Minime. 128



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 128 del 22 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Gruppo donne del presidio "No Dal Molin": Da un anno camminiamo
insieme...
2. Simonetta Fiori intervista Nadine Gordimer
3. Paolo Rossi ricorda Nicola Abbagnano
4. Pietro Rossi ricorda Nicola Abbagnano
5. Zina Borgini presenta "Il libro del sale" di Monique Truong
6. Letture. Pier Francesco Zarcone, La liberta' e la terra
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. GRUPPO DONNE DEL PRESIDIO "NO DAL MOLIN": DA UN ANNO
CAMMINIAMO INSIEME...
[Dal sito www.nodalmolin.it]

"L'azione su se stessi, l'azione sugli altri, consiste nel trasformare i
significati" (Simone Weil, Quaderni, IV).
Da un anno camminiamo insieme e in questo percorso comune siamo cambiate.
Si e' modificata la scansione del tempo quotidiano, siamo uscite dalle case
e dai luoghi di lavoro e abbiamo cominciato a mobilitarci per difendere il
nostro territorio, minacciato dal progetto di costruzione di un'altra base
di guerra.
La nuova base militare americana devasterebbe un ambiente ora verde,
sconvolgerebbe la fisionomia del paesaggio e il nostro stesso futuro.
Le nostre storie sono diverse, cosi' come le nostre eta': siamo lavoratrici
e casalinghe, studentesse e insegnanti, precarie e pensionate. Ci muoviamo
in contesti molto diversi: fra noi ci sono attrici, impiegate, animatrici,
artiste, operaie, donne che vengono da lunga militanza politica e donne
nuove a questo tipo di esperienza.
Al nostro interno si incrociano le generazioni, perche' ci sono madri,
figlie, nonne; ci sono italiane e donne straniere, e vicentine e donne che
provengono da regioni diverse, portatrici di differenti modelli culturali.
Tutte queste differenze costituiscono la nostra ricchezza.
Infatti all'interno delle differenze, durante il nostro percorso abbiamo
scoperto una specificita': la nostra determinazione a resistere si alimenta
di una forza che alcune di noi conoscono bene, che appartiene al genere
femminile e si consolidera' perche' e' caratterizzata da un desiderio tenace
di perseverare e di espandersi.
La scelta della lotta implica per noi, insieme alla determinazione nel
promuovere le azioni insieme a tutto il movimento, anche una disponibilita'
a prenderci cura dello spazio: il nostro e quello delle altre e degli altri,
il luogo fisico in cui sorge il presidio, la tenda e la terra circostante,
per noi luogo emblematico, luogo in cui si e' generato, si sviluppa e si
confronta il pensiero.
La disponibilita' a prendersi cura dello spazio comune non e' per noi un
aspetto riduttivo, un'attivita' marginale, perche' questo lavoro di cura
permette poi a tutti e a tutte di sentirsi accolti in uno spazio all'interno
del quale si costruiscono i progetti e le azioni di tutto il movimento che
qui converge.
Lavorare insieme per un obiettivo comune ci ha rese consapevoli di una forza
che avevamo potenzialmente, che si esprime con voce piu' forte e che cresce
nel camminare insieme.
La caratteristica che ci accomuna e' il desiderio di riflettere e di
lavorare anche su di noi e sulla nostra emotivita': di non avere paura, a
volte, di dire che si ha paura, perche' le nostre paure sono accolte e
contenute dalle altre; di parlare anche delle nostra fragilita'; di
valorizzare le emozioni, dare voce all'entusiasmo, ma anche al dubbio, dare
legittimita' all'indignazione, alla rabbia... perche' tutto questo fa parte
della passione che alimenta la ribellione e da' forza alla lotta per il
futuro.
Come donne, in quanto generatrici del vivere, guardiamo il mondo con la
testa ma anche e soprattutto con il cuore. Con questo atteggiamento siamo
riuscite a costruire un agire solidale e a disegnare una prospettiva comune
nel segnare/tracciare la strada della pace.
Lo stare insieme ci ha aiutate ad allargare lo sguardo su tutti gli aspetti
della realta', ci ha rese consapevoli della guerra globale, ci ha rese piu'
capaci nell'analisi delle strategie che stanno dentro al progetto di
militarizzazione mondiale.
Attraverso il confronto siamo passate dall'intuizione a una migliore
comprensione del gioco di potere che si svolge sopra le nostre teste per il
controllo delle risorse, alla consapevolezza della lotta feroce che e' in
atto, mascherata dalla cosiddetta "politica del sorriso", per l'egemonia
degli Usa sulla scena mondiale.
Noi non vogliamo essere complici di chi utilizza la guerra come strumento
per affermare la propria visione del mondo, per accaparrarsi le risorse del
pianeta, di chi porta distruzione e morte nei Paesi piu' diversi in nome di
un modello, per molti astratto, di democrazia.
Con le nostre pentole, le nostre bandiere, con un vaso di terra in mano,
abbiamo contribuito a far emergere le contraddizioni dell'amministrazione
cittadina e della politica nazionale.
La nostra mobilitazione ha coinvolto altre realta' femminili che difendono i
valori che stanno alla base di una diversa qualita' della vita, abbiamo
messo in primo piano i valori della pace e della salvaguardia del territorio
e dell'ambiente, anche altrove.
Noi non vogliamo rimanere fra le persone che dicono che questa vicenda non
le riguarda: noi ci sentiamo personalmente coinvolte, ci assumiamo la
responsabilita' delle nostre scelte, continueremo la lotta per la difesa e
l'affermazione dei nostri valori, per impedire che il nostro mondo venga
stravolto, e per mettere al mondo, invece, un progetto che si costruisce nel
percorso comune.
"Non ha alcuna importanza che li si chiami incontri di testimonianza o di
scambio spirituale come e' stato nel movimento per i diritti civili; gruppi
di autocoscienza come e' stato all'esordio del femminismo contemporaneo;
circoli di donne o nidi d'ape, come e' stato nella storia del movimento
delle donne; o infine cellule rivoluzionarie, consigli delle anziane o
'gruppi di amarezza' come e' stato per movimenti e culture diversi dai
nostri. La cosa che veramente conta e' che siano liberi, non piu' grandi di
una famiglia allargata, personali/politici ed estesi ovunque" (Gloria
Steinem, Autostima).
*
Il gruppo donne del presidio: Antonella Cunico, Daniela Capraro, Nicoletta
Dal Martello, Anna Faggi, Ersilia Filippi, Eufrosine Messina, Paola
Morellato, Roberta Munaro, Agnese Priante, Annetta Marie Reams, Paola
Rigoni, Nora Rodriguez, Petra Wilmer, Paola Ziche.

2. RIFLESSIONE. SIMONETTA FIORI INTERVISTA NADINE GORDIMER
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "La Repubblica"
del 18 gennaio 2007.
Simonetta Fiori e' giornalista e saggista, scrive per le pagine culturali
del quotidiano "La Repubblica".
Nadine Gordimer e' una delle piu' grandi scrittrici contemporanee,
sudafricana, impegnata contro l’apartheid, Premio Nobel per la letteratura.
Opere di Nadine Gordimer: oltre i suoi numerosi volumi di racconti e romanzi
(tra cui: Un mondo di stranieri, Occasione d'amore, Il mondo tardoborghese,
Un ospite d'onore, La figlia di Burger, Luglio, Qualcosa la' fuori, Storia
di mio figlio, L'aggancio, Sveglia, tutti presso Feltrinelli; Il bacio del
soldato, presso La Tartaruga) segnaliamo Vivere nell'interregno,
Feltrinelli, Milano 1990; Scrivere ed essere, Feltrinelli, Milano 1996.
Opere su Nadine Gordimer: AA. VV., Nadine Gordimer: a bibliography of
primary and secondary sources, 1937-1992, Hans Zell, London 1994]

"Sono un'ottimista realista", dice Nadine Gordimer, con la tenacia delle
donne minute e ferrigne. Ottantatre anni, d'una bellezza naturale senza
alcun desiderio di lifting, e' ora ospite del premio Grinzane, che ha
promosso un convegno sulla letteratura africana. "Ottimista realista", e' la
formula dietro cui spesso trova riparo, come a distinguersi dalle crescenti
voci critiche verso il suo paese, ma anche da un'inutile apologia. Simbolo
della lotta contro l'apartheid - combattuta anche attraverso i suoi romanzi
"civili", i suoi folgoranti racconti e innumerevoli saggi di denuncia - la
scrittrice-premio Nobel si trova oggi in una non facile condizione. Il
partito che lei ha lungamente sostenuto, l'African National Congress, una
volta al potere ha finito per tradire - in alcune sue incarnazioni - il
sogno di Mandela. Scrittori come Andre' Brink confessano sentimenti di
delusione, raccontando un paese colpito dal dilagare dell''aids,
criminalita' diffusa, enorme poverta'. "Se l'Anc e' oggi rappresentato da
uomini quali Nqakula e Zuma", ha scritto Brink su "Repubblica", "io mi sento
profondamente tradito". La Gordimer pero' resiste, non si lascia andare,
"non e' certo questo il mio punto di vista".
Piccola, curata, di un'eleganza minimale e assai chic, e' come se volesse
difendere a tutti i costi la storia del suo paese, che e' poi la sua stessa
storia. "Non credo che le straordinarie energie spese nella battaglia contro
l'apartheid possano considerarsi esaurite", dice con convinzione. Qualche
anno fa, in una piccola provincia sudafricana, e' stata inspiegabilmente
accusata di razzismo, lei che al tema ha dedicato anche la sua vocazione
letteraria, perche' "non e' vero che c'e' un tempo per vivere e un tempo per
scrivere, ma ci sono nazioni, periodi storici e situazioni politiche in cui
la letteratura ferisce chi la fa e chi la legge".
La politica attraversa prepotentemente anche i lapidari racconti de Il
salto, che Feltrinelli pubblichera' il mese prossimo in una nuova edizione.
Pero' al "pessimismo" di Brink si ostina ad opporre "l'ottimismo della
volonta'" secondo un celebre detto di Gramsci, autore letto dalla Gordimer,
"si', proprio lui", sorride.
Ha una missione da compiere, e la svolge con coriacea volonta' e fedele alle
formule del "politicamente corretto". Anche quando le si domanda della
rapina subita recentemente a casa sua, replica asciutta: ´Sono una vittima
della disoccupazione. Quelle giovani braccia che mi hanno stretto con forza
avrebbero dovuto essere impiegate altrove".
*
- Simonetta Fiori: Signora Gordimer, non condivide dunque la denuncia di
Brink?
- Nadine Gordimer: No, guardo al Sudafrica da una prospettiva diversa.
Sicuramente nell'attuale governo ci sono uomini che hanno tradito il sogno
di Mandela e dunque le nostre speranze, ma sento di dover difendere
fermamente l'operato del presidente Thabo Mbeki. Egli e' oggi oggetto di
molte critiche ingiuste, mentre ha avuto un ruolo fondamentale nel difendere
la pace in Africa.
*
- Simonetta Fiori: In realta' Brink fissa il suo bersaglio non in Mbeki ma
in altri personaggi come Nqakuka o Zuma, quest'ultimo accusato di corruzione
e molestie sessuali.
- Nadine Gordimer: Si', la corruzione e' uno dei problemi, ma vorrei
richiamare l'attenzione sulle gravi responsabilita' che ricadono sul nostro
presidente. Mbeki ha dimostrato di essere un grande statista, estendendo la
sua opera pacificatrice anche sugli altri paesi africani. Oggi lo criticano
perche' incapace di affrontare Robert Mugabe, il presidente dello Zimbabwe.
Ma Mugabe e' diventato un pazzo, inebriato di potere. Se Dio scendesse dai
cieli e gli intimasse: 'Smetti di rovinare il tuo paese', gli replicherebbe:
'Ma tu chi sei? Io sono Dio'. Allora, come si combatte la pazzia? Oggi tutti
i paesi, dall'Occidente all'Oriente, dovrebbero collaborare nel contrastare
questa follia, non solo il Sudafrica.
*
- Simonetta Fiori: Nei giorni scorsi la Somalia e' stata oggetto di un raid
militare ordinato dalla Casa Bianca. E' la prima volta in Africa sotto
l'amministrazione di Bush.
- Nadine Gordimer: Sono scioccata, naturalmente. Ma non c'e' niente di
nuovo: bastano la guerra in Iraq e la prigione di Guantanamo per qualificare
la politica muscolare di Bush.
*
- Simonetta Fiori: Tornando al Sudafrica, la sensazione e' che lei voglia
sorvolare sulle manchevolezze della nuova classe politica.
- Nadine Gordimer: No, non e' cosi'. Ho una critica da muovere al mio
presidente, non certo irrilevante. E' per me incomprensibile il suo
atteggiamento verso il dilagare dell'aids. Come se girasse la faccia
dall'altra parte, ignorando un fenomeno gravissimo: non solo perche' viene
offeso il diritto dell'individuo alla vita, ma anche perche' rischiano la
decimazione intere collettivita' di giovani, insegnanti, agricoltori. Come
si fa a restare impassibili davanti a questa tragedia?
*
- Simonetta Fiori: Un personaggio significativo della politica sudafricana
quale Jacob Zuma e' stato messo sotto accusa per corruzione e molestie
sessuali. Nel processo per stupro, egli si e' difeso con argomenti
pesantemente maschilisti, peraltro spuntandola. Oggi si parla di lui come un
possibile successore di Mbeki.
- Nadine Gordimer: Rabbrividisco solo all'idea. Sto seguendo con grande
apprensione tutta questa vicenda. Zuma e' un acceso populista, capace di
sollevare masse di persone, ma non ha mai detto una parola su cosa fare per
risolvere la disoccupazione o contrastare l' epidemia dell'aids. Un episodio
in particolare ne restituisce la tempra morale. Accusato di stupro ai danni
di una donna sieropositiva, ha dichiarato di aver schivato la malattia
facendo una doccia dopo il rapporto. Ma che messaggio ha dato in questo modo
ai giovani?
*
- Simonetta Fiori: L'aids e' ora al centro del suo impegno civile e
attraversa anche i suoi ultimi romanzi.
- Nadine Gordimer: Si', la battaglia mi impegna personalmente. Anche per
questo Zuma mi appare un folle superstizioso, senza alcuna responsabilita'
verso le nuove generazioni. Francamente mi sembra impossibile che l'Anc lo
scelga come suo presidente, che e' poi il primo passo verso la guida del
paese. Da quel che so, si sta cercando un candidato di ben altro calibro,
che pero' riesca a guadagnare i consensi dei seguaci isterici di Zuma.
*
- Simonetta Fiori: Non deve essere facile la condizione di chi ha
coraggiosamente sostenuto l'Anc negli anni della clandestinita' e oggi
assiste a questo spettacolo.
- Nadine Gordimer: Posso soltanto dirle che godiamo della massima liberta'
di espressione. Sono regolarmente iscritta all'African National Congress.
Quando vedo qualcosa che non approvo, lo dico liberamente. Non sono mai
stata rimproverata, ne' mi hanno mai impedito di parlare. Mi definirei
un'ottimista realista: abbiamo problemi enormi, ma anche straordinarie
risorse. Le persone che in passato mostrarono non comuni qualita' nella
lotta per la liberta' hanno oggi la determinazione per combattere gli
attuali flagelli.
*
- Simonetta Fiori: Tre mesi fa, lei ha subito nella sua casa di Johannesburg
una rapina. Che tracce le ha lasciato?
- Nadine Gordimer: E' molto spiacevole, per dirla in termini blandi. E'
molto spiacevole che uomini giovani mi abbiano aggredito in casa mia. Il
danno materiale e' stato irrilevante, tanto da chiedersi se ne sia valsa la
pena. Io non tengo a casa somme di denaro significative. Hanno cercato di
rubarmi anche la macchina, ma non ci sono riusciti: qualcuno deve averli
disturbati. Il segno e' stato piu' forte sul piano psicologico. Cio' che
piu' mi ha turbato e' il perche' e il come. I quattro giovani rapinatori
avrebbero dovuto avere di meglio da fare - studiare, lavorare, essere
occupati in qualcosa - piuttosto che scassinare casa mia ed afferrare una
vecchia signora. In fondo sono stata una vittima della disoccupazione.
*
- Simonetta Fiori: Lei e' una scrittrice, attenta al particolare. C'e'
qualcosa che l'ha colpita durante la rapina?
- Nadine Gordimer: Si', volevo osservare la faccia dei rapitori, ma il mio
aggressore mi ha premuto la testa nell'incavo della sua spalla, proprio
perche' non vedessi. Noi scrittori siamo sempre curiosi, cosi' ho allungato
lo sguardo sul suo braccio tornito, liscio, senza cicatrici. Anche le mani
erano piuttosto belle. E' a quel punto che ho pensato: ma cosa ci faceva
quell'uomo in casa mia? Per rubare dieci euro? Mi e' scattato un senso di
fallimento: in Sudafrica abbiamo compiuto passi da gigante, ma dobbiamo
lavorare ancora molto.

3. MEMORIA. PAOLO ROSSI RICORDA NICOLA ABBAGNANO
[Dal quotidiano "Il sole - 24 ore" del 15 luglio 2001, col titolo
"Abbagnano, un'esistenza per la ragione".
Su Paolo Rossi dal sito www.emsf.rai.it rirpendiamo la seguente scheda:
"Paolo Rossi e' nato a Urbino nel 1923. Si e' laureato a Firenze con Eugenio
Garin. Nel 1947, sempre con Garin, ha conseguito il diploma di
perfezionamento in studi filosofici. Dal 1950 al 1959 e' stato, a Milano,
assistente di Antonio Banfi. Libero docente in Storia della filosofia nel
1954, e' stato professore incaricato di Filosofia della storia nella
Facolta' di Lettere dell'Universita' di Milano dal 1955 al 1961. Ordinario
di Storia della filosofia dal 1961, ha insegnato nelle Universita' di
Cagliari e di Bologna e, dal 1966, nell'Universita' di Firenze. Nel 1959 ha
conseguito un 'Research Grant' presso il Warburg Institute della London
University. Nel 1970 e' stato 'Visiting Fellow' presso il Wolfson College
della Universita' di Cambridge. Nel 1972 e' stato eletto membro del Comitato
08 del Consiglio nazionale delle ricerche e rieletto nel 1977. Dal 1980 al
1983 e' stato presidente della Societa' filosofica italiana e, dal 1983 al
1990, presidente della Societa' italiana di storia della scienza. Nel 1981
e' stato eletto socio corrispondente della Accademia pontaniana di Napoli.
Nel 1985 gli e' stata conferita dalla "History of Science Society" (Usa) la
"Sarton Medal" per la Storia della scienza. Nel 1988 e' stato eletto socio
corrispondente della Accademia nazionale dei Lincei e, nel 1992, socio
nazionale. Dal 1989 e' membro dell'Accademia europea. Il primo libro di
Paolo Rossi e' dedicato ad uno dei maggiori eretici italiani del
Cinquecento. Studi particolari ha dedicato anche a Vico. Ma il campo
d'indagine in cui ha lavorato piu' estesamente e fecondamente e' la
rivoluzione scientifica della modernita'. Opere di Paolo Rossi: Giacomo
Aconcio, Bocca, Milano 1952; Francesco Bacone: dalla magia alla scienza,
Laterza, Bari l957; II ed. Einaudi, Torino 1974; Clavis universalis: arti
della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Ricciardi, Milano
1960; II ed. Il Mulino, Bologna 1983; I filosofi e le macchine: 1400-1700,
Feltrinelli, Milano 1962; Le sterminate antichita': studi vichiani,
Nistri-Lischi, Pisa 1969; Storia e filosofia: saggi sulla storiografia
filosofica, Einaudi, Torino 1969-1974; (in collaborazione con G. Luti) Le
idee e le lettere, Longanesi, Milano 1976; Immagini della scienza, Editori
Riuniti, Roma 1977; I segni del tempo: storia della Terra e delle nazioni da
Hooke a Vico, Feltrinelli, Milano 1979; I ragni e le formiche: una apologia
della storia della scienza, Il Mulino, Bologna 1986; La scienza e la
filosofia dei Moderni: aspetti della rivoluzione scientifica, Bollati
Boringhieri, Torino 1989; Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Il
Mulino, Bologna 1989; Il passato, la memoria, l'oblio, Il Mulino, Bologna
1991; (in collaborazione con V. Ferrone) Lo scienziato nell'eta' moderna,
Laterza, Bari 1994; Naufragi senza spettatore: l'idea di progresso, Il
Mulino, Bologna 1995; La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza,
Roma-Bari 1997; Bambini, sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee,
2001; Francesco Bacone. Dalla filosofia alla scienza, 2004. Ha diretto per
la Utet una Storia della scienza moderna, Torino 1988. Per la stessa casa
editrice ha diretto il trattato in quattro volumi, La filosofia, Torino
1995. Ha pubblicato circa duecento saggi e articoli su riviste italiane e
una ventina su riviste straniere".
Nicola Abbagnano (Salerno 1901 - Milano 1990), illustre filosofo e storico
della filosofia. Un'ampia notizia biobibliografica e' nelle "Notizie minime
della nonviolenza" n. 127. Utilissimo il sito alla sua figura ed alla sua
opera dedicato: www.nicolaabbagnano.it]

Oggi ricorre il centenario della nascita di Nicola Abbagnano, che nacque a
Salerno il 15 luglio del 1901, mori' a Torino il 9 settembre del 1990, dopo
aver lungamente insegnato storia della filosofia nella Facolta' di lettere
di quella Universita'. Si era laureato a Napoli con Antonio Aliotta, uno dei
filosofi italiani che non subi' il fascino delle posizioni di Giovanni
Gentile, che fu critico aspro della cosiddetta "reazione idealistica contro
la scienza". Su quest'ultimo punto l'allievo rimase sempre fedele
all'insegnamento del maestro. Abbagnano e' stato uno dei primi filosofi a
far conoscere in Italia i temi dell'esistenzialismo. In opposizione al
decadentismo e al nichilismo di alcuni fra gli esistenzialisti, aveva
teorizzato una forma di "esistenzialismo positivo" che utilizzava temi
caratteristici dell'empirismo e del pragmatismo di John Dewey.
Nel maggio del 1953 invito' a una periodica e serrata discussione filosofica
un gruppo di amici suoi coetanei e di piu' giovani studiosi. Gli obiettivi
che Abbagnano si proponeva erano pnncipalmente due: in primo luogo difendere
la laicita' della cultura filosofica italiana (che a molti sembrava messa in
pericolo dalla invadenza cattolica nel mondo della scuola e nel mondo
accademico); in secondo luogo proporre un nuovo "stile filosofico", meno
legato alla retorica e alle tendenze predicatorie ancora prevalenti in molti
settori della filosofia italiana.
In un programma che si defini' "neoilluministico", confluirono posizioni
filosofiche fra loro molto diverse. I filosofi cattolici e quelli
dell'ortodossia marxista (come Antonio Banfi o Nicola Badaloni) restarono
fuori dal gruppo. Agli incontri presero parte Eugenio Garin, Mario Dal Pra e
Ludovico Geymonat; Norberto Bobbio e Uberto Scarpelli (che si occupavano di
etica e di diritto dal punto di vista della filosofia analitica); Remo
Cantoni, Enzo Paci e Giulio Preti (che erano allievi di Banfi); Pietro
Chiodi, Carlo Viano e Pietro Rossi (scolari di Abbagnano); una provenienza
bolognese caratterizzava Alberto Pasquinelli e Antonio Santucci.
Nell'articolo di Abbagnano, intitolato "L'appello alla ragione e le tecniche
della ragione", si riconobbero personaggi molto diversi. Abbagnano vi aveva
difeso una concezione artigianale e pluralistica della ragione. Come per la
ragione degli illuministi del Settecento, anche la ragione dei
neoilluministi rinunciava a ogni pretesa di assolutezza. E il
neoilluminismo, scrisse qualche anno fa Bobbio, fu una breve parentesi
destinata a un rapido esaurimento. Ma anche le parentesi hanno la loro
importanza e non ci sono quasi mai, nel mondo delle idee, esaurimenti
definitivi.
Sono stati e sono ancora moltissimi i giovani che si avvicinano alla
filosofia attraverso le pagine limpide della Storia della filosofia (che
volle e riusci' a essere una. alternativa ai modi idealistici di praticare
la ricerca storica in filosofia) o cercando il significato di un temine in
quello splendido Dizionario di filosofia dal quale si impara la cosa piu'
importante e fascinosa e inquietante: che in filosofia non ci sono quasi mai
significati sui quali si dia universale accordo tra i filosofi (entrambe le
opere sono pubblicate dalla Utet).
Se le proposte di filosofie totalizzanti, le autopresentazioni dei
professori di filosofia come sacerdoti del vero, le forme di integralismo
filosofico, gli attacchi alla scienza e alla tecnica suscitano ancora oggi
in Italia una qualche consistente reazione, lo dobbiamo senza dubbio anche
al grande lavoro filosofico svolto da Abbagnano, con immutata tenacia, per
tutto il corso della sua lunga vita.

4. MEMORIA. PIETRO ROSSI RICORDA NICOLA ABBAGNANO
[Testo del discorso tenuto da Pietro Rossi l'11 ottobre 1999 in occasione
dell'intitolazione al filosofo Nicola Abbagnano dell'aula n. 35 della
Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Torino, col titolo
"Nicola Abbagnano: uno dei maestri piu' prestigiosi".
Su Pietro Rossi dal sito dell'Universita' di Torino riprendiamo la seguente
scheda: "Nato a Torino nel 1930, ha studiato presso l'ateneo torinese
laureandosi in filosofia nel '52 e compiendo in seguito studi di
perfezionamento all'Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, a
Milano e a Heidelberg. Libero docente in Storia della filosofia dal 1956, e'
stato nel 1959-'61 fellow della Rockefeller Foundation a Parigi. Professore
ordinario dal 1963 a Cagliari, e dal 1967 a Torino, e' attualmente titolare
della cattedra di Filosofia della storia in questa universita'; nel 1975-'76
e' stato preside della Facolta' di Lettere e filosofia. Nel triennio
1983-'86 ha fatto parte del Consiglio Universitario Nazionale. Nel semestre
estivo 1985 e' stato Max-Weber-Gastprofessor nell'Universita' di Heidelberg.
Nel 1999 la Alexander von Humboldt Stiftung gli ha attribuito un premio di
ricerca per le scienze dello spirito, che ha utilizzato per un soggiorno
prolungato nel Max-Weber-Kolleg di Erfurt e poi nell'Universita' di
Heidelberg. Ha diretto i "Classici della sociologia" delle Edizioni di
Comunita' e le collane di "Scienze sociali" e di "Filosofia" dell'editore
Loescher; attualmente cura, per le Edizioni di Comunita', la pubblicazione
di un corpus delle principali opere di Max Weber in traduzione italiana. Ha
fatto parte del Consiglio direttivo dell'Enciclopedia delle scienze sociali,
pubblicata dall'Istituto della Enciclopedia italiana (1991-2001); e' membro
del Comitato consultivo della nuova edizione della International
Encyclopedia of the Social and Behavioral Sciences, diretta da Neil J.
Smelser e Paul B. Baltes, in corso di stampa. Dal 1963 e' membro del
Comitato direttivo della "Rivista di filosofia", e dal 1985 ne e' il
direttore responsabile. E' socio nazionale residente e attualmente
vicepresidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, dopo averne diretto
la Classe di Scienze morali (dal 1997 al 1999); e' socio fondatore della
"Academia Europaea", e ha fatto parte del suo consiglio nel triennio
1997-2000. Ha studiato dapprima lo storicismo contemporaneo, dedicando ad
esso i volumi Lo storicismo tedesco contemporaneo (Einaudi, Torino 1956, 2a
ed. 1971, 3a ed. Edizioni di Comunita', Milano 1994) e Storia e storicismo
nella filosofia contemporanea (Lerici, Milano 1960, 2a ed. Il Saggiatore,
Milano 1991), nonche' la raccolta di testi Lo storicismo tedesco (Utet,
Torino 1976); ha inoltre curato la traduzione italiana dei saggi di Dilthey
sulla Critica della ragione storica (Einaudi, Torino 1954) e degli scritti
fondamentali di Max Weber, da una scelta dei principali saggi metodologici
(Einaudi, Torino 1958 - ha poi pubblicato una traduzione completa dei saggi
metodologici weberiani: Saggi sul metodo delle scienze storico-sociali,
Edizioni di Comunita', Torino 2001) a Economia e societa' (Edizioni di
Comunita', Milano 1961) e alla Sociologia della religione (Edizioni di
Comunita', Milano 1981). In seguito si e' dedicato da un lato allo studio
della filosofia illuministica della storia e della concezione positivistica
della societa', dall'altro all'analisi dei problemi teorici della ricerca
storica e delle scienze sociali contemporanee, con particolare riguardo, da
ultimo, alla 'storia globale'. Nel corso degli anni '80 ha nuovamente
rivolto la sua attenzione all'opera di Max Weber, raccogliendo i suoi studi
piu' recenti su questo autore nei volumi Vom Historismus zur historischen
Sozialwissenschaft (Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1987) e Max Weber: oltre lo
storicismo (Il Saggiatore, Milano 1988); da Weber e' risalito anche allo
studio di Marx e dei rapporti tra marxismo e scienze sociali, analizzati nel
volume Marxismo (Laterza, Roma-Bari 1996). Ha organizzato diversi convegni e
coordinato importanti ricerche, i cui risultati sono raccolti nei volumi
Ricerca sociologica e ruolo del sociologo (Il Mulino, Bologna 1972), Max
Weber e l'analisi del mondo moderno (Einaudi, Torino 1981), La teoria della
storiografia oggi (Il Saggiatore, Milano 1983; ed. tedesca Suhrkamp,
Frankfurt a. M. 1987), La storiografia contemporanea. Indirizzi e problemi
(Il Saggiatore, Milano 1987), Modelli di citta'. Strutture e funzioni
politiche (Einaudi, Torino 1987, ried. Edizioni di Comunita', Torino 2001),
La memoria del sapere (Laterza, Roma-Bari 1988), La storia comparata.
Approcci e prospettive (Il Saggiatore, Milano 1990), Filosofia italiana e
filosofie straniere nel dopoguerra (in collaborazione con C. A. Viano, Il
Mulino, Bologna 1991), Hegel. Guida storica e critica (Laterza, Roma-Bari
1992). Nel corso degli anni '90 ha coordinato, insieme a C. A. Viano, un
manuale di Storia della filosofia in sei volumi per l'editore Laterza
(1993-'99), contribuendo con tre capitoli al volume sul Settecento, con
quattro al volume sull'Ottocento, con otto al volume sul Novecento"]

In quest'aula, che viene oggi intitolata al suo nome, Nicola Abbagnano tenne
i suoi ultimi corsi, fino al momento di essere collocato fuori ruolo il
primo novembre 1971. La maggior parte della sua attivita' accademica si
svolse pero' non in questo palazzo, ma nel palazzo centrale dell'Universita'
che ospita attualmente il rettorato e poi, nel dopoguerra, in palazzo
Campana, dove anch'io e l'amico Viano - al pari di tanti professori della
facolta' - ne frequentammo le lezioni.
Abbagnano era giunto a Torino nel 1936 quale professore di Storia della
filosofia nella facolta' di Magistero, e vi aveva insegnato per tre anni
prima di trasferirsi nella nostra facolta', quale successore di Adolfo
Faggi. Vi era giunto dalla natia Salerno e da Napoli dove aveva compiuto gli
studi universitari e dove aveva insegnato per oltre un decennio, al Liceo
Umberto I e contemporaneamente, quale professore incaricato, all'Istituto di
Magistero "Suor Orsola Benincasa". Quando arrivo' a Torino, trentacinquenne,
era ormai uno studioso maturo, che aveva al suo attivo libri teorici come Le
sorgenti irrazionali del pensiero (1923) e La fisica nuova (1934), e volumi
di carattere storico sull'idealismo anglo-americano, su Emile Meyerson, su
Guglielmo d'Ockham, sulla nozione del tempo in Aristotele. E a Torino, non
in una Napoli dominata dalla presenza ingombrante di Benedetto Croce, egli
doveva diventare una figura centrale della cultura filosofica italiana.
Torino fu la sua seconda patria; e qui egli strinse legami di amicizia con
letterati come Pavese e pittori come Casorati, con filosofi come il vecchio
Gioele Solari, professore di filosofia del diritto, come Norberto Bobbio e
Ludovico Geymonat, con un editore come Carlo Verde. E a Torino egli visse le
due stagioni piu' importanti, quella esistenzialistica e quella
neoilluministica.
*
Nella seconda meta' degli anni Trenta Torino era diventata, per cosi' dire,
il centro di "importazione" dell'esistenzialismo: se ne interessavano
Annibale Pastore, Augusto Guzzo, il suo giovane allievo Luigi Pareyson. In
questa citta' per lui nuova, in un clima filosofico cosi' diverso da quello
napoletano, Abbagnano pubblicava nel '39 un libro che ebbe larga eco, La
struttura dell'esistenza. Di esso ebbe a scrivere, quasi trent'anni dopo,
Norberto Bobbio: "Tra le opere di rottura [di rottura, s'intende, del clima
filosofico idealistico] fu certamente la piu' sconvolgente. Non assomigliava
a nessuna delle opere filosofiche che si erano andate scrivendo in quegli
anni, anche nella forma, che era scabra, lineare, senza i soliti impeti
oratori e le solite virtuosita' dialettiche... Non era un libro facile, ma
proprio perche' era scritto con rigore, guidato e sorretto da una rara
disciplina mentale, si lasciava capire". Anche l'esistenzialismo italiano
aveva cosi' il suo testo, un testo che poteva affiancarsi a Sein und Zeit di
Heidegger e alla Philosophie di Jaspers, e che precedeva di qualche anno il
sartriano L'etre et le neant, ma che ad essi si contrapponeva per il suo
orientamento - come Abbagnano teneva a sottolineare - "positivo" anziche'
"negativo". Questo libro fu, negli anni successivi, al centro del dibattito
filosofico italiano, come dimostra la discussione condotta nel '43 su
"Primato", la rivista della fronda fascista facente capo a Bottai - una
discussione aperta e conclusa da Abbagnano, nella quale intervennero i
principali esponenti del pensiero filosofico di allora.
*
Ma proprio quando, all'indomani del conflitto, l'esistenzialismo era ormai
diventato una "moda", gli interessi di Abbagnano cominciarono a rivolgersi
in nuove direzioni. Egli prese parte, insieme a Geymonat, a Bobbio e a un
ristretto gruppo di scienziati torinesi, alla fondazione del Centro di studi
metodologici, che divenne il principale centro di diffusione
dell'epistemologia piu' recente, in particolare del neopositivismo; nello
stesso tempo studio' il pensiero di John Dewey, fin allora noto in Italia
soltanto come pedagogista, e ad esso dedico' nel '48 un saggio intitolato
significativamente Verso il nuovo illuminismo. Ebbe allora inizio una nuova
fase del pensiero di Abbagnano, nella quale l'"esistenzialismo positivo" del
decennio precedente si sviluppo' in direzione di un "empirismo
metodologico".
Quando nel 1948 Viano e io ci iscrivemmo alla Facolta' di Lettere e
cominciammo a seguirne le lezioni, Abbagnano aveva ormai concluso la sua
personale elaborazione dei temi centrali dell'esistenzialismo; si avviava a
diventare il filosofo del neoilluminismo. E intorno ad Abbagnano si
riunirono, in nome del "ritorno all'Illuminismo", filosofi di diversa
formazione e anche di diversa impostazione, ma accomunati dal rifiuto sia
dell'eredita' idealistica sia del risorgente spiritualismo cattolico:
filosofi come Bobbio e Geymonat, ma anche come Giulio Preti e molti altri.
Si trattava di un ritorno che poco aveva a che fare con cio' che
storicamente era stata, specialmente nei suoi progetti politici, la cultura
illuministica; ma esso rifletteva un clima nuovo, proteso alla scoperta di
vie inesplorate: un clima che, a sua volta, costituiva il correlato
dell'incipiente processo di modernizzazione della societa' italiana. E non
era affatto un caso che, in un momento nel quale il nostro paese riprendeva
la difficile strada della democrazia politica, un settore della cultura
filosofica guardasse a filosofie sorte o sviluppatesi nel mondo
anglosassone, dove quella strada era stata percorsa da secoli. Il "nuovo
illuminismo" si presentava come una filosofia che "vede nella ragione cio'
che essa e', una forza umana diretta a rendere piu' umano il mondo". Il
nuovo illuminismo, un illuminismo spogliato dell'"illusione ottimistica
dell'illuminismo settecentesco", veniva a indicare il compito proprio di una
filosofia rivolta verso una trasformazione razionale della realta', in nome
di una ragione "limitata" ma non per questo impotente.
*
In quello stesso periodo Abbagnano dedico' gran parte del proprio lavoro a
scrivere un'opera ancor oggi largamente letta (e studiata): i tre volumi
della Storia della filosofia pubblicati dalla Utet tra il 1946 e il '50,
preceduti da un fortunato Compendio scolastico edito da Paravia. Ad essi
fara' seguito, a distanza di un decennio, il Dizionario di filosofia: una
vera e propria summa concettuale, una specie di sistema filosofico esposto
per grandi "voci", che segno' il culmine di quello sforzo di chiarificazione
teorica in cui Abbagnano fu maestro.
Molti capitoli della Storia della filosofia, e molti gruppi di "voci" del
Dizionario, furono esposti nel corso delle lezioni che Abbagnano teneva a
Palazzo Campana. I corsi storici dell'immediato dopoguerra costituiscono la
preparazione dei capitoli della Storia della filosofia dedicati al pensiero
contemporaneo, mentre quelli degli anni '50 anticipano le principali
"famiglie" di concetti analizzati nel Dizionario.
Per lungo tempo Abbagnano tenne per incarico anche l'insegnamento della
Pedagogia, che egli utilizzo' soprattutto per introdurre la sociologia e per
presentare ai molti studenti che lo frequentavano le tesi poi sviluppate
nelle pagine dei Problemi di sociologia.
E in questo periodo Abbagnano fece scuola, raccogliendo intorno a se' una
schiera di allievi, incoraggiandoli a scegliere temi di ricerca congeniali
ai loro interessi - dalla filosofia antica a quella contemporanea, dalla
sociologia alla ricerca antropologica - e assicurando ad essi una liberta'
assai rara nell'universita' di allora (come forse anche in quella di oggi).
Tra questi allievi vi ero anch'io, che nel '72 sarei stato chiamato a
succedergli, e vi era Viano, che oggi tiene la sua cattedra; cosi' pure vi
erano altri piu' giovani, che insegnano nella nostra o in altra facolta'
dell'ateneo torinese. Nessuno di noi, per quanto alieno dalle celebrazioni,
ha dimenticato il debito di riconoscenza che lo lega ad Abbagnano. E questo
debito voglio oggi dichiarare pubblicamente, in un'occasione in cui la
facolta' di lettere e filosofia ricorda - con una sobrieta' di stile che
certamente non gli sarebbe dispiaciuta - uno dei suoi maestri piu'
prestigiosi.

5. LIBRI. ZINA BORGINI PRESENTA "IL LIBRO DEL SALE" DI MONIQUE TRUONG
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it).
Zina Borgini, artista, organizzatrice culturale, saggista, e' una poliedrica
intellettuale femminista.
Monique Truong e' una giovane scrittrice statunitense di origine vietnamita.
Opere di Monique Truong: Il libro del sale, Giunti, Firenze 2007]

Monique Truong, Il libro del sale, Giunti, Firenze 2007, euro 14,50.
Monique Truong e' nata a Saigon, ha contato trentanove primavere, Il libro
del sale e' il suo primo romanzo, pensato dopo aver letto Il libro di cucina
di Alice B. Toklas, volume che parlava si' di cucina, ma anche del mondo
straordinario che lei e Gertrude Stein avevano saputo costruirsi intorno
frequentando artisti e letterati come Picasso, Braque e Hemingway, ai quali
offrivano raffinata intellettualita' e ottimo cibo preparato dai loro
cuochi, spesso indocinesi. La voce narrante immaginata dalla Troung per il
libro che dedica alla Toklas e alla Stein, e' quella di Bin, cuoco
vietnamita delle Mesdames, che nella preparazione del cibo afferma una
profonda intimita' con chi poi lo consuma e puo' cosi' permettersi di
raccontare con sensualita' e violenza, disprezzo e fascino, la sua vita
passata in Vietnam e quella parigina delle due scrittrici. Il titolo e'
dedicato al sale, quello presente nel sudore, nel mare, nelle lacrime e nel
cibo. Il sale e' un ingrediente universale che si usa nelle cucine di tutti
i paesi, inoltre leggendo questo libro ho scoperto quanto questa piccola
parola possa essere il pretesto per raccontare del lavoro, della religione,
del razzismo e di tanto altro.

6. LETTURE. PIER FRANCESCO ZARCONE: LA LIBERTA' E LA TERRA
Pier Francesco Zarcone, La liberta' e la terra. Gli anarchici nella
rivoluzione messicana, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2006, pp. 368,
euro 14. Un libro appassionato e appassionante che ricostruisce puntualmente
la figura e l'opera di Ricardo Flores Magon e le vicende dell'ideale e del
movimento anarchico nella rivoluzione messicana offrendone altresi' una
precisa contestualizzazione. Per richieste alla casa editrice: Massari
Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail:
erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 128 del 22 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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