La domenica della nonviolenza. 117



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 117 del 24 giugno 2007

In questo numero:
1. Una intervista a Remo Bodei su Ernst Bloch e il principio speranza
2. Juergen Moltmann presenta "Ateismo nel cristianesimo" di Ernst Bloch

1. RIFLESSIONE. UNA INTERVISTA A REMO BODEI SU ERNST BLOCH E IL PRINCIPIO
SPERANZA
[Dal sito della Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche
(www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente intervista a Remo Bodei su "Bloch
e il principio speranza" del 30 giugno 1994.
Remo Bodei (Cagliari 1938), filosofo, docente universitario, saggista. Su
Remo Bodei dal sito www.emsf.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Remo
Bodei e' nato a Cagliari il 3 agosto 1938. Dopo la laurea all'Universita' di
Pisa e il diploma di perfezionamento, ottiene borse di studio per le
universita' di Tubinga e di Friburgo, dove segue le lezioni di Ernst Bloch e
Eugen Fink, e per l'universita' di Heidelberg, dove segue le lezioni di Karl
Loewith e di Dieter Henrich. Dal 1969 insegna storia della filosofia alla
Scuola normale superiore e, dal 1971, all'Universita' di Pisa. Dopo aver
ottenuto una borsa Humboldt presso la Ruhr-Universitaet di Bochum
(1977-1979), diviene Visiting Professor presso il King's College di
Cambridge, U. K. (1980) e successivamente presso la Ottawa University
(1983). Insegna, a piu' riprese, presso la New York University e,
recentemente, presso l'universita' di California a Los Angeles (dal 1992).
Attualmente ricopre la cattedra di storia della filosofia presso
l'Universita' di Pisa e ha insegnato anche presso la Scuola normale
superiore della stessa citta'. Gli interessi filosofici di Remo Bodei si
sono inizialmente focalizzati sulla filosofia classica tedesca,
sull'idealismo, sulla cultura e l'estetica del Goethezeit e del tardo
Ottocento; in seguito si sono spostati sul pensiero utopistico
dell'Ottocento e del Novecento e sulla filosofia politica contemporanea.
Nell'ultima decade le sue indagini si sono estese al mondo greco e romano,
ad Agostino e alla storia del concetto di individualita' e di passione. Piu'
recentemente ha orientato la sua ricerca sul tema del desiderio, cioe' sulla
funzione delle passioni volte al conseguimento di migliori condizioni di
vita. Opere di Remo Bodei: Oltre a numerosi articoli (oltre 220: su
Pirandello, Gramsci, Weber, Foucault, ecc.), a traduzioni ed edizioni di
testi (Hegel, Rosenkranz, Bloch, Rosenzweig, Adorno, Kracauer, Todorov,
Blumemberg), Remo Bodei ha pubblicato vari volumi". Opere di Remo Bodei:
Sistema ed epoca in Hegel, Bologna 1975; con F. Cassano, Hegel e Weber.
Egemonia e legittimazione, Bari 1977; (con Leo Lugarini, Manfed Riedel),
Filosofia e societa' in Hegel, Associazione Trentina di Scienze Umane, 1977;
(con Dario Borso, Mario Tronti), Societa', politica e Stato in Hegel, Marx e
Gramsci, Cleup, 1977; Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch,
Bibliopolis, Napoli 1979, 1983; Hoelderlin. Sul tragico, 1980 (edizione
spagnola: Holderlin: la filosofia y lo tragico, Madrid, 1990); (con Norberto
Bobbio, Nicola Badaloni), Etica e politica, Pratiche, 1984; Scomposizioni.
Forme dell'individuo moderno, Einaudi, Torino 1987; Ordo amoris. Conflitti
terreni e felicita' celeste, Bologna 1991; Geometria delle passioni. Paura,
speranza e felicita': filosofia e uso politico, Feltrinelli, Milano 1991,
2003; Ordo amoris. Conflitti terreni e felicita' celeste, Il Mulino, Bologna
1991, 2005; Libro della memoria e della speranza, Il Mulino, Bologna 1995;
Le forme del bello, Il Mulino, Bologna l995; Le prix de la liberte', Paris
l995; Se la storia ha un senso, Moretti & Vitali, Bergamo l997; La filosofia
nel Novecento, Donzelli, Roma l997, 2006; (con Luigi F. Pizzolato), La
politica e la felicita', Edizioni Lavoro, Roma 1997; Il noi diviso. Ethos e
idee dell'Italia repubblicana, Einaudi, Torino 1998; Le logiche del delirio.
Ragione, affetti, follia, Laterza, Roma-Bari 2000; I senza Dio. Figure e
momenti dell'ateismo, Morcelliana, Brescia 2000; Il dottor Freud e i nervi
dell'anima. Filosofia e societa' a un secolo dalla nascita della
psicoanalisi, Donzelli, Roma 2001; Destini personali. L'eta' della
colonizzazione delle coscienze, Feltrinelli, Milano 2002; Una scintilla di
fuoco. Invito alla filosofia, Zanichelli, Bologna 2005; (con Giuseppe
Panella, Giovanni Spena), Il lascito Foucault, Clinamen, 2006; Piramidi di
tempo. Storie e teorie del deja' vu, Il Mulino, Bologna 2006.
Ernst Bloch (1885-1977) e' il grande filosofo dello "spirito dell'utopia",
del "principio speranza", dell'"ortopedia del camminare eretti" (per citare
alcuni titoli ed espressioni delle sue opere che sono altrettante proposte
di riflessione e di lotta per la dignita' umana). Dalla Wikipedia, edizione
italiana, riprendiamo per ampi stralci la seguente scheda: "Ernst Bloch
(Ludwigshafen 8 luglio 1885 - Tubinga 4 agosto 1977). Nato in una famiglia
di origine ebraica del Palatinato, si laureo' in filosofia nel 1908 con una
tesi intitolata Disquisizioni critiche su Rickert e il problema
dell'epistemologia moderna. Nel 1913 si sposo' con la scultrice Else von
Stritzky (che mori' nel 1921). Ad Heidelberg conobbe Max Weber, mentre a
Berlino frequento' Bertolt Brecht, Kurt Weill e Theodor W. Adorno, tra gli
altri. Nel 1922 si sposo' con la pittrice Linda Oppenheimer. Da questo
matrimonio nacque sua figlia Mirijam nel 1928, anno in cui si dissolse il
matrimonio. Nel 1933, all'avvento del nazismo in Germania, emigro' prima in
Svizzera, poi in Austria, in Cecoslovacchia e in Francia, finche' non si
stabili' negli Stati Uniti d'America, dove scrisse la sua opera principale,
Il principio speranza... Nel 1948 Bloch accetto' l'incarico di professore
all'Universita' di Lipsia, nella Repubblica democratica tedesca, e qui volle
portare il suo contributo di filosofo marxista al fine di creare una
societa' socialista. Tuttavia entro' presto in conflitto con il regime della
Rdt, che vedeva in lui un fautore del revisionismo rispetto all'ortodossia
marxista e che cerco' nel 1957 di isolarlo come un "tentatore della
gioventu'", costringendolo a lasciare la docenza. Nel 1961 fuggi', passando
per Berlino Ovest, a Tubinga, dove ottenne una cattedra universitaria. Ne Il
principio speranza (pubblicato in tre volumi dal 1953 al 1959), Bloch
sosteneva che speranza e utopia sono elementi essenziali dell'agire e del
pensare umano. Egli intendeva cosi' porre in luce il contenuto utopico del
pensiero di Karl Marx, che viene ad assumere, nell'interpretazione di Bloch,
una peculiare tensione messianica. Bloch tento' di stabilire un collegamento
fra marxismo e cristianesimo, poiche' in quest'ultimo riconosceva un
significato utopico, come speranza di una redenzione, che il marxismo
avrebbe trasformato in una prospettiva rivoluzionaria. Al tempo stesso egli
interpretava il materialismo storico marxiano alla luce di elementi
filosofici ad esso estranei, quali il naturalismo del pensiero
rinascimentale e le filosofie della natura di Wolfgang Goethe e di Friedrich
Schelling, per pervenire a una nozione di materia come "possibilita' di
tutte le figure che sono latenti nel suo grembo", e dunque come tensione e
apertura al futuro e al possibile. Contesto' la linearita' del concetto di
progresso e insieme ridefini' il concetto di tempo: "Rappresentare la storia
universale come una successione di periodi e' senza dubbio molto piu' facile
che rappresentarla nella contemporaneita' di luoghi e nella pluralita' delle
sue voci; questo concetto topografico esige, infatti, perlomeno quando si
presenta come storico-universale, un multiversum, anche nel tempo" (da Sul
progresso, titolo originale Differenzierungen im Begriff Fortschritt,
"differenziazione sul concetto di progresso"). Nel suo stile prevale un tono
elevato e magniloquente, simile a quello di un profeta biblico, tuttavia
punteggiato dal gusto del paradosso e da guizzi d'ironia. Tali registri
stilistici rispecchiano la sua vicinanza giovanile e familiare tanto alle
letture bibliche quanto all'espressionismo e alle avanguardie artistiche.
Altre opere importanti di Bloch sono: Spirito dell'utopia (1918); Thomas
Muenzer come teologo della rivoluzione (1921); Tracce (1930);
Soggetto-Oggetto, Delucidazioni su Hegel (1949); Avicenna e la sinistra
aristotelica (1952); Ateismo nel cristianesimo (1968); Il problema del
materialismo: storia e sostanza (1972); Experimentum Mundi (1975)". Tra le
opere di Ernst Bloch: Spirito dell'utopia, La Nuova Italia, Firenze; Thomas
Muenzer, teologo della rivoluzione, Feltrinelli, Milano; Tracce, Garzanti,
Milano; Soggetto-oggetto, Il Mulino, Bologna; Il principio speranza,
Garzanti, Milano; Diritto naturale e dignita' umana; Ateismo nel
cristianesimo, Feltrinelli, Milano; Il problema del materialismo;
Experimentum mundi. Opere su Ernst Bloch: in italiano si vedano almeno gli
studi di Italo Mancini, Stefano Zecchi, Remo Bodei, Giuseppe Cacciatore,
Giuseppe Pirola, Laura Boella, Laennec Hurbon; si veda anche il fascicolo
monografico di "Aut aut", n. 173-174, settembre-dicembre 1979, dal titolo
Eredita' di Bloch]

- Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche [di qui in poi: Emsf]:
Professor Bodei, il filosofo tedesco Ernst Bloch ha lasciato un'opera
monumentale, Il principio speranza, senz'altro il suo capolavoro. Come e'
articolata quest'opera e qual e' il suo significato?
- Remo Bodei: Quest'opera di Bloch e' una grande enciclopedia della
speranza, che mostra come la speranza stessa si insinui in tutte le
manifestazioni dell'uomo a partire dai sogni, che sono un'attesa di un mondo
migliore. A Shakespeare, che si chiedeva di quale materia fossero fatti i
sogni, Bloch risponderebbe che la materia di cui sono fatti i sogni e'
appunto la speranza. L'opera contiene anche un'analisi della speranza fatta
a livello apparentemente piu' volgare, vale a dire a livello di quelli che
Bloch chiama "i paradisi a prezzo scontato": il supermercato, il desiderio
di avere denti bianchi e vita snella o tutto cio' che oggi e' desiderio
quotidiano alimentato dalla pubblicita'. In particolare Bloch osserva,
contro un certo snobismo della scuola di Francoforte, che la signorina che
si mette il rossetto o si pettina in maniera civettuola, o l'uomo che sogna
da ragazzo delle grandi imprese, in realta' sopportano la loro condizione
attuale come una sorta di corteccia provvisoria. Da qui Bloch passa ad
analizzare la speranza non soltanto in termini di utopia e quindi in termini
di politica, anzi l'aspetto piu' attuale di questo libro e' di non
considerare la speranza soltanto in termini politici, visto che di speranze
ne abbiamo perse tante per strada ed egli stesso ha perso la speranza,
legata al marxismo, di una societa' senza classi e di un mondo migliore.
Bloch scopre la speranza non soltanto nelle costruzioni politiche, ma anche
e soprattutto in quelle forme di grande arte, come nella musica, nella
pittura, nella filosofia ed infine il libro si conclude con la piu' grande
sfida alla speranza che e' rappresentata dalla morte: noi possiamo
ragionevolmente sperare che la morte non sia la fine di tutto.
Questo libro, per quanto riguarda la sua storia, e' stato composto in un
arco di circa vent'anni: Bloch lo inizia nel periodo dell'esilio americano,
alla fine degli anni Trenta, scrive il primo volume nel 1954 ed il terzo ed
ultimo nel 1959. Il punto di partenza di Bloch e' il fatto che tutti
abitiamo questo continente della speranza, che pur essendo affollato, e'
inesplorato come l'Antartide. Per questo Il principio speranza di Bloch e'
una grande mappa di tutti i territori della speranza. Bloch concepisce la
speranza contro Heidegger, contro il principio dell'angoscia, se vogliamo
chiamarlo cosi', in quanto, secondo Bloch, non bisogna prendere il mondo
cosi' com'e': la speranza ci mostra, infatti, il mondo in movimento ed in
evoluzione. L'idea di Bloch, quindi, e' che la speranza non e' semplicemente
un premio di consolazione per le disgrazie necessarie della vita degli
individui e della storia, ma e' piuttosto uno sforzo per vedere come le cose
stanno in movimento, come si evolvono. La nostra mente non e' simile a uno
specchio che riflette una realta' ferma, ma e' piuttosto qualche cosa che si
inserisce nel mondo della speranza. A questo proposito possiamo rifarci a
un'immagine classica della storia della filosofia: Kant parlava della
candida colomba della ragione che pensa che l'aria le possa essere di
ostacolo, senza rendersi conto che e' proprio essa a sostenere il suo volo.
Si potrebbe dire con questa immagine che la speranza e' in Bloch l'aria che
sostiene la ragione, senza la speranza la ragione non potrebbe volare e
senza la ragione pero' la speranza sarebbe cieca. Bloch non cerca una
soluzione sentimentale ai problemi: la speranza per questo filosofo ha un
carattere conoscitivo, un carattere veggente, cioe' la speranza e' quella
che permette al pensiero di articolarsi al di la' dell'immediatezza del
vissuto.
*
- Emsf: Professor Bodei, la speranza e' per Ernst Bloch il sostegno
indispensabile della ragione umana. Da che cosa e' motivata la difesa della
speranza da parte dell'autore dell'opera Il principio speranza?
- Remo Bodei: E' motivata in gran parte dal fatto che diamo troppa
importanza da un lato alla razionalita' pura, pensiamo che gli uomini siano
mossi soltanto da ragioni di tipo intellettualistico, e dall'altra e'
motivata invece da coloro che ritengono che nel mondo non ci sia nessun
senso delle cose e che soltanto la pura vitalita' amorfa guidi il nostro
agire. Bloch vuol mostrare invece come la speranza abbia un carattere
concreto. La speranza prima di tutto non e' certezza, anzi Bloch ricorda una
formella, quindi un'immagine, della porta del battistero di Firenze scolpita
da  Andrea Pisano, in cui si mostra la Spes, la Speranza, con le braccia
tese verso l'alto come Tantalo che cerca di afferrare qualche cosa. Quindi
la speranza non solo non e' certezza, ma e' un tendere, un andare verso.
Bloch parla di speranza concreta o di utopia concreta volendo dire due cose:
da un lato che l'utopia, la speranza, l'attesa di un mondo migliore, non
possono essere affidate soltanto alla "corrente fredda", cioe' all'idea che
la razionalita' si faccia spazio da sola. Non basta, infatti, enunciare una
cosa vera perche' questa cosa vera penetri nella testa degli uomini. D'altro
lato Bloch cerca di temperare questa "corrente fredda" con una "corrente
calda", cioe' non basta mobilitare gli uomini per raggiungere certi effetti,
per credere che questa mobilitazione vada in una direzione accettabile.
*
- Emsf: Puo' spiegare la differenza tra la "corrente calda" e la "corrente
fredda", anche in relazione al marxismo?
- Remo Bodei: L'esempio che fa e' quello del nazionalsocialismo, che Bloch
definisce un "giacobinismo del mito". E' importante un aneddoto che Bloch
racconta: nel 1933, poco prima dell'avvento del nazionalsocialismo, ci fu
una discussione nel palazzetto dello sport a Berlino tra un rappresentante
del partito comunista tedesco e un rappresentante nazista. Il comunista
entra e comincia a spiegare la caduta tendenziale del saggio di profitto
secondo Marx, la gente non capisce niente, e queste verita' non fanno presa.
Arriva invece il nazista che comincia a parlare in termini mitici della
pugnalata alle spalle che gli ebrei e i demoplutocrati hanno dato al popolo
tedesco, fa dei discorsi che hanno una grande presa emotiva, usa termini
come patria, casa, quelle forme cioe' di richiamo all'identita' delle
persone ed esce tra le ovazioni di tutti.
Ora, per Bloch il punto, e forse anche per noi, e' quello di capire che non
si puo' staccare la razionalita' dagli affetti, che non si puo' avere una
pura razionalita', un socratismo, per cui basti enunciare il vero perche' il
vero si raggiunga, ne' si puo' avere, come nel caso del nazionalsocialismo,
una pura mobilitazione basata su problematiche irrazionali.
Il tentativo di Bloch rispetto alla storia del marxismo va controcorrente.
Lenin aveva scritto molto su questa capacita' di mobilitare le masse e,
attraverso il culto per esempio della mummia di Lenin, anche Stalin aveva
usato una certa sua mitologia, se vogliamo rozza e contadina, mentre Engels
aveva parlato, in un famoso libro, del passaggio del socialismo dall'utopia
alla scienza. Ora per Bloch questo passaggio e' stato fin troppo radicale e
rapido. Si e' creduto che il marxismo avesse piu' successo diventando
scientifico e cioe' dogmatico, ma in questo modo ha lasciato, per cosi'
dire, "in mezzo ai rovi" quelle che sono le tendenze degli uomini verso una
vita migliore, quello che Marx stesso chiamava il sogno di una cosa. Per
questo la rivendicazione della speranza in Bloch non e' la rivendicazione di
una mobilitazione cieca degli uomini verso una vita migliore che non sanno
dove stia, ma e' il tentativo di innervare di queste energie umane, che
altrimenti si disperdono e si dissipano, un progetto che ha una base
razionale, analitica. E' vero che in Bloch non c'e' lo stesso snobismo di
Adorno e degli altri studiosi della scuola di Francoforte quando disprezzano
i desideri della gente comune, e quindi anche le cose apparentemente banali
che la pubblicita' ci porta, ma e' anche vero che per Bloch questo non e' il
livello piu' soddisfacente. Cio' che il filosofo cerca di fare e' di
mostrare come nella speranza ci sia una sorta di crescendo, cioe' gli uomini
devono essere addestrati, in qualche modo, attraverso la lettura di questo
libro, a desiderare delle cose e a sperare delle cose che diano loro sempre
maggiori soddisfazioni, che diano sempre piu' densita' di senso
all'esistenza.
*
- Emsf: Professor Bodei, e' corretto affermare che lo scopo dell'opera di
Bloch Il principio speranza e' quello di aiutare gli uomini a riscoprire
nuovamente la realta' in movimento, affinche' imparino a vivere intensamente
ogni istante?
- Remo Bodei: Si', perche' paradossalmente l'utopia di Bloch, o la speranza
di Bloch, non riguarda tanto il futuro quanto il presente, nel senso che per
Bloch ogni istante puo' diventare significativo, noi dobbiamo imparare a
vivere ogni momento come se fosse eterno: "Cogli l'eternita' nell'istante"
e' un principio fondamentale di Bloch. Naturalmente per "eternita'" non si
intende un tempo lungo, gonfiato oltre ogni dimensione finita, per
"eternita'" si intende la pienezza dell'esistere, l'eternita' riguarda quei
momenti d'essere in cui a me sembra di scoprire il senso delle cose e questo
senso delle cose io lo scopro andando al di la' dell'oscurita' dell'attimo
vissuto. Il principio che Bloch ritiene piu' originale di tutta la sua
filosofia e' quello di aver scoperto che la nostra coscienza del presente,
che a noi sembra cosi' cristallina, cosi' trasparente, e' in realta' opaca,
e che quindi il presente in effetti e' oscuro, o, usando un proverbio cinese
che usava Bloch: "Alla base del faro non c'e' luce". Questo significa allora
che noi non dobbiamo proiettarci nel futuro in quanto tale, ma illuminare,
attraverso la conoscenza e attraverso la conoscenza della speranza, quello
che e' il centro del nostro essere, cioe' dobbiamo buttare luce, dare senso
a ogni momento della nostra esistenza. Questo accade ad esempio attraverso
l'arte, attraverso la musica in particolare, dove si ha il massimo di
esattezza matematica e il massimo di pathos: questa e' una bella
illustrazione del principio speranza, la speranza non e' soltanto pathos, ma
e' anche misura e quindi la speranza e' una forma che mobilita gli animi,
come la musica ci puo' dare un senso di esaltazione, di tristezza, ma nello
stesso tempo questo senso di esaltazione o di tristezza e' retto da una
struttura matematica rigorosa.
*
- Emsf: Professor Bodei, oltre che nell'esperienza del quotidiano la
speranza, secondo Ernst Bloch, si manifesta nelle opere d'arte?
- Remo Bodei: Si', appunto, le opere d'arte sono per Bloch una esperienza
raffinata e condensata, cioe' Bloch non contrappone l'arte alla vita, non
scarica tutto sui musei o sui libri per trovare il senso dell'esistenza,
anzi le cose piu' banali, piu' piccole, piu' quotidiane, hanno un carattere
importante. Bloch appunto si sforza di renderci nuovamente importante cio'
che appare ovvio, pero' le opere d'arte hanno questo vantaggio: sono un
distillato di esperienza e di grande esperienza, quindi l'opera d'arte ci
mette in contatto con questo elemento di mistero e di indecidibilita'. Bloch
ad esempio amava molto la pittura metafisica di De Chirico e ricorda come De
Chirico firmasse i suoi quadri attorno al 1908 aggiungendovi un motto
latino: "Et quid amabo nisi quod enigma est", "E che cosa amero' se non cio'
che e' enigmatico?".
In Bloch non c'e' il gusto, per cosi' dire, illuministico di rendere tutto
chiaro e trasparente. Bloch sa appunto che il nucleo di oscurita' che e'
interno a noi stessi non si potra' mai dissipare; nello stesso tempo pero'
Bloch non cade nel ricatto dell'oscuro, dell'enigma per l'enigma. Per dirla
con Montale "cercano la chiarita' le cose oscure", cioe' Bloch cerca di
passare dall'oscuro al chiaro senza cancellare gli elementi di oscurita'. E
questo riguarda eventualmente anche la morte. La morte, per Bloch, non ci e'
ignota, noi sperimentiamo la morte gia' mentre siamo vivi: sono quegli
attimi di densa opacita', di sogno opaco ed oscuro, di nero, di
intermittenze oscure, di cui la nostra vita stessa e' costellata. Cosi' come
viviamo la morte in ogni istante di opacita', noi viviamo l'eterno in ogni
istante di pienezza.
Se volessimo usare una formula, si potrebbe dire che Bloch, col suo
insegnamento, vuole ridurre queste intermittenze dell'intelletto e del
cuore, questa opacita' a noi stessi, moltiplicando gli attimi in cui,
invece, noi incontriamo noi stessi. Infatti il principio speranza ruota
attorno a quello che Bloch chiama "incontro con noi stessi",
Selbstbegegnung, perche' la cosa piu' strana e' che noi siamo in compagnia
di noi stessi, ma in realta' e' come se non ci incontrassimo mai, siamo
sottoposti a tutti questi messaggi, che vengono dall'inconscio ad esempio,
del mondo dei sogni e dei desideri, ma questi messaggi non sono chiari nella
nostra coscienza. Scopo del principio speranza e' quello di cercare di dare
un senso a questo nostro vivere a distanza da noi stessi, quindi l'ideale
utopico per eccellenza e' di ritrovare noi stessi, di ritrovare il senso di
noi stessi in una collettivita', non un senso solitario. Noi viviamo assieme
agli altri e quindi e' anche attraverso gli altri che conosciamo parte di
noi stessi. Il noi e' piu' ospitale dell'io. L'io pero' e' piu' proprio a
noi stessi, quindi quando noi incontriamo l'io incontriamo anche il noi e
quando incontriamo il noi incontriamo l'io, cioe' e' soltanto vivendo in
questa comunita' di tutti gli uomini che l'opera d'arte ci mette in contatto
con cio' che e' piu' proprio. Se ascolto una musica di Mozart o di Bach, se
guardo un quadro di Raffaello o di Michelangelo, se vedo l'architettura del
Partenone, ecco in questo momento cio' che e' diventato proprieta' comune
del noi, del genere umano, mi parla e mi fa incontrare me stesso.
*
- Emsf: Professor Bodei, si puo' affermare che l'opera di Bloch contiene una
speranza di vittoria sulla morte?
- Remo Bodei: Si', forse qui e' un po' troppo ottimistico, nel senso che,
mentre in Heidegger di Essere e tempo c'e' quasi un'apologia della morte,
dell'essere per la morte, del prepararsi alla morte - tra l'altro questa
posizione di Heidegger e' erede di una lunga storia, perche' e' Platone il
primo a far dire a Socrate che compito del filosofo e' riflettere sulla
morte ed imparare a morire - Bloch cerca, invece, di liberare tutta la
tradizione filosofica, da Platone a Heidegger, da questa tanatofilia, da
questa sorta di amore per la morte, cercando di mostrare come coloro che
pretendono non solo che dopo la morte ci sia una vita ultraterrena, ma anche
quelli che pretendono che dopo la morte ci sia soltanto il nulla non hanno
ragioni dimostrabili piu' forti di quelli che invece ritengono che ci possa
essere qualche altra cosa. Bloch ha una sorta di fiducia, che vorrei
definire "congetturale", una fiducia appena accennata, che si puo' spiegare
attraverso un passo del grande scrittore svizzero Gottfried Keller, che egli
cita. L'argomento non e' molto allegro, ma il testo e' bellissimo. Gottfried
Keller vede una volta un obitorio in cui sono stesi i cadaveri di gente di
tutte le eta', di tutte le condizioni sociali, di entrambi i sessi, e gli
sembrano degli emigranti, che dormono nel porto vicino alle loro misere cose
in attesa che sorga l'alba. E' questa speranza di un sorgere di un'alba che
guida il pensiero di Bloch, e quindi la possibilita' di una vittoria sulla
"lampada funebre", come la chiama lui. Questa sarebbe per Bloch la speranza
piu' piena, ma Bloch e' anche abbastanza realistico da sapere che questa
speranza resta speranza, pero' e' altrettanto realistico quando pensa che in
fondo l'evoluzione dell'umanita', del passaggio dalla scimmia all'uomo
darwinianamente, e' andata verso il meglio, guidata in fondo da forze
invisibili che noi non controlliamo e che la tradizione ha chiamato Dio.
*
- Emsf: Qual e' la posizione di Bloch nei confronti della religione?
- Remo Bodei: Ora Bloch non crede nel Dio personale, anzi espone in un libro
che si chiama Ateismo nel cristianesimo una tesi radicale: "Il miglior
cristiano e' l'ateo". L'ateo infatti toglie alla religione l'aspetto
esteriore di tipo immaginifico, legato a delle persone e a dei fatti, a
Gesu' e ai miracoli, a Buddha, e lascia nella religione il nucleo piu'
potente, lascia nella religione quello che e' l'aspetto determinante e cioe'
che la religione contiene in se' i desideri piu' profondi degli uomini.
Per certi aspetti la religione e' piu' importante della filosofia, o, per
dirla in termini marxiani in riferimento ad Hegel: la ricerca del nucleo
razionale dentro il guscio mistico si puo' dire che per Bloch diventa la
valorizzazione proprio del guscio mistico delle religioni. E' importante che
lo stesso nucleo razionale sia riferito a desideri e ad aspettative, anche
perche' il nucleo razionale vive soltanto se c'e' la spinta della speranza.
Forse Bloch semplifica troppo, bisognerebbe prendere piu' sul serio
Heidegger. Heidegger e' piu' radicale, ma certamente e' anche vero che in
Bloch c'e' questa attesa di un qualcosa che mantiene vive le energie vitali
invece che deprimerle nel sacrificio e nell'essere-per-la-morte. Senza
ritornare alle vecchie questioni su Heidegger e il nazismo, va anche
ricordato che nel 1944, questo "essere-per-la-morte", enunciato in Essere e
tempo, diventa il sacrificio dei soldati tedeschi, della popolazione civile
tedesca, un sacrificio, di cui non si deve chiedere il perche', nei
confronti di un regime che chiede agli uomini soltanto di "credere, obbedire
e combattere" e non di pensare e non di sperare in qualcosa di meglio,
soprattutto un meglio che sia emancipatorio di tutto il genere umano.
Infatti la speranza di Bloch non e' la speranza di un singolo popolo o di un
singolo individuo. In Bloch c'e' questo elemento corale e collettivo per cui
la speranza viene paragonata a una fuga musicale, cioe' alla ripresa di un
tema che ogni individuo e ogni popolo ripropongono attraverso variazioni nel
tempo e in cui, come in certi corali di Bach, tutti gli individui e tutti i
popoli entrano alternativamente o insieme a cantare questa polifonia, questo
accordo che cerca l'unisono. Queste voci che cercano di trovare l'unita'
sono per Bloch la rappresentazione stessa della storia umana e del processo
della speranza nella storia umana.

2. RIFLESSIONE. JUERGEN MOLTMANN PRESENTA "ATEISMO NEL CRISTIANESIMO" DI
ERNST BLOCH
[Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo questo intervento di Moltmann
datato Tuebingen, primo luglio 2004, dal titolo "L'ateismo nel cristianesimo
di Ernst Bloch".
Juergen Moltmann, nato ad Amburgo nel 1926, prigioniero di guerra, pastore,
teologo; e' una delle voci piu' autorevoli della riflessione teologica
contemporanea. Nella genesi del suo capolavoro del 1964 (Teologia della
speranza) e' ovviamente forte ed esplicita l’influenza del pensiero di Ernst
Bloch e del suo "principio speranza". Altro suo grande capolavoro e' Il Dio
crocifisso del 1972. Opere di Jürgen Moltmann: segnaliamo particolarmente
Teologia della speranza, L’esperimento speranza, Dio nella creazione.
Dottrina ecologica della creazione, La giustizia crea futuro, Il Dio
crocifisso, tutti pubblicati presso la Queriniana, Brescia. Riportiamo di
seguito tutte le opere di Moltmann attualmente disponibili nel catalogo
della Queriniana: con Kuno Fuessel, Johann Baptist Metz e altri, Ancora
sulla "teologia politica": il dibattito continua; con Walter Kasper, Gesu'
si', chiesa no?; con Hans Kueng (a cura di), Una confessione di fede
ecumenica?; con Hans Kueng  (a cura di), La disputa dello Spirito santo; con
Hans Kueng  (a cura di), Chi ha la parola nella Chiesa?; con Hans Kueng  (a
cura di), Il diritto al dissenso; con Hans Kueng  (a cura di), Maria nelle
chiese; con Hans Kueng  (a cura di), Il cristianesimo tra le religioni
mondiali; con Hans Kueng  (a cura di), Una Convocazione ecumenica per la
pace; con Hans Kueng  (a cura di), Etica delle religioni universali e
diritti umani; con Hans Kueng  (a cura di), Il fondamentalismo come sfida
ecumenica; con Hans Kueng  (a cura di), Islam - una sfida per il
cristianesimo; con Karl-Josef Kuschel (a cura di), I movimenti pentecostali
come sfida ecumenica; con Pinchas Lapide, Monoteismo ebraico - Dottrina
trinitaria cristiana. Un dialogo; con Pinchas Lapide, Israele e Chiesa:
camminare insieme? Un dialogo; Teologia della speranza. Ricerche sui
fondamenti e sulle implicazioni di una escatologia cristiana; Prospettive
della teologia. Saggi; Il Dio crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e
critica della teologia cristiana; (a cura di), Le origini della teologia
dialettica. Parte I: Karl Barth, Heinrich Barth, Emil Brunner - Parte II:
Rudolf Bultmann, Friedrich Gogarten, Edward Thurneisen; La chiesa nella
forza dello spirito. Contributo per una ecclesiologia messianica; Futuro
della creazione; Trinita' e Regno di Dio. La dottrina su Dio; Dio nella
creazione. Dottrina ecologica della creazione; La via di Gesu' Cristo.
Cristologia in dimensioni messianiche; Nella storia del Dio trinitario.
Contributi per una teologia trinitaria; Lo Spirito della vita. Per una
pneumatologia integrale; L'Avvento di Dio. Escatologia cristiana; Dio nel
progetto del mondo moderno. Contributi per una rilevanza pubblica della
teologia; Esperienze di pensiero teologico. Vie e forme della teologia
cristiana; Scienza e sapienza. Scienza e teologia in dialogo; In dialogo con
Ernst Bloch; La giustizia crea futuro. Una politica ispirata alla pace e
un'etica fondata sulla creazione in un mondo minacciato; Che cos'e' oggi la
teologia? Due contributi sulla sua attualizzazione; Chi e' Cristo per noi
oggi?; La fonte della vita. Lo Spirito Santo e la teologia della vita; (a
cura di), Biografia e teologia. Itinerari di teologi; Nella fine - l'inizio.
Una picccola teologia della speranza; Dio viene e l'uomo acquista la
liberta'. Conversazioni e tesi; Chi e' l'uomo?; Esperienze di Dio.
Speranza - Angoscia - Mistica; Religione, rivoluzione e futuro; Sul gioco.
Saggi sulla gioia della liberta' e sul piacere del gioco; Il linguaggio
della liberazione. Prediche e meditazioni; L'esperimento speranza.
Introduzioni; Nuovo stile di vita. Piccoli passi verso la "comunita'"; Uomo.
L'antropologia cristiana tra i conflitti del presente; con Walter Kasper,
Hans-Georg Geyer, Hans Kueng, Sulla teologia della croce; con Hans Kueng (a
cura di), La Bibbia nel conflitto delle interpretazioni; con Johann Baptist
Metz, Storia della passione. Due meditazioni su Marco 8,31-38; con Wolfhart
Pannenberg, Karl Rahner, Johann Baptist Metz e altri, Dibattito sulla
"teologia politica"; con Karl Rahner, Anton Voegtle e altri, Il simbolo
apostolico; con Richard Shaull, Helmut Gollwitzer e altri, Dibattito sulla
"teologia della rivoluzione". Opere su Juergen Moltmann: Rosino Gibellini,
La teologia di Juergen Moltmann, Queriniana, Brescia 1975]

Nell'Europa divisa che va dal 1961 al 1968 uno degli eventi spirituali e
culturali piu' importanti fu il dialogo cristiano-marxista. In esso si
incontrarono un socialismo umanista con "il volto umano" (Alexander Dubcek)
e un cristianesimo "in movimento" con atteggiamenti rivoluzionari che
riconobbero cosi' i loro caratteri comuni. Si trattava del progetto di una
cultura umana contro le oppressioni dello stalinismo da una parte e le
ingiustizie del capitalismo dall'altra. La Paulus-Gesellschaft, cattolica,
aveva organizzato i tre dialoghi famosi a Salisburgo, Herrenchiemsee e
finalmente a Marienbad/Marianske' Lazne. Per la parte socialista vi era
Roger Garaudy, per quella cattolica Karl Rahner e noi piu' giovani come
Milan Machovec, Lucio Lombardo Radice, Cesare Luporini, Johann Baptist Metz
e io li seguivamo oppure li precedevamo anticipandoli. Dietro a tutti pero'
vi era la grande autorita' socialista-cristiana del vecchio Ernst Bloch.
Al culmine della visione europea di quegli anni apparve nel 1968 il suo
libro Ateismo nel cristianesimo. In esso non soltanto si incontrarono il
marxismo e il cristianesimo, ma si fusero "per la religione dell'Esodo e del
Regno", come dice il sottotitolo. Dal marxismo giudaico di Ernst Bloch
giunse l'appello ai cristiani a non credere ai falsi dei e agli idoli della
ricchezza e del potere, ma ad appropriarsi della critica profetica della
religione e a farsi chiamare "atei" come i primi cristiani che rifiutavano
il culto dell'imperatore romano. Dalla sua eredita' cristiana giunse la
speranza messianica e l'appello ai marxisti e ai socialisti a pensare al di
la' di una "societa' senza classi" al futuro della nuova creazione di tutte
le cose caduche ed effimere. Bloch viveva allora a Tuebingen, io vi giunsi
nel 1967. In una discussione con alcuni teologi egli esclamo': "Soltanto un
ateo puo' essere un buon cristiano", io replicai: "E soltanto un cristiano
puo' essere un buon ateo". Lui accetto' questa "offerta", come la chiamo', e
pose le due frasi nel preambolo del suo libro.
Bloch scopre il suo "ateismo" nel bel mezzo della Bibbia dei Giudei e dei
Cristiani. Le fa ermeneuticamente il contropelo e la legge non dall'alto con
gli occhi dei sacerdoti, ma dal basso con gli occhi del popolo povero.
Dietro alle storie di Dio con il suo popolo compaiono le storie del popolo
con il suo Dio, storie degli uomini che altercano con Dio, mormorano su di
lui e protestano contro di lui. Se leggiamo la Bibbia come Biblia pauperum,
le sue storie svelano un potenziale inesauribile della speranza ribelle nel
Regno del Figlio dell'uomo e nel "volto" un giorno "disvelato" dell'uomo che
qui e' stato reso persino irriconoscibile. Al posto della speranza
nell'aldila' appare la speranza storica in-avanti, al posto del cielo il
Regno che tutto redime. Culmine del libro e' senza dubbio l'esegesi
blochiana di Giobbe. Egli fa del famoso paziente che sopporta i dolori una
sorta di Prometeo ebraico che da ultimo dice: "Io so che il mio vendicatore
del sangue vive", e non: il mio redentore, come di solito si legge
altrimenti. L'ermeneutica sovversiva di Bloch serve alla deteocratizzazione
della Bibbia, per fare di questo libro di nuovo un libro rivoluzionario con
ricordi pericolosi per i signori di questo mondo.
Questo libro culmina nello "sposalizio di due testi": "Essere radicali
significa prendere le cose alla radice. La radice delle cose e' l'uomo",
scrisse Karl Marx. "Non e' ancora apparso quello che noi saremo", leggiamo
nella Prima Lettera di Giovanni, "ma quando si manifestera' saremo eguali a
Lui (cioe' Dio), perche' lo vedremo come egli e'".
Il libro di Bloch Ateismo nel cristianesimo appartiene al suo tempo e di
esso molto e' passato: e' sparito il socialismo sovietico e soltanto
raramente si incontrano ancora marxisti convinti, scomparso e' anche
l'ateismo, le nostre societa' postmoderne diventano "multireligiose".
Soltanto raramente si incontra ancora il cristianesimo rivoluzionario, il
cristianesimo religioso si diffonde. Tuttavia il capitalismo viene
globalizzato e gli idoli e i vitelli d'oro del potere e dello sfruttamento
esigono le loro vittime e le loro adorazioni. Chi continua a leggere questo
libro di Ernst Bloch ed e' convinto della religione/rivoluzione necessaria
dell'Esodo e del Regno diffondera' la critica oggi necessaria del
capitalismo e della religione in onore del Dio fatto uomo. Il libro di Bloch
appartiene al nostro futuro.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 117 del 24 giugno 2007

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