Minime. 135



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 135 del 29 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. A Bolzano da oggi a domenica
2. David Whitfield: Misoginia
3. Maria Paola Fiorensoli presenta "Guerra Resistenza Politica. Storie di
donne" a cura di Dianella Gagliani
4. Benedetto Vecchi presenta due libri di Immanuel Wallerstein
5. Un'opinione di Annibale Stroligone
6. Letture: Simon Rodriguez, Difesa di Bolivar
7. Riedizioni: Augusto Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. A BOLZANO DA OGGI A DOMENICA
[Da Edi Rabini (per contatti: tel. 3331492578, e-mail:
edorabin at fastwebnet.it) riceviamo e diffondiamo. Nei prossimi giorni
riprodurremo sul notiziario un profilo biografico di Zackie Achmat,
insignito del Premio Alexander Langer 2007, ed altri materiali
dell'iniziativa.
Edi Rabini, che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex
Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti:
e-mail: langer.foundation at tin.it, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e'
infaticabile e generosissimo animatore.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la
sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore
leggero.Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere
dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war
Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la
catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer
non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi
la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i
materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la
Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite.
La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una
vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo -
Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli
incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si
vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di
luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della
Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di
"Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la
Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995:
"Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer.
Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno
di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander
Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691;
e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

Euromediterranea 2007: "South Africa - Aids". Bolzano: 29 giugno - primo
luglio 2007, sala di rappresentanza del Comune, vicolo Gumer, Bolzano.
*
Venerdi' 29 giugno
- ore 17,30: cerimonia di conferimento del premio Alexander Langer 2007 a
Zackie Achmat, con la presenza di Luigi Manconi, sottosegretario alla
Giustizia, e Luigi Spagnolli, sindaco di Bolzano.
ore 18,30-20: tavola rotonda "Hiv/Aids: un crimine contro l'umanita'?",
introduce Zackie Achmat, Treatment Action Campaign (Tac), presiede: Anna
Maria Gentili, presidente del comitato scientifico della Fondazione
Alexander langer e docente di storia e istituzioni dell'Africa subsahariana
all'Universita' di Bologna
*
Sabato 30 giugno
- ore 9,30-13: seminario di approfondimento "Hiv/Aids: un crimine contro
l'umanita'. Cosa fare?", con la partecipazione di Zackie Achmat, Anna Maria
Gentili; facilitatrice: Marianella Sclavi; presenti membri dell'associazione
Pro Positiv, Caritas "Casa Iris", medici del reparto di Infettologia
dell'Ospedale di Bolzano. Iscrizione obbligatoria.
- ore 15-17: assemblea annuale della Fondazione Alexander Langer Stiftung,
aperta agli interessati. Presentazione del progetto "Adopt Srebrenica".
- ore 17,30-20: tavola rotonda "Sudafrica: dalla (ri)conciliazione ai
diritti di cittadinanza", introduce il professor Albie Sachs, giudice della
Corte costituzionale sudafricana, presiede: Andrea Lollini, ricercatore di
diritto costituzionale comparato all'Universita' di Bologna.
*
Domenica primo luglio
- ore 9,30-12,30: seminario di approfondimento "Sudafrica: dalla
(ri)conciliazione ai diritti di cittadinanza: un modello da imitare?", con
la partecipazione di Albie Sachs, Zackie Achmat, Andrea Lollini, il
professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, il
professor Roberto Toniatti, preside della facolta' di Giurisprudenza a
Trento, facilitatrice: Marianella Sclavi.
Iscrizione obbligatoria.
Lingue: italiano, tedesco, inglese
*
Per ulteriori informazioni; Fondazione Alexander Langer Stiftung - onlus,
via Latemar Strasse 3, I, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691,
e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org

2. RIFLESSIONE. DAVID WHITFIELD: MISOGINIA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo apparso
su "The Olympian" del 21 giugno 2007 col titolo "Voi lo avreste fatto?".
David Whitfield, fondatore di Integral Leadership Inc., e' professore
aggiunto all'Universita' di Gonzaga, membro di "The Olympia Diversity
Panel", seminario permanente sulle differenze di Olympia]

"Come si spiegano l'oppressione e la brutalita' esercitate da meta' della
popolazione mondiale sull'altra meta', attraverso tutta la Storia?"
(Jack Holland, in Misoginia: il pregiudizio piu' vecchio del mondo)

La prima volta in cui fui testimone della violenza contro una donna fu
quando avevo diciassette anni, e vivevo alla porta accanto alla famiglia di
un macellaio all'ingrosso: c'erano lui, la moglie e un bimbo piccolo.
"Ti odio!", seguito dalla parola "p", poi la carne che colpisce la carne: il
macellaio lo stava facendo di nuovo. Dopo essere entrato nell'appartamento,
lottai con lui per togliergli di mano la mannaia. Quando arrivarono i
poliziotti venni accusato di aver molestato sua moglie. E se lei non avesse
parlato, sarei stato trasferito alla famosa prigione della Contea di Cook
per tentato stupro: un adolescente nero nell'appartamento di una coppia
bianca.
Il recente studio di Loretta Francis ha attestato che in questo paese una
donna viene picchiata ogni nove secondi; tre donne vengono uccise dai loro
mariti o compagni ogni giorno. E poi c'e' il traffico.
Delle 800.000 persone che si stima vengano trafficate attraverso i confini
internazionali ogni anno, l'80% sono donne, usate principalmente per la
prostituzione ed il lavoro forzato, secondo il rapporto del Dipartimento di
Stato del 2006. Secondo gli studi di Kevork Djansezian, tra le 12.000 e le
18.000 persone vengono trafficate annualmente negli Usa, da circa cinquanta
paesi: in maggioranza si tratta di donne che diverranno prostitute o schiave
dei loro datori di lavoro.
Immaginate la vostra figlia undicenne intrappolata in un bordello, con 6-8
uomini al giorno che la violano; e se riesce ad arrivare alla polizia,
quest'ultima la riporta al bordello, perche' e' cio' che il rapporto del
Dipartimento di Stato ha provato: che i perpetratori e la polizia sono
complici.
Sebbene i casi di abuso sessuale siano la maggioranza, moltissime donne
finiscono nei laboratori in ogni stato dell'Unione, a cucire vestiti da
sposa a mano, senza compenso. Le donne vengono abusate anche sui posti di
lavoro regolari, a livello economico. La coalizione dei sindacati delle
donne ha dimostrato che negli Usa una donna riceve 77 centesimi per ogni
dollaro guadagnato da un uomo nelle stesse mansioni. E dallo stipendio di
una donna vanno tolti 23 dollari ogni 100 per cio' che lei spende in cura
della casa e dei bimbi. Una venticinquenne media impiegata regolarmente
verra' defraudata di 523.000 dollari durante la propria intera vita
lavorativa a causa della disuguaglianza sulla paga. Le famiglie lavoratrici
della nostra nazione perdono in questo modo 200 milioni di dollari l'anno. E
le cose vanno anche peggio per le lavoratrici che non sono bianche.
Poiche' le donne sono pagate meno, hanno meno da risparmiare per il futuro e
le loro pensioni saranno minori di quelle degli uomini: questa non e'
esattamente la mia definizione di giustizia sociale o di giustizia
economica.
Cio' che rende il tutto cosi' spregevole e' il modo in cui la maggioranza di
noi uomini si comporta, agendo, come ha detto Jerry Harvey, come se fossimo
"i piccoli Eichmann della compagnia", perpetuando il male restando zitti,
lavandocene le mani, e commettendo "piccoli omicidi".
Allora vi chiedo: come rispondete quando dovete fronteggiare la misoginia?
Sareste entrati nell'appartamento del macellaio? Vi sfido a raccontarmi
almeno due azioni che avete intrapreso contro i subdoli e non tanto subdoli
atti di odio contro le donne, contro tutte le donne. Se non siete in grado
di farlo, allora riflettete su cosa significa essere "un piccolo Eichmann
della compagnia".

3. LIBRI. MARIA PAOLA FIORENSOLI PRESENTA "GUERRA RESISTENZA POLITICA.
STORIE DI DONNE" A CURA DI DIANELLA GAGLIANI
[Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3/).
Maria Paola Fiorensoli, prestigiosa intellettuale e militante femminista,
storica e giornalista, e' presidente dell'associazione "Il paese delle
donne".
Dianella Gagliani e' docente di storia contemporanea dell'Universita' di
Bologna. Dal sito dell'Universita' di Bologna riprendiamo la seguente
scheda: "insegna Storia contemporanea, Storia delle esperienze di guerra nel
secolo XX, Genere, guerra, violenza. E' stata fra le coordinatrici
scientifiche della ricerca su "Donne, guerra e Resistenza" e della
costituzione dell'Archivio della memoria delle donne (presso il Dipartimento
di Discipline storiche dell'Universita' di Bologna); ha fatto parte del
direttivo della Societa' italiana delle storiche (1997-2001); fa parte del
Comitato scientifico dell'Istituto "A. Cervi"; fa parte del comitato di
redazione di "Genesis", rivista della Societa' italiana delle storiche; e
del comitato di direzione di "Storia e problemi contemporanei"; ha diretto
il Master in Studi di genere e Politiche di pari opportunita' (a. a.
2003/2004); ha organizzato con l'Istituto "Alcide Cervi" e la Societa'
italiana delle storiche il convegno nazionale "Guerra Resistenza Politica.
Storie di donne" (Reggio Emilia, 7-9 ottobre 2004). Ha lavorato a lungo
sulle culture politiche delle classi lavoratrici in rapporto al fascismo e
all'antifascismo, dedicando all'argomento numerosi saggi, tra cui: Memoria
storica e resistenza al fascismo (1983), Funerali di sovversivi (1984),
Spazio simbolo lotta politica (1989), Forme di protesta sociale e
soggettivita' bracciantile (1990). Particolari approfondimenti sono stati
indirizzati alla seconda guerra mondiale analizzata specialmente attraverso
i soggetti e le istituzioni coinvolti (Microstoria e guerra; Vita
quotidiana, guerra, Resistenza; La guerra in periferia; Ma chi erano i
fascisti repubblicani?; Il partito nel fascismo repubblicano delle origini).
Ha affrontato alcuni nodi storiografici e interpretativi relativi alla
storia delle donne e del gender sia in saggi, sia in volumi. Tra questi: Un
vocabolario per l'attivismo politico delle donne (1993); Donne e spazio nel
processo di modernizzazione (con M. Salvati), 1995; Donne e armi (1995);
Mujeres, guerra y resistencia en Italia (1997); Nazione e donne (1998);
Guerra civil, genero y ciudadania (1999). Negli ultimi anni una particolare
attenzione e' stata dedicata all'ultimo fascismo e alla Repubblica sociale
italiana (Giovinezza e generazioni nel fascismo italiano; Brigate nere;
Combattere per Salo': memorie, storiografia, storia díItalia; La
fascinazione del fascismo; La crisi dei giovani tra fascismo e guerra; Il
ruolo di Mussolini nella Repubblica sociale italiana e nella crisi del
1943-1945). Uno sguardo particolare e' stato dedicato all'esperienza della
guerra e alle forme della violenza (La guerra come perdita e sofferenza;
cura in collaborazione con Gabriella Gribaudi del panel su "Violenze di
guerra" al congresso della Societa' italiana delle storiche del novembre
2003; Violenze di guerra e violenze politiche. Forme e culture della
violenza nella Repubblica sociale italiana; Il fascismo italiano e la
femminilizzazione del mito dell'esperienza di guerra). Ha partecipato come
relatrice o discussant a numerosi convegni e giornate di studio di carattere
nazionale e internazionale. Si ricordano fra i piu' recenti: Il difficile
rientro: il ritorno dei docenti ebrei nell'universita' del dopoguerra
(Bologna, marzo 2002); Guerra ai civili (Bologna, giugno 2002); Il
sacrificio (Bacoli, fabbraio 2003); Ottosettembrequarantatre (Reggio Emilia,
settembre 2003); La cicatrice della memoria (Cassino, maggio 2004); La
guerra e il Novecento (Napoli, giugno 2004); Studenti per la democrazia
(Bologna, ottobre 2004); La memoria della politica (Roma, novembre 2004);
Violenza tragedia e memoria della Repubblica sociale italiana (Fermo, marzo
2005); Donne, diritti, politica (Roma-Albano, marzo 2005); Die "Achse" im
Krieg: Politik, Ideologie und Kriegfuehrung 1939-1945 (Roma, aprile 2005);
1943/1945. La lunga liberazione (Torino, maggio 2005). Principali
pubblicazioni di Dianella Gagliani : Cura, traduzione e Introduzione a M.
Bloch, Signoria francese e maniero inglese. Lezioni sulla proprieta'
fondiaria in Francia e in Inghilterra (con G. Orlandi e D. Vasetti), Milano,
Feltrinelli, 1980; Funerali di sovversivi, in "Rivista di storia
contemporanea", 1984, n. 1, pp. 119-141; "Compagno, tante cose vorrei
dirti...". Il funerale di Giovanni Casali, anarchico (con M. Puppini e C.
Venza), Udine, Centro editoriale friulano, 1983; Cura di La sfera pubblica
femminile. Percorsi di storia delle donne in eta' contemporanea, (con M.
Salvati), "Quaderni" del Dipartimento di discipline storiche
dell'Universita' di Bologna, n. 2, 1992 (Bologna, Clueb, 1992); Cura di
Donne e spazio nel processo di modernizzazione (con M. Salvati), "Quaderni"
del Dipartimento di Discipline storiche dell'Universita' di Bologna, n. 9,
1995 (Bologna, Clueb, 1995); Giovinezza e generazioni nel fascismo italiano:
dalle origini alla Rsi, in "Parolechiave", n. 16, aprile 1998, pp.129-158;
Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista
repubblicano, Torino, Bollati Boringhieri, 1999; Cura di Donne guerra
politica. Esperienze e memorie della Resistenza (in collaborazione con E.
Guerra, L. Mariani, F. Tarozzi), "Quaderni" del Dipartimento di Discipline
storiche dell'Universita' di Bologna, n. 13 (Bologna, Clueb, 2000); La
guerra come perdita e sofferenza. Un vagabondaggio negli evi e nelle
rilevanze storiografiche, in "Parolechiave", nuova serie di "Problemi del
socialismo", n. 20/21, 1999 [ma 2000], pp. 187-209. Pubblicazioni recenti:
Organizzazione di Censure e discriminazioni, numero monografico di "Storia e
problemi contemporanei", n. 28/2001 (con l'Introduzione Comunita', censure,
razzismi, pp. 7-15); Combattere per Salo'. Memorie, storiografia, storia
d'Italia, in "Italia contemporanea", n. 225, dicembre 2001 (in realta':
2002), pp. 627-642; Partito fascista repubblicano; Repubblica sociale
italiana; Socializzazione, voci per il Dizionario del fascismo, a cura di V.
De Grazia e S. Luzzatto, vol. II (L-Z), Torino, Einaudi, 2003,
rispettivamente: pp. 318-321; 494-499; 640-642; Organizzazione di Violenze e
in/giustizie, numero monografico di "Storia e problemi contemporanei", n.
32/2003 (con l'Introduzione, pp. 5-12); Il fascismo italiano e la
femminilizzazione del mito dell'esperienza di guerra, in Il sacrificio, a
cura di Renata Ago, quaderno n. 4 del Dottorato di Storia delle donne e
dell'identita' di genere (Roma, Biblink editori, 2004), pp. 113-140;
Violenze di guerra e violenze politiche. Forme e culture della violenza
nella Repubblica sociale italiana, in Crimini e memorie di guerra. Violenze
contro le popolazioni e politiche del ricordo, a cura di L. Baldissara e P.
Pezzino, Napoli, L'ancora del Mediterraneo, 2004, pp. 292-314 e 353-355;
Cura di Il difficile rientro. Il ritorno dei docenti ebrei nell'universita'
del dopoguerra, Bologna, Clueb, 2004 (con l'introduzione Universita' e
antisemitismo: la gestione fascista e i suoi lasciti); Il ruolo di Mussolini
nella Repubblica sociale italiana e nella crisi del 1943-1945, in "Storia e
problemi contemporanei", n. 37, settembre 2004, pp. 155-168; La Repubblica
sociale italiana, in Alberto Melloni (a cura di), Otto settembre 1943. Le
storie e le storiografie, Reggio Emilia (Istituto "A. Cervi", Diabasis,
2005, pp. 29-47; La fascinazione del fascismo, in I filari del mondo. Davide
Lajolo: politica, giornalismo, letteratura, a cura di Laurana Lajolo,
Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2005, pp. 3-26; La crisi dei giovani tra
fascismo e guerra, in Studenti per la democrazia. La rivolta dei giovani
contro il nazifascismo, a cura di Gian Paolo Brizzi, Bologna, Clueb, 2005,
pp. 63-83; ha di recente curato "Guerra Resistenza Politica: storie di
donne" (Aliberti, Reggio Emilia, 2006) in collaborazione con l'Istituto
'Alcide Cervi' e la Societa' italiana delle storiche"]

Guerra Resistenza Politica, Storie di donne e' il titolo di un volume
patrocinato dall'Istituto Alcide Cervi insieme alla Societa' italiana delle
storiche e curato da Dianella Gagliani, insegnante di storia contemporanea
all'Universita' di Bologna, esperta del fascismo italiano e delle esperienze
di guerra di donne e uomini.
Il libro, diviso in tre parti (Guerra e violenza; Resistenze;
Patria/patrie), colma molti vuoti di memoria, contrasta omerta' e mezze
verita' che, per decenni, hanno cancellato o sminuito o emarginato l'apporto
femminile, individuale e collettivo, alla Resistenza. Rende quindi giustizia
a italiane costruttrici, in molti modi e sempre ad alto prezzo, di
democrazia e di liberta'.
Il voler sottrarre alla Resistenza "gli aspetti combattentistici, per
dispiegarla in una varieta' di presenze e di attivita' le quali consentono
una sua ulteriore definizione attraverso apporti rigorosi e approfonditi, ma
anche diversamente coinvolgenti ed emozionanti", inizia con il Ricordo di
Genoeffa Cocconi, tracciato da Maria Cervi, superando "l'immagine di lei che
il tempo ci ha trasmesso, di una moglie e di una madre vissuta all'ombra del
marito e dei figli e che non le rende giustizia".
Lei, come tante Iolande, Margherite, Verine ed Irnes - quanti nomi inusuali
emergono dalle pagine - non furono solo mute e passive spettatrici delle
vite dei loro cari, ma piu' veritieramente ispiratrici dei loro valori,
sostenitrici, a vario titolo, e spesso in proprio, del loro operato e, a
pieno meritevoli del titolo di resistenti.
Genoeffa Cocconi e' una figura emblematica: moglie di Alcide Cervi e madre
dei martiri, fu, come ricorda la curatrice, completamente eclissata nel
conferimento di personalita' al solo papa' Cervi: quei sette figli erano
figli di Alcide; il soggetto forte della famiglia era solo Alcide; Alcide
aveva molto sofferto e lo stesso nome di Genoeffa era scomparso dalla
memoria e dalle commemorazioni pubbliche. Se si nominava la madre dei sette
fratelli Cervi non era per riconoscerle forza morale, bensi' per inserirla
in quella teoria delle madri che non hanno personalita' propria vivendo
esclusivamente all'ombra dei figli.
Dianella Gagliani dichiara subito, nell'Introduzione, che il "parlare di una
diversa guerra, di una diversa Resistenza ha come traccia centrale, che
fornisce la trama al volume, il rifiuto della guerra e di resistenza alla
guerra, definiti due pilastri portanti per gli sviluppi della stessa guerra
di Resistenza nell'Italia centro-settentrionale che unirono geograficamente
l'intera penisola italiana dal Sud al Centro al Nord (...) rintracciabili
fin dall'entrata dell'Italia nel conflitto, nel giugno 1940".
Una concisa ricognizione storiografica, "senz'altro parziale e schematica,
ma opportuna per inserire il lavoro in un orizzonte meno chiuso e in una
genealogia piu' corretta", ricorda che l'analisi del rapporto tra donne e
Resistenza e' iniziato solo negli anni Settanta "perche' fu in quella
stagione che si comincio' a dar corpo e volto alle donne facendole emergere
dallo sfondo indistinto in cui erano state collocate".
Ne deriva, nel testo, l'adesione e l'emersione di una nuova categoria di
lettura dei conflitti armati, non piu' analizzati solo rispetto alle due
tradizionali direttrici dei fenomeni di umanizzazione della guerra e di
contrapposizione alle logiche militariste e razziste. Tutta l'opera parla
della resistenza civile e cio', come dichiarato dalla curatrice, significa
raccogliere e approfondire "il particolare impulso registrato, nei primi
anni Novanta, dalle analisi delle strategie e delle azioni di resistenza non
armata in opposizione ai sistemi brutali di occupazione militare (...),
nell'ambito della riflessione e dell'impegno dei nonviolenti".
"Nella guerra ai civili che e' anche una guerra alle donne - afferma
Dianella Gagliani - la disparita' tra armati e inermi e' completa, anche se
si e' cercato per lungo tempo di nasconderne l'evidenza proiettando
un'immagine della guerra ricalcata su vecchi modelli. Lo scontro armato
tende invece a travolgere ogni regola di autocontenimento, a scaricarsi
anche e specialmente contro i civili inermi oltre che contro i prigionieri,
a degenerare in brutalita' e atrocita' gratuite (...). Nella guerra ai
civili si condensano nuove e vecchie logiche di guerra che esulano
completamente dal tradizionale codice maschile della guerra e inoltre
ripropongono, in pieno Novecento, comportamenti che appaiono tipici dei
conflitti armati di secoli lontani".
In questo scenario hanno agito le donne che il libro ci consegna nella
pienezza del loro protagonismo, figure a tutto tondo.
Il filo che le lega alla guerra, alla resistenza e alla politica e' quello
della quotidianita', per quanto eccezionale sia, di un'esperienza femminile
che attraversa e partecipa, con proprie caratteristiche, alla storia e che
unisce ieri a oggi significativamente esprimendosi, nell'ultimo capitolo del
libro, nel contributo di Anna Bravo: Prospettive. Resistenze e riduzione del
danno.
Un attualissimo tentativo di "bilancio rivolto al futuro" a partire dal
"discorso delle donne e sulle donne" con le sue "complesse domande su
violenza e nonviolenza, sulle forme organizzative, sull'immagine del nemico,
sui meccanismi della memoria, sul rapporto Nord/Sud, aprendo a un arco di
tempi e riflessioni addirittura piu' vasto di quel che e' apparso (nel
volume - ndr), in alcune relazioni di giovani studiose".
L'arco temporale delle pagine e' tracciato, infatti, attraverso i ricchi
contributi di ricercatrici e ricercatori di varia eta', sui piu' vari e
interessanti argomenti. Alcuni esempi: Confinate politiche contro la guerra
1940-1943 (A. Gissi); Recluse di Alberobello nei campi profughi in Puglia
(1943-1947) (A. Leuzzi); Abusi e molestie sessuali lungo la Linea gotica (C.
Venturoli); Deportazione politica femminile: memorie, parole, silenzi (R.
Ropa); Sessualita' e violenza nelle memorie delle resistenti, (M. E.
Ladini); Donne, Resistenza e stampa clandestina, (S. Galli); Armate di
ideali, nutrite di fede. Comuniste e cattoliche dalla Resistenza alla
politica (M. T. Sega); La questione dei riconoscimenti: una lunga guerra
delle partigiane (M. R. Porcaro); I Gruppi di difesa della donna a Reggio
Emilia fra Garibaldini e Fiamme Verdi, (A. Appari); Oltre il Saf: storie di
collaborazioniste della Rsi, (M. Firmani); Da una guerra all'altra. Il
movimento pacifista internazionale delle donne, (E. Guerra).
*
L'Ente morale Istituto Alcide Cervi per la storia dell'agricoltura, dei
movimenti contadini, dell'antifascismo e della Resistenza nelle campagne,
fondato nel 1972, e' dedicato al padre dei sette fratelli Cervi, e ha sede
nella Casa Museo di Gattatico (Reggio Emilia). Svolge plurime attivita'
culturali e didattiche; patrocina pubblicazioni e attivita' scientifiche
inerenti le proprie finalita'; pubblica dal 1979 gli Annali; tra i molti
enti associati annovera il Comune di Roma.

4. BENEDETTO VECCHI PRESENTA DUE LIBRI DI IMMANUEL WALLERSTEIN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2007, col titolo "Le armi
spuntate di un pensiero unico" e il sommario "Da Bartolome' de Las Casas
all'ingerenza umanitaria, i diritti umani come ideologia dominante di un
sistema-mondo che sta conoscendo il suo declino. 'Comprendere il mondo'
(Asterios) e 'La retorica del potere' (Fazi editore), due saggi di Immanuel
Wallerstein".
E' appena il caso di segnalare che questo testo non rende affatto giustizia
a Bartolome' de Las Casas (ci si permettera' di rinviare, tra altri buoni
lavori, oltre che agli scritti di Las Casas - una buona recente raccolta
esemplare in edizione economica e' Bartolome' de Las Casas, Obra
indigenista, Alianza, Madrid 1985, 1992 -, almeno al bel libro di Fernando
Mires, In nome della croce, tradotto anni fa in italiano dalla Piccola
Editrice).
Benedetto Vecchi e' redattore delle pagine culturali del quotidiano "Il
manifesto"; nel 2003 ha pubblicato per Laterza una Intervista sull'identita'
a Zygmunt Bauman.
Immanuel Wallerstein, economista, docente alla State University di New York,
dirige il Fernand Braudel Center; fondamentale il suo contributo
nell'elaborazione dell'approccio analitico dell'economia-mondo; una non piu'
recente scheda del quotidiano "Il manifesto" cosi' lo presenta: "Autore
prolifico, Immanuel Wallerstein ha iniziato ad occuparsi di storia africana.
Della sua attivita' di studioso dell'Africa testimoniano i saggi di apertura
del volume Alla scoperta del sistema mondo (manifestolibri). Sicuramente la
sua opera piu' nota e' Il sistema mondiale dell'economia moderna (tre
volumi, Il Mulino), un testo fondamentale per comprendere il suo pensiero.
Nato nel 1930 a New York, occupa la cattedra di sociologia alla State
University of New York ed e' diventato direttore del Fernand Braudel Center
nel 1977, centro di studi che ha raccolto attorno a se' una nutrita schiera
di economisti, sociologhi, antropologi e storici. In quegli anni inizia un
lungo sodalizio intellettuale con Giovanni Arrighi e Terence Hopkins (con
quest'ultimo ha lavorato fino alla sua morte), e' a loro firma il volume
Antisystemic mouvement (manifestolibri). Da segnalare inoltre Razza nazione
classe (scritto con Etienne Balibar, Edizioni Associate), il Capitalismo
storico (Einaudi), La scienza sociale: come sbarazzarsene (Il Saggiatore), e
Dopo il liberalismo (Jaca Book). Da ricordare infine l'opera di raccolta e
pubblicazione dei suoi ultimi libri da parte delle edizioni Asterios (L'era
della transizione, Capitalismo storico e civilta' capitalistica, Geopolitica
e geocultura, Liberalismo e democrazia, e Navigando nella transizione)"]

Immanuel Wallerstein e' spesso considerato uno studioso ante litteram della
globalizzazione. Una volta interrogato su questo giudizio, ha risposto
stizzito che la globalizzazione e' un termine vuoto che puo' essere riempito
di ogni significato. Per questo e' un termine che non ama molto usare, prefe
rendogli le espressioni sistema-mondo e economia-mondo, attorno alle quali
ha dedicato gran parte della sua produzione teorica, da quando alla meta'
degli anni Settanta ha mandato alle stampe i primi tre volumi di un'opera -
Il sistema mondiale dell'economia moderna (Il Mulino) - che ancora adesso, a
oltre trent'anni dalla sua apparizione, Wallerstein considera come un work
in progress che ha bisogno della collaborazione di molti altri studiosi per
accumulare dati, analisi su questo o quel fenomeno per considerarla davvero
un'opera compiuta.
*
La lunga transizione
In questo ultimo trentennio lo studioso statunitense ha incontrato molti
compagni di strada, come racconta nel libro Comprendere il mondo (Asterios,
pp. 164, euro 15). Con alcuni di loro - Giovanni Arrighi, ma anche lo
scomparso Terence Hopkins - ha condiviso anche le attivita' del Fernand
Braudel Center, vero e proprio laboratorio di analisi del sistema-mondo. Il
primo capitolo di Comprendere il mondo e' esemplare nel delineare la
genealogia culturale e politica dei concetti di sistema-mondo,
economia-mondo e impero-mondo. Ma e' anche un saggio che considera sbagliata
la categoria della globalizzazione, perche' un sistema-mondo lavora sulla
lunga durata misurabile in termini di secoli e di cicli che durano dai venti
ai cinquant'anni. Dunque per Wallerstein, il sistema-mondo attuale ha
origine nel lontano XV secolo, mentre gli ultimi venti, trent'anni - quelli
della globalizzazione, appunto - fanno parte di quella fase di di
transizione da un sistema-mondo ad un altro.
L'aspetto tuttavia piu' interessante della attuale riflessione di Immanuel
Wallerstein viene invece da un altro libro. Si tratta de La retorica del
potere (Fazi editore, pp. 125, euro 14), un vera e propria panoramica
dell'ideologia o meglio della geocultura del sistema-mondo capitalista,
sempre per rimanere all'interno del lessico di Wallerstein. Con
un'operazione ardita lo studioso statunitense individua nella polemica tra
Bartolome' de Las Casas e Juan Gines de Sepulveda l'atto originario di
quell'ideologia dei diritti umani tuttora usata per garantire l'egemonia
dell'economia-mondo capitalista.
Las Casas e Sepulveda erano entrambi prelati alla corte spagnola di Carlo V
prima e di Filippo II dopo. Cio' che li divideva era come rendere universale
la civilta' che si era sviluppata in Europa. E se Bartolome' de Las Casas
era propenso a una "pratica del consenso", Sepulveda riteneva che il
rispetto dei diritti umani, cosi' ben rappresentati dalla religione
cattolica, dovesse trovare nelle armate spagnole il miglior viatico. Da
allora, sostiene Wallerstein l'imposizione dei diritti umani e' stata
l'ideologia dominante nel sistema-mondo. Potevano cambiare le forme
politiche, come anche i protagonisti, ma il sistema interstatale fuoriuscito
dalla pace di Westfalia alla meta' del XVII secolo ha sempre legittimato la
sua propensione egemonica con l'esportazione della religione civile dei
diritti umani. La "pratica del consenso" di Bartolome' de Las Casas fu
sconfitta dalla "ingerenza armata civilizzatrice" di Sepulveda. Da allora
l'Occidente ha preferito le armi alla persuasione.
La retorica del potere vigente e' dunque quella dei diritti umani, sia nella
sua variante liberal che in quella neoconservatrice. Possono cambiare i
mezzi, ma certo non l'obiettivo perseguito, cioe' il mantenimento di quel
rapporto gerarchico tra centro e periferia del sistema-mondo in cui i paesi
piu' forti esercitano la loro egemonia su quelli piu' deboli. La critica,
dunque, deve investire quello che Wallerstein definisce il "cattivo
universalismo europeo", indicando nella critica di Edward Said la via
maestra dove inoltrarsi per elaborare un auspicabile "universalismo
universale".
Va da se' che la "pratica del consenso" e' certo preferibile alle truppe
d'occupazione, ma questo saggio di Wallerstein coglie una tendenza
indiscutibile nella discussione contemporanea, cioe' la centralita'
assegnata al rispetto dei diritti umani per accedere al tavolo del governo
mondiale. Rimanendo alla contingenza, cioe' quel momento dell'azione
collettiva fondamentale per pensare politicamente la realta', e'
indiscutibile il fatto che i diritti umani sono stati usati sia per "guerre
umanitarie", come quella condotta dal liberal Bill Clinton con il sostegno
convinto di un personaggio di sinistra come Massimo D'Alema nel Kosovo, che
in "guerre preventive", come l'invasione dell'Iraq voluta dal conservatore
George W. Bush appoggiato fermamente da un uomo di destra come Silvio
Berlusconi. Inoltre, in difesa dei diritti umani sono scesi in campo
intellettuali conservatori come anche intellettuali democratici se non
ex-gauchiste.
*
La storia dimenticata
I diritti umani dunque come collante di una realta', l'economia-mondo, che
e' pero' al suo punto di crisi piu' radicale. Non e' certo una novita' che
Wallerstein consideri declinante l'egemonia statunitense, ne' che si stiano
affacciando sulla scena internazionale paesi - la Cina e l'India - che
vogliono ridisegnare a loro vantaggio i rapporti tra centro e periferia del
sistema-mondo. Cio' che lascia perplessi della "retorica del potere"
denunciata in questo volume e' la sua astoricita', quasi che i diritti umani
siano una fattore perdurante del funzionamento del sistema-mondo. I diritti
umani sono invece un prodotto storico che ha costituito, talvolta, un
elemento di contraddizione nelle relazioni sociali e interstatali
dell'ordine mondiale fuoriuscito dalla seconda guerra mondiale. Certo,
espressione di quell'"orientalismo" cosi' aspramente criticato da Edward
Said, ma anche parola d'ordine per marcare un'alterita' al sistema
capitalistico. E' in questa polarita' che i diritti umani sono oscillati.
La seconda perplessita' riguarda invece l'esistenza o meno di un "pensiero
unico" del sistema-mondo. Piu' che un pensiero unico, infatti, l'attuale
sistema-mondo, per restare nella cornice lessicale di Wallerstein, fa
infatti leva sulla diversita', sul pluralismo delle forme produttive come
delle culture. I diritti umani sono quindi la weltanschauung di chi alle
armi preferisce la "pratica del consenso" per imporre il suo ordine
mondiale. Una concezione del mondo che ha dovuto cedere il passo a quei
fondamentalismi - del mercato e della religione - che contribuiscono a
definire la governance dell'ordine mondiale. Sono dunque le teste d'uovo
delle imprese a rete transnazionali e i cultori islamici o cristiani di
verita' rivelate che definiscono la "geocultura" di questo inizio millennio.
E in questo quadro i diritti umani rappresentano semmai l'ultima spiaggia
per garantire quell'innovazione sociale e culturale di cui il sistema-mondo
ha ancora necessita'.

5. LE ULTIME COSE. UN'OPINIONE DI ANNIBALE STROLIGONE

Nei giorni di luna buona, o forse in quelli di piu' profonda disperazione -
ruminava allora tra se' Annibale Stroligone - mi sembra che tutto cio' che
non e' crimine e stupidita' sia gia' - per quanto minimo, per quanto lento,
per quanto remoto - un accostamento alla nonviolenza, che e' il pieno
dispiegarsi della civilta' umana, il pieno fiorire della persona umana nella
trama di relazioni intersoggettive che chiamiamo societa', storia, natura,
mondo.
Ma sono gia' le quattro di mattina, tiriamoci su' che a quest'ora il bar del
Bersagliere dovrebbe essere gia' aperto.

6. LETTURE. SIMON RODRIGUEZ: DIFESA DI BOLIVAR
Simon Rodriguez, Difesa di Bolivar. Il Libertador del Mezzogiorno d'America
e i suoi Compagni d'armi difesi da un Amico della Causa Sociale, Ambasciata
del Venezuela in Italia - Massari Editore, Roma - Bolsena (Viterbo) 2005,
pp. 136, euro 10. Simon Rodriguez (1771-1854), che di Bolivar fu maestro,
scrisse questo testo - caotico e tumultuoso - di veemente solidarieta' col
Libertador nel 1828; esso ebbe dapprima circolazione manoscritta e venne poi
pubblicato a stampa nel 1830. Con una presentazione di Rodrigo Oswaldo
Chaves Samudio, ambasciatore venezolano in Italia. Per richieste alla casa
editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail:
erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme

7. RIEDIZIONI. AUGUSTO CAVADI (A CURA DI): A SCUOLA DI ANTIMAFIA
Augusto Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani
2006, pp. 296, euro 22. Finalmente ripubblicato, in un'edizione rivista e
ampliata, un eccellente strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo a
educatori, formatori, docenti, bibliotecari, militanti politici di base,
pubblici amministratori, e a chiunque voglia contribuire alla lotta alla
mafia avendo e diffondendo una precisa cognizione di cosa occorre sapere, e
cosa occorre fare e come; insomma: un libro che raccomandiamo a tutte le
persone dotate del ben dell'intelletto e del piacere dell'onesta'. Con
testi, oltre che del curatore, di Anna Crisantino, Giovanni la Fiura,
Umberto Santino. Per richieste alla casa editrice: e-mail:
info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 135 del 29 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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