Minime. 150



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 150 del 14 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento chiama a raccolta il XXII
congresso
2. Maria G. D Rienzo: Biciclette per signore
3. Un campo estivo della Comunita' dell'Arca su canto, yoga e azione
nonviolenta
4. Giancarla Codrignani ricorda Giuseppe Alberigo
5. Enrico Peyretti ricorda Giuseppe Alberigo
6. Velio Abati presenta "Umanesimo e critica democratica" di Edward W. Said
7. Letture: Antonio Gnoli, Franco Volpi, L'ultimo sciamano. Conversazioni su
Heidegger
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL MOVIMENTO NONVIOLENTO CHIAMA A RACCOLTA IL
XXII CONGRESSO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci messo a
disposizione l'editoriale che apre il fascicolo di luglio 2007 di "Azione
nonviolenta".
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

Con il XXII congresso nazionale del Movimento Nonviolento, che si svolgera'
a Verona dal primo al 4 novembre 2007, vogliamo in qualche modo concludere
quel confronto fra amici della nonviolenza che abbiamo iniziato con la
nostra marcia Perugia-Assisi "Mai piu' eserciti e guerre" del 2000 e
proseguito con la camminata Assisi-Gubbio del 2003, il convegno eugubino
sulla difesa nonviolenta, la manifestazione del 2004 sul Ponte Europa per
un'Europa neutrale e disarmata, il congresso del Movimento del 2004 su
"Nonviolenza e' politica", il convegno di Firenze del maggio 2006 su
"Nonviolenza e politica" e poi il seminario di ottobre 2006 su "La politica
della nonviolenza, alla prova della guerra". Una lunga riflessione corale,
fatta di teoria e di azione.
Il congresso di quest'anno ha un titolo lungo, ma che contiene tutte le
parole chiave sulle quali abbiamo lavorato nei sette anni che sono trascorsi
dalla marcia nonviolenta del 2000: "La nonviolenza e' politica per il
disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti". Il congresso, nelle nostre
intenzioni, chiudera' un ciclo e ne aprira' un altro, che dovra' lanciare
iniziative e politiche che diano corpo all'elaborazione del pensiero
nonviolento.
Il congresso e' il momento principale e decisivo della vita del nostro
movimento. E' al congresso che si decidono le linee guida dei prossimi anni,
e che ci si assumono le diverse responsabilita'. Al congresso sono invitati
tutti gli amici della nonviolenza, ma saranno gli iscritti a dare poi corpo
al movimento stesso. Il Movimento Nonviolento e' nelle mani delle duecento
persone che hanno sottoscritto la carta programmatica e si sono fatte centro
propulsore. Come sara' e cosa fara' il Movimento Nonviolento nel 2008, lo
decideranno i partecipanti iscritti al congresso di Verona.
L'invito che facciamo fin d'ora e' quello di predisporre la propria
partecipazione a tutte le fasi del lavoro congressuale, programmando la
presenza a Verona fin dalla sera precedente, che vedra' lo svolgimento di un
dibattito pubblico (in corso di definizione) di presentazione del congresso
alla citta'. Il congresso si terra' presso la Casa madre dei Comboniani, e
stiamo predisponendo l'ospitalita' dei congressisti presso il vicino Ostello
della gioventu'. Nei prossimi numeri di "Azione nonviolenta" (e nel sit
www.nonviolenti.org) tutte le informazioni piu' dettagliate.
L'appuntamento e' a Verona,  nei primi quattro giorni di novembre.
*
XX congresso nazionale del Movimento Nonviolento
Programma di massima definito dal comitato di coordinamento
*
Giovedi' primo novembre
Mattina
ore 10,30: Apertura del segretario e relazione introduttiva
Pomeriggio
- Comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui
gruppi locali...
- Dibattito in assemblea plenaria.
*
Venerdi' 2 novembre
Mattina
Lavoro in tre commissioni
- I Corpi civili di pace
- Il Servizio civile volontario
- L'Educazione alla nonviolenza
Pomeriggio
Lavoro in tre commissioni
- Economia, ecologia, energia
- Risposte di movimento alla crisi della politica
- Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso
*
Sabato 3 novembre
Mattina
- Riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito
- Riferiscono le altre tre commissioni e poi dibattito
- Spazio per presentare le mozioni
Pomeriggio
- Dibattito  sulle mozioni
- Votazioni
- Rinnovo delle cariche
*
Domenica 4 novembre
Mattina
- "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata attraverso luoghi
simbolici della citta'.

2. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: BICICLETTE PER SIGNORE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

I tribunali iraniani hanno condannato due donne per aver partecipato alla
campagna "Un milione di firme", che ha lo scopo raggiungere l'eguaglianza
delle donne di fronte alle leggi del paese.
Delaram Ali, ventiquattrenne, ha ricevuto la sentenza il primo luglio: 34
mesi di prigione e dieci frustate; il giorno successivo Alieh Eghdamdoust e'
stata condannata a 40 mesi e venti frustate.
L'avvocata di Ali, Nasrin Sotoudeh, attesta che quest'anno e' la sua quarta
cliente ad essere condannata per aver dimostrato in favore dei diritti delle
donne: "Non ci sono precedenti per sentenze cosi' gravi nei confronti delle
donne. La pena non corrisponde affatto alle supposte violazioni di legge.
Queste donne hanno partecipato a raduni pacifici, i quali sono permessi
dalla Costituzione iraniana: l'articolo 27 dice che le persone posso
riunirsi pacificamente, purche' non portino armi o non violino le leggi
islamiche: il governo deve fornire le prove che queste donne lo abbiano
fatto".
La pressione sulle attiviste e' diventata sempre piu' pesante a partire dal
giugno dello scorso anno, quando agenti delle forze di sicurezza dispersero
con la violenza una dimostrazione assolutamente pacifica a Teheran: dozzine
di partecipanti furono arrestate e poi rilasciate dietro cauzione. Un
secondo momento molto brutto e' occorso il 4 marzo 2007, quando le donne si
sono riunite fuori dal palazzo del Tribunale di Teheran in sostegno alle
cinque attiviste che si trovavano in quel momento davanti alla Corte,
accusate di aver partecipato a dimostrazioni (quattro vennero condannate a
diverse pene detentive, da un anno di prigione a tre: tutte sono ricorse in
appello).
Gli agenti di polizia, tra l'altro, non si sono ancora presentati a
rispondere alle denunce per i pestaggi ed i ferimenti. Un braccio di Delaram
Ali e' stato spezzato durante il suo arresto e la giovane donna ha portato
il gesso per due mesi. "Chiunque abbia protestato per fatti come questo",
racconta Nasrin Sotoudeh, "ha ricevuto sentenze piu' pesanti. Il che espone
le donne ad ulteriori violenze".
*
Il cinque di luglio, anniversario della nascita di Fatima, figlia del
Profeta, in Iran si dovrebbero onorare le madri e le donne in genere.
L'ayatollah Ali Khamenei ha avuto la faccia tosta, e l'occasione pubblica,
di rincarare la dose contro le attiviste per i diritti delle donne, senza
dimenticare gli uomini che sostengono le loro lotte: "Testimoniamo, nel
nostro paese, che alcune donne e alcuni uomini stanno tentando di giocare
con le leggi islamiche... vogliono armonizzarle alle convenzioni
internazionali correlate alle donne, e questo e' sbagliato. Non dovrebbero
vedere una soluzione nel tentare di cambiare le leggi islamiche". Tuttavia,
poiche' parlava ad un pubblico di donne, per quanto muto, ha aggiunto che
"Su alcune istanze relative alle donne la giurisprudenza religiosa non ha
ancora detto l'ultima parola, ed e' possibile che vengano date nuove
interpretazioni tramite le ricerche di qualche giurista esperto". E allora,
signor Khamenei, le leggi si possono cambiare oppure no?
*
Fariba Davoodi Mohajer, esponente del movimento delle donne, ha ricevuto una
sentenza a cinque anni di galera nello scorso maggio, ma e' attualmente
ancora libera su cauzione, in attesa del processo di appello: "Lo scopo dei
fautori della 'linea dura' e' di controllare il movimento delle donne, a
livello locale ed internazionale. Le sentenze gravi, i ripetuti
interrogatori, le minacce legali ed illegali, tutto e' predisposto per
fermarci: l'intento e' quello di intimidire la societa' civile e di
prevenire la crescita di movimenti sociali indipendenti. Negli ultimi anni,
il movimento delle donne ha funto da catalizzatore per ridare vita al
movimento studentesco e a quello operaio, che erano stati ridotti al
silenzio. L'ultimo attacco alle donne e' uno sforzo per zittire la societa'
civile, e per intimidire studenti, leader dei lavoratori, giornalisti e
attivisti in genere".
Mahboubeh Abbasgholizadeh, edtirice di 'Farzaneh', un trimestrale dedicato
alle istanze delle donne, e direttrice del Centro di formazione per ong a
Teheran, e' una delle 33 donne arrestate nel marzo scorso: "Una fazione dei
'falchi' identifica le nostre pacifiche attivita' come il cosiddetto
'rovesciamento soffice' del regime. Questa paranoia ha inflitto una
pressione addizionale sulla comunita'. Non riescono a capire che le
richieste delle donne sono necessita' di base, impossibili da ignorare. Da
due anni, tutte le risorse destinate alla societa' civile, ed in special
modo quelle destinate alle donne, sono state conferite alla propaganda
religiosa ed alle organizzazioni di beneficenza".
Ma forse Mahboubeh Abbasgholizadeh e' troppo pessimista: il suo governo ha
pensato infatti ad una necessita' di base delle donne, progettando una
bicicletta femminile provvista di cabina, di modo che il corpo della
ciclista non sia visibile. Dovete sapere che l'Iran permette alle donne di
guidare auto, e persino di andare in motocicletta (purche' dietro a un
uomo), ma assolutamente proibisce loro di pedalare. Il solito Ali Khamenei
se ne era venuto fuori con questa idiozia nel 1999, quando dichiaro' che:
"Le donne devono evitare in ogni modo di attrarre gli estranei, e percio'
guidare biciclette o motociclette in pubblico causa corruzione ed e' da oggi
in poi proibito".
Forse qualcuno gli aveva raccontato cosa disse la suffragista Susan B.
Anthony nel diciannovesimo secolo: "La bicicletta ha fatto di piu' per
l'emancipazione delle donne che qualsiasi altra cosa al mondo". Peccato che
l'umanita' sia entrata nel ventunesimo secolo, mi dicono. Khamenei non se ne
e' ancora accorto.
*
Fonti: Inter Press Service, Omid Memarian (giornalista iraniano, vincitore
nel 2005 dell'onorificenza di "Difensore dei diritti umani" conferitagli da
Human Rights Watch), Reuters, Farzaneh Milani (docente di letteratura
persiana e women's studies all'Universita' della Virginia).

3. INCONTRI. UN CAMPO ESTIVO DELLA COMUNITA' DELL'ARCA SU CANTO, YOGA E
AZIONE NONVIOLENTA
[Da Vincenzo Sanfilippo (per contatti: v.sanfi at libero.it) riceviamo e
diffondiamo.
Vincenzo (Enzo) Sanfilippo e' impegnato nel movimento dell'Arca ed e' uno
degli animatori del gruppo-laboratorio palermitano "Percorsi nonviolenti per
il superamento del sistema mafioso". Riportiamo di seguito una breve notizia
biografica di Enzo Sanfilippo scritta gentilmente per noi nel 2003 da lui
stesso: "Sono nato a Palermo 45 anni fa. Sono sposato e padre di due figli,
Manfredi di 18 anni e Riccardo di 15. Sono stato scout e capo scout fino
all'eta' di 30 anni. Ho svolto il servizio civile in un Centro di quartiere
della mia citta'. Ho frequentato l'Universita' di Trento dove mi sono
laureato in sociologia. Ho perfezionato i miei studi a Bologna in sociologia
sanitaria. Dal 1989 lavoro nella sanita' pubblica, nei servizi di salute
mentale dove mi sono occupato finora di sistemi informativi e inclusione
sociale di soggetti  con disagio psichico. Chiusa l'attivita' con gli scout,
con mia moglie Maria abbiamo cercato di impegnarci nell'area della
nonviolenza. Abbiamo fatto parte per diversi anni del Movimento
Internazionale della Riconciliazione (Mir) per poi approdare al movimento
dell'Arca di Lanza del Vasto al quale aderiamo come alleati dal 1996. Dallo
stesso anno facciamo parte di un gruppo di famiglie palermitane ("Famiglie
in cammino") con  il  quale facciamo esperienze di condivisione spirituale e
sociale. Frequentiamo il Centro di cultura Rishi di Palermo dove pratichiamo
lo yoga. Con gli altri tre alleati dell'Arca siciliani (Tito e Nella
Cacciola e Liliana Tedesco) abbiamo organizzato diversi campi su vari
aspetti dell'insegnamento dell'Arca (canto, danza, yoga, lavoro manuale,
ecumenismo) presso un monastero a Brucoli (Sr) dove Tito e Nella hanno
abitato per cinque anni. Quest'anno abbiamo acquistato una casa in campagna
presso Belpasso (Ct) dove Tito e Nella andranno ad abitare e a lavorare: la'
assieme a loro e a vari amici speriamo di riprendere le attivita' di
approfondimento e di lavoro sulla pace, la nonviolenza, l'insegnamento
dell'Arca". Opere di Vincenzo Sanfilippo (a cura di), Nonviolenza e mafia, D
G Editore, Trapani 2005.
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui'
Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a
San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e
Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in
Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza
comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e
partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in
Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto
segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo
pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela,
Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha
pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del
ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice
Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le
comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa
esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e
l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti:
digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ o anche
xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto/ e ancora (in francese) www.canva.org]

Gruppo proponente: Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto - Fraternita'
delle Tre Finestre.
Sede: Casa dell'Arca - Contrada Tre Finestre Belpasso (Catania).
Data: 12-18 agosto 2006. Il campo iniziera' con il pranzo del 12 e si
concludera' con la colazione del 18. Accoglienza dalle ore 10 del 12 agosto.
Numero massimo di partecipanti: 30 (15 in dormitorio con letti a castello,
15 in tenda propria).
Portare: sacco a pelo, abiti da lavoro, abiti comodi, stuoino e coperta (per
lo yoga); per chi dorme in tenda: torcia. Abiti bianchi per la festa.
*
Finalita' del campo:
L'azione nonviolenta, per come la concepirono Gandhi e Lanza del Vasto, non
puo' che fondarsi su un fondamento di tipo spirituale che si radica nel
lavoro su di se' e sull'amore per il prossimo sperimentato nelle relazioni
sociali: da quelle con le persone che sentiamo a noi piu' vicine (i nostri
amici e i nostri compagni di strada) fino a quelle che sentiamo radicalmente
diverse (i nostri avversari).
Spesso le azioni sociali tese al raggiungimento di obiettivi di giustizia
sembrano prescindere da tale presupposto centrandosi piu' sui fini che sui
mezzi. Ecco che i movimenti e le relazioni tra le persone che li animano, si
avvitano su questioni e diatribe interminabili, che rallentano e avviliscono
lo scopo e l'immagine della lotta stessa. Gandhi e Shantidas, che pure si
confrontarono con queste difficolta', non dimenticarono mai di lavorare
sullo spirito di unita' tra le persone e i movimenti impegnati nelle lotte e
di sperimentare forme di vita sociale che anticipassero, gia' nel periodo
dell'azione nonviolenta l'idea di societa' alternativa da loro proposta.
Il campo si propone di presentare e sperimentare, per il periodo del suo
svolgimento, due discipline della tradizione dell'Arca, il canto e lo yoga,
che, oltre al loro valore intrinseco, possono aiutare nel processo di
evoluzione spirituale, sia delle persone singole sia dei gruppi di azione
nonviolenta. Parallelamente esso si propone di approfondire, con il
contributo di alcuni esperti impegnati, la conoscenza di alcune tematiche
cruciali dei processi perversi della globalizzazione del nostro pianeta: la
privatizzazione dell'acqua, la gestione dei rifiuti, l'estendersi del
nucleare civile e militare.
*
Attivita' previste: lavori nella casa e nel terreno circostante per
migliorare la qualita' dei luoghi comuni; lavori per la vita comune
quotidiana; canto; danze; yoga; attivita' per la preparazione di una festa
comune; approfondimento e discussione con la presenza di esperti e persone
impegnate nelle problematiche sopra citate. In funzione della presenza di
bambini al di sotto degli otto anni sara' organizzato un servizio di
baby-sitter per tre ore durante i pomeriggi.
*
Quota di partecipazione: euro 160 comprendente vitto, alloggio, spese
organizzative. La questione economica non deve essere un impedimento e puo'
essere diminuita parlandone con gli organizzatori.
Iscrizioni: Ad esaurimento dei posti previsti e non oltre il 23 luglio 2007
con pagamento del 50% della quota tramite vaglia postale intestato
a:Vincenzo Sanfilippo, via E. Carnevale 4, 90145 Palermo. Fatto il vaglia
inviare una mail a: v.sanfi at libero.it .
*
Come raggiungere le Tre Finestre:
Da Palermo: Autostrada Palermo-Catania. Subito dopo l'area di servizio
"Gelso Bianco" uscita per Messina (tangenziale). Proseguire fino all'uscita
Paterno' e continuare per la SS 121 fino all'uscita Piano Tavola - Belpasso.
Seguire le indicazioni per Belpasso. Giunti a Belpasso attraversare il paese
in direzione Etna Nicolosi fino alla Piazza di Borrello, dove si trova la
Pasticceria Condorelli (attenzione: a Belpasso ci sono altri bar che hanno
lo stesso nome). Da qui seguire le indicazioni Ragalna. Sulla destra
incontrerete degli impianti sportivi comunali e ancora, sempre sulla destra,
la Fabbrica Condorelli. Dopo circa 100 metri sulla sinistra imboccare una
stradina sterrata all'inizio della quale c'e' un cartello con l'indicazione
"Strada Scillicone". Proseguire fin quando la strada diviene asfaltata. Il
primo cancello sulla destra porta ad  una casa di colore rosa: siete
arrivati.
Da Messina: Austrada Messina-Catania. Tangenziale per Palermo. Uscita
Paterno'. A questo punto proseguire come nelle indicazioni da Palermo.

4. MEMORIA. GIANCARLA CODRIGNANI RICORDA GIUSEPPE ALBERIGO
[Da "Koinonia" (http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/).
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005.
Giuseppe Alberigo e' stato professore di Storia della Chiesa nella Facolta'
di Scienze politiche dell'Universita' di Bologna. Ha diretto l'Istituto per
le Scienze religiose di Bologna, fondato da Giuseppe Dossetti. Opere di
Giuseppe Alberigo: Lo sviluppo della dottrina sui poteri nella Chiesa
universale. Momenti essenziali tra il XVI e il XIX secolo, Herder, 1964;
(con Angelina Nicora Alberigo), Giovanni XXIII. Profezia nella fedelta',
Queriniana, 1978; (con Giannino Piana, Giuseppe Ruggeri), La chiesa italiana
nell'oggi della fede, Marietti, 1979; Chiesa conciliare. Identita' e
significato del conciliarismo, Paideia, 1981; (con Hubert Jedin), Il tipo
ideale di vescovo secondo la riforma cattolica, Morcelliana, 1985; La
riforma protestante. Origini e cause, Queriniana, 1988; Giovanni XXIII:
transizione del papato e della Chiesa, Borla, 1988; La chiesa nella storia,
Paideia, 1988; Nostalgie di unita'. Saggi di storia dell'ecumenismo,
Marietti, 1989; Il cristianesimo in Italia, Laterza, 1989, Mondadori,
1992;(con Enzo Bianchi, Carlo Maria Martini), La pace: dono e profezia,
Qiqajon, 1991; (diretta da), Storia del Concilio Vaticano II, 5 voll. Il
Mulino,1995-2001; (con Massimi Marcocchi, Claudio Scarpati), Il concilio di
Trento. Istanze di riforma e aspetti dottrinali, Vita e Pensiero, 1997;
Chiesa santa e peccatrice, Qiqajon, 1997; Dalla laguna al Tevere. Angelo
Giuseppe Roncalli da S. Marco a San Pietro, Il Mulino, 2000; Papa Giovanni
(1881-1963), Edb, 2000; Breve storia del concilio Vaticano II (1959-1965),
Il Mulino, 2005; (con Alberto Melloni, Eugenio Ravignani), Giuseppe
Dossetti. Un itinerario spirituale, Nuova Dimensione, 2006]

Per la scomparsa di Giuseppe Alberigo ancora una volta si sono sprecati sui
media i termini di "disubbidienza" e "dissenso". Personalmente non mi riesce
di capirne il senso: c'e' un'obbedienza che impegna il clero in termini
disciplinari canonici, ma neppure il prete puo' andare contro la coscienza.
Non c'e' bisogno di scomodare la Riforma e farsi definire protestanti,
perche' lo diceva gia' san Tommaso. Nel caso di Alberigo credo che poche
persone siano state piu' "fedeli" non solo all'impegno cristiano, ma alla
Chiesa.
Come i cinque volumi della Storia del Concilio Vaticano II, cosi' anche
l'ultima ricerca del "suo" Istituto per le scienze religiose, lo studio sui
decreti dei "Concili ecumenici e generali" l'aveva personalmente presentata
al papa. Alberigo era un professore di storia, non un ideologo: si possono
criticare le sue opere nel normale confronto scientifico, non aprire
conflitti sulla verita' delle ricerche come ha fatto il cardinal Ruini
sostenendo che "l'interpretazione del Concilio come rottura e nuovo inizio
sta venendo a finire" ed e' necessaria "una nuova ricostruzione del Vaticano
II che sia anche, finalmente, una storia di verita'".
Sono passati quarant'anni dalla fine del Concilio voluto da Giovanni XXIII e
le nuove generazioni cattoliche, poco abituate alla lettura di cio' che la
Chiesa ha detto e dice nel corso dei secoli, possono non avvertire
l'importanza del rinnovamento avanzato dal Vaticano II e subire la visione
riduttiva proposta dagli ultimi pontefici, secondo cui ebbe un carattere -
ed oggi e' un'accusa - eminentemente pastorale e non dogmatico; per cui i
suoi documenti rappresenterebbero indicazioni generiche che non fanno
dottrina.
I credenti convinti della presenza dello Spirito santo nei Concili trovano
qualche difficolta' a prescindere dalla lettera dei testi usciti
dall'assemblea conciliare e solennemente proclamati. Alberigo ha raccolto la
tradizione del Vaticano II da storico: scomodo non e' stato il suo lavoro,
scomodi sono i testi del Vaticano II per chi intende rimuoverli e restaurare
valori cattolici tradizionali poco sensibili ai "segni dei tempi".
L'opera di Giuseppe Alberigo e' destinata, dunque, a restare come patrimonio
storico necessario e la scuola bolognese, istituita all'origine da Giuseppe
Dossetti, che si riconosce nel suo magistero, dovra' mantenerne lo spirito e
il metodo.
Se la Chiesa gerarchica attuale se ne rendesse conto, sentirebbe che e'
opera da fare propria: le religioni nel nostro tempo sono, tutte, a rischio,
perche' sempre nuovi "segni dei tempi" le incalzano a dare nuove speranze
davanti ai problemi inediti della storia. La tentazione di richiudersi nella
difesa delle proprie cittadelle, forse manterra' le posizioni, ma se non
evitera' integralismi e conflitti sara' perdente di fronte ad un futuro
complesso e secolarizzato.
Alberigo era ben consapevole di questi pericoli ed era sempre stato attento
a richiamarli all'attenzione comune. Ultima sua testimonianza l'appello di
cattolici - diecimila sono state le adesioni - contro l'ingerenza del
magistero in campo politico e sociale, a sostegno della laicita'.
Manchera' a tutti la compostezza degli interventi appassionati di quest'uomo
di fede, uno dei pochi che abbia accolto la responsabilita' riconosciuta ai
laici e ancora cosi' poco praticata. Il suo ricordo invita tutti i cristiani
ad essere responsabili in prima persona: solo cosi' ci si puo' dire
obbedienti.

5. MEMORIA. ENRICO PEYRETTI RICORDA GIUSEPPE ALBERIGO
[Da "Koinonia" (http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/).
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di
pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato
con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il
foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro
Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo
comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione
col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento
Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora
a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di),
Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni,
Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi
1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?,
Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'.
Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e'
disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica
Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e
nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al
libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro
di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu'
volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi sono anche nei
siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia
degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n.
68]

L'ultima buona azione che fanno i morti e' radunare gli amici, raccomandando
loro di continuare in cio' che di meglio essi hanno cercato di fare. Dopo il
funerale di Giuseppe Alberigo, il 18 giugno a Bologna, abbiamo incontrato
Raniero La Valle, Valerio Onida, Leopoldo Elia, Umberto Allegretti,
Giancarlo Gaeta, Pier Cesare e Elena Bori, Luciano Guerzoni, Giovanni
Miccoli, Paolo Bettiolo, naturalmente il vescovo Luigi Bettazzi, ed altri,
tra cui anche alcuni giovani di Pax Christi. Cioe', un bel raduno di persone
vicine al cristianesimo "conciliare" di Alberigo. Abbiamo visto anche
Alberto Melloni, Enzo Bianchi, Guido Dotti. Hanno concelebrato una ventina
di preti di questa parte della chiesa bolognese, ben distinta dall'altra.
Dall'arcivescovo Carlo Caffarra neppure un messaggio. Era presente il
sindaco Cofferati.
Il teologo Pino Ruggieri ha ricordato il rigore con cui Alberigo ha studiato
la radicale storicita' del cristianesimo, senza preoccupazione apologetica;
come ha sempre lavorato, con amore di credente, perche' le istituzioni
lasciassero trasparire il mistero della chiesa, dall'opposizione alla Lex
fundamentalis negli anni '70, fino all'appello dello scorso febbraio alla
Cei affinche' non dividesse i cattolici italiani con una imposizione
sull'attivita' legislativa; ha annunciato la pubblicazione di un testo di
Alberigo, Sinodo come liturgia, nella scia di Lercaro e Dossetti, sulla
sinodalita' costitutiva della chiesa, non solo tra i vescovi ma all'interno
di ogni chiesa, sulla base della tesi che la forma sinodale e' una
espansione dell'eucarestia. Come Dossetti, Alberigo era convinto che in
Italia la catastrofica crisi sociale e la crisi della chiesa siano
intimamente legate.
Bettazzi, con poche chiarissime parole, ha ricordato il proprio intervento
in Concilio sulla collegialita' episcopale, preparato con Alberigo e
Dossetti, su cui era d'accordo allora anche Ratzinger, e ha sottolineato
come per merito di Alberigo si e' diffusa la conoscenza del Concilio, che
abbiamo sognato e ancora sogniamo.
Nella veglia di preghiera di sabato 16 e' stato letto, quasi come un
vangelo, un brano dell'allocuzione di Giovanni XXIII, Gaudet Mater Ecclesia,
all'apertura del Concilio, l'11 ottobre 1962.
L'Istituto per le Scienze Religiose (per contatti: segreteria at fscire.it),
fondato da Dossetti e diretto finora da Alberigo, ha formato un buon gruppo
di studiosi che promettono, come ci assicura Stefano Alberigo, il figlio, di
continuare il serio lavoro condotto fino ad oggi.

6. LIBRI. VELIO ABATI PRESENTA "UMANESIMO E CRITICA DEMOCRATICA" DI EDWARD
W. SAID
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 giugno 2007, col titolo "Nello spazio
pubblico di un pensiero critico" e il sommario "'Umanesimo e critica
democratica. Cinque lezioni' di Edward Said per il Saggiatore. I testi delle
conferenze tenute dall'intellettuale palestinese nei mesi precedenti la sua
morte. Dalla rivendicazione dell'universita' come luogo dell'utopia e di una
pratica culturale indipendente alla denuncia della volonta' di potenza degli
Stati Uniti".
Velio Abati, nato a Grosseto nel 1953, insegna nell'istituto magistrale
della sua citta': si e' laureato alla facolta' di Lettere di Siena, dove ha
seguito le lezioni di Franco Fortini, e del "Centro studi Franco Fortini" di
Siena e' collaboratore; suoi testi di teoria e critica letteraria sono
usciti su riviste quali "L'ombra d'Argo", "Allegoria", "L'Immaginazione";
dirige la Fondazione Luciano Bianciardi, nata a Grosseto nel 1993. E' autore
di racconti e poesie, che escono in plaquettes e edizioni minime. Una di
queste, Dialoghetti, Gruppo Poesia Arci, Grosseto 1984, reca una litografia
di Toti Scialoja; tra le opere in volume di Velio Abati: su Andrea Zanzotto:
L'impossibilita' della parola. Per una lettura materialistica della poesia
di Andrea Zanzotto, Il Bagatto 1992; Andrea Zanzotto. Bibliografia
1951-1993, Giunti, 1995; ha curato il saggio bibliografico del Meridiano
dedicato a Zanzotto, Mondadori, 1999; su Luciano Bianciardi: La nascita dei
"Minatori della Maremma". Il carteggio Bianciardi - Cassola - Laterza e
altri scritti, Giunti, 1998; sui contrasti popolari d'improvvisazione in
ottava rima: Contrasti, a cura di Velio Abati e Luciano Giannelli, Quaderni
dell'Archivio delle tradizioni popolari della provincia di Grosseto, 1987;
ha curato il volume di Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste
1952-1994, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
Edward Said, prestigioso intellettuale democratico palestinese, uno dei piu'
grandi umanisti del secondo Novecento, era nato a Gerusalemme nel 1935,
docente di letteratura comparate alla Columbia University di New York, a New
York e' deceduto il 25 settembre 2003. Autore di molti libri, tradotti in 26
lingue, tra le opere di Edward W. Said segnaliamo: Orientalismo, Bollati
Boringhieri, Torino, poi Feltrinelli, Milano; La questione palestinese,
Gamberetti, Roma; Cultura e imperialismo, Gamberetti, Roma; Tra guerra e
pace, e Dire la verita', ambedue presso Feltrinelli, Milano; cfr. anche le
raccolte di articoli La convivenza necessaria, Indice internazionale, Roma;
Fine del processo di pace, Feltrinelli, Milano; e' stata recentemente
pubblicata in italiano la sua autobiografia, Sempre nel posto sbagliato,
Feltrinelli, Milano]

Il lettore incontra un'aura di pomeriggio d'altura nel libro di Edward W.
Said, Umanesimo e critica democratica. Cinque lezioni (Il Saggiatore, pp.
175, euro 16, prefazione di Giorgio Baratta, traduzione di Monica Fiorini),
come se l'intellettuale palestinese della Columbia University vedesse in
volto la tragedia, collettiva prima ancora che personale, che caratterizza
l'inizio del nuovo millennio. Said usa una prosa limpida e cordiale. Lo
stesso accenno all'incombenza della morte, che tanto ha segnato il contesto
esistenziale degli scritti, usciti postumi, condivide la stessa sprezzatura:
"Per ironia della sorte, entrambe le volte, a New York e a Cambridge, le
conferenze sono state tenute durante un periodo di intensa chemioterapia e
trasfusioni, e percio' ho davvero avuto bisogno di tutto l'aiuto che mi e'
stato dato e che ho sinceramente apprezzato".
*
In difesa dell'universita'
In questo libro, che raccoglie i testi di cinque conferenze tenute da Said
nei mesi precedenti la sua morte, l'intellettuale palestinese attesta
riconoscente l'appartenenza a un'istituzione universitaria dove, "nel corso
degli ultimi ottantun anni, si e' tenuta una ininterrotta, celebre, o per
meglio dire leggendaria, serie di corsi obbligatori considerati il simbolo
dell'educazione liberal". D'altra parte, dice ancora Said, l'universita' e'
"uno dei pochi luoghi utopici ancora esistenti in questa societa'", perche'
"consacrandosi alla riflessione, alla ricerca, all'insegnamento socratico e
in qualche misura al distacco scettico, permette di mantenere una certa
liberta' rispetto alle scadenze e agli obblighi imposti da un qualsiasi
invadente ed esigente datore di lavoro e dalla pressione a produrre con
regolarita' che grava sugli esperti di politica che affollano la nostra
epoca".
Eppure l'otium rivendicato nel concreto contesto odierno e' ben altro della
difesa del rentier, vista l'aggressivita' del capitalismo neoliberista e
finanziario degli ultimi trent'anni che ha duramente aggredito gli spazi di
emancipazione conquistati soprattutto in Europa nel corso del secolo scorso,
ivi compreso il campo dell'istruzione e della comunicazione di massa. La
stessa universita' americana, dice Said, dalla "fine del XX secolo e' stata
aziendalizzata e fino a un certo punto colonizzata dagli interessi della
difesa e delle aziende, nonche' della scienza medica e delle biotecnologie".
Cosi' la difesa della flemma de studia' mostra il suo grido d'allarme e
aiuta a legittimare l'opera di resistenza che certi insegnanti
quotidianamente conducono anche nella scuola italiana.
L'argomento esplicito del volume e' l'umanesimo inteso come pratica critica
democratica. Tuttavia cadrebbe in grave autoinganno quel lettore non
statunitense che prendesse alla lettera Said, del resto chiarissimo sul
punto da cui ci parla: negli Stati uniti "l'intellettuale impegnato ha
l'impressione di poter osservare con un colpo d'occhio il mondo intero".
C'e' un passaggio, anzi, in cui dichiara che "essere umanista qui e ora
negli Stati Uniti non e' come esserlo in Brasile, India o Sudafrica e
neppure in uno dei maggiori stati europei". Due critici, due persone che
dicono la stessa cosa, non dicono la stessa cosa, scriveva anni fa Franco
Fortini. Ecco allora che sotto l'espressione dialogante emerge la critica a
quel controllo mondiale inseguito dall'unica superpotenza. Ogni documento di
civilta', scrive infatti Said, e' anche documento di barbarie.
*
Un cattivo universalismo
Se questo e' il punto esatto da cui l'autore parla, e' facile comprendere
perche' la sua sia prima di tutto un'opera di opposizione interna, perche'
cioe' egli sia soprattutto impegnato a combattere il "cattivo universalismo"
dell'umanesimo reazionario di chi esporta la democrazia con le guerre
umanitarie. Perche', insomma, una volta rivendicato il fatto che "non
esistono altre istituzioni di questo tipo e dimensioni nel mondo" come le
universita' statunitensi, di cui e' "immensamente orgoglioso di aver fatto
parte per il periodo piu' lungo e migliore della vita", Said spende le sue
energie piu' importanti per argomentare come umanesimo coincida con "il
processo continuo di autocomprensione e autorealizzazione". Si tratta
certamente di uno sforzo continuo e continuamente minato dalla tragedia,
dallo scacco possibile, ma e' intrepidamente riproposto con ottica
egemonica.
Cosi' i risultati migliori giungono proprio dalla pars destruens del suo
discorso. Non tanto dove pone in evidenza i sostegni della Cia alla
penetrazione culturale americana durante la guerra fredda, quanto piuttosto
nella denuncia della perdita di egemonia della cultura di cui Said rivendica
l'eredita', con il conseguente degrado a dominio, incarnato dalla
restaurazione neoliberista. Indicazione condotta con sicuro senso della
prospettiva: dalle raccomandazioni fatte nel 1975 dalla Trilateral
Commission di "semplificare" le domande sociali per "salvare la democrazia",
alla svolta autoritaria dei governi Thatcher e Reagan, fino all'ottusita'
fondamentalista di George W. Bush.
Nella quarta lezione del libro, dedicata con una scrittura intensa e
penetrante al filologo ebreo tedesco Erich Auerbach, costretto a rifugiarsi
all'universita' di Istambul dove, durante la seconda guerra mondiale,
compose la sua opera maggiore, Mimesis, il lettore non fara' fatica a
riconoscere, in figura, lo stesso interprete, mentre la Germania corrusca
dell'immensa tragedia hitleriana indica in filigrana la nostra
contemporaneita'.
Una domanda ineludibile Said consegna al lettore europeo e - vista la
rilevanza giocata nel testo da nomi come Dante, Vico e Gramsci - italiano:
puo' avere, oggi e qui, un ruolo mondiale diverso la cultura italiana ed
europea da quello prevista dal canone statunitense, che l'ha fatta diventare
carne e sangue del proprio controllo egemonico del mondo? Il sibilo tragico
della sua "onesta dissimulazione" indica il fatto che la strada della
risposta passa per la traduzione dei suoi insegnamenti in altri paesaggi e
in altre lingue.
*
L'indispensabile traduzione
Certamente mostra che l'identita' cosi' tanto evocata da ogni tipo di
fondamentalismo e' sempre una costruzione e sempre in divenire. E mostra
altresi' che la canonizzazione della cultura dell'uomo bianco, europeo e
cristiano produce i suoi devastanti effetti globalizzati. Said scrive di
cultura, ma il suo discorso puo' essere applicato anche a progetti e idee di
una diversa formazione sociale e morale, in vista della quale del tutto
inappropriati appaiono sia l'universita' sia gli intellettuali: istituzioni
e ruoli per i quali le sue parole suonano, alle nostre latitudini, quanto
mai discrepanti con la cosa stessa.

7. LETTURE. ANTONIO GNOLI, FRANCO VOLPI: L'ULTIMO SCIAMANO. CONVERSAZIONI SU
HEIDEGGER
Antonio Gnoli, Franco Volpi, L'ultimo sciamano. Conversazioni su Heidegger,
Bompiani, Milano 2006, pp. 144, euro 6,80. Sulla figura di Martin
Heidegger - ma anche su tante e tanto rilevanti vicende del Novecento - i
curatori intervistano Hermann Heidegger, Ernst Juenger, Hans-Georg Gadamer,
Ernst Nolte, Armin Mohler; un breve libro che si legge d'un fiato (e che
potrebbe essere ancor piu' utile se fosse arricchito da qualche decina di
pagine di adeguate schede biografiche e bibliografiche - lo proponiamo per
una eventuale successiva edizione che voglia rivolgersi anche a un pubblico
di giovani e di studenti).

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 150 del 14 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it