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Minime. 135
- Subject: Minime. 135
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 29 Jun 2007 00:33:46 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 135 del 29 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. A Bolzano da oggi a domenica 2. David Whitfield: Misoginia 3. Maria Paola Fiorensoli presenta "Guerra Resistenza Politica. Storie di donne" a cura di Dianella Gagliani 4. Benedetto Vecchi presenta due libri di Immanuel Wallerstein 5. Un'opinione di Annibale Stroligone 6. Letture: Simon Rodriguez, Difesa di Bolivar 7. Riedizioni: Augusto Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. A BOLZANO DA OGGI A DOMENICA [Da Edi Rabini (per contatti: tel. 3331492578, e-mail: edorabin at fastwebnet.it) riceviamo e diffondiamo. Nei prossimi giorni riprodurremo sul notiziario un profilo biografico di Zackie Achmat, insignito del Premio Alexander Langer 2007, ed altri materiali dell'iniziativa. Edi Rabini, che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti: e-mail: langer.foundation at tin.it, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e' infaticabile e generosissimo animatore. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di "Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995: "Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] Euromediterranea 2007: "South Africa - Aids". Bolzano: 29 giugno - primo luglio 2007, sala di rappresentanza del Comune, vicolo Gumer, Bolzano. * Venerdi' 29 giugno - ore 17,30: cerimonia di conferimento del premio Alexander Langer 2007 a Zackie Achmat, con la presenza di Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia, e Luigi Spagnolli, sindaco di Bolzano. ore 18,30-20: tavola rotonda "Hiv/Aids: un crimine contro l'umanita'?", introduce Zackie Achmat, Treatment Action Campaign (Tac), presiede: Anna Maria Gentili, presidente del comitato scientifico della Fondazione Alexander langer e docente di storia e istituzioni dell'Africa subsahariana all'Universita' di Bologna * Sabato 30 giugno - ore 9,30-13: seminario di approfondimento "Hiv/Aids: un crimine contro l'umanita'. Cosa fare?", con la partecipazione di Zackie Achmat, Anna Maria Gentili; facilitatrice: Marianella Sclavi; presenti membri dell'associazione Pro Positiv, Caritas "Casa Iris", medici del reparto di Infettologia dell'Ospedale di Bolzano. Iscrizione obbligatoria. - ore 15-17: assemblea annuale della Fondazione Alexander Langer Stiftung, aperta agli interessati. Presentazione del progetto "Adopt Srebrenica". - ore 17,30-20: tavola rotonda "Sudafrica: dalla (ri)conciliazione ai diritti di cittadinanza", introduce il professor Albie Sachs, giudice della Corte costituzionale sudafricana, presiede: Andrea Lollini, ricercatore di diritto costituzionale comparato all'Universita' di Bologna. * Domenica primo luglio - ore 9,30-12,30: seminario di approfondimento "Sudafrica: dalla (ri)conciliazione ai diritti di cittadinanza: un modello da imitare?", con la partecipazione di Albie Sachs, Zackie Achmat, Andrea Lollini, il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, il professor Roberto Toniatti, preside della facolta' di Giurisprudenza a Trento, facilitatrice: Marianella Sclavi. Iscrizione obbligatoria. Lingue: italiano, tedesco, inglese * Per ulteriori informazioni; Fondazione Alexander Langer Stiftung - onlus, via Latemar Strasse 3, I, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org 2. RIFLESSIONE. DAVID WHITFIELD: MISOGINIA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo apparso su "The Olympian" del 21 giugno 2007 col titolo "Voi lo avreste fatto?". David Whitfield, fondatore di Integral Leadership Inc., e' professore aggiunto all'Universita' di Gonzaga, membro di "The Olympia Diversity Panel", seminario permanente sulle differenze di Olympia] "Come si spiegano l'oppressione e la brutalita' esercitate da meta' della popolazione mondiale sull'altra meta', attraverso tutta la Storia?" (Jack Holland, in Misoginia: il pregiudizio piu' vecchio del mondo) La prima volta in cui fui testimone della violenza contro una donna fu quando avevo diciassette anni, e vivevo alla porta accanto alla famiglia di un macellaio all'ingrosso: c'erano lui, la moglie e un bimbo piccolo. "Ti odio!", seguito dalla parola "p", poi la carne che colpisce la carne: il macellaio lo stava facendo di nuovo. Dopo essere entrato nell'appartamento, lottai con lui per togliergli di mano la mannaia. Quando arrivarono i poliziotti venni accusato di aver molestato sua moglie. E se lei non avesse parlato, sarei stato trasferito alla famosa prigione della Contea di Cook per tentato stupro: un adolescente nero nell'appartamento di una coppia bianca. Il recente studio di Loretta Francis ha attestato che in questo paese una donna viene picchiata ogni nove secondi; tre donne vengono uccise dai loro mariti o compagni ogni giorno. E poi c'e' il traffico. Delle 800.000 persone che si stima vengano trafficate attraverso i confini internazionali ogni anno, l'80% sono donne, usate principalmente per la prostituzione ed il lavoro forzato, secondo il rapporto del Dipartimento di Stato del 2006. Secondo gli studi di Kevork Djansezian, tra le 12.000 e le 18.000 persone vengono trafficate annualmente negli Usa, da circa cinquanta paesi: in maggioranza si tratta di donne che diverranno prostitute o schiave dei loro datori di lavoro. Immaginate la vostra figlia undicenne intrappolata in un bordello, con 6-8 uomini al giorno che la violano; e se riesce ad arrivare alla polizia, quest'ultima la riporta al bordello, perche' e' cio' che il rapporto del Dipartimento di Stato ha provato: che i perpetratori e la polizia sono complici. Sebbene i casi di abuso sessuale siano la maggioranza, moltissime donne finiscono nei laboratori in ogni stato dell'Unione, a cucire vestiti da sposa a mano, senza compenso. Le donne vengono abusate anche sui posti di lavoro regolari, a livello economico. La coalizione dei sindacati delle donne ha dimostrato che negli Usa una donna riceve 77 centesimi per ogni dollaro guadagnato da un uomo nelle stesse mansioni. E dallo stipendio di una donna vanno tolti 23 dollari ogni 100 per cio' che lei spende in cura della casa e dei bimbi. Una venticinquenne media impiegata regolarmente verra' defraudata di 523.000 dollari durante la propria intera vita lavorativa a causa della disuguaglianza sulla paga. Le famiglie lavoratrici della nostra nazione perdono in questo modo 200 milioni di dollari l'anno. E le cose vanno anche peggio per le lavoratrici che non sono bianche. Poiche' le donne sono pagate meno, hanno meno da risparmiare per il futuro e le loro pensioni saranno minori di quelle degli uomini: questa non e' esattamente la mia definizione di giustizia sociale o di giustizia economica. Cio' che rende il tutto cosi' spregevole e' il modo in cui la maggioranza di noi uomini si comporta, agendo, come ha detto Jerry Harvey, come se fossimo "i piccoli Eichmann della compagnia", perpetuando il male restando zitti, lavandocene le mani, e commettendo "piccoli omicidi". Allora vi chiedo: come rispondete quando dovete fronteggiare la misoginia? Sareste entrati nell'appartamento del macellaio? Vi sfido a raccontarmi almeno due azioni che avete intrapreso contro i subdoli e non tanto subdoli atti di odio contro le donne, contro tutte le donne. Se non siete in grado di farlo, allora riflettete su cosa significa essere "un piccolo Eichmann della compagnia". 3. LIBRI. MARIA PAOLA FIORENSOLI PRESENTA "GUERRA RESISTENZA POLITICA. STORIE DI DONNE" A CURA DI DIANELLA GAGLIANI [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3/). Maria Paola Fiorensoli, prestigiosa intellettuale e militante femminista, storica e giornalista, e' presidente dell'associazione "Il paese delle donne". Dianella Gagliani e' docente di storia contemporanea dell'Universita' di Bologna. Dal sito dell'Universita' di Bologna riprendiamo la seguente scheda: "insegna Storia contemporanea, Storia delle esperienze di guerra nel secolo XX, Genere, guerra, violenza. E' stata fra le coordinatrici scientifiche della ricerca su "Donne, guerra e Resistenza" e della costituzione dell'Archivio della memoria delle donne (presso il Dipartimento di Discipline storiche dell'Universita' di Bologna); ha fatto parte del direttivo della Societa' italiana delle storiche (1997-2001); fa parte del Comitato scientifico dell'Istituto "A. Cervi"; fa parte del comitato di redazione di "Genesis", rivista della Societa' italiana delle storiche; e del comitato di direzione di "Storia e problemi contemporanei"; ha diretto il Master in Studi di genere e Politiche di pari opportunita' (a. a. 2003/2004); ha organizzato con l'Istituto "Alcide Cervi" e la Societa' italiana delle storiche il convegno nazionale "Guerra Resistenza Politica. Storie di donne" (Reggio Emilia, 7-9 ottobre 2004). Ha lavorato a lungo sulle culture politiche delle classi lavoratrici in rapporto al fascismo e all'antifascismo, dedicando all'argomento numerosi saggi, tra cui: Memoria storica e resistenza al fascismo (1983), Funerali di sovversivi (1984), Spazio simbolo lotta politica (1989), Forme di protesta sociale e soggettivita' bracciantile (1990). Particolari approfondimenti sono stati indirizzati alla seconda guerra mondiale analizzata specialmente attraverso i soggetti e le istituzioni coinvolti (Microstoria e guerra; Vita quotidiana, guerra, Resistenza; La guerra in periferia; Ma chi erano i fascisti repubblicani?; Il partito nel fascismo repubblicano delle origini). Ha affrontato alcuni nodi storiografici e interpretativi relativi alla storia delle donne e del gender sia in saggi, sia in volumi. Tra questi: Un vocabolario per l'attivismo politico delle donne (1993); Donne e spazio nel processo di modernizzazione (con M. Salvati), 1995; Donne e armi (1995); Mujeres, guerra y resistencia en Italia (1997); Nazione e donne (1998); Guerra civil, genero y ciudadania (1999). Negli ultimi anni una particolare attenzione e' stata dedicata all'ultimo fascismo e alla Repubblica sociale italiana (Giovinezza e generazioni nel fascismo italiano; Brigate nere; Combattere per Salo': memorie, storiografia, storia díItalia; La fascinazione del fascismo; La crisi dei giovani tra fascismo e guerra; Il ruolo di Mussolini nella Repubblica sociale italiana e nella crisi del 1943-1945). Uno sguardo particolare e' stato dedicato all'esperienza della guerra e alle forme della violenza (La guerra come perdita e sofferenza; cura in collaborazione con Gabriella Gribaudi del panel su "Violenze di guerra" al congresso della Societa' italiana delle storiche del novembre 2003; Violenze di guerra e violenze politiche. Forme e culture della violenza nella Repubblica sociale italiana; Il fascismo italiano e la femminilizzazione del mito dell'esperienza di guerra). Ha partecipato come relatrice o discussant a numerosi convegni e giornate di studio di carattere nazionale e internazionale. Si ricordano fra i piu' recenti: Il difficile rientro: il ritorno dei docenti ebrei nell'universita' del dopoguerra (Bologna, marzo 2002); Guerra ai civili (Bologna, giugno 2002); Il sacrificio (Bacoli, fabbraio 2003); Ottosettembrequarantatre (Reggio Emilia, settembre 2003); La cicatrice della memoria (Cassino, maggio 2004); La guerra e il Novecento (Napoli, giugno 2004); Studenti per la democrazia (Bologna, ottobre 2004); La memoria della politica (Roma, novembre 2004); Violenza tragedia e memoria della Repubblica sociale italiana (Fermo, marzo 2005); Donne, diritti, politica (Roma-Albano, marzo 2005); Die "Achse" im Krieg: Politik, Ideologie und Kriegfuehrung 1939-1945 (Roma, aprile 2005); 1943/1945. La lunga liberazione (Torino, maggio 2005). Principali pubblicazioni di Dianella Gagliani : Cura, traduzione e Introduzione a M. Bloch, Signoria francese e maniero inglese. Lezioni sulla proprieta' fondiaria in Francia e in Inghilterra (con G. Orlandi e D. Vasetti), Milano, Feltrinelli, 1980; Funerali di sovversivi, in "Rivista di storia contemporanea", 1984, n. 1, pp. 119-141; "Compagno, tante cose vorrei dirti...". Il funerale di Giovanni Casali, anarchico (con M. Puppini e C. Venza), Udine, Centro editoriale friulano, 1983; Cura di La sfera pubblica femminile. Percorsi di storia delle donne in eta' contemporanea, (con M. Salvati), "Quaderni" del Dipartimento di discipline storiche dell'Universita' di Bologna, n. 2, 1992 (Bologna, Clueb, 1992); Cura di Donne e spazio nel processo di modernizzazione (con M. Salvati), "Quaderni" del Dipartimento di Discipline storiche dell'Universita' di Bologna, n. 9, 1995 (Bologna, Clueb, 1995); Giovinezza e generazioni nel fascismo italiano: dalle origini alla Rsi, in "Parolechiave", n. 16, aprile 1998, pp.129-158; Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista repubblicano, Torino, Bollati Boringhieri, 1999; Cura di Donne guerra politica. Esperienze e memorie della Resistenza (in collaborazione con E. Guerra, L. Mariani, F. Tarozzi), "Quaderni" del Dipartimento di Discipline storiche dell'Universita' di Bologna, n. 13 (Bologna, Clueb, 2000); La guerra come perdita e sofferenza. Un vagabondaggio negli evi e nelle rilevanze storiografiche, in "Parolechiave", nuova serie di "Problemi del socialismo", n. 20/21, 1999 [ma 2000], pp. 187-209. Pubblicazioni recenti: Organizzazione di Censure e discriminazioni, numero monografico di "Storia e problemi contemporanei", n. 28/2001 (con l'Introduzione Comunita', censure, razzismi, pp. 7-15); Combattere per Salo'. Memorie, storiografia, storia d'Italia, in "Italia contemporanea", n. 225, dicembre 2001 (in realta': 2002), pp. 627-642; Partito fascista repubblicano; Repubblica sociale italiana; Socializzazione, voci per il Dizionario del fascismo, a cura di V. De Grazia e S. Luzzatto, vol. II (L-Z), Torino, Einaudi, 2003, rispettivamente: pp. 318-321; 494-499; 640-642; Organizzazione di Violenze e in/giustizie, numero monografico di "Storia e problemi contemporanei", n. 32/2003 (con l'Introduzione, pp. 5-12); Il fascismo italiano e la femminilizzazione del mito dell'esperienza di guerra, in Il sacrificio, a cura di Renata Ago, quaderno n. 4 del Dottorato di Storia delle donne e dell'identita' di genere (Roma, Biblink editori, 2004), pp. 113-140; Violenze di guerra e violenze politiche. Forme e culture della violenza nella Repubblica sociale italiana, in Crimini e memorie di guerra. Violenze contro le popolazioni e politiche del ricordo, a cura di L. Baldissara e P. Pezzino, Napoli, L'ancora del Mediterraneo, 2004, pp. 292-314 e 353-355; Cura di Il difficile rientro. Il ritorno dei docenti ebrei nell'universita' del dopoguerra, Bologna, Clueb, 2004 (con l'introduzione Universita' e antisemitismo: la gestione fascista e i suoi lasciti); Il ruolo di Mussolini nella Repubblica sociale italiana e nella crisi del 1943-1945, in "Storia e problemi contemporanei", n. 37, settembre 2004, pp. 155-168; La Repubblica sociale italiana, in Alberto Melloni (a cura di), Otto settembre 1943. Le storie e le storiografie, Reggio Emilia (Istituto "A. Cervi", Diabasis, 2005, pp. 29-47; La fascinazione del fascismo, in I filari del mondo. Davide Lajolo: politica, giornalismo, letteratura, a cura di Laurana Lajolo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2005, pp. 3-26; La crisi dei giovani tra fascismo e guerra, in Studenti per la democrazia. La rivolta dei giovani contro il nazifascismo, a cura di Gian Paolo Brizzi, Bologna, Clueb, 2005, pp. 63-83; ha di recente curato "Guerra Resistenza Politica: storie di donne" (Aliberti, Reggio Emilia, 2006) in collaborazione con l'Istituto 'Alcide Cervi' e la Societa' italiana delle storiche"] Guerra Resistenza Politica, Storie di donne e' il titolo di un volume patrocinato dall'Istituto Alcide Cervi insieme alla Societa' italiana delle storiche e curato da Dianella Gagliani, insegnante di storia contemporanea all'Universita' di Bologna, esperta del fascismo italiano e delle esperienze di guerra di donne e uomini. Il libro, diviso in tre parti (Guerra e violenza; Resistenze; Patria/patrie), colma molti vuoti di memoria, contrasta omerta' e mezze verita' che, per decenni, hanno cancellato o sminuito o emarginato l'apporto femminile, individuale e collettivo, alla Resistenza. Rende quindi giustizia a italiane costruttrici, in molti modi e sempre ad alto prezzo, di democrazia e di liberta'. Il voler sottrarre alla Resistenza "gli aspetti combattentistici, per dispiegarla in una varieta' di presenze e di attivita' le quali consentono una sua ulteriore definizione attraverso apporti rigorosi e approfonditi, ma anche diversamente coinvolgenti ed emozionanti", inizia con il Ricordo di Genoeffa Cocconi, tracciato da Maria Cervi, superando "l'immagine di lei che il tempo ci ha trasmesso, di una moglie e di una madre vissuta all'ombra del marito e dei figli e che non le rende giustizia". Lei, come tante Iolande, Margherite, Verine ed Irnes - quanti nomi inusuali emergono dalle pagine - non furono solo mute e passive spettatrici delle vite dei loro cari, ma piu' veritieramente ispiratrici dei loro valori, sostenitrici, a vario titolo, e spesso in proprio, del loro operato e, a pieno meritevoli del titolo di resistenti. Genoeffa Cocconi e' una figura emblematica: moglie di Alcide Cervi e madre dei martiri, fu, come ricorda la curatrice, completamente eclissata nel conferimento di personalita' al solo papa' Cervi: quei sette figli erano figli di Alcide; il soggetto forte della famiglia era solo Alcide; Alcide aveva molto sofferto e lo stesso nome di Genoeffa era scomparso dalla memoria e dalle commemorazioni pubbliche. Se si nominava la madre dei sette fratelli Cervi non era per riconoscerle forza morale, bensi' per inserirla in quella teoria delle madri che non hanno personalita' propria vivendo esclusivamente all'ombra dei figli. Dianella Gagliani dichiara subito, nell'Introduzione, che il "parlare di una diversa guerra, di una diversa Resistenza ha come traccia centrale, che fornisce la trama al volume, il rifiuto della guerra e di resistenza alla guerra, definiti due pilastri portanti per gli sviluppi della stessa guerra di Resistenza nell'Italia centro-settentrionale che unirono geograficamente l'intera penisola italiana dal Sud al Centro al Nord (...) rintracciabili fin dall'entrata dell'Italia nel conflitto, nel giugno 1940". Una concisa ricognizione storiografica, "senz'altro parziale e schematica, ma opportuna per inserire il lavoro in un orizzonte meno chiuso e in una genealogia piu' corretta", ricorda che l'analisi del rapporto tra donne e Resistenza e' iniziato solo negli anni Settanta "perche' fu in quella stagione che si comincio' a dar corpo e volto alle donne facendole emergere dallo sfondo indistinto in cui erano state collocate". Ne deriva, nel testo, l'adesione e l'emersione di una nuova categoria di lettura dei conflitti armati, non piu' analizzati solo rispetto alle due tradizionali direttrici dei fenomeni di umanizzazione della guerra e di contrapposizione alle logiche militariste e razziste. Tutta l'opera parla della resistenza civile e cio', come dichiarato dalla curatrice, significa raccogliere e approfondire "il particolare impulso registrato, nei primi anni Novanta, dalle analisi delle strategie e delle azioni di resistenza non armata in opposizione ai sistemi brutali di occupazione militare (...), nell'ambito della riflessione e dell'impegno dei nonviolenti". "Nella guerra ai civili che e' anche una guerra alle donne - afferma Dianella Gagliani - la disparita' tra armati e inermi e' completa, anche se si e' cercato per lungo tempo di nasconderne l'evidenza proiettando un'immagine della guerra ricalcata su vecchi modelli. Lo scontro armato tende invece a travolgere ogni regola di autocontenimento, a scaricarsi anche e specialmente contro i civili inermi oltre che contro i prigionieri, a degenerare in brutalita' e atrocita' gratuite (...). Nella guerra ai civili si condensano nuove e vecchie logiche di guerra che esulano completamente dal tradizionale codice maschile della guerra e inoltre ripropongono, in pieno Novecento, comportamenti che appaiono tipici dei conflitti armati di secoli lontani". In questo scenario hanno agito le donne che il libro ci consegna nella pienezza del loro protagonismo, figure a tutto tondo. Il filo che le lega alla guerra, alla resistenza e alla politica e' quello della quotidianita', per quanto eccezionale sia, di un'esperienza femminile che attraversa e partecipa, con proprie caratteristiche, alla storia e che unisce ieri a oggi significativamente esprimendosi, nell'ultimo capitolo del libro, nel contributo di Anna Bravo: Prospettive. Resistenze e riduzione del danno. Un attualissimo tentativo di "bilancio rivolto al futuro" a partire dal "discorso delle donne e sulle donne" con le sue "complesse domande su violenza e nonviolenza, sulle forme organizzative, sull'immagine del nemico, sui meccanismi della memoria, sul rapporto Nord/Sud, aprendo a un arco di tempi e riflessioni addirittura piu' vasto di quel che e' apparso (nel volume - ndr), in alcune relazioni di giovani studiose". L'arco temporale delle pagine e' tracciato, infatti, attraverso i ricchi contributi di ricercatrici e ricercatori di varia eta', sui piu' vari e interessanti argomenti. Alcuni esempi: Confinate politiche contro la guerra 1940-1943 (A. Gissi); Recluse di Alberobello nei campi profughi in Puglia (1943-1947) (A. Leuzzi); Abusi e molestie sessuali lungo la Linea gotica (C. Venturoli); Deportazione politica femminile: memorie, parole, silenzi (R. Ropa); Sessualita' e violenza nelle memorie delle resistenti, (M. E. Ladini); Donne, Resistenza e stampa clandestina, (S. Galli); Armate di ideali, nutrite di fede. Comuniste e cattoliche dalla Resistenza alla politica (M. T. Sega); La questione dei riconoscimenti: una lunga guerra delle partigiane (M. R. Porcaro); I Gruppi di difesa della donna a Reggio Emilia fra Garibaldini e Fiamme Verdi, (A. Appari); Oltre il Saf: storie di collaborazioniste della Rsi, (M. Firmani); Da una guerra all'altra. Il movimento pacifista internazionale delle donne, (E. Guerra). * L'Ente morale Istituto Alcide Cervi per la storia dell'agricoltura, dei movimenti contadini, dell'antifascismo e della Resistenza nelle campagne, fondato nel 1972, e' dedicato al padre dei sette fratelli Cervi, e ha sede nella Casa Museo di Gattatico (Reggio Emilia). Svolge plurime attivita' culturali e didattiche; patrocina pubblicazioni e attivita' scientifiche inerenti le proprie finalita'; pubblica dal 1979 gli Annali; tra i molti enti associati annovera il Comune di Roma. 4. BENEDETTO VECCHI PRESENTA DUE LIBRI DI IMMANUEL WALLERSTEIN [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2007, col titolo "Le armi spuntate di un pensiero unico" e il sommario "Da Bartolome' de Las Casas all'ingerenza umanitaria, i diritti umani come ideologia dominante di un sistema-mondo che sta conoscendo il suo declino. 'Comprendere il mondo' (Asterios) e 'La retorica del potere' (Fazi editore), due saggi di Immanuel Wallerstein". E' appena il caso di segnalare che questo testo non rende affatto giustizia a Bartolome' de Las Casas (ci si permettera' di rinviare, tra altri buoni lavori, oltre che agli scritti di Las Casas - una buona recente raccolta esemplare in edizione economica e' Bartolome' de Las Casas, Obra indigenista, Alianza, Madrid 1985, 1992 -, almeno al bel libro di Fernando Mires, In nome della croce, tradotto anni fa in italiano dalla Piccola Editrice). Benedetto Vecchi e' redattore delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto"; nel 2003 ha pubblicato per Laterza una Intervista sull'identita' a Zygmunt Bauman. Immanuel Wallerstein, economista, docente alla State University di New York, dirige il Fernand Braudel Center; fondamentale il suo contributo nell'elaborazione dell'approccio analitico dell'economia-mondo; una non piu' recente scheda del quotidiano "Il manifesto" cosi' lo presenta: "Autore prolifico, Immanuel Wallerstein ha iniziato ad occuparsi di storia africana. Della sua attivita' di studioso dell'Africa testimoniano i saggi di apertura del volume Alla scoperta del sistema mondo (manifestolibri). Sicuramente la sua opera piu' nota e' Il sistema mondiale dell'economia moderna (tre volumi, Il Mulino), un testo fondamentale per comprendere il suo pensiero. Nato nel 1930 a New York, occupa la cattedra di sociologia alla State University of New York ed e' diventato direttore del Fernand Braudel Center nel 1977, centro di studi che ha raccolto attorno a se' una nutrita schiera di economisti, sociologhi, antropologi e storici. In quegli anni inizia un lungo sodalizio intellettuale con Giovanni Arrighi e Terence Hopkins (con quest'ultimo ha lavorato fino alla sua morte), e' a loro firma il volume Antisystemic mouvement (manifestolibri). Da segnalare inoltre Razza nazione classe (scritto con Etienne Balibar, Edizioni Associate), il Capitalismo storico (Einaudi), La scienza sociale: come sbarazzarsene (Il Saggiatore), e Dopo il liberalismo (Jaca Book). Da ricordare infine l'opera di raccolta e pubblicazione dei suoi ultimi libri da parte delle edizioni Asterios (L'era della transizione, Capitalismo storico e civilta' capitalistica, Geopolitica e geocultura, Liberalismo e democrazia, e Navigando nella transizione)"] Immanuel Wallerstein e' spesso considerato uno studioso ante litteram della globalizzazione. Una volta interrogato su questo giudizio, ha risposto stizzito che la globalizzazione e' un termine vuoto che puo' essere riempito di ogni significato. Per questo e' un termine che non ama molto usare, prefe rendogli le espressioni sistema-mondo e economia-mondo, attorno alle quali ha dedicato gran parte della sua produzione teorica, da quando alla meta' degli anni Settanta ha mandato alle stampe i primi tre volumi di un'opera - Il sistema mondiale dell'economia moderna (Il Mulino) - che ancora adesso, a oltre trent'anni dalla sua apparizione, Wallerstein considera come un work in progress che ha bisogno della collaborazione di molti altri studiosi per accumulare dati, analisi su questo o quel fenomeno per considerarla davvero un'opera compiuta. * La lunga transizione In questo ultimo trentennio lo studioso statunitense ha incontrato molti compagni di strada, come racconta nel libro Comprendere il mondo (Asterios, pp. 164, euro 15). Con alcuni di loro - Giovanni Arrighi, ma anche lo scomparso Terence Hopkins - ha condiviso anche le attivita' del Fernand Braudel Center, vero e proprio laboratorio di analisi del sistema-mondo. Il primo capitolo di Comprendere il mondo e' esemplare nel delineare la genealogia culturale e politica dei concetti di sistema-mondo, economia-mondo e impero-mondo. Ma e' anche un saggio che considera sbagliata la categoria della globalizzazione, perche' un sistema-mondo lavora sulla lunga durata misurabile in termini di secoli e di cicli che durano dai venti ai cinquant'anni. Dunque per Wallerstein, il sistema-mondo attuale ha origine nel lontano XV secolo, mentre gli ultimi venti, trent'anni - quelli della globalizzazione, appunto - fanno parte di quella fase di di transizione da un sistema-mondo ad un altro. L'aspetto tuttavia piu' interessante della attuale riflessione di Immanuel Wallerstein viene invece da un altro libro. Si tratta de La retorica del potere (Fazi editore, pp. 125, euro 14), un vera e propria panoramica dell'ideologia o meglio della geocultura del sistema-mondo capitalista, sempre per rimanere all'interno del lessico di Wallerstein. Con un'operazione ardita lo studioso statunitense individua nella polemica tra Bartolome' de Las Casas e Juan Gines de Sepulveda l'atto originario di quell'ideologia dei diritti umani tuttora usata per garantire l'egemonia dell'economia-mondo capitalista. Las Casas e Sepulveda erano entrambi prelati alla corte spagnola di Carlo V prima e di Filippo II dopo. Cio' che li divideva era come rendere universale la civilta' che si era sviluppata in Europa. E se Bartolome' de Las Casas era propenso a una "pratica del consenso", Sepulveda riteneva che il rispetto dei diritti umani, cosi' ben rappresentati dalla religione cattolica, dovesse trovare nelle armate spagnole il miglior viatico. Da allora, sostiene Wallerstein l'imposizione dei diritti umani e' stata l'ideologia dominante nel sistema-mondo. Potevano cambiare le forme politiche, come anche i protagonisti, ma il sistema interstatale fuoriuscito dalla pace di Westfalia alla meta' del XVII secolo ha sempre legittimato la sua propensione egemonica con l'esportazione della religione civile dei diritti umani. La "pratica del consenso" di Bartolome' de Las Casas fu sconfitta dalla "ingerenza armata civilizzatrice" di Sepulveda. Da allora l'Occidente ha preferito le armi alla persuasione. La retorica del potere vigente e' dunque quella dei diritti umani, sia nella sua variante liberal che in quella neoconservatrice. Possono cambiare i mezzi, ma certo non l'obiettivo perseguito, cioe' il mantenimento di quel rapporto gerarchico tra centro e periferia del sistema-mondo in cui i paesi piu' forti esercitano la loro egemonia su quelli piu' deboli. La critica, dunque, deve investire quello che Wallerstein definisce il "cattivo universalismo europeo", indicando nella critica di Edward Said la via maestra dove inoltrarsi per elaborare un auspicabile "universalismo universale". Va da se' che la "pratica del consenso" e' certo preferibile alle truppe d'occupazione, ma questo saggio di Wallerstein coglie una tendenza indiscutibile nella discussione contemporanea, cioe' la centralita' assegnata al rispetto dei diritti umani per accedere al tavolo del governo mondiale. Rimanendo alla contingenza, cioe' quel momento dell'azione collettiva fondamentale per pensare politicamente la realta', e' indiscutibile il fatto che i diritti umani sono stati usati sia per "guerre umanitarie", come quella condotta dal liberal Bill Clinton con il sostegno convinto di un personaggio di sinistra come Massimo D'Alema nel Kosovo, che in "guerre preventive", come l'invasione dell'Iraq voluta dal conservatore George W. Bush appoggiato fermamente da un uomo di destra come Silvio Berlusconi. Inoltre, in difesa dei diritti umani sono scesi in campo intellettuali conservatori come anche intellettuali democratici se non ex-gauchiste. * La storia dimenticata I diritti umani dunque come collante di una realta', l'economia-mondo, che e' pero' al suo punto di crisi piu' radicale. Non e' certo una novita' che Wallerstein consideri declinante l'egemonia statunitense, ne' che si stiano affacciando sulla scena internazionale paesi - la Cina e l'India - che vogliono ridisegnare a loro vantaggio i rapporti tra centro e periferia del sistema-mondo. Cio' che lascia perplessi della "retorica del potere" denunciata in questo volume e' la sua astoricita', quasi che i diritti umani siano una fattore perdurante del funzionamento del sistema-mondo. I diritti umani sono invece un prodotto storico che ha costituito, talvolta, un elemento di contraddizione nelle relazioni sociali e interstatali dell'ordine mondiale fuoriuscito dalla seconda guerra mondiale. Certo, espressione di quell'"orientalismo" cosi' aspramente criticato da Edward Said, ma anche parola d'ordine per marcare un'alterita' al sistema capitalistico. E' in questa polarita' che i diritti umani sono oscillati. La seconda perplessita' riguarda invece l'esistenza o meno di un "pensiero unico" del sistema-mondo. Piu' che un pensiero unico, infatti, l'attuale sistema-mondo, per restare nella cornice lessicale di Wallerstein, fa infatti leva sulla diversita', sul pluralismo delle forme produttive come delle culture. I diritti umani sono quindi la weltanschauung di chi alle armi preferisce la "pratica del consenso" per imporre il suo ordine mondiale. Una concezione del mondo che ha dovuto cedere il passo a quei fondamentalismi - del mercato e della religione - che contribuiscono a definire la governance dell'ordine mondiale. Sono dunque le teste d'uovo delle imprese a rete transnazionali e i cultori islamici o cristiani di verita' rivelate che definiscono la "geocultura" di questo inizio millennio. E in questo quadro i diritti umani rappresentano semmai l'ultima spiaggia per garantire quell'innovazione sociale e culturale di cui il sistema-mondo ha ancora necessita'. 5. LE ULTIME COSE. UN'OPINIONE DI ANNIBALE STROLIGONE Nei giorni di luna buona, o forse in quelli di piu' profonda disperazione - ruminava allora tra se' Annibale Stroligone - mi sembra che tutto cio' che non e' crimine e stupidita' sia gia' - per quanto minimo, per quanto lento, per quanto remoto - un accostamento alla nonviolenza, che e' il pieno dispiegarsi della civilta' umana, il pieno fiorire della persona umana nella trama di relazioni intersoggettive che chiamiamo societa', storia, natura, mondo. Ma sono gia' le quattro di mattina, tiriamoci su' che a quest'ora il bar del Bersagliere dovrebbe essere gia' aperto. 6. LETTURE. SIMON RODRIGUEZ: DIFESA DI BOLIVAR Simon Rodriguez, Difesa di Bolivar. Il Libertador del Mezzogiorno d'America e i suoi Compagni d'armi difesi da un Amico della Causa Sociale, Ambasciata del Venezuela in Italia - Massari Editore, Roma - Bolsena (Viterbo) 2005, pp. 136, euro 10. Simon Rodriguez (1771-1854), che di Bolivar fu maestro, scrisse questo testo - caotico e tumultuoso - di veemente solidarieta' col Libertador nel 1828; esso ebbe dapprima circolazione manoscritta e venne poi pubblicato a stampa nel 1830. Con una presentazione di Rodrigo Oswaldo Chaves Samudio, ambasciatore venezolano in Italia. Per richieste alla casa editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme 7. RIEDIZIONI. AUGUSTO CAVADI (A CURA DI): A SCUOLA DI ANTIMAFIA Augusto Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006, pp. 296, euro 22. Finalmente ripubblicato, in un'edizione rivista e ampliata, un eccellente strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo a educatori, formatori, docenti, bibliotecari, militanti politici di base, pubblici amministratori, e a chiunque voglia contribuire alla lotta alla mafia avendo e diffondendo una precisa cognizione di cosa occorre sapere, e cosa occorre fare e come; insomma: un libro che raccomandiamo a tutte le persone dotate del ben dell'intelletto e del piacere dell'onesta'. Con testi, oltre che del curatore, di Anna Crisantino, Giovanni la Fiura, Umberto Santino. Per richieste alla casa editrice: e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 135 del 29 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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