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La domenica della nonviolenza. 117
- Subject: La domenica della nonviolenza. 117
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 24 Jun 2007 10:58:59 +0200
- Importance: Normal
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 117 del 24 giugno 2007 In questo numero: 1. Una intervista a Remo Bodei su Ernst Bloch e il principio speranza 2. Juergen Moltmann presenta "Ateismo nel cristianesimo" di Ernst Bloch 1. RIFLESSIONE. UNA INTERVISTA A REMO BODEI SU ERNST BLOCH E IL PRINCIPIO SPERANZA [Dal sito della Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente intervista a Remo Bodei su "Bloch e il principio speranza" del 30 giugno 1994. Remo Bodei (Cagliari 1938), filosofo, docente universitario, saggista. Su Remo Bodei dal sito www.emsf.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Remo Bodei e' nato a Cagliari il 3 agosto 1938. Dopo la laurea all'Universita' di Pisa e il diploma di perfezionamento, ottiene borse di studio per le universita' di Tubinga e di Friburgo, dove segue le lezioni di Ernst Bloch e Eugen Fink, e per l'universita' di Heidelberg, dove segue le lezioni di Karl Loewith e di Dieter Henrich. Dal 1969 insegna storia della filosofia alla Scuola normale superiore e, dal 1971, all'Universita' di Pisa. Dopo aver ottenuto una borsa Humboldt presso la Ruhr-Universitaet di Bochum (1977-1979), diviene Visiting Professor presso il King's College di Cambridge, U. K. (1980) e successivamente presso la Ottawa University (1983). Insegna, a piu' riprese, presso la New York University e, recentemente, presso l'universita' di California a Los Angeles (dal 1992). Attualmente ricopre la cattedra di storia della filosofia presso l'Universita' di Pisa e ha insegnato anche presso la Scuola normale superiore della stessa citta'. Gli interessi filosofici di Remo Bodei si sono inizialmente focalizzati sulla filosofia classica tedesca, sull'idealismo, sulla cultura e l'estetica del Goethezeit e del tardo Ottocento; in seguito si sono spostati sul pensiero utopistico dell'Ottocento e del Novecento e sulla filosofia politica contemporanea. Nell'ultima decade le sue indagini si sono estese al mondo greco e romano, ad Agostino e alla storia del concetto di individualita' e di passione. Piu' recentemente ha orientato la sua ricerca sul tema del desiderio, cioe' sulla funzione delle passioni volte al conseguimento di migliori condizioni di vita. Opere di Remo Bodei: Oltre a numerosi articoli (oltre 220: su Pirandello, Gramsci, Weber, Foucault, ecc.), a traduzioni ed edizioni di testi (Hegel, Rosenkranz, Bloch, Rosenzweig, Adorno, Kracauer, Todorov, Blumemberg), Remo Bodei ha pubblicato vari volumi". Opere di Remo Bodei: Sistema ed epoca in Hegel, Bologna 1975; con F. Cassano, Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione, Bari 1977; (con Leo Lugarini, Manfed Riedel), Filosofia e societa' in Hegel, Associazione Trentina di Scienze Umane, 1977; (con Dario Borso, Mario Tronti), Societa', politica e Stato in Hegel, Marx e Gramsci, Cleup, 1977; Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch, Bibliopolis, Napoli 1979, 1983; Hoelderlin. Sul tragico, 1980 (edizione spagnola: Holderlin: la filosofia y lo tragico, Madrid, 1990); (con Norberto Bobbio, Nicola Badaloni), Etica e politica, Pratiche, 1984; Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Einaudi, Torino 1987; Ordo amoris. Conflitti terreni e felicita' celeste, Bologna 1991; Geometria delle passioni. Paura, speranza e felicita': filosofia e uso politico, Feltrinelli, Milano 1991, 2003; Ordo amoris. Conflitti terreni e felicita' celeste, Il Mulino, Bologna 1991, 2005; Libro della memoria e della speranza, Il Mulino, Bologna 1995; Le forme del bello, Il Mulino, Bologna l995; Le prix de la liberte', Paris l995; Se la storia ha un senso, Moretti & Vitali, Bergamo l997; La filosofia nel Novecento, Donzelli, Roma l997, 2006; (con Luigi F. Pizzolato), La politica e la felicita', Edizioni Lavoro, Roma 1997; Il noi diviso. Ethos e idee dell'Italia repubblicana, Einaudi, Torino 1998; Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia, Laterza, Roma-Bari 2000; I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo, Morcelliana, Brescia 2000; Il dottor Freud e i nervi dell'anima. Filosofia e societa' a un secolo dalla nascita della psicoanalisi, Donzelli, Roma 2001; Destini personali. L'eta' della colonizzazione delle coscienze, Feltrinelli, Milano 2002; Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, Zanichelli, Bologna 2005; (con Giuseppe Panella, Giovanni Spena), Il lascito Foucault, Clinamen, 2006; Piramidi di tempo. Storie e teorie del deja' vu, Il Mulino, Bologna 2006. Ernst Bloch (1885-1977) e' il grande filosofo dello "spirito dell'utopia", del "principio speranza", dell'"ortopedia del camminare eretti" (per citare alcuni titoli ed espressioni delle sue opere che sono altrettante proposte di riflessione e di lotta per la dignita' umana). Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per ampi stralci la seguente scheda: "Ernst Bloch (Ludwigshafen 8 luglio 1885 - Tubinga 4 agosto 1977). Nato in una famiglia di origine ebraica del Palatinato, si laureo' in filosofia nel 1908 con una tesi intitolata Disquisizioni critiche su Rickert e il problema dell'epistemologia moderna. Nel 1913 si sposo' con la scultrice Else von Stritzky (che mori' nel 1921). Ad Heidelberg conobbe Max Weber, mentre a Berlino frequento' Bertolt Brecht, Kurt Weill e Theodor W. Adorno, tra gli altri. Nel 1922 si sposo' con la pittrice Linda Oppenheimer. Da questo matrimonio nacque sua figlia Mirijam nel 1928, anno in cui si dissolse il matrimonio. Nel 1933, all'avvento del nazismo in Germania, emigro' prima in Svizzera, poi in Austria, in Cecoslovacchia e in Francia, finche' non si stabili' negli Stati Uniti d'America, dove scrisse la sua opera principale, Il principio speranza... Nel 1948 Bloch accetto' l'incarico di professore all'Universita' di Lipsia, nella Repubblica democratica tedesca, e qui volle portare il suo contributo di filosofo marxista al fine di creare una societa' socialista. Tuttavia entro' presto in conflitto con il regime della Rdt, che vedeva in lui un fautore del revisionismo rispetto all'ortodossia marxista e che cerco' nel 1957 di isolarlo come un "tentatore della gioventu'", costringendolo a lasciare la docenza. Nel 1961 fuggi', passando per Berlino Ovest, a Tubinga, dove ottenne una cattedra universitaria. Ne Il principio speranza (pubblicato in tre volumi dal 1953 al 1959), Bloch sosteneva che speranza e utopia sono elementi essenziali dell'agire e del pensare umano. Egli intendeva cosi' porre in luce il contenuto utopico del pensiero di Karl Marx, che viene ad assumere, nell'interpretazione di Bloch, una peculiare tensione messianica. Bloch tento' di stabilire un collegamento fra marxismo e cristianesimo, poiche' in quest'ultimo riconosceva un significato utopico, come speranza di una redenzione, che il marxismo avrebbe trasformato in una prospettiva rivoluzionaria. Al tempo stesso egli interpretava il materialismo storico marxiano alla luce di elementi filosofici ad esso estranei, quali il naturalismo del pensiero rinascimentale e le filosofie della natura di Wolfgang Goethe e di Friedrich Schelling, per pervenire a una nozione di materia come "possibilita' di tutte le figure che sono latenti nel suo grembo", e dunque come tensione e apertura al futuro e al possibile. Contesto' la linearita' del concetto di progresso e insieme ridefini' il concetto di tempo: "Rappresentare la storia universale come una successione di periodi e' senza dubbio molto piu' facile che rappresentarla nella contemporaneita' di luoghi e nella pluralita' delle sue voci; questo concetto topografico esige, infatti, perlomeno quando si presenta come storico-universale, un multiversum, anche nel tempo" (da Sul progresso, titolo originale Differenzierungen im Begriff Fortschritt, "differenziazione sul concetto di progresso"). Nel suo stile prevale un tono elevato e magniloquente, simile a quello di un profeta biblico, tuttavia punteggiato dal gusto del paradosso e da guizzi d'ironia. Tali registri stilistici rispecchiano la sua vicinanza giovanile e familiare tanto alle letture bibliche quanto all'espressionismo e alle avanguardie artistiche. Altre opere importanti di Bloch sono: Spirito dell'utopia (1918); Thomas Muenzer come teologo della rivoluzione (1921); Tracce (1930); Soggetto-Oggetto, Delucidazioni su Hegel (1949); Avicenna e la sinistra aristotelica (1952); Ateismo nel cristianesimo (1968); Il problema del materialismo: storia e sostanza (1972); Experimentum Mundi (1975)". Tra le opere di Ernst Bloch: Spirito dell'utopia, La Nuova Italia, Firenze; Thomas Muenzer, teologo della rivoluzione, Feltrinelli, Milano; Tracce, Garzanti, Milano; Soggetto-oggetto, Il Mulino, Bologna; Il principio speranza, Garzanti, Milano; Diritto naturale e dignita' umana; Ateismo nel cristianesimo, Feltrinelli, Milano; Il problema del materialismo; Experimentum mundi. Opere su Ernst Bloch: in italiano si vedano almeno gli studi di Italo Mancini, Stefano Zecchi, Remo Bodei, Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Pirola, Laura Boella, Laennec Hurbon; si veda anche il fascicolo monografico di "Aut aut", n. 173-174, settembre-dicembre 1979, dal titolo Eredita' di Bloch] - Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche [di qui in poi: Emsf]: Professor Bodei, il filosofo tedesco Ernst Bloch ha lasciato un'opera monumentale, Il principio speranza, senz'altro il suo capolavoro. Come e' articolata quest'opera e qual e' il suo significato? - Remo Bodei: Quest'opera di Bloch e' una grande enciclopedia della speranza, che mostra come la speranza stessa si insinui in tutte le manifestazioni dell'uomo a partire dai sogni, che sono un'attesa di un mondo migliore. A Shakespeare, che si chiedeva di quale materia fossero fatti i sogni, Bloch risponderebbe che la materia di cui sono fatti i sogni e' appunto la speranza. L'opera contiene anche un'analisi della speranza fatta a livello apparentemente piu' volgare, vale a dire a livello di quelli che Bloch chiama "i paradisi a prezzo scontato": il supermercato, il desiderio di avere denti bianchi e vita snella o tutto cio' che oggi e' desiderio quotidiano alimentato dalla pubblicita'. In particolare Bloch osserva, contro un certo snobismo della scuola di Francoforte, che la signorina che si mette il rossetto o si pettina in maniera civettuola, o l'uomo che sogna da ragazzo delle grandi imprese, in realta' sopportano la loro condizione attuale come una sorta di corteccia provvisoria. Da qui Bloch passa ad analizzare la speranza non soltanto in termini di utopia e quindi in termini di politica, anzi l'aspetto piu' attuale di questo libro e' di non considerare la speranza soltanto in termini politici, visto che di speranze ne abbiamo perse tante per strada ed egli stesso ha perso la speranza, legata al marxismo, di una societa' senza classi e di un mondo migliore. Bloch scopre la speranza non soltanto nelle costruzioni politiche, ma anche e soprattutto in quelle forme di grande arte, come nella musica, nella pittura, nella filosofia ed infine il libro si conclude con la piu' grande sfida alla speranza che e' rappresentata dalla morte: noi possiamo ragionevolmente sperare che la morte non sia la fine di tutto. Questo libro, per quanto riguarda la sua storia, e' stato composto in un arco di circa vent'anni: Bloch lo inizia nel periodo dell'esilio americano, alla fine degli anni Trenta, scrive il primo volume nel 1954 ed il terzo ed ultimo nel 1959. Il punto di partenza di Bloch e' il fatto che tutti abitiamo questo continente della speranza, che pur essendo affollato, e' inesplorato come l'Antartide. Per questo Il principio speranza di Bloch e' una grande mappa di tutti i territori della speranza. Bloch concepisce la speranza contro Heidegger, contro il principio dell'angoscia, se vogliamo chiamarlo cosi', in quanto, secondo Bloch, non bisogna prendere il mondo cosi' com'e': la speranza ci mostra, infatti, il mondo in movimento ed in evoluzione. L'idea di Bloch, quindi, e' che la speranza non e' semplicemente un premio di consolazione per le disgrazie necessarie della vita degli individui e della storia, ma e' piuttosto uno sforzo per vedere come le cose stanno in movimento, come si evolvono. La nostra mente non e' simile a uno specchio che riflette una realta' ferma, ma e' piuttosto qualche cosa che si inserisce nel mondo della speranza. A questo proposito possiamo rifarci a un'immagine classica della storia della filosofia: Kant parlava della candida colomba della ragione che pensa che l'aria le possa essere di ostacolo, senza rendersi conto che e' proprio essa a sostenere il suo volo. Si potrebbe dire con questa immagine che la speranza e' in Bloch l'aria che sostiene la ragione, senza la speranza la ragione non potrebbe volare e senza la ragione pero' la speranza sarebbe cieca. Bloch non cerca una soluzione sentimentale ai problemi: la speranza per questo filosofo ha un carattere conoscitivo, un carattere veggente, cioe' la speranza e' quella che permette al pensiero di articolarsi al di la' dell'immediatezza del vissuto. * - Emsf: Professor Bodei, la speranza e' per Ernst Bloch il sostegno indispensabile della ragione umana. Da che cosa e' motivata la difesa della speranza da parte dell'autore dell'opera Il principio speranza? - Remo Bodei: E' motivata in gran parte dal fatto che diamo troppa importanza da un lato alla razionalita' pura, pensiamo che gli uomini siano mossi soltanto da ragioni di tipo intellettualistico, e dall'altra e' motivata invece da coloro che ritengono che nel mondo non ci sia nessun senso delle cose e che soltanto la pura vitalita' amorfa guidi il nostro agire. Bloch vuol mostrare invece come la speranza abbia un carattere concreto. La speranza prima di tutto non e' certezza, anzi Bloch ricorda una formella, quindi un'immagine, della porta del battistero di Firenze scolpita da Andrea Pisano, in cui si mostra la Spes, la Speranza, con le braccia tese verso l'alto come Tantalo che cerca di afferrare qualche cosa. Quindi la speranza non solo non e' certezza, ma e' un tendere, un andare verso. Bloch parla di speranza concreta o di utopia concreta volendo dire due cose: da un lato che l'utopia, la speranza, l'attesa di un mondo migliore, non possono essere affidate soltanto alla "corrente fredda", cioe' all'idea che la razionalita' si faccia spazio da sola. Non basta, infatti, enunciare una cosa vera perche' questa cosa vera penetri nella testa degli uomini. D'altro lato Bloch cerca di temperare questa "corrente fredda" con una "corrente calda", cioe' non basta mobilitare gli uomini per raggiungere certi effetti, per credere che questa mobilitazione vada in una direzione accettabile. * - Emsf: Puo' spiegare la differenza tra la "corrente calda" e la "corrente fredda", anche in relazione al marxismo? - Remo Bodei: L'esempio che fa e' quello del nazionalsocialismo, che Bloch definisce un "giacobinismo del mito". E' importante un aneddoto che Bloch racconta: nel 1933, poco prima dell'avvento del nazionalsocialismo, ci fu una discussione nel palazzetto dello sport a Berlino tra un rappresentante del partito comunista tedesco e un rappresentante nazista. Il comunista entra e comincia a spiegare la caduta tendenziale del saggio di profitto secondo Marx, la gente non capisce niente, e queste verita' non fanno presa. Arriva invece il nazista che comincia a parlare in termini mitici della pugnalata alle spalle che gli ebrei e i demoplutocrati hanno dato al popolo tedesco, fa dei discorsi che hanno una grande presa emotiva, usa termini come patria, casa, quelle forme cioe' di richiamo all'identita' delle persone ed esce tra le ovazioni di tutti. Ora, per Bloch il punto, e forse anche per noi, e' quello di capire che non si puo' staccare la razionalita' dagli affetti, che non si puo' avere una pura razionalita', un socratismo, per cui basti enunciare il vero perche' il vero si raggiunga, ne' si puo' avere, come nel caso del nazionalsocialismo, una pura mobilitazione basata su problematiche irrazionali. Il tentativo di Bloch rispetto alla storia del marxismo va controcorrente. Lenin aveva scritto molto su questa capacita' di mobilitare le masse e, attraverso il culto per esempio della mummia di Lenin, anche Stalin aveva usato una certa sua mitologia, se vogliamo rozza e contadina, mentre Engels aveva parlato, in un famoso libro, del passaggio del socialismo dall'utopia alla scienza. Ora per Bloch questo passaggio e' stato fin troppo radicale e rapido. Si e' creduto che il marxismo avesse piu' successo diventando scientifico e cioe' dogmatico, ma in questo modo ha lasciato, per cosi' dire, "in mezzo ai rovi" quelle che sono le tendenze degli uomini verso una vita migliore, quello che Marx stesso chiamava il sogno di una cosa. Per questo la rivendicazione della speranza in Bloch non e' la rivendicazione di una mobilitazione cieca degli uomini verso una vita migliore che non sanno dove stia, ma e' il tentativo di innervare di queste energie umane, che altrimenti si disperdono e si dissipano, un progetto che ha una base razionale, analitica. E' vero che in Bloch non c'e' lo stesso snobismo di Adorno e degli altri studiosi della scuola di Francoforte quando disprezzano i desideri della gente comune, e quindi anche le cose apparentemente banali che la pubblicita' ci porta, ma e' anche vero che per Bloch questo non e' il livello piu' soddisfacente. Cio' che il filosofo cerca di fare e' di mostrare come nella speranza ci sia una sorta di crescendo, cioe' gli uomini devono essere addestrati, in qualche modo, attraverso la lettura di questo libro, a desiderare delle cose e a sperare delle cose che diano loro sempre maggiori soddisfazioni, che diano sempre piu' densita' di senso all'esistenza. * - Emsf: Professor Bodei, e' corretto affermare che lo scopo dell'opera di Bloch Il principio speranza e' quello di aiutare gli uomini a riscoprire nuovamente la realta' in movimento, affinche' imparino a vivere intensamente ogni istante? - Remo Bodei: Si', perche' paradossalmente l'utopia di Bloch, o la speranza di Bloch, non riguarda tanto il futuro quanto il presente, nel senso che per Bloch ogni istante puo' diventare significativo, noi dobbiamo imparare a vivere ogni momento come se fosse eterno: "Cogli l'eternita' nell'istante" e' un principio fondamentale di Bloch. Naturalmente per "eternita'" non si intende un tempo lungo, gonfiato oltre ogni dimensione finita, per "eternita'" si intende la pienezza dell'esistere, l'eternita' riguarda quei momenti d'essere in cui a me sembra di scoprire il senso delle cose e questo senso delle cose io lo scopro andando al di la' dell'oscurita' dell'attimo vissuto. Il principio che Bloch ritiene piu' originale di tutta la sua filosofia e' quello di aver scoperto che la nostra coscienza del presente, che a noi sembra cosi' cristallina, cosi' trasparente, e' in realta' opaca, e che quindi il presente in effetti e' oscuro, o, usando un proverbio cinese che usava Bloch: "Alla base del faro non c'e' luce". Questo significa allora che noi non dobbiamo proiettarci nel futuro in quanto tale, ma illuminare, attraverso la conoscenza e attraverso la conoscenza della speranza, quello che e' il centro del nostro essere, cioe' dobbiamo buttare luce, dare senso a ogni momento della nostra esistenza. Questo accade ad esempio attraverso l'arte, attraverso la musica in particolare, dove si ha il massimo di esattezza matematica e il massimo di pathos: questa e' una bella illustrazione del principio speranza, la speranza non e' soltanto pathos, ma e' anche misura e quindi la speranza e' una forma che mobilita gli animi, come la musica ci puo' dare un senso di esaltazione, di tristezza, ma nello stesso tempo questo senso di esaltazione o di tristezza e' retto da una struttura matematica rigorosa. * - Emsf: Professor Bodei, oltre che nell'esperienza del quotidiano la speranza, secondo Ernst Bloch, si manifesta nelle opere d'arte? - Remo Bodei: Si', appunto, le opere d'arte sono per Bloch una esperienza raffinata e condensata, cioe' Bloch non contrappone l'arte alla vita, non scarica tutto sui musei o sui libri per trovare il senso dell'esistenza, anzi le cose piu' banali, piu' piccole, piu' quotidiane, hanno un carattere importante. Bloch appunto si sforza di renderci nuovamente importante cio' che appare ovvio, pero' le opere d'arte hanno questo vantaggio: sono un distillato di esperienza e di grande esperienza, quindi l'opera d'arte ci mette in contatto con questo elemento di mistero e di indecidibilita'. Bloch ad esempio amava molto la pittura metafisica di De Chirico e ricorda come De Chirico firmasse i suoi quadri attorno al 1908 aggiungendovi un motto latino: "Et quid amabo nisi quod enigma est", "E che cosa amero' se non cio' che e' enigmatico?". In Bloch non c'e' il gusto, per cosi' dire, illuministico di rendere tutto chiaro e trasparente. Bloch sa appunto che il nucleo di oscurita' che e' interno a noi stessi non si potra' mai dissipare; nello stesso tempo pero' Bloch non cade nel ricatto dell'oscuro, dell'enigma per l'enigma. Per dirla con Montale "cercano la chiarita' le cose oscure", cioe' Bloch cerca di passare dall'oscuro al chiaro senza cancellare gli elementi di oscurita'. E questo riguarda eventualmente anche la morte. La morte, per Bloch, non ci e' ignota, noi sperimentiamo la morte gia' mentre siamo vivi: sono quegli attimi di densa opacita', di sogno opaco ed oscuro, di nero, di intermittenze oscure, di cui la nostra vita stessa e' costellata. Cosi' come viviamo la morte in ogni istante di opacita', noi viviamo l'eterno in ogni istante di pienezza. Se volessimo usare una formula, si potrebbe dire che Bloch, col suo insegnamento, vuole ridurre queste intermittenze dell'intelletto e del cuore, questa opacita' a noi stessi, moltiplicando gli attimi in cui, invece, noi incontriamo noi stessi. Infatti il principio speranza ruota attorno a quello che Bloch chiama "incontro con noi stessi", Selbstbegegnung, perche' la cosa piu' strana e' che noi siamo in compagnia di noi stessi, ma in realta' e' come se non ci incontrassimo mai, siamo sottoposti a tutti questi messaggi, che vengono dall'inconscio ad esempio, del mondo dei sogni e dei desideri, ma questi messaggi non sono chiari nella nostra coscienza. Scopo del principio speranza e' quello di cercare di dare un senso a questo nostro vivere a distanza da noi stessi, quindi l'ideale utopico per eccellenza e' di ritrovare noi stessi, di ritrovare il senso di noi stessi in una collettivita', non un senso solitario. Noi viviamo assieme agli altri e quindi e' anche attraverso gli altri che conosciamo parte di noi stessi. Il noi e' piu' ospitale dell'io. L'io pero' e' piu' proprio a noi stessi, quindi quando noi incontriamo l'io incontriamo anche il noi e quando incontriamo il noi incontriamo l'io, cioe' e' soltanto vivendo in questa comunita' di tutti gli uomini che l'opera d'arte ci mette in contatto con cio' che e' piu' proprio. Se ascolto una musica di Mozart o di Bach, se guardo un quadro di Raffaello o di Michelangelo, se vedo l'architettura del Partenone, ecco in questo momento cio' che e' diventato proprieta' comune del noi, del genere umano, mi parla e mi fa incontrare me stesso. * - Emsf: Professor Bodei, si puo' affermare che l'opera di Bloch contiene una speranza di vittoria sulla morte? - Remo Bodei: Si', forse qui e' un po' troppo ottimistico, nel senso che, mentre in Heidegger di Essere e tempo c'e' quasi un'apologia della morte, dell'essere per la morte, del prepararsi alla morte - tra l'altro questa posizione di Heidegger e' erede di una lunga storia, perche' e' Platone il primo a far dire a Socrate che compito del filosofo e' riflettere sulla morte ed imparare a morire - Bloch cerca, invece, di liberare tutta la tradizione filosofica, da Platone a Heidegger, da questa tanatofilia, da questa sorta di amore per la morte, cercando di mostrare come coloro che pretendono non solo che dopo la morte ci sia una vita ultraterrena, ma anche quelli che pretendono che dopo la morte ci sia soltanto il nulla non hanno ragioni dimostrabili piu' forti di quelli che invece ritengono che ci possa essere qualche altra cosa. Bloch ha una sorta di fiducia, che vorrei definire "congetturale", una fiducia appena accennata, che si puo' spiegare attraverso un passo del grande scrittore svizzero Gottfried Keller, che egli cita. L'argomento non e' molto allegro, ma il testo e' bellissimo. Gottfried Keller vede una volta un obitorio in cui sono stesi i cadaveri di gente di tutte le eta', di tutte le condizioni sociali, di entrambi i sessi, e gli sembrano degli emigranti, che dormono nel porto vicino alle loro misere cose in attesa che sorga l'alba. E' questa speranza di un sorgere di un'alba che guida il pensiero di Bloch, e quindi la possibilita' di una vittoria sulla "lampada funebre", come la chiama lui. Questa sarebbe per Bloch la speranza piu' piena, ma Bloch e' anche abbastanza realistico da sapere che questa speranza resta speranza, pero' e' altrettanto realistico quando pensa che in fondo l'evoluzione dell'umanita', del passaggio dalla scimmia all'uomo darwinianamente, e' andata verso il meglio, guidata in fondo da forze invisibili che noi non controlliamo e che la tradizione ha chiamato Dio. * - Emsf: Qual e' la posizione di Bloch nei confronti della religione? - Remo Bodei: Ora Bloch non crede nel Dio personale, anzi espone in un libro che si chiama Ateismo nel cristianesimo una tesi radicale: "Il miglior cristiano e' l'ateo". L'ateo infatti toglie alla religione l'aspetto esteriore di tipo immaginifico, legato a delle persone e a dei fatti, a Gesu' e ai miracoli, a Buddha, e lascia nella religione il nucleo piu' potente, lascia nella religione quello che e' l'aspetto determinante e cioe' che la religione contiene in se' i desideri piu' profondi degli uomini. Per certi aspetti la religione e' piu' importante della filosofia, o, per dirla in termini marxiani in riferimento ad Hegel: la ricerca del nucleo razionale dentro il guscio mistico si puo' dire che per Bloch diventa la valorizzazione proprio del guscio mistico delle religioni. E' importante che lo stesso nucleo razionale sia riferito a desideri e ad aspettative, anche perche' il nucleo razionale vive soltanto se c'e' la spinta della speranza. Forse Bloch semplifica troppo, bisognerebbe prendere piu' sul serio Heidegger. Heidegger e' piu' radicale, ma certamente e' anche vero che in Bloch c'e' questa attesa di un qualcosa che mantiene vive le energie vitali invece che deprimerle nel sacrificio e nell'essere-per-la-morte. Senza ritornare alle vecchie questioni su Heidegger e il nazismo, va anche ricordato che nel 1944, questo "essere-per-la-morte", enunciato in Essere e tempo, diventa il sacrificio dei soldati tedeschi, della popolazione civile tedesca, un sacrificio, di cui non si deve chiedere il perche', nei confronti di un regime che chiede agli uomini soltanto di "credere, obbedire e combattere" e non di pensare e non di sperare in qualcosa di meglio, soprattutto un meglio che sia emancipatorio di tutto il genere umano. Infatti la speranza di Bloch non e' la speranza di un singolo popolo o di un singolo individuo. In Bloch c'e' questo elemento corale e collettivo per cui la speranza viene paragonata a una fuga musicale, cioe' alla ripresa di un tema che ogni individuo e ogni popolo ripropongono attraverso variazioni nel tempo e in cui, come in certi corali di Bach, tutti gli individui e tutti i popoli entrano alternativamente o insieme a cantare questa polifonia, questo accordo che cerca l'unisono. Queste voci che cercano di trovare l'unita' sono per Bloch la rappresentazione stessa della storia umana e del processo della speranza nella storia umana. 2. RIFLESSIONE. JUERGEN MOLTMANN PRESENTA "ATEISMO NEL CRISTIANESIMO" DI ERNST BLOCH [Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo questo intervento di Moltmann datato Tuebingen, primo luglio 2004, dal titolo "L'ateismo nel cristianesimo di Ernst Bloch". Juergen Moltmann, nato ad Amburgo nel 1926, prigioniero di guerra, pastore, teologo; e' una delle voci piu' autorevoli della riflessione teologica contemporanea. Nella genesi del suo capolavoro del 1964 (Teologia della speranza) e' ovviamente forte ed esplicita l’influenza del pensiero di Ernst Bloch e del suo "principio speranza". Altro suo grande capolavoro e' Il Dio crocifisso del 1972. Opere di Jürgen Moltmann: segnaliamo particolarmente Teologia della speranza, L’esperimento speranza, Dio nella creazione. Dottrina ecologica della creazione, La giustizia crea futuro, Il Dio crocifisso, tutti pubblicati presso la Queriniana, Brescia. Riportiamo di seguito tutte le opere di Moltmann attualmente disponibili nel catalogo della Queriniana: con Kuno Fuessel, Johann Baptist Metz e altri, Ancora sulla "teologia politica": il dibattito continua; con Walter Kasper, Gesu' si', chiesa no?; con Hans Kueng (a cura di), Una confessione di fede ecumenica?; con Hans Kueng (a cura di), La disputa dello Spirito santo; con Hans Kueng (a cura di), Chi ha la parola nella Chiesa?; con Hans Kueng (a cura di), Il diritto al dissenso; con Hans Kueng (a cura di), Maria nelle chiese; con Hans Kueng (a cura di), Il cristianesimo tra le religioni mondiali; con Hans Kueng (a cura di), Una Convocazione ecumenica per la pace; con Hans Kueng (a cura di), Etica delle religioni universali e diritti umani; con Hans Kueng (a cura di), Il fondamentalismo come sfida ecumenica; con Hans Kueng (a cura di), Islam - una sfida per il cristianesimo; con Karl-Josef Kuschel (a cura di), I movimenti pentecostali come sfida ecumenica; con Pinchas Lapide, Monoteismo ebraico - Dottrina trinitaria cristiana. Un dialogo; con Pinchas Lapide, Israele e Chiesa: camminare insieme? Un dialogo; Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle implicazioni di una escatologia cristiana; Prospettive della teologia. Saggi; Il Dio crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e critica della teologia cristiana; (a cura di), Le origini della teologia dialettica. Parte I: Karl Barth, Heinrich Barth, Emil Brunner - Parte II: Rudolf Bultmann, Friedrich Gogarten, Edward Thurneisen; La chiesa nella forza dello spirito. Contributo per una ecclesiologia messianica; Futuro della creazione; Trinita' e Regno di Dio. La dottrina su Dio; Dio nella creazione. Dottrina ecologica della creazione; La via di Gesu' Cristo. Cristologia in dimensioni messianiche; Nella storia del Dio trinitario. Contributi per una teologia trinitaria; Lo Spirito della vita. Per una pneumatologia integrale; L'Avvento di Dio. Escatologia cristiana; Dio nel progetto del mondo moderno. Contributi per una rilevanza pubblica della teologia; Esperienze di pensiero teologico. Vie e forme della teologia cristiana; Scienza e sapienza. Scienza e teologia in dialogo; In dialogo con Ernst Bloch; La giustizia crea futuro. Una politica ispirata alla pace e un'etica fondata sulla creazione in un mondo minacciato; Che cos'e' oggi la teologia? Due contributi sulla sua attualizzazione; Chi e' Cristo per noi oggi?; La fonte della vita. Lo Spirito Santo e la teologia della vita; (a cura di), Biografia e teologia. Itinerari di teologi; Nella fine - l'inizio. Una picccola teologia della speranza; Dio viene e l'uomo acquista la liberta'. Conversazioni e tesi; Chi e' l'uomo?; Esperienze di Dio. Speranza - Angoscia - Mistica; Religione, rivoluzione e futuro; Sul gioco. Saggi sulla gioia della liberta' e sul piacere del gioco; Il linguaggio della liberazione. Prediche e meditazioni; L'esperimento speranza. Introduzioni; Nuovo stile di vita. Piccoli passi verso la "comunita'"; Uomo. L'antropologia cristiana tra i conflitti del presente; con Walter Kasper, Hans-Georg Geyer, Hans Kueng, Sulla teologia della croce; con Hans Kueng (a cura di), La Bibbia nel conflitto delle interpretazioni; con Johann Baptist Metz, Storia della passione. Due meditazioni su Marco 8,31-38; con Wolfhart Pannenberg, Karl Rahner, Johann Baptist Metz e altri, Dibattito sulla "teologia politica"; con Karl Rahner, Anton Voegtle e altri, Il simbolo apostolico; con Richard Shaull, Helmut Gollwitzer e altri, Dibattito sulla "teologia della rivoluzione". Opere su Juergen Moltmann: Rosino Gibellini, La teologia di Juergen Moltmann, Queriniana, Brescia 1975] Nell'Europa divisa che va dal 1961 al 1968 uno degli eventi spirituali e culturali piu' importanti fu il dialogo cristiano-marxista. In esso si incontrarono un socialismo umanista con "il volto umano" (Alexander Dubcek) e un cristianesimo "in movimento" con atteggiamenti rivoluzionari che riconobbero cosi' i loro caratteri comuni. Si trattava del progetto di una cultura umana contro le oppressioni dello stalinismo da una parte e le ingiustizie del capitalismo dall'altra. La Paulus-Gesellschaft, cattolica, aveva organizzato i tre dialoghi famosi a Salisburgo, Herrenchiemsee e finalmente a Marienbad/Marianske' Lazne. Per la parte socialista vi era Roger Garaudy, per quella cattolica Karl Rahner e noi piu' giovani come Milan Machovec, Lucio Lombardo Radice, Cesare Luporini, Johann Baptist Metz e io li seguivamo oppure li precedevamo anticipandoli. Dietro a tutti pero' vi era la grande autorita' socialista-cristiana del vecchio Ernst Bloch. Al culmine della visione europea di quegli anni apparve nel 1968 il suo libro Ateismo nel cristianesimo. In esso non soltanto si incontrarono il marxismo e il cristianesimo, ma si fusero "per la religione dell'Esodo e del Regno", come dice il sottotitolo. Dal marxismo giudaico di Ernst Bloch giunse l'appello ai cristiani a non credere ai falsi dei e agli idoli della ricchezza e del potere, ma ad appropriarsi della critica profetica della religione e a farsi chiamare "atei" come i primi cristiani che rifiutavano il culto dell'imperatore romano. Dalla sua eredita' cristiana giunse la speranza messianica e l'appello ai marxisti e ai socialisti a pensare al di la' di una "societa' senza classi" al futuro della nuova creazione di tutte le cose caduche ed effimere. Bloch viveva allora a Tuebingen, io vi giunsi nel 1967. In una discussione con alcuni teologi egli esclamo': "Soltanto un ateo puo' essere un buon cristiano", io replicai: "E soltanto un cristiano puo' essere un buon ateo". Lui accetto' questa "offerta", come la chiamo', e pose le due frasi nel preambolo del suo libro. Bloch scopre il suo "ateismo" nel bel mezzo della Bibbia dei Giudei e dei Cristiani. Le fa ermeneuticamente il contropelo e la legge non dall'alto con gli occhi dei sacerdoti, ma dal basso con gli occhi del popolo povero. Dietro alle storie di Dio con il suo popolo compaiono le storie del popolo con il suo Dio, storie degli uomini che altercano con Dio, mormorano su di lui e protestano contro di lui. Se leggiamo la Bibbia come Biblia pauperum, le sue storie svelano un potenziale inesauribile della speranza ribelle nel Regno del Figlio dell'uomo e nel "volto" un giorno "disvelato" dell'uomo che qui e' stato reso persino irriconoscibile. Al posto della speranza nell'aldila' appare la speranza storica in-avanti, al posto del cielo il Regno che tutto redime. Culmine del libro e' senza dubbio l'esegesi blochiana di Giobbe. Egli fa del famoso paziente che sopporta i dolori una sorta di Prometeo ebraico che da ultimo dice: "Io so che il mio vendicatore del sangue vive", e non: il mio redentore, come di solito si legge altrimenti. L'ermeneutica sovversiva di Bloch serve alla deteocratizzazione della Bibbia, per fare di questo libro di nuovo un libro rivoluzionario con ricordi pericolosi per i signori di questo mondo. Questo libro culmina nello "sposalizio di due testi": "Essere radicali significa prendere le cose alla radice. La radice delle cose e' l'uomo", scrisse Karl Marx. "Non e' ancora apparso quello che noi saremo", leggiamo nella Prima Lettera di Giovanni, "ma quando si manifestera' saremo eguali a Lui (cioe' Dio), perche' lo vedremo come egli e'". Il libro di Bloch Ateismo nel cristianesimo appartiene al suo tempo e di esso molto e' passato: e' sparito il socialismo sovietico e soltanto raramente si incontrano ancora marxisti convinti, scomparso e' anche l'ateismo, le nostre societa' postmoderne diventano "multireligiose". Soltanto raramente si incontra ancora il cristianesimo rivoluzionario, il cristianesimo religioso si diffonde. Tuttavia il capitalismo viene globalizzato e gli idoli e i vitelli d'oro del potere e dello sfruttamento esigono le loro vittime e le loro adorazioni. Chi continua a leggere questo libro di Ernst Bloch ed e' convinto della religione/rivoluzione necessaria dell'Esodo e del Regno diffondera' la critica oggi necessaria del capitalismo e della religione in onore del Dio fatto uomo. Il libro di Bloch appartiene al nostro futuro. ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 117 del 24 giugno 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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