiosa, possibile nella sua stessa misura finita e temporale, corrisponde alle questioni stesse dell'ateismo, assumendolo in se' e vincendone tuttavia l'egoismo mortale. Ecco che ritornare a Kierkegaard e all'origine teorica delle vicende contemporanee significa per Pareyson porsi nuovamente e piu' consapevolmente ancora di fronte al dilemma: pro o contro il cristianesimo? E per Pareyson si tratta di scegliere un cristianesimo tragico, dialettico, paradossale, esso soltanto capace di dare risposta alla deriva atea del pensiero e della storia contemporanea, vivendo e vincendo l'ateismo in se', sino alla morte in croce per rivelare nella abissale liberta' dell'uomo l'eterna liberta' che e' Dio. * L'ontologicita' dell'esistenzialismo, l'apertura alla trascendenza dell'essere, prima ancora che alla liberta' di Dio, dell'autocomprendersi dell'esistenza umana, conduce inevitabilmente Pareyson, come gia' Heidegger prima di lui, ad approfondire il proprio esistenzialismo in filosofia ermeneutica, che intenda l'esistenza in quanto tale come comprensione dell'essere trascendente. Prima che Gadamer e Ricoeur, i due piu' noti filosofi ermeneutici dopo Heidegger, Pareyson elaboro' negli anni Quaranta e Cinquanta una propria filosofia dell'interpretazione o ermeneutica. Oltre che in Esistenza e persona (1950) e in articoli precedenti, i risultati maturi di tale elaborazione sono contenuti in Estetica. Teoria della formativita' (1954) e infine in Verita' e interpretazione (1971), opera che chiude questo secondo periodo ermeneutico nel cammino di pensiero di Pareyson. Se la realta' e' accessibile solo e sempre singolarmente, attraverso l'esistenza personale che io sono, ogni mio atto o pensiero o esserci e' interpretazione, personale incarnazione dell'essere che trascende la mia situazione. Non che l'interpretazione sia parziale attingimento dell'essere, bensi' ogni vera e autentica interpretazione e' il darsi stesso dell'essere in essa: essere che non sta quindi come un oggetto intangibile al di la' delle proprie interpretazioni, e che tuttavia non si riduce alle interpretazioni, non ne e' esaurito, ma mantiene la propria differenza ontologica. Qui sta lo specifico della posizione di Pareyson rispetto a gran parte delle restanti filosofie ermeneutiche: il mantenimento, anzi la sottolineatura della imprescindibilita' della verita' per una concezione interpretativa della realta'. L'ermeneutica non solo non mette in crisi, ma cerca di comprendere ed esige ancora piu' fortemente di ogni altra filosofia la verita'. * Perche' la verita' trascendente e assieme immanente alle sue esistenziali e personali interpretazioni non si riduca a ideologia, a mera espressione della condizionatezza storica dell'interprete, anziche' mostrarsi simultaneamente a cio' anche rivelazione di inesauribile e inoggettivabile ulteriorita', essa non puo' tuttavia esser semplicemente intesa come fonte incessante eppure imperscrutabile suscitatrice di infinite interpretazioni proprio approfondendo la concezione ermeneutica della verita' attraverso un riattingimento delle proprie origini esistenzialistiche, Pareyson nell'ultima tappa del suo pensiero si dedica all'elaborazione di una ontologia della liberta', un discorso sull'essere che lo intenda come liberta'. Liberta' quindi non solo in quanto primaria essenza della esistenza umana, ma anche nel suo significato originario, metafisico, ontologico: l'essere stesso come liberta'. Infatti solo comprendendo l'essere come liberta' se ne potra' rivelare pienamente la trascendenza veritativa: una necessita' logica o semplicemente eventuale, quale l'inesauribile e inesorabile imperscrutabile darsi dell'essere, ne legherebbe circolarmente al finito ogni possibilita' di eccedenza significativa. Solo se l'essere trascendente e' libero di darsi o di non darsi in una forma finita, solo se l'irrelativo e' libero di porsi o di non porsi nella relazione che esso stesso istituisce, e in un istituirla che non sia un vincolarvisi necessitante, la verita' non e' fagocitata dall'interpretazione ne' l'infinito reso vuoto prodotto del finito. Si raccolgono in estrema concentrazione, lungo tutta l'ultima tappa del cammino filosofico di Pareyson, il suo esistenzialismo personalistico, la sua ermeneutica veritativa e la sua ontologia della liberta' (originaria e finita, indivisibilmente), capaci assieme della forza per affrontare la scoscesa realta' della sofferenza e del male. In opere uscite, nella loro complessivita', postume, come Dostoevskij (1993), Ontologia della liberta' (1995), Essere liberta' ambiguita' (1998), Pareyson ripropone quindi una coraggiosa teoria dell'essere, una ontologia, ma non nel comune senso necessitaristico della cosa, bensi' un'ontologia della liberta', che comprenda l'essere originario stesso come liberta'. Liberta' assolutamente iniziale, arbitraria, imperscrutabile, eppure ontologica, propria all'essere stesso nella sua eterna positivita', indiscutibile e immemorabilmente attuale. Pareyson concepisce paradossalmente e dialetticamente la liberta' come inizio e assieme come scelta, unita' originaria irrevocabile in Dio di inizio e scelta, di eternita' e unicita' nell'iniziare, se stessa e ogni altro ente o creatura, e di assolutezza e arbitrio positivo nello scegliere: nel decidere quindi di essere il bene e l'essere dall'eternita' e per l'eternita', significante simultaneamente e retroproiettivamente l'esclusione e la vittoria sul male e il nonessere, posti nell'atto di sconfiggerli e senza che alcuna alternativa precedesse tale eterna e irrevocabilmente positiva autooriginazione divina. Ma in quanto ontologica, caratterizzante essenzialmente l'essere stesso, la liberta' implica allora l'indivisibilita' della liberta' umana e divina. E se in Dio la liberta' (originaria) e' unita' eterna e indissolubile e positiva di inizio e scelta: sconfitta del male e vittoria sul nonessere solo in quanto autoposizione nello scegliersi come bene ed essere, tuttavia nell'uomo la liberta' (finita) e' solo coincidenza di inizio e scelta, paradossale coincidenza nella finitezza esistenziale di tempo ed eternita', autorelazione ed eterorelazione. Cosicche' quel male eternamente vinto in Dio, senza che ne precedesse temporalmente o ontologicamente l'eterna autopositivita', nell'uomo dallo stato latente puo' essere riattivato, essendo l'eterna e irrevocabile unita' divina nell'uomo solo coincidenza temporale sempre faticosamente da realizzare. Da qui la sofferenza quale creaturale schiavitu' alla caducita', il male come realta' pienamente umana, frutto di esistenziale liberta': non corrodente l'essere divino stesso, al punto da farne fallire il progetto di autooriginazione come positivita', irrevocabile anche nel suo estendersi alla creazione dell'altro da Dio facendo kenotico spazio in se', dell'universo creato con a suo radicalmente libero vertice l'uomo, tuttavia capace di sospenderne indefinitivamente la compiuta realizzazione. Eppure, elaborando intrecciata alla propria esistenza una ermeneutica filosofica dell'esperienza religiosa cristiana, Pareyson riesce con estremo e umile atto esistenzialmente speculativo ad ascoltare la tacita presenza del Cristo sulla terra come rivelazione, attraverso la sofferenza, dell'unione cosmoteandrica che vincola uomini, creature, Dio in un'unica vicenda segnata si' tragicamente dall'abissalita' della morte e del male, ma anche riscattabile mediante l'energia e la scommessa del balzo della liberta'. 3. FRANCESCO TOMATIS: PAREYSON. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE [Dal sito del Centro studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" (www.pareyson.unito.it) riprendiamo la seguente bibliografia a cura di Francesco Tomatis pubblicata su "Cuneo: provincia granda", n. 2, anno 2000, p. 23 col titolo "Pareyson in libreria"] L'editore Mursia ha avviato a cura del Contro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino una edizione in venti volumi delle Opere complete del filosofo. Sinora sono usciti tre volumi: Essere liberta' ambiguita' (1998), che assieme agli articoli degli anni Ottanta raccoglie l'ultimo corso universitario, importante introduzione al suo ultimo pensiero, Kierkegaard e Pascal (1998), sui due pensatori tragici cristiani cari a Pareyson, Problemi dell'estetica II (2000), comprendente il corso del 1958/59 su Valery; in via di pubblicazione e' una nuova edizione dei giovanili Studi sull'esistenzialismo (1943). Sempre presso Mursia sono ancora disponibili importanti volumi storiografici come Fichte. Il sistema della liberta' (1950, 1976), L'estetica di Kant (1949, 1984), Etica ed estetica in Schiller (1949, 1983), Prospettive di filosofia contemporanea (1993), nonche' l'opera teoretica fondamentale Verita' e interpretazione (1971, 1991). Einaudi ha pubblicato due delle opere principali dell'ultimo Pareyson, Dostoevskij (1993) e Ontologia della liberta' (1995). Una delle opere centrali in tutto il cammino di pensiero di Pareyson e' Esistenza e persona (1950, 1985), ora disponibile presso Il Melangolo. La sua tesi di laurea, Karl Jaspers (1939, 1983) e' ripresa da Marietti, presso Guerini L'estetica di Fichte ( 1950, 1997) e da Bompiani il volume che ha cambiato la teoria dell'arte in Italia dopo Croce, Estetica. Teoria della formativita' (1954,1988). Come introduzioni complessive al suo pensiero sono reperibili: F. Russo, Esistenza e liberta' (Armando, Roma 1993), M. Gensabella Furnari, I sentieri della liberta' (Guerini, Milano 1994), F. P. Ciglia, Ermeneutica e liberta' (Bulzoni, Roma 1995), F. Tomatis, Ontologia del male (Citta' Nuova, Roma 1995), G. Ferretti (a cura di), Filosofia ed esperienza religiosa (Giardini, Pisa 1995), A. Di Chiara (a cura di), Luigi Pareyson filosofo della liberta' (La Citta' del Sole, Napoli 1996), R. Longo, L'abisso della liberta' (Angeli, Milano 2000), G. Riconda, C. Ciancio (a cura di), Il pensiero di Luigi Pareyson nella filosofia contemporanea (Trauben, Torino 2000). Utile la completa bibliografia e documentata biografia del filosofo: F. Tomatis, Bibliografia pareysoniana (Trauben, Torino 1998). Per ulteriori informazioni consultare la sezione "Pubblicazioni" nel sito www.pareyson.unito.it 4. LUIGI PAREYSON: LA RIFORMA DELLA SCUOLA E DEL COSTUME (1944) [Dal sito del Centro studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" (www.pareyson.unito.it) riprendiamo il seguente testo di Luigi Pareyson, "La riforma della scuola e del costume", riproposto a cura di Francesco Tomatis su "Cuneo: provincia granda", n. 2, anno 2000, p. 23. Dal medesimo sito riprendiamo anche la seguente nota introduttiva: "Proponiamo in edizione critica, confrontata con il dattiloscritto originale corretto a mano da Luigi Pareyson stesso e conservato negli archivi dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte (ora Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea) di Torino, uno degli articoli da lui pubblicati anonimamente nelle edizioni clandestine del giornale azionista 'L'Italia libera' (suppl. al n. 18, Roma, 20 febbraio 1944, p. 1), i quali verranno riediti prossimamente nel volume n. 3 delle Opere complete, intitolato Iniziativa e liberta', presso le edizioni Mursia di Milano a cura di Francesco Tomatis (cfr. F. Tomatis, Bibliografia pareysoniana, Trauben, Torino 1998, pp. 16, 41-42, 148)"] L'ordinamento educativo va riguardato sotto due aspetti, la cui connessione e' piu' stretta di quel che appaia a prima vista. Da un lato, noi vediamo la scuola ancora monopolio di fatto dell'alta e media borghesia, con esclusione, salvo che per la scuola primaria, dei ceti popolari, dall'altro ci rendiamo conto che, malgrado discussioni e riforme, essa mantiene ancora nei suoi metodi un astrattismo dogmatico, che la estranea dalle vive esigenze, materiali e morali, della nostra esistenza quotidiana. Ai partiti e agli uomini che parlano di liberta' e sinceramente credono di battersi per essa, sfugge generalmente quale radice di arbitrio e di servitu' stia nel sistemi educativi del fanciullo, che, strappato alla vita attiva in cui tende spontaneamente ad esprimere e sviluppare la sua ricca umanita', e' irretito in schemi e paradigmi intellettualistici, dove spesso appassisce la freschezza delle sue doti originarle e la indipendenza del suo carattere. E la' dove, pel ritmo corale del lavoro comune, dovrebbe educarsi lo spirito alla socialita' ed all'autogoverno, si coltivano per lo piu' i germi contraddittori della passivita' servile e della cieca reattivita'. Si parla ad ogni pie' sospinto di educazione "formativa", ma i crani continuano ad esser imbottiti di dogmi (catechismi) e di crusca. Il regime fascista, con le sue strombazzate riforme e contro-riforme, non ha migliorato questo stato di cose, anzi lo ha aggravato con diffondere abitudini di retorica, d'ipocrisia e di ubbidienza passiva. Lo stesso esperimento del lavoro manuale e' stato nient'altro che un'artificiale e dilettantesca appendice alle consuete pratiche scolastiche, senza alcun carattere di serieta'. La nuova societa' del lavoro reca una concezione nuova del problema educativo. Non ci puo' essere soluzione di continuita' fra il lavoro manuale e quello intellettuale. Questo principio, adombrato nei metodi dei piu' grandi pedagogisti e riformatori didattici, deve attuarsi nella sua pienezza anche sul piano della organizzazione scolastica. Dal giuoco al lavoro socialmente produttivo, il fanciullo e poi il giovane - ogni fanciullo e ogni giovane - deve tessere la tela del suo mondo partendo dalle sue esperienze creative e potenziando insieme le sue facolta' intellettuali e quelle di vita pratica, cioe' artigianesche. L'educazione deve dare all'uomo fin dal primi anni quel senso costruttivo che e' la premessa e la garanzia di ogni seria specializzazione nel campo del lavoro manuale e della concretezza nel campo dell'attivita' intellettuale. Percio' l'ordinamento scolastico dovra' essere coordinato molto intimamente con quello dei grandi organismi produttivi. Non si tratta qui di ridurre le scuole a istituti di avviamento professionale o di svuotarle di umanesimo, ma di mutare radicalmente la concezione stessa della cultura. La quale deve essere bensi' strumento di selezione sociale e politica, ma non nella ristretta cornice degli attuali ceti borghesi, e percio' stesso non deve essere alimentata dai loro esclusivi ideali ed interessi. E' connesso a questo un problema di costume gravido di conseguenze. Molte delle deformazioni intellettualistiche, che suscitano giustificate diffidenze nel mondo proletario, derivano dal distacco esistente fra ceti coltivati e ceti non istruiti. La frattura di classe, che nella nostra societa' inchioda ad un grado d'inferiorita' insormontabile anche il proletariato piu' evoluto, e che si cristallizza, in fatto se non in diritto, perfino nella incompatibilita' del connubio fra ceti proletari e borghesi, deriva in gran parte da cotesta disparita' educativa cui si collega una differenza di maniere e di cerimoniale. La classe operaia, invece di reagire con l'orgoglio del proprio lavoro, con la volonta' di conquistare i mezzi culturali e la buona educazione e col disprezzo per la raffinatezza improduttiva, e' molto spesso afflitta da un "complesso d'inferiorita'" che si traduce in un sentimento d'invidia e di snob, ovvero in uno spirito di categoria incapace d'intendere la funzione sociale della cultura. Un triste effetto di questa reciproca incomprensione fra il mondo della cultura e quello del lavoro lo si e' avuto nel risultato del demagogico tentativo fatto dal fascismo di aprire le porte della educazione umanistica a piu' vasti ceti sociali, mediante la scuola unica. Tutti gli insegnanti hanno potuto constatare che cosi' non si e' elevato il tono di vita e di civilta' di quel ceti, ma si e' abbassato il tono e la civilta' della scuola umanistica. Il che sta a dimostrare che la riforma educativa e scolastica non puo' essere concepita ed attuata che nel quadro di una piu' vasta riforma d'ordine politico e sociale, e che la cultura puo' essere ravvivata solo in un'atmosfera di liberta', che implica appunto un rivolgimento nei rapporti fra i vari ceti e una profonda mutazione di abitudini, di gusti, di inclinazioni. Il problema della scuola e' dunque (quindi) insieme un problema di giustizia sociale, di riforma pedagogica e di trasformazione del costume. Solo da questo punto di vista, qualitativo e non quantitativo, puo' avere un senso di verita' il detto che quando si apre un scuola si chiude un carcere. Purtroppo molti di coloro che si riempion le gote di espressioni rivoluzionarie, sono ancora immersi nel pantano dei piu' reazionari luoghi comuni e non hanno neppure il sentore dei problemi educativi e del loro intimo nesso con la conquista della liberta'. Enorme e' pertanto l'influenza che gli insegnanti avranno nell'opera di ricostruzione della vita nazionale, enorme la responsabilita' che ad essi incombe di conseguenza. Ma a questa responsabilita' deve corrispondere una profonda modificazione nel modo di considerare l'ufficio dell'insegnamento, sin dai primi gradini della scuola elementare, nei metodi e negli istituti di preparazione magistrale, nonche' nel trattamento economico dei professori e maestri. Il Partito d'Azione, che conta fra i suoi piu' attivi gregari insegnanti e studenti, considera il problema come uno dei caposaldi del suo programma di radicale trasformazione della vita italiana. 5. ET COETERA Luigi Pareyson (Piasco, 1918 - Rapallo, 1991), antifascista, filosofo, docente, saggista, una delle figure maggiori del pensiero italiano del XX secolo. Tra le opere di Luigi Pareyson: La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers,1940, 1983; Studi sull'esistenzialismo, 1943; L'estetica di Kant, 1949, 1984; Etica ed estetica in Schiller, 1949, 1983; Esistenza e persona, 1950, 1985; L'estetica dell'idealismo tedesco, 1950; Fichte. Il sistema della liberta', 1950, 1976; Estetica. Teoria della formativita', 1954, 1988; Teoria dell'arte, 1965; I problemi dell'estetica, 1966; Conversazioni di estetica, 1966; Verita' e interpretazione, 1971, 1991; L'esperienza artistica, 1974; Schelling, 1975; Filosofia dell'interpretazione, 1988; Filosofia della liberta', 1989; Filosofia ed esperienza religiosa, 1985; La filosofia e il problema del male, 1986; Prospettive di filosofia contemporanea,1993; Dostoevskij, 1993. Ontologia della liberta', 1995; Essere liberta' ambiguita', 1998; Kierkegaard e Pascal, 1998; Problemi dell'estetica II, 2000. L'editore Mursia ha avviato a cura del Contro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino una edizione in venti volumi delle Opere complete del filosofo. Cfr. anche il sito a Pareyson dedicato: www.pareyson.unito.it). * Francesco Tomatis e' nato a Carru' (Cuneo) nel 1964, laureato in filosofia teoretica all'Universita' di Torino, poi dottore di ricerca in filosofia e scienze umane presso l'universita' di Perugia, ha insegnato filosofia contemporanea, metafisica e teologia filosofica allo Studio teologico Interdiocesano di Fossano (Cuneo), attualmente insegna ermeneutica filosofica all'Universita' di Salerno. Nel 1996 e' stato professore ospite in Argentina, nelle Universita' di Cordoba e Mendoza, nel 1997 ricercatore della Alexander von Humboldt Stiftung presso l'Universita' di Friburg i. Br. Fa parte della redazione di "Paradosso", collabora con il quotidiano "Avvenire", a Cuneo ha fondato il seminario "Angelus Novus"; e' membro del comitato editoriale del Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" per l'edizione delle Opere complete di Luigi Pareyson. Tra le opere di Francesco Tomatis: (con Aldo Giordano), Cristianesimo ed Europa. La sfida della mondialita', Citta' Nuova, Roma 1993; Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Citta' Nuova, Roma 1995; Kenosis del Logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Citta' Nuova, Roma 1995; L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Citta' Nuova, Roma 1997; Bibliografia pareysoniana, Trauben, 1998; Escatologia della negazione, Citta' Nuova, Roma 1999; Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, Morcelliana, Brescia 2003; Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo Edizioni, 2004; Filosofia della montagna, Bompiani, Milano 2005; Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano 2006. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 81 del 18 luglio 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 154
- Next by Date: Minime. 155
- Previous by thread: Minime. 154
- Next by thread: Minime. 155
- Indice: