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Minime. 108
- Subject: Minime. 108
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 2 Jun 2007 00:17:39 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 108 del 2 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La festa della Repubblica e la sfilata di Mussolini 2. Oggi a Roma a Ponte Sant'Angelo 3. Oggi a Roma a Piazza Navona 4. Giancarla Codrignani: Cindy, il limite, il cammino 5. Cristina Coccia: 50 e 50 ovunque si decide 6. Noam Chomsky: Lo scudo in Europa e' una mossa di guerra 7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 8. A Firenze il 6 giugno 9. Guglielmo Ragozzino presenta "Vita e morte dell'automobile" di Guido Viale 10. Letture: Michael Loewy: Il giovane Marx e la teoria della rivoluzione 11. Riedizioni: Marco Tullio Cicerone, Le Filippiche 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA FESTA DELLA REPUBBLICA E LA SFILATA DI MUSSOLINI Oggi a Roma si festeggia la Repubblica nata dalla Resistenza, la Repubblica fondata sulla Costituzione che ripudia la guerra, la Repubblica cosa di tutte e tutti, che ad ogni essere umano riconosce piena dignita' umana. Si festeggia a Ponte Sant'Angelo e si festeggia a Piazza Navona. * Tristi figuri evidentemente nostalgici delle guerre del duce - che in Iraq, in Afghanistan si reduplicano -, si incontrano invece ai Fori imperiali per certi loro lugubri riti di sciagurati ancora non sazi di sangue innocente. Costoro non festeggiano la Repubblica italiana, ma quella di Salo'. 2. INCONTRI. OGGI A ROMA A PONTE SANT'ANGELO [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Si svolgera' a Roma oggi, 2 giugno, a ponte S. Angelo alle ore 10, con l'arrivo dei tre campers della "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace" e l'accoglienza dei carovanieri, la festa dell'altra Repubblica, quella che ripudia la guerra e detesta le aparate militari; per protestare contro l'oscena parata militare sui Fori imperiali, vetrina del riarmo italiano, e per illustrare la politica del disarmo e della pace a difesa dell'articolo 11 della Costituzione. * Programma della giornata - L'accoglienza della Carovana sara' fatta con la banda. Abbiamo con noi la Titubanda che ci travolgera' coi suoi ritmi scoppiettanti. - I racconti della Carovana con l'illustrazione delle due proposte di legge di iniziativa popolare, una per il disarmo atomico e l'altra contro le basi militari per la revisione degli accordi militari che impongono all'Italia servitu' territoriali e alleanze di guerra. - La petizione popolare per la revoca dell'accordo sullo scudo spaziale. - L'azione di teatro di Armando Profumi ed Emanuele Profumi su "Guerra e rinascita della Pace". - Azioni creative sul tema delle spese militari contro il taglio delle spese sociali. - Coreografie e banchetti informativi. In particolare il banchetto di Emergency. * Per informazioni: info at disarmiamoli.org 3. INCONTRI. OGGI A ROMA A PIAZZA NAVONA [Nuovamente proponiamo il seguente comunicato della campagna "50 e 50 ovunque si decide" (per contatti: 50e50udinazionale at gmail.com)] Il 2 giugno 2007, in piazza Navona a Roma, dalle ore 11 alle 14 inizia la campagna per la raccolta delle 50.000 firme per la presentazione della proposta di legge d'iniziativa popolare "50 e 50 ovunque si decide". L'Udi (Unione donne in Italia) lancia una proposta di legge d'iniziativa popolare "50 e 50 ovunque si decide" basata sul principio (art. 51 della Costituzione) che l'accesso dei cittadini e delle cittadine alle assemblee elettive debba svolgersi in condizioni di pari opportunita'. Si e' deciso di promuovere questa iniziativa di democrazia paritaria perche' i partiti in Italia non hanno avuto la capacita' di gestire autonomamente il riequilibrio della rappresentanza. A questo fine, nei cinque articoli in cui si articola la proposta, si prevede che in tutte le assemblee elettive le candidature siano costituite da un numero uguale di uomini e di donne, disposti in ordine alternato per sesso, pena l'esclusione automatica della lista dalla prova elettorale. La norma dovrebbe trovare applicazione per tutti i tipi di elezioni, da quelle per le Circoscrizione comunali a quelle per i candidati italiani al Parlamento europeo, passando per le elezioni di Comuni, Citta' metropolitane, Province, Regioni a statuto ordinario, Camera e Senato. E, visto che si sta discutendo di riforma del sistema elettorale, la proposta prevede modalita' di applicazione del principio paritario sia per le candidature effettuate sulla base di liste o di gruppi sia per quelle all'interno di collegi uninominali. La proposta di legge e' stata depositata in Cassazione e dal 2 giugno iniziano i nostri lavori. Per contribuire alla raccolta delle 50.000 firme necessarie: Udi nazionale, via Arco di Parma 15, 00186 Roma, e-mail: 50e50udinazionale at gmail.com, siti: www.udinazionale.org e www.50e50.it 4. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: CINDY, IL LIMITE, IL CAMMINO [Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey nella guerra in Iraq; per tutto il successivo mese di agosto e' stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George Bush stava trascorrendo le vacanze, con l'intenzione di parlargli per chiedergli conto della morte di suo figlio; intorno alla sua figura e alla sua testimonianza si e' risvegliato negli Stati Uniti un ampio movimento contro la guerra; e' stato recentemente pubblicato il suo libro Not One More Mother's Child (Non un altro figlio di madre), disponibile nel sito www.koabooks.com; sta per uscire il suo secondo libro: Peace Mom: One Mom's Journey from Heartache to Activism, per Atria Books; in italiano e' disponibile: Mamma pace. Contro la guerra, per i nostri figli, Sperling & Kupfer, Milano 2006] Suppongo che non solo le donne si siano emozionate nel leggere l'"abbandono" di Cindy; ma temo che gli uomini, soprattutto i politici, lo sentano come un "gettare la spugna" da rimuovere: guai a chi perde le sfide e si denuncia "debole". Solo che Cindy non aveva lanciato nessuna sfida: aveva posto un'obiezione. Un'obiezione giusta? Per molti americani e per tutti i pacifisti, si'. Minoritaria, certo; anche se bisognerebbe vedere quanti sono d'accordo nel ripetere che il re e' vestito. Ci vorrebbe il coraggio delle madri piu' che quello dei padri, anche se, ormai, anche loro non conservano tutto della loro educazione patriottica introiettata con i soldatini e i videogiochi violenti. Mi dispiace per Cindy, che sa, anche senza dirglielo, la solidarieta' delle altre madri, pur estranee al suo movimento. Tuttavia, davanti alla guerra, le donne restano impotenti nella loro solitudine. Hanno ricchezza di idee e di desideri; ma la realta' obbliga a fare i conti con la famiglia (mariti e figli non tollerano a lungo l'assenza e - non detto, ma fatto pagare - il protagonismo sociale della donna) e con il danaro (non abbondano le mecenate e anche le collette si esauriscono). Dovremmo sentirci in colpa? certamente no, se percepiamo il senso del limite, che ci induce a pensare che il 2007 non segna che una data in una storia ancora recente. Fino alla prima guerra mondiale, un solo secolo fa, la guerra era un valore: custodiva l'onore della patria nel lutto dei cittadini, come il codice custodiva l'onore della famiglia nel corpo delle donne. Anche le chiese benedicevano i simboli di quell'onore: le bandiere, senza cogliere la contraddizione di benedirle tutte; le salme degli eroi, gloriose, anche se segnano la morte propria e altrui. Solo nei nostri decenni si sono ingrossate le file di quanti hanno accolto, generazione dopo generazione, l'eredita' del movimento per la pace della seconda meta' dell'Ottocento, resi deboli per la concomitanza delle false esigenze di un "compimento del Risorgimento" che alimentava anche in Italia ambizioni coloniali. Anche se non divenivano cultura comune, le conseguenze della guerra erano piu' chiare alle donne, che tentarono di impedire la partenza dei treni militari per la Libia; ma la loro emancipazione subi' lo scacco di ricevere il lavoro al posto dei soldati al fronte e, poi, di vederlo tolto a beneficio dei reduci. Venne il fascismo senza che nessuno chiedesse loro che cosa pensavano di se' e degli altri. Oggi e' tutt'altra storia. Uomini e donne si impegnano nel movimento pacifista, ma, ancora una volta sono stretti dai condizionamenti del loro tempo. Le donne si credono libere come un uomo, ma difficilmente riescono ad esserlo perfino le single; possono diventare soldate ed essere "pari" anche nell'esercito. Come se non fosse sempre la struttura piu' insensata di tutte. Ma c'e', e non sara' la nostra generazione che ne vedra' la fine. Intanto perfino l'Italia si occupa di costruire soldati robot e nessun soldato si accorge che quel robot e' specchio della sua immagine storica. Non tocca, dunque, neppure alla nostra generazione dare una spallata, come si usa dire, al sistema fondato sui conflitti e sull'esistenza di forze armate. La ricerca continua a servire l'esercito e anche il computer e' nato al Pentagono. I lavoratori sono ricattati sul piano occupazionale e le imprese belliche continuano a svilupparsi decentrando la produzione in modo da farci ignorare dove vada a impiantarsi un microprocessore. D'altra parte le armi peggiori sono chimiche e biobatteriologiche, costano quasi nulla e solo la gran bonta' dei cavalieri moderni non le utilizza; per ora. L'informazione produce i suoi effetti in negativo, promuovendo insicurezza, il peggior nemico della pace: se prevale, ridurra' ulteriormente la nostra minoranza. Con Cindy non dovremmo ne' piangere ne' compiangere. Cindy ha fatto quello che la coscienza di madre le suggeriva di fare e ha passato la mano: soffre, certo, per le sue speranze deluse; ma soffrira' di piu' e soffriremo di piu' anche noi, se negli Usa - e non solo - non ci saranno altre persone che riprenderanno, meditatamente, il cammino. Le ragioni per essere testardamente dissenzienti non mancano e le insidie che ci tallonano stimolano a studiare nuovi progetti di nonviolenza attiva e nuovi stili, possibilmente, di vita e non di morte. 5. RIFLESSIONE. CRISTINA COCCIA: 50 E 50 OVUNQUE SI DECIDE [Dal sito www.50e50.it riprendiamo il seguente intervento. Cristina Coccia e' impegnata nel movimento delle donne e nella campagna "50 e 50 ovunque si decide"] Mi ero un po' depressa, sentendo le reazioni dell'uditorio all'intervento di sostegno alla proposta "50 e 50" da me svolto in un primissimo incontro di approfondimento a largo raggio. Faceva il paio con le reazioni ricevute alla battuta, in piena campagna elettorale, che, in mancanza di certezze che ci sarebbero state piu' donne nelle assemblee elettive, si poteva scegliere quella via, "di non votare", che mai avrei pensato di poter dire. Ho vissuto per 60 anni con la speranza della parita' sostanziale da vivere, e sentire che ciascuna delle interlocutrici pregiudizialmente frapponeva ostacoli da qualche parte mi sconvolgeva. Percio' mi sono sorpresa non poco quando dall'intelligenza generale delle donne che sto frequentando si e' imposto "ovunque si decide". Si e' scelto di iniziare con la proposta di legge per la democrazia paritaria. Ci sto. La visibilita' in ambito pubblico e' importante per essere paritarie "ovunque si decide". Sappiamo bene quanto siano chiusi i luoghi delle decisioni. * L'altro giorno, in un gruppo di approfondimento sui nuovi diritti - "Ragionamenti sul patriarcato" - mi sono trovata a dire, poiche' in Italia stanno avvenendo molte trasformazioni in ambito pubblico, che sentivo pesante l'utilizzo della parola "sinistra", coniata con la rivoluzione francese, come in altra occasione avevo sentito pesarmi il linguaggio che usava la parola "proletariato", decodificata come "proprietari solo della prole". Certo "democrazia" ha ancora piu' lontane origini, tanto che dobbiamo aggiungervi "paritaria" per essere sicure di esprimere il concetto piu' vicino a cio' che intendiamo. Non una quota dunque, non una riserva indiana (anche se alcuni ora la vorrebbero per le risorse "naturali" rintracciatevi), ma l'attivazione dell'attuale principio di vita. 6. RIFLESSIONE. NOAM CHOMSKY: LO SCUDO IN EUROPA E' UNA MOSSA DI GUERRA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 maggio 2007. Noam Chomsky e' nato a Philadelphia nel 1928; illustre linguista, docente universitario al Mit di Boston, e' uno degli intellettuali americani piu' prestigiosi, da decenni impegnato per i diritti civili e dei popoli, contro la guerra e l'imperialismo. Alcune opere di Noam Chomsky: Saggi linguistici. Vol. I: L'analisi formale del linguaggio, Boringhieri, Torino 1969; Saggi linguistici. Vol. II: La grammatica generativa trasformazionale, Boringhieri, Torino 1970, 1979; Saggi linguistici. Vol. III: Filosofia del linguaggio, Boringhieri, Torino 1969, 1977; Problemi di teoria linguistica, Boringhieri, Torino 1975; La grammatica trasformazionale. Saggi espositivi, Boringhieri, Torino 1975; Saggi di fonologia, Boringhieri, Torino 1977; Le strutture della sintassi, Laterza, Bari 1970; Intervista su linguaggio e ideologia, Laterza, Bari 1977; Conoscenza e liberta', Einaudi, Torino 1973, 1974; Riflessioni sul linguaggio, Einaudi, Torino 1981; Forma e interpretazione, Il Saggiatore, Milano 1989; Regole e rappresentazioni, Il Saggiatore, Milano 1981, 1990; Linguaggio e problemi della conoscenza, Il Mulino, Bologna 1991; I nuovi mandarini, Einaudi, Torino 1969, Net, Milano 2003; La guerra americana in Asia, Einaudi, Torino 1972; Riflessioni sul Medio Oriente, Einaudi, Torino 1976; La quinta liberta', Eleuthera, Milano 1987; Alla corte di re Artu', Eleuthera, Milano 1994; Illusioni necessarie, Eleuthera, Milano 1991; Anno 501: la Conquista continua, Gamberetti, Roma 1993, 1996; I cortili dello zio Sam, Gamberetti, Roma 1995; Il club dei ricchi, Gamberetti, Roma 1996; Linguaggio e liberta', Marco Tropea, Milano 1998; La fabbrica del consenso, Marco Tropea, Milano 1998; Sulla nostra pelle, Marco Tropea, Milano 1999; Atti di aggressione e di controllo, Marco Tropea, Milano 2000; 11 settembre, Marco Tropea, Milano 2001; Dopo l'11 settembre, Marco Tropea, Milano 2003; Il potere dei media, Vallecchi, Firenze 1994; Il potere, Editori Riuniti, Roma 1997; Guerra ed economia criminale, Asterios, Trieste 2002; Terrore infinito, Dedalo, Bari 2002. Alcune opere su Noam Chomsky: Lyons, John, Chomsky, Fontana Press, London, 1970, 1991; Piattelli-Palmarini, Massimo (a cura di), Theories du langage. Theories de l'aprentissage. Le debat entre Jean Piaget et Noam Chomsky, Seuil, Paris 1979, 1982; per una serrata critica di alcuni interventi di Chomsky cfr. il saggio di Pierre Vidal-Naquet in Idem, Gli ebrei la memoria e il presente, Editori Riuniti, Roma 1985; in italiano esistono molti studi su Chomsky linguista e sulla grammatica generativa trasformazionale, ma a nostra conoscenza non c'e' una monografia complessiva su Chomsky come intellettuale pacifista ed attivista per i diritti umani e dei popoli. Nel web e' disponibile un utile "Noam Chomsky Archive": www.zmag.org/chomsky/] L'installazione di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale e' praticamente una dichiarazione di guerra. Provate a immaginare come reagirebbe l'America se la Russia, la Cina, l'Iran o qualunque potenza straniera osasse anche solo pensare di collocare un sistema di difesa missilistica sui confini degli Stati Uniti o nelle loro vicinanze, o addirittura portasse avanti questo piano. In tali inimmaginabili circostanze, una violenta reazione americana sarebbe non solo quasi certa, ma anche comprensibile, per ragioni semplici e chiare. E' universalmente noto che la difesa missilistica e' un'arma di primo colpo. Autorevoli analisti militari americani la descrivono cosi': "Non solo uno scudo, ma un'abilitazione all'azione". Essa "facilitera' un'applicazione piu' efficace della potenza militare degli Stati Uniti all'estero". "Isolando il paese dalle rappresaglie, la difesa missilistica garantira' la capacita' e la disponibilita' degli Stati Uniti a 'modellare' l'ambiente in altre parti del mondo". "La difesa missilistica non serve a proteggere l'America. E' uno strumento per il dominio globale". "La difesa missilistica serve a conservare la capacita' americana di esercitare il potere all'estero. Non riguarda la difesa; e' un'arma di offesa ed e' per questo che ne abbiamo bisogno". Tutte queste citazioni vengono da autorevoli fonti liberali appartenenti alla tendenza dominante, che vorrebbero sviluppare il sistema e collocarlo agli estremi limiti del dominio globale degli Stati Uniti. La logica e' semplice e facile da capire: un sistema di difesa missilistica funzionante informa i potenziali obiettivi che "vi attaccheremo se ci va e voi non sarete in grado di rispondere, quindi non potrete impedircelo". Stanno vendendo il sistema agli europei come una difesa contro i missili iraniani. Se anche l'Iran avesse armi nucleari e missili a lunga gittata, le probabilita' che le usi per attaccare l'Europa sono inferiori a quelle che l'Europa venga colpita da un asteroide. Se dunque si trattasse davvero di difesa, la Repubblica Ceca dovrebbe installare un sistema per difendersi dagli asteroidi. Se l'Iran desse anche il minimo segno di voler fare una simile mossa, il paese verrebbe vaporizzato. Il sistema e' davvero puntato contro l'Iran, ma come arma di primo colpo. Fa parte delle crescenti minacce americane di attaccare l'Iran, minacce che costituiscono di per se' una grave violazione della Carta delle Nazioni Unite, sebbene questo tema non emerga. Quando Mikhail Gorbaciov permise alla Germania unita di far parte di un'alleanza militare ostile, accetto' una grave minaccia alla sicurezza della Russia, per ragioni troppo note per rivederle ora. In cambio il governo degli Stati Uniti si impegno' a non allargare la Nato a est. Questo impegno e' stato violato qualche anno piu' tardi, suscitando pochi commenti in Occidente, ma aumentando il pericolo di uno scontro militare. La cosiddetta difesa missilistica aumenta il rischio che scoppi una guerra. La "difesa" consiste nell'aumentare le minacce di aggressione in Medio Oriente, con conseguenze incalcolabili, e il pericolo di una guerra nucleare definitiva. Oltre mezzo secolo fa, Bertrand Russell e Alfred Einstein lanciarono un appello ai popoli del mondo perche' affrontassero il fatto che ci troviamo di fronte a una scelta "netta, terribile e inevitabile. Dobbiamo porre fine alla razza umana, o l'umanita' e' disposta a rinunciare alla guerra?". Accettare il cosiddetto "sistema di difesa missilistica" colloca la scelta a favore della fine della razza umana in un futuro non troppo distante. 7. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in banca o alla posta. Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. INCONTRI. A FIRENZE IL 6 GIUGNO [Dalla Fondazione Ernesto Balducci (per contatti: fondazionebalducci at virgilio.it) riceviamo e diffondiamo. Ernesto Balducci e' nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto) nel 1922, ed e' deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992. Sacerdote, insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di numerose iniziative di pace e di solidarieta'. Fondatore della rivista "Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (Ecp) nel 1986. Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, e' stato un pensatore di grande vigore ed originalita', le cui riflessioni ed analisi sono decisive per un'etica della mondialita' all'altezza dei drammatici problemi dell'ora presente. Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo particolarmente alcuni libri dell'ultimo periodo: Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un'utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi Ecp); La terra del tramonto (Ecp); Montezuma scopre l'Europa (Ecp). Si vedano anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); la raccolta postuma di scritti autobiografici Il sogno di una cosa (Ecp); la raccolta postuma di scritti su temi educativi Educazione come liberazione (Libreria Chiari); il manuale di storia della filosofia, Storia del pensiero umano (Cremonese); ed il corso di educazione civica Cittadini del mondo (Principato), in collaborazione con Pierluigi Onorato. Opere su Ernesto Balducci: cfr. i due fondamentali volumi monografici di "Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn. 347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani, "Testimonianze" nn. 373-374, 1995; un'ottima rassegna bibliografica preceduta da una precisa introduzione biografica e' il libro di Andrea Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari, Firenze 1996; recente e' il libro di Bruna Bocchini Camaiani, Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernita', Laterza, Roma-Bari 2002; cfr. anche almeno Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002; e AA. VV., Verso l'"uomo inedito", Fondazione Ernesto Balducci, San Domenico di Fiesole (Fi) 2004. Per contattare la Fondazione Ernesto Balducci: tel. 055599147, e-mail: fondazionebalducci at virgilio.it, sito: www.fondazionebalducci.it] Comune di Fiesole, Crocevia di pace e Fondazione Ernesto Balducci promuovono il secondo Convegno nazionale "Se vuoi la pace, educa alla pace", mercoledi' 6 giugno 2007, alla Sala Capitolare della badia Fiesolana, via dei Roccettini, San Domenico di Fiesole (Firenze). * Ore 9,30. - Saluti: Fabio Incatasciato, sindaco di Fiesole; Andrea Cecconi, direttore della Fondazione Ernesto Balducci. - Prima sessione, insegnare la pace: introduce e coordina Maria Luisa Moretti, assessora alla formazione del Comune di Fiesole. Interventi sul tema "Il ruolo delle universita'": prof. Alberto L'Abate, dell'Universita' di Firenze (Ricerche e formazione per un futuro meno violento); un rappresentante dell'Universita' di Pisa (Cisp); un rappresentante del Cipac; un rappresentante dell'Associazione per la campagna del decennale Onu per l'educazione alla pace e alla nonviolenza delle giovani generazioni. Interventi sul tema "L'esperienza delle scuole di pace": Roberto Maffeo, pedagogista, Scuola di pace del quartiere Savena di Bologna; Franca Bazzanella, coordinatrice Unip di Rovereto; Marzia Gigli, responsabile area educativa della Scuola di pace di Montesole; un rappresentante della Scuola di pace di Lucca * Ore 13, pranzo (presso la mensa dell'Universita' Europea). * Ore 14,30 - Seconda sessione, Esperienze didattiche a confronto: coordina Annibale Divizia, del Comitato scientifico della Fondazione Ernesto Balducci. Interventi: Maria Grazia Bellini, coordinatrice della Tavola nazionale della pace, Perugia; un rappresentante del Centro interculturale di Pontassieve; un rappresentante del Tavolo della pace di Pontedera; un rappresentante dell'Istituto comprensivo "Ernesto Balducci" di Fiesole; un rappresentante dell'Istituto comprensivo "Baccio da Montelupo", Comune di Montelupo; un rappresentante dell'Ucodep. - Dibattito * Ore 17,30, conclusioni. * Per arrivare a San Domenico di Fiesole si puo' prendere l'autobus n. 7 dalla Stazione di Firenze Santa Maria Novella. Per informazioni: Fondazione Ernesto Balducci, via dei Roccettini 9, 50016 San Domenico di Fiesole (Firenze), tel. 055599147, fax. 055599240, e-mail: fondazionebalducci at virgilio.it, sito: www.fondazionebalducci.it 9. LIBRI. GUGLIELMO RAGOZZINO PRESENTA "VITA E MORTE DELL'AUTOMOBILE" DI GUIDO VIALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 maggio 2007. Dispiace non poco che il recensore sembri non aver letto il precedente libro di Viale sullo stesso tema (Tutti in taxi, del 1996), da cui alcuni - ci sembra - non lievi equivoci in questo pur benintenzionato ed apprezzabile articolo, il cui tono a tratti frivolo (caduta di stile che ad un tempo cela e disvela una irriflessa ma effettuale subalternita' alla pervasiva e pressoche' totalitaria ideologia dell'automobilismo privato) non poco dispiace. Guglielmo Ragozzino e' giornalista del "Manifesto" e collaboratore de "Le monde diplomatique". Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell’ Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa). Opere di Guido Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano 1978; Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi, Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino 1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007] C'e' una parte del libro di Guido Viale, Vita e morte dell'automobile (Bollati Boringhieri, pp. 176, euro 12) che ha per titolo "Cronache" e che potrebbe sembrare a prima vista un riempitivo, per raggiungere il numero di pagine canonico, o forse un siparietto, per allentare sapientemente la tensione. Ma non e' cosi'. Alcuni lettori si sono anzi convinti, ma senza alcuna conferma da parte dell'autore, che la prima delle Cronache ("Il fuoristrada urbano") rappresenti il punto di avvio del libro. Scrive Viale: "Leggo sulla 'Repubblica' dell'8 luglio 2001 che la Fiat e la Mitsubishi si sono accordate per costruire insieme 'un fuoristrada da citta''". Che sia stata la scintilla capace di accendere l'interesse dell'autore? Il quale in effetti prosegue cosi': "Mi chiedo: a) che cos'e' un fuoristrada da citta'? b) A quale tipo di esigenza risponde questo tipo di vettura? c) Quali sono i percorsi 'fuoristrada' cittadini per cui essa e' stata predisposta?". L'automobile e' dunque un oggetto di desiderio che ormai crea piu' che altro frustrazioni, proprio quando viene raggiunto. E Viale prosegue, allargando il discorso: "L'unica risposta che riesco a darmi e' che essa sia adatta a salire sui marciapiedi, scavalcare cordoli, raggiungere giardini pubblici e parchi giochi, ovviamente per parcheggiare". * Tutti in coda L'assunto del libro di Viale esce dal brano che precede in un modo lampante: l'auto privata e' incompatibile con la citta'. La presenza massiccia delle auto soffoca le citta' antiche, nate prima dell'auto. D'altro canto le citta' piu' recenti, quelle nate in funzione dell'auto, sono sempre piu' deboli, allungate, lente: tante code senza capo, senza un centro riconoscibile per gli abitanti, senza un punto d'incontro e di scambio per tutti. A un numero crescente di auto corrisponde una difficile sopravvivenza degli abitanti: la scuola, il lavoro, lo svago, i luoghi di incontro, sono raggiungibili a fatica e sempre in auto. Piu' si tenta di rendere fluido e rapido lo scorrimento delle auto in citta', con interventi di viabilita', cercando di risolvere i problemi, di sveltire i movimenti, piu' la vita si deforma e la citta' diventa meno vivibile. In sostanza si determina uno strappo: si costruiscono manufatti sempre assai costosi: sovrappassi, sottopassaggi, sopraelevate, tangenziali, aiuole spart itraffico, barriere, ponti, autostrade urbane, parcheggi, vuoi sotterranei, vuoi a livello della strada, nell'intento di rendere scorrevole il traffico automobilistico e quindi piu' rapidi i movimenti dei cittadini automobilisti; ma la fatica di vivere nella citta' cresce a dismisura. Con un pizzico di estremismo, Viale suggerisce una regola per decidere dell'utilita' di un qualsiasi lavoro pubblico: diminuira' il numero di auto o lo fara' aumentare? E solo nel primo caso si dovrebbe realizzarlo. L'automobile, moltiplicandosi, ha creato l'ingorgo. E nel tentativo di risolverlo, lo si raddoppia. Ogni opera fatta per l'auto e' in verita' eretta contro i cittadini ai quali la vita e' resa piu' difficile, proprio per l'esistenza dell'auto che assorbe sempre maggiore spazio, e sempre piu' pregiato, anche per la scarsita' di aree pubbliche che ormai si e' determinata nelle citta' in cui le automobili sono quasi due per famiglia. Il problema dell'automobile che divora gli spazi e' quello principale nel libro di Viale. L'autore esamina anche gli altri aspetti: l'inquinamento, i costi economici e sociali, lo sperpero di territorio extra-urbano, la non lontana fine del petrolio, e piu' in generale l'esasperato uso di risorse naturali per costruire le auto e per farle muovere. In definitiva, alla domanda se l'automobile sia ancora una risorsa oppure sia ormai un problema insolubile per la popolazione del globo, Viale propende ovviamente per la seconda risposta, ma il libro non si limita a un pamphlet contro l'auto. L'automobile e' stata per un lungo periodo del secolo scorso uno strumento di sviluppo delle attivita' e delle liberta' umane. Ora questo ruolo e' giunto al termine per una parte consistente del mondo, quella che usa 600 degli 800 milioni di autovetture esistenti. E c'e' il problema di come uscire da un sistema in cui le auto sono i veri abitanti, in parte del pianeta, e gli umani vi svolgono un ruolo di supporto, di assistenza e cura. Viale parla addirittura di protesi umana all'auto. A noi viene da pensare, con meno asprezza, al ruolo di badanti per il loro benessere. Ci sono pero' gli abitanti dell'altra parte del pianeta, quelli che aspirano ancora con tutte le forze alla "loro" auto, considerata un obiettivo di felicita' individuale e di liberta' collettiva. Qui manca una soluzione diretta. Non si puo' proibire una speranza, Viale lo sa bene. D'altro canto il disastro climatico e' prossimo e sara' condiviso in tutto il pianeta e l'inquinamento, derivante dai trasporti su gomma, e' una condizione di vita in ogni parte del globo. Come uscirne? La soluzione, anzi le soluzioni esistono. Si puo' salvare l'auto, utilizzando ancora, finche' non cambiera' la tecnologia, le sue innegabili risorse, ma al tempo stesso facendone uno strumento di vita in comune. Non, come ora molto spesso, un'arma di guerra. E si tratta di soluzioni applicabili a tutte le comunita' umane, con poche varianti. I suggerimenti del libro, che non si limita alla denuncia ma sviluppa proposte, non mancano. Una e' il taxi per tutti. Altre due sono il car pooling e il car sharing. Sul taxi Viale aveva scritto in passato un libro intero, Tutti in taxi!, talmente in anticipo sui tempi da essere preso per uno scherzo intelligente, o perfino per una provocazione. Invece per Viale e' sicuro che se fosse possibile spostarsi con certezza e rapidita', senza spendere cifre eccessive, si potrebbe fare fronte alle esigenze imprevedibili della vita con una flotta di taxi che potrebbero offrire una serie di servizi, personali o collettivi, su percorsi scelti, tali da integrare con efficacia il servizio pubblico per tutti. * La macchina condivisa Certo il numero delle auto a disposizione dovrebbe essere elevato, come elevato quello delle auto utilizzabili per il car sharing. Viale suggerisce l'ordine di grandezza della decina di migliaia di auto per le grandi citta'. Auto facili da prendere e da lasciare, sempre disponibili e in buone condizioni. Se poi servissero auto speciali, per andare in gita o a spasso con la fidanzata, anche di queste dovrebbe esservi una buona scorta, tanto da accontentare perfino i "patiti per la Maserati". Infine il car pooling, cioe' l'uso amichevole di una sola auto per portare molte persone al lavoro, o al mercato, molti bambini a scuola, tifosi alla partita, ragazzi al concerto. Il car pooling insomma piu' che un felice espediente per risparmiare fatica, spazio e tempo nel cercare numerosi parcheggi va inteso - e Viale lo intende - come scuola di amicizia e di vita; laddove, in una sola automobile, si impara a stare insieme e a essere di aiuto agli altri. Un "patito per la Maserati" e famoso scrittore, Michele Serra, presentando a Torino, al salone del libro, Vita e morte dell'automobile ha detto all'autore: "Certo che tu che di nome ti chiami Guido e di cognome Viale avresti dovuto avere un po' piu' di rispetto per noi dell'auto!". 10. LETTURE. MICHAEL LOEWY: IL GIOVANE MARX E LA TEORIA DELLA RIVOLUZIONE Michael Loewy: Il giovane Marx e la teoria della rivoluzione, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2001, pp. 256, euro 9,30. Una bella monografia originariamente apparsa presso Maspero nel '70 e gia' tradotta in italiano da Ottaviano nel '76, ora riproposta in una nuova traduzione con una premessa dell'autore scritta appositamente per questa edizione. Come e' noto Michael Loewy e' uno studioso e militante della sinistra internazionale di grande cultura, acutezza e prestigio. Per richieste alla casa editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme 11. RIEDIZIONI. MARCO TULLIO CICERONE: LE FILIPPICHE Marco Tullio Cicerone, Le Filippiche, Mondadori, Milano 1996, 2007, pp. 756, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Testo latino a fronte, a cura di Bruno Mosca, bibliografia a cura di Cristina Borgia. Dopo aver detto tutto il male possibile di Cicerone, diciamo anche questo: leggilo, leggilo sempre. Ma cavarsela cosi' sarebbe troppo facile. Dovremmo forse aggiungere che anche noi come Rousseau leggemmo da ragazzini le Vite parallele di Plutarco e da allora la Grecia e Roma sono state, piu' che storie tragiche e sublimi (le greche) e atroci e scellerate (le romane), dei modelli incomparabili di tutti i segreti del cuore degli uomini e del mondo, e quelle vite - non scolpite nel marmo ma fuse in ossa e carne, e passioni e cicatrici - piu' che evocazione invocazione alla lotta, e coscienza della grandezza possibile e dello scacco certo, e dell'obbligo morale di gettarsi nella mischia quando viene l'ora del cimento. Ma anche detto cosi' e' troppo elusivo. Dovremmo allora forse seguitare dicendo che leggere i classici e' colluttare coi classici e predisporsi alla prova, alla resistenza; ma insomma, tutto questo e' ancora nulla. Cosicche', detto tutto il male possibile di Cicerone, diciamo anche: un sacco di cose abbiamo imparato dalla sua vita e dai suoi scritti, cose da non fare e da fare, da dire e da non dire, da credere e non credere, e soprattutto una: che lottare si deve, e che cio' che chiami valore in tanto ha valore in quanto tu ci metti l'anima: "no hay otra virtud que ser valiente", deve aver scritto Borges da qualche parte. Si puo' diventare migliori anche frequentando cattive compagnie (del resto le cattive compagnie vecchie di secoli e di millenni hanno questo vantaggio: che - almeno direttamente - non possono ucciderti piu'). E allora, di nuovo, detto tutto il male possibile del Cicerone politico: manovriero, carrierista, trasformista, tronfio di se' fino all'identificazione con lo stato (come Hegel col pensiero umano - non c'e' limite alla megalomania) e rotto a tutte le malizie del mestiere - esso si' il piu' antico del mondo; e detto tutto il male possibile del Cicerone oratore: che sempre nel suo dire, quanto piu' e' eloquente, tanto piu' hai il sospetto che ti imbrogli, che abbia sempre un secondo, un terzo un settanta volte settimo fine, e che sembra avere un'unica certezza, la volonta' di prevalere e - come in quel sonetto del Belli - "avanti, alo', chi more, more"; e detto tutto il male possibile del Cicerone letterato (o pensatore, che in lui pensare e scrivere sembrano essere tutt'uno - bizzarra ventura per un si' preclaro oratore), protervo e lutulento, turgido di tutte le correnti e infinitamente fluviale (ma non di rado dove sembra piu' piattamente ripetitivo del setacciare e rimpastare l'altrui farina estrae dal cilindro il coniglio - e la tigre; e proprio dove il birignao pare piu' superficiale si nasconde ed erompe la voce - e la luce - piu' profonda e folgorante - e si legga ad esempio come l'infallibile Timpanaro leggeva il De divinatione). Ebbene, tutto cio' detto, Cicerone resta ineludibile. E in questa sua estrema battaglia contro Antonio di cui le Filippiche superstiti sono sfaccettata e diruta, incerta e rocciosa testimonianza, romba e fiammeggia una passione d'uomo - ad un tempo trepida e alta - e degli uomini la storia sanguinosa e incandescente - scellerata ed intrepida a un tempo -, e tu vi senti i bagliori lontani di una tempesta che sempre ribolle e mai si estingue, e questa politica e' ancora anche la nostra politica, e questa lotta per la vita e per la morte riguarda ancora la nostra morte e la nostra vita, dell'umanita' intera. Maledetti romani. Come tutto nella vita sempre e' contraddittorio: Cicerone e' il nome gridato dai congiurati come simbolo delle liberta' repubblicane nell'atto del tirannicidio; ed insieme e' il partito che si contrappone alla rivoluzione democratica cesariana (e forse come Simone Weil leggeva Hitler e la Germania nazista alla luce di Roma, alla luce di Roma dovremmo leggere anche Stalin e l'Urss); e' segno di contraddizione, e segno dei tempi - e di tutti i tempi, forse, in una dialettica che divora e cristallizza e infinitamente rispecchia e riproduce se stessa abominevole - giacche' l'uno sempre per tormento e per miracolo e forse finanche per intima legge si ridivide in due, come diceva quel cinese. Ma quando il sicario di Antonio gli squarcia infine la gola, Cicerone e' infine divenuto un nostro compagno, del partito dei fucilati. E allora tu cominci a leggerlo. In quelle piu' profonde viscere che sono le parole. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 108 del 2 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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